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Casa Lisio

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20160723 Casa Lisio
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Casa Lisio è un edificio storico di Milano situato in via Silio Italico al civico 3.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Casa Lisio (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Casa Lisio
Via Properzio, Milano Municipio 4

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20135 Milano, Municipio 4
Lombardia, Italia
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20160723 Casa Lisio
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Luoghi vicini

Chiesa dei Santi Silvestro e Martino
Chiesa dei Santi Silvestro e Martino

La chiesa dei Santi Silvestro e Martino è un luogo di culto cattolico della città di Milano, situato in viale Lazio 19, all'interno del Municipio 4. La chiesa è dedicata a San Silvestro I papa e a San Martino di Tours ed è sede dell'omonima parrocchia, che fa parte del decanato di Romana-Vittoria, nella zona pastorale I di Milano. La situazione urbanistica di Milano attorno al 1930 rispecchia l'attuazione del P. Regolatore Berruto (1889) con isolati definiti ma non completati. Sono ancora presenti la Cascina Paradisetta, C. Franca, C. Mancatutto, C. Cuccagna. La Chiese presenti nella zona sono: la basilica di S. Nazaro in Brolo di Corso di Porta Romana (386 d.C.) - S. Pio V (1929) di Via Lattanzio - S.Andrea (1904) di Via Crema - Santa Maria del Suffragio (1894) di Corso XXII Marzo. La testimonianza fornita dal Prof. Armando Frumento in una lettera inviata alla Parrocchia, riporta: Nell'anno 1936,“….e alcune signore, tante volte più innovatrici degli uomini, s’addentrarono nel progetto di far sorgere nel Viale nuovo una Chiesa nuova. La signora Maria Vajani Frumento (Viale Lazio, 16) e la signora Gonzales (Via Vasari, 34) decisero di recarsi in Curia e mi pregarono di dare loro una cartina topografica chiarificatrice. Fu ben facile tracciare due righe su una mappa, unendo Sant’Andrea con Santa Maria del Suffragio e S.Nazaro con l’area di S.Pio V in Santa Maria Nascente. Come al centro di un mirino, il crocicchio puntava sul bel mezzo di Viale Lazio”. Queste signore si attivano facendosi ricevere dal Cardinale Ildefonso Schuster: il luogo proposto per la nuova Chiesa è indicato su una piantina della zona ed è individuato dall'intersezione di due linee congiungenti esattamente S. Nazaro di Corso di Porta Romana con S. Pio V di Via Lattanzio e S.Andrea di Via Crema con Santa Maria del Suffragio di Corso XXII Marzo. Il luogo d'incrocio, situato in Viale Lazio, centrava l'area della Stazione Capolinea della tramvia del 'Gamba de Legn' della linea Melegnano Lodi, già in via di dismissione perché sostituita da nuove linee elettriche e autobus. L'arcivescovo di Milano, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, approvata la richiesta con l'appoggio dei Parroci interessati, delega il Canonico della Basilica di Santo Stefano Mons. Alfredo Malandra alla costruzione della nuova Chiesa nell'erigendo quartiere ad ovest di Porta Romana. Mons. Malandra, di famiglia nobile, artista, compositore di musica sacra, si attiva per i finanziamenti e per i progetti; per questi si rivolge, all'Arch. Mario Cavallè (1895-1982) già conosciuto in zona per alcune opere realizzate in Viale Lazio. L'Arch. Cavallè, per inquadrarne la figura, aveva progettato nel mondo 136 teatri e cinema e, in Milano, si può ricordare il teatro Manzoni (1947), il cinema Istria (1940), il cinema Astra (1941), la ricostruzione del Dal Verme dopo i bombardamenti, la ristrutturazione del Puccini (1955) più altre sale di spettacolo, alberghi e le ville della Maggiolina: le case a Igloo, le case a Fungo e la Villa Girasole a Magreglio. L'Arch. Cavallè propone varie soluzioni: è interessante citare una prima proposta in cui il tiburio è confrontabile con quello della Chiesa dei Santi Martiri Nereo e Achilleo anch'essa del 1937, quasi ad interpretare uno spirito dell'epoca. Il progetto finale, semplificato nel tiburio e nelle facciate, verrà poi ulteriormente modificato in anni successivi dagli Arch. Ottavio Cabiati e Luigi Brambilla. Nel 1936 si apre il cantiere con la realizzazione della canonica, mentre si sviluppano i progetti della Chiesa. Nel catastale è ben visibile la parte di costruzione absidata che ha costituito per alcuni anni la Chiesa provvisoria in attesa della Chiesa principale. Accanto a questa Cappella era situato l'appartamento di Mons. Malandra, completo di un salone per concerti con palco per il pianoforte. La prima pietra del nuovo edificio, progettato da Mario Cavallé, fu solennemente posata alla presenza dell'arcivescovo il giorno 31 dicembre 1937, memoria liturgica di san Silvestro papa. Nel 1938 iniziano i lavori per la nuova Chiesa con la costruzione delle 3 navate, lavori che si bloccano nel 1939 con l'inizio della guerra. La Chiesa viene comunque aperta al Culto e con decreto arcivescovile la parrocchia venne fondata il 13 aprile 1938. Il 12 Agosto 1943 La Chiesa viene gravemente danneggiata dai bombardamenti e deve essere chiusa. Con questo evento Mons. Malandra si ritira scoraggiato ed ammalato. Subentra un nuovo Parroco, Don Filippo Bruschi. I lavori di ricostruzione delle parti distrutte riprendono con gli architetti Ottavio Cabiati e Luigi Brambilla, sotto la supervisione del progettista Cavallè e, per la Pasqua 1946, la Chiesa riapre alle celebrazioni. I lavori procedono quindi con il completamento degli interni fino al 1957 per interrompersi fino al 1968 per il contemporaneo realizzarsi dell'edificio delle Opere Parrocchiali e del Cinema-Teatro. Tra il 1968 e il 1972 vengono realizzati il transetto, l'abside e il tiburio con la cupola. La chiesa venne solennemente consacrata il 10 novembre 1972, vigilia della festa di san Martino di Tours dall'arcivescovo di Milano Giovanni Colombo. Nel 1972 la chiesa, in realtà, si presenta ancora incompleta, ma la mancanza di fondi impone un fermo ai lavori. Nel 1993, il nuovo parroco don Mauro Poggi, geometra, già coordinatore nella costruzione della Chiesa di Santa Maria Ausilitrice alla Barona, scrive: "È giunto il momento di pensare ad una sistemazione globale della Chiesa, delle opere e della Canonica... Per mio scrupolo di coscienza: tutto sia nella semplicità, robustezza e con certa povertà." Vale il ricordo delle parole del Cardinale Martini: "Le nostre Comunità, chiedono Chiese non monumentali ma semplici e discrete, riconoscibili come Chiese, capaci di durare nel tempo." Così tra il 1995 e il 1996, nell'ambito di importanti lavori di restauro all'intero complesso parrocchiale, è stato realizzato il rivestimento in mattoni dell'esterno della chiesa su progetto degli arch. Giorgio Sasso e arch. Ferdinanda Montesissa. A completamento delle opere, si è proceduto alla collocazione della Statua della Madonna dell'Accoglienza, opera dello scultore Don Marco Melzi dell'Istituto d'arte Beato Angelico. Con la benedizione della Statua della Madonna, la notte del Natale 1996, si sono considerati terminati i lavori. L'esterno della chiesa dei Santi Silvestro e Martino presenta volumetrie ben distinte fra di loro e un paramento murario, realizzato tra il 1995 e il 1996, in mattoncini in cotto rossi intervallati da tre strette fasce orizzontali in intonaco bianco. La facciata della chiesa dà su via Andrea Maffei ed è preceduta da un sagrato sopraelevato e preceduto da una breve scalinata. Il prospetto è costituito da una sezione centrale con coronamento piano e da due sezioni laterali sporgenti, della medesima altezza, con pianta quadrata. La sezione centrale presenta, al centro, un grande arco a tutto sesto poco profondo nel quale si apre, il rosone circolare con schematica raggiera in marmo e vetrata policroma, e, in basso, i tre portali, con quello centrale più grande rispetto ai due laterali. I portali sono preceduti da un portico con semplice copertura a serliana sorretta da due pilastri a pianta quadrata rivestiti in ceppo lombardo. I due corpi laterali presentano alte finestre a feritoia rettangolari. Sull'angolo del corpo di destra, si trova una statua della Madonna dell'Accoglienza, opera dello scultore don Marco Melzi dell'Istituto d'arte Beato Angelico. L'interno della chiesa ha pianta a croce latina, con tre navate, transetto non sporgente e profonda abside semicircolare. Le tre navate sono separate da due file di colonne lisce, quattro per fila, rivestite in marmo di Lasa e prive di capitello. Il soffitto, con semplici cassettoni rettangolari e interamente coperto con intonaco bianco, è piano in corrispondenza delle navate laterali e a volta a botte in corrispondenza della navata centrale. Anche i due bracci del transetto, aventi la stessa altezza e la stessa larghezza della navata centrale, così come il coro, sono coperti con volta a botte cassettonata. Sulle pareti esterne delle due navate laterali, si aprono due ordini di monofore con arco a tutto sesto, intervallati da un ballatoio con ringhiera in ferro. Le due pareti alla testata del transetto, invece, presentano, nella parte inferiore, tre monofore e, in quella superiore, un rosone circolare. Nella navata di destra, si trovano l'altare di Sant'Antonio da Padova, con statua lignea dipinta di Sant'Antonio col Bambino (prima campata), il Polittico dell'Apocalisse di Primo Lavagnini (seconda campata) e il Sacro Cuore di Giuseppe Valerio Egger (quarta campata); nella navata di sinistra, invece, si trovano Santa Rita da Cascia riceve le stimmate di Giuseppe Valerio Egger (prima campata) e l'altare marmoreo della Madonna, con statua raffigurante la Madonna col Bambino, costruito nel 1950 su progetto di Ottavio Cabiati (terza campata). Nella cappella del Fonte Battesimale, situata all'ingresso della chiesa, nella navata sinistra, è presente l'affresco del Battesimo di Gesù realizzato e donato dal pittore Marino Ronchi, accademico di Brera in occasione delle proprie nozze con la parrocchiana Giuseppina Bramati. La crociera è coperta da una cupola ottagonale con tamburo, avente un rosone su ciascun lato, e lanterna; anch'essa, internamente, presenta un soffitto a cassettoni. Il presbiterio è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed occupa parte della crociera e il coro. Al centro, si trova l'altare maggiore, costituito da un unico blocco in marmo bianco con al centro del paliotto una croce intarsiata; sulla sinistra, vi è l'ambone marmoreo e, sulla destra, un ambone più piccolo dello stesso materiale. Dietro l'altare, vi è la sede con, alle spalle, una parete al centro della quale si trova il tabernacolo inserito all'interno di un bassorilievo raffigurante Due angeli che sorreggono il Sudario. La parete è sormontata dalle tre sculture lignee del Crocifisso (al centro), di San Silvestro papa (a sinistra) e di San Martino di Tours (a destra). Alle spalle della parete si trova l'abside semicircolare, priva di decorazioni, generalmente coperta dal moschetto. Nella quarta campata della navata laterale di destra, addossato alla parete, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito nel 1960 dalla ditta organaria milanese Balbiani Vegezzi-Bossi. Lo strumento è a trasmissione elettrica e sfrutta il sistema multiplo, con tutte le canne interamente chiuse entro cassa espressiva, ad eccezione di quelle che compongono la mostra. Queste ultime, con bocche a mitria, appartengono ai registri Basso armonico 16' e Basso 8'/Diapason 8', che sulla consolle sono accompagnati dalla dicitura "F", e sono disposte a palizzata, con cuspide unica con ali laterali nella parte anteriore. La consolle, in legno scuro, è mobile indipendente ed è situata nel braccio destro del transetto. Ha due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Papa Silvestro I San Martino di Tours Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Silvestro e Martino a Milano Sito ufficiale della parrocchia, su silvestromartino.com. URL consultato il 28 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2013). Scheda della parrocchia. URL consultato in data 28 dicembre 2012. Storia e architettura, su inmilano.com. URL consultato il 28 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2011).

Chiesa dei Santi Angeli Custodi (Milano)
Chiesa dei Santi Angeli Custodi (Milano)

La chiesa dei Santi Angeli Custodi è un luogo di culto cattolico di Milano posto fuori porta Romana, sede dell'omonima parrocchia. La chiesa dei Santi Angeli Custodi venne costruita nel 1965 su progetto degli architetti Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, per servire il quartiere posto fuori porta Romana, in fase di progressivo addensamento edilizio. Si tratta di una delle 22 chiese celebrative del Concilio Vaticano II. La chiesa è posta in fregio a via Pietro Colletta, ed è circondata da edifici di abitazione. Essa sorge in posizione arretrata, ed è fronteggiata da un piccolo sagrato raggiungibile tramite una scalinata. L'esterno è costituito da diversi volumi parallelepipedi, addossati intorno alla forma cubica centrale; il rivestimento è in mattoni a vista, scanditi nel volume maggiore da scalanature verticali, a scopo di alleggerimento visivo. L'interno è a pianta longitudinale, caratterizzata però dall'altare in posizione quasi centrale, attorniato da tutti i lati dai banchi per i fedeli. Gli spazi sono variamente illuminati, dalla penombra dell'ingresso alla piena luce dell'altare, a simboleggiare il percorso della ricerca divina. I muri interni sono rivestiti in cemento a vista, e in parte traforati da feritoie chiuse da vetrate colorate, disegnate dal padre francescano Costantino Ruggeri. L'edificio ha una superficie di 1150 m², con una capienza di 1 000 persone; nel seminterrato sono poste le sale parrocchiali, e sul fianco la casa parrocchiale, di tre piani, e l'oratorio. In origine era prevista la costruzione di un campanile sul lato sinistro della facciata, che tuttavia è rimasto incompiuto. Alla sinistra del presbiterio, a pavimento, si trova l'organo a canne Mascioni opus 1022, costruito nel 1978. Lo strumento è a trasmissione mista, meccanica per le tastiere e la pedaliera ed elettrica per i registri; il suo materiale fonico è interamente racchiuso in una cassa in legno di noce, con mostra composta da canne di principale. La consolle dispone di due tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note. Cleto Gnech (a cura di), Ventidue chiese per ventidue concili, Milano, Comitato per le nuove chiese di Milano, 1969, pp. 55-59, ISBN non esistente. Cecilia De Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano. 1945-1993, Edizioni Vita e Pensiero, Milano, 1994, p. 189, ISBN 88-343-3666-6. L. G. Hendel, Ideale equilibrio di una chiesa nuova, in Nuove Chiese, n. 4, Milano, Arcivescovado di Milano, 1968, pp. 48-55. La chiesa e la parrocchia dei SS. Angeli Custodi, in Diocesi di Milano, n. 10, Milano, Editrice Il Duomo, 1968, pp. 530-532. Nuove chiese a Milano, in Nuove Chiese, 2, 3, 4, Milano, Arcivescovado di Milano, 1968, p. 31. A. Ricci Negrelli, I pensieri di cristallo del frate artista, in Nuove Chiese, n. 1, Milano, Arcivescovado di Milano, 1968, p. 11. A. Coccia, Tre chiese di Milano che testimoniano il nostro tempo, in Diocesi di Milano, n. 5, 1972, pp. 236-241. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Ventidue chiese per ventidue concili Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Angeli Custodi Parrocchia Angeli Custodi, su to.chiesadimilano.it. URL consultato il 5 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2014). Parrocchia degli Angeli Custodi, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 4 maggio 2014.

Rotonda della Besana
Rotonda della Besana

La Rotonda della Besana, in origine Foppone dell'ospedale maggiore, è un complesso cimiteriale tardobarocco di Milano costituito da un lungo porticato chiuso al centro del quale si erge la ex chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri, eretta a partire dal 1695 su disegno di Arrisio (o Attilio) Arrigoni. Fra il 1719 e il 1731 venne eretto il portico sepolcrale loboidale a segmenti d'arco in mattone a vista, a cui lavorò l'architetto Francesco Croce (1696-1773). Si stima che nel sepolcro abbiano ricevuto sepoltura nel corso della sua storia quasi centocinquantamila persone. Fin dalla sua nascita nel 1456 l'Ospedale Maggiore era dotato di un cimitero coperto a lato del Naviglio e chiamato popolarmente La brugna; sul finire del Seicento i deputati dell'Ospedale ricevevano però continue richieste da parte degli abitanti della zona di fare cessare gli insopportabili miasmi che da quel cimitero si propagavano all'intorno. Vista l'impossibilità di risolvere il grave problema igienico, l'Ospedale determinò di acquistare dalla famiglia Stella (documento del 28 maggio 1694) un terreno posto fra la chiesa di Santa Maria della Pace e i bastioni spagnoli sul quale, sotto la direzione dell'ingenere collegiato dell'ospedale Arrisio Arrigoni, venne nel 1695 cominciata la costruzione di un sepolcro coperto, dotato di un oratorio, appartato dalle abitazioni e non distante dall'Ospedale. Il nuovo cimitero era collegato all'Ospedale mediante una nuova via retta, la Strada di San Barnaba (l'attuale Via San Barnaba) che collegava il camposanto con l'Ospedale Maggiore: per rendere possibile il trasporto delle salme dall'ospedale fu utilizzato un nuovo ponte sul naviglio nei pressi dell'ingresso posteriore dell'Ospedale, sull'attuale Via Francesco Sforza. Di quest'opera è tuttora visibile la Porta della Meraviglia sul retro della Ca' Granda. La costruzione del nuovo cimitero terminò nel 1697 e le prime tumulazioni avvennero nel luglio di quello stesso anno. Nell'anno 1700 si pensò di convertire l'oratorio in chiesa e, raccolti i fondi necessari, la costruzione ebbe inizio nel 1719 ancora con progetto dell'architetto Francesco Croce con titolo di San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri. Innalzata però la chiesa, «cominciò ad entrare l'acqua ne' sepolcri, e un puzzo orribile a sortire da' medesimi; oltreche si ritrovò, che non bastava al numero fatto maggiore de' Morti». Per porre rimedio, nel 1719 si cominciò l'erezione del grande porticato, sempre su disegno del Croce, intorno alla nuova chiesa e che potesse contenere nuovi sepolcri; il porticato fu terminato nel 1731 con il generoso aiuto economico del ricco mercante di sete Giambattista Annone. vennero quindi previste nuove sepolture più alte da terra in modo che non fossero invase dalle acque sorgive. Il complesso era allora noto come "Foppone dell'Ospedale", dalla voce milanese "foppa" significante appunto "fossa", con cui venivano denominati i molti cimiteri di Milano. Il progetto fu degli architetti Attilio Arrigoni e di Francesco Croce, autore del porticato e della ristrutturazione della chiesa, con il contributo dell'ingegner Carlo Francesco Raffagno. Dopo il 1792 l'edificio venne dismesso, in seguito alla legislazione sanitaria austriaca che imponeva di spostare i cimiteri fuori dalla cerchia cittadina. Nel 1807, durante la dominazione napoleonica, l'architetto Luigi Cagnola ideò un progetto per trasformare il complesso in pantheon del Regno italico di cui Milano era capitale. Con la caduta di Napoleone e la riannessione all'Austria, il progetto fu accantonato. Fu di volta in volta caserma, fienile, cronicario, lavanderia dell'ospedale fino al 1940; seguì un periodo di degrado, che ebbe fine con l'acquisto da parte del Comune di Milano e la sua totale ristrutturazione. Dal dicembre del 1906, ormai priva di ogni originario uso cimiteriale, la Rotonda vide l'inizio della penosa operazione di svuotamento dei grandi sepolcri che erano stati ricavati, nei secoli, nel terreno sottostante: all'apertura delle camere sotterranee tornarono alla luce circa centomila cadaveri, molti dei quali mummificati o saponificati, che dovettero essere traslati al Cimitero di Musocco con tutte le complicazioni igieniche del caso. Speciali macchine furono installate e operarono ininterrottamente per aerare e disinfettare i locali prima che essi venissero svuotati. Studi anatomici complessi furono condotti su molti crani rinvenuti dal dottor Cesare Staurenghi, docente di anatomia topografica della Regia Università di Pavia che raccolse alcune conclusioni nel suo studio intitolato Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano (1907). Lo stesso Staurenghi nel 1909 donò 280 di quei crani alla collezione di antropologia al Museo di storia naturale milanese. Il complesso, di proprietà comunale dal 1958, è usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo per mostre temporanee, proiezioni ed eventi culturali. Il giardino della rotonda, di una superficie di 7 100 m², venne realizzato nella sua forma attuale nel 1965 sotto la guida della paesaggista Elena Berrone Balsari. Dal 2010 al 2012 una importante opera di restauro conservativo è stata compiuta. Sono state restaurate le coperture in coppi antichi. Altresì il restauro ha interessato tutti gli intonaci storici, i materiali lapidei e ha riportato alla luce lacerti di affreschi. Da gennaio 2014 è sede del Museo dei Bambini di Milano. La chiesa, nucleo originario del complesso, ha una pianta a croce greca, inusuale nel contesto milanese dell'epoca e con bracci di misura uguale. All'incrocio dei bracci si eleva la cupola ottagonale, coronata dalla lanterna slanciata. Ai termini di ciascun braccio vi sono quattro facciate identiche di gusto molto sobrio. Più elaborato e scenografico è invece l'interno, a tre navate. La copertura a capriate lignee è sorretta da pilastri in pietra, scanalati, a base ottagona. I capitelli, di ordine ionico, sono decorati con raffigurazioni di teschi e ossa, allusive alla destinazione del complesso e tipiche dell'iconografia barocca. Il porticato mostra un andamento ondulato, ricco di scorci suggestivi. All'interno è costituito da un susseguirsi di volte a vela, che coprono le arcate aperte verso la chiesa. Il prospetto esterno in mattoni a vista è invece aperto da finestroni e oculi. Staurenghi, dott. Cesare, Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano, in Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale di Milano, XLVI, Milano, Tipografia degli operai, 1907, pp. 188-232. Serviliano Latuada, Di San Michele de' Nuovi Sepolcri, in Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle fabbriche più cospicue..., Tomo primo, Milano, Giuseppe Cairoli mercante di libri, 1737, pp. 265-273. Maria Teresa Fiorio, Le chiese di Milano, Electa, Milano, 2006 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su rotonda della Besana Rotonda della Besana, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Alida Casali Grande, Croce, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 31, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1985.

Istituto Europeo di Design
Istituto Europeo di Design

L'Istituto Europeo di Design (IED) è una scuola professionale privata italiana di disegno industriale, moda, arti visive e comunicazione che offre corsi post-diploma, master e specializzazioni. L'Istituto Europeo di Design è sorto nel 1966. La prima sede era a Milano, in Piazza Santa Maria del Suffragio. Lungo il corso degli anni settanta e ottanta, l'istituto si è espanso, aprendo nuove sedi in diverse città italiane: nel 1973 a Roma, nel 1984 a Cagliari e nel 1989 a Torino. Negli anni novanta è iniziato lo sviluppo al di fuori del territorio nazionale, con l'apertura delle sedi di Madrid nel 1994 e di Barcellona nel 2002. Successivamente è stata istituita la prima sede in Brasile, a San Paolo, nel 2005. Sono state poi aperte le sedi di Venezia nel 2007 e di Firenze nel 2009, anno in cui è anche avvenuta l'acquisizione dell'Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como. Nel 2014, la presenza dello IED in Brasile è stata rafforzata con l'istituzione della sede di Rio de Janeiro. Attualmente, lo IED è presente in dieci città sparse in tre continenti (Milano, Roma, Torino, Venezia, Como, Firenze, Cagliari, Barcellona, Madrid, São Paulo, Rio de Janeiro). L'istituzione eroga circa 30 diversi corsi triennali post-diploma in 5 lingue - inglese, italiano, spagnolo, cinese e portoghese - oltre a corsi stagionali e master post-laurea. In Italia, nelle sedi di Cagliari, Torino, Roma, Como, Firenze e Milano l'Istituto Europeo di Design rilascia titoli di diploma accademico di I livello, di durata triennale, riconosciuti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con il Decreto n.292 del 10 dicembre 2010. L’Istituto Europeo di Design ha affrontato diverse controversie riguardo l’assegnazione di titoli di laurea potenzialmente non conformi ai requisiti del Ministero dell’Istruzione. Una questione coinvolge 211 lauree, con 140 già sospese dal Ministero, principalmente per le sedi di Torino e Cagliari. Dopo il riconoscimento ministeriale del 2012, lo IED ha permesso agli studenti del secondo anno di iscriversi ai corsi riconosciuti, mentre quelli del terzo anno dovevano recuperare crediti mancanti. Tuttavia, il Ministero ha bloccato 132 richieste di laurea per l’anno accademico 2013/2014 di Torino. In seguito, lo IED ha affermato che gli studenti avevano frequentato il primo anno a Milano, sede riconosciuta dal 2010, ma ciò non ha soddisfatto il Ministero, che ha richiesto ulteriori chiarimenti. Un’indagine è stata avviata da Stefano Boeri, presidente della Triennale e amministratore di Fondazione Morelli, proprietaria dell’IED, ma è stata interrotta da altri soci dell’istituto1. In Spagna, lo IED rilascia Títulos de Grado en Enseñanzas Artísticas Superiores de Diseño. Si tratta di corsi di formazione di quattro anni al termine dei quali lo studente consegue il titolo di Grado en Diseño, legalmente riconosciuto dal Ministerio de Educación in ambito nazionale e internazionale. In Brasile, nelle sedi di San Paolo e Rio de Janeiro, lo IED rilascia titoli di diploma universitario. Si tratta di corsi di formazione di 3 anni (cursos de graduação, più specificamente bacharelados) nelle aree di moda, disegno industriale e arti visive, legalmente riconosciuti dal MEC (Ministério da Educação e Cultura), attraverso il decreto ministeriale numero nº 885, del 18/09/2009. Osvaldo Cavandoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Istituto Europeo di Design Sito IED italiano, su ied.it. Sito IED internazionale, su ied.edu.

Porta Vittoria (Milano)
Porta Vittoria (Milano)

Porta Vittoria (già porta Tosa fino al 1861) è una delle quattro porte succursali di Milano, ricavata lungo i bastioni spagnoli, oggi demoliti in gran parte, come succursale della porta Venezia. Posta a est della città, si apriva lungo la strada per Limito. Demolito alla fine dell'Ottocento l'arco neoclassico, sopravvivono oggi solo i caselli daziari, posti ai lati dell'attuale piazza Cinque Giornate, allo sbocco di corso di Porta Vittoria. Costruita a partire dal Seicento in quello che era il sestiere di Porta Orientale, porta Tosa venne aperta all'interno delle mura spagnole di Milano. Prendeva il nome dalla più antica Porta Tosa medievale, che si trovava lungo le mura medievali di Milano. Il 22 marzo 1848, durante la ribellione delle Cinque Giornate, fu la prima, tramite l'uso di barricate mobili, a essere espugnata dagli insorti, fra i quali si distinse il patriota Manara. Dopo l'Unità d'Italia (1861), per ricordare la vittoria, porta Tosa venne ribattezzata in porta Vittoria e, nel 1881, venne indetto un concorso per il progetto di un monumento celebrativo, da edificare in luogo della porta. Risultò vincitore Giuseppe Grandi, che progettò un obelisco a simboleggiare lo sforzo unitario del popolo per la libertà. Il monumento fu inaugurato il 18 marzo 1895. Le vie circostanti sono state dedicate, negli anni, ai più importanti patrioti milanesi. L'arco dell'antica porta venne abbattuto, preservando i due caselli daziari: oggi l'obelisco si può ammirare circondato da una piazza, intitolata alle Cinque Giornate. Bruno Pellegrino, Porta Orientale. Così era Milano, Edizioni Meravigli - Libreria Milanese, Milano 2011. Porta Tosa (romana) Porta Tosa (medievale) Mura medievali di Milano Mura spagnole di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Vittoria

Piazza Cinque Giornate
Piazza Cinque Giornate

Piazza Cinque Giornate è una piazza della città di Milano, posta in corrispondenza della non più esistente porta Vittoria, già porta Tosa. L'elemento che la caratterizza è il grande monumento alle Cinque Giornate, opera di Giuseppe Grandi, inaugurato il 18 marzo 1895. Laddove sorge ora la piazza in passato si trovava porta Tosa, ricavata all'interno dei Bastioni spagnoli: nata come succursale di porta Venezia, acquisì maggiore importanza nel corso dei secoli, venendo rifatta nella prima metà del XIX secolo. Dopo l'Unità d'Italia la porta cambiò nome in Vittoria a memoria della temporanea vittoria su Radetzky e gli austriaci. Vent'anni dopo l'Unità (1881) Giuseppe Grandi vinse il concorso per la costruzione del monumento alle Cinque Giornate che fu da lui terminato nel dicembre del 1894. Grandi morì prima dell'inaugurazione ufficiale, fissata per il 18 marzo 1895, quarantasettesimo anniversario dell'insurrezione popolare. L'arco della porta venne poi demolito per dare maggior risalto al monumento. Di essa rimangono i due caselli daziari. Ancora oggi sotto il monumento riposano i caduti dell'insurrezione, che fino al 1895 riposavano nella Cripta della Chiesa della vicina Beata Vergine Annunciata. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza Cinque Giornate Piazza Cinque Giornate Milano: a due passi da Porta Vittoria, su unitremilano.it. Monumento alle Cinque Giornate di Milano di Giuseppe Grandi, su analisidellopera.it. Webcam in tempo reale di Piazza Cinque Giornate

Palazzina Liberty (Milano)
Palazzina Liberty (Milano)

La Palazzina Liberty è un edificio storico in stile liberty di Milano situato all'interno del Parco Vittorio Formentano in largo Marinai d'Italia. Progettata nel 1908 dall'architetto Alberto Migliorini, faceva originariamente parte del Verziere, l'antico mercato ortofrutticolo esistito dal 1911 al 1965. È l'unica struttura ancora oggi rimasta dell'antico complesso. È caratterizzata dalle ampie vetrate, da una facciata in classico stile Art Nouveau e dai motivi decorativi interni delle piastrelle in ceramica. In origine era sede di un caffè-ristorante all'interno del Verziere, e rappresentava un punto di riunione per le varie contrattazioni tra i mercanti. Dopo il trasferimento del mercato in un'altra zona di Milano, la Palazzina Liberty ha versato in stato di abbandono per diversi anni. Nel corso degli anni settanta (1974-1980) l'edificio viene concesso in uso al "Collettivo teatrale la Comune" di Dario Fo, che lo adotta come sede teatrale per i propri spettacoli. Nel 1980 la Palazzina diviene sede della Civica Banda di Milano. Nel 1992 vengono completati i lavori di ristrutturazione e la Palazzina Liberty viene destinata ad iniziative di carattere ricreativo e culturale. Dal 1994 l'Orchestra da Camera Milano Classica vi svolge la propria stagione concertistica; è stata la sede del Festival "Senza Parole", rassegna di film muti accompagnati da colonne sonore dal vivo. Dal 2005 al 2015 è stata anche sede della Casa della Poesia. Nell'ottobre 2017 la Palazzina è stata intitolata a Dario Fo e Franca Rame. Liberty a Milano Parco Vittorio Formentano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Palazzina Liberty La Palazzina Liberty, su milanoclassica.it. URL consultato il 10-3-2011 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2011). La Palazzina Liberty , su milanevent.net. URL consultato il 10-3-2011.