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Bagnarola (Cesenatico)

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Chiesa di Bagnarola (Cesenatico)
Chiesa di Bagnarola (Cesenatico)

Bagnarola (La Bagnarôla in romagnolo) è una frazione del comune di Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena. È situata 6 km a sud-ovest dal centro di Cesenatico, a breve distanza dal confine con il territorio comunale cesenate e la frazione di Macerone. A sud dell'abitato scorre il torrente Pisciatello. La frazione, a sua volta suddivisa nelle località di Bagnarola di Sopra e Bagnarola di Sotto, si sviluppa prevalentemente lungo l'ex SS 304. La suddivisione trae origine dalla morfologia del territorio, un tempo tagliato dal fiume Pisciatello che "anticamente si perdeva in una palude" e che quindi lasciava appunto parte della località "al di sopra" del fiume, ovvero a monte di questo, e altra parte "al di sotto" del fiume, ovvero a valle di questo (Fonte: Annali dei lavori pubblici, 1939, ed.Eredi di A. De Gaetani) La frazione è indicativamente delimitata a ovest da via Capannaguzzo, a nord dallo scolo Mesola, a est da via Carlona e da via Sbarra e a sud dal torrente Pisciatello. Confina ad ovest con Macerone di Cesena e Capannaguzzo di Cesena, a nord con Capannaguzzo di Cesena, a est con Villalta di Cesenatico e a sud con Sala di Cesenatico. Il nome Bagnarola viene erroneamente associato alle paludi pre-bonifiche di epoca rinascimentale ma deriva probabilmente da "Balneum Aurelianum" ossia Bagno (termale) dell'Imperatore Marco Aurelio come da indicazione ritrovata su un'epigrafe dai frati benedettini nel 1505 durante le bonifiche per la realizzazione del mulino (Fonte: Bruno Ballerin, Bagni pubblici romani a "Villa Bagnarola" di Cesenatico, p. 5 in Romagna arte e storia,n. 90, a. XXX, 2010). È la zona del comune di Cesenatico di insediamento più antico, come dimostrano ritrovamenti risalenti all'età del ferro (700-500 a.C.) documentati nel libro dell'Antiquarium di Cesenatico. Nel 2000-2002, durante i lavori per una nuova lottizzazione in via Balitrona, si sono individuate una serie di buche, alcuni pozzi e presumibilmente alcuni fondi di capanne, indicativi di un'area abitativa. Tali capanne, senz'altro costruite in legno, frasche o altro materiale deperibile, avevano pavimenti in terra battuta, un piccolo focolare e pozzetti per la conservazione delle derrate alimentari. All'interno di una delle buche di scarico è stato trovato anche lo scheletro di un piccolo bovino. Una sentenza del 29 Agosto 1205 sui contrasti per la definizione dei possedimenti riminesi e cesenati cita tra gli altri luoghi l'"uadu bagnarole", ossia il guado di Bagnarola. Il tratto di Pisciatello, definito "Rubicoe", che allora deviava poi a nord dell'attuale Cesenatico, era quindi ai tempi linea di confine, ponendo Bagnarola sul versante Cesenate. Alla fine del 1371 l'insediamento registrava già 21 focolari (80-100 abitanti). All'inizio del 1500 i monaci pensarono di erigere un mulino alla Bagnarola. Rivolsero una petizione al governatore di Cesena che gli fece presente un vasto territorio attraverso la strada che conduce al porto, già boschivo ed incolto, da parecchi anni era stato ridotto a coltura e i vari coloni si vedevano costretti a portare in territorio Riminese, i prodotti. Ottenendo il permesso dal governatore i monaci costruirono una chiusa sul Pisciatello e un canale di derivazione per portare l'acqua alla volta della fattoria, e a ridosso di questa eressero un mulino ad acqua. Durante i lavori di scavo, i monaci ebbero la fortuna di trovare un vaso pieno di monete romane. Nel 1584 con l'erezione della parrocchia di Sala approvata dal vescovo Edoardo Gualialdi, Bagnarola entrò a farne parte. Nel 1585 le famiglie erano 101 (690 persone). Nel Settecento accanto al mulino, si sviluppò una fattoria dove i benedettini facevano affluire i prodotti dei loro poderi. A partire dal 1905, abbiamo notizia dell'esistenza di un circolo repubblicano (A Fratti), che riuniva aderenti delle località di Macerone, Bagnarola e Sala. A cavallo tra il 1912 ed il 1913, grazie al contributo del Marchese Lodovico Almerici, venne ampliato l'oratorio e la canonica. La celletta posta all'angolo tra via Cesenatico e via Carlona è stata installata nel 1954, anno mariano. La chiesa parrocchiale è intitolata ai Santi Filippo e Giacomo ed è altresì intitolata alla Madonna del Buon Consiglio, progettata dall'architetto Ilario Fioravanti. Aziende storiche non più attive: Fornace Sacchetti. Edificata all'inizio del secolo scorso su impulso di Don Ercole Fiori, che voleva dare un'alternativa di lavoro a gente del posto disoccupata, e grazie alla disponibilità e all'impegno di alcuni componenti della famiglia Sacchetti ritornati a Bagnarola dopo aver fatto fortuna in sudamerica. L'edificio è ancora oggi visibile con un'architettura caratteristica riedificata solo nel dopoguerra a causa dei danni da bombardamenti. Nell'area della fornace sono ancora presenti due laghetti artificiali; tale zona è chiamata in gergo locale "la fonda"; Falegnameria dei bottai Briganti. Nata alla fine del 1800 per iniziativa di Gino Briganti, era inizialmente una falegnameria generica. Negli anni '60 si specializza nella produzione di botti per aceto, principalmente destinate a Modena e Reggio Emilia, e in minor misura di botti di legno per arredamento. L'edificio è oggi in disuso e rimane solo una piccola esposizione di botti di legno che rimandano alla nuova sede dei bottai a Macerone di Cesena. [1] Dati del Comune di Cesenatico Davide Gnola, Storia di Cesenatico, Ed.Il Ponte Nuovo Claudio Riva, "Da Sant'Agata a Macerone", Ed.BCC di Macerone Gianni Briganti, "Leonardo da Vinci, il mulino di Bagnarola e la collocazione temporale dei fogli del Codice L Archiviato il 9 luglio 2015 in Internet Archive. ", Dispensa online Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bagnarola

Estratto dall'articolo di Wikipedia Bagnarola (Cesenatico) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Bagnarola (Cesenatico)
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47521 Unione dei comuni Valle del Savio, Quartiere Al Mare
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Chiesa di Bagnarola (Cesenatico)
Chiesa di Bagnarola (Cesenatico)
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Luoghi vicini

Macerone
Macerone

Macerone (E' Masròn in romagnolo) è una frazione del comune di Cesena, in provincia di Forlì-Cesena. Dista all'incirca 8 km dal centro cesenate e altrettanti dal vicino comune costiero di Cesenatico, con il quale la frazione confina. Sorge lungo la sponda sinistra del torrente Pisciatello, a 8 km a nord-est dal centro di Cesena. L'abitato, sviluppatosi principalmente lungo l'ex strada statale 304, è compreso tra il tracciato dell'A14 a ovest e il confine comunale con Cesenatico a est. Il nome deriva dalla parola "macero". Prima della bonificazione all'inizio del Novecento la zona in cui sorge il paese era paludosa e caratterizzata da numerosi maceri, grandi e profonde vasche scavate nel terreno, rivestite di mattoni e mantenute piene d'acqua, utilizzate per il processo di macerazione della canapa, principale risorsa della zona nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento. Durante il XX secolo quasi tutti i maceri sono stati smantellati e, attualmente, ne rimangono in zona solamente cinque, a testimonianza della vita contadina dei tempi passati. Fino all'Ottocento la zona in cui è attualmente sito il paese era prettamente paludosa e semidisabitata. Recava comunque l'impronta della storia: la zona confinante tra Macerone e Gattolino (zona di via Sant'Agà), infatti, rappresenta uno degli ultimi tasselli della centuriazione romana che ha caratterizzato le zone pianeggianti delle campagne romagnole. La borgata nasce nella seconda metà dell'Ottocento e si sviluppa progressivamente arricchendosi di edifici residenziali e servizi. Negli anni ottanta del Novecento è stato costruito il primo grande complesso residenziale (il Peep), mentre agli inizi degli anni novanta è stata inaugurata la locale zona artigianale. Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Eccidio del ponte di Ruffio
Eccidio del ponte di Ruffio

L'eccidio del ponte di Ruffio fu una strage fascista compiuta il 18 agosto 1944 a Ruffio di Cesena, in provincia di Forlì, nel corso della quale furono uccisi otto uomini. Nel luglio 1944 un gruppo di uomini della Marina Nazionale Repubblicana di stanza al faro militare di Cesenatico decise di disertare a seguito dell'ordine, imposto dai tedeschi, di abbandonare la posizione a causa dell'avvicinarsi delle forze alleate. Il manipolo di ex-militari, guidati dal Maresciallo Giuseppe Poggiali, e composto da Gino Gusella, Rino Liverani, Angelo Prodi, Tullio Giorgetti, Guglielmo Zannuccoli e Sauro Casali, decise così di abbandonare Cesenatico per unirsi alle formazioni partigiane attive sull'Appennino cesenate. Dopo aver trascorso un mese di latitanza nei dintorni, il gruppo dei disertori, grazie all'aiuto fornito dal partigiano Dino Ricci di Cesenatico, poté ottenere il via libera per unirsi alla Resistenza locale. Dopo aver recuperato alcuni armamenti, il 18 agosto, gli ex marinai si recarono a Ruffio di Cesena per incontrare la staffetta che li avrebbe condotti tra le file della 8ª Brigata Garibaldi "Romagna". Nell'attesa dell'arrivo della guida il gruppo dei disertori aveva trovato riparo nella casa accanto al ponte sul Pisciatello. Nel pomeriggio al gruppo si unirono Ricci e altri due uomini, uno dei quali era Isacco Hakim, un ebreo bolognese che aveva trovato riparo in Romagna dopo l'8 settembre e si era unito alle formazioni partigiane locali. In serata la casa di latitanza venne circondata da una trentina di uomini della XXV Brigata Nera "Arturo Capanni" guidati dal locale Segretario Garaffoni e da alcuni militari tedeschi. I fascisti avevano potuto rintracciare il nascondiglio dei fuggiaschi grazie alle preziose informazioni fornite loro da un partigiano della zona che, a causa delle pesanti violenze e torture patite, aveva finito per crollare e rivelare tutto ai suoi aguzzini. Così, una volta immobilizzati e legati, i prigionieri vennero condotti sul vicino ponte e ivi sommariamente giustiziati. Alla morte scamparono solamente Casali, che al momento del blitz dei fascisti si trovava nei dintorni alla ricerca della staffetta, e Gusella che, seppur ferito ad un braccio, fingendosi morto riuscì ad ingannare i suoi aguzzini e a fuggire alla volta di Cesenatico. Arnaldo Gaza, classe 1925, di Cesenatico; Tullio Giorgetti, classe 1926, di Rimini; Isacco Hakim, classe 1917, di Bologna; Rino Liverani, classe 1925, di Imola; Giuseppe Poggiali, classe 1910, di Ravenna; Angelo Prodi, classe 1922, di Ravenna; Dino Ricci, classe 1924, di Cesenatico; Guglielmo Zannuccoli, classe 1926, di Cesenatico Aguzzoni Amedeo, nato a Cesena l’08/12/1905, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Battistini Augusto, nato a Cesena il 14/08/1900, fascista repubblicano. Arrestato dai carabinieri nel giugno 1945, detenuto a Forlì e imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. La Cassazione annullò la sentenza rinviando il procedimento alla Corte d’Assise di Perugia. Nuovamente condannato a pena detentiva, fu scarcerato nel 1952. Belli Agostino, nato a Cesena il 25/08/1903, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Casadei Egisto, nato a Cesena il 02/06/1907, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Matassoni Bruno, nato a Cesena il 20/04/1897, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Sandali Aderno, nato a Ferrara il 09/08/1912, fascista repubblicano appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Valducci Colombo, nato a Cesena l’08/04/1903, fascista repubblicano appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Valzania Attilio, nato a Cesena l’08/12/1918, fascista repubblicano appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Nell'ottobre successivo, a fronte dell'avanzata alleata, i nazifascisti abbandonarono in tutta fretta Cesena ritirandosi verso nord. I vertici del fascismo locale e la Brigata Nera "Capanni" si trasferirono così a Thiene, in provincia di Vicenza, dove continuarono la loro opera di repressione anti-partigiana. Pochi giorni dopo la Liberazione giunse a Thiene un gruppo di partigiani romagnoli che, una volta trovati nelle carceri locali alcuni membri della Brigata Nera cesenate, tra cui il capitano Garaffoni, li prelevò e li uccise per vendetta nei boschi circostanti. Diversi furono i fascicoli processuali aperti presso la Corte d'Assise Straordinaria di Forlì nei confronti degli esecutori dell'eccidio. La maggior parte dei responsabili furono accusati di collaborazionismo. Tuttavia, se il giudizio in primo grado aveva portato ad una condanna a trent'anni di reclusione per gli imputati, la quale verrà poi annullata da parte della Cassazione a seguito di un ricorso. La Suprema Corte, rilevata la mancata motivazione della condanna, rinviò il caso, per un nuovo giudizio, alla Corte d'Assise Straordinaria di Perugia. Il secondo giudizio si svolse nel 1948 e vide alla sbarra diciannove fascisti: tra questi, oltre i responsabili dell'eccidio di Ruffio, si aggiunsero altri fascisti cesenati riconosciuti quali esecutori di diverse stragi sempre nella città di Cesena (tra cui il rastrellamento di Ronta e Martorano del 29 aprile 1944; le uccisioni di San Giorgio del 22 agosto 1944; la strage della Rocca di Cesena del 3 settembre 1944). La Corte perugina condannò Battistini a 24 anni di reclusione, mentre gli altri furono condonati (non si conosce nel dettaglio le decisioni della Corte relativamente agli altri imputati). Sul luogo della strage è stata eretta nel dopoguerra una stele di marmo a ricordo dei Martiri del ponte di Ruffio. A Cesenatico vi sono due viali intitolati ad Arnaldo Gaza e Dino Ricci, mentre ad Igea Marina una via è stata dedicata a Tullio Giorgetti. 8ª Brigata Garibaldi "Romagna" Cesena

Bulgarnò
Bulgarnò

Bulgarnò è una frazione del comune di Cesena, in provincia di Forlì-Cesena. È situata 7 km ad est di Cesena e 2 km a nord da Gambettola. Il borgo è di origini bizantine e secondo la tradizione prende nome da soldati bulgari giunti ai tempi dei longobardi. Nello stesso comune di Cesena vi è un'altra frazione chiamata Bulgaria. Fu feudo della famiglia cesenate dei Roverella sin dal XV secolo. Il paese come appare attualmente si è sviluppato a partire dalla prima metà del XX secolo nel territorio della storica tenuta. La parrocchia appartiene alla diocesi di Cesena-Sarsina. Chiesa di Santa Maria Assunta, moderna chiesa parrocchiale situata nella piazza del paese. Villa-castello di Bulgarnò, imponente edificio a pianta quadrangolare costruito attorno al 1450 dalla famiglia Roverella di Cesena. È nominato per la prima volta in un documento del 1662, dove è citato come un palazzo poderale che pare aver già in parte perso le caratteristiche di fortificazione, ma che ancora non possiede quelle di villa rinascimentale. In epoca successiva è stato privato della merlatura e nel 1942 sono stati dimezzati i due torrioni. Attualmente è adibito ad abitazione privata. Monumento ai caduti di Bulgarnò, cippo posto nella piazza principale, vi sono incisi i nomi di tutti gli abitanti del paese che sono deceduti nelle due guerre mondiali. La principale attività economica è sempre stata l'agricoltura, incentrata soprattutto sulla produzione di fragole e pesche. Negli ultimi tempi, sia per l'abbandono delle campagne da parte dei giovani che per i prezzi sempre più bassi della frutta, c'è stato un ritorno alla produzione di grano, pianta che richiede meno manodopera e quindi meno costi, rispetto alle tradizionali pesche e fragole.

Pioppa
Pioppa

Pioppa (La Piòpa in romagnolo) è una frazione di Cesena (FC). Ubicata a nord-est di Cesena, sulla via Cervese (ex Strada Statale 71bis) che conduce a Cervia e bisettrice della centuriazione romana, Pioppa è posta a 8 metri sul livello del mare, a circa 9 km dal centro di Cesena. Le frazioni più vicine sono San Giorgio a 3 km, Calabrina a 2 km, Capannaguzzo a 3 km. La frazione rientra nel quartiere Cervese Nord. Appartiene al Ferro di Cavallo, termine geografico locale con cui si indica l'insieme delle località Martorano, Ronta, S. Martino in Fiume, Bagnile, S. Giorgio, Pioppa, Calabrina, Villa Calabra. Il toponimo Pioppa risale ai primi del Novecento, e si riferisce ad un grande pioppo, ora non più esistente, posto all'incrocio di via Montaletto con via Cervese. Nella zona il toponimo più antico è invece Belpavone. Qui nel 1377, in un pozzo, ebbero sepoltura i caduti di uno scontro tra Cesenati e mercenari bretoni. Ulteriori toponimi giunti ai giorni nostri sono Pradacci a sud e Spinalbeto a nord: quest'ultimo allude chiaramente alla presenza di siepi di biancospino che allora delimitavano i poderi lungo le vie centuriali. La fisionomia del territorio acquisita oltre duemila anni fa con l'opera di centuriazione, avvenuta verosimilmente dopo la fondazione della colonia di Ariminium nel 268 a.C., è ancora perfettamente riconoscibile. Resti archeologici, rinvenuti lungo la via Macina e nel podere Bel Pavone, attestano la presenza nell'area di Pioppa di edifici rustici da collegarsi alla vita agricola e domestica dei coloni romani. La zona fu soggetta a dissesto idro-geologico a causa delle alluvioni del 400-750 che portò all'abbandono di vasti appezzamenti di terreno e al ridiffondersi dei boschi. La presenza di boschi e selve nella zona di Pioppa è documentata dal Codice bavaro che in un documento fa riferimento alla selva di San Teodoro, situata nel territorio di Cervia e Rimini e compresa fra Padule (la zona già impaludata tra Cesenatico e Cervia), la selva Sancte Agathe (Capannaguzzo, Villalta e Bagnarola), i beni di diritto di Sant'Andrea (vicino a Villa Inferno) e il torrente Cesenula (Cesuola, ora individuato nel Mesola di Montaletto). Il miglioramento climatico che seguì, tra il 750 e il 1150, portò ad una ripresa del controllo dell'uomo sull'ambiente, spinta dalla forte ripresa dell'incremento demografico a estendere il più possibile le aree coltivate. Come testimonia un documento del 1513 dal quale risulta la vendita di terreni arativi ubicati nel fondo Belpavone, toponimo rimasto nella omonima via nelle vicinanze dell'abitato, Pioppa era giurisdizione della pieve di S. Pietro in Cerreto. La soppressione di questa nel 1520 trasferì l'intera zona sotto la giurisdizione della nuova parrocchia di San Giorgio di Piano, dai cui registri si evince che nell'anno 1602 nelle Ville Belpavone e Becungiano vivevano 656 persone. Nella Villa Petrosa, detta anche "la Melona", venne eretto nel 1604 l'oratorio di S. Anna, di cui si hanno notizie fino al 1833. Dal 1808 al 1817, in periodo napoleonico, insieme a Gattolino, la località è appartenuta al comune di Cesenatico, nel distretto di Cervia. Dopo l'avvento del regime, i fascisti requisirono una piccola osteria, attigua al negozio di generi alimentari, per adibirla a sede della locale casa del fascio. Il 29 aprile 1944 il territorio a nord di Cesena, compresa La Pioppa, ove era attiva la lotta clandestina di resistenza, subì il drammatico rastrellamento ad opera del feroce Battaglione repubblichino proveniente dalla Dalmazia. L'11 aprile 1964 Pioppa venne costituita parrocchia autonoma (quale stralcio da San Giorgio e Capannaguzzo) e dedicata a San Benedetto abate, per ricordare le bonifiche effettuate nel medioevo dai monaci benedettini dell'Abbazia del Monte di Cesena. Nel 2012 eccezionali nevicate colpirono la zona, provocando il crollo della grande serra attigua alla Casa del Popolo in cui avvenivano varie feste paesane. Lapide in memoria del maggiore Aldo Di Caprio e del sergente allievo ufficiale Francesco Ricci, morti il 4 maggio 1963 nello schianto del loro aereo durante un'esercitazione. Il maggiore Di Caprio, decollato dalla base di Miramare di Rimini, non è riuscito nel tentativo di effettuare un atterraggio di emergenza all'aeroporto di Pisignano ed il velivolo, in fiamme, è caduto in picchiata in un campo di grano non lontano dall'abitato, a due chilometri in linea d'aria dalla pista. Entrambi i militari sono morti sul colpo. La lapide marmorea versa oggi in condizioni di abbandono e l'iscrizione su di essa è quasi completamente scomparsa. Cippo commemorativo al gemellaggio con Moresco, (2006) Monumento al pasquarolo: una lama di acciaio profilata raffigurante un pasquarolo con cappello, mantello e tromba (2009) Monumento al maestro Vittorio Borghesi, virtuoso della fisarmonica. L'opera è costituita da un busto in bronzo (riproduzione di un'analoga opera in terracotta realizzata da Tito Neri nel 1980) completato dalla sagoma in plexiglas di un disco 45 giri (2015). Nel 2008, per evitare l'intenso traffico di attraversamento lungo la via Cervese, è stata realizzata una circonvallazione, che aggira da sud-est l'intero abitato, congiungendosi alla via principale con due rotatorie. Moresco, Italia, dal 2004 Pur non trattandosi di un comune, Pioppa ha instaurato un gemellaggio con il comune marchigiano di Moresco (AP), nato nel 2004 ad opera de "I Pasquarul d'la Piopa", locale gruppo musicale folkloristico; il gemellaggio si è concretizzato il 30 ottobre 2005 a Moresco, durante la Festa del braciere, quando è stato piantato un pioppo nel giardino sotto il borgo, in onore dei cesenati. Analoga cerimonia si è svolta il 24 settembre 2006 con la posa di una pianta di corbezzolo, donata dalla comunità di Moresco, all'interno della rotonda Pioppa (a sud dell'abitato), nonché di un cippo commemorativo riportante una targa. Dal 1965 è attivo il Gruppo Sportivo Pioppa che ha organizzato in passato, per 34 edizioni, una gara ciclistica in circuito per dilettanti. Oggi le attività svolte dal G.S. Pioppa riguardano calcio, pallavolo e biliardino. Per lo svolgimento dell'attività sportiva viene inoltre gestito il locale campo sportivo comunale. Simona Benedetti e Valdes Onofri, Novacoop, Storia delle Case del Popolo nel territorio cesenate, Cesena (FC), Il Ponte Vecchio, 1998. ISBN non esistente G. Conti, G. V. Guerrieri, G. Mosconi, R. Pieri, C. Riva, M. Valdinosi, A. Veggiani, San Giorgio tra cronaca e storia, Cesena (FC), Cassa Rurale ed Artigiana San Giorgio di Cesena, 1987 ISBN non esistente Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pioppa

Museo della centuriazione (Cesena)
Museo della centuriazione (Cesena)

Il Museo della centuriazione, per esteso Museo della centuriazione e della trasformazione del territorio, è un museo dedicato alla Centuriazione romana sito a San Giorgio di Cesena. La centuriazione romana è un'originale organizzazione del territorio che risponde a funzioni produttive, ma anche a una visione della vita e del cosmo di respiro religioso. Nel cesenate, tra la città e il mare, è stata conservata fino a oggi pur nelle mutate condizioni tecniche e umane. Per valorizzare questa particolarità territoriale e organizzare percorsi di visita tra il fiume Savio, il fiume Pisciatello-Rubicone ed il mare tra Cervia e Cesenatico è nata l'Associazione Terre Centuriate Cesenati. È stata quindi allestita una mostra permanente con sede provvisoria in una sala del quartiere Cervese Nord a San Giorgio, nell'edificio della biblioteca. Il percorso di visita al territorio centuriato si snoda tra paesini, pievi e coltivazioni. Il percorso di visita al territorio centuriato si snoda tra paesini, pievi e coltivazioni. Una serie di cartelli esplicativi permette di conoscere meglio la storia della centuriazione cesenate e dei luoghi attraversati. L'inizio del percorso è disposto di fianco alla stazione ferroviaria. Al fine di non disperdere un patrimonio storico così importante, ma allo stesso tempo altrettanto poco visibile (la centuriazione è documentata dalla divisione ortogonale dei campi orditi da fossati e strade che può essere meglio apprezzata dall'alto) il progetto definitivo prevede di destinare una centuria a museo all'aperto, con una casa colonica a Bagnile che dovrebbe ospitare strumenti di lavoro e oggetti di uso antichi e moderni e soprattutto con un'area agricola trattata con metodi e colture di altre epoche storiche. Sauro Gelichi, Claudio Negrelli, A misura d'uomo. Archeologia del territorio cesenate e valutazione dei depositi, All'Insegna del Giglio, 2008. ISBN 8878143839 Reticolato di centuriazione Museo della centuriazione romana (Borgoricco) Museo della centuriazione romana (Villadose) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo della centuriazione (Cesena) cesenainvita.it. URL consultato il 13 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2011). Domenico Liggeri, Museo della Centuriazione, antiche tracce romane da vivere nel cesenate, Storie Enogastronomiche, 21 febbraio 2018 (fonte) Museo della centuriazione, sito del Touring Club (fonte) Redazione, Per realizzare il Museo della Centuriazione, cento email al progetto "Bellezza" del governo, Cesena Today, 1º giugno 2016 (fonte)