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Buguggiate

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Buguggiate Erbamolle SCaterina
Buguggiate Erbamolle SCaterina

Buguggiate (Bügügià in dialetto varesotto) è un comune italiano di 3 117 abitanti della provincia di Varese in Lombardia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Buguggiate (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Buguggiate
Via Giuseppe Mazzini,

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Pizzeria Tramonti

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21020
Lombardia, Italia
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Buguggiate Erbamolle SCaterina
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Buguggiate)
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Buguggiate)

L'oratorio di Santa Caterina d'Alessandria è un edificio quattrocentesco situato sul territorio del comune di Buguggiate, in provincia di Varese e arcidiocesi di Milano. L'oratorio ospita due cicli di affreschi risalenti al Cinquecento. Meglio conosciuto come "chiesina di Erbamolle", l'oratorio, dedicato a santa Caterina d'Alessandria vergine e martire, sorge a Buguggiate, nella frazione di Erbamolle: pendio che occupa il fianco nord-occidentale della collina di Montalbo al confine con Azzate e Brunello. L'edificio, la cui costruzione è anteriore al 1498, è composto da una navata a pianta rettangolare di 3,80 x 6,25 metri, coperta da un tetto a due spioventi, e un'abside con copertura a volta, anch'essa quadrangolare, di 2,75 x 3,70 metri. La sacrestia, il campaniletto insieme alla sopraelevazione delle murature d'ambito sono modifiche operate tra il XVII e il XVIII. Il lato nord all'interno dell'oratorio è interessato da una serie di affreschi, dei quali il primo da sinistra rappresenta san Vittore a cavallo, seguito da sant'Antonio abate, una Vergine col Bambino, santa Caterina (da cui l'oratorio prende il nome), oltre alle raffigurazioni di san Rocco e una santa monaca. La data 1504, dipinta sulla cornice del san Vittore a Cavallo, indica l'anno di produzione degli affreschi. Tutto il ciclo è attribuito alla mano di un unico autore anonimo. Nonostante manchino testimonianze scritte, tuttavia, la paternità degli affreschi è attribuita a Galdino da Varese e la sua scuola. L'attribuzione è resa possibile a partire dall'analisi comparata degli affreschi di Erbamolle con altre produzioni locali firmate da Galdino. In particolare il ciclo della chiesa di San Gottardo a Cannobio e, con ancora più evidenza, gli affreschi della chiesa di Santo Stefano al cimitero di Bizzozero: «Le bocche piccole e corrucciate, i menti tondi e prominenti, i capelli ad anelli, ma soprattutto colpisce quel modo netto e incisivo di segnare i contorni bloccando le figure e quell'insistenza nella decorazione, che sono tipici del pittore varesino o della sua bottega». La committenza di tutti gli affreschi della chiesina è attribuita alla nobile famiglia che fece edificare, inizialmente ad uso privato, l'intero edificio. Del ciclo, «primo a chi entra si presenta San Vittore a Cavallo», l'affresco dalle dimensioni più importanti. L'immagine di san Vittore, ritto sulle staffe, in armatura quattrocentesca, senz'armi, tiene con la destra uno stendardo bianco crociato di rosso cupo, simbolo della sua fedeltà al cristianesimo. Esce in parte dall'iconografia più classica, che lo vuole nell'atto di reggere la palma del martirio. Pur provenendo dalla Mauritania, Vittore è ritratto con la pelle bianca, caratteristica non certo unica nell'iconografia del martire sul territorio prealpino, basti pensare alle opere di fine seicento di Salvatore Bianchi nella basilica di San Vittore a Varese e nella volta della stessa basilica dipinta da Ghisolfi e Raghetti alcuni anni prima, o ancora, nell'affresco cinquecentesco del battistero varesino di San Giovanni. La figura è armonica e pulita, in essa Galdino riesce ad abbozzare dinamismo nell'elaborato stendardo crociato e nel cavallo, pur essendo quest'ultimo in una condizione di equilibrio impossibile, avendo entrambe le zampe sinistre alzate nel trotto e dal capo troppo piccolo. Il bianco del cavallo, inframezzato dalle bardature marroni, è il colore dominante dell'affresco, che prosegue nell'armatura e nella bandiera. Al centro dell'opera emergono invece i colori caldi del corsetto damascato ocra con rifiniture in marrone. Sul petto poi, spicca ancora una volta il bianco nel diadema a croce, la cui presenza è ritenuta inusuale. Lo sfondo è simile a quello di tutte le altre opere interne: privo di prospettiva, se non appena abbozzata nel muretto, e una cornice verde nella quale si apre una monocromia in tinta chiara. Gli affreschi della facciata si sono conservati con più difficoltà rispetto al ciclo interno. Complice la sopraelevazione delle murature d'ambito che ha lasciato gli affreschi esterni prive della protezione garantita dagli spioventi del tetto una volta che questo venne rialzato. Il degrado assai vistoso non solo degli affreschi ma dell'edificio stesso dettero il via a proposte di restauro, in particolare una del novembre 1989, vista e approvata dal Comitato promotore per il restauro di Santa Caterina in Erbamolle. I lavori ebbero tuttavia luogo nel 1996. Degli affreschi esterni sono rimaste solo le sagome dei personaggi, identificabili nell'iconografia grazie a fotografie. L'autore dell'intero ciclo è stato identificato, come per i lavori dell'interno, nello stesso Galdino; la data 1498 (non più leggibile) posta sull'architrave del portone ha suggerito l'anno di produzione del ciclo. L'affresco più vistoso raffigura san Cristoforo, di notevole dimensione rispetto agli altri, 320 x 95 centimetri. È raffigurato con il bastone in fiore e con il piccolo Gesù sulle spalle mentre gli afferra una ciocca di capelli. G. Bianchi, Varese e la sua Provincia, Varese, Carducci, 1981. A. Costabile, Vittore, Il Groppolo, 2003. G. Guglielmetti Villa, Affreschi del '400 nel territorio di Varese, Varese, Bramante, 1964. C. A. Lotti e A. Ferrari, L'oratorio di Erbamolle in territorio di Buguggiate, "La Prealpina", 16 dicembre 1965, 9. G. Lotti, Relazione sommaria sullo stato dell'Oratorio di S. Caterina di Erbamolle e proposte per interventi di restauro, 1989. G. Tettamanti, Galdino da Varese e il suo tempo, Varese, Itinerari, 1975. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

Stazione di Gazzada-Schianno-Morazzone
Stazione di Gazzada-Schianno-Morazzone

La stazione di Gazzada Schianno-Morazzone è una fermata ferroviaria posta sulla ferrovia Gallarate-Varese, a servizio dei comuni di Gazzada Schianno e Morazzone. Fino al 1927 era denominata Gazzada-Morazzone. Il piano del ferro è costituito da due binari di corsa, serviti di banchine munite di sottopassaggio: Binario 1: fermano tutti i treni suburbani diretti a Varese; Binario 2: fermano tutti i treni suburbani diretti a Pioltello-Limito/Treviglio. Era presente un secondo binario, deviato, servito di banchina, dismesso in seguito a lavori di riqualificazione dell'impianto. Fino all'inizio degli anni 1990 era in funzione uno scalo merci, lato Varese, costituito da 2 binari di cui uno a raso e l'altro a servizio del magazzino merci e del piano caricatore con Gru di portata 6 tonnellate, successivamente disarmato, essendo cessato il servizio merci sulla linea. Erano altressì presenti altri due binari di scalo, posti all'altezza della radice scambi del secondo binario, lato Varese, a servizio del raccordo con la ditta Bianchi. Negli anni 2010, nell'ottica dei lavori di riqualifica degli impianti dell'intera linea (propedeutici alla realizzazione del tracciato Arcisate-Stabio) e volti all'eliminazione del Blocco Elettrico Manuale e al telecomando degli impianti, è stata attivata una nuova banchina dotata di ascensori e sottopasso (attivato il 15 dicembre 2013) sul sedime del terzo binario (precedentemente di linea) mentre il secondo binario è stato riattivato come binario di linea in posizione più esterna trasformando definitivamente l'impianto in fermata. L'impianto, originariamente presenziato da Dirigente di Movimento, in seguito alla soppressione di tutti i deviatoi, era presenziato da guardablocco. La stazione è servita dai treni del servizio ferroviario suburbano di Milano, linea S5 (Varese-Pioltello Limito-Treviglio), svolti da Trenord, nell'ambito di contratto stipulato con Regione Lombardia. La stazione è classificata da RFI nella categoria "Silver" e dispone di: Biglietteria automatica Sala di attesa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Gazzada-Schianno-Morazzone

Bobbiate
Bobbiate

Bobbiate (Bubiàa in dialetto varesotto) è un rione della città di Varese, comune autonomo fino al 1927. Confina a nord con Masnago, ad est con Casbeno, a sud con Schiranna e a ovest con Lissago. L'esistenza di un centro agricolo risale all'epoca preromana. La presenza in epoca imperiale romana è invece confermata da scritti che attestano la scoperta intorno al 1870 di due avelli di pietra contenenti scheletri e monete. In documenti risalenti al Medioevo comincia ad apparire la denominazione Bobiate o Bubiate per indicare la località. Agli inizi del XIV secolo risalgono le notizie relative ad una piccola chiesa dedicata a San Vittore, successivamente intitolata a San Grato, secondo la tradizione santo taumaturgo e difensore dai fulmini e dalle tempeste, propizio quindi per una società prevalentemente contadina. Tuttavia nel 1574 il cardinale San Carlo Borromeo decreta che Casbeno sia eretta parrocchia e che lì abbia la residenza il parroco. Bobbiate, a causa dell'esigua popolazione, si trova così a dipendere da Casbeno. Agli inizi del XVIII secolo, quando l'abitato aveva 130 residenti, risale l'edificazione da parte dei nobili Martignoni di una residenza estiva, ancora esistente in piazza Bossi e sempre allo stesso periodo la costruzione della villa in località Deserto. Molto precedentemente al congresso di Vienna risalgono le prime notizie del Comune di Bobbiate, che nel 1805 aveva 243 abitanti, e nel 1809 fu soppresso ed aggregato a Varese. Restaurato il comune dagli austriaci, al 1905 risale poi l'edificazione dell'odierno campanile. Nel frattempo la popolazione è cresciuta e così il 3 gennaio 1908 viene istituita la Parrocchia di Bobbiate, indipendente da Casbeno. Nell'agosto dello stesso anno comincia la costruzione dell'oratorio (ricostruito nel 1956 e successivamente ristrutturato nel 2000). Il 27 dicembre 1909 viene inaugurata la tramvia che collegava il paese a Varese. Al 1910 risale invece l'apertura dell'Asilo Infantile su volontà dei signori Macchi Zonda. Nel 1912 la vecchia chiesa viene ampliata e la facciata ricostruita. A memoria dei caduti della prima guerra mondiale è edificata intorno al 1920 la cappella esistente accanto alla chiesa. La piazza antistante la chiesa parrocchiale è intitolata all'avvocato e uomo politico Emilio Bossi, massone e anticlericale, pubblico sostenitore della non esistenza storica di Gesù Cristo. Nel 1927 il comune di Bobbiate viene soppresso ed aggregato a Varese, da poco eretta a capoluogo di provincia. Da località a carattere prettamente contadino quale era, a partire dagli anni cinquanta e sessanta inizia un processo di urbanizzazione che le fa assumere un profilo più residenziale. Nel 1962 ha inizio l'edificazione della nuova chiesa su progetto dell'architetto Bruno Ravasi. Sarà inaugurata la notte di Natale 1964. Al suo interno pannelli affrescati da Stefano Butera nell'1988 ripercorrono il pontificato di Giovanni Paolo II. All'esterno a destra sulla facciata invece si trova la Madonna del Lago ad opera del pittore Leo Spaventa Filippi. Bobbiate è nota per la presenza della Grotta della Madonnina, una grotta naturale simile a quella di Lourdes, scoperta da Emma Macchi Zonda nei boschi di sua proprietà e inaugurata il 16 luglio 1902, data ricordata ogni anno. In occasione della festa patronale di San Grato, la terza domenica di settembre, si disputa la tradizionale Corsa degli Asini di Bobbiate, nella quale si affrontano le varie corti del rione. Ogni corte è rappresentata da un asino e da un fantino appartenente alla stessa corte. La corsa si svolge sulla piazza intitolata a Emilio Bossi, antistante la Chiesa Parrocchiale. Le corti partecipanti sono: Barnabà (via Daverio, di fronte all'edicola) Barlasc (via Daverio) Caséla (via Macchi) Campanatt (in fondo a via Perla) Gualtin (via Zonda, incrocio con via Fermi) Desert (località il Deserto) Perla Bràm e Lumbard (via Colorni) Bighin (via Tallera) Ratit (via Novelli, via ferravilla e Nicodemi) Fra il 1909 e il 1950 Bobbiate ospitò un capolinea della rete tranviaria di Varese. Bobbiate nel tempo, Varese, 1976 Un secolo di parrocchia, Varese, 2008 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bobbiate

Chiesa di Santa Maria Annunciata (Brunello)
Chiesa di Santa Maria Annunciata (Brunello)

La chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunciata è un edificio religioso cattolico ubicato a Brunello, comune italiano in provincia di Varese. Sorge a poca distanza dal centro storico, nei pressi del confine con i limitrofi comuni di Azzate e Sumirago. La fondazione dell'edificio e dell'adiacente convento risale probabilmente alla fine del XIII o all'inizio del XIV secolo. Verosimilmente il complesso appartenne all'ordine degli Umiliati e sorgeva su terreni di proprietà dei feudatari Bossi di Azzate: nella sacrestia della chiesa sono sopravvissuti dei graffiti raffiguranti i simboli funerari della pigna, del melograno e del fior di loto, che testimoniano la presenza di sepolture della famiglia accanto alla chiesa. Quando, nel 1576, Brunello fu colpita dalla peste di San Carlo, la chiesa assunse la funzione di lazzaretto. Nel corso del secolo successivo furono edificati l'attuale sacrestia e il campanile, mentre nel XVIII secolo il conventino settentrionale fu trasformato in casa parrocchiale. L'edificio presenta una facciata a capanna con portale ad arco sormontato da un'apertura quadrata che andò a sostituire l'originario rosone quando fu costruito il nuovo soffitto dopo il sopralluogo di Carlo Borromeo del 1567. All'interno la chiesa si presenta con un'unica navata decorata con affreschi risalenti al XV-XVII secolo Durante alcuni restauri effettuati negli anni 1930 furono riscoperti alcuni affreschi coperti di calce durante la peste del 1567: sull'arco trionfale è raffigurato il Giudizio universale, eseguito tra il 1480 e il 1520 e restaurato nel 2015. L'autore dell'affresco è ignoto e viene solitamente indicato con l'appellativo "Maestro di Brunello" Sulle pareti laterali dell'arco si trovano due nicchie: in quella di sinistra è raffigurata la Madonna col Bambino e Santa Caterina d'Alessandria, mentre a destra si trova la Madonna tra San Sebastiano e San Rocco. Tra le due nicchie e l'arco sono invece rappresentati Santo Stefano e San Lucio che versa il latte a una povera. Il presbiterio è decorato con le figure dei Dottori della Chiesa, degli Evangelisti, degli Apostoli che tengono in mano il cartiglio del Credo, e dell'Annunciazione. La parete sinistra dell'aula si trovano la Madonna che adora il Bambino e la Madonna tra i Santi Bernardo e Antonio da Padova; accanto a un terzo affresco, la Madonna con bambino e Sant'Eufemia di Calcedonia tra Santa Barbara e San Nicola da Tolentino, si trova l'altare del Crocifisso, risalente al XVII secolo e realizzato in legno policromo dalle eremite del Sacro Monte di Varese. Qui si trovava l'affresco della Madonna del Latte, che nel 1831 fu strappato per essere posizionato sulla parete opposta e sostituito da un Cristo in croce. La Madonna del Latte faceva parte di un polittico attribuito in un documento del 1610 a Francesco de Tatti. Qui sono raffigurati San Rocco e San Sebastiano, l'Annunciazione e Dio Padre, mentre nella predella si trovano Visitazione, l'Adorazione dei pastori, la Fuga in Egitto e figure di Santi. Sulla parete destra si trova anche una vetrata raffigurante San Pasquale Bayron, realizzata dallo scultore Floriano Bodini e donata da Pasquale Macchi. Nel giardino adiacente alla chiesa è collocata una statua della Madonna della pietà, opera di Vincenzo Pizzolato. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Annunciata Verena Vanetti, Santa Maria Annunciata in Brunello, su varesefocus.it, VareseFocus, 1º novembre 2015. URL consultato il 23 ottobre 2018. Santa Maria Annunciata, su ilvaresotto.it. URL consultato il 23 ottobre 2018.