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Teatro Franco Parenti

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Festa dei Giusti al Teatro Parenti di Milano
Festa dei Giusti al Teatro Parenti di Milano

Il Teatro Franco Parenti è un teatro di Milano.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Teatro Franco Parenti (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo, Milano Municipio 4

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Teatro Franco Parenti

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Festa dei Giusti al Teatro Parenti di Milano
Festa dei Giusti al Teatro Parenti di Milano
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Luoghi vicini

Chiesa dei Santi Silvestro e Martino
Chiesa dei Santi Silvestro e Martino

La chiesa dei Santi Silvestro e Martino è un luogo di culto cattolico della città di Milano, situato in viale Lazio 19, all'interno del Municipio 4. La chiesa è dedicata a San Silvestro I papa e a San Martino di Tours ed è sede dell'omonima parrocchia, che fa parte del decanato di Romana-Vittoria, nella zona pastorale I di Milano. La situazione urbanistica di Milano attorno al 1930 rispecchia l'attuazione del P. Regolatore Berruto (1889) con isolati definiti ma non completati. Sono ancora presenti la Cascina Paradisetta, C. Franca, C. Mancatutto, C. Cuccagna. La Chiese presenti nella zona sono: la basilica di S. Nazaro in Brolo di Corso di Porta Romana (386 d.C.) - S. Pio V (1929) di Via Lattanzio - S.Andrea (1904) di Via Crema - Santa Maria del Suffragio (1894) di Corso XXII Marzo. La testimonianza fornita dal Prof. Armando Frumento in una lettera inviata alla Parrocchia, riporta: Nell'anno 1936,“….e alcune signore, tante volte più innovatrici degli uomini, s’addentrarono nel progetto di far sorgere nel Viale nuovo una Chiesa nuova. La signora Maria Vajani Frumento (Viale Lazio, 16) e la signora Gonzales (Via Vasari, 34) decisero di recarsi in Curia e mi pregarono di dare loro una cartina topografica chiarificatrice. Fu ben facile tracciare due righe su una mappa, unendo Sant’Andrea con Santa Maria del Suffragio e S.Nazaro con l’area di S.Pio V in Santa Maria Nascente. Come al centro di un mirino, il crocicchio puntava sul bel mezzo di Viale Lazio”. Queste signore si attivano facendosi ricevere dal Cardinale Ildefonso Schuster: il luogo proposto per la nuova Chiesa è indicato su una piantina della zona ed è individuato dall'intersezione di due linee congiungenti esattamente S. Nazaro di Corso di Porta Romana con S. Pio V di Via Lattanzio e S.Andrea di Via Crema con Santa Maria del Suffragio di Corso XXII Marzo. Il luogo d'incrocio, situato in Viale Lazio, centrava l'area della Stazione Capolinea della tramvia del 'Gamba de Legn' della linea Melegnano Lodi, già in via di dismissione perché sostituita da nuove linee elettriche e autobus. L'arcivescovo di Milano, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, approvata la richiesta con l'appoggio dei Parroci interessati, delega il Canonico della Basilica di Santo Stefano Mons. Alfredo Malandra alla costruzione della nuova Chiesa nell'erigendo quartiere ad ovest di Porta Romana. Mons. Malandra, di famiglia nobile, artista, compositore di musica sacra, si attiva per i finanziamenti e per i progetti; per questi si rivolge, all'Arch. Mario Cavallè (1895-1982) già conosciuto in zona per alcune opere realizzate in Viale Lazio. L'Arch. Cavallè, per inquadrarne la figura, aveva progettato nel mondo 136 teatri e cinema e, in Milano, si può ricordare il teatro Manzoni (1947), il cinema Istria (1940), il cinema Astra (1941), la ricostruzione del Dal Verme dopo i bombardamenti, la ristrutturazione del Puccini (1955) più altre sale di spettacolo, alberghi e le ville della Maggiolina: le case a Igloo, le case a Fungo e la Villa Girasole a Magreglio. L'Arch. Cavallè propone varie soluzioni: è interessante citare una prima proposta in cui il tiburio è confrontabile con quello della Chiesa dei Santi Martiri Nereo e Achilleo anch'essa del 1937, quasi ad interpretare uno spirito dell'epoca. Il progetto finale, semplificato nel tiburio e nelle facciate, verrà poi ulteriormente modificato in anni successivi dagli Arch. Ottavio Cabiati e Luigi Brambilla. Nel 1936 si apre il cantiere con la realizzazione della canonica, mentre si sviluppano i progetti della Chiesa. Nel catastale è ben visibile la parte di costruzione absidata che ha costituito per alcuni anni la Chiesa provvisoria in attesa della Chiesa principale. Accanto a questa Cappella era situato l'appartamento di Mons. Malandra, completo di un salone per concerti con palco per il pianoforte. La prima pietra del nuovo edificio, progettato da Mario Cavallé, fu solennemente posata alla presenza dell'arcivescovo il giorno 31 dicembre 1937, memoria liturgica di san Silvestro papa. Nel 1938 iniziano i lavori per la nuova Chiesa con la costruzione delle 3 navate, lavori che si bloccano nel 1939 con l'inizio della guerra. La Chiesa viene comunque aperta al Culto e con decreto arcivescovile la parrocchia venne fondata il 13 aprile 1938. Il 12 Agosto 1943 La Chiesa viene gravemente danneggiata dai bombardamenti e deve essere chiusa. Con questo evento Mons. Malandra si ritira scoraggiato ed ammalato. Subentra un nuovo Parroco, Don Filippo Bruschi. I lavori di ricostruzione delle parti distrutte riprendono con gli architetti Ottavio Cabiati e Luigi Brambilla, sotto la supervisione del progettista Cavallè e, per la Pasqua 1946, la Chiesa riapre alle celebrazioni. I lavori procedono quindi con il completamento degli interni fino al 1957 per interrompersi fino al 1968 per il contemporaneo realizzarsi dell'edificio delle Opere Parrocchiali e del Cinema-Teatro. Tra il 1968 e il 1972 vengono realizzati il transetto, l'abside e il tiburio con la cupola. La chiesa venne solennemente consacrata il 10 novembre 1972, vigilia della festa di san Martino di Tours dall'arcivescovo di Milano Giovanni Colombo. Nel 1972 la chiesa, in realtà, si presenta ancora incompleta, ma la mancanza di fondi impone un fermo ai lavori. Nel 1993, il nuovo parroco don Mauro Poggi, geometra, già coordinatore nella costruzione della Chiesa di Santa Maria Ausilitrice alla Barona, scrive: "È giunto il momento di pensare ad una sistemazione globale della Chiesa, delle opere e della Canonica... Per mio scrupolo di coscienza: tutto sia nella semplicità, robustezza e con certa povertà." Vale il ricordo delle parole del Cardinale Martini: "Le nostre Comunità, chiedono Chiese non monumentali ma semplici e discrete, riconoscibili come Chiese, capaci di durare nel tempo." Così tra il 1995 e il 1996, nell'ambito di importanti lavori di restauro all'intero complesso parrocchiale, è stato realizzato il rivestimento in mattoni dell'esterno della chiesa su progetto degli arch. Giorgio Sasso e arch. Ferdinanda Montesissa. A completamento delle opere, si è proceduto alla collocazione della Statua della Madonna dell'Accoglienza, opera dello scultore Don Marco Melzi dell'Istituto d'arte Beato Angelico. Con la benedizione della Statua della Madonna, la notte del Natale 1996, si sono considerati terminati i lavori. L'esterno della chiesa dei Santi Silvestro e Martino presenta volumetrie ben distinte fra di loro e un paramento murario, realizzato tra il 1995 e il 1996, in mattoncini in cotto rossi intervallati da tre strette fasce orizzontali in intonaco bianco. La facciata della chiesa dà su via Andrea Maffei ed è preceduta da un sagrato sopraelevato e preceduto da una breve scalinata. Il prospetto è costituito da una sezione centrale con coronamento piano e da due sezioni laterali sporgenti, della medesima altezza, con pianta quadrata. La sezione centrale presenta, al centro, un grande arco a tutto sesto poco profondo nel quale si apre, il rosone circolare con schematica raggiera in marmo e vetrata policroma, e, in basso, i tre portali, con quello centrale più grande rispetto ai due laterali. I portali sono preceduti da un portico con semplice copertura a serliana sorretta da due pilastri a pianta quadrata rivestiti in ceppo lombardo. I due corpi laterali presentano alte finestre a feritoia rettangolari. Sull'angolo del corpo di destra, si trova una statua della Madonna dell'Accoglienza, opera dello scultore don Marco Melzi dell'Istituto d'arte Beato Angelico. L'interno della chiesa ha pianta a croce latina, con tre navate, transetto non sporgente e profonda abside semicircolare. Le tre navate sono separate da due file di colonne lisce, quattro per fila, rivestite in marmo di Lasa e prive di capitello. Il soffitto, con semplici cassettoni rettangolari e interamente coperto con intonaco bianco, è piano in corrispondenza delle navate laterali e a volta a botte in corrispondenza della navata centrale. Anche i due bracci del transetto, aventi la stessa altezza e la stessa larghezza della navata centrale, così come il coro, sono coperti con volta a botte cassettonata. Sulle pareti esterne delle due navate laterali, si aprono due ordini di monofore con arco a tutto sesto, intervallati da un ballatoio con ringhiera in ferro. Le due pareti alla testata del transetto, invece, presentano, nella parte inferiore, tre monofore e, in quella superiore, un rosone circolare. Nella navata di destra, si trovano l'altare di Sant'Antonio da Padova, con statua lignea dipinta di Sant'Antonio col Bambino (prima campata), il Polittico dell'Apocalisse di Primo Lavagnini (seconda campata) e il Sacro Cuore di Giuseppe Valerio Egger (quarta campata); nella navata di sinistra, invece, si trovano Santa Rita da Cascia riceve le stimmate di Giuseppe Valerio Egger (prima campata) e l'altare marmoreo della Madonna, con statua raffigurante la Madonna col Bambino, costruito nel 1950 su progetto di Ottavio Cabiati (terza campata). Nella cappella del Fonte Battesimale, situata all'ingresso della chiesa, nella navata sinistra, è presente l'affresco del Battesimo di Gesù realizzato e donato dal pittore Marino Ronchi, accademico di Brera in occasione delle proprie nozze con la parrocchiana Giuseppina Bramati. La crociera è coperta da una cupola ottagonale con tamburo, avente un rosone su ciascun lato, e lanterna; anch'essa, internamente, presenta un soffitto a cassettoni. Il presbiterio è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed occupa parte della crociera e il coro. Al centro, si trova l'altare maggiore, costituito da un unico blocco in marmo bianco con al centro del paliotto una croce intarsiata; sulla sinistra, vi è l'ambone marmoreo e, sulla destra, un ambone più piccolo dello stesso materiale. Dietro l'altare, vi è la sede con, alle spalle, una parete al centro della quale si trova il tabernacolo inserito all'interno di un bassorilievo raffigurante Due angeli che sorreggono il Sudario. La parete è sormontata dalle tre sculture lignee del Crocifisso (al centro), di San Silvestro papa (a sinistra) e di San Martino di Tours (a destra). Alle spalle della parete si trova l'abside semicircolare, priva di decorazioni, generalmente coperta dal moschetto. Nella quarta campata della navata laterale di destra, addossato alla parete, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito nel 1960 dalla ditta organaria milanese Balbiani Vegezzi-Bossi. Lo strumento è a trasmissione elettrica e sfrutta il sistema multiplo, con tutte le canne interamente chiuse entro cassa espressiva, ad eccezione di quelle che compongono la mostra. Queste ultime, con bocche a mitria, appartengono ai registri Basso armonico 16' e Basso 8'/Diapason 8', che sulla consolle sono accompagnati dalla dicitura "F", e sono disposte a palizzata, con cuspide unica con ali laterali nella parte anteriore. La consolle, in legno scuro, è mobile indipendente ed è situata nel braccio destro del transetto. Ha due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Papa Silvestro I San Martino di Tours Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Silvestro e Martino a Milano Sito ufficiale della parrocchia, su silvestromartino.com. URL consultato il 28 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2013). Scheda della parrocchia. URL consultato in data 28 dicembre 2012. Storia e architettura, su inmilano.com. URL consultato il 28 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2011).

Chiesa dei Santi Angeli Custodi (Milano)
Chiesa dei Santi Angeli Custodi (Milano)

La chiesa dei Santi Angeli Custodi è un luogo di culto cattolico di Milano posto fuori porta Romana, sede dell'omonima parrocchia. La chiesa dei Santi Angeli Custodi venne costruita nel 1965 su progetto degli architetti Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, per servire il quartiere posto fuori porta Romana, in fase di progressivo addensamento edilizio. Si tratta di una delle 22 chiese celebrative del Concilio Vaticano II. La chiesa è posta in fregio a via Pietro Colletta, ed è circondata da edifici di abitazione. Essa sorge in posizione arretrata, ed è fronteggiata da un piccolo sagrato raggiungibile tramite una scalinata. L'esterno è costituito da diversi volumi parallelepipedi, addossati intorno alla forma cubica centrale; il rivestimento è in mattoni a vista, scanditi nel volume maggiore da scalanature verticali, a scopo di alleggerimento visivo. L'interno è a pianta longitudinale, caratterizzata però dall'altare in posizione quasi centrale, attorniato da tutti i lati dai banchi per i fedeli. Gli spazi sono variamente illuminati, dalla penombra dell'ingresso alla piena luce dell'altare, a simboleggiare il percorso della ricerca divina. I muri interni sono rivestiti in cemento a vista, e in parte traforati da feritoie chiuse da vetrate colorate, disegnate dal padre francescano Costantino Ruggeri. L'edificio ha una superficie di 1150 m², con una capienza di 1 000 persone; nel seminterrato sono poste le sale parrocchiali, e sul fianco la casa parrocchiale, di tre piani, e l'oratorio. In origine era prevista la costruzione di un campanile sul lato sinistro della facciata, che tuttavia è rimasto incompiuto. Alla sinistra del presbiterio, a pavimento, si trova l'organo a canne Mascioni opus 1022, costruito nel 1978. Lo strumento è a trasmissione mista, meccanica per le tastiere e la pedaliera ed elettrica per i registri; il suo materiale fonico è interamente racchiuso in una cassa in legno di noce, con mostra composta da canne di principale. La consolle dispone di due tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note. Cleto Gnech (a cura di), Ventidue chiese per ventidue concili, Milano, Comitato per le nuove chiese di Milano, 1969, pp. 55-59, ISBN non esistente. Cecilia De Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano. 1945-1993, Edizioni Vita e Pensiero, Milano, 1994, p. 189, ISBN 88-343-3666-6. L. G. Hendel, Ideale equilibrio di una chiesa nuova, in Nuove Chiese, n. 4, Milano, Arcivescovado di Milano, 1968, pp. 48-55. La chiesa e la parrocchia dei SS. Angeli Custodi, in Diocesi di Milano, n. 10, Milano, Editrice Il Duomo, 1968, pp. 530-532. Nuove chiese a Milano, in Nuove Chiese, 2, 3, 4, Milano, Arcivescovado di Milano, 1968, p. 31. A. Ricci Negrelli, I pensieri di cristallo del frate artista, in Nuove Chiese, n. 1, Milano, Arcivescovado di Milano, 1968, p. 11. A. Coccia, Tre chiese di Milano che testimoniano il nostro tempo, in Diocesi di Milano, n. 5, 1972, pp. 236-241. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Ventidue chiese per ventidue concili Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Angeli Custodi Parrocchia Angeli Custodi, su to.chiesadimilano.it. URL consultato il 5 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2014). Parrocchia degli Angeli Custodi, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 4 maggio 2014.

Chiesa di San Rocco (Milano)
Chiesa di San Rocco (Milano)

La chiesa di San Rocco era una chiesa di Milano. Situata circa all'attuale incrocio tra corso di porta Romana e viale Caldara, fu sconsacrata nel 1786. La fondazione della chiesa risale all'ultimo decennio del XV secolo, quando fu edificata per richiedere al Santo la protezione dalla peste: non sono disponibili documenti precedenti a questo periodo, tuttavia alcune ipotesi sostengono che la chiesa potrebbe essere sorta su una cappella dedicata a San Sebastiano e a San Rocco edificata per volere di Galeazzo Maria Sforza mezzo secolo prima. Nel 1616 fu assegnato alla chiesa il titolo di parrocchia: sappiamo inoltre che il culto di San Rocco e la conseguente importanza della chiesa crebbe durante l'epidemia di peste del 1630 e che una parte dei morti di quella pestilenza venne sepolta in un terreno attiguo alla chiesa. Nel 1783 venne realizzato, dietro la chiesa, l'antico Cimitero di San Rocco al Vigentino, del quale la stessa chiesa di San Rocco ebbe giurisdizione per appena tre anni. Tra il XVII secolo ed il 1786, anno della sconsacrazione della chiesa, si hanno tuttavia poche notizie. L'anno di demolizione della chiesa è incerto: due anni dopo la sconsacrazione Domenico Aspari raffigurava ancora il campanile della chiesa in una stampa dell'area di Porta Romana. Dopo la soppressione le opere d'arte e arredi sacri della chiesa furono trasferiti nella nuova chiesa di San Rocco presso l'attuale viale Sabotino, che fu edificata nel 1791, anch'essa oggi demolita. Sulla facciata della chiesa era affrescati dei ritratti di San Rocco e di San Sebastiano, entrambi santi protettori dalla peste, eseguito da pittori di scuola bramantesca. Sull'interno della chiesa vengono date informazioni discordanti: Carlo Torre descrive all'inizio del XVIII secolo la chiesa come a singola navata, mentre Serviliano Lattuada poco più di trent'anni più tardi la descrive suddivisa in tre navate. L'unica opera superstite della chiesa di San Rocco è un polittico di pittura ad olio su tavola di Cesare da Sesto risalente al 1523, identificato semplicemente come Polittico di San Rocco, oggi in parte conservato ai musei del Castello Sforzesco Mario Cacciagli, Jacqueline Ceresoli, Milano, le chiese scomparse, vol. 3, Milano, Civica biblioteca d'arte, 1999. Chiese di Milano Chiese scomparse di Milano

Porta Romana (medievale, Milano)
Porta Romana (medievale, Milano)

Porta Romana era una delle porte maggiori poste sul tracciato medievale delle mura di Milano. Sorgeva sulla Cerchia dei Navigli, in corrispondenza dell'attuale incrocio fra corso di Porta Romana e via Francesco Sforza, in sostituzione della precedente e più arretrata Porta Romana (romana), che sorgeva nell'attuale piazza Missori, da cui partiva un lungo porticato monumentale che arrivava fino alla Crocetta. La porta medievale era fortificata e annessa alla cosiddetta Rocchetta, una struttura difensiva dotata di una torre particolarmente elevata, realizzata utilizzando i resti dell'arco di trionfo romano presente nel quadriportico della porta precedente. I lavori sarebbero stati condotti da Ariberto da Intimiano nel corso dell'XI secolo, in preparazione all'assedio di Corrado il Salico. La prima porta medievale, distrutta dal Barbarossa, che qui venne ferito da una freccia durante l'assedio, venne ripristinata successivamente nel XIII secolo. Sul ponte che attraversava il Naviglio venne collocata nel 1729 da Benedetto XIII una statua di San Giovanni Nepomuceno (chiamata dai milanesi San Gioàn), in occasione della canonizzazione del santo, protettore di Boemia e di chi è a rischio di annegamento. Le fortificazioni della Rocchetta vennero demolite prima del 1793. Alcuni fregi vennero portati ai Musei del Castello Sforzesco, dove sono tuttora conservati: Sant'Ambrogio caccia gli ariani dalla città Frate jacopo guida le truppe alleate verso Milano il ritorno dei milanesi in città dopo la demolizione di Milano operata nel 1162 dal Barbarossa. L'opera è firmata da uno scultore Anselmo, che si vanta di essere Dedalus alter (un secondo Dedalo), Antonio Cassi Ramelli, Il centro di Milano, Ceschina, Milano, 1971 Attilio Lanza, Milano e i suoi palazzi, Libreria Meravigli, Milano, 1993 Porta Romana (Antica Roma, Milano) Porta Romana (spagnola) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Romana

Stazione funebre di Porta Romana
Stazione funebre di Porta Romana

La Stazione funebre di Porta Romana era una stazione eretta a Milano nel 1908 per il servizio speciale tranviario di trasporto delle salme verso i cimiteri cittadini Maggiore e Monumentale. Fu realizzata su disegno dell architetto Pasquale Tettamanzi con la collaborazione dell'ingegnere Francesco Minorini. L'edificio, tuttora esistente, fu in seguito destinato a usi diversi: prima come circolo ricreativo dell'ATM di Milano, poi come locale notturno e infine come sede delle Terme di Milano. La necessità di allestire una nuova stazione tranviaria per il trasporto dei defunti verso i cimiteri cittadini nacque dalla rapida crescita dell'abitato di Milano soprattutto verso sud che rendeva disagevole per la cittadinanza servirsi della già esistente Stazione funebre di via Bramante, ormai distante più di cinque chilometri dai nuovi quartieri di Porta Romana e di Porta Vigentina. I disagi erano ancora maggiori durante le stagioni invernali e, soprattutto, per le classi meno abbienti. Già da tempo il Comune di Milano aveva quindi pensato di costruire una seconda stazione nella zona sud della città che raccogliesse i defunti e i cortei funebri dai quartieri limitrofi per poi smistarli a Musocco e al Monumentale. In particolare i cortei diretti al Monumentale erano fino ad allora obbligati a passare per le strette vie del centro e a superare molte linee di binari tranviari, dando intralcio alla circolazione dei convogli. La scelta della zona di piazzale Medaglie d'Oro fu dettata dall'essere vicina alla Circonvallazione dei Bastioni, già ampiamente servita da molti binari tranviari, dall'essere crocevia di molte strade principali e dalla posizione non troppo esposta alla vista degli abitanti dei caseggiati vicini. La scelta dell'area su cui fabbricare la nuova stazione cadde su un terreno contenuto all'interno della lunetta dei bastioni, sul luogo ove sorgeva l'antico Monte Tabor sui Bastioni di Porta Vigentina, in prossimità dell'ex dazio di Porta Romana: il Monte Tabor (così chiamato a memoria della battaglia del 1799 vinta dai francesi sugli arabo-turchi che si era combattura in quella località) si era creato nel 1818 con l'accumulo di macerie delle numerose brecce che i francesi avevano aperto nella cerchia dei bastioni spagnoli. Un impresario russo aveva costruito sull'altura una montagna russa fatta con carrozzelle di legno su rotelle che, scivolando dalla cima su apposite rotaie, scendevano a forte velocità. Aperto ufficialmente il 1º maggio 1820, il Monte Tabor era divenuto un luogo di attrazione per ogni classe sociale ed era servito da una rinomata trattoria omonima. La stazione, definibile in stile Liberty, era costituita da un fabbricato contenente i locali di servizio con due atri laterali, da un deposito per le vetture tranviarie e di una tettoia per gli stessi tram; la stazione era separata dalla strada da un muro di cinta fornito di una cancellata in modo da renderla poco visibile dalla via. La nuova Stazione Funebre di Porta Romana in Milano, in L'Edilizia Moderna, anno XVII, fasc. VII, Milano, luglio 1908, pp. 45-47. Liberty a Milano Mura spagnole di Milano Rete tranviaria di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stazione funebre di Porta Romana Ribaudo, Robert, Palazzina Ragno d'Oro, su Lombardia Beni Culturali, http://www.lombardiabeniculturali.it, 2011.

Rotonda della Besana
Rotonda della Besana

La Rotonda della Besana, in origine Foppone dell'ospedale maggiore, è un complesso cimiteriale tardobarocco di Milano costituito da un lungo porticato chiuso al centro del quale si erge la ex chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri, eretta a partire dal 1695 su disegno di Arrisio (o Attilio) Arrigoni. Fra il 1719 e il 1731 venne eretto il portico sepolcrale loboidale a segmenti d'arco in mattone a vista, a cui lavorò l'architetto Francesco Croce (1696-1773). Si stima che nel sepolcro abbiano ricevuto sepoltura nel corso della sua storia quasi centocinquantamila persone. Fin dalla sua nascita nel 1456 l'Ospedale Maggiore era dotato di un cimitero coperto a lato del Naviglio e chiamato popolarmente La brugna; sul finire del Seicento i deputati dell'Ospedale ricevevano però continue richieste da parte degli abitanti della zona di fare cessare gli insopportabili miasmi che da quel cimitero si propagavano all'intorno. Vista l'impossibilità di risolvere il grave problema igienico, l'Ospedale determinò di acquistare dalla famiglia Stella (documento del 28 maggio 1694) un terreno posto fra la chiesa di Santa Maria della Pace e i bastioni spagnoli sul quale, sotto la direzione dell'ingenere collegiato dell'ospedale Arrisio Arrigoni, venne nel 1695 cominciata la costruzione di un sepolcro coperto, dotato di un oratorio, appartato dalle abitazioni e non distante dall'Ospedale. Il nuovo cimitero era collegato all'Ospedale mediante una nuova via retta, la Strada di San Barnaba (l'attuale Via San Barnaba) che collegava il camposanto con l'Ospedale Maggiore: per rendere possibile il trasporto delle salme dall'ospedale fu utilizzato un nuovo ponte sul naviglio nei pressi dell'ingresso posteriore dell'Ospedale, sull'attuale Via Francesco Sforza. Di quest'opera è tuttora visibile la Porta della Meraviglia sul retro della Ca' Granda. La costruzione del nuovo cimitero terminò nel 1697 e le prime tumulazioni avvennero nel luglio di quello stesso anno. Nell'anno 1700 si pensò di convertire l'oratorio in chiesa e, raccolti i fondi necessari, la costruzione ebbe inizio nel 1719 ancora con progetto dell'architetto Francesco Croce con titolo di San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri. Innalzata però la chiesa, «cominciò ad entrare l'acqua ne' sepolcri, e un puzzo orribile a sortire da' medesimi; oltreche si ritrovò, che non bastava al numero fatto maggiore de' Morti». Per porre rimedio, nel 1719 si cominciò l'erezione del grande porticato, sempre su disegno del Croce, intorno alla nuova chiesa e che potesse contenere nuovi sepolcri; il porticato fu terminato nel 1731 con il generoso aiuto economico del ricco mercante di sete Giambattista Annone. vennero quindi previste nuove sepolture più alte da terra in modo che non fossero invase dalle acque sorgive. Il complesso era allora noto come "Foppone dell'Ospedale", dalla voce milanese "foppa" significante appunto "fossa", con cui venivano denominati i molti cimiteri di Milano. Il progetto fu degli architetti Attilio Arrigoni e di Francesco Croce, autore del porticato e della ristrutturazione della chiesa, con il contributo dell'ingegner Carlo Francesco Raffagno. Dopo il 1792 l'edificio venne dismesso, in seguito alla legislazione sanitaria austriaca che imponeva di spostare i cimiteri fuori dalla cerchia cittadina. Nel 1807, durante la dominazione napoleonica, l'architetto Luigi Cagnola ideò un progetto per trasformare il complesso in pantheon del Regno italico di cui Milano era capitale. Con la caduta di Napoleone e la riannessione all'Austria, il progetto fu accantonato. Fu di volta in volta caserma, fienile, cronicario, lavanderia dell'ospedale fino al 1940; seguì un periodo di degrado, che ebbe fine con l'acquisto da parte del Comune di Milano e la sua totale ristrutturazione. Dal dicembre del 1906, ormai priva di ogni originario uso cimiteriale, la Rotonda vide l'inizio della penosa operazione di svuotamento dei grandi sepolcri che erano stati ricavati, nei secoli, nel terreno sottostante: all'apertura delle camere sotterranee tornarono alla luce circa centomila cadaveri, molti dei quali mummificati o saponificati, che dovettero essere traslati al Cimitero di Musocco con tutte le complicazioni igieniche del caso. Speciali macchine furono installate e operarono ininterrottamente per aerare e disinfettare i locali prima che essi venissero svuotati. Studi anatomici complessi furono condotti su molti crani rinvenuti dal dottor Cesare Staurenghi, docente di anatomia topografica della Regia Università di Pavia che raccolse alcune conclusioni nel suo studio intitolato Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano (1907). Lo stesso Staurenghi nel 1909 donò 280 di quei crani alla collezione di antropologia al Museo di storia naturale milanese. Il complesso, di proprietà comunale dal 1958, è usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo per mostre temporanee, proiezioni ed eventi culturali. Il giardino della rotonda, di una superficie di 7 100 m², venne realizzato nella sua forma attuale nel 1965 sotto la guida della paesaggista Elena Berrone Balsari. Dal 2010 al 2012 una importante opera di restauro conservativo è stata compiuta. Sono state restaurate le coperture in coppi antichi. Altresì il restauro ha interessato tutti gli intonaci storici, i materiali lapidei e ha riportato alla luce lacerti di affreschi. Da gennaio 2014 è sede del Museo dei Bambini di Milano. La chiesa, nucleo originario del complesso, ha una pianta a croce greca, inusuale nel contesto milanese dell'epoca e con bracci di misura uguale. All'incrocio dei bracci si eleva la cupola ottagonale, coronata dalla lanterna slanciata. Ai termini di ciascun braccio vi sono quattro facciate identiche di gusto molto sobrio. Più elaborato e scenografico è invece l'interno, a tre navate. La copertura a capriate lignee è sorretta da pilastri in pietra, scanalati, a base ottagona. I capitelli, di ordine ionico, sono decorati con raffigurazioni di teschi e ossa, allusive alla destinazione del complesso e tipiche dell'iconografia barocca. Il porticato mostra un andamento ondulato, ricco di scorci suggestivi. All'interno è costituito da un susseguirsi di volte a vela, che coprono le arcate aperte verso la chiesa. Il prospetto esterno in mattoni a vista è invece aperto da finestroni e oculi. Staurenghi, dott. Cesare, Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano, in Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale di Milano, XLVI, Milano, Tipografia degli operai, 1907, pp. 188-232. Serviliano Latuada, Di San Michele de' Nuovi Sepolcri, in Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle fabbriche più cospicue..., Tomo primo, Milano, Giuseppe Cairoli mercante di libri, 1737, pp. 265-273. Maria Teresa Fiorio, Le chiese di Milano, Electa, Milano, 2006 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su rotonda della Besana Rotonda della Besana, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Alida Casali Grande, Croce, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 31, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1985.