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Mascalucia

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Mascalucia Gonfalone
Mascalucia Gonfalone

Mascalucia (AFI: [maskaluˈʧi:a]; Mascalucìa in siciliano) è un comune italiano di 31 894 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. Situata nella parte meridionale dell'Etna, fino ai primi anni Settanta del XX secolo era un piccolo centro agricolo e di villeggiatura.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Mascalucia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Mascalucia
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Mascalucia Gonfalone
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Tremestieri Etneo
Tremestieri Etneo

Tremestieri Etneo (Ṭṛimmisteri in siciliano) è un comune italiano di 19 517 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. L'attuale territorio di Tremestieri Etneo, per le sue favorevoli condizioni ambientali e la centralità della sua posizione geografica, posta tra l'Etna e la città di Catania, è stato sede di nuclei abitati sin da tempi remoti. Di tale evenienza restano solo sparute tracce essendo state le altre, nella maggior parte, cancellate dai numerosi e ricorrenti eventi calamitosi, soprattutto di natura vulcanica e tellurica, che si sono abbattuti in ogni tempo sul territorio. Confermano tale tesi i pochi ma significativi reperti archeologici, casualmente rinvenuti nel territorio, costituiti da spezzoni di sepolcri di terracotta, lucerne, vasellame, monete e piccoli utensili in metallo o in pietra, riferentisi, per lo più, al periodo romano e bizantino e, più raramente, a quello ellenistico. Le prime citazioni scritte del toponimo "Tria Monasteria" si trovano in scritture pubbliche risalenti al periodo della dominazione normanna in Sicilia; la più antica è contenuta nel testo di un diploma del 1198, custodito nella biblioteca dei Benedettini di Catania. Frequenti sono stati i terremoti e le lave che sin dalla preistoria hanno sconvolto e distrutto il territorio e l'abitato di Tremestieri. Per la violenza e gli ingenti danni provocati si ricordano le lave del 122 a.C., del 1381 e del 1444 ed i terremoti del 1169, del 1693 e del 1818. Nonostante le frequenti e ripetute calamità dovute alle eruzioni, ai terremoti, alle micidiali epidemie ed alle ricorrenti avversità atmosferiche, alle quali seguivano spesso lunghi periodi di carestia, la piccola comunità di Tremestieri è sempre riuscita a risorgere ed a proliferare grazie alla indomita volontà di rinascita e allo spirito di attaccamento ai luoghi dei suoi abitanti perennemente corroborati da una radicata e profonda fede religiosa. La crescita e l'importanza assunta dalla comunità tremestierese è indirettamente comprovata dalla bolla papale, emanata nel 1446 da papa Eugenio IV, con la quale la chiesa " de tribus monasteriis", che da tempo accoglieva anche i fedeli delle contrade circonvicine, fu elevata alla dignità parrocchiale. Nei primi anni del XVII secolo l'abitato di Tremestieri contava una popolazione di oltre 1.200 persone e aveva ben sette chiese. Nel 1641 il casale di Tremestieri, essendo stato venduto al ricco mercante genovese Giovanni Andrea Massa, venne staccato dalla giurisdizione demaniale di Catania a cui apparteneva sin dal periodo aragonese ed acquistò una propria autonomia amministrativa, seppure alquanto condizionata da un anacronistico sistema di governo di tipo feudale. Nel 1817, per effetto della riforma amministrativa introdotta in Sicilia dalla restaurata monarchia borbonica, fu abolito il sistema feudale e Tremestieri divenne Comune. Le prime amministrazioni comunali, superando non poche difficoltà, soprattutto di ordine finanziario, riuscirono a realizzare un modesto programma di opere pubbliche volto, tra l'altro, a migliorare i collegamenti con i paesi confinanti ed alla costruzione del cimitero. Nel 1874 al toponimo Tremestieri, la cui etimologia sembra derivare dalla corruzione del latino "Tria Monasteria", venne aggiunto l'aggettivo "Etneo" per distinguerlo da una omonima località nei pressi della città di Messina. A partire dagli anni sessanta Tremestieri, (prima nella frazione Canalicchio, un'isola amministrativa posta a ridosso di Catania, e poi nel capoluogo e nella frazione Piano, distanti 9 chilometri circa dalla città), ha registrato un eccezionale sviluppo edilizio con conseguente aumento della popolazione da duemila abitanti degli anni cinquanta agli oltre 22.000 attuali. Il fenomeno è stato determinato dalla concomitanza di una serie di fattori socioeconomici, quali la espansione urbanistica della città di Catania e la crisi del settore agricolo che ha fatto definitivamente tracollare la tradizionale economia del paese basata originariamente sulla viticoltura ed olivicoltura e, negli ultimi anni, sulla agrumicoltura. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Chiesa madre di Santa Maria della Pace, risalente forse al XII secolo e ricostruita dopo il terremoto del 1693 Chiesa Santa Maria Immacolata (1630) Chiesa Sant'Antonio di Padova (prima metà del XVII secolo) Chiesa Santa Maria dell'Idria, esistente già dal XVII secolo Chiesa Sant'Antonio Abate, risalente al XVI secolo, non più esistente Chiesa Santa Maria dell'indirizzo, non più esistente Chiesa San Vito Martire, testimoniata già nel XVII secolo Chiesa Santa Maria delle Grazie, situata nella frazione Piano e risalente al XVII secolo Ville padronali ottocentesche lungo la via Etnea. Antichi palmenti Abitanti censiti Festa patronale della Madonna della Pace: domenica in albis e lunedì successivo Festa di Santa Barbara Vergine e Martire Presepe vivente (dal 1978 al 1999) Premio "Natale - Città di Tremestieri Etneo", concorso nazionale di poesia avviato nel 1989 Sagra dell'iris e dell'artigianato Le due frazioni più importanti di Tremestieri Etneo sono Canalicchio (isola amministrativa) e Piano. La produzione tipica locale consiste principalmente nei prodotti dell'agricoltura quali agrumi, olive e uva da mosto ed artigianali costituiti da ricami e prodotti in pietra lavica. Negli ultimi anni il settore edilizio ha subito un fortissimo impulso. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Il comune di Tremestieri Etneo fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.7 (Colline litoranee di Acireale). Nel campionato italiano di beach soccer milita dal 2012 in serie A il Canalicchio Catania Beach Soccer, rappresentante la frazione di Canalicchio. Sempre a Canalicchio, gioca l'A.S.D. Canalicchio, che milita nel campionato di seconda categoria. Tremestieri Etneo ha anche una squadra di volley femminile, la Messaggerie Orizzonte Tremestieri, che milita nel campionato nazionale di Serie B1. La squadra maschile di volley, Algoritmi Tremestieri, milita nel campionato nazionale di Serie B2. A Tremestieri Etneo gioca la squadra di pallanuoto maschile Muri Antichi, che milita in Serie B. Paesi etnei Area metropolitana di Catania Wikizionario contiene il lemma di dizionario «Tremestieri Etneo» Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tremestieri Etneo Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Tremestieri Etneo Sito ufficiale, su comune.tremestieri.ct.it.

Sant'Agata li Battiati
Sant'Agata li Battiati

Sant'Agata li Battiati (Sant'Àita li Vattiati in siciliano) è un comune italiano di 9 338 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. Sita a 263 m s.l.m., Sant'Agata li Battiati sorge sul declivio collinare a nord di Catania. Confina con il capoluogo e con i comuni di Gravina di Catania, San Giovanni la Punta e Tremestieri Etneo. Originariamente il nome del paese era solamente Li Battiati, poiché era l'unico luogo nella zona dove era possibile amministrare il sacramento del battesimo. Nel 1444 un'impetuosa colata lavica venne bloccata dal Velo miracoloso di Sant'Agata, portato durante la processione dal frate domenicano Pietro Geremia. Questo avvenimento portò i cittadini del luogo a omaggiare la Santa dando al paese il suo nome, diventando così Sant'Agata Li Battiati. Nel corso del tempo fu il possedimento di due nobili famiglie, i Massa e i Principi di Castelforte, per poi diventare comune autonomo nel XIX secolo. In ambito monumentale, di notevole interesse architettonico, sono la chiesa madre dedicata a san Lorenzo, la chiesa di Sant'Agata detta "Chiesa del Velo", eretta nel XV secolo, e la chiesa di San Michele Arcangelo che presentano splendidi affreschi seicenteschi. Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di giallo. Chiesa di Maria Santissima Annunziata Chiesa di San Michele Arcangelo Chiesa di San Tommaso Becket e Santi Martiri Inglesi (presso la Villa Sangiuliano dei Paternò, di fronte alla Timpa della Leucatia): parrocchia gesuitica Chiesa di Sant'Antonio Abate (cappella del cimitero) Chiesa di Santa Maria delle Grazie (cappella Valenti) Cappella del Velo di Sant'Agata. Via Umberto: è l'arteria principale del paese, che nasce dalla confluenza di via Giovanni Corsaro e via Barriera del Bosco appena sopra la tangenziale di Catania; all'altezza della chiesa di San Michele Arcangelo, attraversa piazza Guglielmo Marconi per poi proseguire fino alla chiesa di Maria Santissima Annunziata, da cui parte un bivio (via Scala di Betta ad ovest e via Roma ad est). Via Scala di Betta, già via Trieste: si tratta di una delle vie del centro storico cittadino; essa parte come traversa di via Umberto e conserva le caratteristiche del primo impianto urbanistico (XVII secolo). Parco Paternò del Toscano, in via Roma: esempio di paesaggismo d'iniziativa privata con un giardino che a partire dagli anni '60 del XX secolo ha racchiuso ben 42 varietà di palme, oltre a piante mediterranee e subtropicali, numerose piante autoctone. Nel 1993 la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania lo ha riconosciuto di particolare interesse naturalistico e ambientale con l'apposizione del vincolo ai sensi della legislazione di tutela delle cose di interesse storico-artistico. Abitanti censiti La rivista I Siciliani, dove ebbe sede (1983) la direzione, la redazione e l'amministrazione del mensile di politica, attualità e cultura edito dalla cooperativa giornalistica "Radar". Radio Voce della Speranza. Teletna, dal 1976 al 1983. Le celebrazioni patronali si svolgono nel mese di agosto e sono dedicate al santo martire e diacono romano Lorenzo. La sera del 9 agosto si celebrano nella chiesa madre i vespri solenni. Un evento particolare legato al santo è sicuramente l'asta che i cittadini di Battiati organizzano nella serata della vigilia della festa nel tentativo di raccogliere offerte per i poveri. Secondo la tradizione san Lorenzo è stato scelto come patrono di questa comunità in onore al giudice Lorenzo D'Arcangelo, che per devozione verso sant'Agata fece erigere un tempio dedicato alla santa catanese, la cosiddetta Cappella del Velo, sul posto, in cui nel 1444 la reliquia del velo di sant'Agata fece fermare la lava, che minacciava la comunità. Il mattino del 10 agosto, giorno che la Chiesa dedica al martirio del santo, bruciato sulla graticola, il suono delle campane e lo sparo dei colpi a mortaio annunciano la solenne festività. Alle 9 nella chiesa madre Maria Santissima Annunziata avviene uno dei momenti più toccanti delle celebrazioni: "La svelata del santo" che, per mezzo di un ascensore collocato dietro l'altare maggiore, viene pian piano innalzato al canto dell'inno, tra il tripudio dei fedeli. Segue la celebrazione eucaristica presieduta dall'arcivescovo metropolita di Catania o da un alto prelato alla presenza delle autorità cittadine. Altro momento importante delle celebrazioni è custodito dalla Processione per le vie del paese. Intorno alle 20:15 il simulacro del santo (portato a braccia) e la reliquia vengono collocati sul fercolo, detto vara, tra lo sparo dei fuochi d'artificio, lo scampanio e il lancio di carte multicolori. Inizia così il giro attraverso il paese. Prima tappa la via Roma sino alla chiesa del Velo di Sant'Agata, per una sosta di preghiera molto sentita a ricordo del miracolo che nel 1444 salvò la cittadina dalla furia del magma incandescente. Un'altra sosta nella zona del cimitero per una preghiera ai fratelli defunti. La processione prosegue per via Garibaldi e l'antica via Scala di Betta (già via Trieste), che conserva le caratteristiche dell'impianto urbanistico del XVII secolo. La processione accompagnata dalla banda musicale raggiunge via Umberto (principale arteria cittadina) sino a piazza Marconi dove si trova la chiesa di San Michele Arcangelo all'estremità sud del paese. Questa, che è anche detta Chiesa della Grazia, è localizzata in quella che anticamente era la contrada dei "Murabito", nobile famiglia di queste zone. Intorno alle 23.00 il fercolo, passando per via Antonino di Sangiuliano, raggiunge via Bellini e piazza Vittorio Veneto per poi fare rientro nella chiesa madre. Uno spettacolo piromusicale sulla facciata della chiesa madre saluterà l'arrivo del patrono, che poi verrà collocato nella sua cappella al canto dell'inno e dopo la solenne benedizione, che conclude la giornata. Linee AST Servizio gratuito navetta di Battiati (PAM) Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Cappeln, dal 1985 Il comune di Sant'Agata li Battiati fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.8 (Piana di Catania) e patto territoriale "Sud Etneo". Area metropolitana di Catania Paesi etnei Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sant'Agata li Battiati Sito ufficiale, su comune.sant-agata-li-battiati.ct.it.

San Pietro Clarenza
San Pietro Clarenza

San Pietro Clarenza (Santu Petru Clarenza in siciliano) è un comune italiano di 8 268 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. L'etimologia del nome è determinata dalla devozione e dal culto che gli abitanti avevano per San Pietro. Il vescovo Marco Antonio Gussio nel 1650-1660 censì sei chiese; fra queste c'era quella di San Pietro (la Maggiore o Chiesa Madre), distrutta dalla colata lavica del 1669, da cui il sobborgo prese il nome. Successivamente fu aggiunto il nome della famiglia dei Chiarenza o Clarenza, feudatari locali. Le origini di San Pietro Clarenza possono farsi risalire ai primi secoli del medioevo, in coincidenza con l'arrivo degli arabi. Le prime testimonianze della più antica esistenza del casale sono fornite da una iscrizione latina sul portale della Chiesa di Santa Caterina, risalente al 1316, e da un'ulteriore iscrizione sulla campana nella Chiesa Madre dedicata a San Pietro (oggi nella Chiesa della Madonna delle Grazie), del 1606. I primi documenti storici risalgono invece al 1646, quando Filippo IV ordinò al viceré di "rinunciare ai privilegi ed ai diritti" sui casali dell'Etna. Il Casale di San Pietro, tramite il duca di Aci Castello, Giovanni Andrea Massa, fu rivenduto ad Antonio Rejtano, divenuto Principe di San Pietro nel 1648. Egli morì nel 1674 e nel testamento nominò erede usufruttuaria la moglie, Felicia Alberti, e proprietaria la figlia Domenica, quest'ultima sposò Francesco Petrasanta che si investì, come marito e donatario, del titolo di Principe di San Pietro nel 1683, da questa unione nacque Egidio che fu investito del titolo nel 1744. Da un atto di vendita del 1769 si sa che il casale venne poi venduto a Giuseppe Mario Clarenza, un nobile catanese che, seguendo una consuetudine in vigore a quei tempi, aggiunse il proprio cognome a quello della terra acquistata, che da allora assunse la denominazione di San Pietro Clarenza. Dopo aver acquistato il casale il Clarenza non costruì alcuna dimora gentilizia, in quanto non dimorò ne vi sostò per il periodo estivo. Tutti i componenti della famiglia abitarono in un maestoso palazzo situato nei pressi di Piazza Bellini a Catania, precisamente nell'attuale via Michele Rapisardi, sul cui frontone è ancora visibile lo stemma gentilizio. Come quasi tutti i nobili egli preferì abitare in città ove svolgeva una vita più comoda e brillante. Nessuno dei discendenti della famiglia Clarenza si curò dei casali sparsi nei loro feudi, preferendo trascorrere la villeggiatura nel paese di San Gregorio, ove edificarono una grande dimora con giardini all'interno, in cui si stabilirono definitivamente solo quando vendettero il palazzo di Catania. Anche San Pietro Clarenza, così come altri del versante sud dell'Etna, venne interessato dall'eruzione del 1669, che distrusse 15 casali e parte di Catania. L'evento catastrofico interessò l'intero quartiere di Sant'Antonio fino a distruggere la Chiesa Maggiore, definita da Carlo Mancino "grande e bellissima". Sulla piazza della Vittoria si affaccia il Caseggiato Mannino, l'edificio più antico di San Pietro Clarenza. È una spaziosa costruzione comprendente 14 stanze, un grande salone ed un cortile con una caratteristica cisterna. Sembra che questo caseggiato sia stato di proprietà dei Clarenza. Nessuna testimonianza storica lo può dimostrare con certezza ma, dall'esame di antichi documenti comunali, risulta che nel 1816, gli eredi del Principe Giuseppe Clarenza erano titolari di una rendita annua relativa ad alcuni locali siti nel caseggiato della piazza centrale, un tempo adibiti a carcere comunale, è dunque possibile che si tratti proprio del caseggiato Mannino. Questi locali furono in seguito acquistati dai Mannino, una nobile famiglia catanese di proprietari terrieri. Colui che vi abitò fu il Cavaliere Antonio Mannino, che rimase scapolo e visse sempre da solo. I paesani lo ricordano perché intorno agli anni 50 divenne sindaco, anche se per poco. Egli visse in questo caseggiato per molto tempo, fino al momento in cui le nipoti non ne reclamarono la proprietà, poiché in realtà questa costruzione apparteneva al fratello del Cavaliere, che fine a quel momento gli aveva permesso di soggiornarvi. Il Cavaliere si trasferì nel luogo ove oggi sorge la sede comunale, un tempo di sua proprietà. Durante il suo soggiorno, egli permise che si svolgesse un duello nei maestosi saloni della sua residenza. L'evento, com'è facile immaginare, fu motivo di molte discussioni e curiosità tra gli abitanti del paese. La causa del duello è purtroppo sconosciuta, l'unica cosa nota è che uno dei padrini fu l'avvocato Panzera, ormai deceduto da tempo. Nel 1779 i territori dell'attuale comune di San Pietro Clarenza vennero acquisiti dal nobile catanese Giuseppe Mario Clarenza o Chiarenza. Egli faceva parte di una nobile famiglia di origine greca ed era titolare di uno stemma con lo sfondo d'argento raffigurante un braccio armato tendente una spada ed accompagnato a destra da una cometa e a sinistra da due stelle a sei raggi, il tutto di colore rosso. Quando venne acquistato il Casale, seguendo una consuetudine in vigore a quei tempi, e cioè che il compratore dava il proprio cognome alla terra acquistata, Giuseppe Mario Clarenza, aggiunse al nome di San Pietro, il proprio cognome per cui il Casale venne da allora chiamato San Pietro Clarenza. La torre pare fosse usata come vedetta perché era il punto più alto del feudo dei Clarenza. Abitanti censiti Nel paese viene celebrata la vergine e martire Caterina d'Alessandria con una festa molto significativa per i paesani. Molto sentiti sono anche i culti dedicati alla Madonna delle Grazie, a San Giuseppe e a San Gaetano. A San Pietro Clarenza si trova una Scuola di Formazione della Polizia Penitenziaria. È una cittadina ad attività agricola, con una cospicua produzione di agrumi, olio di oliva, vino, frutta; vanta un'apprezzata produzione artigianale di ricamo. Il paese è raggiungibile tramite viabilità urbana ed extra urbana attraverso strade provinciali e di collegamento con i comuni limitrofi. Il paese è servito da due linee di autobus fornite da Amts (556) e Ast che lo collegano alla città e ad alcuni comuni limitrofi. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Area metropolitana di Catania Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Pietro Clarenza Galleria fotografica , su siciliafotografica.it.