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Chiesa di Sant'Andrea Apostolo (Villa Inferno)

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Senza fonti - chiese dell'Emilia-RomagnaSenza fonti - luglio 2017

La chiesa di Sant'Andrea Apostolo è un edificio di culto di Villa Inferno, nel comune di Cervia. Esempio originalissimo di Parrocchia che non si identifica esclusivamente nell'edificio sacro di cui porta il nome, contando infatti, il territorio, su un altro luogo di culto di pari dignità come la Chiesa di San Giorgio a Montaletto. Sorta attorno al 1680, a perpetuare la memoria di un'antica Pieve di cui già si fa menzione nel XII secolo, la chiesa di Sant'Andrea è chiara espressione dello stile neoclassico. La facciata è contrassegnata da lesene, a separarla in tre moduli distinti, di cui quello di mezzo, a rimarcare la navata centrale ha alla sommità un frontone a forma triangolare, il cui motivo è ripreso ad ornamento anche dell'ingresso. La parte mediana dell'edificio è segnata da una cornice, interrotta centralmente da un'ampia finestra a evidenziarne l'intero corpo orizzontale. Originariamente a navata unica, la chiesa si presenta attualmente con due ampliamenti laterali seguiti ad interventi risalenti ai primi decenni del secolo scorso. Tre aperture ad architrave separano la navata centrale da quella laterale di destra, mentre la sinistra è tutt'una con l'aula. In prossimità del presbiterio si aprono due cappelle con archi a tutto sesto, dedicate rispettivamente alla Vergine ed al S.S. Sacramento. L'abside è separata dalla navata centrale da un'ampia arcata a tutto sesto, sopra la quale è collocato, in posizione a dir il vero infelice, un Crocifisso dipinto su legno di notevole pregio, che le prossime ristrutturazioni si ripromettono di porre in più consona evidenza. Lo sfondo dell'abside è illustrato da un mosaico di forma quadrata raffigurante l'apostolo sant'Andrea, cui la chiesa è dedicata. Aperture a mezzaluna sulle pareti laterali danno luce all'aula, il cui soffitto è caratterizzato da una copertura a capriate in legno, secondo moduli scanditi da lesene esterne. Il campanile, risalente al 1920, danneggiato alla sommità prima da un fulmine e poi dagli eventi bellici, è stato oggetto, in tempi recenti, di opere di recupero che ne hanno alterato la parte terminale che si presenta ora con un decoro merlato.

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Chiesa di Sant'Andrea Apostolo (Villa Inferno)
Via Sant'Andrea,

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Luoghi vicini

Pisignano (Cervia)
Pisignano (Cervia)

Pisignano (Pisgnén in romagnolo) è una frazione del comune di Cervia, in provincia di Ravenna. Comprende la zona occidentale del comune e confina a nord con Castiglione, a sud-est con Villa Inferno e a ovest con il comune di Cesena. Sorse a margine dell'area centuriata che si estende fra Cesena e Cervia (conservatasi fino ad oggi), sull'attuale via Confine che segna probabilmente un antico tracciato della via costiera Popilia. Il toponimo deriva probabilmente da un nome gentilizio molto comune nella penisola italica: Pis(s)inius o Pisenius. Non vi sono informazioni certe sulla nascita dell'abitato, mentre è nota fin dal X secolo la Pieve di Santo Stefano, l'edificio sacro più antico dell'attuale territorio cervese, che sorge in un luogo che fu un insediamento romano votato al dio Mitra, di cui è testimonianza un cippo militare antistante la chiesa. La pieve costituiva il principale fulcro della vita religiosa e sociale per un territorio che, all'epoca del riordino delle comunità cristiane del IX secolo, comprendeva, oltre all'odierno territorio di Pisignano, anche quello di Cannuzzo e Castiglione, Mensa oltre il fiume Savio ed il territorio verso il mare sino alla tenuta Ragazzena. Utilizzata come zona adatta all'agricoltura, a differenza della zona attorno alle saline, Pisignano risentiva della proprietà legata a monasteri del ravennate e nobiltà forestiera; per questo motivo solo dopo le confische dei beni ecclesiastici tra il 1797 ed il 1799 e la formazione di un ceto locale di proprietari terrieri, i terreni agricoli a piantata iniziarono a soppiantare la rilevante presenza di arativo nudo e prativo che all'inizio del XIX secolo copriva ancora oltre il 46% del territorio. Con l'avvento della coltura del riso intorno alla metà del XIX secolo, Pisignano assieme alle altre frazioni comunali arrivò a contare 1.300 ettari di risaie, mal tollerate dalla Magistratura cittadina che vedeva la loro presenza come fonte di possibili problemi di coesistenza con le saline e, in un successivo momento, problemi sociali legati allo sfruttamento dei braccianti nelle risaie, che andavano a sostituire il contratto di mezzadria presente sul territorio da secoli. I braccianti portarono più volte le loro proteste a partire dall'inverno tra il 1854 ed il 1855 fino agli anni '20 del novecento al cospetto del governo della città, ma è ormai assodato che le risaie furono un motore di modernizzazione per il comune, e di uscita dall'isolamento economico dovuto alla produzione del sale. Questa chiesa è l'edificio sacro più antico del territorio cervese tra quelli tuttora in funzione. Menzionata già nell'anno 977, fu riedificata nel 1521 sulle rovine della pieve preesistente, gravemente danneggiata da orde di soldatesche sbandate dopo la battaglia di Ravenna del 1512. La chiesa ebbe la consacrazione a Santo Stefano nel 1527. L'aeroporto di Cervia-Pisignano è un aeroporto militare sede dal 5 ottobre 2010 del 15º Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana.

Stazione meteorologica di Cervia Pisignano
Stazione meteorologica di Cervia Pisignano

La stazione meteorologica di Cervia Pisignano è la stazione meteorologica di riferimento per il servizio meteorologico dell'Aeronautica Militare e per l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia, relativa alla località di Cervia. La stazione meteo si trova nell'Italia nord-orientale, in Emilia-Romagna, nel comune di Cervia, a 10 metri s.l.m. e alle coordinate geografiche 44°13′23.72″N 12°18′20.94″E44°13′23.72″N, 12°18′20.94″E. In base alle medie climatiche del periodo 1971-2000, le più recenti in uso, la temperatura media del mese più freddo gennaio, è di +3,5 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +22,9 °C; mediamente si contano 29 giorni di gelo all'anno e 30 giorni con temperatura massima uguale o superiore ai +30 °C. I valori estremi di temperatura registrati nel medesimo trentennio sono i −15,4 °C del gennaio 1985 e i +39,7 °C del luglio 1983. Le precipitazioni medie annue si attestano a 658 mm, mediamente distribuite in 77 giorni di pioggia, con minimo relativo in inverno e picco massimo in autunno. L'umidità relativa media annua fa registrare il valore di 78,2% con minimo di 72% a luglio e massimo di 86% a dicembre; mediamente si contano 62 giorni di foschia all'anno. Di seguito è riportata la tabella con le medie climatiche e i valori massimi e minimi assoluti registrati nel trantennio 1971-2000 e pubblicati nell'Atlante Climatico d'Italia del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare relativo al medesimo trentennio. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, ancora in uso per l'Organizzazione meteorologica mondiale e definita Climate Normal (CLINO), la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +2,9 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +22,5 °C; si contano, mediamente, 58 giorni di gelo all'anno. La nuvolosità media annua si attesta a 4,2 okta, con minimo di 2,6 okta a luglio e massimo di 5,6 okta a gennaio. Le precipitazioni medie annue, inferiori ai 700 mm e distribuite mediamente in 78 giorni, presentano un minimo relativo in inverno e in tarda primavera e un picco moderato tra l'estate e l'autunno, in un contesto di una distribuzione quantitativa annuale piuttosto regolare. L'umidità relativa media annua fa registrare il valore di 77,7 % con minimo di 72 % a luglio e massimi di 85 % a dicembre e a gennaio. Nella tabella sottostante sono riportati i valori delle temperature estreme mensili dal 1968 ad oggi, con il relativo anno in cui sono state registrate. Nel periodo esaminato, la temperatura minima assoluta ha toccato i −16,5 °C nel gennaio 1985, mentre la massima assoluta di +39,2 °C è dell'agosto 2003. Cervia Stazione meteorologica Clima italiano Dati in tempo reale, medie climatiche e previsioni del tempo per la stazione meteorologica di Cervia, su meteoam.it.

Pioppa
Pioppa

Pioppa (La Piòpa in romagnolo) è una frazione di Cesena (FC). Ubicata a nord-est di Cesena, sulla via Cervese (ex Strada Statale 71bis) che conduce a Cervia e bisettrice della centuriazione romana, Pioppa è posta a 8 metri sul livello del mare, a circa 9 km dal centro di Cesena. Le frazioni più vicine sono San Giorgio a 3 km, Calabrina a 2 km, Capannaguzzo a 3 km. La frazione rientra nel quartiere Cervese Nord. Appartiene al Ferro di Cavallo, termine geografico locale con cui si indica l'insieme delle località Martorano, Ronta, S. Martino in Fiume, Bagnile, S. Giorgio, Pioppa, Calabrina, Villa Calabra. Il toponimo Pioppa risale ai primi del Novecento, e si riferisce ad un grande pioppo, ora non più esistente, posto all'incrocio di via Montaletto con via Cervese. Nella zona il toponimo più antico è invece Belpavone. Qui nel 1377, in un pozzo, ebbero sepoltura i caduti di uno scontro tra Cesenati e mercenari bretoni. Ulteriori toponimi giunti ai giorni nostri sono Pradacci a sud e Spinalbeto a nord: quest'ultimo allude chiaramente alla presenza di siepi di biancospino che allora delimitavano i poderi lungo le vie centuriali. La fisionomia del territorio acquisita oltre duemila anni fa con l'opera di centuriazione, avvenuta verosimilmente dopo la fondazione della colonia di Ariminium nel 268 a.C., è ancora perfettamente riconoscibile. Resti archeologici, rinvenuti lungo la via Macina e nel podere Bel Pavone, attestano la presenza nell'area di Pioppa di edifici rustici da collegarsi alla vita agricola e domestica dei coloni romani. La zona fu soggetta a dissesto idro-geologico a causa delle alluvioni del 400-750 che portò all'abbandono di vasti appezzamenti di terreno e al ridiffondersi dei boschi. La presenza di boschi e selve nella zona di Pioppa è documentata dal Codice bavaro che in un documento fa riferimento alla selva di San Teodoro, situata nel territorio di Cervia e Rimini e compresa fra Padule (la zona già impaludata tra Cesenatico e Cervia), la selva Sancte Agathe (Capannaguzzo, Villalta e Bagnarola), i beni di diritto di Sant'Andrea (vicino a Villa Inferno) e il torrente Cesenula (Cesuola, ora individuato nel Mesola di Montaletto). Il miglioramento climatico che seguì, tra il 750 e il 1150, portò ad una ripresa del controllo dell'uomo sull'ambiente, spinta dalla forte ripresa dell'incremento demografico a estendere il più possibile le aree coltivate. Come testimonia un documento del 1513 dal quale risulta la vendita di terreni arativi ubicati nel fondo Belpavone, toponimo rimasto nella omonima via nelle vicinanze dell'abitato, Pioppa era giurisdizione della pieve di S. Pietro in Cerreto. La soppressione di questa nel 1520 trasferì l'intera zona sotto la giurisdizione della nuova parrocchia di San Giorgio di Piano, dai cui registri si evince che nell'anno 1602 nelle Ville Belpavone e Becungiano vivevano 656 persone. Nella Villa Petrosa, detta anche "la Melona", venne eretto nel 1604 l'oratorio di S. Anna, di cui si hanno notizie fino al 1833. Dal 1808 al 1817, in periodo napoleonico, insieme a Gattolino, la località è appartenuta al comune di Cesenatico, nel distretto di Cervia. Dopo l'avvento del regime, i fascisti requisirono una piccola osteria, attigua al negozio di generi alimentari, per adibirla a sede della locale casa del fascio. Il 29 aprile 1944 il territorio a nord di Cesena, compresa La Pioppa, ove era attiva la lotta clandestina di resistenza, subì il drammatico rastrellamento ad opera del feroce Battaglione repubblichino proveniente dalla Dalmazia. L'11 aprile 1964 Pioppa venne costituita parrocchia autonoma (quale stralcio da San Giorgio e Capannaguzzo) e dedicata a San Benedetto abate, per ricordare le bonifiche effettuate nel medioevo dai monaci benedettini dell'Abbazia del Monte di Cesena. Nel 2012 eccezionali nevicate colpirono la zona, provocando il crollo della grande serra attigua alla Casa del Popolo in cui avvenivano varie feste paesane. Lapide in memoria del maggiore Aldo Di Caprio e del sergente allievo ufficiale Francesco Ricci, morti il 4 maggio 1963 nello schianto del loro aereo durante un'esercitazione. Il maggiore Di Caprio, decollato dalla base di Miramare di Rimini, non è riuscito nel tentativo di effettuare un atterraggio di emergenza all'aeroporto di Pisignano ed il velivolo, in fiamme, è caduto in picchiata in un campo di grano non lontano dall'abitato, a due chilometri in linea d'aria dalla pista. Entrambi i militari sono morti sul colpo. La lapide marmorea versa oggi in condizioni di abbandono e l'iscrizione su di essa è quasi completamente scomparsa. Cippo commemorativo al gemellaggio con Moresco, (2006) Monumento al pasquarolo: una lama di acciaio profilata raffigurante un pasquarolo con cappello, mantello e tromba (2009) Monumento al maestro Vittorio Borghesi, virtuoso della fisarmonica. L'opera è costituita da un busto in bronzo (riproduzione di un'analoga opera in terracotta realizzata da Tito Neri nel 1980) completato dalla sagoma in plexiglas di un disco 45 giri (2015). Nel 2008, per evitare l'intenso traffico di attraversamento lungo la via Cervese, è stata realizzata una circonvallazione, che aggira da sud-est l'intero abitato, congiungendosi alla via principale con due rotatorie. Moresco, Italia, dal 2004 Pur non trattandosi di un comune, Pioppa ha instaurato un gemellaggio con il comune marchigiano di Moresco (AP), nato nel 2004 ad opera de "I Pasquarul d'la Piopa", locale gruppo musicale folkloristico; il gemellaggio si è concretizzato il 30 ottobre 2005 a Moresco, durante la Festa del braciere, quando è stato piantato un pioppo nel giardino sotto il borgo, in onore dei cesenati. Analoga cerimonia si è svolta il 24 settembre 2006 con la posa di una pianta di corbezzolo, donata dalla comunità di Moresco, all'interno della rotonda Pioppa (a sud dell'abitato), nonché di un cippo commemorativo riportante una targa. Dal 1965 è attivo il Gruppo Sportivo Pioppa che ha organizzato in passato, per 34 edizioni, una gara ciclistica in circuito per dilettanti. Oggi le attività svolte dal G.S. Pioppa riguardano calcio, pallavolo e biliardino. Per lo svolgimento dell'attività sportiva viene inoltre gestito il locale campo sportivo comunale. Simona Benedetti e Valdes Onofri, Novacoop, Storia delle Case del Popolo nel territorio cesenate, Cesena (FC), Il Ponte Vecchio, 1998. ISBN non esistente G. Conti, G. V. Guerrieri, G. Mosconi, R. Pieri, C. Riva, M. Valdinosi, A. Veggiani, San Giorgio tra cronaca e storia, Cesena (FC), Cassa Rurale ed Artigiana San Giorgio di Cesena, 1987 ISBN non esistente Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pioppa

Chiesa della Madonna della Neve (Cervia)

La chiesa della Madonna della Neve è un edificio di culto di Cervia. Ha origine da una leggenda del IV secolo il culto per la Vergine della Neve, talmente radicato nella popolazione del territorio da spingere i salinari, già in antichi tempi, ad eleggerla a propria patrona. Si doveva però attendere fino al 1603, all'epoca ancora di Cervia Vecchia, per vedere sorgere, in mezzo alle saline, a ridosso della strada per Forlì, una chiesa che ne assumesse e ne tramandasse il nome. Edificio dalle linee sobrie con due lesene ad incorniciare un ingresso notevolmente elevato in altezza, per circa un secolo ospitò, collocata dietro l'altare, la famosa omonima tela di Barbara Longhi, ora custodita nella cattedrale di Cervia. La demolizione, alla fine del 1600, della vecchia città, coincise con l'inizio della fase di decadenza di questo luogo di culto, destinato ad ossario dei cervesi dissepolti dal vecchio cimitero, ma, ciononostante meta di un'annuale processione popolare con la burchiella. Usanza andata man mano affievolendosi, fino ad interrompersi nel 1867 allorché la chiesa fu espropriata, sconsacrata e preclusa a visite da parte del pubblico. L'intitolazione venne successivamente ripresa in una parrocchia nella zona Malva, con un moderno edificio progettato dall'architetto cervese Domenico Zamagna. L'8 dicembre 2007 è stata inaugurata la nuova chiesa dall'arcivescovo metropolita di Ravenna-Cervia Giuseppe Verucchi.