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Villa Cagnola

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Villa Cagnola Vista dall'Alto
Villa Cagnola Vista dall'Alto

Villa Perabò-Melzi-Cagnola, detta più semplicemente Villa Cagnola, è situata a Gazzada e ospita una considerevole collezione d’arte privata, che include numerose opere tra le quali svariati fondi oro e tavole di pittori toscani e veneti del Trecento e Quattrocento e lombardi del Quattro e Cinquecento. Non meno importanti risultano gli altri manufatti, acquistati nel tempo da Giuseppe, Carlo e Guido Cagnola: arazzi, placchette bronzee, maioliche e porcellane. Queste ultime costituiscono una delle più importanti collezioni private del territorio europeo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villa Cagnola (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Villa Cagnola
Via Guido Cagnola, Gazzada Schianno

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.778914 ° E 8.821442 °
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Indirizzo

Museo di Villa Cagnola

Via Guido Cagnola 17/19
21045 Gazzada Schianno
Lombardia, Italia
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Villa Cagnola Vista dall'Alto
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Luoghi vicini

Stazione di Gazzada-Schianno-Morazzone
Stazione di Gazzada-Schianno-Morazzone

La stazione di Gazzada Schianno-Morazzone è una fermata ferroviaria posta sulla ferrovia Gallarate-Varese, a servizio dei comuni di Gazzada Schianno e Morazzone. Fino al 1927 era denominata Gazzada-Morazzone. Il piano del ferro è costituito da due binari di corsa, serviti di banchine munite di sottopassaggio: Binario 1: fermano tutti i treni suburbani diretti a Varese; Binario 2: fermano tutti i treni suburbani diretti a Pioltello-Limito/Treviglio. Era presente un secondo binario, deviato, servito di banchina, dismesso in seguito a lavori di riqualificazione dell'impianto. Fino all'inizio degli anni 1990 era in funzione uno scalo merci, lato Varese, costituito da 2 binari di cui uno a raso e l'altro a servizio del magazzino merci e del piano caricatore con Gru di portata 6 tonnellate, successivamente disarmato, essendo cessato il servizio merci sulla linea. Erano altressì presenti altri due binari di scalo, posti all'altezza della radice scambi del secondo binario, lato Varese, a servizio del raccordo con la ditta Bianchi. Negli anni 2010, nell'ottica dei lavori di riqualifica degli impianti dell'intera linea (propedeutici alla realizzazione del tracciato Arcisate-Stabio) e volti all'eliminazione del Blocco Elettrico Manuale e al telecomando degli impianti, è stata attivata una nuova banchina dotata di ascensori e sottopasso (attivato il 15 dicembre 2013) sul sedime del terzo binario (precedentemente di linea) mentre il secondo binario è stato riattivato come binario di linea in posizione più esterna trasformando definitivamente l'impianto in fermata. L'impianto, originariamente presenziato da Dirigente di Movimento, in seguito alla soppressione di tutti i deviatoi, era presenziato da guardablocco. La stazione è servita dai treni del servizio ferroviario suburbano di Milano, linea S5 (Varese-Pioltello Limito-Treviglio), svolti da Trenord, nell'ambito di contratto stipulato con Regione Lombardia. La stazione è classificata da RFI nella categoria "Silver" e dispone di: Biglietteria automatica Sala di attesa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Gazzada-Schianno-Morazzone

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Buguggiate)
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Buguggiate)

L'oratorio di Santa Caterina d'Alessandria è un edificio quattrocentesco situato sul territorio del comune di Buguggiate, in provincia di Varese e arcidiocesi di Milano. L'oratorio ospita due cicli di affreschi risalenti al Cinquecento. Meglio conosciuto come "chiesina di Erbamolle", l'oratorio, dedicato a santa Caterina d'Alessandria vergine e martire, sorge a Buguggiate, nella frazione di Erbamolle: pendio che occupa il fianco nord-occidentale della collina di Montalbo al confine con Azzate e Brunello. L'edificio, la cui costruzione è anteriore al 1498, è composto da una navata a pianta rettangolare di 3,80 x 6,25 metri, coperta da un tetto a due spioventi, e un'abside con copertura a volta, anch'essa quadrangolare, di 2,75 x 3,70 metri. La sacrestia, il campaniletto insieme alla sopraelevazione delle murature d'ambito sono modifiche operate tra il XVII e il XVIII. Il lato nord all'interno dell'oratorio è interessato da una serie di affreschi, dei quali il primo da sinistra rappresenta san Vittore a cavallo, seguito da sant'Antonio abate, una Vergine col Bambino, santa Caterina (da cui l'oratorio prende il nome), oltre alle raffigurazioni di san Rocco e una santa monaca. La data 1504, dipinta sulla cornice del san Vittore a Cavallo, indica l'anno di produzione degli affreschi. Tutto il ciclo è attribuito alla mano di un unico autore anonimo. Nonostante manchino testimonianze scritte, tuttavia, la paternità degli affreschi è attribuita a Galdino da Varese e la sua scuola. L'attribuzione è resa possibile a partire dall'analisi comparata degli affreschi di Erbamolle con altre produzioni locali firmate da Galdino. In particolare il ciclo della chiesa di San Gottardo a Cannobio e, con ancora più evidenza, gli affreschi della chiesa di Santo Stefano al cimitero di Bizzozero: «Le bocche piccole e corrucciate, i menti tondi e prominenti, i capelli ad anelli, ma soprattutto colpisce quel modo netto e incisivo di segnare i contorni bloccando le figure e quell'insistenza nella decorazione, che sono tipici del pittore varesino o della sua bottega». La committenza di tutti gli affreschi della chiesina è attribuita alla nobile famiglia che fece edificare, inizialmente ad uso privato, l'intero edificio. Del ciclo, «primo a chi entra si presenta San Vittore a Cavallo», l'affresco dalle dimensioni più importanti. L'immagine di san Vittore, ritto sulle staffe, in armatura quattrocentesca, senz'armi, tiene con la destra uno stendardo bianco crociato di rosso cupo, simbolo della sua fedeltà al cristianesimo. Esce in parte dall'iconografia più classica, che lo vuole nell'atto di reggere la palma del martirio. Pur provenendo dalla Mauritania, Vittore è ritratto con la pelle bianca, caratteristica non certo unica nell'iconografia del martire sul territorio prealpino, basti pensare alle opere di fine seicento di Salvatore Bianchi nella basilica di San Vittore a Varese e nella volta della stessa basilica dipinta da Ghisolfi e Raghetti alcuni anni prima, o ancora, nell'affresco cinquecentesco del battistero varesino di San Giovanni. La figura è armonica e pulita, in essa Galdino riesce ad abbozzare dinamismo nell'elaborato stendardo crociato e nel cavallo, pur essendo quest'ultimo in una condizione di equilibrio impossibile, avendo entrambe le zampe sinistre alzate nel trotto e dal capo troppo piccolo. Il bianco del cavallo, inframezzato dalle bardature marroni, è il colore dominante dell'affresco, che prosegue nell'armatura e nella bandiera. Al centro dell'opera emergono invece i colori caldi del corsetto damascato ocra con rifiniture in marrone. Sul petto poi, spicca ancora una volta il bianco nel diadema a croce, la cui presenza è ritenuta inusuale. Lo sfondo è simile a quello di tutte le altre opere interne: privo di prospettiva, se non appena abbozzata nel muretto, e una cornice verde nella quale si apre una monocromia in tinta chiara. Gli affreschi della facciata si sono conservati con più difficoltà rispetto al ciclo interno. Complice la sopraelevazione delle murature d'ambito che ha lasciato gli affreschi esterni prive della protezione garantita dagli spioventi del tetto una volta che questo venne rialzato. Il degrado assai vistoso non solo degli affreschi ma dell'edificio stesso dettero il via a proposte di restauro, in particolare una del novembre 1989, vista e approvata dal Comitato promotore per il restauro di Santa Caterina in Erbamolle. I lavori ebbero tuttavia luogo nel 1996. Degli affreschi esterni sono rimaste solo le sagome dei personaggi, identificabili nell'iconografia grazie a fotografie. L'autore dell'intero ciclo è stato identificato, come per i lavori dell'interno, nello stesso Galdino; la data 1498 (non più leggibile) posta sull'architrave del portone ha suggerito l'anno di produzione del ciclo. L'affresco più vistoso raffigura san Cristoforo, di notevole dimensione rispetto agli altri, 320 x 95 centimetri. È raffigurato con il bastone in fiore e con il piccolo Gesù sulle spalle mentre gli afferra una ciocca di capelli. G. Bianchi, Varese e la sua Provincia, Varese, Carducci, 1981. A. Costabile, Vittore, Il Groppolo, 2003. G. Guglielmetti Villa, Affreschi del '400 nel territorio di Varese, Varese, Bramante, 1964. C. A. Lotti e A. Ferrari, L'oratorio di Erbamolle in territorio di Buguggiate, "La Prealpina", 16 dicembre 1965, 9. G. Lotti, Relazione sommaria sullo stato dell'Oratorio di S. Caterina di Erbamolle e proposte per interventi di restauro, 1989. G. Tettamanti, Galdino da Varese e il suo tempo, Varese, Itinerari, 1975. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

Schianno
Schianno

Schianno (S’ciànn in dialetto varesino) è una frazione parte del territorio comunale di Gazzada Schianno in provincia di Varese: si trova ad est del centro abitato, verso Lozza. Costituì un comune autonomo fino al 1927. Schianno è citato per la prima volta in un documento del 852 proveniente dal Monastero di Sant’Ambrogio di Milano e poi indicato come “Sgiano” negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano nel 1346. Schianno fu poi compreso nel feudo della Fraccia superiore di Varese prima dei Girami (1538), poi dei Visconti (1538), feudo donato nel 1647 ai Visconti Borromeo ed infine ereditato nel 1750 dai Visconti Borromeo Arese. Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 300 abitanti, nel 1786 Schianno entrò per un quinquennio a far parte nella Provincia di Gallarate poi divenuta Provincia di Varese. Alla proclamazione del Regno d'Italia napoleonico nel 1805 risultava avere 364 abitanti. Nel 1809 il municipio fu soppresso a seguito del decreto 4 novembre 1809 b), che lo aggregò all'allora comune di Bizzozero tornando in seguito autonomo nel 1816 con il Regno Lombardo-Veneto, al ritorno degli austriaci. L'abitato crebbe poi discretamente, tanto che nel 1853 risultò abitato da 589 anime, salite a 646 nel 1871, con un andamento positivo che continuò in tutta la seconda metà del XIX secolo, tanto che nel 1921 si registrarono 987 residenti. Nonostante ciò, però, nel 1927 il fascismo decise la definitiva soppressione del comune, unendolo a Gazzada, nel nuovo comune di Gazzada Schianno Lombardia Beni Culturali - Schianno, su lombardiabeniculturali.it.