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Gambettola

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E' Bosch
E' Bosch

Gambettola (E' Bosch in romagnolo) è un comune italiano di 10 854 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Il comune, che è distante circa 30 chilometri dal capoluogo Forlì, si trova nel comprensorio di Cesena.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Gambettola (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Gambettola
Viale Carducci, Unione Rubicone e mare

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47035 Unione Rubicone e mare
Emilia-Romagna, Italia
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E' Bosch
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Luoghi vicini

Budrio (Longiano)
Budrio (Longiano)

Budrio è una frazione del comune di Longiano, nella provincia di Forlì-Cesena, con parziale estensione nei territori comunali di Cesena e Gambettola. La più antica menzione di Budrio risale al 1059. Proprietà del contado di Rimini, comprendeva anche il rio Ospedaletto. Nel 1205 il Podestà di Bologna Uberto Visconti stabilì a Budrio i confini tra il contado di Rimini e quello di Cesena. Il paese si sviluppò lungo la via Emilia, dove nell'XI secolo fu costruita la Masona (chiesa e ospizio) dedicata ai Santi Simone e Giuda, proprietà dei cavalieri Templari, poi passata nel 1312 all'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Terra di confine tra i territori comunali di Longiano, Cesena e Gambettola, Budrio si sviluppò soprattutto nel secondo dopoguerra, aumentando di popolazione e divenendo un distretto industriale. Sebbene il suo centro si trovi nel comune di Longiano, l'abitato si estende anche ai comuni di Cesena e Gambettola. A Budrio sorgeva la Masona dei Santi Simone e Giuda, risalente all'XI secolo, proprietà dei Templari, dei Giovanniti e successivamente dei Cavalieri di Malta. L'edificio, situato sulla via Emilia all'incrocio per Gambettola, fu però demolito nel 1969. La moderna chiesa parrocchiale fu realizzata solamente negli anni novanta e consacrata il 26 ottobre 1991. Presso la riva destra del torrente Rigossa si trova invece ancora oggi l'Osteria del Budrio, costruita da Gottifredo d'Iseo, primo feudatario di Gambettola, nel XV secolo, edificio che vestì per secoli la funzione di osteria, oltre che occasionalmente di ospizio, scuola e locanda. È situata nella zona che rientra nel comune di Gambettola. Longiano Cesena Gambettola

Bulgarnò
Bulgarnò

Bulgarnò è una frazione del comune di Cesena, in provincia di Forlì-Cesena. È situata 7 km ad est di Cesena e 2 km a nord da Gambettola. Il borgo è di origini bizantine e secondo la tradizione prende nome da soldati bulgari giunti ai tempi dei longobardi. Nello stesso comune di Cesena vi è un'altra frazione chiamata Bulgaria. Fu feudo della famiglia cesenate dei Roverella sin dal XV secolo. Il paese come appare attualmente si è sviluppato a partire dalla prima metà del XX secolo nel territorio della storica tenuta. La parrocchia appartiene alla diocesi di Cesena-Sarsina. Chiesa di Santa Maria Assunta, moderna chiesa parrocchiale situata nella piazza del paese. Villa-castello di Bulgarnò, imponente edificio a pianta quadrangolare costruito attorno al 1450 dalla famiglia Roverella di Cesena. È nominato per la prima volta in un documento del 1662, dove è citato come un palazzo poderale che pare aver già in parte perso le caratteristiche di fortificazione, ma che ancora non possiede quelle di villa rinascimentale. In epoca successiva è stato privato della merlatura e nel 1942 sono stati dimezzati i due torrioni. Attualmente è adibito ad abitazione privata. Monumento ai caduti di Bulgarnò, cippo posto nella piazza principale, vi sono incisi i nomi di tutti gli abitanti del paese che sono deceduti nelle due guerre mondiali. La principale attività economica è sempre stata l'agricoltura, incentrata soprattutto sulla produzione di fragole e pesche. Negli ultimi tempi, sia per l'abbandono delle campagne da parte dei giovani che per i prezzi sempre più bassi della frutta, c'è stato un ritorno alla produzione di grano, pianta che richiede meno manodopera e quindi meno costi, rispetto alle tradizionali pesche e fragole.

Bagnarola (Cesenatico)
Bagnarola (Cesenatico)

Bagnarola (La Bagnarôla in romagnolo) è una frazione del comune di Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena. È situata 6 km a sud-ovest dal centro di Cesenatico, a breve distanza dal confine con il territorio comunale cesenate e la frazione di Macerone. A sud dell'abitato scorre il torrente Pisciatello. La frazione, a sua volta suddivisa nelle località di Bagnarola di Sopra e Bagnarola di Sotto, si sviluppa prevalentemente lungo l'ex SS 304. La suddivisione trae origine dalla morfologia del territorio, un tempo tagliato dal fiume Pisciatello che "anticamente si perdeva in una palude" e che quindi lasciava appunto parte della località "al di sopra" del fiume, ovvero a monte di questo, e altra parte "al di sotto" del fiume, ovvero a valle di questo (Fonte: Annali dei lavori pubblici, 1939, ed.Eredi di A. De Gaetani) La frazione è indicativamente delimitata a ovest da via Capannaguzzo, a nord dallo scolo Mesola, a est da via Carlona e da via Sbarra e a sud dal torrente Pisciatello. Confina ad ovest con Macerone di Cesena e Capannaguzzo di Cesena, a nord con Capannaguzzo di Cesena, a est con Villalta di Cesenatico e a sud con Sala di Cesenatico. Il nome Bagnarola viene erroneamente associato alle paludi pre-bonifiche di epoca rinascimentale ma deriva probabilmente da "Balneum Aurelianum" ossia Bagno (termale) dell'Imperatore Marco Aurelio come da indicazione ritrovata su un'epigrafe dai frati benedettini nel 1505 durante le bonifiche per la realizzazione del mulino (Fonte: Bruno Ballerin, Bagni pubblici romani a "Villa Bagnarola" di Cesenatico, p. 5 in Romagna arte e storia,n. 90, a. XXX, 2010). È la zona del comune di Cesenatico di insediamento più antico, come dimostrano ritrovamenti risalenti all'età del ferro (700-500 a.C.) documentati nel libro dell'Antiquarium di Cesenatico. Nel 2000-2002, durante i lavori per una nuova lottizzazione in via Balitrona, si sono individuate una serie di buche, alcuni pozzi e presumibilmente alcuni fondi di capanne, indicativi di un'area abitativa. Tali capanne, senz'altro costruite in legno, frasche o altro materiale deperibile, avevano pavimenti in terra battuta, un piccolo focolare e pozzetti per la conservazione delle derrate alimentari. All'interno di una delle buche di scarico è stato trovato anche lo scheletro di un piccolo bovino. Una sentenza del 29 Agosto 1205 sui contrasti per la definizione dei possedimenti riminesi e cesenati cita tra gli altri luoghi l'"uadu bagnarole", ossia il guado di Bagnarola. Il tratto di Pisciatello, definito "Rubicoe", che allora deviava poi a nord dell'attuale Cesenatico, era quindi ai tempi linea di confine, ponendo Bagnarola sul versante Cesenate. Alla fine del 1371 l'insediamento registrava già 21 focolari (80-100 abitanti). All'inizio del 1500 i monaci pensarono di erigere un mulino alla Bagnarola. Rivolsero una petizione al governatore di Cesena che gli fece presente un vasto territorio attraverso la strada che conduce al porto, già boschivo ed incolto, da parecchi anni era stato ridotto a coltura e i vari coloni si vedevano costretti a portare in territorio Riminese, i prodotti. Ottenendo il permesso dal governatore i monaci costruirono una chiusa sul Pisciatello e un canale di derivazione per portare l'acqua alla volta della fattoria, e a ridosso di questa eressero un mulino ad acqua. Durante i lavori di scavo, i monaci ebbero la fortuna di trovare un vaso pieno di monete romane. Nel 1584 con l'erezione della parrocchia di Sala approvata dal vescovo Edoardo Gualialdi, Bagnarola entrò a farne parte. Nel 1585 le famiglie erano 101 (690 persone). Nel Settecento accanto al mulino, si sviluppò una fattoria dove i benedettini facevano affluire i prodotti dei loro poderi. A partire dal 1905, abbiamo notizia dell'esistenza di un circolo repubblicano (A Fratti), che riuniva aderenti delle località di Macerone, Bagnarola e Sala. A cavallo tra il 1912 ed il 1913, grazie al contributo del Marchese Lodovico Almerici, venne ampliato l'oratorio e la canonica. La celletta posta all'angolo tra via Cesenatico e via Carlona è stata installata nel 1954, anno mariano. La chiesa parrocchiale è intitolata ai Santi Filippo e Giacomo ed è altresì intitolata alla Madonna del Buon Consiglio, progettata dall'architetto Ilario Fioravanti. Aziende storiche non più attive: Fornace Sacchetti. Edificata all'inizio del secolo scorso su impulso di Don Ercole Fiori, che voleva dare un'alternativa di lavoro a gente del posto disoccupata, e grazie alla disponibilità e all'impegno di alcuni componenti della famiglia Sacchetti ritornati a Bagnarola dopo aver fatto fortuna in sudamerica. L'edificio è ancora oggi visibile con un'architettura caratteristica riedificata solo nel dopoguerra a causa dei danni da bombardamenti. Nell'area della fornace sono ancora presenti due laghetti artificiali; tale zona è chiamata in gergo locale "la fonda"; Falegnameria dei bottai Briganti. Nata alla fine del 1800 per iniziativa di Gino Briganti, era inizialmente una falegnameria generica. Negli anni '60 si specializza nella produzione di botti per aceto, principalmente destinate a Modena e Reggio Emilia, e in minor misura di botti di legno per arredamento. L'edificio è oggi in disuso e rimane solo una piccola esposizione di botti di legno che rimandano alla nuova sede dei bottai a Macerone di Cesena. [1] Dati del Comune di Cesenatico Davide Gnola, Storia di Cesenatico, Ed.Il Ponte Nuovo Claudio Riva, "Da Sant'Agata a Macerone", Ed.BCC di Macerone Gianni Briganti, "Leonardo da Vinci, il mulino di Bagnarola e la collocazione temporale dei fogli del Codice L Archiviato il 9 luglio 2015 in Internet Archive. ", Dispensa online Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bagnarola

Macerone
Macerone

Macerone (E' Masròn in romagnolo) è una frazione del comune di Cesena, in provincia di Forlì-Cesena. Dista all'incirca 8 km dal centro cesenate e altrettanti dal vicino comune costiero di Cesenatico, con il quale la frazione confina. Sorge lungo la sponda sinistra del torrente Pisciatello, a 8 km a nord-est dal centro di Cesena. L'abitato, sviluppatosi principalmente lungo l'ex strada statale 304, è compreso tra il tracciato dell'A14 a ovest e il confine comunale con Cesenatico a est. Il nome deriva dalla parola "macero". Prima della bonificazione all'inizio del Novecento la zona in cui sorge il paese era paludosa e caratterizzata da numerosi maceri, grandi e profonde vasche scavate nel terreno, rivestite di mattoni e mantenute piene d'acqua, utilizzate per il processo di macerazione della canapa, principale risorsa della zona nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento. Durante il XX secolo quasi tutti i maceri sono stati smantellati e, attualmente, ne rimangono in zona solamente cinque, a testimonianza della vita contadina dei tempi passati. Fino all'Ottocento la zona in cui è attualmente sito il paese era prettamente paludosa e semidisabitata. Recava comunque l'impronta della storia: la zona confinante tra Macerone e Gattolino (zona di via Sant'Agà), infatti, rappresenta uno degli ultimi tasselli della centuriazione romana che ha caratterizzato le zone pianeggianti delle campagne romagnole. La borgata nasce nella seconda metà dell'Ottocento e si sviluppa progressivamente arricchendosi di edifici residenziali e servizi. Negli anni ottanta del Novecento è stato costruito il primo grande complesso residenziale (il Peep), mentre agli inizi degli anni novanta è stata inaugurata la locale zona artigianale. Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Eccidio del ponte di Ruffio
Eccidio del ponte di Ruffio

L'eccidio del ponte di Ruffio fu una strage fascista compiuta il 18 agosto 1944 a Ruffio di Cesena, in provincia di Forlì, nel corso della quale furono uccisi otto uomini. Nel luglio 1944 un gruppo di uomini della Marina Nazionale Repubblicana di stanza al faro militare di Cesenatico decise di disertare a seguito dell'ordine, imposto dai tedeschi, di abbandonare la posizione a causa dell'avvicinarsi delle forze alleate. Il manipolo di ex-militari, guidati dal Maresciallo Giuseppe Poggiali, e composto da Gino Gusella, Rino Liverani, Angelo Prodi, Tullio Giorgetti, Guglielmo Zannuccoli e Sauro Casali, decise così di abbandonare Cesenatico per unirsi alle formazioni partigiane attive sull'Appennino cesenate. Dopo aver trascorso un mese di latitanza nei dintorni, il gruppo dei disertori, grazie all'aiuto fornito dal partigiano Dino Ricci di Cesenatico, poté ottenere il via libera per unirsi alla Resistenza locale. Dopo aver recuperato alcuni armamenti, il 18 agosto, gli ex marinai si recarono a Ruffio di Cesena per incontrare la staffetta che li avrebbe condotti tra le file della 8ª Brigata Garibaldi "Romagna". Nell'attesa dell'arrivo della guida il gruppo dei disertori aveva trovato riparo nella casa accanto al ponte sul Pisciatello. Nel pomeriggio al gruppo si unirono Ricci e altri due uomini, uno dei quali era Isacco Hakim, un ebreo bolognese che aveva trovato riparo in Romagna dopo l'8 settembre e si era unito alle formazioni partigiane locali. In serata la casa di latitanza venne circondata da una trentina di uomini della XXV Brigata Nera "Arturo Capanni" guidati dal locale Segretario Garaffoni e da alcuni militari tedeschi. I fascisti avevano potuto rintracciare il nascondiglio dei fuggiaschi grazie alle preziose informazioni fornite loro da un partigiano della zona che, a causa delle pesanti violenze e torture patite, aveva finito per crollare e rivelare tutto ai suoi aguzzini. Così, una volta immobilizzati e legati, i prigionieri vennero condotti sul vicino ponte e ivi sommariamente giustiziati. Alla morte scamparono solamente Casali, che al momento del blitz dei fascisti si trovava nei dintorni alla ricerca della staffetta, e Gusella che, seppur ferito ad un braccio, fingendosi morto riuscì ad ingannare i suoi aguzzini e a fuggire alla volta di Cesenatico. Arnaldo Gaza, classe 1925, di Cesenatico; Tullio Giorgetti, classe 1926, di Rimini; Isacco Hakim, classe 1917, di Bologna; Rino Liverani, classe 1925, di Imola; Giuseppe Poggiali, classe 1910, di Ravenna; Angelo Prodi, classe 1922, di Ravenna; Dino Ricci, classe 1924, di Cesenatico; Guglielmo Zannuccoli, classe 1926, di Cesenatico Aguzzoni Amedeo, nato a Cesena l’08/12/1905, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Battistini Augusto, nato a Cesena il 14/08/1900, fascista repubblicano. Arrestato dai carabinieri nel giugno 1945, detenuto a Forlì e imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. La Cassazione annullò la sentenza rinviando il procedimento alla Corte d’Assise di Perugia. Nuovamente condannato a pena detentiva, fu scarcerato nel 1952. Belli Agostino, nato a Cesena il 25/08/1903, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Casadei Egisto, nato a Cesena il 02/06/1907, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Matassoni Bruno, nato a Cesena il 20/04/1897, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Sandali Aderno, nato a Ferrara il 09/08/1912, fascista repubblicano appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Valducci Colombo, nato a Cesena l’08/04/1903, fascista repubblicano appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Valzania Attilio, nato a Cesena l’08/12/1918, fascista repubblicano appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia. Nell'ottobre successivo, a fronte dell'avanzata alleata, i nazifascisti abbandonarono in tutta fretta Cesena ritirandosi verso nord. I vertici del fascismo locale e la Brigata Nera "Capanni" si trasferirono così a Thiene, in provincia di Vicenza, dove continuarono la loro opera di repressione anti-partigiana. Pochi giorni dopo la Liberazione giunse a Thiene un gruppo di partigiani romagnoli che, una volta trovati nelle carceri locali alcuni membri della Brigata Nera cesenate, tra cui il capitano Garaffoni, li prelevò e li uccise per vendetta nei boschi circostanti. Diversi furono i fascicoli processuali aperti presso la Corte d'Assise Straordinaria di Forlì nei confronti degli esecutori dell'eccidio. La maggior parte dei responsabili furono accusati di collaborazionismo. Tuttavia, se il giudizio in primo grado aveva portato ad una condanna a trent'anni di reclusione per gli imputati, la quale verrà poi annullata da parte della Cassazione a seguito di un ricorso. La Suprema Corte, rilevata la mancata motivazione della condanna, rinviò il caso, per un nuovo giudizio, alla Corte d'Assise Straordinaria di Perugia. Il secondo giudizio si svolse nel 1948 e vide alla sbarra diciannove fascisti: tra questi, oltre i responsabili dell'eccidio di Ruffio, si aggiunsero altri fascisti cesenati riconosciuti quali esecutori di diverse stragi sempre nella città di Cesena (tra cui il rastrellamento di Ronta e Martorano del 29 aprile 1944; le uccisioni di San Giorgio del 22 agosto 1944; la strage della Rocca di Cesena del 3 settembre 1944). La Corte perugina condannò Battistini a 24 anni di reclusione, mentre gli altri furono condonati (non si conosce nel dettaglio le decisioni della Corte relativamente agli altri imputati). Sul luogo della strage è stata eretta nel dopoguerra una stele di marmo a ricordo dei Martiri del ponte di Ruffio. A Cesenatico vi sono due viali intitolati ad Arnaldo Gaza e Dino Ricci, mentre ad Igea Marina una via è stata dedicata a Tullio Giorgetti. 8ª Brigata Garibaldi "Romagna" Cesena

Castello Malatestiano (Longiano)
Castello Malatestiano (Longiano)

Il Castello Malatestiano è una struttura difensiva che domina il borgo di Longiano, in provincia di Forlì-Cesena. Gli interni, restaurati nel XXI secolo, ospitano la sede della fondazione Tito Balestra, con un'importante collezione d'arte moderna e contemporanea. Il castello Malatestiano domina, assieme alla Torre Civica, il centro storico di Longiano. Le diverse destinazioni d'uso intercorse nei diversi periodi storici ne hanno influenzato e cambiato l'aspetto. La presenza di un castello nell'area di Longiano risulta già attestata da un documento del 1059. In età comunale la zona, saldamente in mano ai riminesi, fu lungamente contesa dai cesenati. Nel 1290, dopo l'ennesimo attacco delle truppe di Cesena, Gianciotto Malatesta fece rinforzare la struttura con la costruzione dei bastioni. Entrato tra i possessi della famiglia Malatesta il castello fu poi ampliato nel XII secolo con la costruzione della torre civica, del mastio e dei bastioni. In seguito, papa Leone X concesse Longiano in feudo perpetuo ai conti Rangone di Modena, che modificarono radicalmente l'esterno dell'edificio, adibendo il Castello come residenza nobiliare, abbandonando i caratteri medievali della fortezza militare e difensiva. Risalgono a questo periodo gli affreschi ancora conservati in due stanze del complesso e la vasca veneziana nella corte, come testimonianza della breve dominazione veneziana di Longiano. Passato allo Stato Pontificio nel 1463, tra il 1503 ed il 1506 il castello fu occupato dai veneziani che vi costruirono la vasca tuttora presente nel cortile. Nel 1519 fu infeudato da papa Leone X al conte Guido II Rangoni. Quest'ultimo modificò la struttura eliminando gran parte delle fortificazioni malatestiane e aggiungendo le loggette e riadattando gli interni convertendo così il fabbricato in una residenza. Nel XIX secolo il castello, ed in particolare i suoi ambienti interni, furono ulteriormente modificati. L'edificio è stato sede del municipio di Longiano sino al 1989. Il castello è costituito da numerose stanze, una grande Sala dell'Arengo, la Sala degli Affreschi, due torrioni, un'elegante loggetta, una terrazza panoramica che domina la pianura fino al mare Adriatico, le stanze proprie del Castello, oggi adibita a scopo espositivo, i sotterranei e una suggestiva corte interna con l'antica torre civica e la vasca cinquecentesca veneziana, che comprende anche l'Ex Chiesa Madonna di Loreto. Dopo il Risorgimento, quando divenne sede del comune vennero aggiunte la Sala Consigliare e la Sala degli Affreschi oltre ad alcune modifiche all'esterno. Dai primi anni '90 il Castello è diventato la sede della Fondazione Tito Balestra, aprendo al pubblico come galleria d'arte moderna e contemporanea, con l'obiettivo di tutelare e divulgare l'importante collezione del poeta longianese Tito Balestra, diventando da allora un centro culturale e artistico in Romagna. La collezione costituita da Tito Balestra è tra la più consistente di tutta la regione nel settore dell'arte contemporanea. Vi si possono trovare tracce dei più grandi artisti del ‘900 italiano (da Mario Mafai a Ottone Rosai, da Filippo De Pisis a Mario Sironi, passando per Renato Guttuso, Giorgio Morandi, Renzo Vespignani, Antonio Zancanaro) e del panorama internazionale (Mark Chagall, Francisco Goya, Oskar Kokoschka, Henri Matisse, Cy Twombly fra gli altri). Particolarmente ingente è il numero di opere di Mino Maccari, quasi 2000, intimo amico del poeta e importante figura della pittura italiana del secondo Novecento, costituendo praticamente quasi un museo autonomo. Oltre alla collezione artistica, la fondazione gestisce la biblioteca che conta migliaia di volumi, alcuni anche rari, grazie alle recenti donazioni. Attualmente è in fase di catalogazione in attesa di essere aperta al pubblico. Ospita inoltre l'archivio sull'attività di Tito Balestra. La fondazione Tito Balestra organizza inoltre eventi e attività artistiche nelle sale del Castello, come laboratori didattici, concerti, mostre temporanee, conferenze e presentazione di libri e volumi. D'estate la corte Carlo Malatesta antistante il castello ospita concerti di musica classica e contemporanea. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello malatestiano