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Chiesa di San Giorgio (Cervia)

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Senza fonti - luglio 2017

La chiesa di San Giorgio è un edificio di culto di Montaletto, nel comune di Cervia. Secondo edificio sacro della Parrocchia di S. Andrea, questa chiesa evidenzia all'interno peculiarità che la fanno ritenere opera del XVIII secolo, ove invece elementi su base semicircolare esterni, come l'abside poligonale, richiamano chiaramente i primi del 1500. La Chiesa è di proprietà privata, ma gravata di servitù di uso pubblico, tale da renderla idonea al regolare esercizio di culto. La facciata è caratterizzata da paraste laterali e da un frontone triangolare, i cui motivi architettonici sono ripresi a rimarcare l'ingresso. Internamente l'edificio evidenzia, nella varietà di elementi decorativi, peculiarità tipiche del periodo barocco e tardo barocco. A navata unica allungata, è segnato da una duplice cornice orizzontale lungo l'intero perimetro spezzata soltanto in prossimità dell'abside, che, dietro l'altare presenta una nicchia con Madonna e Bambino contornata da ornati a stucco, opere del XVII secolo. Verticalmente quattro lesene decorate a creare tre moduli di eguale ampiezza, di cui quello centrale, grazie ad un ulteriore cornice, sembra creare la sensazione di una cappella. Il soffitto è a volta unica con finestre laterali a dare luce, mentre all'esterno, sopra l'abside si staglia un piccolo campanile a vela.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Giorgio (Cervia) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Chiesa di San Giorgio (Cervia)
Via del Confine, Unione dei comuni Valle del Savio

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Via del Confine 161
Unione dei comuni Valle del Savio, Quartiere Cervese Nord
Emilia-Romagna, Italia
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Luoghi vicini

Pioppa
Pioppa

Pioppa (La Piòpa in romagnolo) è una frazione di Cesena (FC). Ubicata a nord-est di Cesena, sulla via Cervese (ex Strada Statale 71bis) che conduce a Cervia e bisettrice della centuriazione romana, Pioppa è posta a 8 metri sul livello del mare, a circa 9 km dal centro di Cesena. Le frazioni più vicine sono San Giorgio a 3 km, Calabrina a 2 km, Capannaguzzo a 3 km. La frazione rientra nel quartiere Cervese Nord. Appartiene al Ferro di Cavallo, termine geografico locale con cui si indica l'insieme delle località Martorano, Ronta, S. Martino in Fiume, Bagnile, S. Giorgio, Pioppa, Calabrina, Villa Calabra. Il toponimo Pioppa risale ai primi del Novecento, e si riferisce ad un grande pioppo, ora non più esistente, posto all'incrocio di via Montaletto con via Cervese. Nella zona il toponimo più antico è invece Belpavone. Qui nel 1377, in un pozzo, ebbero sepoltura i caduti di uno scontro tra Cesenati e mercenari bretoni. Ulteriori toponimi giunti ai giorni nostri sono Pradacci a sud e Spinalbeto a nord: quest'ultimo allude chiaramente alla presenza di siepi di biancospino che allora delimitavano i poderi lungo le vie centuriali. La fisionomia del territorio acquisita oltre duemila anni fa con l'opera di centuriazione, avvenuta verosimilmente dopo la fondazione della colonia di Ariminium nel 268 a.C., è ancora perfettamente riconoscibile. Resti archeologici, rinvenuti lungo la via Macina e nel podere Bel Pavone, attestano la presenza nell'area di Pioppa di edifici rustici da collegarsi alla vita agricola e domestica dei coloni romani. La zona fu soggetta a dissesto idro-geologico a causa delle alluvioni del 400-750 che portò all'abbandono di vasti appezzamenti di terreno e al ridiffondersi dei boschi. La presenza di boschi e selve nella zona di Pioppa è documentata dal Codice bavaro che in un documento fa riferimento alla selva di San Teodoro, situata nel territorio di Cervia e Rimini e compresa fra Padule (la zona già impaludata tra Cesenatico e Cervia), la selva Sancte Agathe (Capannaguzzo, Villalta e Bagnarola), i beni di diritto di Sant'Andrea (vicino a Villa Inferno) e il torrente Cesenula (Cesuola, ora individuato nel Mesola di Montaletto). Il miglioramento climatico che seguì, tra il 750 e il 1150, portò ad una ripresa del controllo dell'uomo sull'ambiente, spinta dalla forte ripresa dell'incremento demografico a estendere il più possibile le aree coltivate. Come testimonia un documento del 1513 dal quale risulta la vendita di terreni arativi ubicati nel fondo Belpavone, toponimo rimasto nella omonima via nelle vicinanze dell'abitato, Pioppa era giurisdizione della pieve di S. Pietro in Cerreto. La soppressione di questa nel 1520 trasferì l'intera zona sotto la giurisdizione della nuova parrocchia di San Giorgio di Piano, dai cui registri si evince che nell'anno 1602 nelle Ville Belpavone e Becungiano vivevano 656 persone. Nella Villa Petrosa, detta anche "la Melona", venne eretto nel 1604 l'oratorio di S. Anna, di cui si hanno notizie fino al 1833. Dal 1808 al 1817, in periodo napoleonico, insieme a Gattolino, la località è appartenuta al comune di Cesenatico, nel distretto di Cervia. Dopo l'avvento del regime, i fascisti requisirono una piccola osteria, attigua al negozio di generi alimentari, per adibirla a sede della locale casa del fascio. Il 29 aprile 1944 il territorio a nord di Cesena, compresa La Pioppa, ove era attiva la lotta clandestina di resistenza, subì il drammatico rastrellamento ad opera del feroce Battaglione repubblichino proveniente dalla Dalmazia. L'11 aprile 1964 Pioppa venne costituita parrocchia autonoma (quale stralcio da San Giorgio e Capannaguzzo) e dedicata a San Benedetto abate, per ricordare le bonifiche effettuate nel medioevo dai monaci benedettini dell'Abbazia del Monte di Cesena. Nel 2012 eccezionali nevicate colpirono la zona, provocando il crollo della grande serra attigua alla Casa del Popolo in cui avvenivano varie feste paesane. Lapide in memoria del maggiore Aldo Di Caprio e del sergente allievo ufficiale Francesco Ricci, morti il 4 maggio 1963 nello schianto del loro aereo durante un'esercitazione. Il maggiore Di Caprio, decollato dalla base di Miramare di Rimini, non è riuscito nel tentativo di effettuare un atterraggio di emergenza all'aeroporto di Pisignano ed il velivolo, in fiamme, è caduto in picchiata in un campo di grano non lontano dall'abitato, a due chilometri in linea d'aria dalla pista. Entrambi i militari sono morti sul colpo. La lapide marmorea versa oggi in condizioni di abbandono e l'iscrizione su di essa è quasi completamente scomparsa. Cippo commemorativo al gemellaggio con Moresco, (2006) Monumento al pasquarolo: una lama di acciaio profilata raffigurante un pasquarolo con cappello, mantello e tromba (2009) Monumento al maestro Vittorio Borghesi, virtuoso della fisarmonica. L'opera è costituita da un busto in bronzo (riproduzione di un'analoga opera in terracotta realizzata da Tito Neri nel 1980) completato dalla sagoma in plexiglas di un disco 45 giri (2015). Nel 2008, per evitare l'intenso traffico di attraversamento lungo la via Cervese, è stata realizzata una circonvallazione, che aggira da sud-est l'intero abitato, congiungendosi alla via principale con due rotatorie. Moresco, Italia, dal 2004 Pur non trattandosi di un comune, Pioppa ha instaurato un gemellaggio con il comune marchigiano di Moresco (AP), nato nel 2004 ad opera de "I Pasquarul d'la Piopa", locale gruppo musicale folkloristico; il gemellaggio si è concretizzato il 30 ottobre 2005 a Moresco, durante la Festa del braciere, quando è stato piantato un pioppo nel giardino sotto il borgo, in onore dei cesenati. Analoga cerimonia si è svolta il 24 settembre 2006 con la posa di una pianta di corbezzolo, donata dalla comunità di Moresco, all'interno della rotonda Pioppa (a sud dell'abitato), nonché di un cippo commemorativo riportante una targa. Dal 1965 è attivo il Gruppo Sportivo Pioppa che ha organizzato in passato, per 34 edizioni, una gara ciclistica in circuito per dilettanti. Oggi le attività svolte dal G.S. Pioppa riguardano calcio, pallavolo e biliardino. Per lo svolgimento dell'attività sportiva viene inoltre gestito il locale campo sportivo comunale. Simona Benedetti e Valdes Onofri, Novacoop, Storia delle Case del Popolo nel territorio cesenate, Cesena (FC), Il Ponte Vecchio, 1998. ISBN non esistente G. Conti, G. V. Guerrieri, G. Mosconi, R. Pieri, C. Riva, M. Valdinosi, A. Veggiani, San Giorgio tra cronaca e storia, Cesena (FC), Cassa Rurale ed Artigiana San Giorgio di Cesena, 1987 ISBN non esistente Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pioppa

Chiesa di Sant'Andrea Apostolo (Villa Inferno)

La chiesa di Sant'Andrea Apostolo è un edificio di culto di Villa Inferno, nel comune di Cervia. Esempio originalissimo di Parrocchia che non si identifica esclusivamente nell'edificio sacro di cui porta il nome, contando infatti, il territorio, su un altro luogo di culto di pari dignità come la Chiesa di San Giorgio a Montaletto. Sorta attorno al 1680, a perpetuare la memoria di un'antica Pieve di cui già si fa menzione nel XII secolo, la chiesa di Sant'Andrea è chiara espressione dello stile neoclassico. La facciata è contrassegnata da lesene, a separarla in tre moduli distinti, di cui quello di mezzo, a rimarcare la navata centrale ha alla sommità un frontone a forma triangolare, il cui motivo è ripreso ad ornamento anche dell'ingresso. La parte mediana dell'edificio è segnata da una cornice, interrotta centralmente da un'ampia finestra a evidenziarne l'intero corpo orizzontale. Originariamente a navata unica, la chiesa si presenta attualmente con due ampliamenti laterali seguiti ad interventi risalenti ai primi decenni del secolo scorso. Tre aperture ad architrave separano la navata centrale da quella laterale di destra, mentre la sinistra è tutt'una con l'aula. In prossimità del presbiterio si aprono due cappelle con archi a tutto sesto, dedicate rispettivamente alla Vergine ed al S.S. Sacramento. L'abside è separata dalla navata centrale da un'ampia arcata a tutto sesto, sopra la quale è collocato, in posizione a dir il vero infelice, un Crocifisso dipinto su legno di notevole pregio, che le prossime ristrutturazioni si ripromettono di porre in più consona evidenza. Lo sfondo dell'abside è illustrato da un mosaico di forma quadrata raffigurante l'apostolo sant'Andrea, cui la chiesa è dedicata. Aperture a mezzaluna sulle pareti laterali danno luce all'aula, il cui soffitto è caratterizzato da una copertura a capriate in legno, secondo moduli scanditi da lesene esterne. Il campanile, risalente al 1920, danneggiato alla sommità prima da un fulmine e poi dagli eventi bellici, è stato oggetto, in tempi recenti, di opere di recupero che ne hanno alterato la parte terminale che si presenta ora con un decoro merlato.

Macerone
Macerone

Macerone (E' Masròn in romagnolo) è una frazione del comune di Cesena, in provincia di Forlì-Cesena. Dista all'incirca 8 km dal centro cesenate e altrettanti dal vicino comune costiero di Cesenatico, con il quale la frazione confina. Sorge lungo la sponda sinistra del torrente Pisciatello, a 8 km a nord-est dal centro di Cesena. L'abitato, sviluppatosi principalmente lungo l'ex strada statale 304, è compreso tra il tracciato dell'A14 a ovest e il confine comunale con Cesenatico a est. Il nome deriva dalla parola "macero". Prima della bonificazione all'inizio del Novecento la zona in cui sorge il paese era paludosa e caratterizzata da numerosi maceri, grandi e profonde vasche scavate nel terreno, rivestite di mattoni e mantenute piene d'acqua, utilizzate per il processo di macerazione della canapa, principale risorsa della zona nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento. Durante il XX secolo quasi tutti i maceri sono stati smantellati e, attualmente, ne rimangono in zona solamente cinque, a testimonianza della vita contadina dei tempi passati. Fino all'Ottocento la zona in cui è attualmente sito il paese era prettamente paludosa e semidisabitata. Recava comunque l'impronta della storia: la zona confinante tra Macerone e Gattolino (zona di via Sant'Agà), infatti, rappresenta uno degli ultimi tasselli della centuriazione romana che ha caratterizzato le zone pianeggianti delle campagne romagnole. La borgata nasce nella seconda metà dell'Ottocento e si sviluppa progressivamente arricchendosi di edifici residenziali e servizi. Negli anni ottanta del Novecento è stato costruito il primo grande complesso residenziale (il Peep), mentre agli inizi degli anni novanta è stata inaugurata la locale zona artigianale. Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Bagnarola (Cesenatico)
Bagnarola (Cesenatico)

Bagnarola (La Bagnarôla in romagnolo) è una frazione del comune di Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena. È situata 6 km a sud-ovest dal centro di Cesenatico, a breve distanza dal confine con il territorio comunale cesenate e la frazione di Macerone. A sud dell'abitato scorre il torrente Pisciatello. La frazione, a sua volta suddivisa nelle località di Bagnarola di Sopra e Bagnarola di Sotto, si sviluppa prevalentemente lungo l'ex SS 304. La suddivisione trae origine dalla morfologia del territorio, un tempo tagliato dal fiume Pisciatello che "anticamente si perdeva in una palude" e che quindi lasciava appunto parte della località "al di sopra" del fiume, ovvero a monte di questo, e altra parte "al di sotto" del fiume, ovvero a valle di questo (Fonte: Annali dei lavori pubblici, 1939, ed.Eredi di A. De Gaetani) La frazione è indicativamente delimitata a ovest da via Capannaguzzo, a nord dallo scolo Mesola, a est da via Carlona e da via Sbarra e a sud dal torrente Pisciatello. Confina ad ovest con Macerone di Cesena e Capannaguzzo di Cesena, a nord con Capannaguzzo di Cesena, a est con Villalta di Cesenatico e a sud con Sala di Cesenatico. Il nome Bagnarola viene erroneamente associato alle paludi pre-bonifiche di epoca rinascimentale ma deriva probabilmente da "Balneum Aurelianum" ossia Bagno (termale) dell'Imperatore Marco Aurelio come da indicazione ritrovata su un'epigrafe dai frati benedettini nel 1505 durante le bonifiche per la realizzazione del mulino (Fonte: Bruno Ballerin, Bagni pubblici romani a "Villa Bagnarola" di Cesenatico, p. 5 in Romagna arte e storia,n. 90, a. XXX, 2010). È la zona del comune di Cesenatico di insediamento più antico, come dimostrano ritrovamenti risalenti all'età del ferro (700-500 a.C.) documentati nel libro dell'Antiquarium di Cesenatico. Nel 2000-2002, durante i lavori per una nuova lottizzazione in via Balitrona, si sono individuate una serie di buche, alcuni pozzi e presumibilmente alcuni fondi di capanne, indicativi di un'area abitativa. Tali capanne, senz'altro costruite in legno, frasche o altro materiale deperibile, avevano pavimenti in terra battuta, un piccolo focolare e pozzetti per la conservazione delle derrate alimentari. All'interno di una delle buche di scarico è stato trovato anche lo scheletro di un piccolo bovino. Una sentenza del 29 Agosto 1205 sui contrasti per la definizione dei possedimenti riminesi e cesenati cita tra gli altri luoghi l'"uadu bagnarole", ossia il guado di Bagnarola. Il tratto di Pisciatello, definito "Rubicoe", che allora deviava poi a nord dell'attuale Cesenatico, era quindi ai tempi linea di confine, ponendo Bagnarola sul versante Cesenate. Alla fine del 1371 l'insediamento registrava già 21 focolari (80-100 abitanti). All'inizio del 1500 i monaci pensarono di erigere un mulino alla Bagnarola. Rivolsero una petizione al governatore di Cesena che gli fece presente un vasto territorio attraverso la strada che conduce al porto, già boschivo ed incolto, da parecchi anni era stato ridotto a coltura e i vari coloni si vedevano costretti a portare in territorio Riminese, i prodotti. Ottenendo il permesso dal governatore i monaci costruirono una chiusa sul Pisciatello e un canale di derivazione per portare l'acqua alla volta della fattoria, e a ridosso di questa eressero un mulino ad acqua. Durante i lavori di scavo, i monaci ebbero la fortuna di trovare un vaso pieno di monete romane. Nel 1584 con l'erezione della parrocchia di Sala approvata dal vescovo Edoardo Gualialdi, Bagnarola entrò a farne parte. Nel 1585 le famiglie erano 101 (690 persone). Nel Settecento accanto al mulino, si sviluppò una fattoria dove i benedettini facevano affluire i prodotti dei loro poderi. A partire dal 1905, abbiamo notizia dell'esistenza di un circolo repubblicano (A Fratti), che riuniva aderenti delle località di Macerone, Bagnarola e Sala. A cavallo tra il 1912 ed il 1913, grazie al contributo del Marchese Lodovico Almerici, venne ampliato l'oratorio e la canonica. La celletta posta all'angolo tra via Cesenatico e via Carlona è stata installata nel 1954, anno mariano. La chiesa parrocchiale è intitolata ai Santi Filippo e Giacomo ed è altresì intitolata alla Madonna del Buon Consiglio, progettata dall'architetto Ilario Fioravanti. Aziende storiche non più attive: Fornace Sacchetti. Edificata all'inizio del secolo scorso su impulso di Don Ercole Fiori, che voleva dare un'alternativa di lavoro a gente del posto disoccupata, e grazie alla disponibilità e all'impegno di alcuni componenti della famiglia Sacchetti ritornati a Bagnarola dopo aver fatto fortuna in sudamerica. L'edificio è ancora oggi visibile con un'architettura caratteristica riedificata solo nel dopoguerra a causa dei danni da bombardamenti. Nell'area della fornace sono ancora presenti due laghetti artificiali; tale zona è chiamata in gergo locale "la fonda"; Falegnameria dei bottai Briganti. Nata alla fine del 1800 per iniziativa di Gino Briganti, era inizialmente una falegnameria generica. Negli anni '60 si specializza nella produzione di botti per aceto, principalmente destinate a Modena e Reggio Emilia, e in minor misura di botti di legno per arredamento. L'edificio è oggi in disuso e rimane solo una piccola esposizione di botti di legno che rimandano alla nuova sede dei bottai a Macerone di Cesena. [1] Dati del Comune di Cesenatico Davide Gnola, Storia di Cesenatico, Ed.Il Ponte Nuovo Claudio Riva, "Da Sant'Agata a Macerone", Ed.BCC di Macerone Gianni Briganti, "Leonardo da Vinci, il mulino di Bagnarola e la collocazione temporale dei fogli del Codice L Archiviato il 9 luglio 2015 in Internet Archive. ", Dispensa online Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bagnarola