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Stazione di Flocco

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La stazione di Flocco è una stazione della ferrovia Circumvesuviana, sita nel comune di Poggiomarino. Si trova sulla ferrovia Napoli-Ottaviano-Sarno. La stazione dispone di un fabbricato viaggiatori con sala di attesa e biglietteria, è munita di un solo binario dedicato al servizio sia in direzione Sarno sia in direzione Napoli Porta Nolana. Il traffico passeggeri è più intenso nelle ore mattutine grazie ai numerosi lavoratori e ai numerosi pendolari. Servizi igienici

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Flocco (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Stazione di Flocco
Via Flocco Vecchio,

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Flocco

Via Flocco Vecchio
80047
Campania, Italia
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Luoghi vicini

Cangiani
Cangiani

Cangiani è una frazione del comune campano di Boscoreale, nella città metropolitana di Napoli. Si sviluppa sull'omonima strada ed è per questo talvolta indicata come Via Cangiani. La storia del piccolo centro è correlata alla costruzione di un canale d'irrigazione, con relativi mulini ad acqua, che avrebbe collegato le acque del fiume Sarno a Torre Annunziata. L'opera, iniziata nel 1593 e terminata nel 1605, vedeva nella zona in cui sorge l'attuale villaggio, un punto culminante, e di cambio di pendenze, tra la pianura dell'Agro nocerino-sarnese e la discesa a valle verso il mare, a Torre Annunziata. Data la sua posizione, tale zona sarebbe stata localmente definita Cangio, che in napoletano significa "cambio", offrendo un'ipotesi sull'origine del toponimo. Altra ipotesi, più accreditata, fa risalire il toponimo Cangiani ad una nobile famiglia partenopea, i Cangiano, ivi residente nel XIX secolo ed a cui apparteneva la Cappella Cangiani (1575), situata a Napoli. Cangiani, situato nell'area nordorientale del comune e lungo l'omonima via, è urbanisticamente contiguo con le frazioni boschesi di Marchesa (ad ovest) e Marra (ad est), e fa parte dell'area vesuviana. L'abitato sorge nei pressi del confine con la Provincia di Salerno, nel comune di Scafati, da cui dista 4,7 km. Gli altri centri più vicini sono le altre due frazioni boschesi di Pellegrini e Passanti, Poggiomarino (4 km nord), la frazione scafatese di San Pietro (3,7 km sud), Boccia al Mauro (4 km ovest), Boscoreale (5 km ovest), e Terzigno (5,2 km nord-ovest). La frazione è attraversata da nord-ovest a sud-est dalla Strada statale 268 del Vesuvio, e gli svincoli più vicini ad essa, entrambi a circa 2 km, sono "Scafati" e "Poggiomarino-Boscoreale". Cangiani è inoltre servita dall'omonima stazione ferroviaria della Circumvesuviana, sulla linea Napoli-Torre Annunziata-Pompei-Poggiomarino, che la collega direttamente con la città partenopea. Zona rossa del Vesuvio Scavi archeologici di Boscoreale Pagina di Cangiani sul sito municipale di Boscoreale Archiviato il 10 marzo 2016 in Internet Archive.

Terzigno
Terzigno

Terzigno è un comune italiano di 17 260 abitanti della città metropolitana di Napoli in Campania. Si estende su una superficie di circa 23 km². Confina con Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Poggiomarino, Boscotrecase, Boscoreale. Dista dal mar Tirreno solamente 11 km. Sorge alle falde del Vesuvio, sul versante sud-orientale del vulcano. Appartengono al suo territorio un fitto bosco detto "Bosco del Vesuvio" e una pineta detta "Pineta mediterranea", per un'estensione di oltre 265 ettari. Fa parte del Parco Vesuvio con 1700 ettari di territorio. Il comune è sorto nel 1913 per scorporo dal comune di Ottaviano. Quindi la storia di Terzigno è la medesima di quella di Ottaviano, almeno sino al XX secolo. Sotto il profilo ecclesiastico faceva parte della Parrocchia e Chiesa madre di San Michele Arcangelo in Ottaviano. Anticamente era composto dai due rioni degli Avini e dei Bifulchi. Comunque da reperti ritrovati si è scoperto che l'area era abitata già in epoca romana. Gli aristocratici della vicina Pompei amavano infatti il panorama spettacolare del Vesuvio e del Golfo di Napoli. Più recentemente anche Terzigno visse i moti liberali che precedettero l'unità d'Italia: nella località, allora appartenente al Comune di Ottaviano, trovò infatti morte nel 1861 il Capitano delle Guardie Nazionali Don Giuseppe Boccia, a cui fu sparato alle spalle da alcuni briganti. Lo stemma del comune, concesso con regio decreto del 31 agosto 1928, reca l'immagine del Vesuvio, e il motto Ter Ignis ("tre volte il fuoco"), che dovrebbe far riferimento al fatto che il paese è stato tre volte distrutto dalle eruzioni, e da cui si ritiene derivi il nome del paese. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Chiesa dell'Immacolata Concezione. Palazzo Menichini, palazzo gentilizio dell'Ottocento. Villa Bifulco, villa vesuviana del Settecento, attribuita a Luca Vecchione. Ville romane di Cava Ranieri Museo archeologico di Terzigno Museo Emblema Una parte del comune rientra nel parco nazionale del Vesuvio Abitanti censiti al 31 dicembre 2022 vi erano 1.935 stranieri, pari all'11,38% della popolazione. A Terzigno sono presenti scuole pubbliche statali per tutti i gradi d'istruzione: un Circolo Didattico, un istituto Comprensivo Statale "G. Giusti" ed il Liceo Scientifico, Scienze Umane e Linguistico I.S.I.S. Striano-Terzigno, sede succursale dell'Alberghiero di Striano. Il fertile suolo vulcanico consente la tradizionale attività della viticoltura e la produzione del rinomato vino Lacryma Christi ha reso Terzigno famosa nel mondo. Inoltre è zona di coltivazione del pomodoro "del piennolo". Accanto alle attività agricole tradizionali, col tempo hanno acquisito sempre maggior rilevanza quelle industriali. Parte delle aziende operanti nel campo dell'abbigliamento e della manifattura tessile si sono infatti trasferite a Terzigno dalla vicina San Giuseppe Vesuviano. Non mancano le attività nel campo alimentare, un'altra attività degna di nota è l'estrazione della pietra lavica, la cosiddetta "pietra vesuviana", opportunamente lavorata per l'uso in campo edilizio e nella pavimentazione stradale. Stazione di Terzigno (non più utilizzata, sulla ferrovia Cancello-Torre Annunziata) Stazione di Terzigno (Circumvesuviana), linea Napoli-Ottaviano-Sarno Stazione di Boccia al Mauro (non più utilizzata, sulla ferrovia Cancello-Torre Annunziata) Strada statale 268 del Vesuvio, uscita omonima Hanno sede nel comune diverse associazioni sportive: Gruppo podistico "ASD TERZIGNO CORRE" A.C.D. Pro Terzigno - Prima Categoria A.S.D. Atletico Terzigno - Terza Categoria A.S.D. Progetto Futsal Terzigno A.S.D. Terzigno Sport Academy Ottaviano (Italia) Scavi archeologici di Boscoreale Wikinotizie contiene notizie di attualità su Terzigno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Terzigno Sito ufficiale, su comune.terzigno.na.it.

Boccia al Mauro
Boccia al Mauro

Boccia al Mauro ('O Mauro in napoletano) è la maggiore frazione del comune campano di Terzigno, nella città metropolitana di Napoli. Dall'epoca altoimperiale fino a quella medievale, nella pianura orientale del Vesuvio includente anche la stessa Boccia al Mauro, sorgeva un vasto bosco acquitrinoso chiamato Silva mala. Il paese, così come tutto il territorio comunale terzignese, ha fatto parte del comune di Ottaviano fino al 1913, anno in cui Terzigno fu elevato a comune autonomo per scorporo. Boccia al Mauro, situata lungo la strada provinciale che collega la frazione boschese di Passanti (2 km sud) con Terzigno (2 km nord), fa parte dell'area vesuviana e sorge in una pianura alle immediate pendici orientali del Vesuvio. Tra le altre località più vicine ad essa vi sono Boscoreale (3,5 km sud-ovest), Cangiani (4 km est), San Giuseppe Vesuviano (4 km nord), Poggiomarino (4,5 km nord-est), Pompei (5 km sud), Scafati e la sua frazione San Pietro (entrambe a 5,5 km sud), Boscotrecase (6 km sud-ovest) e Torre Annunziata (6,5 km sud-ovest). La frazione sorge a breve distanza dalla Strada statale 268 del Vesuvio, e lo svincolo più vicino ad essa, a circa 2 km est, è quello di "Terzigno". Boccia era altresì servita dall'omonima stazione ferroviaria, attivata nel 1940, fino all'avvenuta chiusura della linea Cancello-Torre Annunziata, nell'ottobre 2014. L'attuale stazione più vicina, a 2 km, è quella di Terzigno, sulla linea Circumvesuviana Napoli-Ottaviano-Sarno. Zona rossa del Vesuvio Scavi archeologici di Boscoreale Boccia al Mauro su italia.indettaglio.it

Striano
Striano

Striano è un comune italiano di 8 764 abitanti della città metropolitana di Napoli in Campania, situato nella Valle del Sarno. La città è situata nella Valle del Sarno, porzione sud–orientale della Piana campana, pianura incastrata tra i monti degli Appennini, il Vesuvio, i Monti Lattari e aperta verso il mar Tirreno. Confina a nord con Palma Campania, a est con Sarno (SA), a sud con San Valentino Torio (SA), a ovest con Poggiomarino e a nord ovest con San Giuseppe Vesuviano; la parte destra del comune è bagnata dal fiume Sarno. Il territorio comunale si estende su una superficie di circa 7,58 km² la sua altitudine sul livello del mare è tra i 30 ed i 16 metri (22 metri in piazza 4 novembre). Su questa area, non particolarmente vasta, si sta innescando una sostenuta domanda abitativa. Il comune fa parte del Parco regionale Bacino Idrografico del fiume Sarno. La crescita della popolazione dal 1998 ad oggi è dovuta al fatto che in seguito ad un'alluvione avutasi nella vicina Sarno, molte persone si sono stabilite a Striano, per allontanarsi dalle zone a rischio. Altro fattore è l'immigrazione di comunitari ed extracomunitari, nonché l'ottima posizione geografica che garantisce collegamenti efficienti con i capoluoghi, Pompei, la fascia costiera napoletana, amalfitana e sorrentina. La stazione meteorologica più vicina di cui sono disponibili i dati è quella di Napoli Capodichino. Secondo le medie mensili calcolate sul periodo 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo (gennaio) è di circa +8,1 °C, mentre quella del mese più caldo (agosto) è di circa +23,7 °C. Le precipitazioni medie annue sono di circa 1000 mm. Classificazione climatica di Striano: Zona climatica C, 1178 GG. Sul toponimo del comune ci sono pareri discordanti. Il toponimo Striano è di origine romana. Un fundus Histrianus è citato nella tavola di Velleja e Striano ne è la forma aferetica. Nel Medioevo troviamo il toponimo Histricanum citato nella Bolla di erezione della Diocesi di Sarno del 1066. Tradizionalmente si pensava che provenisse da Istra, errato luogo di origine di San Severino, patrono del comune. Recentemente, attraverso studi e ricerche, si è dimostrato che il toponimo deriva esattamente dalla caratteristica configurazione dei terreni strianesi chiamati stigati, e dal modo di lavorarli. I primi insediamenti sul territorio strianese risalgono al IX secolo a.C., come testimoniato dai ritrovamenti di una necropoli del villaggio sorto tra la metà dell'età del Bronzo e il VI secolo a.C. sulle rive del fiume Sarno. Il territorio fu bonificato dagli opici, popoli indigeni che incrementarono la coltivazione di cereali e d'uva nella fertile valle. Conquistato dagli etruschi, dopo la battaglia persa con i siracusani, furono costretti a cederlo ai sanniti, i quali si insediarono in ville rustiche, una sorta di aziende agricole. Il grande terremoto di Pompei del 62 e la successiva eruzione del Vesuvio del 24 agosto del 79, che seppellì parte delle campagne sotto una spessa coltre di lapillo e cenere, portarono morte e desolazione, costringendo la popolazione a scappare, abbandonando le fertili terre. Cominciò così per il villaggio un periodo di buio assoluto. Nel III - IV secolo la vita riprese; le ville rustiche ripresero la loro attività. Queste ville tardo-imperiali erano fornite di una pars dominica, diretto possesso del proprietario e una pars massaricia assegnata ai coloni-servi della gleba. Nel 1066 viene eretta la Diocesi di Sarno dal Arcivescovo di Salerno Alfano I, con la bolla convalidata da Papa Alessandro II, dove vengono specificati i confini della diocesi. Tra questi troviamo il toponimo Histricanum, che indicava il territorio alla destra del fiume Sarno, disseminato di capanne di paglia e fango, abitate da agricoltori e pastori. In una pergamena del 1107 del Monastero di Sant'Angelo in Formis il territorio strianese viene definito come una immensa palude estesa dal fiume Sarno ai limiti della foresta della Silva mala (nei pressi di Boscoreale). Ruggero, Signore di Lauro e di Striano, proprietario dei pascoli nella palude al Frasso di Striano, lo dona a Bonomo, Priore della chiesa di San Pietro di Scafati. L'inizio di una vera e propria ripresa di vita si ebbe solamente dal 1123 con la donazione fatta ai monaci benedettini del Monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli, da parte del Vescovo di Nola, Guglielmo, della chiesa di San Michele Arcangelo con l'annessa masseria. Grazie all'opera dei Benedettini, i terreni macchiosi vennero disboscati e furono rese coltivabili le aree paludose e migliorate le colture esistenti. Nel 1188 il Conte di Caserta Guglielmo di Lauro e il figlio Roberto, Signori di Striano, concessero a Ruggero, abate del Monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli, e ai suoi successori, la facoltà di costruire mulini nel Casale di Striano. Si formò così il vero e proprio centro abitato di Striano. Nel 1225 il territorio di Striano che da un secolo faceva parte della Contea di Caserta, passò alla Contea di Sarno in seguito all'arresto dei Conti di Caserta da parte dell'Imperatore Federico XI. Così il Conte di Sarno, Roberto I Vohburg divenne così anche Signore del Casale di Striano. In epoca angioina, nel 1270, fu eretta la chiesa regia di San Severino Abate e nominato rettore don Simone de Foresta. Dal 1200 al 1400 Striano è appartenuto a diversi feudi e contee. Sotto gli Orsini il borgo fu cinto di mura munite di due porte di accesso: la Porta civica di San Nicola, unica superstite, e la Porta civica di Minicone. Nasce tra il 1400 e il 1500 l'Università della Terra di Striano, una comunità autonoma simile al moderno comune, con a capo un Sindaco e due eletti. Tale comunità si basava su di uno statuto municipale del XV secolo. Nel 1520 Striano passò al Marchese di Castellaneta e Vescovo di Catania, Nicola Maria Caracciolo, che lo tenne fino al 1529 fino alla confisca da parte degli Spagnoli, in quanto, vittoriosi sui Francesi, aveva parteggiato per questi ultimi. Nel 1698 Striano diviene possesso della famiglia De Marinis (o Marino) fino all'abolizione della feudalità. La città è stata travolta nel 1707 dalla caduta abbondante di piroclasti insieme ai comuni di Scafati, Torre del Greco e Boscotrecase. Danni alle coltivazioni, centinaia di feriti. Il 12 febbraio 1718 il feudo della famiglia Marino si fregia del titolo di Principato. Nel 1799 il Principe Filippetto Marino prese parte attiva nei moti della Repubblica napoletana a favore dei francesi. Al ritorno dei Borboni nel regno, il 1º ottobre 1799 viene decapitato a Napoli, baciando il boia e perdonando tutti. Nel 1806, con l'abolizione della feudalità e la creazione dei comuni, sotto il regno di Giuseppe Bonaparte, l'Università di Striano viene divisa in due comuni Striano e Poggiomarino, suo antico casale nato nel 1600. Nel 1808 i due comuni vengono unificati e Poggiomarino da antico casale diviene capoluogo. L'anno successivo Striano si rese autonomo da Poggiomarino. In seguito ad un editto napoleonico, nel 1867 anche Striano ebbe il suo camposanto costruito intorno alla primitiva Chiesa Parrocchiale di San Severino, divenuta intanto cappella del Cimitero. Il paese non restò estraneo né ai moti rivoluzionari del XIX secolo. Tra i personaggi strianesi importanti abbiamo Beniamino Marciano, professore di Lettere che grazie a Giuseppe Garibaldi conobbe la rivoluzionaria Antonietta De Pace, che successivamente sposò con rito civile nel comune di Napoli. Il 28 dicembre 1904 viene inaugurato il tronco ferroviario della Circumvesuviana, ora (2015) EAV, Ferrovia Napoli-Ottaviano-Sarno, con trazione a vapore. Fino al 1927 Striano fece parte dell'antica Provincia di Terra di Lavoro, Distretto di Nola, Circondario di Palma Campania. Nel 1930 il comune non possedeva alcun edificio scolastico. Il Podestà del tempo Giovanni D'Anna nel 1935 fece costruire una enorme struttura che ospitò le scuole elementari e l'asilo infantile. Tale edificio fu distrutto durante la seconda guerra mondiale dai tedeschi in ritirata. Furono danneggiate anche la facciata ed il campanile della chiesa di San Giovanni Battista, il palazzo municipale e numerose abitazioni. Con l'avvento della repubblica, insieme alla tradizionale agricoltura, si sviluppò l'artigianato, il commercio e la piccola industria. L'Università di Striano, come tutte le altre del Regno di Napoli, fin dalla sua nascita ebbe un simbolo che rappresentò la comunità. Lo stemma è raffigurato sulla pala d'altare del pittore milanese Protasio Crivelli, dono del barone di Striano Luigi di Casalnuovo, datata 1506, conservata attualmente presso la Chiesa Matrice Parrocchiale di San Giovanni Battista. Al centro della pala è raffigurata la Maestà della Vergine, seduta su un trono marmoreo con il Bambino, ai lati sono raffigurati san Severino a destra, patrono della città, e san Sossio a sinistra. Nel fondo della tavola è riprodotto lo scudo, ripreso in seguito nel gonfalone comunale. L'arme d'argento, a tre bande di rosso, col gallo d'oro, stilizzato e mirante a sinistra, attraversante sul tutto.. Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista - Chiesa Matrice in piazza IV Novembre; Chiesa Parrocchiale di San Severino Abate in via Sarno; Chiesa Congregatizia del Santissimo Crocifisso in via Nazario Sauro; Chiesa della Beata Vergine Maria de' Sette Pianti in via Don Raffaele Sorvillo; Cappella della Beata Vergine Maria di Costantinopoli in via Palma; Cappella di San Michele Arcangelo in via San Michele Arcangelo. Villa De' Sparano - Pisani (antico Palazzo baronale) in via Nazario Sauro; Palazzo Perna (antico Palazzo municipale) in via Foce - largo Marzo; Palazzo Filippetto Marino (Palazzo municipale) in via Municipio; Museo Civico in piazza Giovanni D'Anna. Porta civica di San Nicola in largo Arco; Resti della Porta civica di Minicone in via Roma; Resti di una colonna di un Tempio romano presso il cortile Casale; Vita del cortile strianese - Trompe-l'œil di Antonio Belfiore presso il villaggio del bambino in via Roberto Serafino Monumento alla Pace e alla Speranza (Monumento ai Caduti) in piazza Caduti di tutte le Guerre; Le Vele della Pace in via Sarno (verde pubblico antistante il cimitero comunale). Cortili del centro storico Platano bisecolare in piazza Giovanni d'Anna; Lapide Sepolcrale del giureconsulto Pasquale Graziano presso la Chiesa Matrice. Abitanti censiti Secondo i dati comunali al 1 gennaio 2017, la popolazione straniera residente è di 666 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono: Marocco 339 4% Cina 77 0.9% La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla Chiesa cattolica; il comune appartiene alla diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Nel territorio comunale è presente una parrocchia, dedicata a san Giovanni Battista. 'O Focaron': Il tradizionale falò di Sant'Antonio Abate I carri allegorici del Carnevale di Striano sfilano ogni anno in un luogo diverso della città, sin dal 1983. L'istruzione primaria a Striano, la scuola secondaria di primo grado e la scuola materna sono raggruppate dal 1º settembre 2000 in un unico Istituto Comprensivo intitolato ad "Antonio D'Avino", sacerdote fondatore della scuola elementare. Quanto alle scuole secondarie di secondo grado, sul territorio di Striano è presente dal 2008 l'Istituto Alberghiero Lorenzo De Medici, sede distaccata di Ottaviano. Il territorio comunale di Striano è diviso in rioni. Il Centro politico e culturale è piazza IV Novembre e via Municipio, dove si erge la residenza municipale, il Palazzo Filippetto Marino. Piazza. Anticamente, la piazza principale del paese era situata al largo Marzo, all'incrocio di via Giuseppe Garibaldi con via Foce e con via Beniamino Marciano, dove aveva sede il municipio (Palazzo Perna). Solo a fine del Seicento incominciò a crescere di importanza l'attuale via Municipio e piazza IV Novembre a discapito del largo Marzo e questo perché le riunioni dei capifamiglia strianesi che provvedevano ad eleggere il Parlamento Locale iniziarono a tenersi di fronte alla Chiesa Matrice. Da tener presente che l'attuale via Municipio a quel tempo fino al 1930 era solo una via di transito non molto larga, resa spaziosa grazie all'intervento del podestà Giovanni D'Anna che esproprio circa tre metri di suolo laterale incominciando dalla farmacia Del Core fino all'incrocio di via Nazario Sauro. Fanno parte della contrada: piazza IV Novembre, via Sarno, via Antonietta De Pace, via Municipio e traversa, via Cesare Battisti e parte delle vie Roma, Risorgimento e Via Nazario Sauro. Arco Il rione Arco è il più antico di Striano. Prende il nome dalla Porta civica di San Nicola, unica rimasta dell'antica cinta muraria che racchiudeva Striano, chiamata comunemente "L'Arco", infatti da questo termine volgare prende il nome la contrada. Venne eretta nella seconda metà del X secolo. Fanno parte della contrada Arco: via Giuseppe Garibaldi da largo Arco a piazza Guglielmo Marconi, traversa Giuseppe Garibaldi, via Martiri Ungheresi, via Palma e traverse, via Roberto Serafino con le traverse e via Monte. Marzo. Il rione Marzo è uno dei più antichi di Striano dopo quello dell'Arco. Prende il nome dall'antica famiglia strianese Marzi, oggi estinta, i cui membri risiedevano lì. Nel Palazzo Perna, riconoscibile dalle caratteristiche testine di terracotta sulla facciata e che domina l'intero largo Marzo, avevano luogo le riunioni del consiglio comunale. Fanno parte della contrada: largo Marzo, via Beniamino Marciano, via Giuseppe Garibaldi da largo Marzo a piazza Guglielmo Marconi, via Foce, via Farricella I e II, via Caduti per la Patria e parte di via Nazario Sauro. Troccole, è il rione che si estende dall'incrocio di Via Roma con Via Risorgimento sino al Villaggio del Bambino. Fanno parte: piazza Giovanni D'Anna, via Poggiomarino, parte di via Roma e tutte le traverse, via San Michele Arcangelo, parte di via Roberto Serafino, via Piano, via Pedali, cortile Casale e via Cerza. Epitaffio Saudone Trivio (da cui deriva l'attuale Tredici) San Valentino Rivolta Difesa Farricella Foce Longola (o Terra di Mezzo) San Michele Arcangelo Striano è un territorio prevalentemente agricolo e di recente dedito anche all'industria. Tra i prodotti tipici del territorio c'è il pomodoro San Marzano DOP, il cipollotto nocerino DOP, la patata novella campana e il friariello, presenti in tutti i comuni della Valle del Sarno, e dunque anche a Striano. Le industrie presenti sul territorio sono una decina, inoltre, è in corso la costruzione della zona industriale in località Saudone, che accoglierà le numerose industrie conserviere del territorio. Striano è interessato dalle seguenti direttrici stradali: Autostrada A30 Caserta - Nola - Salerno; Strada statale 268 del Vesuvio; Strada statale 367 Nolana - Sarnese; Strada Provinciale 84, Striano-Poggiomarino; Strada Provinciale 85, Striano - Palma Campania; Strada Provinciale 29, Tavernanova; Strada Provinciale 106, Striano - A30 - SS367 - Sarno; Strada Provinciale 373, Striano - S.Maria della Foce; Strada Provinciale 267, Epitaffio; Strada Provinciale 309, Striano - San Valentino Torio; Strada Provinciale 398, Santa Croce del Ceraso; Strada Provinciale 318, Tavernanova - Nolana Sarnese; Strada Provinciale 483, Furchi in Striano. Circumvesuviana, linea Napoli – Ottaviano – Sarno, stazione di Striano. Pasquale Marciano, Antonio Ferrara e Felice Marciano, La Terra di Striano dal XVI sec. al XIX sec., Centro Studi Storici Histricanum, 2004. Felice Marciano, Striano Ieri e Oggi, Centro Studi Storici Histricanum, 1999. Giuseppe Ferrigno, Storia, documenti d'archivio ed opere d'arte della Parrocchia San Giovanni Battista di Striano, in Il Respiro della Fede, San Giuseppe Vesuviano (Na), 2008. Laura Ferrara, Pasqualina Ambrosio e Anna Giovanna Cordella, Striano, luoghi di vita, spazi di storia, Centro Studi Storici Histricanum, 2009. Antonio Ferrara et ali, Striano Sacra, Chiese, Cappelle, Congrega e Benefici di un paese della Valle del Sarno, Roma, Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", 2011. Antonio Ferrara et ali, Striano religiosità popolare, il Patrono, le Feste, la via Crucis, il Corpus Domini, le Edicole Votive, Roma, Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", 2012. Pasquale Marciano, Felice Marciano, Ferdinando Mosto e Salvatore Fiore, E Pparòle ca ricéva nònnemo, Centro Studi Storici Histricanum, 2007. Porta civica di San Nicola Chiesa di San Giovanni Battista (Striano) Chiesa di San Severino abate (Striano) Stazione di Striano Canale Conte di Sarno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Striano

Abbazia di Santa Maria di Realvalle

L'abbazia di Santa Maria di Realvalle è un'abbazia cistercense del XIII secolo che si trova nel comune di Scafati (SA). L'abbazia fu eretta nel 1274 per volontà di Carlo d'Angiò a commemorazione della vittoria decisiva, con l'appoggio papale, nella battaglia di Campo San Marco presso Benevento (1266) su Manfredi e quindi sul dominio svevo nel regno di Sicilia. L'abbazia, ricchissima di dotazioni regie, prosperò fin quando regnarono a Napoli gli Angioini; ma già prima che subentrassero gli Aragonesi era iniziata un'irresistibile decadenza, aggravata dal grande terremoto che nel 1456 ne distrusse in gran parte le strutture. Essa riuscì tuttavia a sopravvivere fino alla soppressione degli ordini religiosi benedettini e loro derivazioni, ordinata da Gioacchino Murat nel 1808, con l'incameramento da parte dello Stato dei loro beni e la successiva vendita. Alla fine dello stesso secolo, a seguito di un lascito, il complesso pervenne alle Suore Francescane Alcantarine. Dal 2022, però le Suore Francescane Alcantarine non risiedono più nella struttura. Convivono a Realvalle testimonianze di fede che spaziano sull'arco di oltre sette secoli, e memorie architettoniche che vanno dal gotico francese, attraverso il barocco, fino all'Ottocento e ai tempi moderni con la nuova cappella di Santa Maria di Realvalle nel convento delle suore francescane alcantarine, dello scultore Angelo Casciello. La struttura nel corso del XV e XVI secolo, fu affidata a diversi commendatari. Negli anni 1590-1597 il priore Don Martino riuscì ad erigere una chiesetta per la messa e a riparare parte dell'ala conversi. L'abbazia è articolata in blocchi strutturali, correlati tra loro e disposti intorno all'immenso chiostro d'epoca angioina, fulcro dell'intera organizzazione spaziale: dell'ala monaci disposta ad est restano pochi elementi, come pure del refettorio con le cucine, forse posizionato nell'ambiente denominato sala a pilastri, mentre l'ala conversi s'è interamente conservata, anche se è stata oggetto di rimaneggiamenti. Dal prospetto principale, l'accesso all'ala conversi è caratterizzato da un ambiente imponente, con volte a crociera, che introduce al cortile colonnato, denominato corte dei conversi, da cui è possibile raggiungere il chiostro. A nord e a sud dell'ingresso si dispongono alcuni ambienti utilizzati come magazzini per le derrate alimentari e stalle per il ricovero dei cavalli. Accanto al prospetto dell'ala conversi è disposta la facciata principale della chiesa settecentesca, per la quale alcuni ambienti dell'impianto gotico furono ampliati: negli anni 1740-1748 fu, infatti, eretta la cappella con abside a pianta semicircolare, modificata dopo il 1834 per assumere l'attuale configurazione di chiesa ad aula unica, con copertura di volta a botte. Tornando al fulcro del complesso abbaziale, gli elementi superstiti visibili del chiostro sono tre muri - quello settentrionale in cui s'intravedono le alte monofore che illuminavano la chiesa abbaziale, quello occidentale in comune con l'ala conversi, quello meridionale in cui un tempo s'apriva una porta d'accesso al refettorio - ed i peducci, sui quali erano impostate le volte a crociera, che coprivano un porticato aperto sullo spazio centrale, di cui non si è conservata alcuna traccia. A nord del prospetto principale dell'abbazia si raggiungono la masseria sette-ottocentesca, che conserva in un ambiente a piano terra un forno in pietra, ed il muro della chiesa abbaziale con le gotiche monofore in blocchi lapidei, arricchite da raffinati capitelli a foglie d'acanto e croquet. La sala scoperta, la cosiddetta sala a pilastri, posta a sud del chiostro, è caratterizzata dalla presenza di grossi pilastri quadrati di lato 1,3 m ed è preceduta da un vestibolo coperto con volte a vela, impostate su pilastri della medesima dimensione, e da un altro vano notevolmente trasformato agl'inizi del XX secolo. La sala è identificabile con una parte dell'antico refettorio, rimaneggiato tra XVI e XVIII secolo per edificare nuovi ambienti, che avrebbero dovuto ospitare i monaci e che non vennero mai ultimati. Angelo Pesce, Santa Maria di Real Valle. Un'abbazia cistercense del Duecento a San Pietro di Scafati, Castellammare di Stabia 2002. Abbazia Cistercense di Santa Maria di Realvalle, su rotaryscafatiangrirealvalle.it. L'abbazia dimenticata di Santa Maria di Realvalle, su lacittadisalerno.it. Abbazia di Santa Maria di Realvalle, su loquis.com. Realvalle, su cistercensi.info. Restauro del Centro S. Francesco nell'Abbazia di Santa Maria di Realvalle, su archilovers.com.