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Bazzana Sant'Ilario

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Bazzana Sant'Ilario è una frazione del comune di Assago in provincia di Milano, posta a nordest del centro abitato, verso il capoluogo. I suoi abitanti sono chiamati Bazzanesi. Fu un antico comune del Milanese. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 231 abitanti. Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone ed annesso ad Assago, la quale fu poi a sua volta inglobata in Corsico nel 1811. Il comune di Bazzana Sant'Ilario fu ripristinato con il ritorno degli austriaci, che tuttavia tornarono sui loro passi nel 1841, stabilendo la definitiva unione comunale con Assago.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Bazzana Sant'Ilario (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Bazzana Sant'Ilario
Via Gattinara, Milano Municipio 6

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Luoghi vicini

Assago Milanofiori Nord
Assago Milanofiori Nord

Assago Milanofiori Nord è una stazione della linea M2 della metropolitana di Milano. Serve il comune di Assago, nell'immediato hinterland milanese. Il Consiglio Regionale della Lombardia deliberò nel 2003 il prolungamento della linea M2 verso sud, con la nuova diramazione di Assago Milanofiori Forum. I lavori veri e propri iniziarono ad ottobre 2005 con la gara d'appalto. >Questi sarebbero dovuti durare 26 mesi, con l'inaugurazione prevista per il 2008. Dopo numerosi ritardi, la stazione venne attivata il 20 febbraio 2011, contemporaneamente alla nuova tratta da Famagosta ad Assago Milanofiori Forum. Sorge in via del Bosco Rinnovato, traversa di viale Milanofiori, di fronte al centro multidirezionale di Assago, in un'area attualmente a carattere rurale. Sono tuttavia in costruzione e in progetto numerose strutture, dove troveranno collocazione vari uffici di società nazionali e multinazionali. Tra queste c'è anche il progetto di un grattacielo alto 212 metri che sarà chiamato "MilanOne". Nei pressi della stazione vi è anche un centro commerciale Carrefour che comprende negozi, uffici, una palestra, un cinema multisala della catena UCI con 10 sale e una libreria. La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Assago Milanofiori Nord (EN) Assago Milanofiori Nord, su Structurae.

Quartiere Sant'Ambrogio
Quartiere Sant'Ambrogio

Il quartiere Sant'Ambrogio (Quarter Sant Ambroeus in dialetto meneghino, AFI: [kwarˈte:r ˌsantamˈbrø:z]) è un complesso edilizio ad alta densità abitativa, situato nella periferia meridionale di Milano. Sorge adiacente all'autostrada A7, in un'area compresa fra viale Famagosta, il quartiere della Barona e il parco agricolo Sud Milano. Il quartiere è stato edificato sui terreni della cascina Monterobbio compresa nel Parco Sud, tuttora esistente anche se interamente circondata da aree urbanizzate. Il quartiere si costituisce dei due complessi Sant'Ambrogio 1, realizzato fra il 1964 e il 1965 e di proprietà del comune di Milano, e Sant'Ambrogio 2, realizzato fra il 1971 e 1972 e di proprietà dell'ALER; entrambi sono stati comunque progettati dallo stesso architetto, Arrigo Arrighetti. Il quartiere si caratterizza oggi per un progressivo invecchiamento della popolazione, accompagnato da un declino delle funzioni commerciali. Dal 1994 il quartiere è servito direttamente dalla fermata Famagosta della M2. Nel 2010 è stato approvato un protocollo d'intesa fra il comune e l'ALER volto alla riqualificazione sociale e architettonica del quartiere: oltre alla ristrutturazione fisica dei caseggiati vi è infatti l'espressa volontà di migliorare la qualità della vita, l'integrazione sociale e i servizi per popolazione che vi abita. Il progetto di riqualificazione contempla un aumento degli alloggi di edilizia sociale, volto a facilitare l'accesso di popolazione giovane; parallelamente sono in programma anche interventi destinati a favorire il risparmio energetico e la riduzione di emissioni inquinanti. Gli alloggi che verranno venduti copriranno infatti i costi necessari per l'ammodernamento dei servizi e delle infrastrutture; le ulteriori risorse necessarie verranno invece reperite tramite il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Il quartiere, che sorge ad ovest dell'autostrada A7, si contrappone idealmente al deposito ATM Famagosta - opera di Ludovico Magistretti - che sorge sul lato opposto: insieme costituiscono un punto di riferimento estremamente riconoscibile per tutti coloro che entrano in città da sud con l'autostrada. Chiesa di San Giovanni Bono Deposito ATM Famagosta Famagosta (metropolitana di Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Quartiere Sant’Ambrogio

Deposito ATM Famagosta
Deposito ATM Famagosta

Il deposito Famagosta è un'infrastruttura di servizio del trasporto pubblico a Milano per la rimessa e la manutenzione delle vetture metropolitane dell'ATM. Il deposito Famagosta è uno dei tre depositi (insieme a Cologno e Gorgonzola) a servizio della M2, realizzato a partire dal 1989 per limitare le distanze a vuoto percorse dai convogli provenienti dai due depositi extraurbani. Su progetto di Ludovico Magistretti, venne attivato il 23 giugno 2001 e ultimato del tutto solo nel 2002. Si trova oltre la fermata di Famagosta, ed è raccordato sia con questa che con la successiva fermata di Abbiategrasso, così come anche col nuovo ramo per Assago Milanofiori Forum, aperto nel 2011. Il deposito, com'era nelle intenzioni del suo ideatore, costituisce un'immagine di forte impatto visivo: il tetto, caratterizzato dai grossi volumi bianchi dei grandi capannoni triangolari, richiama volutamente l'immagine delle vele in un porto, proiettando la struttura a una sorta di ideale "porto di approdo" per coloro che entrano in città dal sud, dall'autostrada A7. Questi particolari lucernari, realizzati con pannelli prefabbricati, mattoni a vista con cornice di calcestruzzo e coperture di alluminio, si richiamano esplicitamente al lungo serpentone di case in mattoni rossi del quartiere Sant’Ambrogio, che sorge al di là dell'autostrada Insieme a questo, costituisce un indiscusso riferimento architettonico per tutta questa parte di periferia. Questi materiali, sono inoltre gli stessi impiegati per la realizzazione delle entrate dei binari nell'impianto: la facciata che dà verso la città è infatti scandita da grossi portali caratterizzati dai serramenti in alluminio, da cui entrano ed escono i convogli in servizio sulla metropolitana. La sala principale è utilizzata come deposito e officina: all'interno di questa sono inoltre presenti le postazioni di lavoro che permettono ai treni di essere sollevati per le corrette ispezioni e manutenzioni. Tutto l'impianto è riscaldato dall'adiacente centrale di cogenerazione dell'A2A, particolarmente riconoscibile per i suoi camini. Nel 2003 il deposito Famagosta è arrivato finalista, nella categoria Medaglia d'Oro all'opera, della Medaglia d'Oro dell'Architettura Italiana della Triennale di Milano, un particolare riconoscimento - nell'ottantesimo anniversario della Triennale - volto a premiare i migliori esempi di architettura contemporanea italiana capaci di promuovere qualità ambientale e civile. Il Deposito Famagosta è il più recente fra quelli della metropolitana realizzati a Milano: ospita al coperto i treni della M2, per una capacità complessiva di 36 treni. A partire dal 2009 ha subito un parziale ampliamento interno, che ha visto lo sfruttamento al massimo delle superfici coperte interne al capannone. Per l'occasione sono state trasferite a Precotto le varie vetture tramviarie accantonate qui ricoverate in attesa di demolizione o rifacimento. Il piazzale esterno è storicamente utilizzato come area d'accantonamento dei vari autobus ATM che hanno terminato definitivamente il proprio servizio, in attesa di essere rivenduti o demoliti. Anche in questo caso sono state diverse le vetture storiche qui ricoverate in attesa di restauro e decisioni sul futuro, in seguito trasferite a Cuggiono. In un'area adiacente al deposito, subito a sud di quest'ultimo, è sorta negli stessi anni una centrale di cogenerazione dell'Aem (ora A2A). Quest'impianto, aperto nell'ottobre del 2002, ne sostituisce uno provvisorio creato nel 1997 all'interno di un ex cartiera. La struttura, che si caratterizza per i tre gruppi di camini presenti, produce energia elettrica ed energia termica, sfruttando in parte il gas naturale e in parte le ultime tecnologie di cogenerazione che permettono di ricavare energia dall'acqua di falda. A quest'impianto si connette una rete di teleriscaldamento che produce circa 80.000 MWh l'anno, che serve, oltre al vicino deposito, i quartieri Gratosoglio, Missaglia, Chiesa Rossa e Sant'Ambrogio, per un totale di oltre 100 edifici e 40.000 abitanti. Abitare nº 394 (aprile 2000), Edizioni Segesta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul deposito ATM Famagosta Deposito ATM Famagosta, su lombardiabeniculturali.it.

Chiesa di San Giovanni Bono
Chiesa di San Giovanni Bono

La chiesa di San Giovanni Bono è una chiesa di Milano, posta alla periferia sud-occidentale della città, nel quartiere Sant'Ambrogio. La chiesa di San Giovanni Bono venne prevista nel progetto di edificazione del nuovo quartiere Sant'Ambrogio e costruita nel 1968; il progetto della chiesa e dell'intero quartiere si deve ad Arrigo Arrighetti. Nel 1980 il rivestimento della copertura, in materiale plastico, venne distrutto da un incendio, e successivamente ricostruito in lamiera di alluminio porcellanato. La chiesa è posta al centro del quartiere, nelle immediate vicinanze del centro civico. Essa, con la sua forma dinamica e cuspidata, si contrappone all'andamento orizzontale degli edifici residenziali che la attorniano. La particolarità dell'edificio è la sua copertura a vela, che dall'area del presbiterio sale fino a creare una cuspide in corrispondenza della facciata. Le pareti, sia all'esterno sia all'interno, sono in calcestruzzo a vista, traforate da un gran numero di finestrelle colorate; anche la copertura d'origine era traforata, ma quella nuova costruita dopo l'incendio del 1980 ha un diverso disegno. L'interno è composto di tre spazi che si compenetrano dinamicamente: l'aula liturgica, la cappella feriale e una navata laterale; l'andamento della copertura contribuisce alla creazione di uno spazio mosso e dall'illuminazione variegata. L'altare, posto quasi in posizione centrale, fu disegnato dallo stesso Arrighetti, come pure il fonte battesimale, posto nella navata laterale. Alla chiesa, lungo il lato meridionale, sono annessi i locali parrocchiali e l'oratorio. Cecilia de Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano 1945-1993, Milano, Edizioni Vita e Pensiero, 1994, ISBN 88-343-3666-6. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni Bono Sito ufficiale, su baronacom.it. Chiesa di San Giovanni Bono, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Parrocchia di San Giovanni Bono 1966 - [1989], su lombardiabeniculturali.it.

Ospedale San Paolo (Milano)
Ospedale San Paolo (Milano)

L'Ospedale San Paolo è un ospedale di Milano, che dal 1 gennaio 2016 è amministrativamente compreso nell'ASST Santi Paolo e Carlo, assieme all'Ospedale San Carlo Borromeo di Milano. Venne costruito nel quartiere Barona tra il 1964 e il 1978 su progetto dell'architetto Carlo Casati, con l'obiettivo di avere 650 posti letto, ampliabili sino a 1.200 in caso di necessità. Dal 1987 è anche sede di un polo universitario. L'ingresso principale dell'Ospedale San Paolo è sito in via Antonio di Rudinì mentre l'accesso al pronto soccorso avviene da via San Vigilio. Per quanto riguarda il Corso di Laurea in Infermieristica è presente un accesso indipendente da via Ovada. L'ospedale è denominato anche "polo universitario" in quanto ospita al suo interno una delle sezioni distaccate della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano e nella palazzina con ingresso da via Ovada, la sezione del Corso di Laurea in Infermieristica e Fisioterapia. L'ospedale si presenta diviso in diversi blocchi, la struttura principale assume la forma di lettera H e si divide in tre blocchi: Blocco A: dall'ingresso principale si trova sulla sinistra e ospita reparti di degenza. Blocco B: dall'ingresso principale si trova sulla destra e ospita altri reparti di degenza. Blocco C: si trova nel blocco centrale ed ospita gli uffici amministrativi e l'università. Inoltre è presente un blocco interrato rispetto al blocco A, denominato blocco D, che ospita i poliambulatori, la medicina nucleare e la diagnostica radiografica. Più a sinistra rispetto al blocco A, allo stesso livello del blocco D, troviamo la nuova farmacia e staccata verso la via Ovada, la palazzina convitto. È inoltre presente una struttura, con ingresso da via Beldiletto, dedicata alla odontostomatologia. I reparti di degenza sono: Blocco A: Psichiatria (S.P.D.C.) (9º piano) Urologia e Oncologia (8º piano) Neuropsichiatria infantile e Dermatologia (7º piano) Ortopedia e riabilitazione (6º piano) Pediatria e Patologia Neonatale (5º piano) Medicina II e Progetto DAMA (4º piano) Medicina III e Medicina VI DH (3º piano) Malattie Infettive (2º piano) Medicina I (1º piano) Ambulatori di ginecologia (piano R) Ostetricia/ Sale Parto/ Ginecologia degenza (piano 0) Medicina 5 Protetta (piano -1) Medicina Nucleare (piano -2) Blocco B: Centro Regionale per l'Epilessia (C.R.E.), Smile house per la cura di labiopalatoschisi e malformazioni facciali e ambulatori otorino(9º piano) Chirurgia Maxillo Facciale (8º piano) Chirurgia I (7º piano) Chirurgia II (6º piano) Oculistica (5º piano) Cardiologia e Unità Coronarica (U.T.I.C) (4º piano) Chirurgia III e Otorino (3º piano) Nefrologia e dialisi (2º piano) Oncologia DH (1º piano) Uffici amministrativi (piano R) Pronto soccorso e Area di Osservazione (D.E.A.) (piano 0) Terapia Intensiva/Rianimazione (piano -1) Blocco D: Casse prenotazioni, poliambulatori e centro prelievi (Piano S) Radiologia, Medicina Nucleare, Ambulatori di Pneumologia e Centro Trasfusionale (Piano I) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'ospedale San Paolo Sito ufficiale, su ao-sanpaolo.it. Ospedale San Paolo, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Conca Fallata
Conca Fallata

La Conca Fallata è una conca di navigazione che si trova a Milano lungo il Naviglio Pavese. È la seconda chiusa dopo la Conchetta e copre un salto di 4,80 m. Realizzata a fine del XVI secolo, fu chiamata dai milanesi "fallata", cioè "sbagliata", perché, a loro dire, venne pensata e realizzata inutilmente. Secondo i milanesi un'altra conca non serviva, dato che erano sufficienti quelle già presenti. Molto probabilmente questa avversione verso la Conca Fallata risiedeva nel fatto che i milanesi mal digerirono le tasse messe dal governo per finanziare la costruzione di questo nuovo impianto idraulico. Il termine "Conca Fallata" diventò poi anche il nome del quartiere circostante. In seguito, a partire dagli anni quaranta del XIX secolo, il salto d'acqua della Conca Fallata iniziò a essere sfruttato per produrre energia idroelettrica, energia che era utilizzata dalle Cartiere Ambrogio Binda, che sorgevano nei pressi di questo impianto idraulico. Questa azienda, che era tra le maggiori cartiere d'Italia, sfruttava anche un analogo salto d'acqua presente lungo il Lambro Meridionale, che scorre non lontano. Il Naviglio Pavese forniva poi alle Cartiere Ambrogio Binda uno dei mezzi di trasporto per i propri prodotti. Conchetta Naviglio Pavese Navigli (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Conca Fallata La conca Fallata (Naviglio pavese), su milanoneisecoli.blogspot.it. URL consultato il 17 ottobre 2017. Nuovo ritratto di Milano: in riguardo alle belle arti, di Giuseppe Caselli, su books.google.it.

Gratosoglio
Gratosoglio

Il Gratosoglio (Grattasoeuj in dialetto milanese, AFI: [ˌɡrataˈsøːj]) è un quartiere e un'antica parrocchia di Milano, posto nella periferia meridionale della città, appartenente al Municipio 5. In precedenza borgo rurale facente parte dei Corpi Santi di Milano, venne annesso al comune di Milano nel 1873. Originariamente villaggio a vocazione agricola lungo il fiume Lambro meridionale che dalla fine del XVIII secolo appartenne ai Corpi Santi di Milano. Dal 1130 risulta documentato il Monastero di San Barnaba presso il Gratum Soli, poi affidato ai Vallombrosani con gli annessi mulini sul vicino Lambro Meridionale. Di questo complesso abbaziale rimangono, destinati ad altri usi, i resti della chiesa, della canonica, del chiostro e della cascina tra Via Gratosoglio e Via Achille Feraboli. A fianco, nel XIX secolo sorse l'esteso opificio tessile Cederna tuttora esistente. Gratosoglio dal XX secolo è principalmente un quartiere di edilizia popolare che sorge intorno ad un asse centrale costituito da via Costantino Baroni. Occupa una superficie di 422.000 m² ed ospita 9.838 abitanti. Il quartiere è cresciuto nei primi anni sessanta su iniziativa dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Milano, in collaborazione col Comune di Milano, in un periodo in cui vi era forte richiesta di alloggi popolari per la grande pressione migratoria dei lavoratori che dalle regioni del sud Italia venivano a lavorare nelle industrie del Nord. Il piano quadriennale dal 1962 al 1965 prevedeva l'edificazione di 21.000 alloggi. Impiegando per la prima volta in modo massiccio le tecniche di costruzione con materiali prefabbricati, vennero realizzati 52 edifici di 9 piani (di lunghezza variabile tra i 50 ed i 90 metri) e, circa un decennio dopo, 8 torri di 16 piani, alte 56 metri, note come "Torri Bianche" e progettate dallo studio di architettura BBPR, presso il quartiere Torretta. Le torri sono poste su una “piastra attrezzata”, sopraelevata di circa un metro e mezzo rispetto al piano stradale per garantire lo spazio ad eventuali box auto e cantine seminterrate. Il nuovo quartiere era caratterizzato da molti spazi verdi, strutture sportive ad uso pubblico e strutture scolastiche sperimentali (con mense scolastiche, palestre, piscine e laboratori). Fu oggetto di iniziative per migliorare la qualità di vita da parte della società civile, comprese le organizzazioni sindacali. Il quartiere fu colpito dalla austerity dopo la crisi energetica e fu in seguito considerato un tipico quartiere dormitorio, emarginato dal resto della città e con un tessuto sociale deteriorato. Alle aree di edilizia popolare si sono gradualmente affiancate aree residenziali private più borghesi per estensione dal centro e altri progetti residenziali convenzionati con minore intensità abitativa, come il progetto degli enti previdenziali "Le Terrazze" e il complesso di via Guido de Ruggiero e via Minerbi. Oggi il quartiere risulta dinamico e pulsante, creando un connubio tra passato e presente che rende il Gratosoglio tra i quartieri più in crescita della totale periferia meneghina. Il quartiere Missaglia, che prende il nome dalla via omonima, è stato progettato dallo studio Nizzoli Associati, venne costruito dallo IACP di Milano dal 1966 al 1971 o, secondo un'altra fonte, dal 1968 al 1972. Il quartiere Le Terrazze è un complesso residenziale, posizionato nell'area più settentrionale del Gratosoglio. Costruito agli inizi dei primi anni novanta da Salvatore Ligresti, questo complesso si sviluppa a est di via dei Missaglia, attorno alla piazza Remo Cantoni; vi sono presenti una serie di negozi, nonché il Residence Arcobaleno che ospita, dal 2016, uno studentato per gli iscritti dell'Università Bocconi. Il Basmetto (el Basmett in dialetto milanese) è un quartiere compreso all'interno del Gratosoglio, tra il Naviglio Pavese e il Lambro Meridionale. Si sviluppa attorno all'omonima cascina. Le prime fonti storiche sulla cascina risalgono alla metà del XIV secolo dove viene indicata come proprietà del sopra citato Monastero di San Barnaba in Gratosoglio, i cui possedimenti comprendevano anche i terreni e le costruzioni circostanti. Nel 1942 la cascina fu acquistata dal Comune di Milano e nel 1958 venne concessa in affitto a privati. Il quartiere del Gratosoglio è placidamente adagiato sulla sponda occidentale di Via dei Missaglia, un'importante arteria radiale che collega Milano alla parte meridionale della sua città metropolitana. È lambito a ovest, per una piccola tratta, dalla Via della Chiesa Rossa, che è parte del percorso della già strada statale 35 dei Giovi, che collega Milano (Conchetta) a Pavia e Genova. Il Gratosoglio non è servito da linee metropolitane o ferroviarie. Tuttavia, all'interno del limitrofo quartiere di Chiesa Rossa, si trova il capolinea della metropolitana della linea M2, Piazza Abbiategrasso. Diverse linee di autobus e due di tram, il 3 ed il 15, gestite da ATM collegano il Gratosoglio ai quartieri limitrofi e al centro di Milano in direzione nord, e con la linea del 15 a Rozzano in direzione sud. Lodovico Barbiano di Belgiojoso, L'esperienza di un quartiere, in " Casabella" n. 363 (marzo 1972), pp. 19-26. Achille Barzaghi, Gratosoglio. Vicende storiche di Gratum Solium dalle origini al 2000, Barzago, Ed. Marna, 2004 - ISBN 88-7203-220-2 Enrico Sartoni, San Barnaba al Gratosoglio, in I Vallombrosani in Lombardia (XI-XVIII secolo), a cura di F. Salvestrini, Milano-Lecco: ERSAF, 2011, pp. 55-65 Gianfranco Radice, La parrocchia milanese di Ronchetto, Ronchettino e Ronchettone voluta da san Carlo e matrice in Gratosoglio di Santa Maria Madre della Chiesa : storia di tre Ronchetti o Ronchetto delle Rane nei corpi santi di Milano, Milano, Officine grafiche Garzanti, 1985 Corpi Santi di Milano Wikiquote contiene citazioni di o su Gratosoglio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gratosoglio

Quartiere Missaglia
Quartiere Missaglia

Il quartiere Missaglia è un complesso di edilizia residenziale pubblica di Milano, posto alla periferia meridionale della città, nel quartiere del Gratosoglio. Prende il nome dalla via dei Missaglia, un grande asse di penetrazione urbana che lo delimita sul lato orientale. Il quartiere Missaglia, progettato dallo studio Nizzoli Associati, venne costruito dallo IACP di Milano dal 1966 al 1971 o, secondo un'altra fonte, dal 1968 al 1972. Esso venne costruito in un'area compresa fra i quartieri Chiesa Rossa e Gratosoglio, consolidando così la presenza dell'edilizia pubblica lungo la direttrice di via dei Missaglia. Il quartiere è composto da lunghi fabbricati in linea, costituiti dalla ripetizione di un unico modulo base, comprendente appartamenti di tre o quattro locali. I fabbricati sono disposti parallelamente fra loro, delimitando degli spazi centrali privati, sistemati a giardino, sotto i quali sono siti i posti auto interrati. Sul lato esterno, gli edifici sono serviti da una rete di strade pedonali. Per la costruzione venne adottato un sistema di prefabbricazione, prodotto dalla Fintech Italcamus, a cui si deve la schematicità dei prospetti, peraltro coscientemente esibita dai progettisti. I servizi pubblici, posizionati ai margini dell'insediamento, comprendono due aree commerciali, due aree a verde pubblico, un grande complesso scolastico e alcuni edifici scolastici minori. Il quartiere comprende complessivamente 1200 unità abitative, assegnate a riscatto, secondo la legge 1179 del 1965. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Giuliana Gramigna e Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano, Hoepli, 2001, ISBN 88-203-2913-1. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, pp. 272-273, ISBN 88-400-1068-8. Milano. Il nuovo quartiere Missaglia per 1200 alloggi con assegnazione a riscatto, in Edilizia Popolare, n. 96, settembre 1970, p. 60, ISSN 0422-5619. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere Missaglia Mappa del quartiere Missaglia, su openstreetmap.org.

Barona (Milano)
Barona (Milano)

La Barona (Barona in dialetto locale, IPA: [baˈruna]) è un quartiere e antica parrocchia di Milano posta nella zona sud-occidentale della città, appartenente al Municipio 6. In precedenza borgo rurale facente parte dei Corpi Santi di Porta Ticinese, venne annesso con essi al comune di Milano nel 1873. Prima di entrare a far parte del Comune di Milano nel 1873, formava con altri quartieri il Comune dei Corpi Santi, auspicato durante il periodo del dominio austriaco per decreto di Maria Teresa d'Austria nel 1757 e attuato nel 1782 dal figlio Giuseppe II, che riunì sotto un'unica amministrazione una zona di cascine e borghi agricoli fuori dalle mura di Milano. Il nome deriva proprio dalla caratteristica di essere una zona fuori dalle mura: il divieto di seppellire i defunti entro la cerchia muraria costrinse a deviare questa pratica all'esterno. Anche la sepoltura di santi e martiri avveniva al di fuori delle mura, da ciò deriva Corpi Santi. Si aggiunse il suffisso "di Milano" in corrispondenza della Seconda guerra d'indipendenza. La successiva annessione al Comune di Milano fu nel 1873. Per la loro caratteristica sperimentale e per il loro impatto nel quartiere, degne di nota sono le esperienze Barrio's e Villaggio Barona, luoghi di aggregazione ed intervento sociale polifunzionali, e gli orti comunali di Via Danusso. All'interno dei quartiere si trovano l'Ospedale San Paolo, uno dei più importanti di Milano, e l'università privata IULM. Sono presenti anche il Collegio di Milano e un distaccamento del polo di Medicina dell'Università Statale. Santuario di Santa Rita da Cascia, che all'interno custodisce 25 vetrate realizzate dall'artista Amalia Panigati tra il 1954 e il 1971. Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, presente anticamente in Barona, probabilmente fin dal secolo XIV, benché Cesare Cantù nella sua Grande illustrazione del Lombardo-Veneto la faccia risalire addirittura ai primi anni del Cristianesimo. La chiesa, così come i numerosi fondi agricoli e probabilmente la stessa cascina Barona, apparteneva ai monaci benedettini del Monastero di San Celso, da cui deriva il nome della chiesa stessa; altre chiese di quartiere: Santa Bernardetta, chiesa di San Giovanni Bono, San Gregorio Barbarigo, Santa Maria Ausiliatrice, San Silvestro; Chiesa di San Marchetto: chiesa campestre detta anche "San Marco alla Barona", risalente alla metà del Cinquecento; Parco Teramo Barona: con l'adiacente ambito delle risaie è un'area agricola di discrete dimensioni, in cui si conservano alcune cascine attive, altre in disuso, oltre a strade di campagna strette e tortuose adatte per le passeggiate e le gite in bicicletta. Le principali cascine sono quelle di San Marco, San Marchetto e San Marcaccio, seguite da Cascina Bassa, Cascina Bazzana Superiore, Cascina di Mezzo, Cascina Corio, Molino Doppio, Cascina Colomberotto, Cascina Battivacco, Cascina Carliona, Cascina Cantalupa, e Mulino della Pace. Fa parte del parco Agricolo Sud Milano anche la Cascina Monterobbio, ormai completamente in zona urbanizzata. Sui terreni adiacenti alla cascina sono stati costruiti il quartiere Sant'Ambrogio e l'Ospedale San Paolo. Dove c'era la Cascina Bianca, demolita, oggi si estende un parco con lo stesso nome, vicino ai ruderi della Cascina Carliona. Villaggio Barona: il primo progetto di housing sociale in Italia interamente promosso da risorse private. Di proprietà della Fondazione Attilio e Teresa Cassoni, il Villaggio Barona, con il parco pubblico Giuseppe Sala e la piazza Don Roberto Rondanini, nonché le numerose realtà associative e cooperative che qui trovano sede, rappresenta oggi un presidio di socialità e di cultura per l'intero quartiere. Dagli anni cinquanta agli anni ottanta in via Ettore Ponti al nr. 12 ha operato la Co-Ma, azienda di giocattoli. I capannoni sono stati demoliti nel 2000 e restano alcuni edifici già utilizzati dall'amministrazione, ristrutturati, dal lato dei numeri civici dispari. Barona è citata nella canzone Cumuli degli 883 Viene nominata anche in Bastavano le briciole, Popolare, Estate in città di Marracash e in gran parte della sua discografia Il film Senza filtro, del 2001, è ambientato in questo quartiere Nel 2003 è stato prodotto un film indipendente, Fame chimica, con l'intento di raccontare le problematiche della vita giovanile nella periferia milanese. I protagonisti abitano nel quartiere Barona e frequentano la piazza Jurij Gagarin, sebbene nella realtà la piazza non esista e le riprese siano state realizzate in piazza Luigi Capuana a Quarto Oggiaro Nel marzo 2008 viene girato in questo quartiere il videoclip del singolo Badabum Cha Cha di Marracash, rapper cresciuto in questa stessa zona Probabilmente il film più significativo girato negli anni sessanta è I girasoli, con protagonisti Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Alcune scene sono state girate all'interno di un appartamento del quartiere S. Ambrogio I e attorno alla chiesa a forma di tenda di San Giovanni Bono Nel 2012 viene girato in questo quartiere il video clip del singolo Ragazzo della piazza dei Club Dogo feat Ensi Famagosta Romolo Romolo (linea S9) Nei pressi della stazione MM2 - linea verde Famagosta è presente un grande parcheggio di interscambio gestito da ATM. Il quartiere è attraversato dalle linee di autobus urbani 47, 74 e 71 della società ATM, ma soprattutto funge da capolinea alle linee 95 e 98 (prima effettuate dalla sola linea 95), che attraversano rispettivamente le intere zone sud e ovest della città Corpi Santi di Milano Parco Agricolo Sud Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Barona

Cascina Monterobbio

La cascina Monterobbio è una cascina di Milano, situata nella zona della Barona, nel Municipio 6 e fa parte del Parco Agricolo Sud. Originariamente l'area di pertinenza ricomprendeva tutta la zona dove è stato edificato il quartiere Sant'Ambrogio e l'ospedale San Paolo e la stazione della metropolitana Famagosta e ha conservato la sua funzione produttiva rurale fino agli anni cinquanta. Originariamente (secolo XVI) a forma di T, ha assunto poi nel secolo XVII la caratteristica, inusuale nei dintorni di Milano di un doppio cortile: uno padronale ed abitativo, l'altro con vocazione produttiva. Il nome della cascina, deriva da Mons Robur (Monte Quercia) legato alla presenza di un bosco sacro di querce che si suppone si estendeva sino a Santa Maria di Chiesa Rossa. Nei censimenti del 1597 risulta di proprietà delle Monache di Fonteggio, che avevano la Chiesa Rossa e le relativa proprietà agricola. Le due proprietà erano congiunte da un passaggio sotterraneo che sottopassava il naviglio. La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia ha dichiarato la cascina di interesse storico e artistico. È provato che vi ha soggiornato Napoleone Bonaparte il pittore Hayez che è ritenuto l’autore degli affreschi presenti. Secondo alcune fonti il proprietario della cascina avrebbe in parte coperto i dipinti e si sarebbe rifiutato di pagare il pittore perché insoddisfatto dell'opera. Nel 2017 il Comune di Milano, che è il proprietario della cascina, ha emanato un bando per affidare la gestione del recupero del bene. Ville e palazzi di Milano Cascina Elisa Scarano con la collaborazione di Riccardo Esposito, La cascina Monterobbio e il tesoro nascosto di Francesco Hayez da salvare!, su YouTube, autoprodotto, 28-03-17, a 0 h 0 min 0 s.

Chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria (Milano)
Chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria (Milano)

La chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria è una chiesa di Milano, posta nel centro del quartiere Chiesa Rossa. La chiesa venne ideata negli anni sessanta del XX secolo come parte integrante del nuovo quartiere Chiesa Rossa, e costruita dal 1966 al 1968 su progetto di Vittorio Gandolfi. Si tratta di una chiesa a pianta rettangolare, con struttura portante in calcestruzzo armato. L'esterno si presenta in forme semplici e quasi dimesse, ma vivacizzate dall'ampia tettoia a sbalzo posta in facciata e dall'alto tiburio a base esagonale, alla cui sommità è posta una croce metallica. L'interno, a tre navate separate da pilastri, è rivestito in mattoni a vista; il presbiterio è particolarmente illuminato, per la presenza del tiburio soprastante. La chiesa è posta in posizione elevata, su un terrapieno, ed è raggiungibile attraverso una strada in salita o una scalinata; è direttamente collegata con la piazza del centro civico, anch'essa sopraelevata. Sotto la chiesa, al livello della strada, vi sono alcuni spazi parrocchiali; a nord dell'edificio è posto l'oratorio. Cecilia de Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano 1945-1993, Edizioni Vita e Pensiero, Milano 1994, p. 196, ISBN 88-343-3666-6. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant’Antonio Maria Zaccaria Sito ufficiale della parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, su parrocchiasamz.it. URL consultato il 31 gennaio 2023. Parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, su lombardiabeniculturali.it.