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San Pietro Clarenza

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Via Umberto I° San Pietro Clarenza
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San Pietro Clarenza (Santu Petru Clarenza in siciliano) è un comune italiano di 8 268 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. L'etimologia del nome è determinata dalla devozione e dal culto che gli abitanti avevano per San Pietro. Il vescovo Marco Antonio Gussio nel 1650-1660 censì sei chiese; fra queste c'era quella di San Pietro (la Maggiore o Chiesa Madre), distrutta dalla colata lavica del 1669, da cui il sobborgo prese il nome. Successivamente fu aggiunto il nome della famiglia dei Chiarenza o Clarenza, feudatari locali. Le origini di San Pietro Clarenza possono farsi risalire ai primi secoli del medioevo, in coincidenza con l'arrivo degli arabi. Le prime testimonianze della più antica esistenza del casale sono fornite da una iscrizione latina sul portale della Chiesa di Santa Caterina, risalente al 1316, e da un'ulteriore iscrizione sulla campana nella Chiesa Madre dedicata a San Pietro (oggi nella Chiesa della Madonna delle Grazie), del 1606. I primi documenti storici risalgono invece al 1646, quando Filippo IV ordinò al viceré di "rinunciare ai privilegi ed ai diritti" sui casali dell'Etna. Il Casale di San Pietro, tramite il duca di Aci Castello, Giovanni Andrea Massa, fu rivenduto ad Antonio Rejtano, divenuto Principe di San Pietro nel 1648. Egli morì nel 1674 e nel testamento nominò erede usufruttuaria la moglie, Felicia Alberti, e proprietaria la figlia Domenica, quest'ultima sposò Francesco Petrasanta che si investì, come marito e donatario, del titolo di Principe di San Pietro nel 1683, da questa unione nacque Egidio che fu investito del titolo nel 1744. Da un atto di vendita del 1769 si sa che il casale venne poi venduto a Giuseppe Mario Clarenza, un nobile catanese che, seguendo una consuetudine in vigore a quei tempi, aggiunse il proprio cognome a quello della terra acquistata, che da allora assunse la denominazione di San Pietro Clarenza. Dopo aver acquistato il casale il Clarenza non costruì alcuna dimora gentilizia, in quanto non dimorò ne vi sostò per il periodo estivo. Tutti i componenti della famiglia abitarono in un maestoso palazzo situato nei pressi di Piazza Bellini a Catania, precisamente nell'attuale via Michele Rapisardi, sul cui frontone è ancora visibile lo stemma gentilizio. Come quasi tutti i nobili egli preferì abitare in città ove svolgeva una vita più comoda e brillante. Nessuno dei discendenti della famiglia Clarenza si curò dei casali sparsi nei loro feudi, preferendo trascorrere la villeggiatura nel paese di San Gregorio, ove edificarono una grande dimora con giardini all'interno, in cui si stabilirono definitivamente solo quando vendettero il palazzo di Catania. Anche San Pietro Clarenza, così come altri del versante sud dell'Etna, venne interessato dall'eruzione del 1669, che distrusse 15 casali e parte di Catania. L'evento catastrofico interessò l'intero quartiere di Sant'Antonio fino a distruggere la Chiesa Maggiore, definita da Carlo Mancino "grande e bellissima". Sulla piazza della Vittoria si affaccia il Caseggiato Mannino, l'edificio più antico di San Pietro Clarenza. È una spaziosa costruzione comprendente 14 stanze, un grande salone ed un cortile con una caratteristica cisterna. Sembra che questo caseggiato sia stato di proprietà dei Clarenza. Nessuna testimonianza storica lo può dimostrare con certezza ma, dall'esame di antichi documenti comunali, risulta che nel 1816, gli eredi del Principe Giuseppe Clarenza erano titolari di una rendita annua relativa ad alcuni locali siti nel caseggiato della piazza centrale, un tempo adibiti a carcere comunale, è dunque possibile che si tratti proprio del caseggiato Mannino. Questi locali furono in seguito acquistati dai Mannino, una nobile famiglia catanese di proprietari terrieri. Colui che vi abitò fu il Cavaliere Antonio Mannino, che rimase scapolo e visse sempre da solo. I paesani lo ricordano perché intorno agli anni 50 divenne sindaco, anche se per poco. Egli visse in questo caseggiato per molto tempo, fino al momento in cui le nipoti non ne reclamarono la proprietà, poiché in realtà questa costruzione apparteneva al fratello del Cavaliere, che fine a quel momento gli aveva permesso di soggiornarvi. Il Cavaliere si trasferì nel luogo ove oggi sorge la sede comunale, un tempo di sua proprietà. Durante il suo soggiorno, egli permise che si svolgesse un duello nei maestosi saloni della sua residenza. L'evento, com'è facile immaginare, fu motivo di molte discussioni e curiosità tra gli abitanti del paese. La causa del duello è purtroppo sconosciuta, l'unica cosa nota è che uno dei padrini fu l'avvocato Panzera, ormai deceduto da tempo. Nel 1779 i territori dell'attuale comune di San Pietro Clarenza vennero acquisiti dal nobile catanese Giuseppe Mario Clarenza o Chiarenza. Egli faceva parte di una nobile famiglia di origine greca ed era titolare di uno stemma con lo sfondo d'argento raffigurante un braccio armato tendente una spada ed accompagnato a destra da una cometa e a sinistra da due stelle a sei raggi, il tutto di colore rosso. Quando venne acquistato il Casale, seguendo una consuetudine in vigore a quei tempi, e cioè che il compratore dava il proprio cognome alla terra acquistata, Giuseppe Mario Clarenza, aggiunse al nome di San Pietro, il proprio cognome per cui il Casale venne da allora chiamato San Pietro Clarenza. La torre pare fosse usata come vedetta perché era il punto più alto del feudo dei Clarenza. Abitanti censiti Nel paese viene celebrata la vergine e martire Caterina d'Alessandria con una festa molto significativa per i paesani. Molto sentiti sono anche i culti dedicati alla Madonna delle Grazie, a San Giuseppe e a San Gaetano. A San Pietro Clarenza si trova una Scuola di Formazione della Polizia Penitenziaria. È una cittadina ad attività agricola, con una cospicua produzione di agrumi, olio di oliva, vino, frutta; vanta un'apprezzata produzione artigianale di ricamo. Il paese è raggiungibile tramite viabilità urbana ed extra urbana attraverso strade provinciali e di collegamento con i comuni limitrofi. Il paese è servito da due linee di autobus fornite da Amts (556) e Ast che lo collegano alla città e ad alcuni comuni limitrofi. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Area metropolitana di Catania Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Pietro Clarenza Galleria fotografica , su siciliafotografica.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia San Pietro Clarenza (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Stazione di Misterbianco
Stazione di Misterbianco

La stazione di Misterbianco era una stazione ferroviaria della ferrovia Circumetnea, posta al km 12, al servizio della città di Misterbianco. I lavori per la costruzione del primo tratto della ferrovia e dei suoi impianti ebbero inizio nel 1889. Il 2 febbraio 1895 la stazione venne messa in servizio assieme al tratto, che da Catania Borgo arrivava ad Adernò (poi Adrano). La stazione venne costruita in zona periferica, proprio all'inizio della strada comunale per il santuario della Madonna degli Ammalati, quindi di facile accessibilità e vicina rispetto al centro cittadino; con il passare degli anni è stata inglobata dal paese. Proprio nelle adiacenze si trovava il grande opificio di Monaco e figli, che si avvalse del servizio merci offerto, e che venne collegato con un binario di raccordo, dato che qualche anno dopo, la ferrovia ebbe accesso anche alle banchine del Porto di Catania tramite la propria stazione di Catania Porto. Dal 15 giugno 2024, in concomitanza alla chiusura della tratta Catania Borgo-Paternò, la stazione è stata definitivamente dismessa. La chiusura della tratta è stata motivata con la presunta interferenza con i cantieri (in corso di apertura) per lavori di costruzione della metropolitana di Catania. A luglio del 2021 sono iniziati i lavori di ristrutturazione della stazione, i quali erano già in progetto da molti anni. La ristrutturazione prevede il cambio del colore del fabbricato di stazione (dal bordeaux al giallo), il cambio delle attuali porte e finestre in legno con quelle in metallo, l'installazione della linea gialla tattile ex novo (per non vedenti) sul marciapiede del primo binario, l'installazione ex novo degli speaker, i quali annunciano l'arrivo del treno (sono stati installati prima dell'avvio vero e proprio della ristrutturazione, ovvero nel mese di febbraio dello stesso anno), la ristrutturazione degli interni, dei muri di confine a ridosso della strada e anche dei servizi igienici. Questi lavori sono già in parte completi, inoltre è stato nuovamente installato il sistema di videosorveglianza, il quale da qualche tempo era disattivato. La stazione di Misterbianco era situata nella zona periferica, a nord-est della città, a poca distanza della centrale via Giacomo Matteotti, dall'ufficio centrale delle Poste Italiane e dal Municipio. L'edificio di stazione era a due elevazioni, ed era posto a sud del fascio binari viaggiatori; quest'ultimo era costituito da due binari interconnessi da due scambi elettromagnetici di estremità, dal segnalamento di protezione e partenza, e da un binario tronco parallelo, collegato al primo binario da uno scambio manuale; attraverso quest'ultimo si accede al piano caricatore merci ormai in disuso. Molti anni fa era stata avviata la fase propedeutica dei lavori per l’installazione dei passaggi a livello automatici, i quali avrebbero sostituito le storiche barriere azionate manualmente dall’organo a cremagliera, tuttavia il progetto fu abbandonato, poiché fu appurato che nei rispettivi passaggi a livello non vi è lo spazio necessario per l’installazione degli organi di movimento; questo comporterà l’uso degli storici organi a cremagliera (nonché la presenza degli operatori di stazione), fin quando la stazione di Misterbianco non verrà sostituita dalla Metropolitana di Catania. Le uniche stazioni a mantenere ancora questo sistema sono due: questa e quella di Paternò (in quest’ultima è rimasto solo quello lato Randazzo, poiché quello lato Catania è già automatico da parecchi anni). Negli anni settanta sono stati definitivamente asportati i binari del fascio merci e il raccordo industriale che conduceva allo Stabilimento di Monaco. L'offerta d'orario in vigore dal 1º febbraio 1899 prevedeva la fermata di tutti i treni in circolazione sulla linea: si trattava di tre coppie di treni misti di 1ª, 2ª, 3ª classe e di una coppia di misti, limitata a Paternò, di sola 3ª classe. La stazione era origine di un consistente traffico merci dall'adiacente stabilimento di Monaco. L'orario di servizio invernale 2017 offriva 16 treni giornalieri in arrivo da Catania, e in prosecuzione, e 14 treni per la città etnea. La stazione svolge traffico di tipo pendolare. Il servizio si svolgeva solo nei giorni feriali. Il numero di corse subisce una riduzione dell'offerta nel periodo estivo tra giugno e settembre e nei restanti periodi di chiusura generalizzata delle scuole. La stazione era dotata di: Biglietteria a sportello; Biglietteria automatica; Sala d'attesa; Annuncio sonoro annunciante l'arrivo dei treni; Servizi igienici. Ferrovia Circumetnea Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Misterbianco