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San Desiderio (Genova)

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San Desiderio (Genova) panorama dalla strada per Bavari1 (2023)
San Desiderio (Genova) panorama dalla strada per Bavari1 (2023)

San Desiderio (San Dexideiu in ligure, anticamente, San Desiderio di Bavari) è un quartiere residenziale di 1.973 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio IX Levante. È situato nella parte più a nord della valle del torrente Sturla, a valle della Serra di Bavari. Comprende i rioni di Pomà, Canaisa e Premanico. Confina con i quartieri delle Nasche e di Bavari. Le abitazioni non costituiscono un agglomerato unico ma sono raggruppate in rioni. Amministrato dall'epoca medievale dalla Repubblica di Genova, dapprima nella podesteria del Bisagno e poi nel successivo capitaneato (1606), fu per secoli sotto la giurisdizione civile e religiosa di Bavari e della sua chiesa parrocchiale. Con gli avventi napoleonici di fine settecento, e la conseguente caduta della repubblica genovese in favore della Repubblica Ligure, la comunità di San Desiderio fu inglobata nel dipartimento del Bisagno (1797) con capoluogo San Martino d'Albaro; l'anno successivo fu inserita nel VI cantone di Nervi della giurisdizione del Bisagno e ancora inserita, dal 1803, nel V cantone di San Martino d'Albaro nella I giurisdizione del Centro. A partire dal 1804 divenne frazione del comune di Apparizione, annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814 nel Dipartimento di Genova. Alla caduta di Napoleone Bonaparte il congresso di Vienna del 1814 assoggettò il territorio ligure nel Regno di Sardegna (1815). A partire dal 1861 il comune di Apparizione fu parte integrante del neo costituito Regno d'Italia. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel II mandamento di Nervi del circondario di Genova facente parte dell'allora provincia di Genova. Nel 1926 il comune fu soppresso e aggregato nella Grande Genova. Chiesa di San Desiderio, del XIII secolo, è sede della parrocchia omonima facente parte dell'arcidiocesi di Genova. La chiesa è dedicata a san Desiderio di Langres, che un'antica tradizione dice nativo dell'alta valle del torrente Sturla. Oratorio di San Giacomo, del 1619, sito all'estremità del Piano di San Giacomo accanto al piccolo ponte dell'antica strada per Bavari. Chiesa di Sant'Alberto nel rione di Pomà, risalente al XVII secolo. Chiesa di San Lorenzo nel rione di Premanico. Citata in un documento del 953, l'attuale costruzione è risalente al 1652. Tra le opere d'arte un dipinto di Giovanni Battista Baiardo raffigurante Santa Chiara. Ruderi della cappella di San Terenziano nel rione di Premanico. Villa Giustiniani a San Desiderio, risalente al XVII secolo. Casa d'infanzia di Giuseppe Mazzini, situata nei pressi di piazza Armando Grosso. Villa Galleano, casa dei fratelli Jacopo e Giovanni Ruffini. Ponte romano di Pomà. La zona di San Desiderio è ricca di zone boschive . L'area collinare attorno al centro abitato è tracciata da sentieri che formano un suggestivo percorso di trekking. Nell'area di Pomà è presente una grotta conosciuta come "la grotta dell'eremita": la leggenda narra che fosse il luogo di preghiera di san Desiderio di Langres, il santo che dà il nome alla zona, che amava far visita all'eremita. Molto pittoresco è il laghetto dei pesci rossi, un laghetto naturale situato nei pressi della sorgente del torrente Sturla. La borgata di Pomà sorge nell'antica Valle Ursaria, alle pendici del monte Fasce. Pomà, data anche la sua posizione notevolmente sopraelevata rispetto al resto del paese, assume le caratteristiche del tipico borgo montano ligure. La zona è rimasta quasi totalmente spopolata, ma ospita ancora la chiesa di Sant'Alberto (XVII secolo) e l'antica osteria di Pomà, recentemente restaurata. La borgata è molto frequentata dagli appassionati di trekking, data la sua felice posizione di snodo di antichi sentieri montani che consentono di raggiungere San Desiderio, Bavari e Apparizione. Premanico (Premanegu in lingua ligure) è una borgata di San Desiderio di 78 abitanti, distante circa 12 km dal centro di Genova e situata a 210 m sul livello del mare. Gli abitanti di Premanico sono detti premanigotti. La borgata ospita una parrocchia autonoma da quella di San Desiderio appartenente all'arcidiocesi di Genova che ha sede nella chiesa di San Lorenzo di Premanico. La festa patronale di sant'Anna ha luogo verso la fine del mese di Luglio. Premanico ospita una vecchia cava (detta la cava di Premanico) dove si estraeva argilla rossa utilizzata nella fabbrica di laterizi Plinthos ormai in disuso. Il quartiere è servito dalle linee 86, 86/, 88, 88/ e 686 di AMT Genova e da un servizio integrativo (SI 16) che consente di raggiungere Premanico. Il quartiere è conosciuto a livello provinciale grazie alla presenza di impianti sportivi adibiti al gioco del calcio (a 7, a 9 e a 11) e del tennis. La locale squadra di calcio a 11 è il GSD San Desiderio che milita in Promozione. Mario Arturo Campanella, San Desiderio di Bavari in Valle Sturla, Genova 1983. Quartieri e frazioni di Genova San Desiderio di Langres Chiesa di San Desiderio (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Desiderio Il sito del C.A.S.T. di San Desiderio, contenente numerose informazioni e fotografie, su sandesiderio.com. URL consultato il 23 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2011). Il sito del Gruppo Sportivo San Desiderio, su sandesiderio.it. URL consultato il 3 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia San Desiderio (Genova) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

San Desiderio (Genova)
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San Desiderio (Genova) panorama dalla strada per Bavari1 (2023)
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Luoghi vicini

Forte Monteratti
Forte Monteratti

Il Forte Monteratti o Forte Ratti (560 s.l.m.) è una caserma militare di Genova edificata tra il 1831 e il 1842 dal Governo Sabaudo per difendere, per l'appunto, il rilievo "Monte Ratti", posto alle spalle dei quartieri genovesi di Marassi e Bavari, da eventuali assedi del nemico che avrebbe potuto, da lì, dirigersi indisturbato verso gli allora piccoli borghi di Sturla, Albaro e San Martino (oggi quartieri di Genova), da cui puntare verso il capoluogo. Nel giugno del 1747 Genova fu assediata dagli austriaci, che conquistarono e occuparono il Monte Ratti nonostante la rapida costruzione di ridotte e accampamenti a difesa del rilievo. Riconquistata la posizione dai genovesi il mese successivo, per sollecitazioni del Duca di Bissj e poi del Duca di Richelieu, fu approvata la delibera per la costruzione di opere campali sul monte Ratti, affidata all'impresario De Ferrari. Monte Ratti fu al centro di un altro assedio nel 1800, sempre da parte dell'esercito austriaco, che conquistò facilmente la ridotta, poi riconquistata il 30 aprile dello stesso anno dai francesi (che allora estendevano il loro dominio anche sulla città di Genova), che costrinsero alla resa un battaglione di 450 austriaci. Nel 1819, dopo l'annessione della Liguria al Regno Sabaudo, fu decisa, per la difesa del monte, la costruzione di due torri difensive a pianta circolare; entrambe non furono terminate, anche se i loro resti sono ancora ben visibili. Lungo il crinale a est del Monte si vedono i resti della Torre Serralunga, che si affaccia verso il quartiere di Sant'Eusebio; l'altra torre, chiamata Montelongone, si affaccia sull'enorme conca prodotta dai lavori della cava subito a sud del forte. Una terza torre, denominata Torre Monteratti, fu invece costruita a partire dal 1819 e completata nel 1826. Identica nella struttura alla Torre Quezzi, era situata in cima al rilievo, su una spianata di circa 250 m lungo il crinale del monte. Tra il 1831 e il 1842 vennero gettate le basi per la costruzione di una snella caserma che si estendesse per quasi tutti i 250 m di lunghezza dello spiano sovrastante l'abitato di Quezzi. Fu realizzato quindi il Forte Monteratti, che nella sua costruzione inglobò la preesistente torre, divenuta parte integrante della struttura difensiva. Per la costruzione delle due ali ci fu il finanziamento privato della famiglia dei nobili Durazzo, proprietaria anche dei terreni circostanti. La facciata del forte è diretta verso la città mentre sul retro erano collocate le artiglierie puntate verso la val Bisagno, tra le zone di San Gottardo e Prato, a difesa di eventuali incursioni da nord attraverso la valle anzidetta. Durante i moti del 1849 il forte fu presidiato da alcuni militi della Guardia Nazionale, che l'abbandonarono ben presto con l'avanzare delle truppe regie. La strada militare ottocentesca mantiene l'originario acciottolato e conduceva all'ingresso orientale del forte, anticamente protetto da un ponte levatoio, su cui ancora è possibile leggere la targa in marmo che indica il nome della fortificazione. Durante la Grande Guerra il Forte fu usato come prigione per i coatti austriaci. Tra il 1935 ed il 1938 il forte subì dei rimaneggiamenti e vi fu installata una postazione contraerea: la torre fu demolita perché impediva la visuale alle batterie antiaeree. Durante il secondo conflitto mondiale questa postazione contraerea fu utilizzata prima dal Regio Esercito e, dopo l'8 settembre 1943, da reparti della Wehrmacht. Oggi il complesso è in totale abbandono e presenta molti punti pericolanti: per questo, pur essendo liberamente accessibile, è pericoloso addentrarsi all'interno della struttura. La posizione è ideale per scampagnate e percorsi da trekking, seguendo la strada militare ed i sentieri che collegano tra loro, nell'ordine, Forte Quezzi, Torre Quezzi, Forte Monteratti, Forte Richelieu e il Forte Santa Tecla e scendendo in città il Forte San Martino per finire con il Forte San Giuliano, l'unico che, pur ampiamente rimaneggiato, è ancora utilizzato dalle Forze armate italiane, come sede del Comando Provinciale di Genova dell'Arma dei Carabinieri. Volumetricamente il forte ha uno sviluppo lineare; il bastione centrale a pianta rettangolare che lo divide in due ali era adibito ai servizi: le cucine, la lavanderia e le latrine, ma in caso di necessità dalle sue feritoie era possibile battere il fondo valle e operare la difesa ravvicinata dell'accesso orientale. L'ala di ponente era adibita a celle di prigionia, mentre nell'ala sinistra, a levante, vi erano i magazzini destinati all'approvvigionamento di proiettili e d'artiglieria, ed era protetta da un baluardo alla sua estremità; i piani superiori erano adibiti a camerata per le truppe e i sottufficiali, infine nel vano centrale una scala conduceva al secondo e terzo piano usati come alloggi per gli ufficiali. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007. Tarantino Stefano-Gaggero Federico-Arecco Diana, Forti di Genova e sentieri tra Nervi e Recco alta via dei monti liguri, Edizioni del Magistero, Genova. Roberto Badino, Forti di Genova, Sagep, Genova 1969 Riccardo Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Nuova editrice genovese, Genova, 2008, [prima edizione 1984]. Enrico Pelos, Passeggiate a Levante, "Via dei Forti e Muraglia genovese", Ed. Blu Torino, 2011 Forti di Genova Fortificazione Quezzi Val Bisagno Fortificazione alla moderna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Monteratti Itinerari escursionistici che comprendono Forte Ratti, su www2.comune.genova.it. URL consultato il 23 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2015). Mappe, itinerari e foto dei forti di Genova, su forti-genova.com. URL consultato il 4 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010).

Chiesa di Santa Maria della Castagna
Chiesa di Santa Maria della Castagna

La chiesa di Santa Maria della Castagna è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Quarto dei Mille, in via Romana della Castagna, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Quarto dell'arcidiocesi di Genova. Ubicata lungo l'antico percorso d'epoca romana, la chiesa venne edificata nel corso del medioevo, in stile romanico, così come attesterebbe la prima citazione risalente al 1136. Tracce degli elementi architettonici del primo impianto medievale è una colonna visibile all'interno dell'edificio. Appartenente al vicariato di Nervi, la comunità religiosa dipendeva direttamente dalla cattedrale di San Lorenzo tanto che periodicamente metà delle offerte dei fedeli e per l'acquisto della cera per le candele venivano girate ai canonici della chiesa metropolita, non senza resistenze. Solamente nel 1771 la parrocchia di Santa Maria della Castagna venne dichiarata indipendente e affidata, dal 1968, ai monaci benedettini. Presso la chiesa sostò, come prigioniero di Napoleone Bonaparte, papa Pio VII nel 1809 che nell'occasione concesse il privilegio dell'indulgenza plenaria quotidiana in perpetuo. Nel corso della prima metà del XVII secolo l'edificio subì una radicale trasformazione architettonica e artistica, con ulteriori modifiche in epoche successive. Al suo interno si conserva un'icona raffigurante la Madonna delle Grazie, opera del 1424 di Andrea d'Aste, proveniente dal soppresso convento del Chiappeto in epoca napoleonica. Di Luca Cambiaso è la pala San Rocco tra i santi Sebastiano ed Erasmo, datata al 1550 e proveniente dal demolito oratorio di San Rocco di Priaruggia (poi ricostruito, nell'Ottocento, accanto alla parrocchiale). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria della Castagna Scheda dal sito dell'arcidiocesi di Genova, su chiesadigenova.it. URL consultato il 7 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2019).

Chiesa di San Giovanni Battista (Genova, Quarto dei Mille)
Chiesa di San Giovanni Battista (Genova, Quarto dei Mille)

La chiesa di San Giovanni Battista è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Quarto dei Mille, in via Stefano Prasca, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Quarto dell'arcidiocesi di Genova. L'edificio sorse quale succursale della chiesa plebana di San Siro di Nervi e al 1143 risale l'atto dell'arcivescovo di Genova Siro II nel quale si autorizzò l'amministrazione battesimale anche per le altre pievi di questo territorio a levante di Genova. Tra queste, pure la chiesa di San Giovanni Battista che, a partire da tale decreto, divenne pure parrocchiale di Quarto. Successive citazioni attestate della chiesa, o comunque delle proprietà parrocchiali, sono datate al 1148 relativo alla riscossione delle decime sugli ulivi e ancora al 1182 in atti testamentari a favore delle chiese di Quarto e Quinto da parte di Sibilla da Vergogno. La parrocchia di San Giovanni Battista di Quarto, in origine, era costituita dai borghi di Priaruggia - abitata principalmente da pescatori - e dagli abitati rurali di Pontevecchio e Castagna dove fiorente era la coltivazione degli orti, della vite e degli uliveti. Una chiesa "unita" agli altri edifici di culto del levante rivierasco genovese quali la Santissima Annunziata di Sturla, Santa Maria della Castagna, San Pietro di Quinto al Mare e San Siro di Nervi disposti lungo le principali direttrici, alcune anche d'epoca romana, tra la val Bisagno, la costa, il monte Fasce. Architettonicamente la chiesa subì molte trasformazioni strutturali legati al tempo e agli stili artistici. In epoca medievale si presentava con una struttura tipica delle coevi chiese romaniche del periodo: la facciata a capanna, il rosone centrale, piccole finestre a strombo sui fianchi. Fu dopo un incendio nel 1629 che, nell'opera di ripristino e restauro, lo stile venne stravolto con la conversione dell'edificio nei canoni architettonici del tempo, e quindi l'allungamento dell'abside, l'alzamento oltre la cornice degli archetti pensili della facciata per circa un terzo, la sostituzione del rosone con la creazione di tre finestre. Un nuovo restauro fu compiuto ancora nel 1892 e forse a quest'epoca è risalente la demolizione della fiancata lato mare e l'edificazione del nuovo portale con la raffigurazione, nella lunetta, di San Giovanni Battista; gli stessi conci della fiancata, probabilmente, furono a loro volta riutilizzati per la costruzione del campanile e della casa canonica. Tracce dello stile romanico sono, tuttavia, ancora visibili sul fianco sinistro della chiesa. Sulla facciata sono presenti alcuni epigrafi scolpite (datate al 1292, al 1365) e antichi bassorilievi: tra questi quello dell'Annunciazione (primo quarto del Quattrocento). La struttura interna si presenta a unica navata e, grazie al giuspatronato degli Spinola che ne sovvenzionarono il rinnovamento, decorato in stile barocco. Tra le opere pittoriche il dipinto Omaggio di potenti della terra a Gesù Bambino, opera cinque-seicentesca di Gian Battista Castello presso l'altare di Santa Brigida; la Madonna della Misericordia, del Settecento ma di ignoto pittore, presso il secondo altare; l'Assunta e la Madonna del Rosario negli altri altari, opere novecentesche di Carlo Orgero di Sampierdarena. Tra le statue la Madonna del Rosario, databile al XIX secolo e presso l'omonimo altare; la Madonna della Guardia e il San Giovanni Battista dello scultore rapallese Antonio Canepa, del 1918. Datato al 1936 è l'affresco di Pietro Arzuffi raffigurante San Giovanni Battista che indica il Messia. Al Settecento è databile il coro dietro l'altare maggiore. In questa chiesa la mattina del 26 luglio 1962 furono celebrate le nozze tra il cantautore genovese Fabrizio De Andrè e la contessina Enrichetta Rignon. La cerimonia fu officiata da Don Erasmo Sanguinetti, Arciprete di Quarto. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni Battista Sito ufficiale della parrocchia di San Giovanni Battista di Quarto, su sgbattista.it.

Museattivo Claudio Costa
Museattivo Claudio Costa

Il Museattivo Claudio Costa è un museo della pittura e scultura ospitato nell'ex-ospedale psichiatrico di Quarto dei Mille, a Genova. Nato come museo all'interno dell'Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli (I.M.F.I.) è stato rinominato a ricordo del suo ideatore - Claudio Costa - scomparso nel 1995. Una dei suoi tanti ispiratori è stata la psichiatra brasiliana Nise da Silveira. Raccoglie un insieme di dipinti, opere in tecnica mista, sculture di artisti, alcuni di fama internazionale come lo stesso Claudio Costa, accostate ai lavori di degenti dell'ex-ospedale e di coloro che collaborarono nell'applicare l'arte come forma di appoggio terapeutico. L'intero museo è considerato dalla critica come un'opera d'arte di Costa stesso, ferma restando la validità sia delle opere dei singoli autori (sono presenti, fra le altre, opere di Davide Mansueto Raggio, Aurelio Caminati, Edoardo Alfieri, Giannetto Fieschi, Emanuele Luzzati, Mauro Marcenaro, Enrico Bruno Novali), sia l'intero materiale utilizzato per studio psichiatrico. Nel 2007 la biblioteca dell'ex ospedale, ancora attiva e frequentata soprattutto per libri di consultazione specialistica nel settore psichiatrico, è intitolata a Claudio Costa. Dopo la morte di Costa, la scultura fu applicata in maniera più compiuta come tecnica di appoggio terapeutico, completando la parte interna già esistente del museo con una sezione esterna: il giardino delle Sculture, posizionato nei giardini dell'ex-ospedale e inaugurato il 23 aprile 1999. La sezione è collocata nel giardino della comunità terapeutica Michelini, sempre all'interno del perimetro dell'ex-ospedale. La tecnica basata sulle opere scultoree dei malati psichici tendenzialmente aggressivi si fonda sul supporto teorico di partenza ideato dal britannico Sir Read, che approccia la trasformazione dell'aggressività attraverso un metodo di utilizzo dell'aggressività stessa in senso creativo. L'iniziativa è stata organizzata sul piano strettamente tecnico e logistico da Gianfranco Vendemmiati mentre gli interventi nello specifico applicativo sono stati condotti dall'artista-psichiatra Margherita Levo Rosenberg(responsabile del settore connesso all'uso terapeutico dell'espressione ed applicazione artistica presso la locale A.U.S.L.) e dallo scultore Alfonso Gialdini. Parte delle impostazioni teoriche degli interventi derivano da elaborazione ed affinamento di concetti espressi da Arturo Martini, Sir Herbert Read, Émile-Antoine Bourdelle(allievo di Rodin). Nella pianta a fianco le parti colorate sono i giardini che circondano l'edificio. I due tondi blu indicano il tavolo delle riunioni, quello più grande nella "sala Musica", l'altro più in basso. Il portone interno di passaggio per il corridoio che portava al bar gestito dai pazienti e, andando avanti, alla sala mostre utilizzata sia per i degenti sia per gli artisti professionisti posizionata sulla sinistra, dalla quale sempre sulla sinistra si usciva nel "Giardino delle Sculture". Nel secondo giardino più piccolo in basso si tenevano i corsi di scultura mentre il "Giardino delle Sculture" con le opere permanentemente in mostra è rappresentato dalla fascia colorata al di sopra della mappa di interno uscendo dalla sala mostre. Adesso tutto il museo è spostato in uno degli edifici prospicienti al complesso terapeutico casa Michelini, mentre il Giardino delle Sculture è stato riposizionato nei diversi giardini di tale complesso; nell'ampio spazio dentro l'edificio fra i primi due corridoi, visualizzati in basso nella mappa, era sistemato il laboratorio arterapeutico della psichiatra artista Margherita Levo Rosenberg. Claudio Costa Luigi Maccioni Antonio Slavich Gianfranco Vendemiati Miriam Cristaldi Miriam Cristaldi, Materia Immateriale, identità, mutamenti e ibridazione dell'arte nel nuovo millennio, con prefazione di Gillo Dorfles Miriam Cristaldi, Claudio Costa. Attraverso i quattro elementi Miriam Cristaldi e Paolo Minetti (a cura di), Evocare Colombo: un viaggio virtuale, Genova, Museo attivo delle forme inconsapevoli, 1992. Sandro Ricaldone, Il museo attivo delle forme inconsapevoli. Claudio Costa e l'esperienza dell'O.P. di Genova-Quarto, 1997 (consultato il 2 aprile 2020) Claudio Costa (pittore) Gillo Dorfles Franco Basaglia Alfonso Gialdini Quarto dei mille Claudio Costa ed I.M.F.I._Museattivo Claudio Costa a Figure Dell'Anima Palazzo Ducale di Genova Claudio Costa - Attraverso i quattro elementi di Miriam Cristaldi, su digilander.iol.it. piante del Museattivo Claudio Costa sensibilizzate( portano a mappa particolareggiata zona per zona ), su digilander.libero.it. Il progetto di un laboratorio di scultura per il controllo dell'aggressività di Margherita Levo Rosenberg (JPG), su digilander.libero.it. MUSEI E MOSTRE PERMANENTI, su centrostoricogenova.com (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2010). articoli di Miriam Cristaldi, su mcnuovo.altervista.org. URL consultato il 23 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).