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Gravina di Catania

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Parco comunale
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Gravina di Catania (AFI: [graˈviːna/di:/kaˈtaːnja/]; Prachi in siciliano) è un comune italiano di 25 218 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. Situata nella parte meridionale del vulcano Etna, dista 9 km da Catania, capoluogo di provincia, e 214 km da Palermo, capoluogo di regione. Fino alla seconda metà del XVII secolo, fu un antico casale catanese con il nome di Plachi, e trae il nome dal casato nobiliare dei Gravina, che la possedette dal 1645, e con la quale divenne principato. Centro di piccole dimensioni e dedito all'agricoltura, fino ai primi anni sessanta del XX secolo, nei decenni successivi grazie all'imponente flusso migratorio di famiglie provenienti da altri comuni, in particolar modo da Catania, ha assunto le caratteristiche strutturali di un centro urbano. È il secondo comune siciliano con la più alta densità abitativa.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Gravina di Catania (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Gravina di Catania
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Tremestieri Etneo
Tremestieri Etneo

Tremestieri Etneo (Ṭṛimmisteri in siciliano) è un comune italiano di 19 517 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. L'attuale territorio di Tremestieri Etneo, per le sue favorevoli condizioni ambientali e la centralità della sua posizione geografica, posta tra l'Etna e la città di Catania, è stato sede di nuclei abitati sin da tempi remoti. Di tale evenienza restano solo sparute tracce essendo state le altre, nella maggior parte, cancellate dai numerosi e ricorrenti eventi calamitosi, soprattutto di natura vulcanica e tellurica, che si sono abbattuti in ogni tempo sul territorio. Confermano tale tesi i pochi ma significativi reperti archeologici, casualmente rinvenuti nel territorio, costituiti da spezzoni di sepolcri di terracotta, lucerne, vasellame, monete e piccoli utensili in metallo o in pietra, riferentisi, per lo più, al periodo romano e bizantino e, più raramente, a quello ellenistico. Le prime citazioni scritte del toponimo "Tria Monasteria" si trovano in scritture pubbliche risalenti al periodo della dominazione normanna in Sicilia; la più antica è contenuta nel testo di un diploma del 1198, custodito nella biblioteca dei Benedettini di Catania. Frequenti sono stati i terremoti e le lave che sin dalla preistoria hanno sconvolto e distrutto il territorio e l'abitato di Tremestieri. Per la violenza e gli ingenti danni provocati si ricordano le lave del 122 a.C., del 1381 e del 1444 ed i terremoti del 1169, del 1693 e del 1818. Nonostante le frequenti e ripetute calamità dovute alle eruzioni, ai terremoti, alle micidiali epidemie ed alle ricorrenti avversità atmosferiche, alle quali seguivano spesso lunghi periodi di carestia, la piccola comunità di Tremestieri è sempre riuscita a risorgere ed a proliferare grazie alla indomita volontà di rinascita e allo spirito di attaccamento ai luoghi dei suoi abitanti perennemente corroborati da una radicata e profonda fede religiosa. La crescita e l'importanza assunta dalla comunità tremestierese è indirettamente comprovata dalla bolla papale, emanata nel 1446 da papa Eugenio IV, con la quale la chiesa " de tribus monasteriis", che da tempo accoglieva anche i fedeli delle contrade circonvicine, fu elevata alla dignità parrocchiale. Nei primi anni del XVII secolo l'abitato di Tremestieri contava una popolazione di oltre 1.200 persone e aveva ben sette chiese. Nel 1641 il casale di Tremestieri, essendo stato venduto al ricco mercante genovese Giovanni Andrea Massa, venne staccato dalla giurisdizione demaniale di Catania a cui apparteneva sin dal periodo aragonese ed acquistò una propria autonomia amministrativa, seppure alquanto condizionata da un anacronistico sistema di governo di tipo feudale. Nel 1817, per effetto della riforma amministrativa introdotta in Sicilia dalla restaurata monarchia borbonica, fu abolito il sistema feudale e Tremestieri divenne Comune. Le prime amministrazioni comunali, superando non poche difficoltà, soprattutto di ordine finanziario, riuscirono a realizzare un modesto programma di opere pubbliche volto, tra l'altro, a migliorare i collegamenti con i paesi confinanti ed alla costruzione del cimitero. Nel 1874 al toponimo Tremestieri, la cui etimologia sembra derivare dalla corruzione del latino "Tria Monasteria", venne aggiunto l'aggettivo "Etneo" per distinguerlo da una omonima località nei pressi della città di Messina. A partire dagli anni sessanta Tremestieri, (prima nella frazione Canalicchio, un'isola amministrativa posta a ridosso di Catania, e poi nel capoluogo e nella frazione Piano, distanti 9 chilometri circa dalla città), ha registrato un eccezionale sviluppo edilizio con conseguente aumento della popolazione da duemila abitanti degli anni cinquanta agli oltre 22.000 attuali. Il fenomeno è stato determinato dalla concomitanza di una serie di fattori socioeconomici, quali la espansione urbanistica della città di Catania e la crisi del settore agricolo che ha fatto definitivamente tracollare la tradizionale economia del paese basata originariamente sulla viticoltura ed olivicoltura e, negli ultimi anni, sulla agrumicoltura. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Chiesa madre di Santa Maria della Pace, risalente forse al XII secolo e ricostruita dopo il terremoto del 1693 Chiesa Santa Maria Immacolata (1630) Chiesa Sant'Antonio di Padova (prima metà del XVII secolo) Chiesa Santa Maria dell'Idria, esistente già dal XVII secolo Chiesa Sant'Antonio Abate, risalente al XVI secolo, non più esistente Chiesa Santa Maria dell'indirizzo, non più esistente Chiesa San Vito Martire, testimoniata già nel XVII secolo Chiesa Santa Maria delle Grazie, situata nella frazione Piano e risalente al XVII secolo Ville padronali ottocentesche lungo la via Etnea. Antichi palmenti Abitanti censiti Festa patronale della Madonna della Pace: domenica in albis e lunedì successivo Festa di Santa Barbara Vergine e Martire Presepe vivente (dal 1978 al 1999) Premio "Natale - Città di Tremestieri Etneo", concorso nazionale di poesia avviato nel 1989 Sagra dell'iris e dell'artigianato Le due frazioni più importanti di Tremestieri Etneo sono Canalicchio (isola amministrativa) e Piano. La produzione tipica locale consiste principalmente nei prodotti dell'agricoltura quali agrumi, olive e uva da mosto ed artigianali costituiti da ricami e prodotti in pietra lavica. Negli ultimi anni il settore edilizio ha subito un fortissimo impulso. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Il comune di Tremestieri Etneo fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.7 (Colline litoranee di Acireale). Nel campionato italiano di beach soccer milita dal 2012 in serie A il Canalicchio Catania Beach Soccer, rappresentante la frazione di Canalicchio. Sempre a Canalicchio, gioca l'A.S.D. Canalicchio, che milita nel campionato di seconda categoria. Tremestieri Etneo ha anche una squadra di volley femminile, la Messaggerie Orizzonte Tremestieri, che milita nel campionato nazionale di Serie B1. La squadra maschile di volley, Algoritmi Tremestieri, milita nel campionato nazionale di Serie B2. A Tremestieri Etneo gioca la squadra di pallanuoto maschile Muri Antichi, che milita in Serie B. Paesi etnei Area metropolitana di Catania Wikizionario contiene il lemma di dizionario «Tremestieri Etneo» Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tremestieri Etneo Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Tremestieri Etneo Sito ufficiale, su comune.tremestieri.ct.it.

Sant'Agata li Battiati
Sant'Agata li Battiati

Sant'Agata li Battiati (Sant'Àita li Vattiati in siciliano) è un comune italiano di 9 338 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. Sita a 263 m s.l.m., Sant'Agata li Battiati sorge sul declivio collinare a nord di Catania. Confina con il capoluogo e con i comuni di Gravina di Catania, San Giovanni la Punta e Tremestieri Etneo. Originariamente il nome del paese era solamente Li Battiati, poiché era l'unico luogo nella zona dove era possibile amministrare il sacramento del battesimo. Nel 1444 un'impetuosa colata lavica venne bloccata dal Velo miracoloso di Sant'Agata, portato durante la processione dal frate domenicano Pietro Geremia. Questo avvenimento portò i cittadini del luogo a omaggiare la Santa dando al paese il suo nome, diventando così Sant'Agata Li Battiati. Nel corso del tempo fu il possedimento di due nobili famiglie, i Massa e i Principi di Castelforte, per poi diventare comune autonomo nel XIX secolo. In ambito monumentale, di notevole interesse architettonico, sono la chiesa madre dedicata a san Lorenzo, la chiesa di Sant'Agata detta "Chiesa del Velo", eretta nel XV secolo, e la chiesa di San Michele Arcangelo che presentano splendidi affreschi seicenteschi. Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di giallo. Chiesa di Maria Santissima Annunziata Chiesa di San Michele Arcangelo Chiesa di San Tommaso Becket e Santi Martiri Inglesi (presso la Villa Sangiuliano dei Paternò, di fronte alla Timpa della Leucatia): parrocchia gesuitica Chiesa di Sant'Antonio Abate (cappella del cimitero) Chiesa di Santa Maria delle Grazie (cappella Valenti) Cappella del Velo di Sant'Agata. Via Umberto: è l'arteria principale del paese, che nasce dalla confluenza di via Giovanni Corsaro e via Barriera del Bosco appena sopra la tangenziale di Catania; all'altezza della chiesa di San Michele Arcangelo, attraversa piazza Guglielmo Marconi per poi proseguire fino alla chiesa di Maria Santissima Annunziata, da cui parte un bivio (via Scala di Betta ad ovest e via Roma ad est). Via Scala di Betta, già via Trieste: si tratta di una delle vie del centro storico cittadino; essa parte come traversa di via Umberto e conserva le caratteristiche del primo impianto urbanistico (XVII secolo). Parco Paternò del Toscano, in via Roma: esempio di paesaggismo d'iniziativa privata con un giardino che a partire dagli anni '60 del XX secolo ha racchiuso ben 42 varietà di palme, oltre a piante mediterranee e subtropicali, numerose piante autoctone. Nel 1993 la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania lo ha riconosciuto di particolare interesse naturalistico e ambientale con l'apposizione del vincolo ai sensi della legislazione di tutela delle cose di interesse storico-artistico. Abitanti censiti La rivista I Siciliani, dove ebbe sede (1983) la direzione, la redazione e l'amministrazione del mensile di politica, attualità e cultura edito dalla cooperativa giornalistica "Radar". Radio Voce della Speranza. Teletna, dal 1976 al 1983. Le celebrazioni patronali si svolgono nel mese di agosto e sono dedicate al santo martire e diacono romano Lorenzo. La sera del 9 agosto si celebrano nella chiesa madre i vespri solenni. Un evento particolare legato al santo è sicuramente l'asta che i cittadini di Battiati organizzano nella serata della vigilia della festa nel tentativo di raccogliere offerte per i poveri. Secondo la tradizione san Lorenzo è stato scelto come patrono di questa comunità in onore al giudice Lorenzo D'Arcangelo, che per devozione verso sant'Agata fece erigere un tempio dedicato alla santa catanese, la cosiddetta Cappella del Velo, sul posto, in cui nel 1444 la reliquia del velo di sant'Agata fece fermare la lava, che minacciava la comunità. Il mattino del 10 agosto, giorno che la Chiesa dedica al martirio del santo, bruciato sulla graticola, il suono delle campane e lo sparo dei colpi a mortaio annunciano la solenne festività. Alle 9 nella chiesa madre Maria Santissima Annunziata avviene uno dei momenti più toccanti delle celebrazioni: "La svelata del santo" che, per mezzo di un ascensore collocato dietro l'altare maggiore, viene pian piano innalzato al canto dell'inno, tra il tripudio dei fedeli. Segue la celebrazione eucaristica presieduta dall'arcivescovo metropolita di Catania o da un alto prelato alla presenza delle autorità cittadine. Altro momento importante delle celebrazioni è custodito dalla Processione per le vie del paese. Intorno alle 20:15 il simulacro del santo (portato a braccia) e la reliquia vengono collocati sul fercolo, detto vara, tra lo sparo dei fuochi d'artificio, lo scampanio e il lancio di carte multicolori. Inizia così il giro attraverso il paese. Prima tappa la via Roma sino alla chiesa del Velo di Sant'Agata, per una sosta di preghiera molto sentita a ricordo del miracolo che nel 1444 salvò la cittadina dalla furia del magma incandescente. Un'altra sosta nella zona del cimitero per una preghiera ai fratelli defunti. La processione prosegue per via Garibaldi e l'antica via Scala di Betta (già via Trieste), che conserva le caratteristiche dell'impianto urbanistico del XVII secolo. La processione accompagnata dalla banda musicale raggiunge via Umberto (principale arteria cittadina) sino a piazza Marconi dove si trova la chiesa di San Michele Arcangelo all'estremità sud del paese. Questa, che è anche detta Chiesa della Grazia, è localizzata in quella che anticamente era la contrada dei "Murabito", nobile famiglia di queste zone. Intorno alle 23.00 il fercolo, passando per via Antonino di Sangiuliano, raggiunge via Bellini e piazza Vittorio Veneto per poi fare rientro nella chiesa madre. Uno spettacolo piromusicale sulla facciata della chiesa madre saluterà l'arrivo del patrono, che poi verrà collocato nella sua cappella al canto dell'inno e dopo la solenne benedizione, che conclude la giornata. Linee AST Servizio gratuito navetta di Battiati (PAM) Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Cappeln, dal 1985 Il comune di Sant'Agata li Battiati fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.8 (Piana di Catania) e patto territoriale "Sud Etneo". Area metropolitana di Catania Paesi etnei Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sant'Agata li Battiati Sito ufficiale, su comune.sant-agata-li-battiati.ct.it.

Piazza I Viceré
Piazza I Viceré

La piazza I Viceré di Catania, realizzata tra il 1995 e il 1998, è situata nel quartiere nord di Barriera/Canalicchio. È collocata accanto al castello di via Leucatia, nel sito chiamato Belvedere da Federico De Roberto nel romanzo di cui la piazza porta il nome. Il complesso si trova a cento metri dalla sorgente della "Licatìa", che alimentava l'acquedotto romano che ivi esisteva nel III secolo. Per la realizzazione della piazza l'architetto Ivan Castrogiovanni, progettista e direttore dei lavori, si è ispirato al seicentesco acquedotto dei Benedettini, i cui ruderi furono demoliti negli anni sessanta per consentire la realizzazione di un'edilizia intensiva. L'insieme di piazza e parco occupa una superficie di oltre diecimila metri quadri, per circa metà costituiti dalla piazza vera e propria. Nell'archeggiato e nei portali sono stati utilizzati sistemi costruttivi simili a quelli romani e settecenteschi (ad esempio casserature in legno per realizzare le arcate con intradossi in pomici, e lastre di piombo interposte tra i grossi conci in compressione). I materiali utilizzati sono stati la pietra lavica, di diverso colore (dal nero al rosso) e consistenza ("occhio di pernice", "pelorosso"), e il travertino latteo di Trani. La piazza è costituita da uno spazio nudo con pavimentazione di notevole effetto ottico, leggermente concava. Nello spazio rimanente è situato un giardino con vialetti "a passi perduti", dotato di essenze quali il pino pinaster, il cipresso, il tiglio, la quercia, la jacaranda. A ovest, a nord ed a sud, lungo il perimetro del complesso, sorgono tre portali in pietra lavica, scolpiti con motivi fogliari e volute che richiamano le facciate delle chiese di via dei Crociferi e dell'architettura settecentesca della provincia etnea. G. Merode, V. Pavone, Catania nella vita democratica (1976-2001), Ed. Greco, Catania. M. Tempio, Piazza I Viceré, ne Sotto il vulcano nn. 45-46, Marco Spampinato Editore, Catania, 1999.

San Giovanni la Punta
San Giovanni la Punta

San Giovanni la Punta (San Giuvanni a Punta in siciliano) è un comune italiano di 23 454 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. San Giovanni la Punta sorge a 350 m s.l.m.. In origine il paese si chiamava San Giovanni de Nemore (dal latino nemus che significa bosco), ma in seguito all'eruzione dell'Etna del 1444, che si fermò a forma di punta davanti ad un'edicola votiva di San Giovanni apostolo ed evangelista, il paese cambiò nome in quello attuale. Fu abitata sin dall'epoca antica, come testimoniano numerosi reperti archeologici della zona, di epoca greco-romana. In epoca medievale ci fu l'aggregazione di nuove abitazioni intorno a una preesistente “massa”, che si sviluppò lungo le direttrici viarie verso i centri vicini. Si formò, così, il nuovo borgo o casale, che rientrò nel territorio affidato, sul finire del XI secolo, da Ruggero I, all'Abbazia benedettina di Sant'Agata, con a capo il bretone Ansgherio. Nel 1239 il casale passò sotto il controllo di Catania che, divenuta città demaniale, cioè alle dirette dipendenze del re Federico II di Svevia, estendeva la sua autorità amministrativa a un territorio più ampio. La situazione restò immutata anche durante le dominazioni angioina, aragonese e spagnola, fin quando, nel 1645, il casale fu venduto al duca Andrea Massa. Tra il 1652 e il 1654 tornò alle dipendenze di Catania, che però fu costretta a restituirla ai Massa, non potendo far fronte agli impegni finanziari assunti con la corona per ottenerlo. In seguito il governo del feudo passò nelle mani dei duchi di Aci Castello. Alla fine del XVII secolo il paese, che allora contava solo 1 200 abitanti, venne raso al suolo dal forte terremoto del 1693 che daneggiò quasi per intero il Val di Noto. Nel 1817 divenne comune autonomo e nel 1831 vi fu aggregata la frazione di Trappeto. Tra le testimonianze storico-architettoniche, che costituiscono il patrimonio artistico, si segnalano: la chiesa madre dedicata a San Giovanni, in stile tardo-barocco, che presenta la tipica facciata a tre ordini e una torre campanaria incorporata, accanto alla quale si erge l'elegante oratorio. Degne di nota per il loro valore artistico sono le numerose palazzine del XIX secolo, con alcune forme precedenti, che si possono ammirare lungo il corso principale. Si trova nell'omonima via, al confine con Tremestieri Etneo. La tradizione vuole che prima che venisse costruito il santuario, esistesse una piccola edicola con un affresco raffigurante la Madonna circondata da tanti angeli. Qui un giorno una fanciulla, mentre recitava le sue preghiere, svenne e sembrò morta. Le sue amiche pregarono a lungo, tanto che la Madonna, che da allora venne venerata come La Ravanusa (ovvero "Rinvenuta"), la riportò in sensi. La chiesa venne costruita sicuramente prima del 1600, data in cui cominciano le fonti che attestano la sua esistenza. È stata elevata a santuario arcidiocesano nel 2002. Chiesa di Sant'Antonio Abate, adiacente al cimitero. È adibita oggi a sepoltura dei sacerdoti puntesi. Chiesa nuova della Madonna del Carmelo, adiacente al monastero delle Carmelitane. Chiesa vecchia della Madonna del Carmelo. Chiesa della Madonna della Neve, costruita intorno alla seconda metà del Settecento. All'interno è custodita una tela del 1712 che ritrae il Bambino Gesù dormiente osservato da Maria, Giuseppe e da San Giovanni Battista. Chiesa della Madonna dell'Idria, conosciuta meglio come "San Sebastiano" (il compatrono della città). Costruita intorno al 1830, custodisce una tela del 1600 raffigurante la Santa Maria dell'Idria e due raffiguranti San Sebastiano, recentemente restaurate. Chiesa di Santa Maria della Grazia, realizzata tra gli anni 1810 e 1825. All'interno custodisce numerosi affreschi ottocenteschi e tre altari in vetro colorato. Chiesa di Santa Maria di Loreto, costruita intorno al 1600, che si trova nel quartiere Fisichelli. Chiesa della Sacra Famiglia, conosciuta anche come "San Giuseppe", costruita a spese dei devoti negli anni sessanta del XX secolo. È una delle più moderne tra tutte le chiese della città. Chiesa di Santa Lucia, sita nell'omonimo quartiere. Costruita nel 1909 dove anticamente era collocato un piccolo altarino con i ritratti di San Giovanni, Santa Lucia e San Sebastiano. L'istituto delle Orsoline con chiesa annessa. Chiesa di Maria Santissima del Rosario e di San Rocco, sede della parrocchia di Trappeto e del Gruppo Scout AGESCI San Giovanni La Punta 1. Chiesa di Sant'Antonio Abate, una delle chiese più antiche del territorio puntese. Si trova nella frazione Trappeto. Chiesa della Madonna della Catena, nella frazione Trappeto. Chiesa del Santissimo Crocifisso, si trova nella strada che porta da San Giovanni la Punta a Trappeto. Santuario Madonna delle Lacrime, nella frazione Pietra dell'Ova, sede del Gruppo Scout AGESCI Catania 13. Abitanti censiti Negli ultimi 30 anni San Giovanni la Punta ha subito un forte sviluppo demografico, dovuto soprattutto per la grande affluenza di nuovi abitanti provenienti da Catania. Tra i vari edifici scolastici quello di maggior rilievo è sicuramente il "Centro scolastico Polivalente", struttura che raggruppa al suo interno diversi istituti superiori. La Festa di San Giovanni evangelista, il patrono della città, che si svolge il 27 dicembre e la terza settimana di luglio, giorno della Festività Liturgica. La Festa ha inizio la mattina, in Piazza Lucia Mangano, quando il fercolo del santo viene portato sull'altare centrale del duomo. La sera, dopo le sante messe, il fercolo, accompagnato dai tradizionali fuochi artificiali, fa la sua uscita in piazza, davanti ai cittadini. Dopo le preghiere e le offerte al Santo, il fercolo viene portato in processione lungo le vie del centro storico della città, dove i balconi si riempiono di luci e bandiere. La processione è accompagnata dalla musica tradizionale suonata dal corpo bandistico. Il Premio Turi Ferro, che si svolge nel mese di agosto, all'interno della rassegna di musica e spettacolo Estate puntese. Il Premio, la cui prima edizione si è svolta nel 2005, è subito diventato famoso in tutta la Sicilia e non solo. Ricevono il Premio attori, attrici, registi e cantanti famosi in Italia e in tutto il mondo, come Michele Placido, Leo Gullotta e Maria Grazia Cucinotta. La festa della Madonna della Ravanusa, che si celebra il 15 agosto nel santuario a lei dedicato, dove viene celebrata una santa messa ad ogni ora del giorno. Caratteristiche le bancarelle con prodotti tipici siciliani, come le crespelle e le acciughe sotto sale. La festa della Madonna delle Grazie, che si celebra il 2 luglio nella chiesa a lei dedicata. Una delle feste più antiche che si celebra con delle Sante Messe nella chiesetta di Piazza Manganelli e con la traslazione del Simulacro della Madonna nella Chiesa Madre prima e poi il giro per le vie cittadine. La festa di Santa Rita da Cascia, che si celebra il 22 maggio all'interno del duomo, dove è presente la reliquia della Santa. Durante la festa e la processione per le vie centrali della città vengono benedette le autovetture e i motocicli sulla Piazza Lucia Mangano, e le rose all'interno del duomo. Particolari le vesti indossate dalle donne devote a Santa Rita, che richiamano il vestito che indossava la Santa di Cascia. San Giovanni la Punta è un importante polo commerciale, punto nevralgico dei paesi etnei per le intense attività, concentrate principalmente sull'asse viario denominato Viale della Regione, che lo attraversa per una lunghezza di 2 km., e lungo la cosiddetta Via Catira, che delimita il polo commerciale. All'interno del polo commerciale sono presenti due grandi centri commerciali, "Le Zagare", inaugurato nel giugno del 2000, e "I Portali", inaugurato nell'ottobre del 2007, oltre a numerose sedi e filiali di aziende nazionali ed internazionali, tra le quali il più grande punto vendita in Sicilia del gruppo Lidl, la sede della Coop Sicilia, che gestisce supermercati e ipermercati a marchio Coop in tutta l'Isola, la sede per l'Italia meridionale della catena danese di negozi di oggettistica Tiger e il design center siciliano della multinazionale dei circuiti integrati Maxim Integrated Products. Il Comune di San Giovanni la Punta è attraversato da numerose strade che lo mettono in comunicazione con tutta la Sicilia. Grazie infatti allo svincolo autostradale Paesi Etnei, il Comune è collegato a: Autostrada A18 Messina-Catania; Svincolo A18 dir per Catania centro; Tangenziale ovest di Catania. La mobilità pubblica conta sul servizio pubblico urbano gestito dall'Azienda Siciliana Trasporti e sul servizio di autobus extraurbani verso Catania e altri comuni limitrofi. L'Aeroporto di Catania-Fontanarossa dista dal centro cittadino circa 20 km e si raggiunge tramite la Tangenziale di Catania (E45/Catania) in circa 20 minuti. Durante il ventennio fascista il podestà del paese fu Sebastiano Di Bella. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Ailano, dal 22 luglio 2012 Venray, dal 2007 Teverola, dal 2016 Il comune di San Giovanni la Punta fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.7 (Colline litoranee di Acireale). Per quanto riguarda l'atletica, ogni anno nel territorio di San Giovanni la Punta si svolge la gara podistica Strapuntese, a cui partecipano atleti dilettanti e professionisti. Il 15 maggio 2011 il comune è stato attraversato dalla nona tappa del Giro d'Italia 2011, la Messina-Etna vinta da Alberto Contador. La squadra cittadina è l' "F.C Puntese” , la quale milita in terza categoria, nona divisione del campionato italiano di calcio. Giovanni Verga, Nedda, per la frase ad inizio pagina; Virtual Sicily, la storia di San Giovanni la Punta, per la storia su San Giovanni la Punta; Sicilia in dettaglio, per i dati sulla popolazione puntese; Parrocchia di San Giovanni la Punta, per le descrizione delle chiese del territorio parrocchiale di San Giovanni la Punta; Santuario della Madonna della Ravanusa, per i dati storici sul santuario della Ravanusa; Il Paese tra gli ulivi, di Gregorio Sciuto; Vincenzo Bellini e San Giovanni La Punta, di Antonio Macrì (editore Brancato). Paesi etnei Area metropolitana di Catania Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Giovanni la Punta Galleria fotografica, su siciliafotografica.it. URL consultato il 22 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016). Giambattista Scidà, Il caso Catania Archiviato il 5 gennaio 2012 in Internet Archive., supplemento telematico a i Cordai, Reg. Trib. Catania, 6/10/2006, nº 26, febbraio 2011.