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Bobbiate

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Bobbiate veduta
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Bobbiate (Bubiàa in dialetto varesotto) è un rione della città di Varese, comune autonomo fino al 1927. Confina a nord con Masnago, ad est con Casbeno, a sud con Schiranna e a ovest con Lissago. L'esistenza di un centro agricolo risale all'epoca preromana. La presenza in epoca imperiale romana è invece confermata da scritti che attestano la scoperta intorno al 1870 di due avelli di pietra contenenti scheletri e monete. In documenti risalenti al Medioevo comincia ad apparire la denominazione Bobiate o Bubiate per indicare la località. Agli inizi del XIV secolo risalgono le notizie relative ad una piccola chiesa dedicata a San Vittore, successivamente intitolata a San Grato, secondo la tradizione santo taumaturgo e difensore dai fulmini e dalle tempeste, propizio quindi per una società prevalentemente contadina. Tuttavia nel 1574 il cardinale San Carlo Borromeo decreta che Casbeno sia eretta parrocchia e che lì abbia la residenza il parroco. Bobbiate, a causa dell'esigua popolazione, si trova così a dipendere da Casbeno. Agli inizi del XVIII secolo, quando l'abitato aveva 130 residenti, risale l'edificazione da parte dei nobili Martignoni di una residenza estiva, ancora esistente in piazza Bossi e sempre allo stesso periodo la costruzione della villa in località Deserto. Molto precedentemente al congresso di Vienna risalgono le prime notizie del Comune di Bobbiate, che nel 1805 aveva 243 abitanti, e nel 1809 fu soppresso ed aggregato a Varese. Restaurato il comune dagli austriaci, al 1905 risale poi l'edificazione dell'odierno campanile. Nel frattempo la popolazione è cresciuta e così il 3 gennaio 1908 viene istituita la Parrocchia di Bobbiate, indipendente da Casbeno. Nell'agosto dello stesso anno comincia la costruzione dell'oratorio (ricostruito nel 1956 e successivamente ristrutturato nel 2000). Il 27 dicembre 1909 viene inaugurata la tramvia che collegava il paese a Varese. Al 1910 risale invece l'apertura dell'Asilo Infantile su volontà dei signori Macchi Zonda. Nel 1912 la vecchia chiesa viene ampliata e la facciata ricostruita. A memoria dei caduti della prima guerra mondiale è edificata intorno al 1920 la cappella esistente accanto alla chiesa. La piazza antistante la chiesa parrocchiale è intitolata all'avvocato e uomo politico Emilio Bossi, massone e anticlericale, pubblico sostenitore della non esistenza storica di Gesù Cristo. Nel 1927 il comune di Bobbiate viene soppresso ed aggregato a Varese, da poco eretta a capoluogo di provincia. Da località a carattere prettamente contadino quale era, a partire dagli anni cinquanta e sessanta inizia un processo di urbanizzazione che le fa assumere un profilo più residenziale. Nel 1962 ha inizio l'edificazione della nuova chiesa su progetto dell'architetto Bruno Ravasi. Sarà inaugurata la notte di Natale 1964. Al suo interno pannelli affrescati da Stefano Butera nell'1988 ripercorrono il pontificato di Giovanni Paolo II. All'esterno a destra sulla facciata invece si trova la Madonna del Lago ad opera del pittore Leo Spaventa Filippi. Bobbiate è nota per la presenza della Grotta della Madonnina, una grotta naturale simile a quella di Lourdes, scoperta da Emma Macchi Zonda nei boschi di sua proprietà e inaugurata il 16 luglio 1902, data ricordata ogni anno. In occasione della festa patronale di San Grato, la terza domenica di settembre, si disputa la tradizionale Corsa degli Asini di Bobbiate, nella quale si affrontano le varie corti del rione. Ogni corte è rappresentata da un asino e da un fantino appartenente alla stessa corte. La corsa si svolge sulla piazza intitolata a Emilio Bossi, antistante la Chiesa Parrocchiale. Le corti partecipanti sono: Barnabà (via Daverio, di fronte all'edicola) Barlasc (via Daverio) Caséla (via Macchi) Campanatt (in fondo a via Perla) Gualtin (via Zonda, incrocio con via Fermi) Desert (località il Deserto) Perla Bràm e Lumbard (via Colorni) Bighin (via Tallera) Ratit (via Novelli, via ferravilla e Nicodemi) Fra il 1909 e il 1950 Bobbiate ospitò un capolinea della rete tranviaria di Varese. Bobbiate nel tempo, Varese, 1976 Un secolo di parrocchia, Varese, 2008 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bobbiate

Estratto dall'articolo di Wikipedia Bobbiate (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Masnago
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Masnago (Masnàgh in dialetto varesotto) è un rione della città di Varese situato nella parte settentrionale. Fu comune autonomo fino al 1927, poi accorpato a Varese. Si stima che Masnago ospiti circa 8000 persone, dette masnaghesi. Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 500 abitanti, nel 1786 Masnago entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 597 abitanti. Nel 1809 il comune si allargò per l'annessione di Lissago e Casciago, ma nel 1812 si registrò la prima esperienza di unione con Varese su risultanza di un regio decreto di Napoleone, ma il Comune di Masnago fu poi ripristinato con il ritorno degli austriaci. L'abitato crebbe poi discretamente, tanto che nel 1853 risultò essere popolato da 896 anime, salite a 976 nel 1871. Una sensibile crescita demografica nella seconda metà del XIX secolo portò poi ai 1575 residenti del 1921. Fu quindi il fascismo a riproporre nel 1927 l'antico modello napoleonico, stabilendo la definitiva annessione a Varese. Chiesetta dell'Immacolata, eretta nel 1726, di essenziali forme barocchette. Castello Mantegazza-Panza, fatto costruire dai Castiglioni nel XV secolo, fu ampliato nel corso del XVI ed infine tra il XVIII ed il XIX. Nella porzione più antica si ritrovano ambienti di pregevole qualità architettonica, impreziositi da affreschi della scuola lombarda d'età tardo gotica o del gotico internazionale. Dimora primo-ottocentesca in stile eclettico, Villa Baragiola è inserita all'interno di un parco all'inglese che, un tempo, comprendeva un laghetto artificiale navigabile. Originariamente, la dimora ospitava una sala d'armi, una biblioteca, e un salone affacciato sul giardino tramite tre aperture. La villa fu ristrutturata nei primi anni trenta del Novecento e ancora nel decennio successivo, quando fu destinata a seminario arcivescovile di ordine religioso, intitolato a San Martino (1941). Passata al Comune di Varese nel 2001, oggi ospita una parte dei suoi uffici e il Museo Tattile Varese, mentre il parco è aperto al pubblico. Villa "al Nonaro" è il risultato di una ristrutturazione di una precedente dimora, già attestata nel 1621 come "Possessione del Nonée". Proprietà del banchiere milanese Lucio Zeni, la dimora fu da questi lasciata in eredità all'Ospedale dei Poveri di Varese (1621). Successivamente, la villa passò più volte di mano: dai luganesi Riva alla famiglia Stefanini (XIX secolo), da questi ultimi ai Frigerio-Bethlem e, infine, ai Tosi. Ai Frigerio-Bethlem si deve un ampliamento della struttura, che era già stata convertita in dimora signorile agli inizi del XVIII secolo. Nel corso del Novecento, ulteriori interventi curati dagli architetti Bagatti Valsecchi e Alemagna comportarono la realizzazione, nell'ala sud-occidentale della dimora, di un prospetto monumentale affacciato sul parco all'inglese della villa. Su quest'ala s'innesta il corpo di fabbrica più antico, impostato su un impianto a "L". I due corpi sono uniti tramite un piccolo scalone, ornato da un parapetto dalle forme Settecentesche. Il Palio di Masnago istituito nel 1979, venne creato per richiamare i masnaghesi alla tradizione paesana che, con l'espandersi della città di Varese, si stava perdendo. Infatti, nel rione, vi era l'usanza nella prima settimana di settembre, di portare in chiesa come offerta i prodotti della terra e della fatica dell'uomo, come ringraziamento a Dio. La prima idea del Palio fu presentata al consiglio pastorale nel febbraio del 1977. Solo due anni più tardi, con la creazione di comitato organizzatore, si disputò la prima edizione. Il comitato organizzatore decise di dividere il rione in sei contrade, che rappresentavano in effetti sei agglomerati che già portavano da tradizione secolare un proprio nome. Castello, zona limitrofa alla roccaforte che sovrasta la contrada stessa Belvedere, dalle cui case è possibile ammirare il bel vedere del Lago di Varese Faido San Maurizio Cantoreggio Paino Oltre alla scuola elementare "Locatelli" a Masnago sono presenti le seguenti scuole della città giardino: la scuola media Angelo Vidoletti, il Liceo scientifico Galileo Ferraris e il Liceo artistico Angelo Frattini. Masnago è il quartiere della città di Varese in cui sorgono lo Stadio Franco Ossola, sede delle partite interne del Varese; e il Palasport Lino Oldrini, che ospita le partite casalinghe della Pallacanestro Varese. Nel rione di Masnago ha sede, e svolge la propria attività sportiva dal 1968, la A.S.D. OR.MA. (ORatorio MAsnago). La società sportiva disputa campionati di calcio, pallavolo e pallacanestro. Le partite interne vengono disputate sul campo di calcio dell'Oratorio e nella palestra della scuola elementare "Locatelli", posti entrambi nel centro del rione. Fra il 1914 e il 1940 Masnago ospitò una fermata della tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV) e un capolinea della rete tranviaria di Varese, attivo fra il 1905 e il 1950. Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. Varese Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Masnago masnago.it. URL consultato il 5 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2009). Or.Ma. Calcio Masnago, su ormacalcio.blogspot.com.

Palace Hotel (Varese)
Palace Hotel (Varese)

Il Palace Grand Hotel (ex Kursaal) è un albergo situato a Varese sul colle Campigli, esempio di edilizia monumentale liberty. L'albergo fa parte dei Locali storici d'Italia. L'albergo fu progettato da Giuseppe Sommaruga nel 1911 e costruito in due anni. Il complesso (che inizialmente comprendeva una linea funicolare, un teatro, tiro al piattello, sale giochi e vari altri divertimenti) venne gravemente mutilato nella seconda guerra mondiale: alcune bombe destinate allo stabilimento Aermacchi, che sorgeva ai piedi del Colle Campigli, nell'aprile 1944, distrussero il complesso del Kursaal e la funicolare, lasciando intatta solo la stazione superiore di quest'ultima (adibita attualmente a bar estivo) e le fondazioni. L'albergo fu fortunatamente risparmiato e riprese la propria funzione originale di hotel. A differenza di altre strutture ricettive varesine (come il Grand Hotel Campo dei Fiori) il Palace non risentì eccessivamente della crisi turistica del secondo dopoguerra, riuscendo a proseguire l'attività. Al 2013 la gestione è affidata alla "Società Grandi Hotel", di proprietà della famiglia Castiglioni. Nel 2016 la proprietà della struttura è passata alla società milanese “finalba seconda s.p.a.” con la gestione alberghiera a carico della società “GHP”(finalba group). Oggi fa parte del gruppo alberghiero I Palazzi Hotels. Si accede all'albergo dalla centrale via Silvestro Sanvito, nel rione di Casbeno, mediante una strada a tornanti (via Luciano Manara) che si inerpica sul colle Campigli. Lungo la salita si nota un'anonima struttura semicircolare grigia di pietra: le fondamenta del già citato Kursaal, distrutto nel 1944 dal bombardamento della vicina Aermacchi. Durante la salita l'albergo rimane nascosto alla vista da una fitta pineta, rivelandosi solo una volta raggiunta la cima della collina. La struttura dell'albergo è sostanzialmente rimasta la stessa concepita dal Sommaruga nel 1911: un massiccio parallelepipedo, dalle mura color malta, senza intonaco, con una torre laterale, che gli conferiscono l'aspetto di un maniero. Alcune finestre sono dotate di balconi, le cui ringhiere sono opera di Alessandro Mazzucotelli, come del resto le grondaie del tetto e i lampioni nel parco circostante. Sul lato della torre, un'imponente colonnato coperto conduce alla vecchia stazione della funicolare. Si notano ancora le strutture della linea del vecchio trenino, distrutto anch'esso dalle bombe del 1944. Guida Touring Club Italiano, Varese e Provincia. Palacento 1913-2013, Maggioli Editore (collana Politecnica) Luigi Ambrosoli, Varese, storia millenaria, Macchione Editore. Funicolare del Kursaal Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palace Hotel Sito ufficiale, su varese.ipalazzihotels.com.

Castello di Masnago
Castello di Masnago

Il Castello di Masnago (detto anche "Castello Castiglioni-Mantegazza"), è una fortificazione medioevale, trasformata in villa dalla famiglia Castiglioni nel XV secolo, e abbellito con un importante ciclo di affreschi profani in stile gotico cortese. Sito su un'altura, in posizione dominante, all'interno del parco omonimo in via Cola di Rienzo 12, è oggi di proprietà del Comune di Varese e ospita il Museo Civico d'Arte Moderna e Contemporanea. L'attuale castello ha origine da una torre di avvistamento, risalente al XII secolo, ancor oggi esistente. Originariamente inserito nel sistema di fortificazioni facenti capo alla torre di Velate, il castello apparteneva in principio alla famiglia dei Marliani. A questi ultimi subentrarono i Castiglioni, che fecero erigere una villa attorno alla torre. Rielaborazioni architettoniche si registrarono nei secoli XVI e XVII. Nel Settecento il marchese Giuseppe Castiglioni e la moglie Paola Litta lo trasformarono in villa di delizia, aggiungendo l’ala ovest e il giardino all'italiana. La famiglia Castiglioni Stampa, cedette il castello nel 1934 al varesino Angelo Mantegazza, che nel 1937, durante alcuni lavori di ristrutturazione, scoprì il celebre ciclo di affreschi. Nel 1981 fu acquistato dal Comune di Varese, e dal 1995 è aperto al pubblico quale sede del Museo Civico d'Arte Moderna e Contemporanea, che ospita opere di autori come Giuseppe Pelizza da Volpedo, Fontana e Balla. Il castello si presenta con un'ala tardomedievale, alla quale sono annessi alcuni rustici e un corpo di fabbrica seicentesco con pianta ad "L". Le varie strutture sono disposte in modo tale da formare un cortile quadrangolare, aperto in corrispondenza dell'estremità nord-occidentale dello stesso cortile. Nel 1937 furono scoperti i due cicli di affreschi del pian terreno e del secondo piano, che costituiscono uno dei più importanti cicli pittorici profani del gotico cortese in Italia (XV secolo). L'autore ne resta ignoto; è stato accostato, per affinità, dai critici, agli affreschi di Jacquerio nel Castello di Fenis, e al Maestro dei Giochi Borromeo di Palazzo Borromeo a Milano. Un altro nome proposto dagli studiosi è quello di Bonifacio Bembo. La Sala degli Svaghi, collocata al piano terra, secondo la critica fu affrescata verso la metà del Quattrocento, quando il castello fu abitato da Maria Lampugnani, vedova di Giovanni Castiglioni. Presenta una serie di scene di vita cortese medioevale: la partenza per la caccia con il falcone la gita in barca di tre dame, intente a scambiarsi dei fiori la colazione sull'erba di un gruppo di gentiluomini la partita ai tarocchi di un gruppo di dame su una piccola imbarcazione; una dama intenta a suonare l'organo sotto una tenda riccamente decorata, che reca in cima gli stemmi delle famiglie Castiglioni e Lampugnani. La Sala dei Vizi e delle Virtù è collocata al piano superiore del Castello, le pareti sono rigorosamente scandite da pilastrini dipinti, che formano una serie di riquadri architettonici, ciascuno dei quali occupato da gruppi di tre figure allegoriche, due Vizi e una Virtù. Fra le figure identificate vi sono la "Liberalità" tra l'"Avarizia" e della "Prodigalità", che sperpera le sue monete; la "Castità", con la "Lussuria" e la "Vanità" che si guarda allo specchio, l'"Ira", l'"Umiltà", con "Superbia" e "Arroganza", la "Carità", tra l'"Ipocrisita" e l'"Invidia"; la "Sollecitudine", tra la "Pigrizia" e l'"Accidia"; la "Temperanza", tra "Gola" e "Maldicenza", la "Fede", con il calice, la "Speranza" con un'ancora. Quali fonti letterarie per il ciclo pittorico, che non ha immediati paralleli in nessun'altra opera, sono stati indicati da L'Acerba di Cecco d'Ascoli, all'ideale della virtù nel mezzo di derivazione aristotelica. Nella cappella privata del castello, decorata a motivi geometrici, è affrescata una piccola Crocefissione con santi. La collezione del museo comprende opere di pittura, scultura e grafica che vanno dal Cinquecento al Novecento, provenienti dal territorio lombardo. La provenienza comprende donazioni, fra cui spicca la donazione della collezione dei coniugi Luigi De Grandi e Amelia Bolchini oltre ad acquisti grazie anche al lavoro del celebre critico d'arte Giovanni Testori. Fra le opere più importanti vi sono: Giacomo Balla, Bambina con fiori, 1902 Renato Guttuso, Torre di Velate Tranquillo Cremona, Ritratto di Carlo Villa, 1871 Tranquillo Cremona, Tra i fiori, ritratti di bambini, 1871 Francesco Hayez, Tamar di Giuda, 1847 Pietro Antonio Magatti, La Vergine fa giungere il viatico a una devota del Santissimo Sacramento Giovanni Migliara, Capriccio architettonico, 1815-1825 Pier Francesco Mazzucchelli, detto Morazzone, Compianto sul Cristo morto Carlo Francesco Nuvolone, Strage degli Innocenti Eleuterio Pagliano, Il libro di preghiere, 1857-1858 Giulio Cesare Procaccini, Resurrezione di Cristo Daniele Ranzoni, Ritratto di Luigi Villa bambino, 1872-1873 Daniele Ranzoni, Ritratto di Margherita Villa bambina, 1872-1873 Girolamo Romanino, Arazzo del Giudizio di Salomone Vincenzo Vela, Girolamo Ghirlanda, busto in marmo del 1851 Sculture provenienti dal Sacro Monte di Varese, attribuite a Martino Retti Il castello è oggi circondato da un parco all'inglese, esteso per quasi tre ettari. Sono rimaste poche tracce dell'antico giardino settecentesco, di cui si conservano a testimonianza due leoni in pietra, simbolo dei Castiglioni, in cima ai pilastri d’ingresso. All'interno sono ospitate oltre cento differenti varietà di alberi e arbusti: nella parte inferiore del giardino troviamo distese di prati con latifoglie, invece nella parte alta faggi, ippocastani, querce, carpini e cedri. Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Angelo Contino, Castelli in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1982. G. Limido, Il ciclo dei vizi e delle virtù nel castello di Masnago, in Arte Cristiana, n. 73, 1985, pp. 385-404. Carlo Perogalli, Gli affreschi della Sala dei Vizi e delle Virtù nel «Castello» di Masnago, in Arte Lombarda, No. 80/81/82 (1-2-3), 1987, pp. 73-83. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castello di Masnago Castello Castiglioni Mantegazza - Varese (VA), su lombardiabeniculturali.it. Dame e cavalieri in costume quattrocentesco, su lombardiabeniculturali.it. Civico Museo d'Arte Moderna e Contemporanea - Castello di Masnago, su lombardiabeniculturali.it. CASTELLO DI MASNAGO E PARCO MANTEGAZZA, su natureurbane.it. URL consultato il 29 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2019).

Museo Tattile Varese

Il Museo Tattile Varese è un museo sito all'interno della Villa Baragiola in località Masnago a Varese, in Lombardia. Fondato nel 2011, ospita una collezione di modelli tattili di paesaggi, architetture, opere d'arte, reperti archeologici e pezzi di design. Il museo offre anche percorsi e installazioni multisensoriali. Il museo è stato pensato per permettere alle persone con disabilità visiva di poter conoscere luoghi, oggetti e opere d'arte, ma prevede anche percorsi bendati per utenti normovedenti. Il museo è nato nel 2011 per volere di Livia Cornaggia e dell'Istituto dei Ciechi di Milano. Il percorso di visita del museo è strutturato in cinque sezioni: particolari architettonici, storia dell'architettura, vie d'acqua e mulini, modelli geografici e paesaggistici, guide turistiche tridimensionali. Questa sezione comprende opere scultoree, pittoriche, architettoniche e infrastrutture con modelli che riproducono i diversi particolari architettonici, utili a identificare differenti stili architettonici. La sezione dedicata alla storia dell'architettura ospita modelli che riproducono chiese, monumenti e altri edifici rappresentativi di differenti periodi della storia dell'architettura, consentendo ai visitatori con disabilità visiva di conoscere le peculiarità degli elementi strutturali e architettonici di questi edifici. Il questa sezione viene illustrata una delle caratteristiche del territorio del Varesotto, ovvero la grande quantità di mulini e di corsi d'acqua. I modelli presenti in questa sezione permettono di comprendere la struttura di questi edifici, ma anche i meccanismi che consentono il funzionamento dei mulini ad acqua. Qui si trovano anche modelli che raccontano i corsi d'acqua naturali e artificiali del territorio. I modelli tattili di questa sezione descrivono l'orografia del terreno, la conformazione delle coste, la forma del corso di un fiume e altre caratteristiche naturali del paesaggio. Altri modelli permettono invece di conoscere il paesaggio antropico proponendo alcuni esempi quali un acquedotto, un ponte, uno svincolo autostradale, un viadotto, eccetera. La sezione dedicata alle guide turistiche tridimensionali ospita modelli tridimensionali che permettono di conoscere la pianta di alcune città turistiche italiane, al fine di facilitare la successiva visita delle stessa da parte di persone con disabilità visiva. Gli edifici più significativi e le strade principali presentano indicazioni in braille. Sito ufficiale, su museotattilevarese.it. Museo Tattile Varese, su beniculturali.it, Ministero della cultura.

Villa Baragiola
Villa Baragiola

La Villa Baragiola, detta anche Villa Baragiola Tedeschi o Villa Emma è una villa in stile eclettico eretta dal nobile comasco Andrea Baragiola De Bustelli con il nome di Villa Emma in omaggio alla moglie Emma Ronzini, a Masnago presso Varese. La villa fu edificata da Andrea Baragiola De Bustelli, noto per la costruzione del vicino ippodromo, a partire dal 1892, su proprietà appartenenti alla famiglia Baragiola De Bustelli, trasformando i fabbricati rustici in villa padronale e i fondi agricoli in parco paesaggistico. L’edificio presentava una pianta quadrata, con al centro il vano della scala intorno a cui si articolano vari ambienti: biblioteca, armeria, il salone d’onore, illuminato da una grande vetrata che affacciava vasto parco. Nel corso del Novecento, la villa divenne proprietà dapprima del banchiere Giacomo Tedeschi e, successivamente, fu trasformata nel Seminario arcivescovile della città, fino al 1991. A questo momento risalgono ulteriori modifiche all’edificio come la costruzione di un sopralzo e nel 1951 venne edificato il lungo edificio rettangolare che ospitava le aule dei seminaristi. Nel 1932 il Tedeschi fece costruire la dacia ungherese, Chalet in legno che svetta sul colle al centro del parco. Il vasto parco all’inglese, caratterizzato da rarità botaniche, berceaux, viali curvilinei e sinuosi con una lunga scalinata prospettica sul modello tardo-rinascimentale di Villa Cicogna a Bisuschio, e un lago artificiale da percorrere anche con barche, fu completamente snaturato a seguito del riadattamento a seminario. Oggi è aperto al pubblico. Notevole, al suo interno, la Sequoia gigante. Langè S. e Vitali F., Ville della provincia di Varese, MIlano, Rusconi, 1984, p. 443. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Baragiola