place

Villa Recalcati

Giardini di VaresePagine con mappeVille di VareseVoci con codice VIAFVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
Varese Villa Recalcati 0474
Varese Villa Recalcati 0474

Villa Recalcati è una villa di Varese, nel quartiere Casbeno, in Italia. Ospita la sede della Provincia di Varese e una delle due sedi della Prefettura di Varese.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villa Recalcati (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Villa Recalcati
Via Luigi Ghiringhelli, Varese Casbeno

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Numero di telefono Sito web Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Villa RecalcatiContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.816812 ° E 8.812398 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Prefettura di Varese

Via Luigi Ghiringhelli
21100 Varese, Casbeno
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

Numero di telefono

call+390332801111

Sito web
prefettura.it

linkVisita il sito web

Varese Villa Recalcati 0474
Varese Villa Recalcati 0474
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Palestra XXV Aprile
Palestra XXV Aprile

La palestra XXV Aprile è un'arena coperta ubicata nella città italiana di Varese, nel quartiere di Casbeno. Costruita nei tardi anni 1920, ha avuto nel corso della sua esistenza varie destinazioni d'utilizzo e vari usufruttuari. In epoca fascista la città di Varese (appena elevata a capoluogo di provincia) fu interessata da una vasta opera di rifacimento e miglioramento degli impianti sportivi ad uso pubblico. Nel quadro di tale operazione, nel 1928 l'amministrazione comunale commissionò all'ingegner Edoardo Flumiani il progetto di una monumentale palestra coperta polifunzionale a servizio degli studenti e della Società Ginnastica Varesina, entro la quale sarebbe stata anche ricavata la caserma dei vigili del fuoco. Per la costruzione il Comune mise a disposizione un terreno in viale delle Vittorie, presso il polo scolastico del rione di Casbeno. La gara d'appalto (per un costo stimato in 1.300.000 lire) si concluse il 20 giugno 1929 con l'aggiudicazione all'impresa De Grandi, di fatto quasi monopolista dei grandi lavori eseguiti in quegli anni a Varese; il cantiere iniziò nel giro di 9 giorni e si concluse entro l'anno con la consegna della Palestra della Gioventù del Littorio alla Società Ginnastica Varesina. L'edificio era imponente: la palestra consisteva nell'ampio salone del primo piano, lungo 40 metri, largo 17 e alto 16, accessibile da una grande terrazza; presso l'atrio d'ingresso era altresì ricavata una sala di lettura. Il pavimento era di linoleum; verso il fondo era stata ricavata una buca destinata a essere riempita con pula di riso, per accogliere gli esercizi di salto e sollevamento pesi. Sotto parte del salone, nel seminterrato, vennero ricavati due spogliatoi con servizi. Al livello stradale fu invece ricavata la caserma dei pompieri, dotata di autorimessa coperta per 10 mezzi, autofficina, corpo di guardia, sala riunione, uffici e un dormitorio da otto posti letto. Nel 1931 la palestra venne requisita dalla sezione cittadina dell'Opera nazionale balilla, che progettò (senza darvi seguito) di trasferirvi i suoi uffici e se ne avocò l'uso quasi esclusivo per tenervi assemblee, cerimonie e manifestazioni varie. Fin dai primi anni l'attività prevalente che si svolse nella palestra consistette in partite di pallacanestro (o palla al cesto, come veniva denominata originariamente). Nel 1945 viale delle Vittorie mutò odonimo in viale XXV Aprile: il cambiamento si riverberò anche sulla denominazione della palestra, i cui spazi vennero in tale periodo riorganizzati. Il grande campo del primo piano divenne stabilmente sede delle gare interne della neonata Pallacanestro Varese, mentre qualche anno dopo la caserma dei vigili del fuoco fu trasferita in via Stefano Legnani; i locali del pianterreno divennero poi uffici del Comune di Varese. Il maggior club cestistico varesino giocò alla palestra comunale fino ai primi anni 1960, conquistandovi i primi due scudetti della propria storia. Tali fortune fecero crescere il seguito attorno alla squadra: sempre più pubblico chiedeva di poter assistere alle gare interne, ma la palestra disponeva unicamente di piccole tribune posticce (costruite in tubi metallici e legno sopra l'ex buca degli esercizi di salto) e di strette balconate, potendo dunque accogliere, nella migliore delle ipotesi, soli 3200 spettatori, quasi tutti in piedi. In virtù di ciò nel 1964 la Pallacanestro Varese si trasferì al neo-costruito palasport Lino Oldrini di Masnago: l'anno dopo la palestra XXV Aprile venne dunque destinata ad uso delle vicine scuole medie e superiori (affinché vi svolgessero le attività di educazione fisica), di alcune società sportive dilettantistiche e in generale della cittadinanza varesina. Dalla caduta del fascismo (che l'aveva "battezzata" Palestra della Gioventù del Littorio e Palestra dell'Opera nazionale balilla) l'impianto non ha più avuto una denominazione ufficiale: comunemente noto come Palestra comunale, col passare dei decenni è stato altresì denominato con vari appellativi, quali Palestra dei pompieri, Palestra XXV Aprile e Casa dello sport. L'architettura della palestra è conforme ai canoni dell'edilizia monumentale d'epoca fascista, pur se con un certo eclettismo: ad un'impostazione complessivamente razionalista unisce infatti elementi decorativi d'impronta neoclassica. L'edificio è costruito in pietra intonacata; la pianta è rettangolare e simmetrica, sviluppandosi su 4 piani distribuiti su due livelli del terreno. La copertura, dalla sezione semicircolare, è retta internamente da capriate in calcestruzzo armato (con struttura portante a vista); il rivestimento esterno originario, in pannelli in fibrocemento, è stato asportato nel 2020. Il piano inferiore, rispondente su viale XXV Aprile, è protetto da un porticato a colonne, su cui superiormente è posta una balconata. Il corpo centrale del primo piano è scandito da otto colonne (quattro per facciata) entro le quali si aprono grandi vetrate ad arco; le due strutture laterali sono invece rette da sei semicolonne (tre per facciata) entro le quali si aprono ulteriori finestre rettangolari. Due iscrizioni in latino segnano le facciate principali: sul lato di via Guido Morselli appare la scritta Su viale XXV Aprile invece Internamente la palestra dispone di un campo centrale, una palestrina accessoria al secondo piano, tre spogliatoi indipendenti e alcuni locali di servizio adibiti a ufficio e magazzino: l'entrata è da via Guido Morselli, all'altezza del livello di terreno superiore. Il pianterreno, accessibile da viale XXV Aprile, ospita invece locali ad uso del comune di Varese. Nel 2000 la marca d'abbigliamento sportivo Adidas girò nella palestra una pubblicità televisiva rivolta al mercato di lingua italiana, con protagonista il celebre giocatore di basket Kobe Bryant. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palestra XXV Aprile Palestra XXV Aprile, su comune.varese.it. URL consultato il 10 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2018).

Palace Hotel (Varese)
Palace Hotel (Varese)

Il Palace Grand Hotel (ex Kursaal) è un albergo situato a Varese sul colle Campigli, esempio di edilizia monumentale liberty. L'albergo fa parte dei Locali storici d'Italia. L'albergo fu progettato da Giuseppe Sommaruga nel 1911 e costruito in due anni. Il complesso (che inizialmente comprendeva una linea funicolare, un teatro, tiro al piattello, sale giochi e vari altri divertimenti) venne gravemente mutilato nella seconda guerra mondiale: alcune bombe destinate allo stabilimento Aermacchi, che sorgeva ai piedi del Colle Campigli, nell'aprile 1944, distrussero il complesso del Kursaal e la funicolare, lasciando intatta solo la stazione superiore di quest'ultima (adibita attualmente a bar estivo) e le fondazioni. L'albergo fu fortunatamente risparmiato e riprese la propria funzione originale di hotel. A differenza di altre strutture ricettive varesine (come il Grand Hotel Campo dei Fiori) il Palace non risentì eccessivamente della crisi turistica del secondo dopoguerra, riuscendo a proseguire l'attività. Al 2013 la gestione è affidata alla "Società Grandi Hotel", di proprietà della famiglia Castiglioni. Nel 2016 la proprietà della struttura è passata alla società milanese “finalba seconda s.p.a.” con la gestione alberghiera a carico della società “GHP”(finalba group). Oggi fa parte del gruppo alberghiero I Palazzi Hotels. Si accede all'albergo dalla centrale via Silvestro Sanvito, nel rione di Casbeno, mediante una strada a tornanti (via Luciano Manara) che si inerpica sul colle Campigli. Lungo la salita si nota un'anonima struttura semicircolare grigia di pietra: le fondamenta del già citato Kursaal, distrutto nel 1944 dal bombardamento della vicina Aermacchi. Durante la salita l'albergo rimane nascosto alla vista da una fitta pineta, rivelandosi solo una volta raggiunta la cima della collina. La struttura dell'albergo è sostanzialmente rimasta la stessa concepita dal Sommaruga nel 1911: un massiccio parallelepipedo, dalle mura color malta, senza intonaco, con una torre laterale, che gli conferiscono l'aspetto di un maniero. Alcune finestre sono dotate di balconi, le cui ringhiere sono opera di Alessandro Mazzucotelli, come del resto le grondaie del tetto e i lampioni nel parco circostante. Sul lato della torre, un'imponente colonnato coperto conduce alla vecchia stazione della funicolare. Si notano ancora le strutture della linea del vecchio trenino, distrutto anch'esso dalle bombe del 1944. Guida Touring Club Italiano, Varese e Provincia. Palacento 1913-2013, Maggioli Editore (collana Politecnica) Luigi Ambrosoli, Varese, storia millenaria, Macchione Editore. Funicolare del Kursaal Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palace Hotel Sito ufficiale, su varese.ipalazzihotels.com.

Liceo classico Ernesto Cairoli
Liceo classico Ernesto Cairoli

Il liceo classico statale "Ernesto Cairoli" è una scuola di Varese. È il principale liceo classico, nonché una delle scuole più antiche della città lombarda. Gli studi classici nella città di Varese hanno radici antiche: la prima proposta d’istituire un corso scolastico di tale indirizzo venne dal prevosto cittadino nel 1588. Nel 1628, grazie a un cospicuo lascito testamentario concesso a beneficio dell'ospedale cittadino (con espressa clausola che servisse a finanziare l’istruzione di 15 ragazzi varesini in condizioni di povertà) fu creata la prima scuola, che però già nel 1669, a causa del repentino esaurimento dei fondi, non fu più in grado di sostenere la domanda di utenti che chiedevano di frequentarla: seppur con ridotte capacità, l’attività fu comunque portata avanti fino al 1853. Tale esperienza fu comunque la base da cui, nel 1908, venne istituito il Ginnasio, di durata quinquennale (abbinante i tre anni della scuola media più due), su iniziativa dell'amministrazione comunale varesina e della neocostituita Società del Collegio Civico, capeggiata dai fratelli Giulio ed Enrico Macchi, futuri patron dell'Aermacchi. Pareggiato ai programmi ministeriali nel 1909, dal 1911 si è stabilito nello stabile di via Dante Alighieri presso il Colle Campigli, alla congiunzione tra i quartieri di Casbeno e Brunella, un ex convento di Frati Cappuccini poi adattato a dimora privata col nome di Villa Quiete, che ne costituisce a tutto il Terzo millennio la sede centrale. Nel 1915 il Ginnasio ottiene la regificazione, entrando nel sistema d’istruzione pubblica. Tra il 1910 e il 1913 si aggiunge al Ginnasio il corso denominato Liceo, di durata triennale, che diverrà stabilmente parte dell'offerta formativa a partire dal 1917. Nello stesso anno l'istituto riceve l'intitolazione ad Ernesto Cairoli, patriota garibaldino di origini pavesi caduto in battaglia a Biumo Inferiore il 26 maggio 1859. Il Liceo ottiene il pareggiamento nel 1926, per poi essere unito in un'unica istituzione, denominata Regio Liceo-Ginnasio, a completa gestione statale, nel 1935. Il liceo classico Ernesto Cairoli ha sede dal 1911 in un vasto edificio di tre piani, localizzato sul colle Campigli che domina il rione varesino di Casbeno, e si estende su tre vie (via Dante Alighieri, via Guido Morselli e vicolo Luigi Russolo). La porzione di edificio che risponde su via Dante Alighieri e vicolo Russolo è la più antica: fu edificata nel 1689 a beneficio di una comunità di Frati Cappuccini, che ivi stabilirono il loro convento. Tale edificio fu poi espropriato nel 1797 dal governo della Repubblica Cisalpina e trasformato in una residenza privata, col nome di Villa Quiete, per poi divenire sede dell'istituto scolastico. In tale ala dell'edificio hanno sede tuttora (2024) la presidenza e gli uffici amministrativi. La struttura fu via via ampliata, soprattutto negli anni 1960, quando fu aggiunta una nuova ala, sita in via Morselli, contestualmente all'edificazione della nuova sede della scuola magistrale (divenuta Liceo delle Scienze Umane Alessandro Manzoni). L'ala di via Morselli è in parte condivisa con la Scuola Media Dante Alighieri, altro importante istituto scolastico varesino, la cui sede storica è sita tra questo stabile ed il predetto Liceo Manzoni. Tra il 1928 e il 1929, a poche centinaia di metri dall'intersezione di via Morselli e via XXV Aprile, fu edificata la monumentale Palestra XXV Aprile (già nota come Palestra della Gioventù del Littorio o Palestra dei Pompieri), in stile razionalista, di proprietà comunale, che dal 1965 è concessa in uso al Liceo Classico per lo svolgimento delle lezioni di educazione fisica e la pratica di attività sportive nel quadro dei Giochi Sportivi Studenteschi. L'istituto dispone di laboratori opportunamente attrezzati per lo studio di biologia, chimica, fisica, informatica, lingua straniera e cittadinanza e costituzione, oltre che di un terminale radioamatoriale attrezzato anche per la ricezione dei dati del satellite Meteosat e lo studio della propagazione delle onde elettromagnetiche. Il Liceo Cairoli è altresì l'unico liceo classico italiano cui il Ministero delle comunicazioni ha concesso un nominativo radioamatoriale (IK2TMC - Terminale Meteorologico Cairoli). La biblioteca, intitolata al professor Pio Foà, raccoglie circa 20.000 testi, di cui 1000 di antiquaria: tra i "pezzi" più pregiati figurano testi del XVI, XVII e XVIII secolo. Il catalogo completo è consultabile online. Dal 2003 il liceo ospita un coro a cappella composto da allievi dell'istituto con la direzione dei Maestri Alessandro Cadario e Raffaele Cifani. che ha ricevuto molteplici riconoscimenti e ha partecipato al Festival di Primavera di Montecatini Terme, evento organizzato annualmente da Feniarco, evento per il quale collabora con il coro del Liceo Scientifico varesino “Galileo Ferraris. Al 2013 l'ordinamento del liceo classico tradizionale è de facto scomparso dall'offerta formativa, sebbene la scuola sottolinei comunque il ruolo preponderante dello studio del greco antico e del latino «quali formidabili strumenti per l'interpretazione del reale». Nella fattispecie, tutte le sezioni prevedono l'insegnamento della lingua straniera (notabilmente l'inglese) fino all'esame di stato e via via anche un'ora supplementare di matematica, secondo i dettami del Piano Nazionale Informatica, e 1 ora supplementare di storia dell'Arte. Unica eccezione a queste ultime due caratteristiche è la sezione bilingue, nella quale all'insegnamento dell'inglese si aggiunge quello della lingua francese. Dal 2009 tale insegnamento, che si estende anche alla letteratura ed alla storia, è finalizzato al conseguimento di un diploma di maturità specifico, detto EsaBac (il nome deriva dalla contrazione di "esame di stato" e "baccalauréat", a significare la validità del titolo di studio in Italia così come in Francia). Dall'anno 2012 è altresì partita l'implementazione progressiva in tutte le aule della Lavagna Interattiva Multimediale. Una sezione pilota, denominata progetto Arché (dal termine greco αρχή che significa "inizio", “principio”), ha iniziato nello stesso anno la sperimentazione di nuovo modello didattico: ad ogni studente è concesso un notebook in comodato d'uso gratuito da usare nello studio, in parziale sostituzione dei libri; analoga "smaterializzazione" è riservata al registro di classe, che è solo elettronico. Per stimolare la collaborazione fra singoli, i banchi sono di forma esagonale ed accolgono 6 posti a sedere, ma possono all'occorrenza essere separati in postazioni singole. L'anno 2014, inoltre, ha dato inizio al progetto Erodoto. Le classi che partecipano a questo progetto, che presenta momenti di approfondimento e di esperienze laboratoriali focalizzate sulle forme della comunicazione, sviluppano capacità di analisi e comprensione della parola e dell'immagine; frequentando nel primo anno un corso di giornalismo e nel secondo uno di fotografia. Nel triennio il percorso continua in alternanza scuola-lavoro, con esperienze sempre legate alla comunicazione. Il nome di questo progetto deriva dall'autore greco Erodoto, ritenuto primo storico e quindi anche "prototipo" di giornalista. A partire da settembre 2018 il liceo ha avviato in qualità di progetto sperimentale il cosiddetto "liceo classico quadriennale", che prevede il compimento del percorso di studio in quattro anni al posto dei canonici cinque, mediante l’aggiunta di ore al comune curricolo settimanale, nonché dell’insegnamento della lingua tedesca. Dal 2022, dopo l'approvazione da parte del Consiglio d'Istituto, è altresì presente il Liceo dell'Economico Sociale con l'insegnamento della lingua tedesca. Nel 2006, in occasione del 70º anniversario dell'istituzione del Liceo-Ginnasio statale unificato, le Poste Italiane hanno emesso un francobollo celebrativo dell'avvenimento. Liceo classico Sito istituzionale, su liceoclassicovarese.edu.it.

Villa Craven di Seyssel d'Aix
Villa Craven di Seyssel d'Aix

Villa Craven di Seyssel d'Aix è un complesso settecentesco che sorge nel centro di Varese circondato dal parco privato più esteso della città, misurando 90.000 metri quadrati circa. La villa è opera dell’Architetto Giuseppe Antonio Bianchi che in Varese aveva elaborato solo due progetti: Villa Craven appunto e, quattro anni prima, il Palazzo Estense oggi Municipio di Varese. Il primo impianto della casa risale a metà del '600, come si evince dall'iscrizione su marmo ancora presente nella corte dietro la villa. A metà del '700 fu rimaneggiata dal Conte di Azzate Giulio Cesare Bossi che in seguito la vendette al Marchese di Siziano Antonio Molinari. Nel 1770 il Molinari diede l’incarico di riprogettare la villa nella forma in cui la conosciamo oggi all’Architetto Giuseppe Antonio Bianchi, che pochi anni prima, a un centinaio di metri di distanza da Villa Craven, aveva costruito Palazzo Estense. Negli ultimi anni del '700 il poeta Giuseppe Parini era spesso ospite del Conte Molinari a Villa Craven e quando nel 1790 vi incontrò la principessa Giuseppina Teresa, vedova di Vittorio Amedeo, principe di Savoia-Carignano, le dedicò il sonetto “La festa silvestre”. Nel 1870 (o 1860) la villa fu acquistata da Lord Walter Arthur Keppel Craven (1836-1894), un alto ufficiale della marina britannica imparentato con i reali inglesi. Era infatti figlio di Lord George Augustus Craven e di Georgina Smythe, nipote di Maria Anne Smythe, moglie morganatica del Re d'Inghilterra Giorgio IV. Inoltre i Craven erano discendenti diretti di Re Giacomo I d'Inghilterra. Il nonno di Lord Walter era William Craven, I conte di Craven, aiutante di campo di Re Giorgio III. La bisnonna di Lord Walter invece era Elisabeth Craven, principessa di Berkeley, che fece edificare la Villa Craven di Napoli, un grandioso palazzo nobiliare che sorge sulla collina di Posillipo. Lord Walter Craven, grande amante dell’Italia, aveva sposato la Contessa Elisa Oldofredi, figlia del Conte Ercole Oldofredi Tadini, Senatore del Regno d’Italia e della Marchesa Maria Terzi. Acquistata la dimora di Varese in precario stato di conservazione si dedicò ad una nuova impostazione del parco e al completo restauro della villa. Qui si stabilì con la moglie e insieme ai figli la abitò per tutta la vita. I tre fratelli Craven vivevano tutto l'anno a Varese, l'estate invece la passavano nella loro villa di Sulzano sul Lago d'Iseo. Nel 1956, alla morte dell'ultima di loro, essendo i tre fratelli senza figli, Villa Craven passò ai loro primi cugini Seyssel d'Aix, figli del Marchese Artem di Seyssel d’Aix di Sommariva Bosco e della Contessa Giulia Oldofredi Tadini. I loro nipoti ne sono ancora oggi proprietari. Nel 2020 le facciate vengono completamente restaurate mantenendo l'intonaco antico e riportando Villa Craven al suo aspetto e colore originale risalente al 1770. L'edificio principale della villa di quattro piani progettato dal Bianchi misura circa 1 800 m². Villa Craven si configura come una tipica villa di delizia dell’aristocrazia settecentesca con un impianto classico a pianta rettangolare con corpo scala centrale e privo di corte interna. Presenta un’austera facciata caratterizzata da quattro paraste e da un balcone posto sopra il portone centrale. Di elevato pregio architettonico sono anche le facciate intonacate a calce compositivamente classiche e simmetriche con lesene e decorazioni in pietra di viggiù. La villa presenta diversi elementi di particolare pregio architettonico come l’androne di ingresso, numerose sale con stucchi e decorazioni. Dall’androne, diviso da un arco sorretto da due colonne, parte lo scalone affrescato che conduce al piano nobile. Da qui si sviluppa su due piani il salone cinese progettato dal Bianchi, che deve il suo nome alla tappezzeria di carta e seta con scene di vita e paesaggi orientaleggianti, ancora perfettamente conservata. Questo salone richiama chiaramente la sala di Palazzo Estense di Varese costruito dal Bianchi per Francesco III d'Este. Questa la descrizione dello studioso di araldica Giacomo Bascapé: «La vera gemma della casa è il salone. Altissimo, esso abbraccia due piani, con due ordini di finestre; in alto corre su quattro lati una balconata di ferro di ottimo disegno; la volta è affrescata a temi architettonici di squisita fattura, dai colori freschi e brillanti, mentre il medaglione centrale ha motivi geometrici chiarissimi, sì che sembra molto alto. In un angolo della volta si legge: “Toscani pinx.1775”».. Nel 1985 Villa Craven viene dichiarata di "interesse particolarmente importante" ai sensi della legge del 1 giugno 1939 n. 1089 e, come tale, viene assoggetta al vincolo della soprintendenza. Fanno parte del complesso settecentesco di Villa Craven vari rustici un tempo adibiti a scuderie e ad abitazioni del personale di servizio che fino alla seconda guerra mondiale superava le 30 persone. Villa Craven è immersa, pur essendo in centro città, in una vasta proprietà che va dal colle Campigli sino ai confini del territorio di Masnago. Il parco all'inglese voluto da Lord Craven è completamente cintato e si estende per circa nove ettari tra boschetti, prati, e centinaia di alberi secolari tra cui faggi, sequoie, cedri, querce e castagni alcuni dei quali superano i 300 anni di età. Per forma e grandezza è notevolissimo il Fagus sylvatica purpurea accanto al giardino all'italiana. Vicino all'orto si trova invece un centenario Cephalotaxus harringtonii, molto raro in Europa. Il lato est della villa si affaccia sul giardino all’italiana progettato dal Bianchi, costituito da un parterre di prato all'inglese, circondato da una doppia siepe formale di bosso che racchiude sentieri in erba ornata da 48 sfere centenarie anch'esse di Buxus sempervirens. Fino alla seconda guerra mondiale tre ettari di parco erano adibiti a vigneto e frutteto. Nel parco la biodiversità floristica è notevolissima, si contano infatti più di 2000 varietà di specie botaniche. La fauna selvatica che vive indisturbata nel parco annovera numerose specie tra cui picchi, fagiani, starne, colombacci, astori, poiane, tassi e scoiattoli rossi. Da qualche anno anche una famiglia di volpi ha eletto i giardini di Villa Craven a propria dimora. M. Bertolone, Varese le sue castellanze e i suoi rioni, Arturo Faccioli Editore, Milano 1952, pp.59-60 G. C. Bascapè, Palazzi storici a Varese, Gramante Editrice, Milano 1963, pp.66-67 Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. P. Cottini, I giardini della città giardino, Edizioni Lativa, Varese 2004, pp. 54 -56 P. Macchione, Casbeno, i Casbenàt, il Circolo, Edizioni Macchione, Varese, 2015, pp. 47- 51 Dattiloscritto fornito dalla famiglia proprietaria Palazzo Estense William Craven, I conte di Craven Castello dei Seyssel d'Aix Giuseppe Antonio Bianchi Villa Craven Craven Cottage Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Craven di Seyssel d'Aix

Villa Mirabello (Varese)
Villa Mirabello (Varese)

Villa Mirabello è una villa situata a Varese, all'interno del complesso dei giardini del Palazzo Estense. La più antica attestazione di una dimora signorile in località Mirabello è del 1725, anno in cui Girolamo di Colloredo-Waldsee fu ospite dei proprietari di allora - la famiglia Gorla. Successivamente, la dimora passò dapprima nelle mani del Conte Gaetano Stampa di Soncino e, in seguito, in quelle della famiglia Taccioli (1838), la quale commissionò all'architetto Clericetti un importante intervento di ristrutturazioni. A Luigi Taccioli si deve, nel 1839, la costruzione di una scuderia. I lavori del Clericetti, comprensivi del rifacimento della cappella gentilizia, durarono fino al 1840 e conferirono alla villa un aspetto di dimora inglese con, in adiacenza, una serie di serre. Gli interventi comportarono inoltre la realizzazione di una torretta. Dopo essere passata ai marchesi Litta Modignani, dal 1948 (o 1949) la villa è proprietà dell'amministrazione comunale e oggi ospita il Museo civico archeologico e la Sezione Risorgimentale dei Musei Civici di Varese. Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Mirabello Musei Civici di Villa Mirabello e Risorgimento, su varesecultura.it, Varese Cultura. URL consultato il 1-2-2015 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2015).

Masnago
Masnago

Masnago (Masnàgh in dialetto varesotto) è un rione della città di Varese situato nella parte settentrionale. Fu comune autonomo fino al 1927, poi accorpato a Varese. Si stima che Masnago ospiti circa 8000 persone, dette masnaghesi. Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 500 abitanti, nel 1786 Masnago entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 597 abitanti. Nel 1809 il comune si allargò per l'annessione di Lissago e Casciago, ma nel 1812 si registrò la prima esperienza di unione con Varese su risultanza di un regio decreto di Napoleone, ma il Comune di Masnago fu poi ripristinato con il ritorno degli austriaci. L'abitato crebbe poi discretamente, tanto che nel 1853 risultò essere popolato da 896 anime, salite a 976 nel 1871. Una sensibile crescita demografica nella seconda metà del XIX secolo portò poi ai 1575 residenti del 1921. Fu quindi il fascismo a riproporre nel 1927 l'antico modello napoleonico, stabilendo la definitiva annessione a Varese. Chiesetta dell'Immacolata, eretta nel 1726, di essenziali forme barocchette. Castello Mantegazza-Panza, fatto costruire dai Castiglioni nel XV secolo, fu ampliato nel corso del XVI ed infine tra il XVIII ed il XIX. Nella porzione più antica si ritrovano ambienti di pregevole qualità architettonica, impreziositi da affreschi della scuola lombarda d'età tardo gotica o del gotico internazionale. Dimora primo-ottocentesca in stile eclettico, Villa Baragiola è inserita all'interno di un parco all'inglese che, un tempo, comprendeva un laghetto artificiale navigabile. Originariamente, la dimora ospitava una sala d'armi, una biblioteca, e un salone affacciato sul giardino tramite tre aperture. La villa fu ristrutturata nei primi anni trenta del Novecento e ancora nel decennio successivo, quando fu destinata a seminario arcivescovile di ordine religioso, intitolato a San Martino (1941). Passata al Comune di Varese nel 2001, oggi ospita una parte dei suoi uffici e il Museo Tattile Varese, mentre il parco è aperto al pubblico. Villa "al Nonaro" è il risultato di una ristrutturazione di una precedente dimora, già attestata nel 1621 come "Possessione del Nonée". Proprietà del banchiere milanese Lucio Zeni, la dimora fu da questi lasciata in eredità all'Ospedale dei Poveri di Varese (1621). Successivamente, la villa passò più volte di mano: dai luganesi Riva alla famiglia Stefanini (XIX secolo), da questi ultimi ai Frigerio-Bethlem e, infine, ai Tosi. Ai Frigerio-Bethlem si deve un ampliamento della struttura, che era già stata convertita in dimora signorile agli inizi del XVIII secolo. Nel corso del Novecento, ulteriori interventi curati dagli architetti Bagatti Valsecchi e Alemagna comportarono la realizzazione, nell'ala sud-occidentale della dimora, di un prospetto monumentale affacciato sul parco all'inglese della villa. Su quest'ala s'innesta il corpo di fabbrica più antico, impostato su un impianto a "L". I due corpi sono uniti tramite un piccolo scalone, ornato da un parapetto dalle forme Settecentesche. Il Palio di Masnago istituito nel 1979, venne creato per richiamare i masnaghesi alla tradizione paesana che, con l'espandersi della città di Varese, si stava perdendo. Infatti, nel rione, vi era l'usanza nella prima settimana di settembre, di portare in chiesa come offerta i prodotti della terra e della fatica dell'uomo, come ringraziamento a Dio. La prima idea del Palio fu presentata al consiglio pastorale nel febbraio del 1977. Solo due anni più tardi, con la creazione di comitato organizzatore, si disputò la prima edizione. Il comitato organizzatore decise di dividere il rione in sei contrade, che rappresentavano in effetti sei agglomerati che già portavano da tradizione secolare un proprio nome. Castello, zona limitrofa alla roccaforte che sovrasta la contrada stessa Belvedere, dalle cui case è possibile ammirare il bel vedere del Lago di Varese Faido San Maurizio Cantoreggio Paino Oltre alla scuola elementare "Locatelli" a Masnago sono presenti le seguenti scuole della città giardino: la scuola media Angelo Vidoletti, il Liceo scientifico Galileo Ferraris e il Liceo artistico Angelo Frattini. Masnago è il quartiere della città di Varese in cui sorgono lo Stadio Franco Ossola, sede delle partite interne del Varese; e il Palasport Lino Oldrini, che ospita le partite casalinghe della Pallacanestro Varese. Nel rione di Masnago ha sede, e svolge la propria attività sportiva dal 1968, la A.S.D. OR.MA. (ORatorio MAsnago). La società sportiva disputa campionati di calcio, pallavolo e pallacanestro. Le partite interne vengono disputate sul campo di calcio dell'Oratorio e nella palestra della scuola elementare "Locatelli", posti entrambi nel centro del rione. Fra il 1914 e il 1940 Masnago ospitò una fermata della tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV) e un capolinea della rete tranviaria di Varese, attivo fra il 1905 e il 1950. Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. Varese Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Masnago masnago.it. URL consultato il 5 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2009). Or.Ma. Calcio Masnago, su ormacalcio.blogspot.com.

Villa Torelli Mylius
Villa Torelli Mylius

Villa Torelli Mylius, comunemente nota solo come Villa Mylius, è una villa della città di Varese. Di proprietà del comune, l'ampio parco della villa è utilizzato come giardino pubblico. La costruzione dell'edificio risale al XVIII secolo. Nelle mappe catastali degli anni venti e trenta del Settecento la maggior parte del terreno sul quale sorge la villa apparteneva ai Padri Gesuiti di Varese, mentre il resto era ripartito fra le monache romite ambrosiane ed altri privati. Il terreno circostante, che in seguito sarebbe divenuto il parco della villa, era all'epoca una zona erbosa coltivata a vigneti e gelsi. Nel 1773 papa Clemente XIV soppresse la Compagnia di Gesù, i beni dei religiosi furono dunque espropriati e i loro terreni andarono al notabile Francesco Torelli, che nel 1808 commissionò una serie di interventi architettonici: gli edifici originali furono ampliati e il piano terra trasformato in una filanda. Nel 1905 Enea Torelli vendette la proprietà all'industriale del tessile Carlo Giorgio Mylius (titolare dell'azienda fondata dai fratelli Frederich ed Enrico Mylius). Fu il nuovo proprietario a rimodernare ad abbellire definitivamente l'edificio, trasformandolo in una villa di delizia. La trasformazione, commissionata ad Achille Majnoni d'Intignano, fu intrapresa a partire dal 1908. Alla morte di Carlo Giorgio Mylius la proprietà andò agli eredi, che la vendettero nel 1946 all'industriale Achille Cattaneo, il quale vi apportò ulteriori modifiche architettoniche, dando alla villa il suo aspetto finale. Nel dicembre del 2007 la Fondazione Cattaneo ha donato villa e parco al comune di Varese, che da allora l'ha trasformato in un parco pubblico intitolato ad Achille Cattaneo, come espressamente imposto all'atto della donazione. Situato ai piedi del Colle dei Miogni, il parco si estende su una superficie di 78.000 mq, di cui 64.750 mq verdi, e l'odierno giardino paesaggistico romantico è una ristrutturazione voluta da Mylius nei primi anni del 1900 su progetto del paesaggista milanese Marchese: vasti prati punteggiati di conifere esotiche e latifoglie mediterranee o ornamentali. Sulla sommità della collina alle spalle della villa è stata realizzata una piscina ad albero, risalente alla metà del 1900, in sostituzione dell'esistente, opera del paesaggista Pietro Porcinai. Il progetto della piscina risale al 1952 e quasi corrisponde al progetto attuale, che considera anche la piscina circolare interna in erba e il trampolino come un "pezzo unico", disegnato da Porcinai per la villa. Il progetto terminò il 30 maggio 1955, interessando l'assetto complessivo dell'area montuosa. A sud del parco, intorno agli anni '80, furono aggiunti campi sportivi e altri servizi che possiamo trovare ancora oggi. Il parco della villa ospita un nutrito gruppo di specie arboree, con alcuni esemplari che raggiungono dimensioni monumentali. Di seguito l'elenco delle specie più significative. Abete rosso Acero palmato Alloro Carpino bianco Castagno Cedro dell'Himalaya Cedro del Libano Cipresso di Lawson Cedro rosso del Giappone Faggio Farnia Mirto crespo Leccio Magnolia sempreverde Mirabolano porporino Pino domestico Pino silvestre Pino strobo Pioppo cipressino Pioppo euroamericano Platano ibrido Quercia da sughero Tasso Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968, pp. 332-333. Paolo Cottini, I Giardini della Città Giardino, Edizione Lativa, 2004. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Torelli Mylius