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Piazza Abbiategrasso

Linea M2 (metropolitana di Milano)Pagine con mappeStazioni della metropolitana di MilanoStazioni ferroviarie attivate nel 2005
Milano stazione metropolitana Piazza Abbiategrasso banchina
Milano stazione metropolitana Piazza Abbiategrasso banchina

Piazza Abbiategrasso è una stazione della linea M2 della metropolitana di Milano. La stazione venne attivata il 17 marzo 2005 come capolinea del prolungamento proveniente da Famagosta. Costituì l'unico capolinea meridionale fino al 2011, quando venne attivata la diramazione per Assago Milanofiori Forum. Secondo i progetti stilati negli anni '90 la stazione avrebbe dovuto essere costruita al di sotto di via Montegani, orientata da nord a sud, e con il nome di Chiesa Rossa; ad essa sarebbero seguite altre due stazioni: Missaglia e Gratosoglio, quest'ultima posta presso l'omonimo capolinea tranviario. La posizione dell'impianto di Famagosta, parallelo a via Montegani, e la garanzia del servizio da parte della rete tranviaria portarono al ridimensionamento del progetto, con la costruzione di Piazza Abbiategrasso secondo il modello attuale. Si tratta di una stazione sotterranea, posta all'interno dell'area urbana della metropolitana milanese. Le due banchine della stazione, di 106 metri come per tutte le stazioni delle linee M1, M2 ed M3, sono poste sul lato destro di ciascun binario secondo il senso di marcia. A est della stazione i binari aumentano da due a tre e proseguono per quasi 200 metri: in questo modo i treni in arrivo al capolinea possono procedere oltre le banchine, spostarsi lungo il binario corrispondente e ripartire. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Dalla stazione parte la navetta gratuita, attiva dal lunedì al venerdì, che la collega all'Istituto Europeo di Oncologia in 15/20 minuti, con fermate intermedie al Quark Hotel ed in passato al capolinea del tram 24 (attualmente non attiva). Fermata tram (P.za Abbiategrasso M2, linee 3 e 15) Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piazza Abbiategrasso

Estratto dall'articolo di Wikipedia Piazza Abbiategrasso (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Piazza Abbiategrasso
5339_37512, Milano Municipio 5

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Abbiategrasso

5339_37512
20142 Milano, Municipio 5
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Milano stazione metropolitana Piazza Abbiategrasso banchina
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa
Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa

La chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa è una chiesa parrocchiale di Milano, che sorge in via Neera 24 e si affaccia su via Montegani. Il nome Chiesa Rossa deriva dall'antica chiesa di Santa Maria la Rossa presso la Conca Fallata, che fu prima sede parrocchiale, nota anche come chiesa Rossa e anticamente come Santa Maria ad Fonticulum o Santa Maria di Fonteggio. La costruzione della chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa iniziò a cura dell'ingegnere Franco Della Porta in stile neoromanico, e fu terminata nel 1932 dall'architetto Giovanni Muzio, che ne influenzò profondamente l'aspetto. Il pronao venne completato solo nel 1960. Una targa commemorativa posta all'ingresso della chiesa (sul lato sinistro) ricorda che fu consacrata dal cardinale Ildefonso Schuster il 21 dicembre 1932. Le fondamenta, delle quali ci rimane la cripta, erano state già gettate dall'ingegner Franco Della Porta su uno stile neo-romanico a impianto basilicale a tre navate con altrettante absidi. Muzio sviluppò la chiesa a croce latina, con la navata centrale coperta da una volta a botte, visibile in esterno, che termina nell'unica abside. Il transetto presenta un soffitto in legno con capriate a vista. L'edificio si presenta con un aspetto monumentale e sacro privo di qualsiasi elemento superfluo: pareti spoglie e prive di decorazioni. L'altare maggiore, situato nell'abside, è sormontato da un ciborio marmoreo poggiante su quattro colonne. Il pavimento di piastrelle gresificate a fasce con contorno di marmo nuvolato realizzato su disegno di Giovanni Muzio. Sul fianco sinistro abbiamo il fonte, inserito in una cappella ottagonale, che rimanda ai battisteri medievali, sopra il fonte battesimale è possibile osservare lo splendido San Giovannino, scultura giovanile di Giacomo Manzù. Dal 17 gennaio 2010 è conservata nel transetto, sotto il quadro di Santa Rita, una reliquia del Beato Carlo Gnocchi e dal 12 ottobre 2023 una reliquia del Beato Carlo Acutis. Dal 1997 ospita permanentemente Untitled, l'ultima opera dell'artista minimalista Dan Flavin, la cui progettazione, stimolata da una lettera dell'allora parroco don Giulio Greco all'artista, fu completata a distanza due giorni prima della morte dell'autore, avvenuta il 29 novembre 1996. L'opera fu realizzata ed installata solo l'anno successivo grazie all'interessamento del Dia Art Foundation di New York e della Fondazione Prada. L'installazione permanente è costituita da tubi al neon blu e verdi per la navata centrale, rossi per il transetto, oro per l'abside, nel transetto e nell'abside sono anche presenti delle file di neon a luce di Wood. L'architettura della chiesa e la disposizione dei neon rendono ben separate le varie zone di luce, di sera ben visibili anche dall'esterno. La variazione dei colori rimanda alla luce come trascorrere del giorno, dall'alba al tramonto, con l'oro posto nell'altare al centro della chiesa come nei mosaici delle antiche chiese bizantine. Dal 2008 è sospeso sopra l'altare un grande disco (233 cm) in legno di pioppo "Luce", scultura del maestro Pino Pedano che ha realizzato anche la fusione in esterno rappresentante San Pio da Pietrelcina. All'interno della chiesa sono da segnalare: la cappella mariana con la statua della Madonna opera di Giacomo Munster di Ortisei, il bassorilievo con l'Annunciazione dell'altare, opera della ditta Telli Comana di Seriate, ed è presente il tracciato d'acciaio di un labirinto circolare, il cui diametro è grande circa quanto la navata (8,215 metri). Il primo organo a canne della chiesa venne costruito dalla ditta Costamagna nel 1967. Lo strumento è trasmissione elettro-pneumatica e si articola in tre corpi, due gemelli nei due bracci del transetto, ciascuno su una cantoria propria, ed uno a pavimento nell'abside, dietro il ciborio. Dispone di 33 registri su due manuali e pedale, con corpo corale assegnabile. Dopo essere stato smontato, è stato venduto alla parrocchia San Giovanni in Laterano di Milano e inaugurato nel 2017. A metà della navata laterale di destra, a pavimento, si trova l'organo a canne Mascioni opus 1178, costruito nel 2007. Per la sua costruzione, sono stati presi ad esempio gli organi barocchi tedeschi. Lo strumento ha la trasmissione integralmente meccanica e due tastiere di 50 note ciascuna ed una pedaliera dritta di 29 note. Brochure del FAI (PDF), su fondoambiente.it. URL consultato il 20 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011). Pierluigi Lia (a cura di), La Chiesa Rossa. Sessant'anni di storia, Milano, Colombo Edizioni, 1993. Anna Ceresa Mori, Fabio Pistan, Chiesa di Santa Maria alla Fonte. "Chiesa Rossa", in Notiziario della Soprintendenza archeologica della Lombardia, Milano, NSAL, 2001-02, pp. 186–191. Arcidiocesi di Milano Giacomo Manzù Dan Flavin Wikibooks contiene testi o manuali sulle disposizioni foniche degli organi a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa Sito ufficiale, su parrocchiachiesarossa.net. Vista a 360°, su milan.arounder.com. L'organo a canne, su mascioni-organs.com. URL consultato il 4 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2012). La Chiesa Rossa di Dan Flavin, su scribacchina.it

Parco agricolo del Ticinello
Parco agricolo del Ticinello

Il parco agricolo del Ticinello è un parco della città di Milano, situato a est di via dei Missaglia e della fascia urbanizzata che lo accompagna da piazzale Abbiategrasso, di fronte al quartiere milanese del Gratosoglio. Il nome gli deriva dal Cavo Ticinello che, dopo un lungo percorso tombinato, riemerge e ne attraversa a cielo aperto il territorio. Il cuore del parco è la Cascina Campazzo, con i suoi seminativi a cereali, i prati perenni e l'allevamento con centotrenta bovine da latte. Il comune di Milano inserisce il parco del Ticinello nelle previsioni urbanistiche nel 1982 definendone l'area e le funzioni, recependo le indicazioni di un comitato di cittadini e associazioni che se ne era fatto promotore. Il punto di forza del progetto è la coesistenza delle attività agricole dell'azienda insediata nella cascina con le strutture, e la relativa fruizione, di un esteso parco urbano. Nei quasi trent'anni passati, nonostante il parco esista oramai di fatto, l'iniziativa non è stata mai completamente perfezionata a causa della mancata definizione della proprietà delle aree interessate, in parte ancora in mano a privati. Nel 2010 la situazione, dopo vertenze e azioni di sfratto nei confronti dei conduttori della cascina, la situazione ripropone in sostanza quella degli anni precedenti, con il comune proprietario di circa la metà dei terreni, in possesso di tutti gli strumenti urbanistici necessari, ma impegnato in una defatigante trattativa privata con l'immobiliare proprietaria delle altre porzioni. Il progetto per l'intero parco prevede, come in ogni situazione consimile, l'esproprio di tutta l'area e la sua proprietà pubblica. La seconda struttura storica presente nel parco, la cascina Campazzino, è abbandonata e in rovina: se ne è parlato come di un possibile centro di ricovero per i rom variamente accampati alla periferia meridionale della città, ma il progetto è stato accantonato. Con i suoi 880.000 metri quadrati, il parco è il quarto per estensione a Milano, dopo il Forlanini, quello delle Cave e Parco Lambro. Nella suddivisione per attività il 30% della sua superficie è riservata alla parte urbana, mentre il 70% è dedicato alle colture, anche con funzione didattica, e non è previsto nessun tipo di recinzione. Gli accessi sono localizzati in via Dudovich e in via Selvanesco, lato sud, Cascina Campazzo e Cascina Campazzino. La progettazione del parco, curata dagli Uffici tecnici comunali, ha dedicato la massima cura per la realizzazione di strutture semplici che non alterassero il paesaggio agricolo come ci è stato tramandato: sono state individuate aree di sosta, due aree boscate, un'area di riconoscimento alberi, il percorso principale del parco lungo il corso del Ticinello e un'area orti. In particolare saranno realizzate diverse aree picnic con tavoli e panche in prati alberati, un'area ritrovo con due porticati attrezzati per feste nei pressi della Cascina Campazzino, alcune aree riposo nei prati attrezzate con panchine, un'area a frutteto con tavoli nei pressi di numerosi alberi da frutto e un'area riconoscimento alberi dove verrà messo a dimora un esemplare di ciascun albero e arbusto con cartellini di riconoscimento. A parte questo "catalogo vivente", nella piantumazione non ci si discosterà dalle specie originarie tipiche delle aree umide della pianura Padana, con querce e carpini, pioppeti e saliceti. Verranno realizzate anche strutture ad hoc per l'osservazione della fauna. Lungo l'intero corso del Ticinello sarà realizzata una pavimentazione in listoni di legno e tutto il percorso sarà accompagnato da alberi e arbusti autoctoni, tra le specie arboree segnaliamo: querce, carpini, frassini, aceri, tigli, salici, ontani e pioppi. È prevista anche la realizzazione di ottanta orti, al limite dell'ampio parcheggio, con spazi comuni attrezzati di bagni e lavandini; sotto i porticati, disponibili barbecue e tavoli al riparo dei pergolati. È un vecchio proverbio milanese (traduzione: per sant'Antonio un'ora buona) che sta a indicare come il 17 di gennaio le giornate si siano allungate di un'ora al tramonto e nel calendario contadino la giornata veniva solennizzata con un grande falò di stoppie e sarmenti e festa sull'aia: è una tradizione che si rinnovava annualmente a Cascina Campazzo, ma non nel 2011: assieme allo sfratto è scattato il divieto per manifestazioni pubbliche all'interno della proprietà. Continuano invece, fitte, le visite di scolaresche e di curiosi, a gruppi o isolati, sorpresi dalla realtà che scoprono nella corte del Campazzo. I cortesi proprietari accolgono tutti e mostrano l'Oratorio del XVII-XVIII o il restaurato forno ellittico a legna settecentesco, in funzione quotidiana, le stalle, i fienili e la sala di mungitura. Da questa, ogni giorno dalle 7 alle 21.30, un po' di latte passa ad un distributore automatico, fresco e naturale, da consumarsi crudo. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini, Comune di Milano / Paysage. ed. 2010/2011 AA. VV., Cascine a Milano, a cura dell'Ufficio editoriale del Comune di Milano, 1987 Cavo Ticinello Parchi di Milano Naviglio Grande Idrografia di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco agricolo del Ticinello Sito ufficiale, su parcoticinello.it, Parco agricolo del Ticinello. URL consultato il 16 febbraio 2022. Parco Agricolo del Ticinello, su comune.milano.it, comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.

Quartiere Stadera
Quartiere Stadera

Il quartiere Stadera è un quartiere di Milano, appartenente al Municipio 5. Si trova nella zona sud della città, nella zona delimitata dal Naviglio Pavese a ovest, dal viale Giovanni da Cermenate a nord e dal quartiere Chiesa Rossa a sud e a est. Il primo nucleo del quartiere Stadera nacque intorno nel 1886 quando vennero costruiti alcuni caseggiati per le famiglie povere e gli sfrattati che abitavano nelle baracche del comune in zona Ticinese. Il quartiere venne creato a partire dal 1926 dal Fascismo, che realizzò molti altri caseggiati adiacenti ai precedenti, attraverso l'IACP. Il regime chiamò inizialmente il quartiere "28 ottobre" in ricordo della Marcia su Roma ma gli abitanti, che erano quasi tutti operai, rifiutarono il nome e lo ribattezzarono Baia del Re ispirandosi al comandante Umberto Nobile che alla guida del dirigibile Italia raggiunse il Polo nord con una sfortunata spedizione nel 1928 partendo proprio da questa zona di Milano. La "Baia del Re" (Kingsbay) fu l'ultimo avamposto scandinavo da cui partì la spedizione. Il nome "Stadera" in realtà risale, come molti quartieri di Milano, dal toponimo di antiche cascine, come è il caso di Cascina Barona, Cascina Torretta o appunto Cascina Stadera che fino ai primi anni 20 era situata nel riquadro delle attuali vie De Sanctis, via Palmieri, tra via Montegani e il Naviglio Pavese. Le tre cascine citate sono chiaramente visibili già nelle mappe di Milano del Clarici del 1600. G. Gorla, Case per poverissimi, in La Casa, n. 9, settembre 1929, pp. 907-921. Giovanni Broglio, L'istituto per le case popolari di Milano e la sua opera tecnica dal 1909 al 1929, Milano, Bertieri, 1929, pp. 171-180. Claudio Camponogara, Milano. Quartiere XXVIII Ottobre ora Stadera, in Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, pp. 92-93, ISBN 88-400-1068-8.

Quartiere Chiesa Rossa
Quartiere Chiesa Rossa

Il quartiere Chiesa Rossa è un quartiere di edilizia residenziale pubblica di Milano, posto alla periferia meridionale della città e appartenente al municipio 5. Prende il nome dalla cosiddetta "Chiesa Rossa", un piccolo edificio religioso posto lungo la strada per Pavia. Il quartiere venne costruito dallo IACP di Milano, con finanziamenti provenienti dal secondo settennio di validità della legge Fanfani. Il progetto del quartiere venne definito in seguito a un concorso di progettazione, e la costruzione si protrasse dal 1960 al 1966. Alla progettazione contribuirono gli architetti Cesare Blasi, Vittorio Borachia, Luigi Fratino, Carlo Santi, Vittorio Gandolfi, Mario Morini, Mauro Ravegnani, Antonello Vincenti e Aldo Putelli. Il quartiere si estende su un'area di 248345 m² e ha una cubatura totale di 620400 m³. Si riconoscono tre grandi isolati, separati dalle due strade principali, e serviti al loro interno dalla viabilità locale. I tipi edilizi, variamente disposti, sono due: le case in linea, di cinque piani, e gli edifici isolati a torre, di nove piani. L'elemento qualificante del quartiere è il centro civico, comprendente attrezzature pubbliche, commerciali, culturali e religiose, e caratterizzato da una piazza pedonale sopraelevata. La dotazione di servizi è completata da svariati edifici scolastici e da una piscina. Il quartiere è stato raggiunto dalla metropolitana di Milano (linea M2) con la fermata Abbiategrasso Chiesa Rossa, capolinea sud-est della linea inaugurato nel 2004. È raggiunto anche dalle linee tramviarie di competenza ATM. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, ISBN 88-400-1068-8. A. Erba, Il Quartiere Chiesa Rossa di Milano, in Edilizia Popolare, n. 52, maggio-giugno 1963, pp. 46-49, ISSN 0422-5619. Antonio Iosa, I quartieri di Milano, Milano, Circolo Perini, 1970, pp. 255-256, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0433130. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su quartiere Chiesa Rossa Mappa del quartiere Chiesa Rossa, su openstreetmap.org.

Chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria (Milano)
Chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria (Milano)

La chiesa di Sant'Antonio Maria Zaccaria è una chiesa di Milano, posta nel centro del quartiere Chiesa Rossa. La chiesa venne ideata negli anni sessanta del XX secolo come parte integrante del nuovo quartiere Chiesa Rossa, e costruita dal 1966 al 1968 su progetto di Vittorio Gandolfi. Si tratta di una chiesa a pianta rettangolare, con struttura portante in calcestruzzo armato. L'esterno si presenta in forme semplici e quasi dimesse, ma vivacizzate dall'ampia tettoia a sbalzo posta in facciata e dall'alto tiburio a base esagonale, alla cui sommità è posta una croce metallica. L'interno, a tre navate separate da pilastri, è rivestito in mattoni a vista; il presbiterio è particolarmente illuminato, per la presenza del tiburio soprastante. La chiesa è posta in posizione elevata, su un terrapieno, ed è raggiungibile attraverso una strada in salita o una scalinata; è direttamente collegata con la piazza del centro civico, anch'essa sopraelevata. Sotto la chiesa, al livello della strada, vi sono alcuni spazi parrocchiali; a nord dell'edificio è posto l'oratorio. Cecilia de Carli (a cura di), Le nuove chiese della diocesi di Milano 1945-1993, Edizioni Vita e Pensiero, Milano 1994, p. 196, ISBN 88-343-3666-6. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant’Antonio Maria Zaccaria Sito ufficiale della parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, su parrocchiasamz.it. URL consultato il 31 gennaio 2023. Parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, su lombardiabeniculturali.it.

Chiesa di Santa Maria la Rossa
Chiesa di Santa Maria la Rossa

La chiesa di Santa Maria la Rossa (detta anche "Santa Maria alla Fonte" o più comunemente "Chiesa Rossa") è una chiesa di Milano, che sorge lungo il Naviglio Pavese all'altezza della Conca Fallata. Dà il nome al quartiere Chiesa Rossa. Negli scavi effettuati nel 2002 si sono trovati segni della presenza di un edificio di legno già all'epoca dell'inizio dell'Impero romano. All'edificio di legno seguì una struttura in mattoni di cui rimangono i resti dei canali di riscaldamento del pavimento (ipocausto) (I-III secolo). Tra il quarto e il sesto secolo l'edificio viene allargato con un sacello a croce libera (già identificato negli scavi del 1966) con mosaici attribuibili al II secolo, preceduto da un nartece. Tra il sesto e settimo secolo viene aggiunta una stanza. Tra il settimo e l'ottavo secolo la costruzione viene in parte demolita lasciando isolata la parte cruciforme che assume un ruolo religioso, circondata da una necropoli. In epoca carolingia viene aggiunto un portico al nartece e cresce il cimitero intorno. Nel X secolo l'edificio viene demolito per fare posto all'attuale costruzione romanica con un nuovo cimitero sul lato nord dell'edificio. Le prime memorie storiche dell'antica basilica di Santa Maria risalgono al tardo secolo X. Nota anticamente come Santa Maria ad Fonticulum o Santa Maria di Fonteggio, dal nome della località: Fontegium o Fonticulum. Sul principio del XII secolo venne fondato un monastero di monache dell'ordine di San Benedetto. Bonvesin de la Riva nel suo De magnalibus urbis Mediolani riporta che le truppe dei Milanesi si attestarono a Fontigium e fecero scorrere l'acqua sull'esercito di Federico II che assediava Milano. Nel 1300 il convento in decadenza passò sotto la tutela dell'abbadessa di S. Maria delle Bianche Veteri, presso Porta Ticinese. Nel XIV secolo Donna Mafia (Maria) De Robacarri per onorare la memoria della madre fece affrescare e rinnovare completamente la chiesa. Nel 1365 fu costruito il tratto iniziale del nuovo Naviglio per Pavia. Nel 1455 il corteggio nuziale di Tristano Sforza e di Beatrice d'Este, proveniente da Pavia e diretto a Milano, sostò a “S. Maria Ruffa”, che diventò poi Rossa. Nel 1783 durante i lavori di ampliamento del naviglio la chiesa si trovò sotto il livello di strada ed acque a questo seguì quindi la divisione della chiesa in due piani e la formazione di un accesso porticato, che dalla via Chiesa Rossa immetteva nell'edificio. Dalle planimetrie catastali del 1855 risulta che la Chiesa fosse inglobata in un complesso edilizio densamente articolato. Nel 1911 la Commissione regionale per la conservazione dei monumenti in Lombardia notifica la chiesa di Santa Maria alla Rossa quale edificio di notevole interesse artistico. Nel 1928 è dichiarata monumento nazionale. Nel 1951 vennero intrapresi alcuni lavori di restauro: l'affresco del catino absidale fu ridefinito completamente e le pareti interne intonacate. Nel 1960 il Comune di Milano acquistò il complesso Cascine Chiesa Rossa e con i restauri del 1966 vennero eliminati tutti gli interventi ottocenteschi, sigillati gli affreschi ancora presenti e venne ripristinato quello che doveva essere l'aspetto della chiesa nel XII secolo e riportati alla luce i resti altomedievali e i mosaici del II secolo. Tra il 2000 e il 2003 fu attuato un risanamento conservativo della chiesa e della canonica. Dal 2008 la chiesa è riaperta al pubblico e ospita una fraternità francescana. La chiesa è a mattoni a vista e si trova al di sotto del piano stradale di 3 metri. A navata singola, con abside coperta da catino, si presenta in stile romanico come all'epoca dell'ultima ristrutturazione realizzata all'incirca nella seconda metà del XII secolo. La facciata è caratterizzata da portale e monofora. Sopra quest'ultima si trovava l'affresco ora scomparso raffigurante una Maestà col Divino Figlio del XV secolo. La struttura ha caratteristico tetto a capanna sormontata da una piccola campana in luogo del campanile rimasto incompiuto. Il paramento esterno è in mattoni a vista. Nella parte superiore sotto lo spiovente del tetto gira una corona di archetti intrecciati. La chiesa termina in un unico abside di struttura lombarda, diviso in tre parti da lesene, coronate da archetti e ciascuna con una finestrella a tutto sesto. L'interno della chiesa era stato completamente affrescato nella prima metà del XIV secolo. Degli affreschi rimane poco in navata e nella zona absidale. Dalle poche tracce rimaste e dalla vecchia documentazione fotografica gli affreschi del 1300 sono attribuiti a scuola giottesca (Giotto era probabilmente a Milano quando furono realizzati). L'affresco dell'abside con Cristo in Mandorla è attribuibile al XII secolo. Nel centro della chiesa lastre trasparenti permetto di vedere i resti del sacello a croce e dei mosaici altomedievali. L'antica chiesa di Santa Maria alla Rossa in Milano – Piero Parodi - Edizioni Italia Sacra Documenti Altomedievali in Santa Maria La Rossa a Milano – Atti del 10º congresso internazionale di studi sull'alto medioevo, 26-20 settembre 1983 - Milano, - Centro italiano di studi sull'alto medioevo, Spoleto 1986. Enzo Pifferi, Laura Tettamanzi e Emilio Magni, da milano lungo i navigli, Como, Editrice E.P.I., 1987. A. Ceresa Mori, F. Pistan, Milano. Chiesa di S. Maria alla Fonte-“Chiesa rossa”, in NOTIZIARIO 2001-2002, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia: 186-191 Risanamento conservativo della Chiesa Santa Maria alla Fonte e della canonica (2000-2003) – Francesca Romana Galli – Milano nei Cantieri dell'arte. Cascine a Milano. Insediamenti rurali di proprietà comunale – Comune di Milano Assessorato Demanio e Patrimonio - Electa 1978 De Magnalibus urbis Mediolani - Fra Bonvesin della Riva Diocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria la Rossa http://www.santamaria-allafonte.it http://www.milanoneicantieridellarte.it/chiesa-di-santa-maria-della-fonte-complesso-di-chiesa-rossa/ http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_351&curcol=sea_cd-AIAC_152&lang=it https://web.archive.org/web/20111022013534/http://www.santamariaallafonte.it/blog/?page_id=52

Conca Fallata
Conca Fallata

La Conca Fallata è una conca di navigazione che si trova a Milano lungo il Naviglio Pavese. È la seconda chiusa dopo la Conchetta e copre un salto di 4,80 m. Realizzata a fine del XVI secolo, fu chiamata dai milanesi "fallata", cioè "sbagliata", perché, a loro dire, venne pensata e realizzata inutilmente. Secondo i milanesi un'altra conca non serviva, dato che erano sufficienti quelle già presenti. Molto probabilmente questa avversione verso la Conca Fallata risiedeva nel fatto che i milanesi mal digerirono le tasse messe dal governo per finanziare la costruzione di questo nuovo impianto idraulico. Il termine "Conca Fallata" diventò poi anche il nome del quartiere circostante. In seguito, a partire dagli anni quaranta del XIX secolo, il salto d'acqua della Conca Fallata iniziò a essere sfruttato per produrre energia idroelettrica, energia che era utilizzata dalle Cartiere Ambrogio Binda, che sorgevano nei pressi di questo impianto idraulico. Questa azienda, che era tra le maggiori cartiere d'Italia, sfruttava anche un analogo salto d'acqua presente lungo il Lambro Meridionale, che scorre non lontano. Il Naviglio Pavese forniva poi alle Cartiere Ambrogio Binda uno dei mezzi di trasporto per i propri prodotti. Conchetta Naviglio Pavese Navigli (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Conca Fallata La conca Fallata (Naviglio pavese), su milanoneisecoli.blogspot.it. URL consultato il 17 ottobre 2017. Nuovo ritratto di Milano: in riguardo alle belle arti, di Giuseppe Caselli, su books.google.it.

Quartiere Spaventa
Quartiere Spaventa

Il quartiere Spaventa è un complesso di edilizia popolare di Milano, sito nella zona meridionale della città, lungo il Naviglio Pavese; prende il nome dalla via Silvio Spaventa, su cui prospetta. La costruzione del quartiere venne decisa dal Comune di Milano nell'ambito di un piano di case popolari, elaborato nel 1906-07 per contribuire a lenire l'emergenza abitativa dettata dalla forte crescita demografica. Il piano prevedeva la costruzione di 3 800 locali divisi in quattro quartieri (oltre allo Spaventa, il Lulli, il Mac Mahon, il Tibaldi), non in grado di incidere sull’espansione urbana complessiva, per la loro limitata estensione. La costruzione del quartiere Spaventa iniziò nel 1909 ad opera del Comune di Milano, che attraverso il proprio Ufficio Tecnico progettò due fabbricati di quattro piani a corte aperta, posti in fregio a via Spaventa, separati da un edificio di villette a schiera antistante un fabbricato dei servizi, contenente i bagni, i lavatoi e un asilo infantile. Nello stesso anno si costituì l'Istituto Autonomo Case Popolari (ICP), che subitò acquisì un lotto di terreno immediatamente a nord degli edifici già costruiti, aggiungendo al quartiere ulteriori fabbricati, su progetto di Innocenzo Costantini, compiuti nel 1910. Per il collegamento del quartiere al centro cittadino si provvide nel 1909 a prolungare la linea Ticinese delle tranvie urbane, dal capolinea esistente di via Tibaldi a via Spaventa, costeggiando il Naviglio Pavese. Il quartiere, similmente ad altri realizzati a Milano negli stessi anni, si compone di fabbricati di tipologia diversa, così da poter confrontare diverse soluzioni e la loro rispondenza alle esigenze. I fabbricati costruiti dal Comune sono posti in fregio a via Spaventa. Si tratta di due edifici a cortile aperto, di quattro piani, i cui appartamenti sono disimpegnati da pianerottoli o da brevi ballatoi; fra questi due edifici sorge un fabbricato di due piani, adibito a villette a schiera. I fabbricati costruiti dall'ICP, posti all'interno del lotto, sono edifici a blocco, disposti in maniera frammentata a seconda degli spazi disponibili, ma approssimativamente disposti in file parallele con orientamento nord-sud, separati da fasce ad orto-giardino. Complessivamente il quartiere conta 397 alloggi. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, ISBN 88-400-1068-8. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere Spaventa

Famagosta (metropolitana di Milano)
Famagosta (metropolitana di Milano)

Famagosta è una stazione della linea M2 della metropolitana di Milano. La stazione venne attivata il 1º novembre 1994, in occasione del 30º anniversario della metropolitana di Milano, come capolinea della tratta proveniente da Romolo. Nel 1990, durante gli scavi per la costruzione della stazione, fu trovato il rottame di un motore Rolls-Royce Merlin: si trattava di uno dei 4 motori di un bombardiere Avro Lancaster precipitato poco distante la notte del 14 febbraio 1943. Funse da capolinea meridionale della M2 fino al 17 marzo 2005, quando i primi treni vennero fatti proseguire in direzione di Piazza Abbiategrasso. Il 20 febbraio 2011 venne attivata una nuova diramazione fino ad Assago Milanofiori Forum. Da tale data, pertanto, Famagosta è una stazione di diramazione. La stazione è situata in viale Famagosta, ai limiti del Quartiere Sant'Ambrogio, a Milano. Non lontano dalla fermata sorge il deposito ATM per il rimessaggio dei treni della linea M2 della metropolitana, visibile dall'autostrada A7, appena dopo piazza Maggi. La stazione consente l'interscambio con numerose autolinee urbane, gestite da ATM, e interurbane, gestite da Autoguidovie (servizio extraurbano della provincia di Pavia) e da STAR Mobility (per il sud Milano), rendendola un importante centro di interscambio tra metro e bus. Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Famagosta

Parco La Spezia
Parco La Spezia

Il parco La Spezia è un'area verde del Municipio 6 di Milano, subito a nord della stazione Famagosta della metropolitana. È delimitato dalle vie Moncucco (a ovest) e La Spezia (a est); quest'ultima è la via in cui termina l'autostrada da Genova. A nord giunge in prossimità della circonvallazione esterna. Il parco nasce nel 1975 in un'area di proprietà comunale rimasta libera, per i vincoli ambientali legati alla presenza della Cascina Moncucco, dopo le edificazioni del quartiere Famagosta negli anni sessanta. Nel 1979, in occasione dell'anno internazionale del bambino, viene allestito nel parco un centro per il tempo libero, una struttura idonea a consentire attività aggregative e sportive al coperto in ogni stagione, che sopravviverà alla contingenza e si trasformerà nel centro aggregativo multifunzionale, oggi articolato per zone e presente in tutta la città con finalità che non riguardano più soltanto l'infanzia. Attualmente, i centri di aggregazione multifunzionale (CAM) sono finalizzati all'aggregazione, alla partecipazione sociale e allo svolgimento di attività ricreative, culturali, formative e sportive accessibili a tutte le fasce di età e offrono ai cittadini la possibilità di vivere con maggior fiducia il proprio territorio, organizzando iniziative che stimolino a uscire dalla propria abitazione e anche dalla propria solitudine personale e, in quest'ottica, i parchi sono al centro delle attività. La Cascina Moncucco (cassina monchucco nella carta di Giovanni Battista Clarici del 1600), ha forma di corte e appare successivamente nel catasto teresiano, È caratterizzata dall'edificio padronale e dal mulino, azionato da una roggia derivata dal Lambro meridionale. Dopo anni di abbandono, nel 2001, il comune che ne è il proprietario bandì una gara per la concessione gratuita a fini sociali in cambio del restauro mai avvenuto. Solo una porzione laterale, all'altezza del civico 29 di via Moncucco, è stata assegnata, riqualificata e destinata ad attività di promozione sociale rivolte al quartiere ed alla cittadinanza, grazie al lavoro dell'associazione Colore e dei suoi volontari. Recentemente l'area adiacente alla Cascina è stata connessa al parco, sono state rinnovate le aree gioco esistenti e si è realizzata la recinzione completa con orari di chiusura notturni. Un ulteriore progetto (non realizzato) riguarda l'espansione della superficje verde verso nord, con lo smantellamento del parcheggio che separa il giardino da largo Nuvolari. Tra le numerose specie a dimora nel parco, ricordiamo: l'acero riccio, l'acero argentato, l'acero di monte, il bagolaro, il carpino bianco, l'ontano bianco e nero, la quercia rossa e la farnia, il platano comune, il pioppo cipressino, il pioppo bianco, di cui due esemplari particolarmente fronzuti ombreggiano i campi di basket, l'orniello, il tiglio selvatico, l'albero dei sigari o catalpa bignonioides, il cedro dell'Himalaya e l'abete, il liquidambar, la paulonia e, infine, l'albero dei tulipani e il ciliegio da fiore. Tra le attrezzature vi sono due aree gioco per bambini di cui una particolarmente grande (3700 metri quadrati) con due lunghi scivoli a forma di brontosauro, due campi da basket e pallavolo, un campo da calcio e una superficie cintata riservata ai cani di duemilacinquecento metri quadrati. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini, Comune di Milano / Paysage. ed. 2010/2011 AA. VV., Cascine a Milano, a cura dell'Ufficio editoriale del Comune di Milano, 1987 Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco La Spezia Scheda del Parco La Spezia, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.