place

Cascina Monterobbio

Cascine di MilanoPagine con mappePalazzi di Milano

La cascina Monterobbio è una cascina di Milano, situata nella zona della Barona, nel Municipio 6 e fa parte del Parco Agricolo Sud. Originariamente l'area di pertinenza ricomprendeva tutta la zona dove è stato edificato il quartiere Sant'Ambrogio e l'ospedale San Paolo e la stazione della metropolitana Famagosta e ha conservato la sua funzione produttiva rurale fino agli anni cinquanta. Originariamente (secolo XVI) a forma di T, ha assunto poi nel secolo XVII la caratteristica, inusuale nei dintorni di Milano di un doppio cortile: uno padronale ed abitativo, l'altro con vocazione produttiva. Il nome della cascina, deriva da Mons Robur (Monte Quercia) legato alla presenza di un bosco sacro di querce che si suppone si estendeva sino a Santa Maria di Chiesa Rossa. Nei censimenti del 1597 risulta di proprietà delle Monache di Fonteggio, che avevano la Chiesa Rossa e le relativa proprietà agricola. Le due proprietà erano congiunte da un passaggio sotterraneo che sottopassava il naviglio. La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia ha dichiarato la cascina di interesse storico e artistico. È provato che vi ha soggiornato Napoleone Bonaparte il pittore Hayez che è ritenuto l’autore degli affreschi presenti. Secondo alcune fonti il proprietario della cascina avrebbe in parte coperto i dipinti e si sarebbe rifiutato di pagare il pittore perché insoddisfatto dell'opera. Nel 2017 il Comune di Milano, che è il proprietario della cascina, ha emanato un bando per affidare la gestione del recupero del bene. Ville e palazzi di Milano Cascina Elisa Scarano con la collaborazione di Riccardo Esposito, La cascina Monterobbio e il tesoro nascosto di Francesco Hayez da salvare!, su YouTube, autoprodotto, 28-03-17, a 0 h 0 min 0 s.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Cascina Monterobbio (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Cascina Monterobbio
Via San Paolino, Milano Municipio 6

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Cascina MonterobbioContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.434194 ° E 9.166277 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via San Paolino
20142 Milano, Municipio 6
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Famagosta (metropolitana di Milano)
Famagosta (metropolitana di Milano)

Famagosta è una stazione della linea M2 della metropolitana di Milano. La stazione venne attivata il 1º novembre 1994, in occasione del 30º anniversario della metropolitana di Milano, come capolinea della tratta proveniente da Romolo. Nel 1990, durante gli scavi per la costruzione della stazione, fu trovato il rottame di un motore Rolls-Royce Merlin: si trattava di uno dei 4 motori di un bombardiere Avro Lancaster precipitato poco distante la notte del 14 febbraio 1943. Funse da capolinea meridionale della M2 fino al 17 marzo 2005, quando i primi treni vennero fatti proseguire in direzione di Piazza Abbiategrasso. Il 20 febbraio 2011 venne attivata una nuova diramazione fino ad Assago Milanofiori Forum. Da tale data, pertanto, Famagosta è una stazione di diramazione. La stazione è situata in viale Famagosta, ai limiti del Quartiere Sant'Ambrogio, a Milano. Non lontano dalla fermata sorge il deposito ATM per il rimessaggio dei treni della linea M2 della metropolitana, visibile dall'autostrada A7, appena dopo piazza Maggi. La stazione consente l'interscambio con numerose autolinee urbane, gestite da ATM, e interurbane, gestite da Autoguidovie (servizio extraurbano della provincia di Pavia) e da STAR Mobility (per il sud Milano), rendendola un importante centro di interscambio tra metro e bus. Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Famagosta

Chiesa di San Giovanni Bono
Chiesa di San Giovanni Bono

La chiesa di San Giovanni Bono è una chiesa di Milano, posta alla periferia sud-occidentale della città, nel quartiere Sant'Ambrogio. La chiesa di San Giovanni Bono venne prevista nel progetto di edificazione del nuovo quartiere Sant'Ambrogio e costruita nel 1968; il progetto della chiesa e dell'intero quartiere si deve ad Arrigo Arrighetti. Nel 1980 il rivestimento della copertura, in materiale plastico, venne distrutto da un incendio, e successivamente ricostruito in lamiera di alluminio porcellanato. La chiesa è posta al centro del quartiere, nelle immediate vicinanze del centro civico. Essa, con la sua forma dinamica e cuspidata, si contrappone all'andamento orizzontale degli edifici residenziali che la attorniano. La particolarità dell'edificio è la sua copertura a vela, che dall'area del presbiterio sale fino a creare una cuspide in corrispondenza della facciata. Le pareti, sia all'esterno sia all'interno, sono in calcestruzzo a vista, traforate da un gran numero di finestrelle colorate; anche la copertura d'origine era traforata, ma quella nuova costruita dopo l'incendio del 1980 ha un diverso disegno. L'interno è composto di tre spazi che si compenetrano dinamicamente: l'aula liturgica, la cappella feriale e una navata laterale; l'andamento della copertura contribuisce alla creazione di uno spazio mosso e dall'illuminazione variegata. L'altare, posto quasi in posizione centrale, fu disegnato dallo stesso Arrighetti, come pure il fonte battesimale, posto nella navata laterale. Alla chiesa, lungo il lato meridionale, sono annessi i locali parrocchiali e l'oratorio. Cecilia de Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano 1945-1993, Milano, Edizioni Vita e Pensiero, 1994, ISBN 88-343-3666-6. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni Bono Sito ufficiale, su baronacom.it. Chiesa di San Giovanni Bono, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Parrocchia di San Giovanni Bono 1966 - [1989], su lombardiabeniculturali.it.

Parco La Spezia
Parco La Spezia

Il parco La Spezia è un'area verde del Municipio 6 di Milano, subito a nord della stazione Famagosta della metropolitana. È delimitato dalle vie Moncucco (a ovest) e La Spezia (a est); quest'ultima è la via in cui termina l'autostrada da Genova. A nord giunge in prossimità della circonvallazione esterna. Il parco nasce nel 1975 in un'area di proprietà comunale rimasta libera, per i vincoli ambientali legati alla presenza della Cascina Moncucco, dopo le edificazioni del quartiere Famagosta negli anni sessanta. Nel 1979, in occasione dell'anno internazionale del bambino, viene allestito nel parco un centro per il tempo libero, una struttura idonea a consentire attività aggregative e sportive al coperto in ogni stagione, che sopravviverà alla contingenza e si trasformerà nel centro aggregativo multifunzionale, oggi articolato per zone e presente in tutta la città con finalità che non riguardano più soltanto l'infanzia. Attualmente, i centri di aggregazione multifunzionale (CAM) sono finalizzati all'aggregazione, alla partecipazione sociale e allo svolgimento di attività ricreative, culturali, formative e sportive accessibili a tutte le fasce di età e offrono ai cittadini la possibilità di vivere con maggior fiducia il proprio territorio, organizzando iniziative che stimolino a uscire dalla propria abitazione e anche dalla propria solitudine personale e, in quest'ottica, i parchi sono al centro delle attività. La Cascina Moncucco (cassina monchucco nella carta di Giovanni Battista Clarici del 1600), ha forma di corte e appare successivamente nel catasto teresiano, È caratterizzata dall'edificio padronale e dal mulino, azionato da una roggia derivata dal Lambro meridionale. Dopo anni di abbandono, nel 2001, il comune che ne è il proprietario bandì una gara per la concessione gratuita a fini sociali in cambio del restauro mai avvenuto. Solo una porzione laterale, all'altezza del civico 29 di via Moncucco, è stata assegnata, riqualificata e destinata ad attività di promozione sociale rivolte al quartiere ed alla cittadinanza, grazie al lavoro dell'associazione Colore e dei suoi volontari. Recentemente l'area adiacente alla Cascina è stata connessa al parco, sono state rinnovate le aree gioco esistenti e si è realizzata la recinzione completa con orari di chiusura notturni. Un ulteriore progetto (non realizzato) riguarda l'espansione della superficje verde verso nord, con lo smantellamento del parcheggio che separa il giardino da largo Nuvolari. Tra le numerose specie a dimora nel parco, ricordiamo: l'acero riccio, l'acero argentato, l'acero di monte, il bagolaro, il carpino bianco, l'ontano bianco e nero, la quercia rossa e la farnia, il platano comune, il pioppo cipressino, il pioppo bianco, di cui due esemplari particolarmente fronzuti ombreggiano i campi di basket, l'orniello, il tiglio selvatico, l'albero dei sigari o catalpa bignonioides, il cedro dell'Himalaya e l'abete, il liquidambar, la paulonia e, infine, l'albero dei tulipani e il ciliegio da fiore. Tra le attrezzature vi sono due aree gioco per bambini di cui una particolarmente grande (3700 metri quadrati) con due lunghi scivoli a forma di brontosauro, due campi da basket e pallavolo, un campo da calcio e una superficie cintata riservata ai cani di duemilacinquecento metri quadrati. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini, Comune di Milano / Paysage. ed. 2010/2011 AA. VV., Cascine a Milano, a cura dell'Ufficio editoriale del Comune di Milano, 1987 Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco La Spezia Scheda del Parco La Spezia, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.

Ospedale San Paolo (Milano)
Ospedale San Paolo (Milano)

L'Ospedale San Paolo è un ospedale di Milano, che dal 1 gennaio 2016 è amministrativamente compreso nell'ASST Santi Paolo e Carlo, assieme all'Ospedale San Carlo Borromeo di Milano. Venne costruito nel quartiere Barona tra il 1964 e il 1978 su progetto dell'architetto Carlo Casati, con l'obiettivo di avere 650 posti letto, ampliabili sino a 1.200 in caso di necessità. Dal 1987 è anche sede di un polo universitario. L'ingresso principale dell'Ospedale San Paolo è sito in via Antonio di Rudinì mentre l'accesso al pronto soccorso avviene da via San Vigilio. Per quanto riguarda il Corso di Laurea in Infermieristica è presente un accesso indipendente da via Ovada. L'ospedale è denominato anche "polo universitario" in quanto ospita al suo interno una delle sezioni distaccate della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano e nella palazzina con ingresso da via Ovada, la sezione del Corso di Laurea in Infermieristica e Fisioterapia. L'ospedale si presenta diviso in diversi blocchi, la struttura principale assume la forma di lettera H e si divide in tre blocchi: Blocco A: dall'ingresso principale si trova sulla sinistra e ospita reparti di degenza. Blocco B: dall'ingresso principale si trova sulla destra e ospita altri reparti di degenza. Blocco C: si trova nel blocco centrale ed ospita gli uffici amministrativi e l'università. Inoltre è presente un blocco interrato rispetto al blocco A, denominato blocco D, che ospita i poliambulatori, la medicina nucleare e la diagnostica radiografica. Più a sinistra rispetto al blocco A, allo stesso livello del blocco D, troviamo la nuova farmacia e staccata verso la via Ovada, la palazzina convitto. È inoltre presente una struttura, con ingresso da via Beldiletto, dedicata alla odontostomatologia. I reparti di degenza sono: Blocco A: Psichiatria (S.P.D.C.) (9º piano) Urologia e Oncologia (8º piano) Neuropsichiatria infantile e Dermatologia (7º piano) Ortopedia e riabilitazione (6º piano) Pediatria e Patologia Neonatale (5º piano) Medicina II e Progetto DAMA (4º piano) Medicina III e Medicina VI DH (3º piano) Malattie Infettive (2º piano) Medicina I (1º piano) Ambulatori di ginecologia (piano R) Ostetricia/ Sale Parto/ Ginecologia degenza (piano 0) Medicina 5 Protetta (piano -1) Medicina Nucleare (piano -2) Blocco B: Centro Regionale per l'Epilessia (C.R.E.), Smile house per la cura di labiopalatoschisi e malformazioni facciali e ambulatori otorino(9º piano) Chirurgia Maxillo Facciale (8º piano) Chirurgia I (7º piano) Chirurgia II (6º piano) Oculistica (5º piano) Cardiologia e Unità Coronarica (U.T.I.C) (4º piano) Chirurgia III e Otorino (3º piano) Nefrologia e dialisi (2º piano) Oncologia DH (1º piano) Uffici amministrativi (piano R) Pronto soccorso e Area di Osservazione (D.E.A.) (piano 0) Terapia Intensiva/Rianimazione (piano -1) Blocco D: Casse prenotazioni, poliambulatori e centro prelievi (Piano S) Radiologia, Medicina Nucleare, Ambulatori di Pneumologia e Centro Trasfusionale (Piano I) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'ospedale San Paolo Sito ufficiale, su ao-sanpaolo.it. Ospedale San Paolo, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Quartiere Sant'Ambrogio
Quartiere Sant'Ambrogio

Il quartiere Sant'Ambrogio (Quarter Sant Ambroeus in dialetto meneghino, AFI: [kwarˈte:r ˌsantamˈbrø:z]) è un complesso edilizio ad alta densità abitativa, situato nella periferia meridionale di Milano. Sorge adiacente all'autostrada A7, in un'area compresa fra viale Famagosta, il quartiere della Barona e il parco agricolo Sud Milano. Il quartiere è stato edificato sui terreni della cascina Monterobbio compresa nel Parco Sud, tuttora esistente anche se interamente circondata da aree urbanizzate. Il quartiere si costituisce dei due complessi Sant'Ambrogio 1, realizzato fra il 1964 e il 1965 e di proprietà del comune di Milano, e Sant'Ambrogio 2, realizzato fra il 1971 e 1972 e di proprietà dell'ALER; entrambi sono stati comunque progettati dallo stesso architetto, Arrigo Arrighetti. Il quartiere si caratterizza oggi per un progressivo invecchiamento della popolazione, accompagnato da un declino delle funzioni commerciali. Dal 1994 il quartiere è servito direttamente dalla fermata Famagosta della M2. Nel 2010 è stato approvato un protocollo d'intesa fra il comune e l'ALER volto alla riqualificazione sociale e architettonica del quartiere: oltre alla ristrutturazione fisica dei caseggiati vi è infatti l'espressa volontà di migliorare la qualità della vita, l'integrazione sociale e i servizi per popolazione che vi abita. Il progetto di riqualificazione contempla un aumento degli alloggi di edilizia sociale, volto a facilitare l'accesso di popolazione giovane; parallelamente sono in programma anche interventi destinati a favorire il risparmio energetico e la riduzione di emissioni inquinanti. Gli alloggi che verranno venduti copriranno infatti i costi necessari per l'ammodernamento dei servizi e delle infrastrutture; le ulteriori risorse necessarie verranno invece reperite tramite il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Il quartiere, che sorge ad ovest dell'autostrada A7, si contrappone idealmente al deposito ATM Famagosta - opera di Ludovico Magistretti - che sorge sul lato opposto: insieme costituiscono un punto di riferimento estremamente riconoscibile per tutti coloro che entrano in città da sud con l'autostrada. Chiesa di San Giovanni Bono Deposito ATM Famagosta Famagosta (metropolitana di Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Quartiere Sant’Ambrogio

Chiesa di Santa Maria la Rossa
Chiesa di Santa Maria la Rossa

La chiesa di Santa Maria la Rossa (detta anche "Santa Maria alla Fonte" o più comunemente "Chiesa Rossa") è una chiesa di Milano, che sorge lungo il Naviglio Pavese all'altezza della Conca Fallata. Dà il nome al quartiere Chiesa Rossa. Negli scavi effettuati nel 2002 si sono trovati segni della presenza di un edificio di legno già all'epoca dell'inizio dell'Impero romano. All'edificio di legno seguì una struttura in mattoni di cui rimangono i resti dei canali di riscaldamento del pavimento (ipocausto) (I-III secolo). Tra il quarto e il sesto secolo l'edificio viene allargato con un sacello a croce libera (già identificato negli scavi del 1966) con mosaici attribuibili al II secolo, preceduto da un nartece. Tra il sesto e settimo secolo viene aggiunta una stanza. Tra il settimo e l'ottavo secolo la costruzione viene in parte demolita lasciando isolata la parte cruciforme che assume un ruolo religioso, circondata da una necropoli. In epoca carolingia viene aggiunto un portico al nartece e cresce il cimitero intorno. Nel X secolo l'edificio viene demolito per fare posto all'attuale costruzione romanica con un nuovo cimitero sul lato nord dell'edificio. Le prime memorie storiche dell'antica basilica di Santa Maria risalgono al tardo secolo X. Nota anticamente come Santa Maria ad Fonticulum o Santa Maria di Fonteggio, dal nome della località: Fontegium o Fonticulum. Sul principio del XII secolo venne fondato un monastero di monache dell'ordine di San Benedetto. Bonvesin de la Riva nel suo De magnalibus urbis Mediolani riporta che le truppe dei Milanesi si attestarono a Fontigium e fecero scorrere l'acqua sull'esercito di Federico II che assediava Milano. Nel 1300 il convento in decadenza passò sotto la tutela dell'abbadessa di S. Maria delle Bianche Veteri, presso Porta Ticinese. Nel XIV secolo Donna Mafia (Maria) De Robacarri per onorare la memoria della madre fece affrescare e rinnovare completamente la chiesa. Nel 1365 fu costruito il tratto iniziale del nuovo Naviglio per Pavia. Nel 1455 il corteggio nuziale di Tristano Sforza e di Beatrice d'Este, proveniente da Pavia e diretto a Milano, sostò a “S. Maria Ruffa”, che diventò poi Rossa. Nel 1783 durante i lavori di ampliamento del naviglio la chiesa si trovò sotto il livello di strada ed acque a questo seguì quindi la divisione della chiesa in due piani e la formazione di un accesso porticato, che dalla via Chiesa Rossa immetteva nell'edificio. Dalle planimetrie catastali del 1855 risulta che la Chiesa fosse inglobata in un complesso edilizio densamente articolato. Nel 1911 la Commissione regionale per la conservazione dei monumenti in Lombardia notifica la chiesa di Santa Maria alla Rossa quale edificio di notevole interesse artistico. Nel 1928 è dichiarata monumento nazionale. Nel 1951 vennero intrapresi alcuni lavori di restauro: l'affresco del catino absidale fu ridefinito completamente e le pareti interne intonacate. Nel 1960 il Comune di Milano acquistò il complesso Cascine Chiesa Rossa e con i restauri del 1966 vennero eliminati tutti gli interventi ottocenteschi, sigillati gli affreschi ancora presenti e venne ripristinato quello che doveva essere l'aspetto della chiesa nel XII secolo e riportati alla luce i resti altomedievali e i mosaici del II secolo. Tra il 2000 e il 2003 fu attuato un risanamento conservativo della chiesa e della canonica. Dal 2008 la chiesa è riaperta al pubblico e ospita una fraternità francescana. La chiesa è a mattoni a vista e si trova al di sotto del piano stradale di 3 metri. A navata singola, con abside coperta da catino, si presenta in stile romanico come all'epoca dell'ultima ristrutturazione realizzata all'incirca nella seconda metà del XII secolo. La facciata è caratterizzata da portale e monofora. Sopra quest'ultima si trovava l'affresco ora scomparso raffigurante una Maestà col Divino Figlio del XV secolo. La struttura ha caratteristico tetto a capanna sormontata da una piccola campana in luogo del campanile rimasto incompiuto. Il paramento esterno è in mattoni a vista. Nella parte superiore sotto lo spiovente del tetto gira una corona di archetti intrecciati. La chiesa termina in un unico abside di struttura lombarda, diviso in tre parti da lesene, coronate da archetti e ciascuna con una finestrella a tutto sesto. L'interno della chiesa era stato completamente affrescato nella prima metà del XIV secolo. Degli affreschi rimane poco in navata e nella zona absidale. Dalle poche tracce rimaste e dalla vecchia documentazione fotografica gli affreschi del 1300 sono attribuiti a scuola giottesca (Giotto era probabilmente a Milano quando furono realizzati). L'affresco dell'abside con Cristo in Mandorla è attribuibile al XII secolo. Nel centro della chiesa lastre trasparenti permetto di vedere i resti del sacello a croce e dei mosaici altomedievali. L'antica chiesa di Santa Maria alla Rossa in Milano – Piero Parodi - Edizioni Italia Sacra Documenti Altomedievali in Santa Maria La Rossa a Milano – Atti del 10º congresso internazionale di studi sull'alto medioevo, 26-20 settembre 1983 - Milano, - Centro italiano di studi sull'alto medioevo, Spoleto 1986. Enzo Pifferi, Laura Tettamanzi e Emilio Magni, da milano lungo i navigli, Como, Editrice E.P.I., 1987. A. Ceresa Mori, F. Pistan, Milano. Chiesa di S. Maria alla Fonte-“Chiesa rossa”, in NOTIZIARIO 2001-2002, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia: 186-191 Risanamento conservativo della Chiesa Santa Maria alla Fonte e della canonica (2000-2003) – Francesca Romana Galli – Milano nei Cantieri dell'arte. Cascine a Milano. Insediamenti rurali di proprietà comunale – Comune di Milano Assessorato Demanio e Patrimonio - Electa 1978 De Magnalibus urbis Mediolani - Fra Bonvesin della Riva Diocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria la Rossa http://www.santamaria-allafonte.it http://www.milanoneicantieridellarte.it/chiesa-di-santa-maria-della-fonte-complesso-di-chiesa-rossa/ http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_351&curcol=sea_cd-AIAC_152&lang=it https://web.archive.org/web/20111022013534/http://www.santamariaallafonte.it/blog/?page_id=52

Deposito ATM Famagosta
Deposito ATM Famagosta

Il deposito Famagosta è un'infrastruttura di servizio del trasporto pubblico a Milano per la rimessa e la manutenzione delle vetture metropolitane dell'ATM. Il deposito Famagosta è uno dei tre depositi (insieme a Cologno e Gorgonzola) a servizio della M2, realizzato a partire dal 1989 per limitare le distanze a vuoto percorse dai convogli provenienti dai due depositi extraurbani. Su progetto di Ludovico Magistretti, venne attivato il 23 giugno 2001 e ultimato del tutto solo nel 2002. Si trova oltre la fermata di Famagosta, ed è raccordato sia con questa che con la successiva fermata di Abbiategrasso, così come anche col nuovo ramo per Assago Milanofiori Forum, aperto nel 2011. Il deposito, com'era nelle intenzioni del suo ideatore, costituisce un'immagine di forte impatto visivo: il tetto, caratterizzato dai grossi volumi bianchi dei grandi capannoni triangolari, richiama volutamente l'immagine delle vele in un porto, proiettando la struttura a una sorta di ideale "porto di approdo" per coloro che entrano in città dal sud, dall'autostrada A7. Questi particolari lucernari, realizzati con pannelli prefabbricati, mattoni a vista con cornice di calcestruzzo e coperture di alluminio, si richiamano esplicitamente al lungo serpentone di case in mattoni rossi del quartiere Sant’Ambrogio, che sorge al di là dell'autostrada Insieme a questo, costituisce un indiscusso riferimento architettonico per tutta questa parte di periferia. Questi materiali, sono inoltre gli stessi impiegati per la realizzazione delle entrate dei binari nell'impianto: la facciata che dà verso la città è infatti scandita da grossi portali caratterizzati dai serramenti in alluminio, da cui entrano ed escono i convogli in servizio sulla metropolitana. La sala principale è utilizzata come deposito e officina: all'interno di questa sono inoltre presenti le postazioni di lavoro che permettono ai treni di essere sollevati per le corrette ispezioni e manutenzioni. Tutto l'impianto è riscaldato dall'adiacente centrale di cogenerazione dell'A2A, particolarmente riconoscibile per i suoi camini. Nel 2003 il deposito Famagosta è arrivato finalista, nella categoria Medaglia d'Oro all'opera, della Medaglia d'Oro dell'Architettura Italiana della Triennale di Milano, un particolare riconoscimento - nell'ottantesimo anniversario della Triennale - volto a premiare i migliori esempi di architettura contemporanea italiana capaci di promuovere qualità ambientale e civile. Il Deposito Famagosta è il più recente fra quelli della metropolitana realizzati a Milano: ospita al coperto i treni della M2, per una capacità complessiva di 36 treni. A partire dal 2009 ha subito un parziale ampliamento interno, che ha visto lo sfruttamento al massimo delle superfici coperte interne al capannone. Per l'occasione sono state trasferite a Precotto le varie vetture tramviarie accantonate qui ricoverate in attesa di demolizione o rifacimento. Il piazzale esterno è storicamente utilizzato come area d'accantonamento dei vari autobus ATM che hanno terminato definitivamente il proprio servizio, in attesa di essere rivenduti o demoliti. Anche in questo caso sono state diverse le vetture storiche qui ricoverate in attesa di restauro e decisioni sul futuro, in seguito trasferite a Cuggiono. In un'area adiacente al deposito, subito a sud di quest'ultimo, è sorta negli stessi anni una centrale di cogenerazione dell'Aem (ora A2A). Quest'impianto, aperto nell'ottobre del 2002, ne sostituisce uno provvisorio creato nel 1997 all'interno di un ex cartiera. La struttura, che si caratterizza per i tre gruppi di camini presenti, produce energia elettrica ed energia termica, sfruttando in parte il gas naturale e in parte le ultime tecnologie di cogenerazione che permettono di ricavare energia dall'acqua di falda. A quest'impianto si connette una rete di teleriscaldamento che produce circa 80.000 MWh l'anno, che serve, oltre al vicino deposito, i quartieri Gratosoglio, Missaglia, Chiesa Rossa e Sant'Ambrogio, per un totale di oltre 100 edifici e 40.000 abitanti. Abitare nº 394 (aprile 2000), Edizioni Segesta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul deposito ATM Famagosta Deposito ATM Famagosta, su lombardiabeniculturali.it.

Scuola politecnica di design

La Scuola politecnica di design (SPD) è la prima scuola di formazione post laurea di disegno industriale e comunicazione visiva in Italia. Il campus di SPD è situato nelle immediate vicinanze dei vivaci quartieri di Bovisa e Isola, in un'area che un tempo era un importante polo industriale di Milano durante il XX secolo. La Scuola politecnica di design è stata fondata nel 1954 da Nino Di Salvatore, artista e teorico dell'applicazione dei principi della Psicologia della Gestalt alle discipline del progetto. L'evento si inserisce in un panorama generale più ampio: i primi anni Cinquanta segnano un passaggio fondamentale per il riconoscimento pubblico del ruolo del designer, come dimostrano, nello stesso anno, l'apertura della X Triennale di Milano sul design, l'istituzione del premio Compasso d'oro e l'uscita di Stile Industria, la prima rivista dedicata esclusivamente al design. Due anni dopo, nel 1956, nasce l'ADI, Associazione per il Disegno Industriale. La Scuola avvicina programmaticamente ambiti diversi, dal design di prodotto alla grafica fino al progetto dei mezzi di trasporto, con un approccio che integra discipline differenti: ergonomia e neurofisiologia, semiotica, studi sulla percezione e psicologia, teoria della forma derivata dal Bauhaus, cinema ed arti visive. Di forte ispirazione per la sua costituzione sono stati i movimenti artistici a forte vocazione sperimentale, quali il MAC – Movimento Arte Concreta – che allargano il loro interesse fino agli ambiti della creatività legata al progetto grafico e alla produzione industriale. Questo contribuisce ad aggregare intorno alla scuola personalità come Bruno Munari, Max Huber, Pino Tovaglia, Gio Ponti, Rodolfo Bonetto, Heinz Waibl. La scuola di formazione postlaurea comprende master annuali in design industriale, automotive design, comunicazione visiva (design della comunicazione e grafica), e interaction design. La scuola dispone anche di corsi annuali di diploma in design del prodotto e design della comunicazione per studenti con percorso accademico non attinente all'area di studio e corsi intensivi di specializzazione, formule one-week, workshop estivi, training tecnico. Ogni anno SPD organizza un calendario di conferenze con ospiti internazionali. La Scuola è associata alle principali organizzazioni di settore come ADI (Associazione Disegno Industriale), AIAP (Associazione Italiana Progettisti Grafici) e ASFOR (Associazione Italiana per la Formazione manageriale). Fa inoltre parte del network accademico Cumulus. Nel 2009 SPD ha ottenuto il certificato di sistema di gestione qualità UNI EN ISO 9001:2008. SPD è istituzione formativa riconosciuta dalla Regione Lombardia. Premio Compasso d'oro nel 1994 La Scuola Politecnica di Design ha ottenuto importanti riconoscimenti: alla mostra alla Biennale di Venezia nel 1986, al Carrousel du Louvre e al Centre Georges Pompidou a Parigi, la medaglia d'oro della decima Triennale di Milano fino al premio Compasso d'oro assegnato dall'ADI (Associazione Disegno Industriale) nel 1994 e per due volte, il premio Smau Industrial Design. SPD partecipa annualmente al Fuorisalone. Durante il Salone del Mobile di Milano 2012, all'interno dell'area di Ventura Lambrate, SPD ha presentato OUT NOW, Stories of Ideas and Matter. La mostra ha raccolto diverse idee e visioni sul tema del progetto e della produzione e li ha incrociati con le problematiche del mestiere, in una sorta di apprendistato creativo. Ne sono usciti tanti modi di fare progetto in relazione con la materia: edizioni limitate, autoproduzioni, prototipi. ma anche interviste e testimonianze su metodi e punti di vista da parte dei giovani professionisti. Sito ufficiale, su scuoladesign.com. SPD sul sito di Leonardo TV, su leonardo.tv. URL consultato il 20 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2012).

Conca Fallata
Conca Fallata

La Conca Fallata è una conca di navigazione che si trova a Milano lungo il Naviglio Pavese. È la seconda chiusa dopo la Conchetta e copre un salto di 4,80 m. Realizzata a fine del XVI secolo, fu chiamata dai milanesi "fallata", cioè "sbagliata", perché, a loro dire, venne pensata e realizzata inutilmente. Secondo i milanesi un'altra conca non serviva, dato che erano sufficienti quelle già presenti. Molto probabilmente questa avversione verso la Conca Fallata risiedeva nel fatto che i milanesi mal digerirono le tasse messe dal governo per finanziare la costruzione di questo nuovo impianto idraulico. Il termine "Conca Fallata" diventò poi anche il nome del quartiere circostante. In seguito, a partire dagli anni quaranta del XIX secolo, il salto d'acqua della Conca Fallata iniziò a essere sfruttato per produrre energia idroelettrica, energia che era utilizzata dalle Cartiere Ambrogio Binda, che sorgevano nei pressi di questo impianto idraulico. Questa azienda, che era tra le maggiori cartiere d'Italia, sfruttava anche un analogo salto d'acqua presente lungo il Lambro Meridionale, che scorre non lontano. Il Naviglio Pavese forniva poi alle Cartiere Ambrogio Binda uno dei mezzi di trasporto per i propri prodotti. Conchetta Naviglio Pavese Navigli (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Conca Fallata La conca Fallata (Naviglio pavese), su milanoneisecoli.blogspot.it. URL consultato il 17 ottobre 2017. Nuovo ritratto di Milano: in riguardo alle belle arti, di Giuseppe Caselli, su books.google.it.

Libera università di lingue e comunicazione IULM
Libera università di lingue e comunicazione IULM

La Libera università di lingue e comunicazione IULM (o università IULM) è un'università privata italiana di Milano, fondata nel 1968 dal francesista Silvio Federico Baridon, insieme al letterato e senatore a vita Carlo Bo. È il primo ateneo in Italia ad avere istituito il corso di laurea in relazioni pubbliche. L'Ateneo fu fondato nel 1968 dalla Fondazione scuola superiore per interpreti e traduttori, su richiesta del professor Silvio Federico Baridon, come Istituto Universitario di Lingue Moderne (IULM). Nel 1990 l'Ateneo istituì la facoltà di scienze della comunicazione e dello spettacolo. Nel 1997, l'istituto mutò la sua denominazione, affiancando alla sigla originaria (acronimo di "Istituto universitario di lingue moderne") il sottotitolo "Libera università di lingue e comunicazione". Dallo statuto approvato nel 1998, l'ateneo assunse la denominazione "Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM", semplificato in "Università IULM". L'università ha sede a Milano, in via Carlo Bo (zona Romolo), e Roma. Fino al 2010 aveva sede anche a Feltre, nell'antico palazzo Borgasio. Il corpo centrale della sede di Milano, progettato dall'ingegner Roberto Guiducci e dell'architetto Lorenzo Guiducci, è stato ultimato nel 1993. Nel 2015 è stato aggiunto l'edificio IULM 6, opera dello studio di architettura 5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo. A Milano ha sede anche la biblioteca, nata nel 1970 e dedicata a Carlo Bo. La sede di Roma è situata nel centro della città, nella zona di Via del Corso. L'Università IULM dispone di 220 posti letto distribuiti in due Residenze universitarie, la Residenza Santander e la Residenza Cascina Moncucco. L'università IULM è organizzata in tre facoltà: Arti e turismo Comunicazione Interpretariato e traduzione La ricerca è strutturata in tre principali dipartimenti: Business, diritto, economia e consumi "Carlo A. Ricciardi" Comunicazione, arti e media "Giampaolo Fabris" Studi umanistici Arti ed eventi culturali Comunicazione d'impresa e relazioni pubbliche Comunicazione, media e pubblicità Corporate communication and public relations Interpretariato e comunicazione Lingue, culture e comunicazione digitale Turismo, management e cultura Moda e industrie creative Arte, valorizzazione e mercato Hospitality and Tourism Management (Dual Degree) Intelligenza artificiale, impresa e società Marketing, consumi e comunicazione Strategic Communication (Dual Degree) Televisione, cinema e new media Traduzione specialistica e interpretariato di conferenza Visual and Media Studies Communication, Markets and Society Nel tempo si sono susseguiti i seguenti rettori: Silvio Federico Baridon (1968-1983) Alessandro Migliazza (1983-1997) Francesco Alberoni (1997-2001) Gianni Puglisi (2001-2015) Mario Negri (2015-2018) Gianni Canova (dal 2018) Scuola superiore per mediatori linguistici Carlo Bo Wikizionario contiene il lemma di dizionario «IULM» Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM (IT, EN) Sito ufficiale, su iulm.it. Eventi organizzati da Fondazione Università IULM, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1968 , n. 1490 - Istituzione del libero Istituto universitario di lingue moderne, con sede principale in Milano