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Teatro Ivo Chiesa

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Teatro Ivo Chiesa, Genova
Teatro Ivo Chiesa, Genova

Il Teatro Ivo Chiesa, fino al 2004 Teatro della Corte, è un teatro italiano con sede a Genova. È la sede del Teatro Nazionale di Genova e dell'accademia drammaturgica dello stabile.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Teatro Ivo Chiesa (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Teatro Ivo Chiesa
Corte dei Lambruschini, Genova Medio Levante

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16129 Genova, Medio Levante
Liguria, Italia
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Teatro Ivo Chiesa, Genova
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Luoghi vicini

Corte Lambruschini
Corte Lambruschini

Corte Lambruschini è un moderno centro direzionale di Genova, situato nel quartiere di Borgo Pila, nell'ex comune della Foce, a poca distanza dalla stazione ferroviaria di Genova-Brignole e da piazza della Vittoria. Progettista del complesso è stato l'architetto Piero Gambacciani. Il progetto strutturale è stato invece realizzato dall'ingegnere Elio Montaldo. L'edificio prende il nome da un caseggiato a corte ottocentesco, adibito a mercato e abitazioni popolari, chiamato appunto Corte Lambruschini, che sorgeva nell'allora Borgo Pila, demolito nel 1982 per lasciare il posto ai grattacieli del nuovo centro direzionale. L'antico edificio aveva preso il nome dalla famiglia Lambruschini, alcuni esponenti della quale ricoprirono nell'Ottocento importanti incarichi in ambito politico e religioso. Il centro direzionale di Corte Lambruschini è costituito da un elaborato complesso architettonico in vetro e acciaio che culmina con due identiche torri dalla caratteristica forma lamellare alte 86,90 metri, suddivise su 20 piani, ed è situato di fronte alla stazione di Genova Brignole, rimanendo ben visibile da tutta la zona orientale del centro di Genova e dalla bassa Val Bisagno. È il sesto edificio più alto della città. Il complesso ospita lo Starhotel President, realizzato dall'ing. Marco Dasso e dall'arch. Bruno Gabrielli e il Teatro della Corte, sede del Teatro Stabile di Genova e intitolato dal 2003 al drammaturgo e regista teatrale Ivo Chiesa. Dal 2002 al 2023 vi ha altresì avuto sede la Sampdoria. Ospita inoltre un parcheggio interrato su 4 piani. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Corte Lambruschini (EN) Scheda su www.emporis.com, su emporis.com. Immagini della costruzione della Corte Lambruschini, su fotoalbum.virgilio.it. URL consultato il 27 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016). Altre immagini del complesso di Corte Lambruschini, su zanleone.blogspot.it.

Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita
Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita

La chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita è luogo di culto cattolico situato nella zona di Borgo Pila nel quartiere della Foce, tra via di Santa Zita e corso Buenos Aires, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova. In passato in zona, sulle sponde del Bisagno, sorgeva una chiesa, costruita nel XIII secolo dai mercanti lucchesi viventi in quella zona che praticavano l'artigianato dei tessuti di lana e di seta, era dedicata al Volto Santo (culto importato dai Lucchesi), nome che mantenne fino a quando, nel 1278, una vergine lucchese di nome Zita non venne fatta santa. La comunità lucchese in Genova aveva nei secoli XV-XVI anche un'altra chiesa, poco distante, sempre nei pressi del Bisagno, la chiesa di Borgo degli Incrociati. Questo primo luogo di culto venne danneggiato gravemente da una piena del Bisagno e successivamente ricostruito nel 1452. Questo nuovo edificio venne poi restaurato nel 1833. Quando nel 1874 Borgo Pila si staccò da Albaro, Santa Zita divenne una parrocchia autonoma con una popolazione di circa quattromila persone, la maggior parte ortolani. La proclamazione venne fatta da monsignor Salvatore Magnasco il 7 luglio 1874, con la successiva approvazione della Santa Sede del 10 gennaio 1876. Alla fine del XIX secolo la chiesa divenne insufficiente rispetto alle necessità della popolazione, per cui se ne decise la demolizione. Una nuova chiesa, quella visibile attualmente, venne costruita a partire dal 1893 (l'arcivescovo Tommaso Reggio pose la prima pietra il 12 novembre di quell'anno) su un terreno donato fin dal 1879 dalla Duchessa di Galliera Maria Brignole Sale De Ferrari. La chiesa, in stile neorinascimentale fiorentino, fu realizzata su disegni di Angelo Del Vecchio, ripresi ed ampiamente variati da Maurizio Dufour. Officiata dal 15 agosto 1899 (ma mancava ancora la cupola), era stata costruita poco distante dalla precedente chiesa, la quale fu demolita (ne restano solo alcune parti di muratura inglobate nel cortile del palazzo di fronte all'attuale Santa Zita). Fortunatamente il portale della vecchia chiesa è stato salvato e collocato nella parte posteriore della chiesa. Il portale della vecchia chiesa porta sul suo architrave tre statue (un Crocifisso con ai lati la Madonna e san Giovanni Battista), provenienti da un altare scomparso della chiesa; sono tutte e tre opera del Paracca (XVI secolo). La nuova chiesa fu ultimata con la cupola in stile fiorentino realizzata dall'ing. Carlo Bagnasco su progetti del Dufour, tra il 1926 e il 1929, quest'ultima raggiunge un'altezza di 60 metri circa. Al suo interno conserva, ereditate dalla precedente Santa Zita, la statua della Madonna di Città ed una tela di Valerio Castello con il Miracolo di santa Zita. Il cardinale Giuseppe Siri benedisse la nuova pavimentazione il 21 dicembre 1958 e consacrò la chiesa il 28 giugno 1975. Arcidiocesi di Genova Borgo Pila Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita Sito della parrocchia, su digilander.libero.it.

Piazza della Vittoria (Genova)
Piazza della Vittoria (Genova)

Piazza della Vittoria è una delle piazze più centrali e grandi di Genova, situata a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Genova Brignole e dal moderno centro direzionale di Corte Lambruschini. La zona adiacente alla piazza risulta abitata da epoche molto antiche. Durante gli anni '80, infatti, nell'ambito dei lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo e per la risistemazione della piazza, vennero ritrovati i probabili resti di una palafitta, datata in un periodo compreso tra il 4790 a.C. e il 4460 a.C.. Un paio di decenni dopo, nella zona vicina alla stazione di Brignole, venne ritrovato un muro a secco lungo 12 m (ritenuto dopo gli studi il muro di contenimento di una strada) con vicino resti di focolari e di un canale, risalente a un periodo a cavallo tra il III e il II millennio a.C.. Questi ritrovamenti hanno indotto gli archeologi a credere che in antichità fossero presenti in zona insediamenti significativi e che nella vicina foce del torrente Bisagno fosse presente un antico porto fluviale. Prima della realizzazione della piazza della Vittoria negli anni trenta del Novecento, esisteva in quest'area pianeggiante, oltre all'ampia foce del torrente Bisagno, un vasto prato, ricavato dalla demolizione, avvenuta nel 1892 in occasione delle manifestazioni per i quattrocento anni dalla scoperta dell'America, delle cosiddette Fronti Basse sul Bisagno, che costituivano il fronte della cinta muraria levantina del Seicento. Tale spianata, oltre a essere luogo di passeggiate per la popolazione, fu sede di esposizioni, a cominciare dalle stesse Colombiane del 1892, parate e luna-park. Nella spianata aveva tenuto i suoi spettacoli anche il circo di Buffalo Bill, quando nella sua tournée in Europa aveva fatto tappa a Genova all'inizio del Novecento; dell'avvenimento resta una significativa documentazione fotografica. Una piccola area di questa spianata era dedicata al gioco del pallone e alle prime uscite in velocipede. Su questa piazza si tennero le celebrazioni eucaristiche durante varie visite papali. Fra queste, il 22 settembre 1985, quella di Giovanni Paolo II in visita pastorale alla città e all'arcidiocesi, con la beatificazione di Virginia Centurione Bracelli. Lo stesso Giovanni Paolo II vi celebrò nuovamente la messa il 14 ottobre 1990 durante la sua seconda visita alla città. Una successiva celebrazione eucaristica vi fu celebrata durante la visita papale di Papa Benedetto XVI nel 2008. L'11 luglio 2020, il neo-eletto arcivescovo di Genova Marco Tasca vi ha ricevuto l'ordinazione episcopale e compiuto la presa di possesso dell'Archidiocesi: la celebrazione ebbe luogo all'aperto in questa piazza a causa della pandemia di Covid-19 ancora in corso. Negli anni novanta è stato realizzato sotto la piazza, in corrispondenza dell'Arco della Vittoria, un parcheggio sotterraneo, che affianca l'area all'aperto anch'essa adibita a parcheggio. Durante gli scavi del parcheggio vennero alla luce le fondamenta delle precedenti Fronti Basse. Il parcheggio è stato dato in concessione alla APCOA Parking AG per 99 anni. Nel 2004 la piazza fu la sede di partenza del cronoprologo della prima tappa dell'87º Giro d'Italia in cui Luca D'Alessandro arrivò secondo dopo Bucci. Dal settembre 2009 la piazza ospita annualmente l'"Oktoberfest Genova"; l'unico Oktoberfest ufficialmente riconosciuto dalle autorità bavaresi. Dai primi anni 2000, grazie alle dimensioni, la piazza ha ospitato diversi eventi e concerti, tra i quali quelli dei Buio Pesto, la tappa genovese del CocaCola Live@MTV 2005, con ospiti i Gemelli Diversi, Nek e Laura Pausini, e il concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori durante la Notte Bianca del settembre 2010, nonché Antonello Venditti ed Edoardo Bennato nella Notte Bianca del 2011. Nel 2023, nel periodo estivo, è stata sede di una serie di concerti con Elodie, Achille Lauro, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Paola e Chiara, gIANMARIA, Dardust, I Cugini di Campagna, Alfa, Elettra Lamborghini, Coma Cose, Dargen D'Amico, Mara Sattei, Rovazzi e Orietta Berti, The Kolors, Pan-Pot e altri. La stazione ferroviaria di Genova Brignole e piazza della Vittoria sono separate dai giardini e i vialetti alberati della grande piazza intitolata a Giuseppe Verdi, che al capoluogo ligure fu molto legato. Assieme a piazza De Ferrari (alla quale è congiunta attraverso via XX Settembre, un tempo via Giulia) e all'area del Porto antico, piazza della Vittoria - intitolata in onore dell'Italia dopo la prima guerra mondiale - è uno dei fulcri del centro cittadino. È anche una fra le piazze più grandi della città, che, per la sua struttura urbanistica e per la particolare orografia, non può contare su grandi slarghi quanto piuttosto - specie in prossimità del centro storico - su anguste piazzette ancora articolate su quello che era l'aspetto topografico della città in epoca medioevale. Fino all'inizio del XX secolo era chiamata "Piazza di Francia": prima che avvenisse la copertura del torrente Bisagno, che la ripercorre perpendicolarmente al mare, la piazza - alla quale si accedeva dall'antica Porta Pila, che apriva sulla Corte Lambruschini (un tempo Borgo Pila) - era adibita a luogo di raduno per parate militari e, come tale, era conosciuta dai genovesi come la Piazza d'Armi (e tutt'oggi è sede di parate in occasione di manifestazioni di carattere ufficiale). Nel 1914 la vasta piazza ospitò il Centro fieristico dell'Esposizione Internazionale di Igiene e Marina. Mentre sul lato ovest si accede a via XX Settembre e a piazza De Ferrari, al lato est della piazza, la copertura del Bisagno (su cui corre il viale delle Brigate Partigiane) porta al quartiere fieristico della Foce e al rinomato corso Italia, la passeggiata a mare per antonomasia dei genovesi. Sullo sfondo della piazza, caratterizzata da un imponente arco di trionfo - l'arco della Vittoria - monumento ai caduti della prima guerra mondiale realizzato negli anni trenta del Novecento, ornato di statue e bassorilievi di vari artisti (tra le altre alcune di Eugenio Baroni), il liceo ginnasio Andrea D'Oria intitolato all'ammiraglio Andrea Doria e, a lato, la scalinata delle Caravelle (in realtà scalinata del Milite ignoto) che porta alla collina di Carignano (circonvallazione a mare) e all'Ospedale Galliera. Nel prato inclinato tra le due scalinate sono raffigurate nell'erba le tre caravelle di Colombo. L'edificazione della piazza, come evidenzia l'architettura degli eleganti palazzi in marmo travertino, risale all'epoca fascista, e più precisamente a metà degli anni trenta, su progetto dell'architetto Marcello Piacentini, che si avvale, soprattutto per la realizzazione dei palazzi, della collaborazione di architetti locali. Infatti sono coinvolti anche Beniamino Bellati e lo scultore Giuseppe Dazzi per i palazzi Jacazio, Cristoforo Ginatta per il Palazzo Nafta, un tempo sede della Shell italiana, Giuseppe Tallero per il Palazzo Angiolini. Lo stesso Piacentini progetta il Palazzo INPS ed insieme a Aldo Camposampietro i palazzi Garbarino e Sciaccaluga; insieme agli artisti Dazzi e Edoardo De Albertis è l'autore dell'Arco della Vittoria (Monumento ai Caduti, 1924-31). Nei palazzi che circondano la piazza hanno sede i consolati del Perù e del Regno Unito e la sede locale dell'Ente Nazionale Idrocarburi. Palazzo Nafta Palazzo INPS Palazzi Jacazio Palazzi Garbarino e Sciaccaluga Palazzo Angiolini Palazzo Cassa di Risparmio Arco della Vittoria (Monumento ai Caduti) Wikiquote contiene citazioni di o su piazza della Vittoria Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza della Vittoria http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2029.htm, dal sito del dipartimento Polis dell'Università degli Studi di Genova

Arco della Vittoria
Arco della Vittoria

L'Arco della Vittoria, detto anche Monumento ai caduti o Arco dei Caduti, è un imponente arco di trionfo, realizzato durante il regime fascista, situato in piazza della Vittoria a Genova. È dedicato ai genovesi caduti nel corso della prima guerra mondiale e fu inaugurato il 31 maggio del 1931. La scelta di edificare un monumento celebrativo fu presa nel 1923 dal Comune di Genova, il quale, durante i lavori di urbanizzazione e riqualificazione dell'area all'epoca erbosa e umida, bandì un concorso nazionale prescrivendo che l'architettura avesse forma di arco e fosse posizionata nell'allora prato adiacente al torrente Bisagno, ancora non interrato sotto viale Brigate Partigiane. La commissione giudicatrice scelse nella seconda fase — dai sedici progetti pervenuti — la bozza dell'architetto Marcello Piacentini (architetto che realizzò parecchie opere per il regime) e dello scultore Arturo Dazzi perché, come commentò la commissione, nel progetto si valorizzarono gli elementi architettonici della Roma Imperiale e del Cinquecento dando al monumento una forte funzione commemorativa eroica e trionfale. Il disegno originale del 1924 venne poi modificato dallo stesso Piacentini due anni dopo, rendendo il monumento ad arco più semplice e asciutto. Le opere per la costruzione del monumento furono eseguite dall'azienda locale Impresa Garbarino e Sciaccaluga, dirette personalmente dall'architetto Piacentini. L'arco, alto 27 metri, è costruito al termine di una rampa semicircolare i cui angoli, a scalinata, contano sei gradini. Ai due lati del basamento si aprono le porte che conducono alla cripta. Nel sacrario si trovano alcune statue dello scultore Giovanni Prini raffiguranti le Vittorie, San Giorgio e lo Stemma di Genova; dello stesso Prini sono presenti altre sculture con la riproduzione del bollettino della Vittoria, il bollettino della Marina e i nomi di tutti i caduti. Al centro della struttura s'innalza l'altare, realizzato in marmo rosso di Levanto, sul quale pende un crocifisso bronzeo su croce di palissandro opera dello scultore Edoardo De Albertis. Il monumento poggia su quattro pilastri angolari e otto pilastri ornati nella parte esterna da colonne lievemente bombate, terminanti con capitelli dorici che reggono le fame, opere di Arturo Dazzi e del De Albertis. All'interno si trovano colonne che reggono due grandi lunettoni, scolpite dal Prini, dedicate alla pace e alla famiglia. La copertura interna, ad andamento a cupola, è di colore giallo decorato con un caleidoscopio di linee curve terminanti, al centro, con un cerchio. lungo i bordi della volta figurano due scritte latine: - "PACIS OPES ITA ALIT VIRTUS IAM VIVIDA BELLO" (La virtù alimenta così le ricchezze della pace, ora vivide in guerra)- "SALVE MAGNA PARENS FRUGUM SATURNIA TELLUS MAGNA VIRUM" - Virgilio, Georgiche 136 - 176 (Salve grande terra Saturnia, ricca di fertili campi, grande patria degli uomini.)All'esterno si trovano le allegorie scolpite dal Dazzi con quattro iscrizioni, due delle quali ricordano i 680.000 caduti della Grande guerra e la data dell'erezione del monumento; le restanti due sono opera di Mario Maria Martini. Il fregio di Arturo Dazzi si sviluppa in vari episodi. A nord sono raffigurati i mitraglieri e gli alpini, ai lati della chiave la Croce Rossa e la messa da campo; nel lato sud sono presenti gli artiglieri e la cavalleria, mentre ai lati dell'arco sono state raffigurate la rievocazione delle battaglie dell'Isonzo e del Piave; nel lato ovest raffigurano i bersaglieri dove, tra i soldati, ne compariva uno con il volto di Benito Mussolini, abraso dopo la seconda guerra mondiale, e il genio pontieri; nella zona est infine è stata scolpita l'aviazione e la marina. Arco trionfale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Arco di Trionfo Arco della Vittoria, su catalogo.beniculturali.it, Ministero della cultura.

Chiesa di Santo Spirito (Genova)
Chiesa di Santo Spirito (Genova)

La chiesa di Santo Spirito era una chiesa di Genova, ora soppressa, situata nel quartiere di San Vincenzo. Nella via San Vincenzo, oltre all'omonima chiesa, esisteva un tempo anche quella di Santo Spirito, pertanto la strada ancora nel XVII secolo era detta talora contrada di San Vincenzo e talora contrada di Santo Spirito. Le prime notizie della chiesa di Santo Spirito risalgono al 1157. Trovandosi nella zona suburbana di levante, dove i Fieschi avevano diverse proprietà, nel Medioevo la sua storia fu legata a quella di questa famiglia. In seguito fu officiata dalle monache clarisse sino al 1579, quindi dai padri somaschi che la tennero sino alla chiusura, che ebbe luogo con la soppressione napoleonica del 1798. Da allora l'edificio mutò varie destinazioni d'uso, tra cui si ricorda quella di ospitare al suo interno l'asilo Tollot. Fu poi sede dell'istituto tecnico commerciale "Ugolino Vivaldi", scuola parificata. Attualmente (2016) ospita un negozio di oggettistica. La chiesa, oggi corrispondente al civico n. 53 di via San Vincenzo, nella sua ultima veste seicentesca, era ad una navata, con sei cappelle laterali in sfondato e due nella parte presbiteriale. Tra i principali mecenati ci fu Agostino Pinelli Luciani (doge di Genova nel biennio 1609-1611) che fece costruire la cappella di San Giovanni Battista. Al suo interno restano, nonostante l'aula a navata unica sia stata soppalcata, alcuni bassorilievi marmorei delle cappelle ed affreschi seicenteschi, di parti delle volte e nelle stanze interne del convento. Nel XIX secolo, quando già la chiesa non era più operante, l'altare, le statue ed i marmi furono trasferiti nella chiesa di Nostra Signora della Neve di Bolzaneto. Attualmente sono in corso restauri per la parte del chiostro seicentesco.

Scalinata delle Caravelle
Scalinata delle Caravelle

La scalinata del Milite ignoto, popolarmente nota come scalinata delle tre Caravelle in virtù dei caratteristici arredi floreali delle aiuole, è un'opera urbanistica monumentale nel centro di Genova. L'università di Genova la definisce un "monumento commemorativo" e "raccordo tra le mura delle città", urbanisticamente funge da collegamento diretto fra piazza della Vittoria e il quartiere di Carignano. La realizzazione della scalinata monumentale rientra dell'ampia opera di urbanizzazione che coinvolse tutta l'area attigua al torrente Bisagno e alla quartiere Foce, a cavallo fra l'Ottocento e la prima metà del Novecento. Fu progettata e realizzata fra il 1922 e il 1938 dall'architetto e urbanista di Alfredo Fineschi, con la collaborazione dl padre, Pietro Fineschi, i quali operarono ampiamente nel capoluogo, costruendo anche l'attiguo palazzo razionalista della questura di Genova. Qui era il raccordo tra le mura della città, rispettivamente dette Mura Vecchie e Mura Nuove, che procedeva con una serie di terrazze orizzontali dal cinquecentesco bastione delle Cappuccine alle seicentesche Fronti Basse. Spianato questo nel 1892, tre decenni dopo la discesa fu risistemata nell'assetto contemporaneo. Nel 2010 è stata sottoposta a riqualificazione. Di struttura ampia, la scalinata è costituita da due ariose rampe distinte separate da un'aiuola inclinata su più piani e coltivata a prato inglese. L'aiuola è suddivisa verticalmente in tre sezioni (precedute da una quarta, decorata con àncore stilizzate) in ognuna delle quali spicca il disegno che richiama simbolicamente una per una le tre caravelle usate da Cristoforo Colombo per la sua impresa nella scoperta dell'America (1492). Le caravelle sono realizzate con decorazioni floreali all'interno delle stesse aiuole. La scalinata si affaccia davanti al grande arco di trionfo, l'arco della Vittoria, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale che campeggia al centro dell'antistante piazza della Vittoria. La scalinata, perpendicolare alla sottostante via intitolata ad Armando Diaz, ascende al lato destro del liceo classico Andrea D'Oria e alla sinistra del palazzo della Questura, con un ampio giardino che si protende verso le mura delle Cappuccine, per raggiungere la spianata di Carignano. Luigi Lagomarsino (a cura di), Cento anni di architetture. 1890-2004, Genova, De Ferrari, 2004. Silvia Barisione, Matteo Fochessati, Gianni Franzone e Andrea Canziani (a cura di), Architetture in Liguria dagli anni Venti agli anni Cinquanta, Milano, Abitare Segesta, 2004. Franca Balletti e Bruno Giontoni, Una città tra due guerre. Culture e trasformazioni urbanistiche, Genova, De Ferrari, 1990. Paolo Cevini, Genova anni '30. Da Labò a Daneri, Genova, Sagep, 1989. Piazza della Vittoria (Genova) Liceo classico Andrea D'Oria Wikiquote contiene citazioni sulla scalinata delle Caravelle Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla scalinata delle Caravelle Scalinata del Milite Ignoto / Le Caravelle, su Fonti per la storia della critica d'arte, Università di Genova. Genova, Scalinata delle Caravelle, Bella Liguria, 20 dicembre 2021.