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Poggiomarino

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Parrocchia di sant'Antonio da Padova
Parrocchia di sant'Antonio da Padova

Poggiomarino è un comune italiano di 21 997 abitanti della città metropolitana di Napoli in Campania.

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Poggiomarino
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Parrocchia di sant'Antonio da Padova
Parrocchia di sant'Antonio da Padova
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Luoghi vicini

Cangiani
Cangiani

Cangiani è una frazione del comune campano di Boscoreale, nella città metropolitana di Napoli. Si sviluppa sull'omonima strada ed è per questo talvolta indicata come Via Cangiani. La storia del piccolo centro è correlata alla costruzione di un canale d'irrigazione, con relativi mulini ad acqua, che avrebbe collegato le acque del fiume Sarno a Torre Annunziata. L'opera, iniziata nel 1593 e terminata nel 1605, vedeva nella zona in cui sorge l'attuale villaggio, un punto culminante, e di cambio di pendenze, tra la pianura dell'Agro nocerino-sarnese e la discesa a valle verso il mare, a Torre Annunziata. Data la sua posizione, tale zona sarebbe stata localmente definita Cangio, che in napoletano significa "cambio", offrendo un'ipotesi sull'origine del toponimo. Altra ipotesi, più accreditata, fa risalire il toponimo Cangiani ad una nobile famiglia partenopea, i Cangiano, ivi residente nel XIX secolo ed a cui apparteneva la Cappella Cangiani (1575), situata a Napoli. Cangiani, situato nell'area nordorientale del comune e lungo l'omonima via, è urbanisticamente contiguo con le frazioni boschesi di Marchesa (ad ovest) e Marra (ad est), e fa parte dell'area vesuviana. L'abitato sorge nei pressi del confine con la Provincia di Salerno, nel comune di Scafati, da cui dista 4,7 km. Gli altri centri più vicini sono le altre due frazioni boschesi di Pellegrini e Passanti, Poggiomarino (4 km nord), la frazione scafatese di San Pietro (3,7 km sud), Boccia al Mauro (4 km ovest), Boscoreale (5 km ovest), e Terzigno (5,2 km nord-ovest). La frazione è attraversata da nord-ovest a sud-est dalla Strada statale 268 del Vesuvio, e gli svincoli più vicini ad essa, entrambi a circa 2 km, sono "Scafati" e "Poggiomarino-Boscoreale". Cangiani è inoltre servita dall'omonima stazione ferroviaria della Circumvesuviana, sulla linea Napoli-Torre Annunziata-Pompei-Poggiomarino, che la collega direttamente con la città partenopea. Zona rossa del Vesuvio Scavi archeologici di Boscoreale Pagina di Cangiani sul sito municipale di Boscoreale Archiviato il 10 marzo 2016 in Internet Archive.

Striano
Striano

Striano è un comune italiano di 8 764 abitanti della città metropolitana di Napoli in Campania, situato nella Valle del Sarno. La città è situata nella Valle del Sarno, porzione sud–orientale della Piana campana, pianura incastrata tra i monti degli Appennini, il Vesuvio, i Monti Lattari e aperta verso il mar Tirreno. Confina a nord con Palma Campania, a est con Sarno (SA), a sud con San Valentino Torio (SA), a ovest con Poggiomarino e a nord ovest con San Giuseppe Vesuviano; la parte destra del comune è bagnata dal fiume Sarno. Il territorio comunale si estende su una superficie di circa 7,58 km² la sua altitudine sul livello del mare è tra i 30 ed i 16 metri (22 metri in piazza 4 novembre). Su questa area, non particolarmente vasta, si sta innescando una sostenuta domanda abitativa. Il comune fa parte del Parco regionale Bacino Idrografico del fiume Sarno. La crescita della popolazione dal 1998 ad oggi è dovuta al fatto che in seguito ad un'alluvione avutasi nella vicina Sarno, molte persone si sono stabilite a Striano, per allontanarsi dalle zone a rischio. Altro fattore è l'immigrazione di comunitari ed extracomunitari, nonché l'ottima posizione geografica che garantisce collegamenti efficienti con i capoluoghi, Pompei, la fascia costiera napoletana, amalfitana e sorrentina. La stazione meteorologica più vicina di cui sono disponibili i dati è quella di Napoli Capodichino. Secondo le medie mensili calcolate sul periodo 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo (gennaio) è di circa +8,1 °C, mentre quella del mese più caldo (agosto) è di circa +23,7 °C. Le precipitazioni medie annue sono di circa 1000 mm. Classificazione climatica di Striano: Zona climatica C, 1178 GG. Sul toponimo del comune ci sono pareri discordanti. Il toponimo Striano è di origine romana. Un fundus Histrianus è citato nella tavola di Velleja e Striano ne è la forma aferetica. Nel Medioevo troviamo il toponimo Histricanum citato nella Bolla di erezione della Diocesi di Sarno del 1066. Tradizionalmente si pensava che provenisse da Istra, errato luogo di origine di San Severino, patrono del comune. Recentemente, attraverso studi e ricerche, si è dimostrato che il toponimo deriva esattamente dalla caratteristica configurazione dei terreni strianesi chiamati stigati, e dal modo di lavorarli. I primi insediamenti sul territorio strianese risalgono al IX secolo a.C., come testimoniato dai ritrovamenti di una necropoli del villaggio sorto tra la metà dell'età del Bronzo e il VI secolo a.C. sulle rive del fiume Sarno. Il territorio fu bonificato dagli opici, popoli indigeni che incrementarono la coltivazione di cereali e d'uva nella fertile valle. Conquistato dagli etruschi, dopo la battaglia persa con i siracusani, furono costretti a cederlo ai sanniti, i quali si insediarono in ville rustiche, una sorta di aziende agricole. Il grande terremoto di Pompei del 62 e la successiva eruzione del Vesuvio del 24 agosto del 79, che seppellì parte delle campagne sotto una spessa coltre di lapillo e cenere, portarono morte e desolazione, costringendo la popolazione a scappare, abbandonando le fertili terre. Cominciò così per il villaggio un periodo di buio assoluto. Nel III - IV secolo la vita riprese; le ville rustiche ripresero la loro attività. Queste ville tardo-imperiali erano fornite di una pars dominica, diretto possesso del proprietario e una pars massaricia assegnata ai coloni-servi della gleba. Nel 1066 viene eretta la Diocesi di Sarno dal Arcivescovo di Salerno Alfano I, con la bolla convalidata da Papa Alessandro II, dove vengono specificati i confini della diocesi. Tra questi troviamo il toponimo Histricanum, che indicava il territorio alla destra del fiume Sarno, disseminato di capanne di paglia e fango, abitate da agricoltori e pastori. In una pergamena del 1107 del Monastero di Sant'Angelo in Formis il territorio strianese viene definito come una immensa palude estesa dal fiume Sarno ai limiti della foresta della Silva mala (nei pressi di Boscoreale). Ruggero, Signore di Lauro e di Striano, proprietario dei pascoli nella palude al Frasso di Striano, lo dona a Bonomo, Priore della chiesa di San Pietro di Scafati. L'inizio di una vera e propria ripresa di vita si ebbe solamente dal 1123 con la donazione fatta ai monaci benedettini del Monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli, da parte del Vescovo di Nola, Guglielmo, della chiesa di San Michele Arcangelo con l'annessa masseria. Grazie all'opera dei Benedettini, i terreni macchiosi vennero disboscati e furono rese coltivabili le aree paludose e migliorate le colture esistenti. Nel 1188 il Conte di Caserta Guglielmo di Lauro e il figlio Roberto, Signori di Striano, concessero a Ruggero, abate del Monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli, e ai suoi successori, la facoltà di costruire mulini nel Casale di Striano. Si formò così il vero e proprio centro abitato di Striano. Nel 1225 il territorio di Striano che da un secolo faceva parte della Contea di Caserta, passò alla Contea di Sarno in seguito all'arresto dei Conti di Caserta da parte dell'Imperatore Federico XI. Così il Conte di Sarno, Roberto I Vohburg divenne così anche Signore del Casale di Striano. In epoca angioina, nel 1270, fu eretta la chiesa regia di San Severino Abate e nominato rettore don Simone de Foresta. Dal 1200 al 1400 Striano è appartenuto a diversi feudi e contee. Sotto gli Orsini il borgo fu cinto di mura munite di due porte di accesso: la Porta civica di San Nicola, unica superstite, e la Porta civica di Minicone. Nasce tra il 1400 e il 1500 l'Università della Terra di Striano, una comunità autonoma simile al moderno comune, con a capo un Sindaco e due eletti. Tale comunità si basava su di uno statuto municipale del XV secolo. Nel 1520 Striano passò al Marchese di Castellaneta e Vescovo di Catania, Nicola Maria Caracciolo, che lo tenne fino al 1529 fino alla confisca da parte degli Spagnoli, in quanto, vittoriosi sui Francesi, aveva parteggiato per questi ultimi. Nel 1698 Striano diviene possesso della famiglia De Marinis (o Marino) fino all'abolizione della feudalità. La città è stata travolta nel 1707 dalla caduta abbondante di piroclasti insieme ai comuni di Scafati, Torre del Greco e Boscotrecase. Danni alle coltivazioni, centinaia di feriti. Il 12 febbraio 1718 il feudo della famiglia Marino si fregia del titolo di Principato. Nel 1799 il Principe Filippetto Marino prese parte attiva nei moti della Repubblica napoletana a favore dei francesi. Al ritorno dei Borboni nel regno, il 1º ottobre 1799 viene decapitato a Napoli, baciando il boia e perdonando tutti. Nel 1806, con l'abolizione della feudalità e la creazione dei comuni, sotto il regno di Giuseppe Bonaparte, l'Università di Striano viene divisa in due comuni Striano e Poggiomarino, suo antico casale nato nel 1600. Nel 1808 i due comuni vengono unificati e Poggiomarino da antico casale diviene capoluogo. L'anno successivo Striano si rese autonomo da Poggiomarino. In seguito ad un editto napoleonico, nel 1867 anche Striano ebbe il suo camposanto costruito intorno alla primitiva Chiesa Parrocchiale di San Severino, divenuta intanto cappella del Cimitero. Il paese non restò estraneo né ai moti rivoluzionari del XIX secolo. Tra i personaggi strianesi importanti abbiamo Beniamino Marciano, professore di Lettere che grazie a Giuseppe Garibaldi conobbe la rivoluzionaria Antonietta De Pace, che successivamente sposò con rito civile nel comune di Napoli. Il 28 dicembre 1904 viene inaugurato il tronco ferroviario della Circumvesuviana, ora (2015) EAV, Ferrovia Napoli-Ottaviano-Sarno, con trazione a vapore. Fino al 1927 Striano fece parte dell'antica Provincia di Terra di Lavoro, Distretto di Nola, Circondario di Palma Campania. Nel 1930 il comune non possedeva alcun edificio scolastico. Il Podestà del tempo Giovanni D'Anna nel 1935 fece costruire una enorme struttura che ospitò le scuole elementari e l'asilo infantile. Tale edificio fu distrutto durante la seconda guerra mondiale dai tedeschi in ritirata. Furono danneggiate anche la facciata ed il campanile della chiesa di San Giovanni Battista, il palazzo municipale e numerose abitazioni. Con l'avvento della repubblica, insieme alla tradizionale agricoltura, si sviluppò l'artigianato, il commercio e la piccola industria. L'Università di Striano, come tutte le altre del Regno di Napoli, fin dalla sua nascita ebbe un simbolo che rappresentò la comunità. Lo stemma è raffigurato sulla pala d'altare del pittore milanese Protasio Crivelli, dono del barone di Striano Luigi di Casalnuovo, datata 1506, conservata attualmente presso la Chiesa Matrice Parrocchiale di San Giovanni Battista. Al centro della pala è raffigurata la Maestà della Vergine, seduta su un trono marmoreo con il Bambino, ai lati sono raffigurati san Severino a destra, patrono della città, e san Sossio a sinistra. Nel fondo della tavola è riprodotto lo scudo, ripreso in seguito nel gonfalone comunale. L'arme d'argento, a tre bande di rosso, col gallo d'oro, stilizzato e mirante a sinistra, attraversante sul tutto.. Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista - Chiesa Matrice in piazza IV Novembre; Chiesa Parrocchiale di San Severino Abate in via Sarno; Chiesa Congregatizia del Santissimo Crocifisso in via Nazario Sauro; Chiesa della Beata Vergine Maria de' Sette Pianti in via Don Raffaele Sorvillo; Cappella della Beata Vergine Maria di Costantinopoli in via Palma; Cappella di San Michele Arcangelo in via San Michele Arcangelo. Villa De' Sparano - Pisani (antico Palazzo baronale) in via Nazario Sauro; Palazzo Perna (antico Palazzo municipale) in via Foce - largo Marzo; Palazzo Filippetto Marino (Palazzo municipale) in via Municipio; Museo Civico in piazza Giovanni D'Anna. Porta civica di San Nicola in largo Arco; Resti della Porta civica di Minicone in via Roma; Resti di una colonna di un Tempio romano presso il cortile Casale; Vita del cortile strianese - Trompe-l'œil di Antonio Belfiore presso il villaggio del bambino in via Roberto Serafino Monumento alla Pace e alla Speranza (Monumento ai Caduti) in piazza Caduti di tutte le Guerre; Le Vele della Pace in via Sarno (verde pubblico antistante il cimitero comunale). Cortili del centro storico Platano bisecolare in piazza Giovanni d'Anna; Lapide Sepolcrale del giureconsulto Pasquale Graziano presso la Chiesa Matrice. Abitanti censiti Secondo i dati comunali al 1 gennaio 2017, la popolazione straniera residente è di 666 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono: Marocco 339 4% Cina 77 0.9% La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla Chiesa cattolica; il comune appartiene alla diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Nel territorio comunale è presente una parrocchia, dedicata a san Giovanni Battista. 'O Focaron': Il tradizionale falò di Sant'Antonio Abate I carri allegorici del Carnevale di Striano sfilano ogni anno in un luogo diverso della città, sin dal 1983. L'istruzione primaria a Striano, la scuola secondaria di primo grado e la scuola materna sono raggruppate dal 1º settembre 2000 in un unico Istituto Comprensivo intitolato ad "Antonio D'Avino", sacerdote fondatore della scuola elementare. Quanto alle scuole secondarie di secondo grado, sul territorio di Striano è presente dal 2008 l'Istituto Alberghiero Lorenzo De Medici, sede distaccata di Ottaviano. Il territorio comunale di Striano è diviso in rioni. Il Centro politico e culturale è piazza IV Novembre e via Municipio, dove si erge la residenza municipale, il Palazzo Filippetto Marino. Piazza. Anticamente, la piazza principale del paese era situata al largo Marzo, all'incrocio di via Giuseppe Garibaldi con via Foce e con via Beniamino Marciano, dove aveva sede il municipio (Palazzo Perna). Solo a fine del Seicento incominciò a crescere di importanza l'attuale via Municipio e piazza IV Novembre a discapito del largo Marzo e questo perché le riunioni dei capifamiglia strianesi che provvedevano ad eleggere il Parlamento Locale iniziarono a tenersi di fronte alla Chiesa Matrice. Da tener presente che l'attuale via Municipio a quel tempo fino al 1930 era solo una via di transito non molto larga, resa spaziosa grazie all'intervento del podestà Giovanni D'Anna che esproprio circa tre metri di suolo laterale incominciando dalla farmacia Del Core fino all'incrocio di via Nazario Sauro. Fanno parte della contrada: piazza IV Novembre, via Sarno, via Antonietta De Pace, via Municipio e traversa, via Cesare Battisti e parte delle vie Roma, Risorgimento e Via Nazario Sauro. Arco Il rione Arco è il più antico di Striano. Prende il nome dalla Porta civica di San Nicola, unica rimasta dell'antica cinta muraria che racchiudeva Striano, chiamata comunemente "L'Arco", infatti da questo termine volgare prende il nome la contrada. Venne eretta nella seconda metà del X secolo. Fanno parte della contrada Arco: via Giuseppe Garibaldi da largo Arco a piazza Guglielmo Marconi, traversa Giuseppe Garibaldi, via Martiri Ungheresi, via Palma e traverse, via Roberto Serafino con le traverse e via Monte. Marzo. Il rione Marzo è uno dei più antichi di Striano dopo quello dell'Arco. Prende il nome dall'antica famiglia strianese Marzi, oggi estinta, i cui membri risiedevano lì. Nel Palazzo Perna, riconoscibile dalle caratteristiche testine di terracotta sulla facciata e che domina l'intero largo Marzo, avevano luogo le riunioni del consiglio comunale. Fanno parte della contrada: largo Marzo, via Beniamino Marciano, via Giuseppe Garibaldi da largo Marzo a piazza Guglielmo Marconi, via Foce, via Farricella I e II, via Caduti per la Patria e parte di via Nazario Sauro. Troccole, è il rione che si estende dall'incrocio di Via Roma con Via Risorgimento sino al Villaggio del Bambino. Fanno parte: piazza Giovanni D'Anna, via Poggiomarino, parte di via Roma e tutte le traverse, via San Michele Arcangelo, parte di via Roberto Serafino, via Piano, via Pedali, cortile Casale e via Cerza. Epitaffio Saudone Trivio (da cui deriva l'attuale Tredici) San Valentino Rivolta Difesa Farricella Foce Longola (o Terra di Mezzo) San Michele Arcangelo Striano è un territorio prevalentemente agricolo e di recente dedito anche all'industria. Tra i prodotti tipici del territorio c'è il pomodoro San Marzano DOP, il cipollotto nocerino DOP, la patata novella campana e il friariello, presenti in tutti i comuni della Valle del Sarno, e dunque anche a Striano. Le industrie presenti sul territorio sono una decina, inoltre, è in corso la costruzione della zona industriale in località Saudone, che accoglierà le numerose industrie conserviere del territorio. Striano è interessato dalle seguenti direttrici stradali: Autostrada A30 Caserta - Nola - Salerno; Strada statale 268 del Vesuvio; Strada statale 367 Nolana - Sarnese; Strada Provinciale 84, Striano-Poggiomarino; Strada Provinciale 85, Striano - Palma Campania; Strada Provinciale 29, Tavernanova; Strada Provinciale 106, Striano - A30 - SS367 - Sarno; Strada Provinciale 373, Striano - S.Maria della Foce; Strada Provinciale 267, Epitaffio; Strada Provinciale 309, Striano - San Valentino Torio; Strada Provinciale 398, Santa Croce del Ceraso; Strada Provinciale 318, Tavernanova - Nolana Sarnese; Strada Provinciale 483, Furchi in Striano. Circumvesuviana, linea Napoli – Ottaviano – Sarno, stazione di Striano. Pasquale Marciano, Antonio Ferrara e Felice Marciano, La Terra di Striano dal XVI sec. al XIX sec., Centro Studi Storici Histricanum, 2004. Felice Marciano, Striano Ieri e Oggi, Centro Studi Storici Histricanum, 1999. Giuseppe Ferrigno, Storia, documenti d'archivio ed opere d'arte della Parrocchia San Giovanni Battista di Striano, in Il Respiro della Fede, San Giuseppe Vesuviano (Na), 2008. Laura Ferrara, Pasqualina Ambrosio e Anna Giovanna Cordella, Striano, luoghi di vita, spazi di storia, Centro Studi Storici Histricanum, 2009. Antonio Ferrara et ali, Striano Sacra, Chiese, Cappelle, Congrega e Benefici di un paese della Valle del Sarno, Roma, Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", 2011. Antonio Ferrara et ali, Striano religiosità popolare, il Patrono, le Feste, la via Crucis, il Corpus Domini, le Edicole Votive, Roma, Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", 2012. Pasquale Marciano, Felice Marciano, Ferdinando Mosto e Salvatore Fiore, E Pparòle ca ricéva nònnemo, Centro Studi Storici Histricanum, 2007. Porta civica di San Nicola Chiesa di San Giovanni Battista (Striano) Chiesa di San Severino abate (Striano) Stazione di Striano Canale Conte di Sarno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Striano

Longola
Longola

Longola è un'area archeologica situata a Poggiomarino, nella città metropolitana di Napoli, nella valle del Sarno, ad est del Vesuvio. Gli scavi hanno messo alla luce un villaggio dell'età del bronzo, costruito su degli isolotti artificiali affiancati da canali navigabili in un'area paludosa. L'ambiente anaerobico ha permesso agli archeologi di ritrovare l'intera struttura degli isolotti e alcune piroghe in legno in un ottimo stato di conservazione. Dal febbraio 2018, il Parco Archeo-Fluviale di Longola è visitabile, che ospita una ricostruzione di alcune capanne protostoriche del villaggio protostorico della popolazione dei Sarrasti. Gli importanti resti archeologici, sottoposti a intense campagne di scavo dal 2001, rivelarono una stratificazione di costruzioni, capanne e aree artigianali, appartenenti ad un periodo storico che interessa l'età del bronzo. Tra i resti più significativi sono da segnalare la struttura lignea degli isolotti artificiali, così come tre piroghe tagliate in tronchi d'albero perfettamente conservate. Come spesso accade, il sito fu scoperto per puro caso. Nel novembre del 2000, in diverse discariche, fra cui nei comuni di Sarno e di San Valentino Torio furono individuati cumuli di terreno di scarto ricchi di resti ceramici, faunistici e lignei, di epoca protostorica e di conseguenza fu avvisata la Soprintendenza archeologica di Pompei (oggi Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei) che subito avviò un'indagine. Arrivò sul posto la prof.ssa Claude Albore Livadie, direttore di Ricerca presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS), la quale indagò sulla provenienza del terreno portato come rifiuto scoprendo che proveniva dalla vicina località Longola di Poggiomarino, dove si stava scavando una vasca per la costruzione di un depuratore del fiume Sarno. I lavori furono immediatamente sospesi dalla Soprintendenza e fra dicembre 2000 e gennaio del 2001 fu istituito un team di archeologi sotto la direzione della stessa Claude Albore Livadie per effettuare il primo saggio di scavo. Durante i saggi furono portati alla luce dei reperti di straordinaria importanza e una serie di abitati, sovrapposti l'uno all'altro, databili dal Tardo Bronzo (1000 a.C. circa) fino agli inizi del VI sec. a.C. attribuiti al popolo dei Sarrasti. La scoperta fu di grande importanza in quanto per la prima volta in Campania erano stati rinvenuti insediamenti di tale continuità e collocabili in una linea temporale così estesa: grazie a ciò fu possibile colmare la lacuna conoscitiva tra le fasi dell'età del Bronzo e la fondazione di Pompei. L'insediamento, che avrebbe avuto probabilmente la funzione di porto fluviale sulle rive del fiume Sarno, era caratterizzato da tanti piccoli isolotti sostenuti da robusti tronchi di quercia piantati nel fondale melmoso in modo da consolidarlo. I bordi erano raffortati da pali e paletti infitti verticalmente (successivamente sostituiti da travi squadrate) formando così una rete di canali navigabili. Il legno portato alla luce era in eccellente stato di conservazione e furono rinvenuti resti di capanne e di alcune imbarcazioni. Dal ritrovamento di resti paleobotanici e paleofaunistici fu possibile ricostruire il contesto ambientale caratterizzato dalla presenza di boschi di querce e di abbondante fauna anche selvatica quali cinghiali, orsi, caprioli, cervi ecc. Il tipo di insediamento dimostra che gli abitanti del luogo avevano una buona conoscenza di ingegneria idraulica e una conoscenza dei materiali utilizzabili per costruire le abitazioni: la superficie degli isolotti era stata bonificata e rialzata varie volte durante il corso dei secoli utilizzando tecniche diverse. Per giunta, il rinvenimento di numerosi oggetti semilavorati di uso comune e i relativi scarti di lavorazione quali bronzo, ferro, ambra e pasta vitrea, confermava l'attitudine di questa comunità nella lavorazione di tali materiali e allo scambio di beni di prestigio. Gli studiosi ipotizzano che la zona venne abbandonato a causa di un'alluvione avvenuta all'inizio del VI sec. a.C. e che proprio da questa migrazione unita a quella degli abitanti della valle superiore del Sarno potrebbero essere nate due importanti città della Valle del Sarno: Pompei e Nuceria. Il 17 gennaio 2012 ci fu una conferenza fra il sindaco Leo Annunziata e i rappresentanti dei vari organi competenti, quali Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Pompei, Ministero dei beni culturali, il gruppo archeologico "Terramare 3000" e l'Assessorato regionale ai lavori pubblici. Dal dibattito emerse che a causa della mancanza di fondi per bonificare la zona e portare a termine gli scavi, l'unica soluzione per evitare il deterioramento del villaggio portato alla luce, era quella di ricoprire tutto con l'argilla e di valorizzare il sito con la realizzazione di un parco archeologico sperimentale. Il 20 maggio 2014, venne presentato il progetto di valorizzazione degli scavi denominato Sito Archeo-Fluviale di Longola. I lavori iniziarono il 28 luglio dello stesso anno. Il 2 maggio 2016, il comune di Poggiomarino, pubblica un video sul portale YouTube, che viene poi condiviso su vari Social, per mostrare lo stato di avanzamento della dei lavori relativi alla realizzazione del parco Archeo-Naturalistico di Longola, evidenziando che la percentuale dei lavori fatti era all' 80%.I lavori giungono al termine il 31 marzo 2017. Il bando di gara per l’appalto di esecuzione dei lavori di realizzazione del parco venne pubblicato il 29 gennaio 2015. Il 20 settembre 2017 venne pubblicato il bando di gara per la concessione dei servizi integrati di gestione del Parco Archeologico-Naturalistico che alla scadenza del 6 novembre 2017 non ebbe nessun riscontro. Il 10 febbraio 2018 il parco viene inaugurato, in presenza delle autorità. Il progetto si sviluppa in un'area di circa 30000 m² intorno all'area degli scavi che resta di competenza esclusiva della soprintendenza. Prevede l'ingresso dall'area ovest del sito e (procedendo lungo il percorso in senso antiorario, nell'ordine): un'area di accoglienza e parcheggio, una struttura per spettacoli all'aperto, punti di ristoro e servizi, una vasca per la fitodepurazione, aree giochi, orti, laboratori, serre e spazi per le attività didattiche all'aperto, un padiglione per l'osservazione di uccelli e un'aula multimediale. L'area più interessante si trova a est del sito, dove è ricostruito un vero e proprio villaggio lacustre con la riproduzione fedele delle capanne preistoriche e del sistema di isolotti e paludi così come erano al tempo dei Sarrasti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Longola di Poggiomarino Sito ufficiale, su longola.it.

Chiesa di San Giovanni Battista (Striano)
Chiesa di San Giovanni Battista (Striano)

La Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista (in latino: Paroecia Sancti Johannis Baptistae) è il principale luogo di culto cattolico di Striano nella città metropolitana di Napoli. Sede della chiesa matrice, appartenente alla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è collocata nella centralissima Piazza IV Novembre e rappresenta il cuore storico e religioso della città. L'istituzione della Chiesa di San Giovanni risale al Medioevo. Nella bolla dell'Arcivescovo di Salerno Alfano I del 1066 sono riportati i confini della Diocesi di Sarno e i Comuni che sono sotto la sua giurisdizione tra cui Striano. A quei tempi Striano era paludosa e malsana, un piccolo villaggio abitato da poveri agricoltori e pastori che vivevano in primitive capanne di paglia e fango. Tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo viene costruita la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo nell'abitato di Striano; in questo periodo la giurisdizione passa ai Vescovi di Nola. Nel 1123 sotto i Feudatari di Striano i Conti di Caserta Guglielmo Sanseverino e il figlio Roberto, la chiesa viene donata al Monastero Benedettino dei Santi Severino e Sossio di Napoli da parte del Vescovo di Nola Guglielmo. Da questo periodo inizia una vera e propria rinascita sociale e religiosa per questa povera comunità. Il territorio inizia a trasformarsi: le terre paludose vengono risanate, disboscate e arate per renderle coltivabili, scompare anche l'aria malsana. Si presume che tutto questo sia avvenuto grazie alla presenza dei monaci benedettini che si erano stabiliti nel piccolo monastero accanto alla chiesa. Nel 1223 i Feudatari di Striano vengono sospettati di schierarsi a favore di Ottone IV, e sono arrestati da Federico II, così il territorio di Striano ritorna sotto la giurisdizione dei Conti di Sarno. Nel 1277 il povero villaggio di Striano viene donato al Monastero di Santa Maria di Real Valle dal Re Carlo I d'Angiò, da lui edificato nei pressi di Scafati e custodito dai monaci cistercensi. Agli inizi del Cinquecento la fatiscente chiesa medievale di San Michele Arcangelo, viene demolita e sulle sue rovine ne viene costruita una nuova, dedicata a San Giovanni Battista. Infatti sia il testo di una lapide marmorea, oggi collocata nel transetto destro, che quello di un testamento ci fanno ipotizzare che l'edificazione del tempio sia avvenuta proprio intorno alla metà del XVI secolo. Intorno alla metà del XVIII secolo iniziano i lavori per la ricostruzione del campanile crollato durante l'eruzione vulcanica del 1737, a cui viene aggiunto anche un orologio pubblico. Tutti i lavori di ristrutturazione sono resi possibili grazie alle offerte dei cittadini strianesi; i lavori terminano nel 1796, data impressa su di un cippo di pietra lavica posto all'ingresso della chiesa che ancora oggi esiste. Su di un altro cippo posto nell'angolo sinistro della facciata della chiesa troviamo impresso l'anno 1800, probabilmente riferito al termine della ricostruzione della casa canonica. Nel corso dei secoli XIX e XX vengono effettuati diversi interventi di manutenzione. Il 23 luglio 1867 un tremendo terremoto danneggia il tetto e il campanile, il restauro termina nel 1934. Il 1º aprile del 1941 è nominato da Papa Pio XII parroco di Striano don Aniello Tina. Durante la seconda guerra mondiale, precisamente il 27 settembre 1943, i Tedeschi in ritirata minano la chiesa e il campanile, causando il crollo della facciata e del campanile: vengono danneggiati l'organo del Settecento composto da circa mille canne in argento e rame, l'antico battistero proveniente dalla Chiesa di San Severino Abate e diversi oggetti sacri. I lavori di ricostruzione vengono completati nel 1958, come riportato dall'icona di S. Giovanni Battista dipinta su Maioliche di Vietri posta sulla facciata del campanile. Il sisma del 23 novembre 1980, causa gravi danni alla chiesa, al campanile e alla casa canonica. Le celebrazioni furono officiate in un box di lamiera donato dalla Caritas, collocato nella Villa Comunale di Via Risorgimento. Con l'aiuto dei fondi ai terremotati, da parte dello Stato con legge n. 219 del maggio 1981, iniziano i lavori di restauro della chiesa da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Artistici di Napoli che durano dodici anni. Durante il restauro la Soprintendenza smantella le travi di legno e le tegole del tetto del XVIII secolo rovinando una parte estetica della chiesa. Grazie allo zelo e all'interessamento di don Michele Fusco, succeduto a don Aniello Tina nel 1982, vengono ultimati i lavori di restauro alla chiesa il 19 marzo 1993, rendendone possibile la domenica delle Palme del 4 aprile la riapertura solenne alla presenza del vescovo di Sarno mons. Gioacchino Illiano. Il 18 dicembre 1996 improvvisamente crolla una parte della vetusta e fatiscente casa canonica, il giorno seguente, per una questione di sicurezza don Michele Fusco decide di abbatterla. Nell'anno seguente, il campanile subi una ristrutturazione, fortemente voluta dal parroco Don Michele Fusco, che portò alla collocazione della croce sopra la guglia, rimossa nel 1979. Il 29 aprile 1999 iniziano ufficialmente i lavori di ricostruzione della casa canonica. Nell'anno 2000 il parroco Don Michele Fusco, in occasione del Grande Giubileo decide di acquistare l'organo a canne, che viene inaugurato e benedetto l'11 giugno 2000, solennità di Pentecoste, alla presenza del maestro Vincenzo De Gregorio, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli e organista titolare del Duomo di Napoli. Nel 2006 la Basilica di San Sossio di Frattamaggiore dona alla parrocchia una reliquia del santo patrono San Severino abate. Nello stesso anno iniziano i lavori di riqualificazione dell'ipogeo e di realizzazione dell'Oratorio Parrocchiale. Sempre nel 2006 viene restaurata la Sagrestia, riportando alla luce i pregiati affreschi. Nel 2008 vengono completati i lavori di trasformazione del box di lamiera (spostato dalla Villa Comunale al Giardino Parrocchiale) in oratorio parrocchiale, inaugurato alla presenza del vescovo diocesano mons.Gioacchino Illiano. Nel 2009, in previsione dell'anno giubilare Severiniano, avutosi nella ricorrenza del sedicesimo Centenario della nascita di San Severino abate, la parrocchia ha subito un ulteriore ristrutturazione fortemente voluta da don Michele Fusco. Durante i lavori è stata posizionata anche la zoccolatura in marmo. Il 17 e 18 aprile 2010 la chiesa ha ospitato l'urna contenente il corpo di San Severino abate, proveniente in peregrinatio da Frattamaggiore, un evento di grazia unico per la città di Striano. Nel 2011 viene ripristinato il tetto smantellato nel 1992 di nuova fattura, con travi d'acciaio e tegole in cotto. Inoltre vengono posizionati dei pannelli fotovoltaici che producono circa la metà del fabbisogno energetico della parrocchia. Tali pannelli vengono installati anche sul tetto dell'allora costruenda casa canonica. L'8 gennaio 2013, solennità di san Severino, Apostolo del Norico e patrono della città di Striano, viene inaugurata, dopo dieci anni, la nuova casa canonica e i locali parrocchiali annessi. La nuova struttura ha seguito la stessa linea architettonica della precedente e l'intero edificio è costituito da quattro piani: il seminterrato, il primo piano con l'Auditorium, il secondo con le stanze destinate ad attività associative e il terzo con l'abitazione del parroco. Ciò è stato possibile grazie al contributo della C.E.I., dell'Amministrazione Comunale e del popolo strianese. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il Vescovo della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno Mons. Giuseppe Giudice, il Vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano. La Chiesa di San Giovanni Battista presenta una pianta a croce latina con un'unica navata. Lungo la navata si aprono tre cappelle a sinistra e tre a destra, coperte da volte a botte. In queste cappelle vi sono altrettante nicchie con i santi, scandite ritmicamente da paraste scanalate e dentate sul altri piedritti e sormontate da capitelli ionici che si ergono lungo tutto il perimetro interno della chiesa. Al di sopra di un'alta cornice si erge la copertura, realizzata con volte a botte estradossate e lunettate in direzione delle finestre rettangolari della navata centrale e di quelle trilobate del transetto. Al centro del transetto si innalza la cupola, a sezione emisferica, ben illuminata da finestre poste sulla parte inferiore della cupola e nella lanterna. Madonna col Bambino tra i Santi Severino Abate e Sossio Levita e Martire (Protasio Crivelli, 1506 - Olio su tavola), dono del barone Luigi di Casalnuovo. San Luigi Gonzaga (F.Morelli, 1767—Olio su tela) San Filippo Neri (F. Morelli, 1767—Olio su tela) Madonna del Carmine tra i santi Giovanni Battista e Severino Abate (Andrea Scalera, 1768—Olio su tela) Volta della Sacrestia (Ambito Napoletano, XVIII sec. - Dipinti murali a secco su intonaco) Adorazione dei Pastori (Ambito Napoletano, XIX sec.– Olio su tela) Madonna delle Grazie o delle fontanelle (Nicola Desiderio, 1838 - Olio su tela). Madonna di Costantinopoli (Ambito Meridionale, XV sec.– Scultura lignea, con tracce di policromia originaria) Madonna del Rosario (Ambito Meridionale, XVII sec.– Scultura lignea, policroma) Sant'Antonio di Padova (Ambito Napoletano, 1684 - Scultura lignea, policroma) Santa Rosa da Lima (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Scultura lignea, policroma) Gesù Risorto (Ambito Napoletano, XVIII sec.– Scultura lignea, policroma) Angeli dell'Altare (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Sculture lignee, policrome) Immacolata Concezione (Ambito Napoletano, 1738 - Scultura lignea, policroma) Madonna del Carmelo (Ambito Napoletano, XIX sec.- Scultura lignea, policroma) Crocifisso in terracotta (Ambito Napoletano, fine XIX sec.- Terracotta e cartapesta, policroma) Crocifisso ligneo (Autore Ignoto, 1946 - Scultura lignea, policroma) San Severino Abate (Ambito Napoletano, Metà XX sec.- Scultura in cartapesta, policroma) San Giovanni Battista (Autore Ignoto, 1946 - Scultura lignea, policroma) Sacro Cuore (Autore Ignoto, 1947 - Scultura lignea, policroma) Statuine Presepiali (Ambito Napoletano, XIX sec.- Manufatti in terracotta, policromi) Madonna Addolorata (Autore Ignoto, 1946 - Scultura in gesso, policroma) Croce Astile (Ambito Meridionale, XV sec. - Argento parzialmente dorato con lamine a sbalzo e cesello) Ostensorio (Ambito Napoletano, 1672 - Argento con Fusione, sbalzo e cesello) Aureole (Ambito Napoletano, XVII sec.- Argento con Fusione, sbalzo e cesello) Turibolo (Ambito Napoletano, 1768 - Argento inciso, con lamine a sbalzo e fusione) Corona (Ambito Napoletano, 1768 - Argento cesellato, con lamine a sbalzo e fusione) Lapide Commemorativa (Ambito Napoletano, 1556 - Incisione su lastra di marmo bianco) Altare Maggiore (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Marmo policromo con intagli) Balaustra dell'altare maggiore (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Marmo policromo con intagli); Maioliche (Benincasa Ricciardi, Avallone Napoli, XVIII sec.- Pavimento in ceramica, policromo) Altari Laterali (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Marmo policromo con intagli) Lapide, pietra sepolcrale e stemma di Pasquale Graziano (Ambito Meridionale, 1578-Incisione e bassorilievo su lastra di marmo bianco) Sacrestia Lignea (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Intagli lignei in radica di noce) Pulpito (Angelo Carbone, 1770 - Intagli lignei in radica di noce) Paramenti Sacri (Manifattura Napoletana, XVIII sec.- Seta bianca ricamata a mano con fili dorati e variopinti). Sulla cantoria, posta nella parte sovrastante il portale d'ingresso maggiore, all'interno di una cassa armonica in rovere, è situato l'organo a canne, costruito dalla ditta Cav. Francesco Zanin di Gustavo Zanin nel 1983. Lo strumento, a trasmissione meccanica, si presenta con due tastiere di 56 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 30. L'organo, formato da 639 canne, viene benedetto e inaugurato nel giorno di Pentecoste, l'11 giugno 2000, in occasione del Grande Giubileo, alla presenza del maestro Vincenzo De Gregorio, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli e organista titolare del Duomo di Napoli. . Il campanile prima di cadere sotto i bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale era formato da quattro ordini in seguito fu ricostruito nelle forme e dimensioni attuali, secondo tre ordini scanditi da cornicioni orizzontali, con l'ultimo piano leggermente arretrato rispetto al filo della muratura, scandito da quattro colonne su cui si erge una cupola alla cui sommità poggia una croce caduta nel 1978 e ripristinata nel 1997. Il 31 luglio 1988, viene benedetto dal vescovo diocesano Mons. Gioacchino Illiano il nuovo concerto di campane, costituito dalle due campane preesistenti, una risalente alla data di ristrutturazione della chiesa del 1739 e l'altra risalente alla data di ricostruzione del campanile del 1958 dopo gli eventi bellici, e da dodici nuove campane, di nuova fattura. Il sisma del 23 novembre 1980 arreca danni sia alla Chiesa che al campanile; la Chiesa ha beneficiato dei lavori di restauro terminati nel 1993, mentre il campanile ha presentato i danni del sisma sino al 1997, anno in cui iniziarono i lavori di restauro. Durante i lavori si pensò di restituire alla Chiesa il suo simbolo, la croce. La nuova croce fu donata alla chiesa dal cavaliere Biagio Pellegrino e realizzata della sua azienda l'Osla Sud, grazie anche all'intervento di diverse maestranze. La croce fu fissata su una base tronco-piramidale e ricoperta da corpi illuminanti negli spazi laterali accrescendo il suo carattere simbolico. 8 gennaio: Memoria liturgica di San Severino Abate (Santo Patrono); Lunedì in Albis: Santa Messa presso la Chiesetta della Beata Vergine Maria de' Sette Pianti; Martedì in Albis: Santa Messa presso la Cappellina della Madonna di Costantinopoli 13 giugno: Memoria di Sant' Antonio di Padova; 24 giugno: Festa della Natività di San Giovanni Battista (titolare); 23 settembre: Memoria liturgica di San Pio da Pietrelcina 27-28-29 settembre: Festa Patronale di San Severino Abate 16 ottobre: Memoria di San Gerardo Majella; La parrocchia è gemellata moralmente con: Basilica di San Sossio Levita e Martire (2006) Chiesa di San Severino abate (2010) Giuseppe Ferrigno, Il Respiro della Fede - "Storia, documenti d'archivio ed opere d'arte della Parrocchia San Giovanni Battista di Striano", San Giuseppe Vesuviano (Na), 2008. Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", Striano Sacra, Chiese, Cappelle, Congrega e Benefici di un paese della Valle del Sarno, Roma 2011. Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", Striano religiosità popolare, il Patrono, le Feste, la via Crucis, il Corpus Domini, le Edicole Votive, Roma 2012. Striano Chiesa di San Severino abate (Striano) Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giovanni Battista

Abbazia di Santa Maria di Realvalle

L'abbazia di Santa Maria di Realvalle è un'abbazia cistercense del XIII secolo che si trova nel comune di Scafati (SA). L'abbazia fu eretta nel 1274 per volontà di Carlo d'Angiò a commemorazione della vittoria decisiva, con l'appoggio papale, nella battaglia di Campo San Marco presso Benevento (1266) su Manfredi e quindi sul dominio svevo nel regno di Sicilia. L'abbazia, ricchissima di dotazioni regie, prosperò fin quando regnarono a Napoli gli Angioini; ma già prima che subentrassero gli Aragonesi era iniziata un'irresistibile decadenza, aggravata dal grande terremoto che nel 1456 ne distrusse in gran parte le strutture. Essa riuscì tuttavia a sopravvivere fino alla soppressione degli ordini religiosi benedettini e loro derivazioni, ordinata da Gioacchino Murat nel 1808, con l'incameramento da parte dello Stato dei loro beni e la successiva vendita. Alla fine dello stesso secolo, a seguito di un lascito, il complesso pervenne alle Suore Francescane Alcantarine. Dal 2022, però le Suore Francescane Alcantarine non risiedono più nella struttura. Convivono a Realvalle testimonianze di fede che spaziano sull'arco di oltre sette secoli, e memorie architettoniche che vanno dal gotico francese, attraverso il barocco, fino all'Ottocento e ai tempi moderni con la nuova cappella di Santa Maria di Realvalle nel convento delle suore francescane alcantarine, dello scultore Angelo Casciello. La struttura nel corso del XV e XVI secolo, fu affidata a diversi commendatari. Negli anni 1590-1597 il priore Don Martino riuscì ad erigere una chiesetta per la messa e a riparare parte dell'ala conversi. L'abbazia è articolata in blocchi strutturali, correlati tra loro e disposti intorno all'immenso chiostro d'epoca angioina, fulcro dell'intera organizzazione spaziale: dell'ala monaci disposta ad est restano pochi elementi, come pure del refettorio con le cucine, forse posizionato nell'ambiente denominato sala a pilastri, mentre l'ala conversi s'è interamente conservata, anche se è stata oggetto di rimaneggiamenti. Dal prospetto principale, l'accesso all'ala conversi è caratterizzato da un ambiente imponente, con volte a crociera, che introduce al cortile colonnato, denominato corte dei conversi, da cui è possibile raggiungere il chiostro. A nord e a sud dell'ingresso si dispongono alcuni ambienti utilizzati come magazzini per le derrate alimentari e stalle per il ricovero dei cavalli. Accanto al prospetto dell'ala conversi è disposta la facciata principale della chiesa settecentesca, per la quale alcuni ambienti dell'impianto gotico furono ampliati: negli anni 1740-1748 fu, infatti, eretta la cappella con abside a pianta semicircolare, modificata dopo il 1834 per assumere l'attuale configurazione di chiesa ad aula unica, con copertura di volta a botte. Tornando al fulcro del complesso abbaziale, gli elementi superstiti visibili del chiostro sono tre muri - quello settentrionale in cui s'intravedono le alte monofore che illuminavano la chiesa abbaziale, quello occidentale in comune con l'ala conversi, quello meridionale in cui un tempo s'apriva una porta d'accesso al refettorio - ed i peducci, sui quali erano impostate le volte a crociera, che coprivano un porticato aperto sullo spazio centrale, di cui non si è conservata alcuna traccia. A nord del prospetto principale dell'abbazia si raggiungono la masseria sette-ottocentesca, che conserva in un ambiente a piano terra un forno in pietra, ed il muro della chiesa abbaziale con le gotiche monofore in blocchi lapidei, arricchite da raffinati capitelli a foglie d'acanto e croquet. La sala scoperta, la cosiddetta sala a pilastri, posta a sud del chiostro, è caratterizzata dalla presenza di grossi pilastri quadrati di lato 1,3 m ed è preceduta da un vestibolo coperto con volte a vela, impostate su pilastri della medesima dimensione, e da un altro vano notevolmente trasformato agl'inizi del XX secolo. La sala è identificabile con una parte dell'antico refettorio, rimaneggiato tra XVI e XVIII secolo per edificare nuovi ambienti, che avrebbero dovuto ospitare i monaci e che non vennero mai ultimati. Angelo Pesce, Santa Maria di Real Valle. Un'abbazia cistercense del Duecento a San Pietro di Scafati, Castellammare di Stabia 2002. Abbazia Cistercense di Santa Maria di Realvalle, su rotaryscafatiangrirealvalle.it. L'abbazia dimenticata di Santa Maria di Realvalle, su lacittadisalerno.it. Abbazia di Santa Maria di Realvalle, su loquis.com. Realvalle, su cistercensi.info. Restauro del Centro S. Francesco nell'Abbazia di Santa Maria di Realvalle, su archilovers.com.