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Chiesa di Santa Maria dei Servi (Genova)

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Barnaba da modena, madonna della misericordia, 1375 (genova, s.m. dei servi) 01
Barnaba da modena, madonna della misericordia, 1375 (genova, s.m. dei servi) 01

La chiesa di Santa Maria dei Servi è luogo di culto cattolico situato nel quartiere della Foce, in largo Santa Maria dei Servi, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Carignano-Foce dell'arcidiocesi di Genova. Alcuni storici fanno risalire al 1274 o, ancora più esattamente, al 1327 la probabile fondazione del primo edificio di culto dedicato a Santa Maria dei Servi. La data più verosimile risulta essere quest'ultima poiché proprio in tale anno l'omonimo ordine religioso ebbe il permesso di dimora in diocesi dall'arcivescovo genovese Bartolomeo de Maroni. L'antica chiesa, sita nel vecchio rione di via dei Servi e di via Madre di Dio, fu completamente distrutta nei bombardamenti aerei su Genova del 1942-1944; la sede dei religiosi fu quindi trasferita nel 1959, provvisoriamente, nel neo quartiere della Foce presso un salone di piazza Raffaele Rossetti così come, nel 1961, anche la sede della comunità parrocchiale. Su progetto degli architetti Leonardo Bucci e Raffaello Trinci prese corpo una nuova e moderna chiesa con la solenne benedizione e posa della prima pietra il 26 maggio del 1965 ad opera del cardinale Giuseppe Siri; quest'ultimo consacrò, nel 1972, il nuovo edificio. La chiesa conserva alcune importanti opere pittoriche provenienti dal distrutto edificio originario e da altre chiese scomparse, tra le quali San Francesco di Paola di Bernardo Castello, Assunzione della Vergine di Giovanni Andrea De Ferrari, Vocazione di sant'Andrea e Sant'Andrea davanti al tiranno di Giovanni Carlone, San Filippo Benizzi in adorazione del Crocifisso e Santa Barbara che venera la Madonna di Domenico Piola. Gli antichi documenti e archivi storici della chiesa sono invece conservati presso la basilica di Nostra Signora Assunta di Carignano (ante 1945) e presso la chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano (1945-1960). Arcidiocesi di Genova Foce (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria dei Servi Sito ufficiale, su servidimariagenova.it. Chiesa di Santa Maria dei Servi, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria dei Servi (Genova) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria dei Servi (Genova)
Via Antonio Cecchi, Genova Foce

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Parrocchia di Santa Maria dei Servi

Via Antonio Cecchi
16129 Genova, Foce
Liguria, Italia
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Barnaba da modena, madonna della misericordia, 1375 (genova, s.m. dei servi) 01
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Luoghi vicini

Foce (Genova)
Foce (Genova)

Foce (Foxe /ˈfuːʒe/ in ligure) è un quartiere residenziale in stile umbertino, liberty e razionalista di 15 693 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio VIII Medio Levante. Si affaccia sul mare a levante del porto, estendendosi nella piana del Bisagno tra le pendici occidentali della collina di Albaro e la riva sinistra del torrente, interamente coperto nel tratto che attraversa il quartiere. Piccolo comune autonomo dal 1798 fino al 1873 (quando insieme con altri cinque comuni della bassa val Bisagno fu inglobato nel comune di Genova), tra i quartieri di Genova è quello che nell'ultimo secolo ha maggiormente mutato la sua fisionomia: con l'espansione urbanistica del primo Novecento il piccolo borgo di pescatori si è trasformato in un quartiere residenziale semi-centrale della città. L'ex circoscrizione della Foce comprende le unità urbanistiche Foce e Brignole, che insieme hanno una popolazione di 15.722 abitanti, di cui 5390 nell'area storica della Foce e 10.332 nell'area di Brignole (dato aggiornato al 31 dicembre 2016). Il quartiere, che comprende un'area pianeggiante alla foce del torrente Bisagno, confina a levante con Albaro, a nord con San Fruttuoso, a ponente con San Vincenzo e Carignano, mentre a sud è delimitato da un breve tratto di litorale, appena fuori dall'area portuale. Le mura delle Cappuccine, affacciate sul tratto finale del Bisagno, separano "la Foce" da Carignano, mentre l'asse viario formato da via Brigata Liguria e via Fiume delimita il quartiere verso San Vincenzo, a nord via Tolemaide e corso Gastaldi la separano da San Fruttuoso, a est via Pozzo e via Nizza ne segnano il confine con Albaro. Nella suddivisione amministrativa cittadina successiva all'annessione a Genova, all'originario territorio comunale furono aggregate la zona di Borgo Pila (già frazione del comune di San Francesco d’Albaro) e l'area già occupata dalle mura chiamate Fronti Basse (demolite negli anni Ottanta dell’Ottocento), che comprende la stazione Brignole, piazza Verdi e piazza della Vittoria. Il centro del quartiere moderno (piazza Rossetti, piazzale Kennedy e quartiere fieristico) è raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Brignole, da cui dista circa un chilometro e mezzo lungo i viali intitolati alla Brigata Bisagno di Aldo Gastaldi e alle Brigate Partigiane, con autobus della linea 31 della rete urbana AMT. I principali assi di attraversamento sono in direzione ovest-est e procedendo da nord a sud corso Gastaldi - via Tolemaide (che collegano San Martino con la zona di Brignole-Portoria), corso Buenos Aires, via Barabino (che collegano Albaro con Brignole-Portoria), via Cecchi e corso Marconi. In direzione nord-sud il quartiere è attraversato da corso Torino e via Casaregis. Corso Torino può essere considerato la "main street" del quartiere. Dalla Foce ha inizio la strada sopraelevata che, costeggiando il porto antico e lambendo il centro storico, congiunge i quartieri di Levante della città al quartiere occidentale di Sampierdarena. La Foce ospita il quartiere fieristico (edificato sul mare alla fine degli anni cinquanta dopo che furono sbancate le scogliere della Cava e della Strega), gli uffici dello stato civile del comune di Genova, la sede dell'Agenzia del territorio (comunemente chiamata catasto), la Questura e numerosi eleganti condomini, in particolare nella zona di piazza Rossetti e corso Marconi, proprio all'inizio di quella che viene considerata per antonomasia la promenade dei genovesi, l'elegante corso Italia. Il toponimo "Foce", generalmente riferito alla sua posizione allo sbocco del torrente Bisagno, deriverebbe invece dal fatto che il sito, in epoche remote, era stato uno dei punti di approdo di mercanti Focesi. La Foce era un antichissimo borgo sorto sulle pendici rocciose del promontorio che delimitava a ponente la collina di Albaro, abitato da pescatori e contadini che per secoli hanno rifornito con i loro prodotti i mercati di Genova. L'abitato si estese successivamente anche alla base della collina, nella piana sulla sponda orientale del Bisagno, conservando tuttavia le caratteristiche di un piccolo borgo di pescatori. Così descrive il borgo il Giustiniani, vescovo e storico, nei suoi “Annali” (1537) Nel XV secolo nella piana sulla sponda sinistra del Bisagno fu edificato un lazzaretto per l'isolamento e il ricovero dei malati contagiosi e dei passeggeri delle navi giunti in porto e soggetti a quarantena, soprattutto in occasione di epidemie di peste. L'imponente edificio, ampliato all'inizio del XVI secolo per iniziativa di Ettore Vernazza e con il contributo del doge Ottaviano Fregoso, più volte modificato, svolse la sua funzione fino alla metà dell'Ottocento. Durante l'epidemia di peste che colpì Genova negli anni 1656-1657, il frate cappuccino sestrese padre Antero Maria Micone scrisse nel suo libro Li lazzaretti della città e riviere di Genova del 1657 del contagio e del lazzaretto, immortalato anche sulla tela dal pittore Domenico Fiasella. Nel Settecento fu ospitato nel lazzaretto anche il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau che accennò alla sua drammatica esperienza in un brano de Le confessioni. Con gli sviluppi della medicina, a metà dell'Ottocento le funzioni del lazzaretto furono trasferite al nuovo ospedale di Pammatone; l'edificio fu demolito, consentendo l'ampliamento del cantiere navale già da tempo esistente sulla spiaggia della Foce. Da secoli sulla spiaggia della Foce venivano costruite navi, in piccoli cantieri artigiani. Il cantiere della Foce ebbe un notevole impulso all'inizio dell'Ottocento, nel periodo della Repubblica Ligure napoleonica. Le prime navi varate in quel cantiere furono la fregata L'Incorruptible e il brick Le Cyclope (16 novembre 1804), a cui seguì la fregata La Pomone, varata nel marzo 1805. Ma fu solo dopo l'annessione della Liguria al regno sabaudo che ebbe inizio una vera e propria fase di sviluppo. Il Regno di Sardegna, dopo aver acquisito questo importante sbocco al mare (in precedenza disponeva solo del piccolo porto di Villefranche, nella contea di Nizza) stabilì a Genova la sede della propria flotta e il cantiere della Foce fu destinato alla costruzione delle nuove navi militari. Il cantiere, ampliato su parte dell'area del soppresso lazzaretto, si estendeva su circa 70000 m² sulla sponda sinistra alla foce del Bisagno; di proprietà municipale, fu dato in gestione prima ai fratelli Westermann, poi ai fratelli Orlando, siciliani trapiantati a Genova. Durante la loro gestione, nel 1862, fu impostato l'avviso a elica Vedetta, primo piroscafo militare con scafo in ferro costruito in Italia, varato nel 1866. Nel 1865 alla famiglia Orlando nella gestione del cantiere subentrò l'imprenditore Enrico Cravero, che lo tenne fino al 1890 e successivamente la società Nicolò Odero & C., già proprietaria del cantiere di Sestri Ponente. Durante la gestione Odero furono costruite grandi navi civili e militari, tra le quali il transatlantico Re Vittorio (1907) e la corazzata Leonardo da Vinci (1911). Il cantiere cessò l'attività nel 1930, l'ultima unità costruita fu l'incrociatore Almirante Brown, commissionato dalla marina argentina, varato il 28 settembre 1929. Il posto dei cantieri venne occupato, per un breve periodo, dal Villaggio Balneare, sede di numerosi eventi fieristici, prima di lasciare spazio all'espansione urbanistica della città. Una targa in marmo oggi affissa sulla facciata della "Casa dei Pescatori" rivendica al quartiere della Foce di essere stato uno dei luoghi di partenza di una parte dei volontari garibaldini che parteciparono alla Spedizione dei Mille. Il fatto è così documentato dallo storico emiliano Francesco Bertolini (1836-1909): Maggiori dettagli su questi avvenimenti sono riportati dallo storico genovese Federico Donaver nel testo "Garibaldi e la Spedizione dei Mille" e dallo storico veronese Osvaldo Perini nel volume "La spedizione dei Mille, storia documentata della liberazione della Bassa Italia". Sino al 1873, la Foce costituiva un comune a sé. La descrizione che ne fa il Casalis nella prima metà dell'Ottocento non è molto dissimile da quella del Giustiniani di tre secoli addietro: Il quadro descritto dal Casalis era destinato a mutare rapidamente nei decenni successivi. Nel 1873, con un Regio Decreto, il Comune di Genova si espandeva oltre il confine del Bisagno, inglobando, oltre alla Foce, i comuni di San Francesco d'Albaro, San Martino, Staglieno, Marassi e San Fruttuoso, e dando avvio ad un'espansione urbanistica che avrebbe radicalmente cambiato il volto di quei quartieri. Dopo che il comune era stato aggregato a quello di Genova la piana retrostante il vecchio borgo e i cantieri venne urbanizzata, realizzando un quartiere residenziale signorile, con struttura viaria a scacchiera, formata da lunghe strade ortogonali (corso Torino, via Giuseppe Casaregis, corso Buenos Aires e via Carlo Barabino). A partire dal 1929 furono avviati i lavori per la copertura del tratto finale del Bisagno, con la conseguente eliminazione dei due ponti sul Bisagno: il Ponte Pila (naturale collegamento tra corso Buenos Aires e via XX Settembre) e Ponte Bezzecca, prolungamento di via Barabino. Sulla copertura del Bisagno fu aperta l'importante arteria viaria che collega la Foce con la zona di Brignole, oggi intitolata alla Brigata Bisagno e alle Brigate partigiane. Negli anni trenta del Novecento, dopo la chiusura del cantiere, sull'area di questo furono create nuove vie e piazze, dove si tennero manifestazioni fieristiche e spettacoli teatrali. Nel 1936 sulla sponda destra del Bisagno, ormai coperto, fu costruita la Casa dei Pescatori, complesso edilizio destinato ad ospitare la popolazione dell'antico borgo posto sotto la chiesa di San Pietro, demolito per far posto ai moderni insediamenti residenziali e alle nuove strade. Il poco di antico sopravvissuto all'espansione edilizia degli anni Trenta andò definitivamente perduto a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che distrussero anche la chiesa di San Pietro. Nel luglio del 2001 l'area dei giardini intitolati a Gilberto Govi è stata sede dei lavori del Genoa Social Forum durante la riunione a Genova dei G8. La zona è stata scenario dei gravi scontri fra dimostranti e forze dell'ordine (vedi Fatti del G8 di Genova) che hanno causato pesanti danni a strutture pubbliche e private. Dall'anno 2004 il quartiere è interessato - lungo viale Brigate Partigiane - da profondi lavori edili per la messa in sicurezza dello sbocco del torrente Bisagno ed il rifacimento delle rampe di accesso ed uscita della predetta strada sopraelevata. Nella circoscrizione della Foce si trovano quattro chiese cattoliche parrocchiali, tutte di antica origine, ma per ragioni storiche diverse tutte ricostruite ex novo tra il XIX e il XX secolo. Due di queste, la chiesa di Nostra Signora del Rimedio e quella di Santa Maria dei Servi, riprendono il titolo parrocchiale di antiche chiese un tempo ubicate in altre zone della città e demolite per ragioni urbanistiche o eventi bellici. Chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce. In origine, sulla spiaggia presso il borgo della Foce esisteva solo una piccola cappella intitolata a san Pietro, che dipendeva, come ricordato dal Giustiniani, dalla chiesa dei Santi Nazario e Celso. Questa chiesa, oggi non più esistente, si trovava sulla scogliera nei pressi di punta Vagno e, già in rovina, quando da tempo il suo titolo parrocchiale era stato trasferito a San Francesco d'Albaro, fu demolita all'inizio del Novecento in seguito all'apertura di corso Italia. Anche la cappella di San Pietro, ricostruita una prima volta dai pescatori della Foce, fu distrutta da una violenta mareggiata nel 1821. Poiché sulla scogliera sovrastante la spiaggia esisteva dal 1615 la chiesa di San Bernardo, che faceva parte del convento dei frati Foglianti (detti anche Fogliensi ed ancora oggi ricordati dal toponimo assegnato alla salita che dal borgo - oggi da corso Italia - sale alla chiesa), questa fu intitolata anche a san Pietro e divenne la parrocchiale del borgo. La chiesa, costruita nel periodo barocco, conservava opere di importanti pittori genovesi del Seicento genovese, quali Giovanni Battista Carlone, Domenico Piola e Giovanni Andrea De Ferrari e sculture lignee della scuola del Maragliano. La chiesa fu gravemente danneggiata dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale e completamente ricostruita a partire dal 1952. Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita. Era la chiesa del Borgo Pila, abitato dai mercanti di seta lucchesi stabilitisi a Genova nel XII secolo, che costruirono una cappella inizialmente intitolata al Volto Santo (antica immagine di Cristo crocifisso conservata nel duomo di Lucca) e che vollero in seguito dedicare alla santa loro concittadina. La chiesa fu più volte danneggiata dagli straripamenti del Bisagno e più volte ricostruita. L'attuale costruzione risale all'inizio del XX secolo. Chiesa di Nostra Signora del Rimedio. Si trova in piazza Alimonda, teatro di tragici scontri durante il G8 del 2001. L'originaria chiesa si trovava nella via Giulia (oggi via XX Settembre) e fu eretta in seguito ad un lascito testamentario del marchese Giovanni Tommaso Invrea. La chiesa, costruita tra il 1651 e il 1673 e restaurata nel 1794 da Antonio Barabino (padre del più noto architetto Carlo Barabino), fu consacrata dal cardinale Giuseppe Maria Spina nel 1808. Per consentire l'ampliamento della già via Giulia, la chiesa fu demolita nel 1898 stabilendo la costruzione di una nuova chiesa sotto lo stesso titolo nel sito dove si trova oggi. La nuova chiesa fu costruita tra il 1900 e il 1904, su progetto di Natale Gallino e G.B. Odero ed eretta in parrocchia nel 1911 ma praticamente senza una giurisdizione territoriale, che le sarebbe stata attribuita, con decreto del cardinale Carlo Dalmazio Minoretti, solo nel 1936. Nel 1955 fu consacrata dal cardinale Giuseppe Siri. Chiesa di Santa Maria dei Servi. Si trova nel cuore del nuovo quartiere, immediatamente a monte di piazza Raffaele Rossetti. L'originaria chiesa, officiata dai religiosi Servi di Maria, sorgeva fin dal XIV secolo nell'antico quartiere di Via Madre di Dio. Distrutta dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, i religiosi si trasferirono in una sede provvisoria in piazza Rossetti, dove nel 1961 fu ufficialmente trasferita anche la sede parrocchiale. Nel 1965, su progetto degli architetti Leonardo Bucci e Raffaello Trinci, fu costruita la nuova chiesa, consacrata dal cardinale Giuseppe Siri il 6 maggio 1972. Area architettura fascista La monumentale viale Brigate Partigiane (già viale Duca D'Aosta) che collega il nuovo waterfront della Foce con piazza della Vittoria, è adornata da giardini pensili e aiuole in stile con le caravelle. L'area dell'Arco della Vittoria e viale Brigate Partigiane sono un chiaro esempio di architettura fascista/neoclassica. Palazzi liberty e umbertini Al confine con Albaro sorgono numerosi palazzi in stile liberty e umbertino del tardo Ottocento e primi del Novecento, come quelli di via Giuseppe Casaregis, uno dei quali, il "Palazzo della Vittoria" sovrastato dalla statua di un angelo, all'angolo con corso Italia, è opera di Gino Coppedè. Corso Italia All'origine la cosiddetta "Promenade genovese" (Corso Italia) fu costruita nella zona della Foce per poi estendersi attraverso il quartiere di Albaro fino a Boccadasse; la sua costruzione risale all'inizio del Novecento. Piazza Raffaele Rossetti e quartiere fieristico Gli edifici che si affacciano su piazza Raffaele Rossetti, considerata oggi il centro del quartiere, furono costruiti a partire dal 1933 sull'area prima occupata dal lazzaretto e poi dal cantiere navale. Secondo il piano regolatore del 1932 in questa zona, oltre che abitazioni signorili avrebbero dovuto sorgere un palazzo dello sport, un salone per esposizioni, un cinema-teatro e alberghi di lusso. Fu indetto un concorso, vinto dall'architetto Luigi Carlo Daneri, con un progetto ispirato all'architettura razionalista. Prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale furono realizzati parte degli edifici residenziali. I lavori, sospesi per la guerra, furono completati negli anni cinquanta. Il palazzo dello sport e il quartiere fieristico, oggetto nel corso del 2023 di un generale rifacimento, furono realizzati negli anni sessanta sull'area ricavata dal riempimento a mare davanti alla scogliera della Strega, a destra della foce del Bisagno, mentre il teatro della Corte e un albergo della catena "Starhotels" hanno trovato collocazione nell'area della Corte Lambruschini, nei pressi della stazione ferroviaria di Genova Brignole. Sopra il depuratore di Punta Vagno (un tempo sede di una batteria costiera a difesa del porto di Genova) sono stati realizzati a inizio degli anni ottanta i giardini pubblici intitolati ad un genovese illustre: Gilberto Govi. . Il corso Guglielmo Marconi separa il complesso di piazza Rossetti dal vasto piazzale Cavalieri di Vittorio Veneto (colloquialmente denominato piazzale Kennedy, denominazione che in realtà va riferita solo alla sua estrema porzione occidentale, ove è situato il capolinea dei bus e l'ingresso del quartiere fieristico, che per la sua forma regolare e la sua ampiezza è spesso sede di spettacoli itineranti quali circhi e luna park. Alla Foce, nel periodo precedente la seconda guerra mondiale, era possibile ascoltare nelle osterie i canterini di trallalero (canto tradizionale a cappella). A oggi, nel repertorio delle Squadre di Trallalero, è presente una canzone che parla del borgo della Foce, scritta dal cantautore genovese Piccone, intitolata Fôxe de Zêna (Foce di Genova). Il quartiere della Foce è citato in numerose canzoni dialettali; in quella più conosciuta anche al di fuori dei confini regionali, Ma se ghe penso, la Foce è uno dei diversi luoghi di Genova rievocati con nostalgia da un genovese emigrato in America meridionale (veddo là a Fôxe e sento franze o mâ). Tra gli altri luoghi viene evocata anche la vicina spiaggia della Cava, interrata negli anni cinquanta per la costruzione del quartiere fieristico e l'espansione del porto di Genova. Un antico sfottò di sapore campanilistico, ripreso in un'altra canzone popolare, argomenta che a salvare gli abitanti della Foce sono quelli del vicino borgo di Boccadasse, gli unici ad essere, se possibile, più tarlucchi (babbei) di loro. In occasione della festa patronale di san Pietro (29 giugno), si tiene nel quartiere una grande fiera di merci varie. Un tempo, quando ancora esisteva l'antico borgo, alla sera le case venivano illuminate con lampioncini colorati alla cinese, mentre i pescatori dalle barche gettavano sull'acqua lumini accesi che si dondolavano sulle onde. Oggi, a coronamento dei festeggiamenti per la festività patronale, la sera del 29 giugno si tiene uno spettacolo di fuochi pirotecnici che richiama numerosi spettatori da tutti i quartieri cittadini. Numerose sono le manifestazioni che si tengono nel quartiere fieristico, tra le più importanti vi è l'annuale Salone Nautico. Sul piazzale intitolato ai Cavalieri di Vittorio Veneto (spesso erroneamente chiamato dai genovesi piazzale Kennedy, nome che in realtà spetta invece al più piccolo piazzale adiacente sul lato ovest) è allestito periodicamente un grande luna park e per molti anni è stata organizzata annualmente alla fine dell'estate la festa dal Partito Democratico (Festa de l'Unità). I collegamenti nell'ambito del quartiere e con il centro cittadino sono garantiti da autoservizi AMT che percorrono la strada lungomare (corso Italia) e corso Europa. C. Praga, Genova fuori le mura, 2006, Fratelli Frilli Editori. G. Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, 1849. A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, 1537. Wikiquote contiene citazioni di o su Foce Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Foce Zenazone.it/foce, su ww1.zenazone.it. URL consultato il 1º novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2008). Fotografie d'epoca e note storiche sui quartieri di Genova , su laterzaeta.com. Note storiche su Piazza Rossetti, su xoomer.virgilio.it. Il Lazzaretto della Foce, su culturabarocca.com. URL consultato il 17 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2009). Note storiche sul cantiere della Foce, su corsi.storiaindustria.it. La chiesa dei Santi Pietro e Bernardo sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010). La chiesa di Santa Zita sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2009). Storia della chiesa di Santa Zita, su digilander.libero.it. La chiesa di Santa Maria dei Servi sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010). Chiesa Parrocchiale di Santa Maria dei Servi di Genova - Sito ufficiale, su servidimariagenova.it. URL consultato il 12 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2012). La chiesa di N. S. del Rimedio sul sito dell’Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010). Storia delle chiese costruite in riva al mare nel levante genovese, su xoomer.virgilio.it. Società Calcio Foce, su rickygenoa.wordpress.com.

Scalinata delle Caravelle
Scalinata delle Caravelle

La scalinata del Milite ignoto, popolarmente nota come scalinata delle tre Caravelle in virtù dei caratteristici arredi floreali delle aiuole, è un'opera urbanistica monumentale nel centro di Genova. L'università di Genova la definisce un "monumento commemorativo" e "raccordo tra le mura delle città", urbanisticamente funge da collegamento diretto fra piazza della Vittoria e il quartiere di Carignano. La realizzazione della scalinata monumentale rientra dell'ampia opera di urbanizzazione che coinvolse tutta l'area attigua al torrente Bisagno e alla quartiere Foce, a cavallo fra l'Ottocento e la prima metà del Novecento. Fu progettata e realizzata fra il 1922 e il 1938 dall'architetto e urbanista di Alfredo Fineschi, con la collaborazione dl padre, Pietro Fineschi, i quali operarono ampiamente nel capoluogo, costruendo anche l'attiguo palazzo razionalista della questura di Genova. Qui era il raccordo tra le mura della città, rispettivamente dette Mura Vecchie e Mura Nuove, che procedeva con una serie di terrazze orizzontali dal cinquecentesco bastione delle Cappuccine alle seicentesche Fronti Basse. Spianato questo nel 1892, tre decenni dopo la discesa fu risistemata nell'assetto contemporaneo. Nel 2010 è stata sottoposta a riqualificazione. Di struttura ampia, la scalinata è costituita da due ariose rampe distinte separate da un'aiuola inclinata su più piani e coltivata a prato inglese. L'aiuola è suddivisa verticalmente in tre sezioni (precedute da una quarta, decorata con àncore stilizzate) in ognuna delle quali spicca il disegno che richiama simbolicamente una per una le tre caravelle usate da Cristoforo Colombo per la sua impresa nella scoperta dell'America (1492). Le caravelle sono realizzate con decorazioni floreali all'interno delle stesse aiuole. La scalinata si affaccia davanti al grande arco di trionfo, l'arco della Vittoria, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale che campeggia al centro dell'antistante piazza della Vittoria. La scalinata, perpendicolare alla sottostante via intitolata ad Armando Diaz, ascende al lato destro del liceo classico Andrea D'Oria e alla sinistra del palazzo della Questura, con un ampio giardino che si protende verso le mura delle Cappuccine, per raggiungere la spianata di Carignano. Luigi Lagomarsino (a cura di), Cento anni di architetture. 1890-2004, Genova, De Ferrari, 2004. Silvia Barisione, Matteo Fochessati, Gianni Franzone e Andrea Canziani (a cura di), Architetture in Liguria dagli anni Venti agli anni Cinquanta, Milano, Abitare Segesta, 2004. Franca Balletti e Bruno Giontoni, Una città tra due guerre. Culture e trasformazioni urbanistiche, Genova, De Ferrari, 1990. Paolo Cevini, Genova anni '30. Da Labò a Daneri, Genova, Sagep, 1989. Piazza della Vittoria (Genova) Liceo classico Andrea D'Oria Wikiquote contiene citazioni sulla scalinata delle Caravelle Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla scalinata delle Caravelle Scalinata del Milite Ignoto / Le Caravelle, su Fonti per la storia della critica d'arte, Università di Genova. Genova, Scalinata delle Caravelle, Bella Liguria, 20 dicembre 2021.

Bisagno
Bisagno

Il torrente Bisagno (in ligure Bezàgno /beˈzaɲu/) è – assieme al torrente Polcevera – fra i maggiori corsi d'acqua di Genova: taglia in senso trasversale il capoluogo ligure dando il nome alla omonima valle. La conformazione orografica della relativa Val Bisagno definisce l'assetto territoriale di tre comuni: Genova, Bargagli, Davagna. Tra i suoi affluenti vi sono il torrente Lentro, il torrente Canate, il rio Geirato, il rio Torbido, il rio Molassana e il rio Fereggiano. La sua lunghezza è di circa 25 km. Sfocia nel golfo di Genova, in corrispondenza del quartiere di San Pietro alla Foce (per contrazione, semplicemente la Foce). Nell'epoca preromana aveva un letto circa quattro volte più largo e profondo rispetto a quello d'oggi, lungo il quale – con il relativo porto a circa 5 km all'interno rispetto alla costa – si era ipotizzata la presenza del nucleo originario di Genova, chiamato Σταλìα (Stalia), che si faceva coincidere con l'attuale località di Staglieno (anche per una similitudine verbale); questa ipotesi è stata smentita dai ritrovamenti più recenti nelle zone più vicine al litorale. Già almeno dal XVII secolo il corso d'acqua era indicato col nominativo di Bisagno, come mostra una dettagliata mappa di Alessandro Baratta del 1637. Il torrente diede il nome tra il 2 dicembre 1797 e il 28 aprile 1798 al Département du Bisagne o Dipartimento del Bisagno, una delle unità amministrative nelle quali era suddivisa la Repubblica Ligure, che aveva per capoluogo San Martino. In passato il Bisagno, come un lungo serpentone che scendeva dalla montagna, serviva per trasportare verso il porto da Calvari (frazione sulle alture di Davagna) il legno di castagno destinato alla costruzione delle navi. Il torrente è spesso in secca, ma capace di provocare disastrosi fenomeni alluvionali in caso di piena, come accaduto il 19 settembre 1953, il 7 ottobre 1970, a più riprese negli anni novanta, il 4 novembre 2011 e il 9 ottobre 2014. Durante l'alluvione del 2011 il torrente è esondato verso le ore 12:40 nelle zone di Molassana (in Via Bernardini, località Olmo), di Piazzale Adriatico e di Borgo Incrociati, provocando allagamenti in tutta la zona del centro prospiciente la stazione ferroviaria di Genova Brignole con chiusura di quest'ultima fino al giorno successivo e problemi alla circolazione automobilistica. I maggiori danni e le sei vittime causate dall'evento sono state provocate non direttamente dal Bisagno ma dall'esondazione del Rio Fereggiano; tra le cause di questa va comunque annoverato anche l'effetto di blocco del deflusso del Fereggiano nel Bisagno dovuto a sua volta al deflusso insufficiente del Bisagno stesso nel momento della piena. Il nome Bisagno è indirettamente usato nel capoluogo ligure – nella forma diminutiva di bisagnino – per indicare il mestiere dell'ortolano: i bisagnini (o bezagnìn) furono, nei primi decenni del XX secolo, i coltivatori delle località situate sulle alture di Genova che scendevano in città per vendere, appunto per le strade della Valle del Bisagno (dove sarebbe poi sorto il mercato ortofrutticolo all'ingrosso) i prodotti della terra. Negli anni 1928-1931 fu realizzata la copertura del torrente Bisagno: la portata di piena fu sottostimata in 500 m³/s, sulla base della relazione Fantoli. Nelle piene nel corso dei secoli, di cui si ha memoria dei dati, si sono verificati eventi sino a 1.300 metri cubi al secondo. Nella tabella si può osservare la diversità delle valutazioni dal 1878 al 1998, la cui unica effettivamente molto vicina ai dati reali fu quella del 1905/1907 di Giuseppe Cannovale, i cui progetti di copertura del torrente e riqualificazione dell'area non furono accolti. La commissione Inglese, Fantoli e Canepa, incaricata nel 1907 dal sindaco del comune di Genova Gerolamo Da Passano di stabilire la portata di massima piena per realizzare la canalizzazione e la copertura, eseguita negli anni 1928-1931, sottostimò la portata massima, indicata come mai superiore ai 500 m³/s. L'intervento di copertura degli anni 1928-1931 e l'urbanizzazione resero più problematica la situazione dei secoli precedenti. «Dopo il completamento dell'opera di canalizzazione e copertura, si verificarono, nel 1945 e nel 1951, nubifragi di elevata intensità, tali da superare le precedenti valutazioni critiche. In seguito, il nubifragio del 19 settembre 1953, preceduto da 9 giorni di rilevante piovosità, sollecitava il bacino chiuso a Staglieno (dove il torrente Bisagno sottende una superficie di 81,1 km²) con una pioggia ragguagliata pari a 181 mm in 6 ore. La corrispondente risposta del bacino produceva una portata al colmo di 755 m³/s nella stessa sezione di Staglieno, nonché l'esondazione del corso d'acqua con allagamenti nelle zone di Genova centro». Con i lavori del 1928-1931, il Bisagno, tra Brignole e la Foce, venne ristretto di 48 metri. Il nuovo assetto sotterraneo abbassò a 3,5 metri la sponda, prima alta 5 metri. Nel Piano di Bacino, approvato il 4 dicembre 2001, era già evidenziato : «Il tronco più critico è quello terminale a causa della grave insufficienza del tratto canalizzato e coperto per il quale la portata di piena con periodo di ritorno 200-ennale è stimata in 1300 m³/s, valore che supera ampiamente la sua attuale capacità di smaltimento, calcolata in 500 m³/s in fase di progetto; valore superabile con periodo di ritorno 20-ennale-50-ennale e superato più volte, sia nel corso di questo secolo, sia in precedenza. L'elevato rischio di esondazione per superamento della capacità di smaltimento del tronco canalizzato e coperto comporta pericolosi effetti di rigurgito a monte. Tali effetti si ripercuotono fino alla confluenza del rio Fereggiano e sono amplificati dalla presenza di ulteriori manufatti di attraversamento e/o strutture interferenti con l'alveo». Nel 2005 il primo lotto delle opere è stato iniziato ed è stato ultimato a gennaio del 2009; l'esecuzione dei lavori ha permesso di aumentare la portata transitabile da 400 a circa 600 m³/s e di eliminare i limiti di carico (18 t) lungo la viabilità urbana. Nel 2009 è stato avviato l'iter per il secondo lotto del rifacimento della copertura del Bisagno che è stato finanziato, appaltato, poi sospeso per trenta mesi dai vari ricorsi e sbloccato nell'ottobre 2014. Nel 2011, un ricorso al Tar da parte di due consorzi delle imprese escluse dall'assegnazione del secondo lotto dei lavori, quello che comprende il tratto che va dalla Questura di Genova fino alla stazione Brignole, li ha bloccati. È seguito un controricorso al Consiglio di Stato che ha assegnato la competenza al Tar del Lazio. Nel luglio 2014, il Tar del Lazio ha riconosciuto le ragioni del consorzio delle imprese assegnatarie, vincitrici della gara e ha disposto la ripresa dei lavori. Il tratto terminale interessa un'area popolosa e snodo di trasporto ferroviario in cui sono ben oltre centomila le persone che vi gravitano. In quest'area si possono riscontrare strutture e infrastrutture aventi un valore rilevante per l'assetto urbanistico. Basti pensare alla stazione ferroviaria di Brignole, agli snodi stradali che portano dalla val Bisagno al centro della città e alle diramazioni del traffico cittadino verso levante e ponente. L'area è poi anche interessata da un riassetto e dalla realizzazione di grandi opere come il nodo ferroviario, il progetto "Grandi Stazioni" per Genova Brignole, le tratte Corvetto - Brignole e Brignole - Val Bisagno della metropolitana, l'ampliamento di Calata Bettolo e dei moli Ronco e Canepa nella darsena e infine il potenziamento delle strutture della Fiera del Mare. Vi sarà così un ulteriore incremento di strutture in cui maggiori saranno le persone che vi passeranno con un maggiore rischio potenziale. « Per questo si manifesta la necessità che l'attuazione del progetto proceda di pari passo con quella delle opere previste per la messa in sicurezza del torrente». Uno degli affluenti del torrente Bisagno è il torrente Fereggiano ed è stato avviato l'iter dei lavori per lo scolmatore dello stesso. È stata effettuata la progettazione. Sono stati reperiti i finanziamenti e approvata la realizzazione della prima parte del primo lotto dello scolmatore. Dopo l'approvazione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ci sono state l'approvazione del progetto definitivo, la gara d'appalto e la fase esecutiva. Nell'ottobre 2015 sono iniziati i lavori per lo scolmatore, conclusi nell'ottobre del 2019. La copertura degli anni '30 ha previsto una portata di 500 m³/s, elevabile a una capacità massima di 700 m³/s; il piano attuale prevede invece una portata di 850 m³/s, elevabile a una massima di 950 - 1.050 m³/s. Il Piano di bacino del 2001 ha previsto come massima portata 1.300 m³/s con la realizzazione del canale scolmatore del Bisagno, prevista nel progetto originario, che alzerebbe la portata di 450 m³/s, arrivando così ai 1.300 m³/s di portata. Il Bisagno nasce dal passo della Scoffera, ad un'altitudine di 650 m. Propriamente, il torrente nasce come Bargaglino al Passo della Scoffera, assumendo poi il nome di Bisagno dalla confluenza con il Lentro, nei pressi di località La Presa. Nella parte finale del suo percorso attraversa i quartieri genovesi di Prato, Doria, Giro del Fullo, Molassana, San Gottardo, San Sebastiano, Gavette, Staglieno, Marassi, Borgo Incrociati, Borgo Pila e Foce. Per parte del suo percorso è costeggiato dalla Strada Statale 45. In riva al Bisagno, all'altezza del quartiere di Marassi, sorge lo stadio di Marassi intitolato a Luigi Ferraris, nel quale giocano le loro partite interne le squadre di calcio del Genoa e della Sampdoria. Numerosi sono i ponti e i cavalcavia (anche autostradali) che lo sovrastano: di particolare pregio architettonico era l'antico ponte medievale situato all'altezza del Borgo Incrociati, costruito per congiungere il centro della città con l'antica strada romana di levante, andato quasi completamente distrutto nell'alluvione del 1970 e del quale rimangono solo pochi resti. Negli anni trenta la parte finale del torrente è stata tombinata, nell'ambito delle operazioni edilizie che in quegli anni cambiarono radicalmente l'aspetto di quella zona di Genova, e scorre ora sotto viale Brigata Bisagno e viale delle Brigate Partigiane, per sfociare poi a fianco al quartiere fieristico della Fiera di Genova. Nella sequenza a lato, l'antico ponte di Sant'Agata, costruito in epoca medievale. Da sinistra: il ponte – spesso erroneamente indicato come struttura di fabbricazione romana – con sullo sfondo le case dello storico Borgo Incrociati (o Borgo degli Incrociati) in prossimità del palazzo delle Poste e della stazione di Genova Brignole; i grattacieli della moderna Corte Lambruschini fanno da sfondo al rudere dell'antico ponte; sullo sfondo del torrente in secca (autunno 2005) le case del quartiere popolare di San Fruttuoso. L'originario ponte che sorgeva su questo tratto del torrente Bisagno fu costruito in pietra dai Romani come molte altre strutture analoghe che si trovano sulla via Aurelia, durante la marcia di trasferimento verso la Gallia; anche nella ricostruzione medioevale continuava a presentare una curiosa somiglianza – che sarebbe culminata nella identica sorte toccatagli – con il Ponte Emilio (conosciuto anche come Ponte Rotto) di Roma. Il percorso che lo attraversava era la Antica via Aurelia Romana, che doveva avere avuto in questo punto una corrispondente costruzione, una preesistente struttura costruita di epoca romana che univa la città alla vecchia strada per il levante del genovesato, venendo dalla attuale vie San Vincenzo e via Borgo Incrociati e da qui mettendo in comunicazione con il percorso oggi disegnato dalle vie San Fruttuoso, salita della Noce, Vernazza, Pontetti, vie delle Casette, via Romana di Quarto, via Romana della Castagna, via Romana di Quinto. Il ponte insisteva su uno slargo del torrente Bisagno, un vasto spazio o area golenale, lasciata libera dalle costruzioni per scaricare le piene del Bisagno. Attraversava un lungo tratto che andava dal Borgo Incrociati sino alla chiesa di Sant'Agata, con 28 arcate. La realizzazione dell'abitato di Corso Sardegna e delle vicine vie ha coperto questa area golenale tra la fine dell'Ottocento e i primi due decenni del Novecento; delle arcate del ponte ne sono rimaste due presso la chiesa di Sant'Agata, altre o sono state demolite o giacciono tuttora interrate sotto le attuali strade. Ne furono lasciate solo sei, scoperte, ad attraversare il torrente, di fronte al Borgo Incrociati. Pesantemente danneggiato durante la tragica alluvione del 1970 che causò oltre quaranta morti, principalmente nella zona della stazione ferroviaria di Genova Brignole, e nella quale del ponte crollarono due delle arcate lasciate libere, cui seguì ancora il crollo dell'arcata rimasta sulla sponda di Levante nei successivi fenomeni alluvionali degli anni novanta, il ponte sul Bisagno è stato definitivamente chiuso. Quello che ne rimane sono solo pochi resti, tre arcate cui sono stati posti alcuni tiranti metallici per evitare il crollo totale. Sinistra idrografica: torrente Lentro, rio Montesignano, rio Fereggiano. torrente AICS Destra idrografica: torrente Canate, rio Torbido, torrente Geirato rio Trensasco, rio Cicala, rio Veilino. Sono presenti varie specie di volatili come fagiani, aironi cinerini, Larinae, corvi, germani reali, anatre e anche i cinghiali. Ai bordi del letto del torrente sono presenti roveti, arbusti a basso fusto e alberi tipici della macchia mediterranea. Aldo Gastaldi detto "Bisagno" Gruppo XXII Ottobre i "Tupamaros della Val Bisagno" Cantiere della Foce Viadotto Bisagno Alluvione di Genova del 4 novembre 2011 Alluvione di Genova del 9 e 10 ottobre 2014 Wikiquote contiene citazioni di o su Bisagno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bisagno Alluvioni del Bisagno, su nimbus.it. Sito web naturalistico sulla vita nel Bisagno, su vitanelbisagno.it. Sito web ufficiale dello scolmatore del Bisagno, su scolmatorebisagno.it. Pagina web sullo scolmatore del Fereggiano, su comune.genova.it.

Chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce
Chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce

La chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce è luogo di culto cattolico situato nel quartiere della Foce, tra via Nizza e il sottostante lungomare corso Italia, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova. Secondo le fonti storiche una primitiva cappella - dedicata all'apostolo Pietro - fu segnalata tra il XIV e XV secolo; tale cappella fu dichiarata dagli stessi pescatori dell'allora borgo di Foce, nel XVII secolo, oramai "indecente e inadatta al culto" così come attesta una supplica allo stesso arcivescovo genovese. Vicino alla vecchia cappella i pescatori edificarono ben presto una nuova struttura che poté essere completata grazie alla vendita del terreno e della antica cappella, con esplicito consenso della curia genovese il 22 luglio del 1604, che fruttò una somma di 560 lire. A seguito di una furiosa mareggiata, che flagellò la costa nella notte di Natale del 1821, la seicentesca cappella di San Pietro fu completamente distrutta. L'antico complesso religioso di San Bernardo - costituito oltre alla chiesa anche dall'annesso convento dei Frati Fogliensi - sorse lungo il lido della Foce all'inizio del XVII secolo, secondo alcune fonti nel 1615, su progetto dell'architetto Francesco de Novi. A causa delle nuove regole sugli ordini monastici nel 1797, durante le fasi iniziali della dominazione napoleonica, i frati furono allontanati dal complesso con l'immediata chiusura della chiesa fino al 1811. L'antico edificio fu infine interessato dai due bombardamenti aerei del 7 novembre e 19 maggio 1944 che rasero al suolo la chiesa e l'area circostante. Con il progetto dell'architetto Lorenzo Castello si diede il 20 agosto del 1952 l'avvio per l'edificazione di una nuova struttura con la posa della prima pietra, da parte dell'arcivescovo di Genova, il 29 giugno del 1954. I lavori di costruzione terminarono nel 1958 con l'apertura al culto religioso il 28 giugno e con la consacrazione il 27 ottobre del 1973. La festa patronale è il 29 giugno, festa di san Pietro e Paolo, ogni anno la domenica precedente alla festa si tengono le tradizionali bancarelle, e i fuochi d'artificio. Nel 2012 i beni culturali donano alla parrocchia diversi quadri di pittori di fama nazionale. Dal 1992 al 1996 è stato viceparroco monsignor Nicolò Anselmi. Nella chiesa è sepolto monsignor Giacomo Massa - parroco dal 1951 al 1967 - cui la scalinata che collega corso Italia (via Fogliensi) alla chiesa è dedicata. Genova Foce (Genova) Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce Sito ufficiale, su pietrobernardo.wordpress.com. Chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Piazza della Vittoria (Genova)
Piazza della Vittoria (Genova)

Piazza della Vittoria è una delle piazze più centrali e grandi di Genova, situata a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Genova Brignole e dal moderno centro direzionale di Corte Lambruschini. La zona adiacente alla piazza risulta abitata da epoche molto antiche. Durante gli anni '80, infatti, nell'ambito dei lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo e per la risistemazione della piazza, vennero ritrovati i probabili resti di una palafitta, datata in un periodo compreso tra il 4790 a.C. e il 4460 a.C.. Un paio di decenni dopo, nella zona vicina alla stazione di Brignole, venne ritrovato un muro a secco lungo 12 m (ritenuto dopo gli studi il muro di contenimento di una strada) con vicino resti di focolari e di un canale, risalente a un periodo a cavallo tra il III e il II millennio a.C.. Questi ritrovamenti hanno indotto gli archeologi a credere che in antichità fossero presenti in zona insediamenti significativi e che nella vicina foce del torrente Bisagno fosse presente un antico porto fluviale. Prima della realizzazione della piazza della Vittoria negli anni trenta del Novecento, esisteva in quest'area pianeggiante, oltre all'ampia foce del torrente Bisagno, un vasto prato, ricavato dalla demolizione, avvenuta nel 1892 in occasione delle manifestazioni per i quattrocento anni dalla scoperta dell'America, delle cosiddette Fronti Basse sul Bisagno, che costituivano il fronte della cinta muraria levantina del Seicento. Tale spianata, oltre a essere luogo di passeggiate per la popolazione, fu sede di esposizioni, a cominciare dalle stesse Colombiane del 1892, parate e luna-park. Nella spianata aveva tenuto i suoi spettacoli anche il circo di Buffalo Bill, quando nella sua tournée in Europa aveva fatto tappa a Genova all'inizio del Novecento; dell'avvenimento resta una significativa documentazione fotografica. Una piccola area di questa spianata era dedicata al gioco del pallone e alle prime uscite in velocipede. Su questa piazza si tennero le celebrazioni eucaristiche durante varie visite papali. Fra queste, il 22 settembre 1985, quella di Giovanni Paolo II in visita pastorale alla città e all'arcidiocesi, con la beatificazione di Virginia Centurione Bracelli. Lo stesso Giovanni Paolo II vi celebrò nuovamente la messa il 14 ottobre 1990 durante la sua seconda visita alla città. Una successiva celebrazione eucaristica vi fu celebrata durante la visita papale di Papa Benedetto XVI nel 2008. L'11 luglio 2020, il neo-eletto arcivescovo di Genova Marco Tasca vi ha ricevuto l'ordinazione episcopale e compiuto la presa di possesso dell'Archidiocesi: la celebrazione ebbe luogo all'aperto in questa piazza a causa della pandemia di Covid-19 ancora in corso. Negli anni novanta è stato realizzato sotto la piazza, in corrispondenza dell'Arco della Vittoria, un parcheggio sotterraneo, che affianca l'area all'aperto anch'essa adibita a parcheggio. Durante gli scavi del parcheggio vennero alla luce le fondamenta delle precedenti Fronti Basse. Il parcheggio è stato dato in concessione alla APCOA Parking AG per 99 anni. Nel 2004 la piazza fu la sede di partenza del cronoprologo della prima tappa dell'87º Giro d'Italia in cui Luca D'Alessandro arrivò secondo dopo Bucci. Dal settembre 2009 la piazza ospita annualmente l'"Oktoberfest Genova"; l'unico Oktoberfest ufficialmente riconosciuto dalle autorità bavaresi. Dai primi anni 2000, grazie alle dimensioni, la piazza ha ospitato diversi eventi e concerti, tra i quali quelli dei Buio Pesto, la tappa genovese del CocaCola Live@MTV 2005, con ospiti i Gemelli Diversi, Nek e Laura Pausini, e il concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori durante la Notte Bianca del settembre 2010, nonché Antonello Venditti ed Edoardo Bennato nella Notte Bianca del 2011. Nel 2023, nel periodo estivo, è stata sede di una serie di concerti con Elodie, Achille Lauro, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Paola e Chiara, gIANMARIA, Dardust, I Cugini di Campagna, Alfa, Elettra Lamborghini, Coma Cose, Dargen D'Amico, Mara Sattei, Rovazzi e Orietta Berti, The Kolors, Pan-Pot e altri. La stazione ferroviaria di Genova Brignole e piazza della Vittoria sono separate dai giardini e i vialetti alberati della grande piazza intitolata a Giuseppe Verdi, che al capoluogo ligure fu molto legato. Assieme a piazza De Ferrari (alla quale è congiunta attraverso via XX Settembre, un tempo via Giulia) e all'area del Porto antico, piazza della Vittoria - intitolata in onore dell'Italia dopo la prima guerra mondiale - è uno dei fulcri del centro cittadino. È anche una fra le piazze più grandi della città, che, per la sua struttura urbanistica e per la particolare orografia, non può contare su grandi slarghi quanto piuttosto - specie in prossimità del centro storico - su anguste piazzette ancora articolate su quello che era l'aspetto topografico della città in epoca medioevale. Fino all'inizio del XX secolo era chiamata "Piazza di Francia": prima che avvenisse la copertura del torrente Bisagno, che la ripercorre perpendicolarmente al mare, la piazza - alla quale si accedeva dall'antica Porta Pila, che apriva sulla Corte Lambruschini (un tempo Borgo Pila) - era adibita a luogo di raduno per parate militari e, come tale, era conosciuta dai genovesi come la Piazza d'Armi (e tutt'oggi è sede di parate in occasione di manifestazioni di carattere ufficiale). Nel 1914 la vasta piazza ospitò il Centro fieristico dell'Esposizione Internazionale di Igiene e Marina. Mentre sul lato ovest si accede a via XX Settembre e a piazza De Ferrari, al lato est della piazza, la copertura del Bisagno (su cui corre il viale delle Brigate Partigiane) porta al quartiere fieristico della Foce e al rinomato corso Italia, la passeggiata a mare per antonomasia dei genovesi. Sullo sfondo della piazza, caratterizzata da un imponente arco di trionfo - l'arco della Vittoria - monumento ai caduti della prima guerra mondiale realizzato negli anni trenta del Novecento, ornato di statue e bassorilievi di vari artisti (tra le altre alcune di Eugenio Baroni), il liceo ginnasio Andrea D'Oria intitolato all'ammiraglio Andrea Doria e, a lato, la scalinata delle Caravelle (in realtà scalinata del Milite ignoto) che porta alla collina di Carignano (circonvallazione a mare) e all'Ospedale Galliera. Nel prato inclinato tra le due scalinate sono raffigurate nell'erba le tre caravelle di Colombo. L'edificazione della piazza, come evidenzia l'architettura degli eleganti palazzi in marmo travertino, risale all'epoca fascista, e più precisamente a metà degli anni trenta, su progetto dell'architetto Marcello Piacentini, che si avvale, soprattutto per la realizzazione dei palazzi, della collaborazione di architetti locali. Infatti sono coinvolti anche Beniamino Bellati e lo scultore Giuseppe Dazzi per i palazzi Jacazio, Cristoforo Ginatta per il Palazzo Nafta, un tempo sede della Shell italiana, Giuseppe Tallero per il Palazzo Angiolini. Lo stesso Piacentini progetta il Palazzo INPS ed insieme a Aldo Camposampietro i palazzi Garbarino e Sciaccaluga; insieme agli artisti Dazzi e Edoardo De Albertis è l'autore dell'Arco della Vittoria (Monumento ai Caduti, 1924-31). Nei palazzi che circondano la piazza hanno sede i consolati del Perù e del Regno Unito e la sede locale dell'Ente Nazionale Idrocarburi. Palazzo Nafta Palazzo INPS Palazzi Jacazio Palazzi Garbarino e Sciaccaluga Palazzo Angiolini Palazzo Cassa di Risparmio Arco della Vittoria (Monumento ai Caduti) Wikiquote contiene citazioni di o su piazza della Vittoria Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza della Vittoria http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2029.htm, dal sito del dipartimento Polis dell'Università degli Studi di Genova

Arco della Vittoria
Arco della Vittoria

L'Arco della Vittoria, detto anche Monumento ai caduti o Arco dei Caduti, è un imponente arco di trionfo, realizzato durante il regime fascista, situato in piazza della Vittoria a Genova. È dedicato ai genovesi caduti nel corso della prima guerra mondiale e fu inaugurato il 31 maggio del 1931. La scelta di edificare un monumento celebrativo fu presa nel 1923 dal Comune di Genova, il quale, durante i lavori di urbanizzazione e riqualificazione dell'area all'epoca erbosa e umida, bandì un concorso nazionale prescrivendo che l'architettura avesse forma di arco e fosse posizionata nell'allora prato adiacente al torrente Bisagno, ancora non interrato sotto viale Brigate Partigiane. La commissione giudicatrice scelse nella seconda fase — dai sedici progetti pervenuti — la bozza dell'architetto Marcello Piacentini (architetto che realizzò parecchie opere per il regime) e dello scultore Arturo Dazzi perché, come commentò la commissione, nel progetto si valorizzarono gli elementi architettonici della Roma Imperiale e del Cinquecento dando al monumento una forte funzione commemorativa eroica e trionfale. Il disegno originale del 1924 venne poi modificato dallo stesso Piacentini due anni dopo, rendendo il monumento ad arco più semplice e asciutto. Le opere per la costruzione del monumento furono eseguite dall'azienda locale Impresa Garbarino e Sciaccaluga, dirette personalmente dall'architetto Piacentini. L'arco, alto 27 metri, è costruito al termine di una rampa semicircolare i cui angoli, a scalinata, contano sei gradini. Ai due lati del basamento si aprono le porte che conducono alla cripta. Nel sacrario si trovano alcune statue dello scultore Giovanni Prini raffiguranti le Vittorie, San Giorgio e lo Stemma di Genova; dello stesso Prini sono presenti altre sculture con la riproduzione del bollettino della Vittoria, il bollettino della Marina e i nomi di tutti i caduti. Al centro della struttura s'innalza l'altare, realizzato in marmo rosso di Levanto, sul quale pende un crocifisso bronzeo su croce di palissandro opera dello scultore Edoardo De Albertis. Il monumento poggia su quattro pilastri angolari e otto pilastri ornati nella parte esterna da colonne lievemente bombate, terminanti con capitelli dorici che reggono le fame, opere di Arturo Dazzi e del De Albertis. All'interno si trovano colonne che reggono due grandi lunettoni, scolpite dal Prini, dedicate alla pace e alla famiglia. La copertura interna, ad andamento a cupola, è di colore giallo decorato con un caleidoscopio di linee curve terminanti, al centro, con un cerchio. lungo i bordi della volta figurano due scritte latine: - "PACIS OPES ITA ALIT VIRTUS IAM VIVIDA BELLO" (La virtù alimenta così le ricchezze della pace, ora vivide in guerra)- "SALVE MAGNA PARENS FRUGUM SATURNIA TELLUS MAGNA VIRUM" - Virgilio, Georgiche 136 - 176 (Salve grande terra Saturnia, ricca di fertili campi, grande patria degli uomini.)All'esterno si trovano le allegorie scolpite dal Dazzi con quattro iscrizioni, due delle quali ricordano i 680.000 caduti della Grande guerra e la data dell'erezione del monumento; le restanti due sono opera di Mario Maria Martini. Il fregio di Arturo Dazzi si sviluppa in vari episodi. A nord sono raffigurati i mitraglieri e gli alpini, ai lati della chiave la Croce Rossa e la messa da campo; nel lato sud sono presenti gli artiglieri e la cavalleria, mentre ai lati dell'arco sono state raffigurate la rievocazione delle battaglie dell'Isonzo e del Piave; nel lato ovest raffigurano i bersaglieri dove, tra i soldati, ne compariva uno con il volto di Benito Mussolini, abraso dopo la seconda guerra mondiale, e il genio pontieri; nella zona est infine è stata scolpita l'aviazione e la marina. Arco trionfale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Arco di Trionfo Arco della Vittoria, su catalogo.beniculturali.it, Ministero della cultura.

Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita
Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita

La chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita è luogo di culto cattolico situato nella zona di Borgo Pila nel quartiere della Foce, tra via di Santa Zita e corso Buenos Aires, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova. In passato in zona, sulle sponde del Bisagno, sorgeva una chiesa, costruita nel XIII secolo dai mercanti lucchesi viventi in quella zona che praticavano l'artigianato dei tessuti di lana e di seta, era dedicata al Volto Santo (culto importato dai Lucchesi), nome che mantenne fino a quando, nel 1278, una vergine lucchese di nome Zita non venne fatta santa. La comunità lucchese in Genova aveva nei secoli XV-XVI anche un'altra chiesa, poco distante, sempre nei pressi del Bisagno, la chiesa di Borgo degli Incrociati. Questo primo luogo di culto venne danneggiato gravemente da una piena del Bisagno e successivamente ricostruito nel 1452. Questo nuovo edificio venne poi restaurato nel 1833. Quando nel 1874 Borgo Pila si staccò da Albaro, Santa Zita divenne una parrocchia autonoma con una popolazione di circa quattromila persone, la maggior parte ortolani. La proclamazione venne fatta da monsignor Salvatore Magnasco il 7 luglio 1874, con la successiva approvazione della Santa Sede del 10 gennaio 1876. Alla fine del XIX secolo la chiesa divenne insufficiente rispetto alle necessità della popolazione, per cui se ne decise la demolizione. Una nuova chiesa, quella visibile attualmente, venne costruita a partire dal 1893 (l'arcivescovo Tommaso Reggio pose la prima pietra il 12 novembre di quell'anno) su un terreno donato fin dal 1879 dalla Duchessa di Galliera Maria Brignole Sale De Ferrari. La chiesa, in stile neorinascimentale fiorentino, fu realizzata su disegni di Angelo Del Vecchio, ripresi ed ampiamente variati da Maurizio Dufour. Officiata dal 15 agosto 1899 (ma mancava ancora la cupola), era stata costruita poco distante dalla precedente chiesa, la quale fu demolita (ne restano solo alcune parti di muratura inglobate nel cortile del palazzo di fronte all'attuale Santa Zita). Fortunatamente il portale della vecchia chiesa è stato salvato e collocato nella parte posteriore della chiesa. Il portale della vecchia chiesa porta sul suo architrave tre statue (un Crocifisso con ai lati la Madonna e san Giovanni Battista), provenienti da un altare scomparso della chiesa; sono tutte e tre opera del Paracca (XVI secolo). La nuova chiesa fu ultimata con la cupola in stile fiorentino realizzata dall'ing. Carlo Bagnasco su progetti del Dufour, tra il 1926 e il 1929, quest'ultima raggiunge un'altezza di 60 metri circa. Al suo interno conserva, ereditate dalla precedente Santa Zita, la statua della Madonna di Città ed una tela di Valerio Castello con il Miracolo di santa Zita. Il cardinale Giuseppe Siri benedisse la nuova pavimentazione il 21 dicembre 1958 e consacrò la chiesa il 28 giugno 1975. Arcidiocesi di Genova Borgo Pila Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita Sito della parrocchia, su digilander.libero.it.

Fatti della scuola Diaz
Fatti della scuola Diaz

I fatti della scuola Diaz sono avvenuti al termine delle tre giornate del vertice G8 di Genova 2001, nel quartiere di Albaro, a Genova. Nella notte del 21 luglio 2001, nel complesso scolastico Diaz-Pertini e Pascoli, in quell'occasione adibito a centro stampa del coordinamento del Genoa Social Forum, rappresentato da Vittorio Agnoletto, facevano irruzione i Reparti mobili della Polizia di Stato con il supporto operativo di alcuni battaglioni dei Carabinieri. Furono fermati 93 attivisti e di questi, 63 furono poi portati in ospedale, tre dei quali in prognosi riservata e uno in coma. Il primo giornalista a entrare nella scuola Diaz fu Gianfranco Botta e le sue immagini fecero il giro del mondo: le immagini testimoniavano quello che fu definito lo scenario di un pestaggio da "macelleria messicana" dal vicequestore Michelangelo Fournier. Finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra. Tra i 93 giornalisti e attivisti, ospiti all'interno della scuola per passare la notte, dopo l'irruzione della polizia, 82 furono feriti e 63 finirono in ospedale, da qui parte di loro fu nella notte prelevata dalla polizia e portata nella caserma del reparto mobile di Genova Bolzaneto, i restanti 19 seppur feriti, vi furono portati direttamente dalla scuola. All'operazione di polizia ha preso parte un numero tutt'oggi imprecisato di agenti: la Corte di Appello di Genova, pur richiamando questo fatto nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, basandosi sulle informazioni fornite durante il processo dal questore Vincenzo Canterini, lo stima in circa "346 Poliziotti, oltre a 149 Carabinieri incaricati della cinturazione degli edifici". I procedimenti penali aperti in merito alle responsabilità delle violenze, alle irregolarità e ai falsi dichiarati nelle ricostruzioni ufficiali sui fatti avvenuti alla Diaz e a Bolzaneto, si sono svolti nei successivi tredici anni, concludendosi nella maggior parte dei casi con assoluzioni, dovute all'impossibilità di individuare i diretti responsabili delle stesse o per l'intervenuta prescrizione dei reati. Nell'aprile del 2015 la Corte europea dei diritti dell'uomo, ha condannato lo Stato italiano al pagamento di un risarcimento di 45.000 euro nei confronti di Arnaldo Cestaro, uno dei feriti che aveva fatto ricorso alla Corte europea, evidenziando così come durante l'operazione fossero avvenuti eventi contrari agli articoli 3, 6 e 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle vessazioni e condizioni degradanti e inumane. Il codice penale italiano, non prevedendo il reato di tortura, non ha permesso attribuzione di capi d'imputazione commisurati alle violenze verificatesi in quei giorni. Il 22 giugno 2017 la stessa Corte ha nuovamente condannato l'Italia per i fatti della scuola Diaz, riconoscendo che le leggi dello Stato risultano inadeguate a punire e a prevenire gli atti di torture dalle forze dell’ordine.

Museo di storia naturale Giacomo Doria
Museo di storia naturale Giacomo Doria

Il Museo civico di storia naturale di Genova è un importante museo cittadino. Ha sede in via Brigata Liguria. È intitolato a Giacomo Doria, che ne fu il fondatore e il direttore per oltre quaranta anni. Dal 1922 nel Museo ha la sua sede la Società entomologica italiana, mentre la biblioteca della Società ha sede in corso Torino. Il Museo Doria nasce da un'idea e sotto gli auspici, specialmente finanziari, del fondatore. Il 24 aprile 1867 il Comune ne approvò l'istituzione con sede nella Villetta Dinegro, ma già all'inizio del Novecento il continuo arrivo di nuovi reperti e collezioni, soprattutto zoologiche, costrinse il museo ad edificare una nuova e più ampia struttura. Dopo una visita a vari musei europei, effettuata assieme a Gestro, l’Ingegnere Capo del Comune, Clodoveo Cordoni, nel 1896 stese comunque il progetto di un nuovo edificio da destinare al Museo. Il progetto del 1896 prevedeva un palazzo imponente con cupole e un enorme scalone di ingresso. Per mancanza di fondi e di effettiva volontà politica la realizzazione però tardò a concretizzarsi, malgrado il continuo intervento di Doria sulle autorità cittadine; infine il progetto venne ridimensionato, eliminando cupole e grande scalone d’accesso. Così, i lavori per la costruzione del nuovo palazzo (quello attuale) iniziarono solo nel 1905 e si conclusero nel 1912. L'inaugurazione della nuova ed attuale sede, costruita su un progetto dell'architetto Clodoveo Cordoni, avvenne il 17 ottobre 1912, ma il fondatore Giacomo Doria, gravemente malato, non poté partecipare. Morì poco tempo dopo lasciando il titolo di direttore a Raffaello Gestro. Il Museo fu creato in una zona della città fuori dalle mura e a quel tempo praticamente disabitata. L'idea originale era infatti di avere a disposizione ulteriore spazio per l'ampliamento dell'edificio (punto di riferimento era il Museo nazionale di Parigi), cosa che risultò poi impossibile per la massiccia urbanizzazione della zona. Alla fine del XIX secolo il Museo finanziò, sotto gli auspici della Società Geografica Italiana, una serie di viaggi in terre allora inesplorate dal punto di vista naturalistico. Cominciarono così i viaggi del capitano Luigi Maria d'Albertis, di Leonardo Fea, Arturo Issel, Orazio Antinori, Odoardo Beccari e Lamberto Loria nell'arcipelago Mentaway (Sumatra), nella Birmania e nella Nuova Guinea. Questi avventurosi e coraggiosi naturalisti riportarono in Italia milioni di esemplari di animali e vegetali, conservati nell'alcol, di cui moltissimi nuovi per la Scienza ed altrettanti ancora da studiare ai giorni nostri. Il Museo si impose così come il più importante d'Italia per gli invertebrati, tanto da diventare Museo nazionale per gli insetti. Tutte le raccolte entomologiche fatte da spedizioni scientifiche e militari italiane, tra cui quelle coloniali in Libia, Somalia, Abissinia e Cirenaica, vengono inviate qui. Dopo la seconda guerra mondiale, il Museo cesserà di essere museo nazionale, pur conservando ancora ai nostri tempi la più grande collezione entomologica d'Italia. Il numero stimato di esemplari supera infatti i 4 milioni. Contemporaneamente il Museo acquisisce una grandissima raccolta di libri specialistici e riviste sugli animali, specialmente sugli insetti, tanto da diventare la principale biblioteca italiana sull'argomento. Tuttavia i bombardamenti inglesi della seconda guerra mondiale, oltre a danneggiare la città e la sua cattedrale, incendieranno anche parte della biblioteca, facendogli perdere il primato a favore di quella del Museo civico di Milano. Nella superficie espositiva, sono esposti più di 6.000 esemplari. È anche presente uno dei 3 Tilacini nei musei di tutta Italia All'interno del museo è esposto, tra l'altro, lo scheletro, della lunghezza di circa 20 metri, di una balenottera morta nel 1878, spiaggiata davanti al comune spezzino di Monterosso al Mare. Direttore della struttura museale è dal 2012 Giuliano Doria. La Biblioteca specializzata del Museo nacque col museo stesso nel 1867 e quindi con la donazione dei volumi scientifici di Giacomo Doria e Lorenzo Pareto. Durante la Seconda Guerra Mondiale la biblioteca andò distrutta la notte tra il 7 e l’8 novembre 1942 a causa di un bombardamento: 30.584 volumi vennero distrutti. Grazie all’incremento notevole dei volumi verificatosi a partire dalla fine degli anni Settanta (a seguito di acquisti e di cambi) si rese necessaria la realizzazione di un soppalco sopraelevato in tutte le tre sale della biblioteca. Il progetto venne realizzato a partire dal 1987 e la nuova struttura fu inaugurata nel 1995, portando lo sviluppo da 350 mq, a 540 mq. e gli scaffali da 215 a 390. Nel luglio 2017 le opere schedate hanno raggiunto il numero complessivo di circa 95.000, derivante dalla somma di oltre 17.000 monografie e più di 77.500 miscellanee. Per quanto riguarda i periodici, il numero di testate è attualmente di circa 1.200, 700 delle quali in corso, ormai solo in cambio con gli “Annali”; dal 2013 è iniziata l’informatizzazione delle schede. Gli Annali nacquero nel 1870 per volontà di Giacomo Doria, allo scopo di illustrare le collezioni del Museo, divulgare le scoperte dei viaggiatori, promuovere la sistemazione del materiale scientifico del Museo, distribuire gli Annali agli istituti dei vari paesi per ottenere in cambio le loro pubblicazioni e in tal modo arricchire la biblioteca. Nei primi 100 volumi (1870-2009) si sono pubblicate 56.651 pagine a stampa, per un totale di 2.144 articoli, scritti da 737 diversi autori. Il secondo periodico, Doriana, regolarmente pubblicato dal 1949, è destinato ad accogliere lavori brevi. Il numero 400 è stato pubblicato nel 2016. Delle Memorie del Museo Civico di Storia Naturale “G. Doria” è stato stampato un unico numero, nel 1954, per accogliere un testo di argomento paleontologico. Amedeo Benedetti, Il Museo di storia naturale di Genova, "Insegnare", Roma, CIDI, (2006), n. 9, pp. 58–59. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo di storia naturale Giacomo Doria Wikispecies contiene informazioni su Museo di storia naturale Giacomo Doria Musei di Genova (Museo civico di storia naturale) URL consultato il 27/02/2023 Il sito della Società entomologica italiana Archiviato il 21 gennaio 2022 in Internet Archive. URL consultato il 2/03/2023 annali del museo

Palasport di Genova
Palasport di Genova

Il palasport di Genova (precedentemente noto anche come Palazzetto dello sport) era un'arena coperta inaugurata nel 1962 a Genova, in Italia. Prima grande tensostruttura realizzata in Europa, era tra i più grandi impianti coperti dedicati allo sport costruiti in Italia. Ospitante circa 15.000 spettatori, si sviluppa su tre piani, ha un diametro di 160 metri, possiede due gallerie e copre una superficie espositiva di circa 31.000 m², che lo rende tra le più grandi strutture coperte dedicate allo sport costruite in Italia. Si trova all'interno dell'area che ospita la Fiera di Genova, di cui rappresenta il padiglione S. Inaugurato nel 1962 e progettato da Leo Finzi, Lorenzo Martinoia, Remo Pagani e Franco Sironi, è stato realizzato sotto la supervisione del CONI. Nel corso della sua storia è stato utilizzato per eventi sportivi, congressi e concerti. Nel 1983 ha ospitato l'unica edizione indoor del Superbowl italiano. In ambito sportivo gli eventi più importanti che hanno avuto sede nel palasport di Genova sono stati i Campionati europei di atletica leggera indoor 1992, le finali della World League di pallavolo 1992, diverse gare di motocross e, negli anni settanta, le partite casalinghe della società di pallacanestro genovese Athletic Genova. Dal 1970 al 2008 ha ospitato ventidue edizioni dei campionati italiani indoor di atletica leggera. Per quanto riguarda i concerti, il palasport di Genova ha ospitato le esibizioni musicali dei The Beatles, dei The Rolling Stones, dei Kiss, dei Rockets tre volte e di Peter Gabriel, Jethro Tull, Luciano Pavarotti, Frank Zappa, Iron Maiden, America, Santana, Eric Clapton, Emerson, Lake & Palmer, Deep Purple, Joni Mitchell, Mike Oldfield, Spandau Ballet, Frank Sinatra e Europe, Neil Young e, più volte, dei Pooh e di Vasco Rossi. Per quanto riguarda gli eventi importanti ospitati al Palasport va citata anche la famosa Euroflora, dalla prima edizione del 1966 sino al 2011 (ogni 5 anni per un totale di dieci edizioni). Nel 2019 il palasport viene acquistato dalla società immobiliare CDS Holding per 14 milioni di euro, inserendolo nell'ampio progetto di trasformazione urbana: il Waterfront di Levante. L’edificio manterrà la sua vocazione sportiva, con un'area di circa 5 mila metri quadrati e una capienza di 5 mila spettatori. L’arena sarà polifunzionale e modellabile per cambiare configurazione e ospitare anche grandi eventi e concerti e avrà contestualmente un’area retail, leisure e numerosi servizi, tra cui un fitness center e un centro medico. Nel 2021 sono iniziati i primi lavori per la sua ristrutturazione secondo un progetto firmato da Renzo Piano. Con la riqualificazione totale dello spazio, il Palasport di Genova rispetterà i più alti e moderni standard di efficienza energetica diventando un green building. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palasport di Genova Progetti di impianti sportivi: il nuovo Palazzo dello Sport a Genova, su sportindustry.com. Palasport addio, Genova perde anche il Superbowl, su genova.repubblica.it.