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Centro studi e documentazione sullo scautismo in Sicilia

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CSDS interno
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Il Centro studi e documentazione sullo scautismo in Sicilia (CSDS), curato dall'AGESCI - Regione Sicilia è nato nel 2004 e raccoglie (anche con il contributo di privati, soci o ex soci e gruppi scout) la storia dello scautismo e del guidismo nell'isola, a partire dalla seconda decade del Novecento. Comprende una biblioteca e un archivio che nel giugno 2011 è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Direzione Generale per gli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; fa parte degli Istituti culturali ecclesiastici ed è nel polo bibliotecario Cei-Bib dal 2021 e conseguentemente anche nell'Anagrafe delle Biblioteche Italiane e nel Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). Nel 2023 è entrato nel polo Cei-Ar degli Archivi ecclesiastici. È collocato in un bene confiscato alla mafia di proprietà del Comune di Gravina di Catania, concesso in comodato d'uso dal Consorzio Etneo per la Legalità e lo Sviluppo, presso la sede dell'AGESCI Regione Sicilia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Centro studi e documentazione sullo scautismo in Sicilia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Centro studi e documentazione sullo scautismo in Sicilia
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Luoghi vicini

Piazza I Viceré
Piazza I Viceré

La piazza I Viceré di Catania, realizzata tra il 1995 e il 1998, è situata nel quartiere nord di Barriera/Canalicchio. È collocata accanto al castello di via Leucatia, nel sito chiamato Belvedere da Federico De Roberto nel romanzo di cui la piazza porta il nome. Il complesso si trova a cento metri dalla sorgente della "Licatìa", che alimentava l'acquedotto romano che ivi esisteva nel III secolo. Per la realizzazione della piazza l'architetto Ivan Castrogiovanni, progettista e direttore dei lavori, si è ispirato al seicentesco acquedotto dei Benedettini, i cui ruderi furono demoliti negli anni sessanta per consentire la realizzazione di un'edilizia intensiva. L'insieme di piazza e parco occupa una superficie di oltre diecimila metri quadri, per circa metà costituiti dalla piazza vera e propria. Nell'archeggiato e nei portali sono stati utilizzati sistemi costruttivi simili a quelli romani e settecenteschi (ad esempio casserature in legno per realizzare le arcate con intradossi in pomici, e lastre di piombo interposte tra i grossi conci in compressione). I materiali utilizzati sono stati la pietra lavica, di diverso colore (dal nero al rosso) e consistenza ("occhio di pernice", "pelorosso"), e il travertino latteo di Trani. La piazza è costituita da uno spazio nudo con pavimentazione di notevole effetto ottico, leggermente concava. Nello spazio rimanente è situato un giardino con vialetti "a passi perduti", dotato di essenze quali il pino pinaster, il cipresso, il tiglio, la quercia, la jacaranda. A ovest, a nord ed a sud, lungo il perimetro del complesso, sorgono tre portali in pietra lavica, scolpiti con motivi fogliari e volute che richiamano le facciate delle chiese di via dei Crociferi e dell'architettura settecentesca della provincia etnea. G. Merode, V. Pavone, Catania nella vita democratica (1976-2001), Ed. Greco, Catania. M. Tempio, Piazza I Viceré, ne Sotto il vulcano nn. 45-46, Marco Spampinato Editore, Catania, 1999.

Parco Gioeni
Parco Gioeni

Il parco Gioeni è un parco cittadino ubicato nella parte nord della città di Catania, al termine della via Etnea oltre il Tondo Gioeni, quindi a nord del quartiere Borgo e della Circonvallazione (che in questo tratto prende il nome di viale Andrea Doria), e tra i quartieri di Barriera del Bosco e Canalicchio. La prima volta che si parlò della costruzione di un parco cittadino nella zona del Tondo Gioeni fu nel 1931 quando il progetto venne incluso in un piano regolatore della città redatto dall'architetto Michelangelo Mancini. Il progetto venne approvato nel 1942 ma rimase sulla carta in seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale. Il progetto venne più volte ripreso nel dopoguerra ma non riuscì mai a essere realizzato. Sotto il sindaco Ignazio Marcoccio, nel 1972, si arrivò finalmente all'approvazione del progetto esecutivo e quindi all'inizio dei lavori che vennero realizzati, molto a rilento, usufruendo di tre finanziamenti successivi della Regione Siciliana. Il parco fu completato a metà degli anni novanta del XX secolo e inaugurato nel corso del secondo mandato del sindaco Enzo Bianco, dopo oltre sessant'anni dal primo progetto. Il parco ha una superficie di 0,08 km² (86 411 m², 8,6 ha) ed è quindi più esteso del giardino Bellini. Esso è il più grande parco di Catania ed è realizzato su di un terreno di natura vulcanica. Realizzato su di un contrafforte lavico, ha una vegetazione essenzialmente a macchia mediterranea con inframmezzate essenze quali l'ulivo, la buganvillea, l'oleandro e cactacee quali l'agave e il fico d'india. I vialetti e i manufatti sono realizzati in pietra lavica etnea. Il parco è attrezzato con aree giochi per i bambini, panchine e vialetti. L'area ingloba parte dei ruderi dell'antico acquedotto romano di Catania (quello che diede il nome al quartiere Canalicchio). Pur trovandosi al termine di via Etnea, la storica arteria urbana, il parco ha scarsa accessibilità in quanto isolato da essa dal tondo Gioeni, nodo viario molto trafficato. I notevoli dislivelli al suo interno non ne facilitano l'uso e insufficiente è l'ombreggiatura arborea. Nel 2013 l'aspetto complessivo ne denota la scarsa manutenzione oltre alla presenza di un uso improprio da parte di senzatetto. Sono molti gli eventi che mirano alla rivalutazione del parco. Tra questi Zanne Festival, il Teatro di Paglia e il Catania Bike Festival. La creazione di parco giochi decorosamente manutenute, di uno skate park frequentato a ogni ora, e di aree di sgambamento per cani (e il successivo affidamento delle stesse a privati) ha reso il parco frequentato anche in assenza di manifestazioni musicali e sportive. Vedute del Parco Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Parco Gioeni