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Scalinata delle Caravelle

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Scalinata delle Caravelle Genova 01
Scalinata delle Caravelle Genova 01

La scalinata del Milite ignoto, popolarmente nota come scalinata delle tre Caravelle in virtù dei caratteristici arredi floreali delle aiuole, è un'opera urbanistica monumentale nel centro di Genova. L'università di Genova la definisce un "monumento commemorativo" e "raccordo tra le mura delle città", urbanisticamente funge da collegamento diretto fra piazza della Vittoria e il quartiere di Carignano. La realizzazione della scalinata monumentale rientra dell'ampia opera di urbanizzazione che coinvolse tutta l'area attigua al torrente Bisagno e alla quartiere Foce, a cavallo fra l'Ottocento e la prima metà del Novecento. Fu progettata e realizzata fra il 1922 e il 1938 dall'architetto e urbanista di Alfredo Fineschi, con la collaborazione dl padre, Pietro Fineschi, i quali operarono ampiamente nel capoluogo, costruendo anche l'attiguo palazzo razionalista della questura di Genova. Qui era il raccordo tra le mura della città, rispettivamente dette Mura Vecchie e Mura Nuove, che procedeva con una serie di terrazze orizzontali dal cinquecentesco bastione delle Cappuccine alle seicentesche Fronti Basse. Spianato questo nel 1892, tre decenni dopo la discesa fu risistemata nell'assetto contemporaneo. Nel 2010 è stata sottoposta a riqualificazione. Di struttura ampia, la scalinata è costituita da due ariose rampe distinte separate da un'aiuola inclinata su più piani e coltivata a prato inglese. L'aiuola è suddivisa verticalmente in tre sezioni (precedute da una quarta, decorata con àncore stilizzate) in ognuna delle quali spicca il disegno che richiama simbolicamente una per una le tre caravelle usate da Cristoforo Colombo per la sua impresa nella scoperta dell'America (1492). Le caravelle sono realizzate con decorazioni floreali all'interno delle stesse aiuole. La scalinata si affaccia davanti al grande arco di trionfo, l'arco della Vittoria, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale che campeggia al centro dell'antistante piazza della Vittoria. La scalinata, perpendicolare alla sottostante via intitolata ad Armando Diaz, ascende al lato destro del liceo classico Andrea D'Oria e alla sinistra del palazzo della Questura, con un ampio giardino che si protende verso le mura delle Cappuccine, per raggiungere la spianata di Carignano. Luigi Lagomarsino (a cura di), Cento anni di architetture. 1890-2004, Genova, De Ferrari, 2004. Silvia Barisione, Matteo Fochessati, Gianni Franzone e Andrea Canziani (a cura di), Architetture in Liguria dagli anni Venti agli anni Cinquanta, Milano, Abitare Segesta, 2004. Franca Balletti e Bruno Giontoni, Una città tra due guerre. Culture e trasformazioni urbanistiche, Genova, De Ferrari, 1990. Paolo Cevini, Genova anni '30. Da Labò a Daneri, Genova, Sagep, 1989. Piazza della Vittoria (Genova) Liceo classico Andrea D'Oria Wikiquote contiene citazioni sulla scalinata delle Caravelle Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla scalinata delle Caravelle Scalinata del Milite Ignoto / Le Caravelle, su Fonti per la storia della critica d'arte, Università di Genova. Genova, Scalinata delle Caravelle, Bella Liguria, 20 dicembre 2021.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Scalinata delle Caravelle (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Scalinata delle Caravelle
Scalinata del Milite Ignoto, Genova Medio Levante

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Scalinata delle Tre Caravelle

Scalinata del Milite Ignoto
16129 Genova, Medio Levante
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Scalinata delle Caravelle Genova 01
Scalinata delle Caravelle Genova 01
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Museo di storia naturale Giacomo Doria
Museo di storia naturale Giacomo Doria

Il Museo civico di storia naturale di Genova è un importante museo cittadino. Ha sede in via Brigata Liguria. È intitolato a Giacomo Doria, che ne fu il fondatore e il direttore per oltre quaranta anni. Dal 1922 nel Museo ha la sua sede la Società entomologica italiana, mentre la biblioteca della Società ha sede in corso Torino. Il Museo Doria nasce da un'idea e sotto gli auspici, specialmente finanziari, del fondatore. Il 24 aprile 1867 il Comune ne approvò l'istituzione con sede nella Villetta Dinegro, ma già all'inizio del Novecento il continuo arrivo di nuovi reperti e collezioni, soprattutto zoologiche, costrinse il museo ad edificare una nuova e più ampia struttura. Dopo una visita a vari musei europei, effettuata assieme a Gestro, l’Ingegnere Capo del Comune, Clodoveo Cordoni, nel 1896 stese comunque il progetto di un nuovo edificio da destinare al Museo. Il progetto del 1896 prevedeva un palazzo imponente con cupole e un enorme scalone di ingresso. Per mancanza di fondi e di effettiva volontà politica la realizzazione però tardò a concretizzarsi, malgrado il continuo intervento di Doria sulle autorità cittadine; infine il progetto venne ridimensionato, eliminando cupole e grande scalone d’accesso. Così, i lavori per la costruzione del nuovo palazzo (quello attuale) iniziarono solo nel 1905 e si conclusero nel 1912. L'inaugurazione della nuova ed attuale sede, costruita su un progetto dell'architetto Clodoveo Cordoni, avvenne il 17 ottobre 1912, ma il fondatore Giacomo Doria, gravemente malato, non poté partecipare. Morì poco tempo dopo lasciando il titolo di direttore a Raffaello Gestro. Il Museo fu creato in una zona della città fuori dalle mura e a quel tempo praticamente disabitata. L'idea originale era infatti di avere a disposizione ulteriore spazio per l'ampliamento dell'edificio (punto di riferimento era il Museo nazionale di Parigi), cosa che risultò poi impossibile per la massiccia urbanizzazione della zona. Alla fine del XIX secolo il Museo finanziò, sotto gli auspici della Società Geografica Italiana, una serie di viaggi in terre allora inesplorate dal punto di vista naturalistico. Cominciarono così i viaggi del capitano Luigi Maria d'Albertis, di Leonardo Fea, Arturo Issel, Orazio Antinori, Odoardo Beccari e Lamberto Loria nell'arcipelago Mentaway (Sumatra), nella Birmania e nella Nuova Guinea. Questi avventurosi e coraggiosi naturalisti riportarono in Italia milioni di esemplari di animali e vegetali, conservati nell'alcol, di cui moltissimi nuovi per la Scienza ed altrettanti ancora da studiare ai giorni nostri. Il Museo si impose così come il più importante d'Italia per gli invertebrati, tanto da diventare Museo nazionale per gli insetti. Tutte le raccolte entomologiche fatte da spedizioni scientifiche e militari italiane, tra cui quelle coloniali in Libia, Somalia, Abissinia e Cirenaica, vengono inviate qui. Dopo la seconda guerra mondiale, il Museo cesserà di essere museo nazionale, pur conservando ancora ai nostri tempi la più grande collezione entomologica d'Italia. Il numero stimato di esemplari supera infatti i 4 milioni. Contemporaneamente il Museo acquisisce una grandissima raccolta di libri specialistici e riviste sugli animali, specialmente sugli insetti, tanto da diventare la principale biblioteca italiana sull'argomento. Tuttavia i bombardamenti inglesi della seconda guerra mondiale, oltre a danneggiare la città e la sua cattedrale, incendieranno anche parte della biblioteca, facendogli perdere il primato a favore di quella del Museo civico di Milano. Nella superficie espositiva, sono esposti più di 6.000 esemplari. È anche presente uno dei 3 Tilacini nei musei di tutta Italia All'interno del museo è esposto, tra l'altro, lo scheletro, della lunghezza di circa 20 metri, di una balenottera morta nel 1878, spiaggiata davanti al comune spezzino di Monterosso al Mare. Direttore della struttura museale è dal 2012 Giuliano Doria. La Biblioteca specializzata del Museo nacque col museo stesso nel 1867 e quindi con la donazione dei volumi scientifici di Giacomo Doria e Lorenzo Pareto. Durante la Seconda Guerra Mondiale la biblioteca andò distrutta la notte tra il 7 e l’8 novembre 1942 a causa di un bombardamento: 30.584 volumi vennero distrutti. Grazie all’incremento notevole dei volumi verificatosi a partire dalla fine degli anni Settanta (a seguito di acquisti e di cambi) si rese necessaria la realizzazione di un soppalco sopraelevato in tutte le tre sale della biblioteca. Il progetto venne realizzato a partire dal 1987 e la nuova struttura fu inaugurata nel 1995, portando lo sviluppo da 350 mq, a 540 mq. e gli scaffali da 215 a 390. Nel luglio 2017 le opere schedate hanno raggiunto il numero complessivo di circa 95.000, derivante dalla somma di oltre 17.000 monografie e più di 77.500 miscellanee. Per quanto riguarda i periodici, il numero di testate è attualmente di circa 1.200, 700 delle quali in corso, ormai solo in cambio con gli “Annali”; dal 2013 è iniziata l’informatizzazione delle schede. Gli Annali nacquero nel 1870 per volontà di Giacomo Doria, allo scopo di illustrare le collezioni del Museo, divulgare le scoperte dei viaggiatori, promuovere la sistemazione del materiale scientifico del Museo, distribuire gli Annali agli istituti dei vari paesi per ottenere in cambio le loro pubblicazioni e in tal modo arricchire la biblioteca. Nei primi 100 volumi (1870-2009) si sono pubblicate 56.651 pagine a stampa, per un totale di 2.144 articoli, scritti da 737 diversi autori. Il secondo periodico, Doriana, regolarmente pubblicato dal 1949, è destinato ad accogliere lavori brevi. Il numero 400 è stato pubblicato nel 2016. Delle Memorie del Museo Civico di Storia Naturale “G. Doria” è stato stampato un unico numero, nel 1954, per accogliere un testo di argomento paleontologico. Amedeo Benedetti, Il Museo di storia naturale di Genova, "Insegnare", Roma, CIDI, (2006), n. 9, pp. 58–59. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo di storia naturale Giacomo Doria Wikispecies contiene informazioni su Museo di storia naturale Giacomo Doria Musei di Genova (Museo civico di storia naturale) URL consultato il 27/02/2023 Il sito della Società entomologica italiana Archiviato il 21 gennaio 2022 in Internet Archive. URL consultato il 2/03/2023 annali del museo

Arco della Vittoria
Arco della Vittoria

L'Arco della Vittoria, detto anche Monumento ai caduti o Arco dei Caduti, è un imponente arco di trionfo, realizzato durante il regime fascista, situato in piazza della Vittoria a Genova. È dedicato ai genovesi caduti nel corso della prima guerra mondiale e fu inaugurato il 31 maggio del 1931. La scelta di edificare un monumento celebrativo fu presa nel 1923 dal Comune di Genova, il quale, durante i lavori di urbanizzazione e riqualificazione dell'area all'epoca erbosa e umida, bandì un concorso nazionale prescrivendo che l'architettura avesse forma di arco e fosse posizionata nell'allora prato adiacente al torrente Bisagno, ancora non interrato sotto viale Brigate Partigiane. La commissione giudicatrice scelse nella seconda fase — dai sedici progetti pervenuti — la bozza dell'architetto Marcello Piacentini (architetto che realizzò parecchie opere per il regime) e dello scultore Arturo Dazzi perché, come commentò la commissione, nel progetto si valorizzarono gli elementi architettonici della Roma Imperiale e del Cinquecento dando al monumento una forte funzione commemorativa eroica e trionfale. Il disegno originale del 1924 venne poi modificato dallo stesso Piacentini due anni dopo, rendendo il monumento ad arco più semplice e asciutto. Le opere per la costruzione del monumento furono eseguite dall'azienda locale Impresa Garbarino e Sciaccaluga, dirette personalmente dall'architetto Piacentini. L'arco, alto 27 metri, è costruito al termine di una rampa semicircolare i cui angoli, a scalinata, contano sei gradini. Ai due lati del basamento si aprono le porte che conducono alla cripta. Nel sacrario si trovano alcune statue dello scultore Giovanni Prini raffiguranti le Vittorie, San Giorgio e lo Stemma di Genova; dello stesso Prini sono presenti altre sculture con la riproduzione del bollettino della Vittoria, il bollettino della Marina e i nomi di tutti i caduti. Al centro della struttura s'innalza l'altare, realizzato in marmo rosso di Levanto, sul quale pende un crocifisso bronzeo su croce di palissandro opera dello scultore Edoardo De Albertis. Il monumento poggia su quattro pilastri angolari e otto pilastri ornati nella parte esterna da colonne lievemente bombate, terminanti con capitelli dorici che reggono le fame, opere di Arturo Dazzi e del De Albertis. All'interno si trovano colonne che reggono due grandi lunettoni, scolpite dal Prini, dedicate alla pace e alla famiglia. La copertura interna, ad andamento a cupola, è di colore giallo decorato con un caleidoscopio di linee curve terminanti, al centro, con un cerchio. lungo i bordi della volta figurano due scritte latine: - "PACIS OPES ITA ALIT VIRTUS IAM VIVIDA BELLO" (La virtù alimenta così le ricchezze della pace, ora vivide in guerra)- "SALVE MAGNA PARENS FRUGUM SATURNIA TELLUS MAGNA VIRUM" - Virgilio, Georgiche 136 - 176 (Salve grande terra Saturnia, ricca di fertili campi, grande patria degli uomini.)All'esterno si trovano le allegorie scolpite dal Dazzi con quattro iscrizioni, due delle quali ricordano i 680.000 caduti della Grande guerra e la data dell'erezione del monumento; le restanti due sono opera di Mario Maria Martini. Il fregio di Arturo Dazzi si sviluppa in vari episodi. A nord sono raffigurati i mitraglieri e gli alpini, ai lati della chiave la Croce Rossa e la messa da campo; nel lato sud sono presenti gli artiglieri e la cavalleria, mentre ai lati dell'arco sono state raffigurate la rievocazione delle battaglie dell'Isonzo e del Piave; nel lato ovest raffigurano i bersaglieri dove, tra i soldati, ne compariva uno con il volto di Benito Mussolini, abraso dopo la seconda guerra mondiale, e il genio pontieri; nella zona est infine è stata scolpita l'aviazione e la marina. Arco trionfale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Arco di Trionfo Arco della Vittoria, su catalogo.beniculturali.it, Ministero della cultura.

Piazza della Vittoria (Genova)
Piazza della Vittoria (Genova)

Piazza della Vittoria è una delle piazze più centrali e grandi di Genova, situata a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Genova Brignole e dal moderno centro direzionale di Corte Lambruschini. La zona adiacente alla piazza risulta abitata da epoche molto antiche. Durante gli anni '80, infatti, nell'ambito dei lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo e per la risistemazione della piazza, vennero ritrovati i probabili resti di una palafitta, datata in un periodo compreso tra il 4790 a.C. e il 4460 a.C.. Un paio di decenni dopo, nella zona vicina alla stazione di Brignole, venne ritrovato un muro a secco lungo 12 m (ritenuto dopo gli studi il muro di contenimento di una strada) con vicino resti di focolari e di un canale, risalente a un periodo a cavallo tra il III e il II millennio a.C.. Questi ritrovamenti hanno indotto gli archeologi a credere che in antichità fossero presenti in zona insediamenti significativi e che nella vicina foce del torrente Bisagno fosse presente un antico porto fluviale. Prima della realizzazione della piazza della Vittoria negli anni trenta del Novecento, esisteva in quest'area pianeggiante, oltre all'ampia foce del torrente Bisagno, un vasto prato, ricavato dalla demolizione, avvenuta nel 1892 in occasione delle manifestazioni per i quattrocento anni dalla scoperta dell'America, delle cosiddette Fronti Basse sul Bisagno, che costituivano il fronte della cinta muraria levantina del Seicento. Tale spianata, oltre a essere luogo di passeggiate per la popolazione, fu sede di esposizioni, a cominciare dalle stesse Colombiane del 1892, parate e luna-park. Nella spianata aveva tenuto i suoi spettacoli anche il circo di Buffalo Bill, quando nella sua tournée in Europa aveva fatto tappa a Genova all'inizio del Novecento; dell'avvenimento resta una significativa documentazione fotografica. Una piccola area di questa spianata era dedicata al gioco del pallone e alle prime uscite in velocipede. Su questa piazza si tennero le celebrazioni eucaristiche durante varie visite papali. Fra queste, il 22 settembre 1985, quella di Giovanni Paolo II in visita pastorale alla città e all'arcidiocesi, con la beatificazione di Virginia Centurione Bracelli. Lo stesso Giovanni Paolo II vi celebrò nuovamente la messa il 14 ottobre 1990 durante la sua seconda visita alla città. Una successiva celebrazione eucaristica vi fu celebrata durante la visita papale di Papa Benedetto XVI nel 2008. L'11 luglio 2020, il neo-eletto arcivescovo di Genova Marco Tasca vi ha ricevuto l'ordinazione episcopale e compiuto la presa di possesso dell'Archidiocesi: la celebrazione ebbe luogo all'aperto in questa piazza a causa della pandemia di Covid-19 ancora in corso. Negli anni novanta è stato realizzato sotto la piazza, in corrispondenza dell'Arco della Vittoria, un parcheggio sotterraneo, che affianca l'area all'aperto anch'essa adibita a parcheggio. Durante gli scavi del parcheggio vennero alla luce le fondamenta delle precedenti Fronti Basse. Il parcheggio è stato dato in concessione alla APCOA Parking AG per 99 anni. Nel 2004 la piazza fu la sede di partenza del cronoprologo della prima tappa dell'87º Giro d'Italia in cui Luca D'Alessandro arrivò secondo dopo Bucci. Dal settembre 2009 la piazza ospita annualmente l'"Oktoberfest Genova"; l'unico Oktoberfest ufficialmente riconosciuto dalle autorità bavaresi. Dai primi anni 2000, grazie alle dimensioni, la piazza ha ospitato diversi eventi e concerti, tra i quali quelli dei Buio Pesto, la tappa genovese del CocaCola Live@MTV 2005, con ospiti i Gemelli Diversi, Nek e Laura Pausini, e il concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori durante la Notte Bianca del settembre 2010, nonché Antonello Venditti ed Edoardo Bennato nella Notte Bianca del 2011. Nel 2023, nel periodo estivo, è stata sede di una serie di concerti con Elodie, Achille Lauro, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Paola e Chiara, gIANMARIA, Dardust, I Cugini di Campagna, Alfa, Elettra Lamborghini, Coma Cose, Dargen D'Amico, Mara Sattei, Rovazzi e Orietta Berti, The Kolors, Pan-Pot e altri. La stazione ferroviaria di Genova Brignole e piazza della Vittoria sono separate dai giardini e i vialetti alberati della grande piazza intitolata a Giuseppe Verdi, che al capoluogo ligure fu molto legato. Assieme a piazza De Ferrari (alla quale è congiunta attraverso via XX Settembre, un tempo via Giulia) e all'area del Porto antico, piazza della Vittoria - intitolata in onore dell'Italia dopo la prima guerra mondiale - è uno dei fulcri del centro cittadino. È anche una fra le piazze più grandi della città, che, per la sua struttura urbanistica e per la particolare orografia, non può contare su grandi slarghi quanto piuttosto - specie in prossimità del centro storico - su anguste piazzette ancora articolate su quello che era l'aspetto topografico della città in epoca medioevale. Fino all'inizio del XX secolo era chiamata "Piazza di Francia": prima che avvenisse la copertura del torrente Bisagno, che la ripercorre perpendicolarmente al mare, la piazza - alla quale si accedeva dall'antica Porta Pila, che apriva sulla Corte Lambruschini (un tempo Borgo Pila) - era adibita a luogo di raduno per parate militari e, come tale, era conosciuta dai genovesi come la Piazza d'Armi (e tutt'oggi è sede di parate in occasione di manifestazioni di carattere ufficiale). Nel 1914 la vasta piazza ospitò il Centro fieristico dell'Esposizione Internazionale di Igiene e Marina. Mentre sul lato ovest si accede a via XX Settembre e a piazza De Ferrari, al lato est della piazza, la copertura del Bisagno (su cui corre il viale delle Brigate Partigiane) porta al quartiere fieristico della Foce e al rinomato corso Italia, la passeggiata a mare per antonomasia dei genovesi. Sullo sfondo della piazza, caratterizzata da un imponente arco di trionfo - l'arco della Vittoria - monumento ai caduti della prima guerra mondiale realizzato negli anni trenta del Novecento, ornato di statue e bassorilievi di vari artisti (tra le altre alcune di Eugenio Baroni), il liceo ginnasio Andrea D'Oria intitolato all'ammiraglio Andrea Doria e, a lato, la scalinata delle Caravelle (in realtà scalinata del Milite ignoto) che porta alla collina di Carignano (circonvallazione a mare) e all'Ospedale Galliera. Nel prato inclinato tra le due scalinate sono raffigurate nell'erba le tre caravelle di Colombo. L'edificazione della piazza, come evidenzia l'architettura degli eleganti palazzi in marmo travertino, risale all'epoca fascista, e più precisamente a metà degli anni trenta, su progetto dell'architetto Marcello Piacentini, che si avvale, soprattutto per la realizzazione dei palazzi, della collaborazione di architetti locali. Infatti sono coinvolti anche Beniamino Bellati e lo scultore Giuseppe Dazzi per i palazzi Jacazio, Cristoforo Ginatta per il Palazzo Nafta, un tempo sede della Shell italiana, Giuseppe Tallero per il Palazzo Angiolini. Lo stesso Piacentini progetta il Palazzo INPS ed insieme a Aldo Camposampietro i palazzi Garbarino e Sciaccaluga; insieme agli artisti Dazzi e Edoardo De Albertis è l'autore dell'Arco della Vittoria (Monumento ai Caduti, 1924-31). Nei palazzi che circondano la piazza hanno sede i consolati del Perù e del Regno Unito e la sede locale dell'Ente Nazionale Idrocarburi. Palazzo Nafta Palazzo INPS Palazzi Jacazio Palazzi Garbarino e Sciaccaluga Palazzo Angiolini Palazzo Cassa di Risparmio Arco della Vittoria (Monumento ai Caduti) Wikiquote contiene citazioni di o su piazza della Vittoria Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza della Vittoria http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2029.htm, dal sito del dipartimento Polis dell'Università degli Studi di Genova

Chiesa di Santa Maria dei Servi (Genova)
Chiesa di Santa Maria dei Servi (Genova)

La chiesa di Santa Maria dei Servi è luogo di culto cattolico situato nel quartiere della Foce, in largo Santa Maria dei Servi, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Carignano-Foce dell'arcidiocesi di Genova. Alcuni storici fanno risalire al 1274 o, ancora più esattamente, al 1327 la probabile fondazione del primo edificio di culto dedicato a Santa Maria dei Servi. La data più verosimile risulta essere quest'ultima poiché proprio in tale anno l'omonimo ordine religioso ebbe il permesso di dimora in diocesi dall'arcivescovo genovese Bartolomeo de Maroni. L'antica chiesa, sita nel vecchio rione di via dei Servi e di via Madre di Dio, fu completamente distrutta nei bombardamenti aerei su Genova del 1942-1944; la sede dei religiosi fu quindi trasferita nel 1959, provvisoriamente, nel neo quartiere della Foce presso un salone di piazza Raffaele Rossetti così come, nel 1961, anche la sede della comunità parrocchiale. Su progetto degli architetti Leonardo Bucci e Raffaello Trinci prese corpo una nuova e moderna chiesa con la solenne benedizione e posa della prima pietra il 26 maggio del 1965 ad opera del cardinale Giuseppe Siri; quest'ultimo consacrò, nel 1972, il nuovo edificio. La chiesa conserva alcune importanti opere pittoriche provenienti dal distrutto edificio originario e da altre chiese scomparse, tra le quali San Francesco di Paola di Bernardo Castello, Assunzione della Vergine di Giovanni Andrea De Ferrari, Vocazione di sant'Andrea e Sant'Andrea davanti al tiranno di Giovanni Carlone, San Filippo Benizzi in adorazione del Crocifisso e Santa Barbara che venera la Madonna di Domenico Piola. Gli antichi documenti e archivi storici della chiesa sono invece conservati presso la basilica di Nostra Signora Assunta di Carignano (ante 1945) e presso la chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano (1945-1960). Arcidiocesi di Genova Foce (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria dei Servi Sito ufficiale, su servidimariagenova.it. Chiesa di Santa Maria dei Servi, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Foce (Genova)
Foce (Genova)

Foce (Foxe /ˈfuːʒe/ in ligure) è un quartiere residenziale in stile umbertino, liberty e razionalista di 15 693 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio VIII Medio Levante. Si affaccia sul mare a levante del porto, estendendosi nella piana del Bisagno tra le pendici occidentali della collina di Albaro e la riva sinistra del torrente, interamente coperto nel tratto che attraversa il quartiere. Piccolo comune autonomo dal 1798 fino al 1873 (quando insieme con altri cinque comuni della bassa val Bisagno fu inglobato nel comune di Genova), tra i quartieri di Genova è quello che nell'ultimo secolo ha maggiormente mutato la sua fisionomia: con l'espansione urbanistica del primo Novecento il piccolo borgo di pescatori si è trasformato in un quartiere residenziale semi-centrale della città. L'ex circoscrizione della Foce comprende le unità urbanistiche Foce e Brignole, che insieme hanno una popolazione di 15.722 abitanti, di cui 5390 nell'area storica della Foce e 10.332 nell'area di Brignole (dato aggiornato al 31 dicembre 2016). Il quartiere, che comprende un'area pianeggiante alla foce del torrente Bisagno, confina a levante con Albaro, a nord con San Fruttuoso, a ponente con San Vincenzo e Carignano, mentre a sud è delimitato da un breve tratto di litorale, appena fuori dall'area portuale. Le mura delle Cappuccine, affacciate sul tratto finale del Bisagno, separano "la Foce" da Carignano, mentre l'asse viario formato da via Brigata Liguria e via Fiume delimita il quartiere verso San Vincenzo, a nord via Tolemaide e corso Gastaldi la separano da San Fruttuoso, a est via Pozzo e via Nizza ne segnano il confine con Albaro. Nella suddivisione amministrativa cittadina successiva all'annessione a Genova, all'originario territorio comunale furono aggregate la zona di Borgo Pila (già frazione del comune di San Francesco d’Albaro) e l'area già occupata dalle mura chiamate Fronti Basse (demolite negli anni Ottanta dell’Ottocento), che comprende la stazione Brignole, piazza Verdi e piazza della Vittoria. Il centro del quartiere moderno (piazza Rossetti, piazzale Kennedy e quartiere fieristico) è raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Brignole, da cui dista circa un chilometro e mezzo lungo i viali intitolati alla Brigata Bisagno di Aldo Gastaldi e alle Brigate Partigiane, con autobus della linea 31 della rete urbana AMT. I principali assi di attraversamento sono in direzione ovest-est e procedendo da nord a sud corso Gastaldi - via Tolemaide (che collegano San Martino con la zona di Brignole-Portoria), corso Buenos Aires, via Barabino (che collegano Albaro con Brignole-Portoria), via Cecchi e corso Marconi. In direzione nord-sud il quartiere è attraversato da corso Torino e via Casaregis. Corso Torino può essere considerato la "main street" del quartiere. Dalla Foce ha inizio la strada sopraelevata che, costeggiando il porto antico e lambendo il centro storico, congiunge i quartieri di Levante della città al quartiere occidentale di Sampierdarena. La Foce ospita il quartiere fieristico (edificato sul mare alla fine degli anni cinquanta dopo che furono sbancate le scogliere della Cava e della Strega), gli uffici dello stato civile del comune di Genova, la sede dell'Agenzia del territorio (comunemente chiamata catasto), la Questura e numerosi eleganti condomini, in particolare nella zona di piazza Rossetti e corso Marconi, proprio all'inizio di quella che viene considerata per antonomasia la promenade dei genovesi, l'elegante corso Italia. Il toponimo "Foce", generalmente riferito alla sua posizione allo sbocco del torrente Bisagno, deriverebbe invece dal fatto che il sito, in epoche remote, era stato uno dei punti di approdo di mercanti Focesi. La Foce era un antichissimo borgo sorto sulle pendici rocciose del promontorio che delimitava a ponente la collina di Albaro, abitato da pescatori e contadini che per secoli hanno rifornito con i loro prodotti i mercati di Genova. L'abitato si estese successivamente anche alla base della collina, nella piana sulla sponda orientale del Bisagno, conservando tuttavia le caratteristiche di un piccolo borgo di pescatori. Così descrive il borgo il Giustiniani, vescovo e storico, nei suoi “Annali” (1537) Nel XV secolo nella piana sulla sponda sinistra del Bisagno fu edificato un lazzaretto per l'isolamento e il ricovero dei malati contagiosi e dei passeggeri delle navi giunti in porto e soggetti a quarantena, soprattutto in occasione di epidemie di peste. L'imponente edificio, ampliato all'inizio del XVI secolo per iniziativa di Ettore Vernazza e con il contributo del doge Ottaviano Fregoso, più volte modificato, svolse la sua funzione fino alla metà dell'Ottocento. Durante l'epidemia di peste che colpì Genova negli anni 1656-1657, il frate cappuccino sestrese padre Antero Maria Micone scrisse nel suo libro Li lazzaretti della città e riviere di Genova del 1657 del contagio e del lazzaretto, immortalato anche sulla tela dal pittore Domenico Fiasella. Nel Settecento fu ospitato nel lazzaretto anche il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau che accennò alla sua drammatica esperienza in un brano de Le confessioni. Con gli sviluppi della medicina, a metà dell'Ottocento le funzioni del lazzaretto furono trasferite al nuovo ospedale di Pammatone; l'edificio fu demolito, consentendo l'ampliamento del cantiere navale già da tempo esistente sulla spiaggia della Foce. Da secoli sulla spiaggia della Foce venivano costruite navi, in piccoli cantieri artigiani. Il cantiere della Foce ebbe un notevole impulso all'inizio dell'Ottocento, nel periodo della Repubblica Ligure napoleonica. Le prime navi varate in quel cantiere furono la fregata L'Incorruptible e il brick Le Cyclope (16 novembre 1804), a cui seguì la fregata La Pomone, varata nel marzo 1805. Ma fu solo dopo l'annessione della Liguria al regno sabaudo che ebbe inizio una vera e propria fase di sviluppo. Il Regno di Sardegna, dopo aver acquisito questo importante sbocco al mare (in precedenza disponeva solo del piccolo porto di Villefranche, nella contea di Nizza) stabilì a Genova la sede della propria flotta e il cantiere della Foce fu destinato alla costruzione delle nuove navi militari. Il cantiere, ampliato su parte dell'area del soppresso lazzaretto, si estendeva su circa 70000 m² sulla sponda sinistra alla foce del Bisagno; di proprietà municipale, fu dato in gestione prima ai fratelli Westermann, poi ai fratelli Orlando, siciliani trapiantati a Genova. Durante la loro gestione, nel 1862, fu impostato l'avviso a elica Vedetta, primo piroscafo militare con scafo in ferro costruito in Italia, varato nel 1866. Nel 1865 alla famiglia Orlando nella gestione del cantiere subentrò l'imprenditore Enrico Cravero, che lo tenne fino al 1890 e successivamente la società Nicolò Odero & C., già proprietaria del cantiere di Sestri Ponente. Durante la gestione Odero furono costruite grandi navi civili e militari, tra le quali il transatlantico Re Vittorio (1907) e la corazzata Leonardo da Vinci (1911). Il cantiere cessò l'attività nel 1930, l'ultima unità costruita fu l'incrociatore Almirante Brown, commissionato dalla marina argentina, varato il 28 settembre 1929. Il posto dei cantieri venne occupato, per un breve periodo, dal Villaggio Balneare, sede di numerosi eventi fieristici, prima di lasciare spazio all'espansione urbanistica della città. Una targa in marmo oggi affissa sulla facciata della "Casa dei Pescatori" rivendica al quartiere della Foce di essere stato uno dei luoghi di partenza di una parte dei volontari garibaldini che parteciparono alla Spedizione dei Mille. Il fatto è così documentato dallo storico emiliano Francesco Bertolini (1836-1909): Maggiori dettagli su questi avvenimenti sono riportati dallo storico genovese Federico Donaver nel testo "Garibaldi e la Spedizione dei Mille" e dallo storico veronese Osvaldo Perini nel volume "La spedizione dei Mille, storia documentata della liberazione della Bassa Italia". Sino al 1873, la Foce costituiva un comune a sé. La descrizione che ne fa il Casalis nella prima metà dell'Ottocento non è molto dissimile da quella del Giustiniani di tre secoli addietro: Il quadro descritto dal Casalis era destinato a mutare rapidamente nei decenni successivi. Nel 1873, con un Regio Decreto, il Comune di Genova si espandeva oltre il confine del Bisagno, inglobando, oltre alla Foce, i comuni di San Francesco d'Albaro, San Martino, Staglieno, Marassi e San Fruttuoso, e dando avvio ad un'espansione urbanistica che avrebbe radicalmente cambiato il volto di quei quartieri. Dopo che il comune era stato aggregato a quello di Genova la piana retrostante il vecchio borgo e i cantieri venne urbanizzata, realizzando un quartiere residenziale signorile, con struttura viaria a scacchiera, formata da lunghe strade ortogonali (corso Torino, via Giuseppe Casaregis, corso Buenos Aires e via Carlo Barabino). A partire dal 1929 furono avviati i lavori per la copertura del tratto finale del Bisagno, con la conseguente eliminazione dei due ponti sul Bisagno: il Ponte Pila (naturale collegamento tra corso Buenos Aires e via XX Settembre) e Ponte Bezzecca, prolungamento di via Barabino. Sulla copertura del Bisagno fu aperta l'importante arteria viaria che collega la Foce con la zona di Brignole, oggi intitolata alla Brigata Bisagno e alle Brigate partigiane. Negli anni trenta del Novecento, dopo la chiusura del cantiere, sull'area di questo furono create nuove vie e piazze, dove si tennero manifestazioni fieristiche e spettacoli teatrali. Nel 1936 sulla sponda destra del Bisagno, ormai coperto, fu costruita la Casa dei Pescatori, complesso edilizio destinato ad ospitare la popolazione dell'antico borgo posto sotto la chiesa di San Pietro, demolito per far posto ai moderni insediamenti residenziali e alle nuove strade. Il poco di antico sopravvissuto all'espansione edilizia degli anni Trenta andò definitivamente perduto a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che distrussero anche la chiesa di San Pietro. Nel luglio del 2001 l'area dei giardini intitolati a Gilberto Govi è stata sede dei lavori del Genoa Social Forum durante la riunione a Genova dei G8. La zona è stata scenario dei gravi scontri fra dimostranti e forze dell'ordine (vedi Fatti del G8 di Genova) che hanno causato pesanti danni a strutture pubbliche e private. Dall'anno 2004 il quartiere è interessato - lungo viale Brigate Partigiane - da profondi lavori edili per la messa in sicurezza dello sbocco del torrente Bisagno ed il rifacimento delle rampe di accesso ed uscita della predetta strada sopraelevata. Nella circoscrizione della Foce si trovano quattro chiese cattoliche parrocchiali, tutte di antica origine, ma per ragioni storiche diverse tutte ricostruite ex novo tra il XIX e il XX secolo. Due di queste, la chiesa di Nostra Signora del Rimedio e quella di Santa Maria dei Servi, riprendono il titolo parrocchiale di antiche chiese un tempo ubicate in altre zone della città e demolite per ragioni urbanistiche o eventi bellici. Chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce. In origine, sulla spiaggia presso il borgo della Foce esisteva solo una piccola cappella intitolata a san Pietro, che dipendeva, come ricordato dal Giustiniani, dalla chiesa dei Santi Nazario e Celso. Questa chiesa, oggi non più esistente, si trovava sulla scogliera nei pressi di punta Vagno e, già in rovina, quando da tempo il suo titolo parrocchiale era stato trasferito a San Francesco d'Albaro, fu demolita all'inizio del Novecento in seguito all'apertura di corso Italia. Anche la cappella di San Pietro, ricostruita una prima volta dai pescatori della Foce, fu distrutta da una violenta mareggiata nel 1821. Poiché sulla scogliera sovrastante la spiaggia esisteva dal 1615 la chiesa di San Bernardo, che faceva parte del convento dei frati Foglianti (detti anche Fogliensi ed ancora oggi ricordati dal toponimo assegnato alla salita che dal borgo - oggi da corso Italia - sale alla chiesa), questa fu intitolata anche a san Pietro e divenne la parrocchiale del borgo. La chiesa, costruita nel periodo barocco, conservava opere di importanti pittori genovesi del Seicento genovese, quali Giovanni Battista Carlone, Domenico Piola e Giovanni Andrea De Ferrari e sculture lignee della scuola del Maragliano. La chiesa fu gravemente danneggiata dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale e completamente ricostruita a partire dal 1952. Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita. Era la chiesa del Borgo Pila, abitato dai mercanti di seta lucchesi stabilitisi a Genova nel XII secolo, che costruirono una cappella inizialmente intitolata al Volto Santo (antica immagine di Cristo crocifisso conservata nel duomo di Lucca) e che vollero in seguito dedicare alla santa loro concittadina. La chiesa fu più volte danneggiata dagli straripamenti del Bisagno e più volte ricostruita. L'attuale costruzione risale all'inizio del XX secolo. Chiesa di Nostra Signora del Rimedio. Si trova in piazza Alimonda, teatro di tragici scontri durante il G8 del 2001. L'originaria chiesa si trovava nella via Giulia (oggi via XX Settembre) e fu eretta in seguito ad un lascito testamentario del marchese Giovanni Tommaso Invrea. La chiesa, costruita tra il 1651 e il 1673 e restaurata nel 1794 da Antonio Barabino (padre del più noto architetto Carlo Barabino), fu consacrata dal cardinale Giuseppe Maria Spina nel 1808. Per consentire l'ampliamento della già via Giulia, la chiesa fu demolita nel 1898 stabilendo la costruzione di una nuova chiesa sotto lo stesso titolo nel sito dove si trova oggi. La nuova chiesa fu costruita tra il 1900 e il 1904, su progetto di Natale Gallino e G.B. Odero ed eretta in parrocchia nel 1911 ma praticamente senza una giurisdizione territoriale, che le sarebbe stata attribuita, con decreto del cardinale Carlo Dalmazio Minoretti, solo nel 1936. Nel 1955 fu consacrata dal cardinale Giuseppe Siri. Chiesa di Santa Maria dei Servi. Si trova nel cuore del nuovo quartiere, immediatamente a monte di piazza Raffaele Rossetti. L'originaria chiesa, officiata dai religiosi Servi di Maria, sorgeva fin dal XIV secolo nell'antico quartiere di Via Madre di Dio. Distrutta dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, i religiosi si trasferirono in una sede provvisoria in piazza Rossetti, dove nel 1961 fu ufficialmente trasferita anche la sede parrocchiale. Nel 1965, su progetto degli architetti Leonardo Bucci e Raffaello Trinci, fu costruita la nuova chiesa, consacrata dal cardinale Giuseppe Siri il 6 maggio 1972. Area architettura fascista La monumentale viale Brigate Partigiane (già viale Duca D'Aosta) che collega il nuovo waterfront della Foce con piazza della Vittoria, è adornata da giardini pensili e aiuole in stile con le caravelle. L'area dell'Arco della Vittoria e viale Brigate Partigiane sono un chiaro esempio di architettura fascista/neoclassica. Palazzi liberty e umbertini Al confine con Albaro sorgono numerosi palazzi in stile liberty e umbertino del tardo Ottocento e primi del Novecento, come quelli di via Giuseppe Casaregis, uno dei quali, il "Palazzo della Vittoria" sovrastato dalla statua di un angelo, all'angolo con corso Italia, è opera di Gino Coppedè. Corso Italia All'origine la cosiddetta "Promenade genovese" (Corso Italia) fu costruita nella zona della Foce per poi estendersi attraverso il quartiere di Albaro fino a Boccadasse; la sua costruzione risale all'inizio del Novecento. Piazza Raffaele Rossetti e quartiere fieristico Gli edifici che si affacciano su piazza Raffaele Rossetti, considerata oggi il centro del quartiere, furono costruiti a partire dal 1933 sull'area prima occupata dal lazzaretto e poi dal cantiere navale. Secondo il piano regolatore del 1932 in questa zona, oltre che abitazioni signorili avrebbero dovuto sorgere un palazzo dello sport, un salone per esposizioni, un cinema-teatro e alberghi di lusso. Fu indetto un concorso, vinto dall'architetto Luigi Carlo Daneri, con un progetto ispirato all'architettura razionalista. Prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale furono realizzati parte degli edifici residenziali. I lavori, sospesi per la guerra, furono completati negli anni cinquanta. Il palazzo dello sport e il quartiere fieristico, oggetto nel corso del 2023 di un generale rifacimento, furono realizzati negli anni sessanta sull'area ricavata dal riempimento a mare davanti alla scogliera della Strega, a destra della foce del Bisagno, mentre il teatro della Corte e un albergo della catena "Starhotels" hanno trovato collocazione nell'area della Corte Lambruschini, nei pressi della stazione ferroviaria di Genova Brignole. Sopra il depuratore di Punta Vagno (un tempo sede di una batteria costiera a difesa del porto di Genova) sono stati realizzati a inizio degli anni ottanta i giardini pubblici intitolati ad un genovese illustre: Gilberto Govi. . Il corso Guglielmo Marconi separa il complesso di piazza Rossetti dal vasto piazzale Cavalieri di Vittorio Veneto (colloquialmente denominato piazzale Kennedy, denominazione che in realtà va riferita solo alla sua estrema porzione occidentale, ove è situato il capolinea dei bus e l'ingresso del quartiere fieristico, che per la sua forma regolare e la sua ampiezza è spesso sede di spettacoli itineranti quali circhi e luna park. Alla Foce, nel periodo precedente la seconda guerra mondiale, era possibile ascoltare nelle osterie i canterini di trallalero (canto tradizionale a cappella). A oggi, nel repertorio delle Squadre di Trallalero, è presente una canzone che parla del borgo della Foce, scritta dal cantautore genovese Piccone, intitolata Fôxe de Zêna (Foce di Genova). Il quartiere della Foce è citato in numerose canzoni dialettali; in quella più conosciuta anche al di fuori dei confini regionali, Ma se ghe penso, la Foce è uno dei diversi luoghi di Genova rievocati con nostalgia da un genovese emigrato in America meridionale (veddo là a Fôxe e sento franze o mâ). Tra gli altri luoghi viene evocata anche la vicina spiaggia della Cava, interrata negli anni cinquanta per la costruzione del quartiere fieristico e l'espansione del porto di Genova. Un antico sfottò di sapore campanilistico, ripreso in un'altra canzone popolare, argomenta che a salvare gli abitanti della Foce sono quelli del vicino borgo di Boccadasse, gli unici ad essere, se possibile, più tarlucchi (babbei) di loro. In occasione della festa patronale di san Pietro (29 giugno), si tiene nel quartiere una grande fiera di merci varie. Un tempo, quando ancora esisteva l'antico borgo, alla sera le case venivano illuminate con lampioncini colorati alla cinese, mentre i pescatori dalle barche gettavano sull'acqua lumini accesi che si dondolavano sulle onde. Oggi, a coronamento dei festeggiamenti per la festività patronale, la sera del 29 giugno si tiene uno spettacolo di fuochi pirotecnici che richiama numerosi spettatori da tutti i quartieri cittadini. Numerose sono le manifestazioni che si tengono nel quartiere fieristico, tra le più importanti vi è l'annuale Salone Nautico. Sul piazzale intitolato ai Cavalieri di Vittorio Veneto (spesso erroneamente chiamato dai genovesi piazzale Kennedy, nome che in realtà spetta invece al più piccolo piazzale adiacente sul lato ovest) è allestito periodicamente un grande luna park e per molti anni è stata organizzata annualmente alla fine dell'estate la festa dal Partito Democratico (Festa de l'Unità). I collegamenti nell'ambito del quartiere e con il centro cittadino sono garantiti da autoservizi AMT che percorrono la strada lungomare (corso Italia) e corso Europa. C. Praga, Genova fuori le mura, 2006, Fratelli Frilli Editori. G. Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, 1849. A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, 1537. Wikiquote contiene citazioni di o su Foce Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Foce Zenazone.it/foce, su ww1.zenazone.it. URL consultato il 1º novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2008). Fotografie d'epoca e note storiche sui quartieri di Genova , su laterzaeta.com. Note storiche su Piazza Rossetti, su xoomer.virgilio.it. Il Lazzaretto della Foce, su culturabarocca.com. URL consultato il 17 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2009). Note storiche sul cantiere della Foce, su corsi.storiaindustria.it. La chiesa dei Santi Pietro e Bernardo sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010). La chiesa di Santa Zita sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2009). Storia della chiesa di Santa Zita, su digilander.libero.it. La chiesa di Santa Maria dei Servi sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010). Chiesa Parrocchiale di Santa Maria dei Servi di Genova - Sito ufficiale, su servidimariagenova.it. URL consultato il 12 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2012). La chiesa di N. S. del Rimedio sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010). Storia delle chiese costruite in riva al mare nel levante genovese, su xoomer.virgilio.it. Società Calcio Foce, su rickygenoa.wordpress.com.

Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita
Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita

La chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita è luogo di culto cattolico situato nella zona di Borgo Pila nel quartiere della Foce, tra via di Santa Zita e corso Buenos Aires, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova. In passato in zona, sulle sponde del Bisagno, sorgeva una chiesa, costruita nel XIII secolo dai mercanti lucchesi viventi in quella zona che praticavano l'artigianato dei tessuti di lana e di seta, era dedicata al Volto Santo (culto importato dai Lucchesi), nome che mantenne fino a quando, nel 1278, una vergine lucchese di nome Zita non venne fatta santa. La comunità lucchese in Genova aveva nei secoli XV-XVI anche un'altra chiesa, poco distante, sempre nei pressi del Bisagno, la chiesa di Borgo degli Incrociati. Questo primo luogo di culto venne danneggiato gravemente da una piena del Bisagno e successivamente ricostruito nel 1452. Questo nuovo edificio venne poi restaurato nel 1833. Quando nel 1874 Borgo Pila si staccò da Albaro, Santa Zita divenne una parrocchia autonoma con una popolazione di circa quattromila persone, la maggior parte ortolani. La proclamazione venne fatta da monsignor Salvatore Magnasco il 7 luglio 1874, con la successiva approvazione della Santa Sede del 10 gennaio 1876. Alla fine del XIX secolo la chiesa divenne insufficiente rispetto alle necessità della popolazione, per cui se ne decise la demolizione. Una nuova chiesa, quella visibile attualmente, venne costruita a partire dal 1893 (l'arcivescovo Tommaso Reggio pose la prima pietra il 12 novembre di quell'anno) su un terreno donato fin dal 1879 dalla Duchessa di Galliera Maria Brignole Sale De Ferrari. La chiesa, in stile neorinascimentale fiorentino, fu realizzata su disegni di Angelo Del Vecchio, ripresi ed ampiamente variati da Maurizio Dufour. Officiata dal 15 agosto 1899 (ma mancava ancora la cupola), era stata costruita poco distante dalla precedente chiesa, la quale fu demolita (ne restano solo alcune parti di muratura inglobate nel cortile del palazzo di fronte all'attuale Santa Zita). Fortunatamente il portale della vecchia chiesa è stato salvato e collocato nella parte posteriore della chiesa. Il portale della vecchia chiesa porta sul suo architrave tre statue (un Crocifisso con ai lati la Madonna e san Giovanni Battista), provenienti da un altare scomparso della chiesa; sono tutte e tre opera del Paracca (XVI secolo). La nuova chiesa fu ultimata con la cupola in stile fiorentino realizzata dall'ing. Carlo Bagnasco su progetti del Dufour, tra il 1926 e il 1929, quest'ultima raggiunge un'altezza di 60 metri circa. Al suo interno conserva, ereditate dalla precedente Santa Zita, la statua della Madonna di Città ed una tela di Valerio Castello con il Miracolo di santa Zita. Il cardinale Giuseppe Siri benedisse la nuova pavimentazione il 21 dicembre 1958 e consacrò la chiesa il 28 giugno 1975. Arcidiocesi di Genova Borgo Pila Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita Sito della parrocchia, su digilander.libero.it.

Corte Lambruschini
Corte Lambruschini

Corte Lambruschini è un moderno centro direzionale di Genova, situato nel quartiere di Borgo Pila, nell'ex comune della Foce, a poca distanza dalla stazione ferroviaria di Genova-Brignole e da piazza della Vittoria. Progettista del complesso è stato l'architetto Piero Gambacciani. Il progetto strutturale è stato invece realizzato dall'ingegnere Elio Montaldo. L'edificio prende il nome da un caseggiato a corte ottocentesco, adibito a mercato e abitazioni popolari, chiamato appunto Corte Lambruschini, che sorgeva nell'allora Borgo Pila, demolito nel 1982 per lasciare il posto ai grattacieli del nuovo centro direzionale. L'antico edificio aveva preso il nome dalla famiglia Lambruschini, alcuni esponenti della quale ricoprirono nell'Ottocento importanti incarichi in ambito politico e religioso. Il centro direzionale di Corte Lambruschini è costituito da un elaborato complesso architettonico in vetro e acciaio che culmina con due identiche torri dalla caratteristica forma lamellare alte 86,90 metri, suddivise su 20 piani, ed è situato di fronte alla stazione di Genova Brignole, rimanendo ben visibile da tutta la zona orientale del centro di Genova e dalla bassa Val Bisagno. È il sesto edificio più alto della città. Il complesso ospita lo Starhotel President, realizzato dall'ing. Marco Dasso e dall'arch. Bruno Gabrielli e il Teatro della Corte, sede del Teatro Stabile di Genova e intitolato dal 2003 al drammaturgo e regista teatrale Ivo Chiesa. Dal 2002 al 2023 vi ha altresì avuto sede la Sampdoria. Ospita inoltre un parcheggio interrato su 4 piani. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Corte Lambruschini (EN) Scheda su www.emporis.com, su emporis.com. Immagini della costruzione della Corte Lambruschini, su fotoalbum.virgilio.it. URL consultato il 27 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016). Altre immagini del complesso di Corte Lambruschini, su zanleone.blogspot.it.