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Conca Fallata

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Navigli di Milano Naviglio Pavese08
Navigli di Milano Naviglio Pavese08

La Conca Fallata è una conca di navigazione che si trova a Milano lungo il Naviglio Pavese. È la seconda chiusa dopo la Conchetta e copre un salto di 4,80 m. Realizzata a fine del XVI secolo, fu chiamata dai milanesi "fallata", cioè "sbagliata", perché, a loro dire, venne pensata e realizzata inutilmente. Secondo i milanesi un'altra conca non serviva, dato che erano sufficienti quelle già presenti. Molto probabilmente questa avversione verso la Conca Fallata risiedeva nel fatto che i milanesi mal digerirono le tasse messe dal governo per finanziare la costruzione di questo nuovo impianto idraulico. Il termine "Conca Fallata" diventò poi anche il nome del quartiere circostante. In seguito, a partire dagli anni quaranta del XIX secolo, il salto d'acqua della Conca Fallata iniziò a essere sfruttato per produrre energia idroelettrica, energia che era utilizzata dalle Cartiere Ambrogio Binda, che sorgevano nei pressi di questo impianto idraulico. Questa azienda, che era tra le maggiori cartiere d'Italia, sfruttava anche un analogo salto d'acqua presente lungo il Lambro Meridionale, che scorre non lontano. Il Naviglio Pavese forniva poi alle Cartiere Ambrogio Binda uno dei mezzi di trasporto per i propri prodotti. Conchetta Naviglio Pavese Navigli (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Conca Fallata La conca Fallata (Naviglio pavese), su milanoneisecoli.blogspot.it. URL consultato il 17 ottobre 2017. Nuovo ritratto di Milano: in riguardo alle belle arti, di Giuseppe Caselli, su books.google.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Conca Fallata (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Conca Fallata
Alzaia Naviglio Pavese, Milano Municipio 5

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20142 Milano, Municipio 5
Lombardia, Italia
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Navigli di Milano Naviglio Pavese08
Navigli di Milano Naviglio Pavese08
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Luoghi vicini

Deposito ATM Famagosta
Deposito ATM Famagosta

Il deposito Famagosta è un'infrastruttura di servizio del trasporto pubblico a Milano per la rimessa e la manutenzione delle vetture metropolitane dell'ATM. Il deposito Famagosta è uno dei tre depositi (insieme a Cologno e Gorgonzola) a servizio della M2, realizzato a partire dal 1989 per limitare le distanze a vuoto percorse dai convogli provenienti dai due depositi extraurbani. Su progetto di Ludovico Magistretti, venne attivato il 23 giugno 2001 e ultimato del tutto solo nel 2002. Si trova oltre la fermata di Famagosta, ed è raccordato sia con questa che con la successiva fermata di Abbiategrasso, così come anche col nuovo ramo per Assago Milanofiori Forum, aperto nel 2011. Il deposito, com'era nelle intenzioni del suo ideatore, costituisce un'immagine di forte impatto visivo: il tetto, caratterizzato dai grossi volumi bianchi dei grandi capannoni triangolari, richiama volutamente l'immagine delle vele in un porto, proiettando la struttura a una sorta di ideale "porto di approdo" per coloro che entrano in città dal sud, dall'autostrada A7. Questi particolari lucernari, realizzati con pannelli prefabbricati, mattoni a vista con cornice di calcestruzzo e coperture di alluminio, si richiamano esplicitamente al lungo serpentone di case in mattoni rossi del quartiere Sant’Ambrogio, che sorge al di là dell'autostrada Insieme a questo, costituisce un indiscusso riferimento architettonico per tutta questa parte di periferia. Questi materiali, sono inoltre gli stessi impiegati per la realizzazione delle entrate dei binari nell'impianto: la facciata che dà verso la città è infatti scandita da grossi portali caratterizzati dai serramenti in alluminio, da cui entrano ed escono i convogli in servizio sulla metropolitana. La sala principale è utilizzata come deposito e officina: all'interno di questa sono inoltre presenti le postazioni di lavoro che permettono ai treni di essere sollevati per le corrette ispezioni e manutenzioni. Tutto l'impianto è riscaldato dall'adiacente centrale di cogenerazione dell'A2A, particolarmente riconoscibile per i suoi camini. Nel 2003 il deposito Famagosta è arrivato finalista, nella categoria Medaglia d'Oro all'opera, della Medaglia d'Oro dell'Architettura Italiana della Triennale di Milano, un particolare riconoscimento - nell'ottantesimo anniversario della Triennale - volto a premiare i migliori esempi di architettura contemporanea italiana capaci di promuovere qualità ambientale e civile. Il Deposito Famagosta è il più recente fra quelli della metropolitana realizzati a Milano: ospita al coperto i treni della M2, per una capacità complessiva di 36 treni. A partire dal 2009 ha subito un parziale ampliamento interno, che ha visto lo sfruttamento al massimo delle superfici coperte interne al capannone. Per l'occasione sono state trasferite a Precotto le varie vetture tramviarie accantonate qui ricoverate in attesa di demolizione o rifacimento. Il piazzale esterno è storicamente utilizzato come area d'accantonamento dei vari autobus ATM che hanno terminato definitivamente il proprio servizio, in attesa di essere rivenduti o demoliti. Anche in questo caso sono state diverse le vetture storiche qui ricoverate in attesa di restauro e decisioni sul futuro, in seguito trasferite a Cuggiono. In un'area adiacente al deposito, subito a sud di quest'ultimo, è sorta negli stessi anni una centrale di cogenerazione dell'Aem (ora A2A). Quest'impianto, aperto nell'ottobre del 2002, ne sostituisce uno provvisorio creato nel 1997 all'interno di un ex cartiera. La struttura, che si caratterizza per i tre gruppi di camini presenti, produce energia elettrica ed energia termica, sfruttando in parte il gas naturale e in parte le ultime tecnologie di cogenerazione che permettono di ricavare energia dall'acqua di falda. A quest'impianto si connette una rete di teleriscaldamento che produce circa 80.000 MWh l'anno, che serve, oltre al vicino deposito, i quartieri Gratosoglio, Missaglia, Chiesa Rossa e Sant'Ambrogio, per un totale di oltre 100 edifici e 40.000 abitanti. Abitare nº 394 (aprile 2000), Edizioni Segesta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul deposito ATM Famagosta Deposito ATM Famagosta, su lombardiabeniculturali.it.

Chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria (Milano)
Chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria (Milano)

La chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria è una chiesa di Milano, posta nel centro del quartiere Chiesa Rossa. La chiesa venne ideata negli anni sessanta del XX secolo come parte integrante del nuovo quartiere Chiesa Rossa, e costruita dal 1966 al 1968 su progetto di Vittorio Gandolfi. Si tratta di una chiesa a pianta rettangolare, con struttura portante in calcestruzzo armato. L'esterno si presenta in forme semplici e quasi dimesse, ma vivacizzate dall'ampia tettoia a sbalzo posta in facciata e dall'alto tiburio a base esagonale, alla cui sommità è posta una croce metallica. L'interno, a tre navate separate da pilastri, è rivestito in mattoni a vista; il presbiterio è particolarmente illuminato, per la presenza del tiburio soprastante. La chiesa è posta in posizione elevata, su un terrapieno, ed è raggiungibile attraverso una strada in salita o una scalinata; è direttamente collegata con la piazza del centro civico, anch'essa sopraelevata. Sotto la chiesa, al livello della strada, vi sono alcuni spazi parrocchiali; a nord dell'edificio è posto l'oratorio. Cecilia de Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano 1945-1993, Edizioni Vita e Pensiero, Milano 1994, p. 196, ISBN 88-343-3666-6. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant’Antonio Maria Zaccaria Sito ufficiale della parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, su parrocchiasamz.it. URL consultato il 31 gennaio 2023. Parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, su lombardiabeniculturali.it.

Quartiere Chiesa Rossa
Quartiere Chiesa Rossa

Il quartiere Chiesa Rossa è un quartiere di edilizia residenziale pubblica di Milano, posto alla periferia meridionale della città e appartenente al municipio 5. Prende il nome dalla cosiddetta "Chiesa Rossa", un piccolo edificio religioso posto lungo la strada per Pavia. Il quartiere venne costruito dallo IACP di Milano, con finanziamenti provenienti dal secondo settennio di validità della legge Fanfani. Il progetto del quartiere venne definito in seguito a un concorso di progettazione, e la costruzione si protrasse dal 1960 al 1966. Alla progettazione contribuirono gli architetti Cesare Blasi, Vittorio Borachia, Luigi Fratino, Carlo Santi, Vittorio Gandolfi, Mario Morini, Mauro Ravegnani, Antonello Vincenti e Aldo Putelli. Il quartiere si estende su un'area di 248345 m² e ha una cubatura totale di 620400 m³. Si riconoscono tre grandi isolati, separati dalle due strade principali, e serviti al loro interno dalla viabilità locale. I tipi edilizi, variamente disposti, sono due: le case in linea, di cinque piani, e gli edifici isolati a torre, di nove piani. L'elemento qualificante del quartiere è il centro civico, comprendente attrezzature pubbliche, commerciali, culturali e religiose, e caratterizzato da una piazza pedonale sopraelevata. La dotazione di servizi è completata da svariati edifici scolastici e da una piscina. Il quartiere è stato raggiunto dalla metropolitana di Milano (linea M2) con la fermata Abbiategrasso Chiesa Rossa, capolinea sud-est della linea inaugurato nel 2004. È raggiunto anche dalle linee tramviarie di competenza ATM. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, ISBN 88-400-1068-8. A. Erba, Il Quartiere Chiesa Rossa di Milano, in Edilizia Popolare, n. 52, maggio-giugno 1963, pp. 46-49, ISSN 0422-5619. Antonio Iosa, I quartieri di Milano, Milano, Circolo Perini, 1970, pp. 255-256, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0433130. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su quartiere Chiesa Rossa Mappa del quartiere Chiesa Rossa, su openstreetmap.org.

Chiesa di Santa Maria la Rossa
Chiesa di Santa Maria la Rossa

La chiesa di Santa Maria la Rossa (detta anche "Santa Maria alla Fonte" o più comunemente "Chiesa Rossa") è una chiesa di Milano, che sorge lungo il Naviglio Pavese all'altezza della Conca Fallata. Dà il nome al quartiere Chiesa Rossa. Negli scavi effettuati nel 2002 si sono trovati segni della presenza di un edificio di legno già all'epoca dell'inizio dell'Impero romano. All'edificio di legno seguì una struttura in mattoni di cui rimangono i resti dei canali di riscaldamento del pavimento (ipocausto) (I-III secolo). Tra il quarto e il sesto secolo l'edificio viene allargato con un sacello a croce libera (già identificato negli scavi del 1966) con mosaici attribuibili al II secolo, preceduto da un nartece. Tra il sesto e settimo secolo viene aggiunta una stanza. Tra il settimo e l'ottavo secolo la costruzione viene in parte demolita lasciando isolata la parte cruciforme che assume un ruolo religioso, circondata da una necropoli. In epoca carolingia viene aggiunto un portico al nartece e cresce il cimitero intorno. Nel X secolo l'edificio viene demolito per fare posto all'attuale costruzione romanica con un nuovo cimitero sul lato nord dell'edificio. Le prime memorie storiche dell'antica basilica di Santa Maria risalgono al tardo secolo X. Nota anticamente come Santa Maria ad Fonticulum o Santa Maria di Fonteggio, dal nome della località: Fontegium o Fonticulum. Sul principio del XII secolo venne fondato un monastero di monache dell'ordine di San Benedetto. Bonvesin de la Riva nel suo De magnalibus urbis Mediolani riporta che le truppe dei Milanesi si attestarono a Fontigium e fecero scorrere l'acqua sull'esercito di Federico II che assediava Milano. Nel 1300 il convento in decadenza passò sotto la tutela dell'abbadessa di S. Maria delle Bianche Veteri, presso Porta Ticinese. Nel XIV secolo Donna Mafia (Maria) De Robacarri per onorare la memoria della madre fece affrescare e rinnovare completamente la chiesa. Nel 1365 fu costruito il tratto iniziale del nuovo Naviglio per Pavia. Nel 1455 il corteggio nuziale di Tristano Sforza e di Beatrice d'Este, proveniente da Pavia e diretto a Milano, sostò a “S. Maria Ruffa”, che diventò poi Rossa. Nel 1783 durante i lavori di ampliamento del naviglio la chiesa si trovò sotto il livello di strada ed acque a questo seguì quindi la divisione della chiesa in due piani e la formazione di un accesso porticato, che dalla via Chiesa Rossa immetteva nell'edificio. Dalle planimetrie catastali del 1855 risulta che la Chiesa fosse inglobata in un complesso edilizio densamente articolato. Nel 1911 la Commissione regionale per la conservazione dei monumenti in Lombardia notifica la chiesa di Santa Maria alla Rossa quale edificio di notevole interesse artistico. Nel 1928 è dichiarata monumento nazionale. Nel 1951 vennero intrapresi alcuni lavori di restauro: l'affresco del catino absidale fu ridefinito completamente e le pareti interne intonacate. Nel 1960 il Comune di Milano acquistò il complesso Cascine Chiesa Rossa e con i restauri del 1966 vennero eliminati tutti gli interventi ottocenteschi, sigillati gli affreschi ancora presenti e venne ripristinato quello che doveva essere l'aspetto della chiesa nel XII secolo e riportati alla luce i resti altomedievali e i mosaici del II secolo. Tra il 2000 e il 2003 fu attuato un risanamento conservativo della chiesa e della canonica. Dal 2008 la chiesa è riaperta al pubblico e ospita una fraternità francescana. La chiesa è a mattoni a vista e si trova al di sotto del piano stradale di 3 metri. A navata singola, con abside coperta da catino, si presenta in stile romanico come all'epoca dell'ultima ristrutturazione realizzata all'incirca nella seconda metà del XII secolo. La facciata è caratterizzata da portale e monofora. Sopra quest'ultima si trovava l'affresco ora scomparso raffigurante una Maestà col Divino Figlio del XV secolo. La struttura ha caratteristico tetto a capanna sormontata da una piccola campana in luogo del campanile rimasto incompiuto. Il paramento esterno è in mattoni a vista. Nella parte superiore sotto lo spiovente del tetto gira una corona di archetti intrecciati. La chiesa termina in un unico abside di struttura lombarda, diviso in tre parti da lesene, coronate da archetti e ciascuna con una finestrella a tutto sesto. L'interno della chiesa era stato completamente affrescato nella prima metà del XIV secolo. Degli affreschi rimane poco in navata e nella zona absidale. Dalle poche tracce rimaste e dalla vecchia documentazione fotografica gli affreschi del 1300 sono attribuiti a scuola giottesca (Giotto era probabilmente a Milano quando furono realizzati). L'affresco dell'abside con Cristo in Mandorla è attribuibile al XII secolo. Nel centro della chiesa lastre trasparenti permetto di vedere i resti del sacello a croce e dei mosaici altomedievali. L'antica chiesa di Santa Maria alla Rossa in Milano – Piero Parodi - Edizioni Italia Sacra Documenti Altomedievali in Santa Maria La Rossa a Milano – Atti del 10º congresso internazionale di studi sull'alto medioevo, 26-20 settembre 1983 - Milano, - Centro italiano di studi sull'alto medioevo, Spoleto 1986. Enzo Pifferi, Laura Tettamanzi e Emilio Magni, da milano lungo i navigli, Como, Editrice E.P.I., 1987. A. Ceresa Mori, F. Pistan, Milano. Chiesa di S. Maria alla Fonte-“Chiesa rossa”, in NOTIZIARIO 2001-2002, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia: 186-191 Risanamento conservativo della Chiesa Santa Maria alla Fonte e della canonica (2000-2003) – Francesca Romana Galli – Milano nei Cantieri dell'arte. Cascine a Milano. Insediamenti rurali di proprietà comunale – Comune di Milano Assessorato Demanio e Patrimonio - Electa 1978 De Magnalibus urbis Mediolani - Fra Bonvesin della Riva Diocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria la Rossa http://www.santamaria-allafonte.it http://www.milanoneicantieridellarte.it/chiesa-di-santa-maria-della-fonte-complesso-di-chiesa-rossa/ http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_351&curcol=sea_cd-AIAC_152&lang=it https://web.archive.org/web/20111022013534/http://www.santamariaallafonte.it/blog/?page_id=52

Chiesa di San Giovanni Bono
Chiesa di San Giovanni Bono

La chiesa di San Giovanni Bono è una chiesa di Milano, posta alla periferia sud-occidentale della città, nel quartiere Sant'Ambrogio. La chiesa di San Giovanni Bono venne prevista nel progetto di edificazione del nuovo quartiere Sant'Ambrogio e costruita nel 1968; il progetto della chiesa e dell'intero quartiere si deve ad Arrigo Arrighetti. Nel 1980 il rivestimento della copertura, in materiale plastico, venne distrutto da un incendio, e successivamente ricostruito in lamiera di alluminio porcellanato. La chiesa è posta al centro del quartiere, nelle immediate vicinanze del centro civico. Essa, con la sua forma dinamica e cuspidata, si contrappone all'andamento orizzontale degli edifici residenziali che la attorniano. La particolarità dell'edificio è la sua copertura a vela, che dall'area del presbiterio sale fino a creare una cuspide in corrispondenza della facciata. Le pareti, sia all'esterno sia all'interno, sono in calcestruzzo a vista, traforate da un gran numero di finestrelle colorate; anche la copertura d'origine era traforata, ma quella nuova costruita dopo l'incendio del 1980 ha un diverso disegno. L'interno è composto di tre spazi che si compenetrano dinamicamente: l'aula liturgica, la cappella feriale e una navata laterale; l'andamento della copertura contribuisce alla creazione di uno spazio mosso e dall'illuminazione variegata. L'altare, posto quasi in posizione centrale, fu disegnato dallo stesso Arrighetti, come pure il fonte battesimale, posto nella navata laterale. Alla chiesa, lungo il lato meridionale, sono annessi i locali parrocchiali e l'oratorio. Cecilia de Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano 1945-1993, Milano, Edizioni Vita e Pensiero, 1994, ISBN 88-343-3666-6. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni Bono Sito ufficiale, su baronacom.it. Chiesa di San Giovanni Bono, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Parrocchia di San Giovanni Bono 1966 - [1989], su lombardiabeniculturali.it.

Quartiere Sant'Ambrogio
Quartiere Sant'Ambrogio

Il quartiere Sant'Ambrogio (Quarter Sant Ambroeus in dialetto meneghino, AFI: [kwarˈte:r ˌsantamˈbrø:z]) è un complesso edilizio ad alta densità abitativa, situato nella periferia meridionale di Milano. Sorge adiacente all'autostrada A7, in un'area compresa fra viale Famagosta, il quartiere della Barona e il parco agricolo Sud Milano. Il quartiere è stato edificato sui terreni della cascina Monterobbio compresa nel Parco Sud, tuttora esistente anche se interamente circondata da aree urbanizzate. Il quartiere si costituisce dei due complessi Sant'Ambrogio 1, realizzato fra il 1964 e il 1965 e di proprietà del comune di Milano, e Sant'Ambrogio 2, realizzato fra il 1971 e 1972 e di proprietà dell'ALER; entrambi sono stati comunque progettati dallo stesso architetto, Arrigo Arrighetti. Il quartiere si caratterizza oggi per un progressivo invecchiamento della popolazione, accompagnato da un declino delle funzioni commerciali. Dal 1994 il quartiere è servito direttamente dalla fermata Famagosta della M2. Nel 2010 è stato approvato un protocollo d'intesa fra il comune e l'ALER volto alla riqualificazione sociale e architettonica del quartiere: oltre alla ristrutturazione fisica dei caseggiati vi è infatti l'espressa volontà di migliorare la qualità della vita, l'integrazione sociale e i servizi per popolazione che vi abita. Il progetto di riqualificazione contempla un aumento degli alloggi di edilizia sociale, volto a facilitare l'accesso di popolazione giovane; parallelamente sono in programma anche interventi destinati a favorire il risparmio energetico e la riduzione di emissioni inquinanti. Gli alloggi che verranno venduti copriranno infatti i costi necessari per l'ammodernamento dei servizi e delle infrastrutture; le ulteriori risorse necessarie verranno invece reperite tramite il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Il quartiere, che sorge ad ovest dell'autostrada A7, si contrappone idealmente al deposito ATM Famagosta - opera di Ludovico Magistretti - che sorge sul lato opposto: insieme costituiscono un punto di riferimento estremamente riconoscibile per tutti coloro che entrano in città da sud con l'autostrada. Chiesa di San Giovanni Bono Deposito ATM Famagosta Famagosta (metropolitana di Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Quartiere Sant’Ambrogio

Cascina Monterobbio

La cascina Monterobbio è una cascina di Milano, situata nella zona della Barona, nel Municipio 6 e fa parte del Parco Agricolo Sud. Originariamente l'area di pertinenza ricomprendeva tutta la zona dove è stato edificato il quartiere Sant'Ambrogio e l'ospedale San Paolo e la stazione della metropolitana Famagosta e ha conservato la sua funzione produttiva rurale fino agli anni cinquanta. Originariamente (secolo XVI) a forma di T, ha assunto poi nel secolo XVII la caratteristica, inusuale nei dintorni di Milano di un doppio cortile: uno padronale ed abitativo, l'altro con vocazione produttiva. Il nome della cascina, deriva da Mons Robur (Monte Quercia) legato alla presenza di un bosco sacro di querce che si suppone si estendeva sino a Santa Maria di Chiesa Rossa. Nei censimenti del 1597 risulta di proprietà delle Monache di Fonteggio, che avevano la Chiesa Rossa e le relativa proprietà agricola. Le due proprietà erano congiunte da un passaggio sotterraneo che sottopassava il naviglio. La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia ha dichiarato la cascina di interesse storico e artistico. È provato che vi ha soggiornato Napoleone Bonaparte il pittore Hayez che è ritenuto l’autore degli affreschi presenti. Secondo alcune fonti il proprietario della cascina avrebbe in parte coperto i dipinti e si sarebbe rifiutato di pagare il pittore perché insoddisfatto dell'opera. Nel 2017 il Comune di Milano, che è il proprietario della cascina, ha emanato un bando per affidare la gestione del recupero del bene. Ville e palazzi di Milano Cascina Elisa Scarano con la collaborazione di Riccardo Esposito, La cascina Monterobbio e il tesoro nascosto di Francesco Hayez da salvare!, su YouTube, autoprodotto, 28-03-17, a 0 h 0 min 0 s.

Quartiere Missaglia
Quartiere Missaglia

Il quartiere Missaglia è un complesso di edilizia residenziale pubblica di Milano, posto alla periferia meridionale della città, nel quartiere del Gratosoglio. Prende il nome dalla via dei Missaglia, un grande asse di penetrazione urbana che lo delimita sul lato orientale. Il quartiere Missaglia, progettato dallo studio Nizzoli Associati, venne costruito dallo IACP di Milano dal 1966 al 1971 o, secondo un'altra fonte, dal 1968 al 1972. Esso venne costruito in un'area compresa fra i quartieri Chiesa Rossa e Gratosoglio, consolidando così la presenza dell'edilizia pubblica lungo la direttrice di via dei Missaglia. Il quartiere è composto da lunghi fabbricati in linea, costituiti dalla ripetizione di un unico modulo base, comprendente appartamenti di tre o quattro locali. I fabbricati sono disposti parallelamente fra loro, delimitando degli spazi centrali privati, sistemati a giardino, sotto i quali sono siti i posti auto interrati. Sul lato esterno, gli edifici sono serviti da una rete di strade pedonali. Per la costruzione venne adottato un sistema di prefabbricazione, prodotto dalla Fintech Italcamus, a cui si deve la schematicità dei prospetti, peraltro coscientemente esibita dai progettisti. I servizi pubblici, posizionati ai margini dell'insediamento, comprendono due aree commerciali, due aree a verde pubblico, un grande complesso scolastico e alcuni edifici scolastici minori. Il quartiere comprende complessivamente 1200 unità abitative, assegnate a riscatto, secondo la legge 1179 del 1965. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Giuliana Gramigna e Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano, Hoepli, 2001, ISBN 88-203-2913-1. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, pp. 272-273, ISBN 88-400-1068-8. Milano. Il nuovo quartiere Missaglia per 1200 alloggi con assegnazione a riscatto, in Edilizia Popolare, n. 96, settembre 1970, p. 60, ISSN 0422-5619. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere Missaglia Mappa del quartiere Missaglia, su openstreetmap.org.

Piazza Abbiategrasso
Piazza Abbiategrasso

Piazza Abbiategrasso è una stazione della linea M2 della metropolitana di Milano. La stazione venne attivata il 17 marzo 2005 come capolinea del prolungamento proveniente da Famagosta. Costituì l'unico capolinea meridionale fino al 2011, quando venne attivata la diramazione per Assago Milanofiori Forum. Secondo i progetti stilati negli anni '90 la stazione avrebbe dovuto essere costruita al di sotto di via Montegani, orientata da nord a sud, e con il nome di Chiesa Rossa; ad essa sarebbero seguite altre due stazioni: Missaglia e Gratosoglio, quest'ultima posta presso l'omonimo capolinea tranviario. La posizione dell'impianto di Famagosta, parallelo a via Montegani, e la garanzia del servizio da parte della rete tranviaria portarono al ridimensionamento del progetto, con la costruzione di Piazza Abbiategrasso secondo il modello attuale. Si tratta di una stazione sotterranea, posta all'interno dell'area urbana della metropolitana milanese. Le due banchine della stazione, di 106 metri come per tutte le stazioni delle linee M1, M2 ed M3, sono poste sul lato destro di ciascun binario secondo il senso di marcia. A est della stazione i binari aumentano da due a tre e proseguono per quasi 200 metri: in questo modo i treni in arrivo al capolinea possono procedere oltre le banchine, spostarsi lungo il binario corrispondente e ripartire. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Dalla stazione parte la navetta gratuita, attiva dal lunedì al venerdì, che la collega all'Istituto Europeo di Oncologia in 15/20 minuti, con fermate intermedie al Quark Hotel ed in passato al capolinea del tram 24 (attualmente non attiva). Fermata tram (P.za Abbiategrasso M2, linee 3 e 15) Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piazza Abbiategrasso

Quartiere Stadera
Quartiere Stadera

Il quartiere Stadera è un quartiere di Milano, appartenente al Municipio 5. Si trova nella zona sud della città, nella zona delimitata dal Naviglio Pavese a ovest, dal viale Giovanni da Cermenate a nord e dal quartiere Chiesa Rossa a sud e a est. Il primo nucleo del quartiere Stadera nacque intorno nel 1886 quando vennero costruiti alcuni caseggiati per le famiglie povere e gli sfrattati che abitavano nelle baracche del comune in zona Ticinese. Il quartiere venne creato a partire dal 1926 dal Fascismo, che realizzò molti altri caseggiati adiacenti ai precedenti, attraverso l'IACP. Il regime chiamò inizialmente il quartiere "28 ottobre" in ricordo della Marcia su Roma ma gli abitanti, che erano quasi tutti operai, rifiutarono il nome e lo ribattezzarono Baia del Re ispirandosi al comandante Umberto Nobile che alla guida del dirigibile Italia raggiunse il Polo nord con una sfortunata spedizione nel 1928 partendo proprio da questa zona di Milano. La "Baia del Re" (Kingsbay) fu l'ultimo avamposto scandinavo da cui partì la spedizione. Il nome "Stadera" in realtà risale, come molti quartieri di Milano, dal toponimo di antiche cascine, come è il caso di Cascina Barona, Cascina Torretta o appunto Cascina Stadera che fino ai primi anni 20 era situata nel riquadro delle attuali vie De Sanctis, via Palmieri, tra via Montegani e il Naviglio Pavese. Le tre cascine citate sono chiaramente visibili già nelle mappe di Milano del Clarici del 1600. G. Gorla, Case per poverissimi, in La Casa, n. 9, settembre 1929, pp. 907-921. Giovanni Broglio, L'istituto per le case popolari di Milano e la sua opera tecnica dal 1909 al 1929, Milano, Bertieri, 1929, pp. 171-180. Claudio Camponogara, Milano. Quartiere XXVIII Ottobre ora Stadera, in Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, pp. 92-93, ISBN 88-400-1068-8.