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San Leone (Catania)

Pagine con mappeQuartieri di Catania

San Leone (San Liuni in dialetto catanese) è un quartiere della città di Catania, facente parte dal 2013 della V Circoscrizione, risultata dall'accorpamento delle ex VII e VIII Municipalità, e comprendente anche i quartieri di Curìa, Nesima, Monte Po e una parte di San Nullo. È una zona molto trafficata per le numerose infrastrutture che ospita e per i numerosi collegamenti con le altre parti della città. È in questo quartiere che si trova il PalaCatania, la più importante sede dello sport di Catania, costruito per la XIX Universiade del 1997 svoltasi in Sicilia. Il quartiere nel suo complesso è tra quelli maggiormente degradati con forte presenza di malavita giovanile, che raggiunge l'apice nella zona che confina con il quartiere del Fortino e di San Cristoforo. Il quartiere è caratterizzato da enormi palazzi di stile popolare. Il quartiere è dedicato al vescovo Leone di Catania, quindicesimo della città, vissuto nell'VIII secolo d. C. al tempo della dominazione bizantina della Sicilia. Al vescovo è dedicata l'omonima parrocchia destinata, come del resto l'intero quartiere, a ospitare gli sfollati del quartiere San Berillo, sventrato negli anni cinquanta. San Leone confina a nord-ovest con il quartiere di Nesima, a nord e a nord-est con il quartiere Curìa, a sud-est con una zona senza nome storico al sud della quale c'è lo Zammataro e a sud-ovest con una zona non abitata chiamata Telegrafo Vecchio oltre la quale c'è il quartiere San Giorgio; il quartiere comprende la zona bassa tra il corso Indipendenza e via Palermo. Corso Indipendenza è l'arteria principale del quartiere: in questa strada sorge infatti il PalaCatania; il Corso si estende da piazza Risorgimento (nelle adiacenze del Fortino), separando proprio San Leone a sud da Curìa a nord, fino a piazza Eroi d'Ungheria (nel quartiere Nesima). Via Palermo è un'altra importante via del quartiere, è lunga circa 6 km e si estende da piazza Palestro, dove è sita la Porta Ferdinandea (nel quartiere Fortino) fino a piazza Guglielmo Marconi (nel quartiere Nesima). La via è collegata tramite una serie di infrastrutture ai quartieri di San Giorgio e Librino; inoltre tramite il Viale della Regione (fra Zammataro e Monte Pidocchio) il quartiere è collegato anche al cimitero comunale nel quartiere Acquicella. 522 Piazza Borsellino - Monte Po - Lineri 628N Circolare Esterna Destra 628R Circolate Esterna Sinistra 932 Piazza della Repubblica - Monte Po Chiesa di San Leone vescovo, via San Leone, 2 Catania Municipalità di Catania Sventramento di San Berillo PalaCatania San Leone-Rapisardi AMT Catania Leone II il Taumaturgo San Leone - Rapisardi, su comune.catania.it. URL consultato l'8 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2011). AMT Catania, su amt.ct.it. URL consultato il 10 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2011).

Estratto dall'articolo di Wikipedia San Leone (Catania) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

San Leone (Catania)
Via Liguria, Catania Monte Po-Nesima-San Leone-Rapisardi

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Luoghi vicini

PalaCatania
PalaCatania

Il PalaCatania è un impianto sportivo polivalente della città di Catania, utilizzato principalmente per ospitare eventi sportivi. I lavori per la costruzione del palazzetto dello sport di corso Indipendenza, furono avviati nel 1989. Ribattezzato PalaCatania, fu inaugurato, non ancora completo, il 26 novembre 1995, in occasione della partita di Serie A2 di pallavolo maschile tra la TNT Traco Catania e la Pallavolo Reima Crema. Il completamento della struttura avvenne poco più tardi, e a seguito di un sopralluogo effettuato il 30 aprile 1997 da parte di funzionari della Commissione provinciale di vigilanza sui locali pubblici della Prefettura di Catania, gli fu concessa l'agibilità per 4.000 posti a sedere. La struttura ha ospitato le gare di ginnastica artistica, ginnastica ritmica e pallavolo, nell'ambito delle Universiadi in Sicilia del 1997, nonché quelle di pallavolo ai Giochi mondiali militari del 2003, e ai mondiali maschili del 2010 e Gare di qualificazione per il World Grand Prix di pallavolo femminile 2015 e numerosissimi altri eventi. Il PalaCatania sorge in corso Indipendenza 227, nel quartiere San Leone, periferia ovest di Catania, ed è un impianto polifunzionale che ospita manifestazioni sportive o di altra natura, come i concerti. È il principale palazzetto dello sport della provincia di Catania ed uno dei quattro impianti più grandi dopo lo stadio Angelo Massimino, le Piscine Nesima e il PalaNesima (inagibile perché vandalizzato). Interamente coperto, in ambito sportivo è destinato alla pallacanestro, pallavolo, calcio a cinque e pallamano, e la capienza ufficiale complessiva è di 3.850 posti a sedere, distribuiti su quattro tribune. Sport 20 gennaio 2024 Musica e televisione Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su PalaCatania PalaCatania - Corso Indipendenza, CT, su comune.catania.it. URL consultato il 29-11-2019.

Fortino (Catania)

Il Fortino (Futtinu in dialetto catanese) è un quartiere della zona sudoccidentale della città di Catania, facente parte della I Circoscrizione (già I Municipalità, quella del Centro Storico), comprendente anche i quartieri Angeli Custodi, Antico Corso, Civita, Giudecca, San Berillo e San Cristoforo. Il nome ricorda un fortino fatto costruire dall'allora viceré di Sicilia, Claude Lamoral I di Ligne, quasi subito dopo la colata lavica del 1669, in una zona che già all'epoca era oltre le mura cinquecentesche di Carlo V, ed è chiamata oggi "Fortino Vecchio", dato che prende il nome dal monumento: di questa fortificazione rimane solo una porta in "via Sacchero", con una decorazione raffigurante Napoleone Bonaparte a cavallo. Il nome venne attribuito poi ad una porta celebrativa molto più grande, ovvero la "Porta Ferdinandea", fra "piazza Crocifisso Maiorana" ad est e "piazza Palestro" ad ovest, denominata in seguito "Porta Garibaldi" e detta comunemente in dialetto "Potta do Futtìnu". Il Fortino confina a nord-ovest con il quartiere Curìa, a nord con Chiusa del Tindaro, ad est con San Cosimo alle Chianche, a sud-est con Fortino Vecchio, a sud-ovest con Monte Pidocchio e ad ovest con Gioeni; alcuni di questi quartieri sono comunemente considerati dai Catanesi come facenti parte del Fortino, essendo zone attigue e per questo attribuibili ad esso. Il quartiere comprende gli ultimi tratti di due fra le vie principali del centro storico di Catania, quasi paralleli ma che proprio qui divergono più che altrove: via Vittorio Emanuele II, che finisce più a nord e ad ovest, e via Giuseppe Garibaldi, che finisce più a sud e ad est. In particolare via Giuseppe Garibaldi finisce in "piazza Crocifisso Maiorana", la quale ha più ad ovest la Porta Garibaldi, che, a sua volta, ha più ad occidente "piazza Palestro", la più grande del quartiere essendo lunga 100 metri e larga 50, da cui parte ancora più ad ovest "via Palermo", ideale continuo di via Giuseppe Garibaldi, e che, in quanto tale, dopo il Fortino attraversa i quartieri di San Leone, dove ad un certo punto si dirige verso nord, e quindi Nesima; essa, dopo aver varcato il confine comunale, diventa la Strada statale 121, detta "la Catanese", proseguendo fino a Palermo. Invece, Via Vittorio Emanuele II, finisce in "piazza del Risorgimento", la quale è divisa fra i quartieri Curìa e Gioeni. Nonostante la vicinanza i quartieri di Curìa, Nesima, San Leone, Gioeni e Zammataro sono della V Circoscrizione, formata nel 2013 dalle ex VII e VIII Municipalità, mentre il Fortino e Monte Pidocchio fanno parte invece della I Circoscrizione, già I Municipalità. La chiesa principale, del Sacro Cuore di Gesù al Fortino, si affaccia a nord-ovest di piazza Palestro ed è stata costruita nell'Ottocento sul luogo di una precedente chiesa dedicata alle Anime del Purgatorio, che oggi costituisce la cripta della chiesa stessa. L'altra chiesa del quartiere è quella del Santissimo Crocifisso Maiorana ad est, nella piazza omonima più piccola, da dove si affaccia a nord, ed è stata costruita nel Settecento. Il monumento civile principale è la "Porta Ferdinandea", una porta celebrativa chiamata così dal futuro Ferdinando I delle Due Sicilie, in onore del cui matrimonio venne eretta nel 1768, e dopo il 1860 denominata "Porta Garibaldi", dall'omonima via alla cui fine è posta: essa è comunemente conosciuta anche come "Porta del Fortino" e separa piazza Crocifisso Maiorana ad est dalla più grande (100 x 50 metri) piazza Palestro ad ovest. Chiesa del Sacro Cuore di Gesù al Fortino, piazza Palestro Chiesa del Santissimo Crocifisso Maiorana, piazza Crocifisso Maiorana Porta Garibaldi (Catania) Claude Lamoral I di Ligne

Porta Garibaldi (Catania)
Porta Garibaldi (Catania)

La porta Ferdinandea, dopo il 1860 intitolata porta Garibaldi, è un arco trionfale costruito nel 1768 a Catania su progetto di Stefano Ittar e Francesco Battaglia per commemorare il centenario della storica eruzione del 1669 che aveva seppellito la zona ovest della città. In quel periodo Ferdinando di Borbone e Maria Carolina convolarono a nozze e si decise di chiamare l'arco Porta Ferdinandea in onore dei due sovrani. Si trova tra piazza Palestro e piazza Crocifisso, alla fine di via Giuseppe Garibaldi, nel quartiere Fortino, in dialetto catanese Furtinu. Il monumento è realizzato alternando pietra bianca di Siracusa e blocchi di lava scura locale. In alto al centro dell'arco si trova ora un orologio, circondato da simboli allegorici, tra cui un'aquila e un elefante, simbolo di Catania. In origine, al posto di un orologio, c'era un busto marmoreo del re Borbone. Al secondo livello si trovano due angeli con trombe, al terzo due Trofei d'armi, con raffigurazioni scultoree di armi e armature e sono scritte due frasi: una dice Litteris armatur (armato con le lettere) e l'altra Armis decoratur (decorato con le armi). Sul lato Est lo scudo del timpano raffigura una Fenice che risorge dalle fiamme con un cartiglio che recita Melior de cinere surgo (Migliore dalle ceneri risorgo). La zona è chiamata 'u Furtinu in ricordo di un fortino costruito dal viceré Claudio Lamoraldo, principe di Ligne, dopo l'eruzione lavica del 1669 che colpì la città su tutto il lato occidentale, annullandone le difese medievali. Dell'opera di fortificazione avanzata che sorgeva a sud di piazza Palestro, ormai scomparsa, rimane solo una porta in via Sacchero. Alcuni palazzi collegati alla porta furono demoliti negli anni trenta, altri oggi sono abbastanza poveri e tutt'altro che simmetrici. La riqualificazione della piazza ha dato sicuramente un altro aspetto alla porta, ma è comunque tutt'altro rispetto ai progetti originari. Vittorio Consoli (a cura di), Enciclopedia di Catania, Catania, Tringale editore, 1987. Stefano Ittar Francesco Battaglia Ferdinando I delle Due Sicilie Maria Carolina d'Asburgo-Lorena Fortino (Catania) Eruzione dell'Etna del 1669 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Garibaldi

Cimitero monumentale di Catania

Il cimitero monumentale di Catania sorge in via Acquicella, nell'omonimo quartiere a nord della Zia Lisa, fu aperto nel 1866, su di un terreno che in precedenza apparteneva alle monache di Santa Chiara. L'editto di Saint Cloud emanato da Napoleone Bonaparte nel 1804 vietò che le sepolture fossero effettuate all'interno delle chiese e, dopo il Congresso di Vienna, il Regno delle Due Sicilie legiferò nel 1817 seguendo proprio le direttive ereditate dalla Francia. In questo periodo il duca di Sammartino propose al consiglio provinciale di realizzare un cimitero per ottemperare al termine ultimo del 1º gennaio 1831 fissato dal decreto reale del 12 dicembre 1828, il quale affermava che entro tale data fossero ultimati tutti i cimiteri del regno. Nel 1835 nella zona della Plaia si iniziò la costruzione di un camposanto, per far fronte alla grave epidemia di colera del 1837, l'incarico fu affidato a Sebastiano Ittar, ma il luogo scelto non fu molto idoneo in quanto il terreno era fortemente sabbioso e i cani riuscivano a dissotterrare i corpi, e quindi non era conforme alle direttive vigenti in materia. A marzo del 1856, l'ingegnere Eligio Sciuto riceve l'incarico per redigere il progetto del cimitero che sarebbe sorto su di un terreno comunale, denominato "Fondo del Crocifisso", conforme ai regolamenti del regno, ma gli eventi politici accaduti nel 1860, quali lo sbarco a Marsala dei Garibaldini, la caduta dei Borboni e la costituzione del Regno d'Italia, ostacolano la prosecuzione del progetto. Le leggi Siccardi del 1866 e del 1867 abolirono le corporazioni religiose e ne confiscarono i beni, tra i quali la tenuta di Santa Chiara, ove vi era un vigneto. Il terreno, ritenuto adatto alla costruzione del camposanto, sia per le caratteristiche tecniche, per la sua posizione geografica, si trovava in contrada Acquicella. All'epoca il centro abitato era distante circa un chilometro dal luogo dove sarebbe sorto il cimitero, inoltre la sua posizione era favorevole ai venti dominanti, condizione necessaria per rispettare appieno la legge sulla sanità pubblica del 20 marzo 1865 e il successivo regolamento dell'8 giugno di quello stesso anno. Il cimitero aprì nel 1866, circoscritto da una recinzione in legno: ora non restava che provvedere al lato artistico del progetto, l'incarico di trovare un progettista fu dato all'ingegnere comunale Ignazio Landolina, che contattò dapprima il professor Mariano Falcini di Firenze, ma il suo progetto fu accantonato. In seguito la scelta cadde su Leone Savoja, che si era brillantemente occupato del cimitero monumentale di Messina; il 15 ottobre del 1871 fu emanata la delibera che rese Savoja ingegnere specialista per la sistemazione del camposanto. Furono costruiti due ingressi, quello principale, costituito da un corpo di fabbrica in stile neoclassico a tre fornici chiusi da cancelli e quello secondario che dà accesso diretto al viale delle Confraternite. Il terzo ingresso in Via Acquicella fu realizzato negli anni sessanta del Novecento, grazie all'opera dell'allora Assessore ai Servizi Cimiteriali, Cav. Uff. Antonino La Rosa, a seguito dell'ampliamento del camposanto. Nel 2017 fu approvato il "Regolamento cimiteriale e funebre di Polizia mortuaria" che unificava il regolamento del Cimitero (risalente al 1929) e quello dei trasporti funebri (redatto e approvato nel 1960 e successive modifiche): comprende 42 articoli con riferimenti al trattamento delle salme, ai trasporti funebri, alla concessione di aree e manufatti destinati alle sepolture, alla cremazione e conservazione, o eventuale dispersione, delle ceneri (individuando, nel caso della cremazione senza espressa volontà del defunto, anche chi ha diritto a decidere), le concessioni e le scadenze (compreso il destino di eventuali arredi funebri che rimarranno di proprietà del Comune), stabilendo di volta in volta come utilizzare le opere di valore artistico e storico e le cappelle sulle quali non ci siano vincoli. Nel 2022 il Consiglio comunale ha varato ulteriori modifiche con un nuovo "Regolamento dei servizi cimiteriali". La cappella Fichera (1915), la cappella Patanè (1918) e la cappella Fortuna (1927) realizzate dall'architetto Francesco Fichera; La cappella Sisto Alessi (1884), la cappella Spampinato (1900) e la cappella Tomaselli (1905) dell'architetto Carlo Sada; La stele Cardone di Antonio Ugo; Monumento alla Sapienza di Enzo Assenza (1948). La biga di Morgantina Giovanni Auteri Berretta (1851 - 1929), avvocato e politico. Boris Bilinskij (1900 - 1948), scenografo, costumista e cartellonista cinematografico. Enrico Boggio Lera (1862 - 1956), fisico e matematico. Vitaliano Brancati (1907 - 1954), scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e saggista. Brigantony (1948 - 2022), cantautore di musica popolare Antonio Canepa (1908 - 1945), militare, politico e politologo. Gabriele Carnazza (1871 - 1931), giurista, politico e imprenditore. Vincenzo Casagrandi (1847 - 1938), docente, storico e archeologo. Giuseppe de Felice Giuffrida (1859 - 1920), politico. Pietro Delogu (1857 - 1932), giurista e accademico. Federico De Roberto (1861 - 1927), scrittore, giornalista, drammaturgo. Filadelfo Fichera (1850 - 1909), ingegnere e architetto. Francesco Fichera (1881 - 1950), architetto, ingegnere e accademico. Francesco Paolo Frontini (1860 - 1939), compositore e direttore d’orchestra. Martino Frontini (1827 - 1909), compositore. Antonino Gandolfo (1841 - 1910), pittore. Giovanni Grasso (1873 - 1930), attore. Gilberto Idonea (1946 - 2018), attore. Angelo Massimino (1927 - 1996), imprenditore, dirigente sportivo e presidente del Catania. Beppe Montana (1951 - 1985), poliziotto e commissario vittima di Cosa nostra. Angelo Musco (1871 - 1937), attore. Turi Pandolfini (1883 - 1962), attore. Ercole Patti (1903 - 1976), scrittore, giornalista, sceneggiatore. Giuseppe Pizzarelli (1848 - 1923), politico. Pietro Platania (1828 - 1907), compositore. Mario Rapisardi (1844 - 1912), poeta, traduttore e docente. Giuseppe Sapienza (1884 - 1947), avvocato, sindacalista, politico e membro dell’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana. Giovanni Verga (1840 - 1922), scrittore, drammaturgo e senatore. Salvatore Borzì e Salvatore Tudisco, La Città senza tempo. L'area monumentale del cimitero di Catania, Roma, Aracne Editrice, 2006, ISBN 88-548-0397-9. Cettina Santagati, L'azzurro del cielo: un polo museale tra arte, architettura e natura nel Cimitero di Catania, Documenti DAU, n. 31, Palermo, Edizioni Caracol, 2006, ISBN 978-88-89440-12-4. Cimitero monumentale di Catania, su comune.catania.it. URL consultato il 19 ottobre 2022. Cimitero monumentale di Catania - Progetto del CSSSS, su mokazine.com. Cimitero monumentale di Catania - Antonio Canepa - Progetto del CSSSS, su csssstrinakria.eu. Cimitero monumentale di Catania - Mario Rapisardi - Progetto del CSSSS, su csssstrinakria.eu. Cimitero monumentale di Catania - Nino Martoglio - Progetto del CSSSS, su csssstrinakria.eu.

Nesima

Nèsima (Nèsima in dialetto catanese) è un quartiere della città di Catania della parte di nord-ovest, con oltre 20 000 abitanti. Esso è inserito nella V Circoscrizione, risultata dall'accorpamento delle ex VII ed VIII Municipalità, avvenuto nel 2013 (prima del quale infatti il quartiere era diviso fra le due Municipalità), che include anche i quartieri di Monte Po, una parte di San Nullo, San Leone e Curìa. Dal vocabolo di origine araba "Nesima", il cui significato è: "brezza", "aria fresca", "alito di vento". Con alcune lievi modifiche alle vocali ed alla pronuncia (Naseema, Naseemah, Nesimah, Nesimeh, Nessima, Nessimah) viene utilizzato come diffuso nome proprio femminile nei paesi di fede e cultura islamica. Il quartiere confina a ovest con Monte Palma e a nord-ovest con Lineri, entrambe popolose frazioni del Comune di Misterbianco, a nord-est con San Nullo, ad est con il quartiere Sacra Famiglia, a sud-est con San Leone, a sud e a sud-ovest con i quartieri Monte Po, Nunziatella e Telegrafo Vecchio. Sorge sopra le lave dell'eruzione del 1669. L'altitudine è compresa tra i 100 e i 160 m s.l.m. ed è caratterizzato dall'ampia veduta dell'Etna, dell'entroterra etneo e dagli edifici più alti si può vedere anche il Mar Ionio. Fu costruito a partire dagli anni cinquanta in seguito al piano di edilizia pubblica INA-Casa, il quale nucleo originario è identificabile tra le vie San Pio X, Leopoldo Nobili, Pitagora e la Circonvallazione, i cui isolati sono costituiti quasi totalmente da edifici di edilizia residenziale pubblica. Viene suddiviso geograficamente in due zone: Nesima Superiore e Nesima Inferiore. Nesima Superiore ha il suo epicentro in piazza San Pio X Papa, dove si staglia l'imponente figura dell'omonima chiesa, sede il venerdì mattina di un mercato rionale. Il tessuto urbano è quasi del tutto costituito da edilizia residenziale pubblica, ma è anche la porzione del territorio meglio infrastrutturata con la presenza del nuovo Ospedale Garibaldi, parcheggio scambiatore con annesso capolinea autobus urbani AMT, fermata Metropolitana "Nesima", Cittadella dello Sport, stazione di superficie della FCE dove transitano treni provenienti dai comuni pedemontani del versante etneo occidentale diretti a Catania e viceversa. Sufficiente la presenza di esercizi commerciali e di servizi alla persona. Nesima Inferiore gravita intorno a piazza Eroi d'Ungheria, dove ogni giovedì viene allestito un altro mercato rionale che per estensione, assortimento e frequentatori, si colloca subito dopo quello della celeberrima Fera 'o Luni di piazza Carlo Alberto. Il tessuto urbano è costituito principalmente da condomini privati, palazzine e case basse, quest'ultime concentrate tra la piazza Guglielmo Marconi e via Palermo. Il rione è ricco di esercizi commerciali delle più svariate tipologie merceologiche, dislocati soprattutto lungo gli assi viari del viale Mario Rapisardi e corso Indipendenza. Data la sua posizione di porta occidentale della città il traffico veicolare è una problematica che interessa l'intera porzione del territorio di Nesima. Il maggiore asse di penetrazione urbana è la Circonvallazione catanese. Per mitigare il fenomeno, nell'ambito dell'ammodernamento di tale strada, negli anni duemila è stato eliminato il semaforo che regolava l'incrocio con le vie Antonio Pacinotti e Filippo Eredia, sostituito dalla costruzione di due ampie rotonde: la prima in viale Lorenzo Bolano, intersecando via Francesco Miceli e via Carmelo Florio, quest'ultima funge da collegamento per il parcheggio scambiatore di via Michele Amari e il quartiere di San Nullo; la seconda rotatoria è stata realizzata nelle adiacenze dell'ARNAS Garibaldi, in sostituzione del precedente incrocio a livelli sfalsati con relativo cavalcavia e regola il traffico nel nodo viario tra la Circonvallazione, via Palermo e via Lineri. Altri grandi assi viari che confluiscono nel quartiere sono viale Mario Rapisardi e corso Indipendenza. È stato inaugurato il 30 marzo 2017 il prolungamento della linea 1 della Metropolitana, il quartiere è servito dalla stazione sotterranea in viale Lorenzo Bolano, collegata con l'attuale stazione di superficie della FCE e il parcheggio scambiatore munito del capilinea n°6 dei bus urbani AMT, costituendo un'importante nodo intermodale permettendo ai pendolari provenienti dall'hinterland di lasciare la propria auto ed entrare in città tramite il mezzo pubblico. La zona è servita da varie linee di autobus urbani gestiti da AMT ed FCE: Fanno capolinea o transitano dal parcheggio scambiatore: AMT 628R, 628N, 621, 642, 522, 702, 932; FCE circolare 22. Altre linee: 443, 635, 601. Il quartiere è attraversato anche da alcune linee extraurbane FCE ed AST che collegano la città ai comuni pedemontani del versante occidentale etneo. È già stato appaltato un'ulteriore prolungamento direzione Misterbianco con la costruzione di altre due stazioni sotterranee sempre ricadenti nel territorio della V Circoscrizione, denominate rispettivamente "Fontana" sotto l'omonimo viale nel territorio di Nesima superiore, la quale sarà collegata direttamente con l'Ospedale Garibaldi tramite un tunnel, e "Monte Po" a servizio dell'omonimo quartiere. Nel 2013 era previsto l'avvio al servizio della nuova linea veloce in sede protetta denominata BRT2 con capolinea il parcheggio scambiatore di Nesima, avrebbe collegato questo alla stazione centrale attraversando per intero l'asse dei viali e viale Africa raggiungendo il capolinea di piazza Papa Giovanni XXIII. Il progetto attualmente è fermo. Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione Garibaldi Cittadella dello sport, formata da: piscina di Nesima, sede della blasonatissima Orizzonte Catania, dove vengono disputate delle importanti gare nazionali ed internazionali di nuoto sincronizzato e pallanuoto. PalaNesima dove vennero disputati i III Giochi mondiali militari del 2003. Campi di calcio a 11 e a 5 dove si disputano partite dei campionati italiani delle categorie dilettantistiche. Scuole materne, elementari, medie inferiori e superiori: Vittorino da Feltre, Olivetti, Giovanni XXIII, Francesco Petrarca, Nazario Sauro, Carlo Gemmellaro'. Centro servizi del comune di Catania in via Padre Angelo Secchi dove sono ubicati anagrafe, biblioteca e anagrafe canina. Una sede operativa della protezione civile e della croce rossa italiana con annesso eliporto. 2 uffici postali Parco Gemmellaro, l'unico del quartiere, si trova tra corso Indipendenza e via Palermo a Nesima Inferiore, la zona è molto carente da questo punto di vista, nonostante la presenza di ampie aree inedificate insistenti nel territorio utilizzabili a tale scopo. Altra area a verde, seppur piccola, è costituita dalla porzione meridionale di piazza Eroi d'Ungheria. Commissariato di P.S. sito in piazza Eroi d'Ungheria. Nesima superiore: Chiesa di San Pio X, piazza San Pio X Papa [1] Archiviato il 12 marzo 2016 in Internet Archive. Chiesa dello Spirito Santo, via Antonio Pacinotti, 54 [2] Nesima inferiore: Chiesa di Santa Maria del Rosario, via Monte Po, 33 [3] Stazione di Nesima Nesima (metropolitana di Catania) Municipalità di Catania Catania

Stazione di Catania Acquicella
Stazione di Catania Acquicella

La stazione di Catania Acquicella è una delle stazioni ferroviarie di RFI a servizio della città di Catania; è posta al km 237+832 della ferrovia Messina-Siracusa. È situata nei pressi del Cimitero monumentale di Catania, dal quale è separata da via Zia Lisa, uno degli assi di ingresso della città da sud-ovest. L'edificio principale della stazione è posto a est dei binari, lato mare, e si affaccia su di una piazza dalla quale è possibile raggiungere il porto di Catania e la Plaia. La stazione è la prima a essere incontrata dai treni che provengono dalla stazione di Catania Centrale per le linee ferroviarie per Siracusa, Caltagirone e Caltanissetta Xirbi, Agrigento e Palermo. Un tempo molto frequentata dai viaggiatori pendolari, ha visto pesantemente ridurre la sua importanza in seguito alla chiusura degli importanti impianti ferroviari adiacenti che davano lavoro a migliaia di lavoratori dell'indotto. Nessun treno vi effettua più fermata per servizio viaggiatori . Adiacente alla stazione, sul lato est, è ancor oggi visibile il grande impianto dell'Officina Veicoli di Acquicella in cui venivano effettuate revisioni integrali e grandi riparazioni dei rotabili ferroviari e, per un certo periodo, anche di automotrici. Dal lato ovest invece sono visibili i capannoni della Squadra Rialzo delle FS. La stazione, denominata "Acquicella" dal nome del torrente che vi scorre a margine, venne costruita nell'ambito del programma di costruzione di ferrovie avviato dalla Società Vittorio Emanuele con l'intento di raggiungere le aree zolfifere dell'area centro-orientale della Sicilia per convogliarne i prodotti mediante la strada ferrata verso il porto di Catania. I progetti attuati in seguito vi fecero confluire anche i prodotti agricoli dell'area sud-orientale dell'Isola e della Piana di Catania. La stazione venne costruita in prossimità dell'imbocco della galleria dell'Acquicella, costruita per percorrere in sottopassaggio la zona sud della città, e venne inaugurata il 1º luglio 1869 in concomitanza con l'apertura all'esercizio della tratta ferroviaria Catania-Bicocca di 7.468 metri. Il 1º luglio 1869 era anche la data in cui la Stazione di Catania Centrale veniva collegata al fascio binari del porto mediante un raccordo in discesa lungo 914 metri. Il 10 settembre 1909 la denominazione dell'impianto venne mutata in "Catania Acquicella". La stazione è destinata a convertirsi in fermata metropolitana in conseguenza dei lavori ferroviari del Nodo Catania. La stazione di Catania Acquicella consiste di un notevole fabbricato viaggiatori a due piani, in austero stile ferroviario costituito, dal lato esterno, di due corpi laterali a sei luci ciascuno collegati da un corpo centrale prominente a tre luci con un lieve rientro laterale simmetrico, a una luce per lato, che alleggerisce la prospettiva d'insieme. Il fabbricato è posto in prossimità dell'imbocco della galleria dell'Acquicella in posizione dissimmetrica rispetto al fascio binari. Il fascio binari comprende un binario di transito e tre binari di precedenza, di cui due per servizio viaggiatori e uno per servizio merci. Solo il primo binario è munito di una pensilina classica con struttura in ferro e colonne di ghisa. I binari del fascio merci e di smistamento (complessivamente 20 binari tronchi) si trovano sul lato orientale della stazione; dallo stesso lato si dipartono i raccordi per la dismessa Officina Grandi Riparazioni di Acquicella e per l'abbandonato fascio merci di San Giuseppe la Rena con la carbonaia e i dismessi mercati generali. Dalla stazione, in direzione di Siracusa ha origine il breve tratto a doppio binario per la successiva stazione di Catania Bicocca. Un terzo binario di collegamento tra gli scali merci delle due stazioni contigue non è mai stato utilizzato dopo la sua costruzione. Lo scalo è dotato di vari magazzini merci con relativo piano caricatore, sagoma limite e due ponti a bilico da 40 t di cui uno da 8 m di lunghezza e uno da 9 m. È presente anche un rifornitore di acqua per locomotive a vapore con colonna idraulica e rifornitori di gasolio e di carbone. Le infrastrutture sono in atto parzialmente inutilizzate a causa delle ristrutturazioni e riclassificazioni d'uso attuate o in corso di attuazione sulla rete ferroviaria. L'orario ferroviario del 18 novembre 1938 riportava la fermata di 3 coppie di treni accelerati da e per Siracusa e di una coppia di accelerati da e per Palermo, una coppia di automotrici in servizio locale e una coppia di omnibus da e per Caltanissetta. Vi effettuavano fermata 6 coppie di treni da e per Caltagirone e 4 coppie di treni di diverse categorie da e per Schettino. L'offerta di servizio nel 1975 riportava la fermata di 5 coppie di treni locali da e per Siracusa, di 3 coppie da e per Caltanissetta e una coppia da e per Catenanuova. L'orario di servizio 1981-1983 prevedeva la fermata di 2 coppie di treni viaggiatori locali da Catania per Caltanissetta e viceversa, di una coppia di automotrici da e per Catenanuova e di una coppia di espressi da e per Palermo. Vi avevano fermata anche le 3 coppie di treni viaggiatori da e per Carcaci. Vi effettuavano servizio viaggiatori 7 coppie di treni da e per Caltagirone (di cui una coppia di diretti). Dalla linea di Siracusa provenivano 5 treni locali mentre 3 vi partivano per tale direzione L'orario di servizio 1995-1997 indica una contrazione dell'offerta relativa alla stazione; non più alcuna fermata di treni viaggiatori provenienti da, o diretti a, Caltanissetta o Palermo ma solo di una automotrice da Catenanuova. Lo stesso prevedeva 7 coppie di treni regionali aventi fermata per Caltagirone e Gela e 3 in senso inverso. Un solo treno regionale da Siracusa vi effettuava fermata. Nonostante la potenzialità, data la vicinanza del cimitero e la popolosità dei quartieri limitrofi, la stazione è stata del tutto sottoutilizzata fino all'abbandono del servizio viaggiatori. Il futuro è incerto; resta il possibile riutilizzo quale stazione del passante ferroviario di Catania, per il servizio di trasporto metropolitano. Consistente era il traffico merci sia di derrate e ortofrutticoli sia di prodotti semilavorati industriali e minerari. Il traffico merci si è progressivamente ridotto dall'inizio degli anni ottanta anche in seguito all'attestamento dei treni nella stazione di Bicocca e alla trasformazione del trasporto merci in intermodale. La stazione è dotata di: Bar Ferrovie dello Stato, Palermo, Orario generale di servizio, fascicolo 152a, valido dal 31 maggio 1981 al 28 maggio 1983. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo orario 152b, valido dal 31 maggio 1981 al 28 maggio 1983, Genova, Ist. grafico S. Basile, 1981. Ferrovie dello Stato, Palermo, Orario generale di servizio, fascicolo 153, valido dal 28 maggio 1995 al 31 maggio 1997. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo orario 154, valido dal 28 maggio 1995 al 31 maggio 1997, Genova, Ist. grafico S. Basile, 1995. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo circolazione della Unità Periferica, ediz. in vigore dal 24 settembre 1995. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo linea 152, ediz. 2003 con aggiornamenti. Passante ferroviario di Catania Ferrovie siciliane Società Vittorio Emanuele Società per le Strade Ferrate della Sicilia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Catania Acquicella

Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico G. Rodolico - San Marco

L'Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico G. Rodolico - San Marco" è un'azienda sanitaria pubblica con sede a Catania che raggruppa i presidi ospedalieri "San Marco” e "Gaspare Rodolico”. L'Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico « Gaspare Rodolico - San Marco » di Catania viene istituita nel 2009, risultato dell'accorpamento di cinque Enti nati nel corso di otto secoli di attività. Le origini del nosocomio coincidono con quelle dell'Ospedale San Marco, istituito nel XIV secolo per decisione del Senato catanese. Verso la fine del XIX secolo, l'Ospedale San Marco venne trasferito in un nuovo complesso edilizio realizzato in stile architettonico eclettico-liberty, costruito su un ampio terreno appartenuto ai monaci benedettini, situato proprio nei pressi del Monastero di San Nicolò l'Arena. L'Ospedale civico Vittorio Emanuele - così intitolato a nome di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo Re d'Italia - fu inaugurato nel 1881, e dotato di molti reparti, di istituti chimici, di padiglioni di isolamento, di attrezzature idonee ad una grande e moderna struttura. Nel 1956 fu inaugurato un nuovo padiglione che ospitava il reparto di maternità. Dopo l'istituzione del Servizio sanitario nazionale attraverso la legge 23 dicembre 1978, n. 833, con cui i servizi sanitari divenivano totalmente a carico statale, e la creazione delle unità sanitarie locali (USL), l'OVE venne inserito nella USL n. 35 Catania assieme ai presidi ospedalieri Ferrarotto Alessi, Santa Marta e Santo Bambino. Nel 1995 i quattro presidi ospedalieri facente parte dell'USL n. 35 Catania, vennero accorpati in un'unica entità amministrativa denominata Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele-Ferrarotto-Santo Bambino, come stabilito dalla legge regionale n. 34 dell'11 aprile 1995. Nel 2009 un protocollo d'intesa stipulato tra la Regione Sicilia e l'Università degli Studi di Catania, e la successiva approvazione del decreto assessoriale n. 1759 del 31 agosto 2009, portarono alla costituzione dell'Azienda Ospedaliero - Universitaria "Policlinico - Vittorio Emanuele'', che oltre ai presidi ospedalieri dell'Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele-Ferrarotto-Santo Bambino, comprende anche il policlinico universitario Azienda Ospedaliero-Universitaria "Policlinico G. Rodolico". Istituito come sanatorio per l'assistenza dei malati poveri di tubercolosi polmonare nel 1905 per iniziativa del comm. Antonino Ferrarotto Alessi, presidente dell'Ospedale Vittorio Emanuele, che donò 80.000 lire per la sua realizzazione. Entrato in funzione nel 1911, primo direttore fu il professor Maurizio Ascoli, dimessosi nel 1913. Nel 1974 venne realizzato un nuovo padiglione che ospitò un reparto specializzato per le grandi ustioni, il primo in tutta l'Italia meridionale. Successivamente, il presidio venne potenziato con l'inaugurazione delle unità operative di anestesiologia e di cardiochirurgia, e dell'Istituto di Chirurgia Cardiaca dell'Università di Catania. Nel 2013 all'Ospedale Ferrarotto è stata effettuata un'operazione chirurgica di impianto di valvola cardiaca transcatetere, la prima in assoluto in un ospedale italiano. L'Ospedale dei Santi Marta, Maddalena e Lazzaro fu fondato nel 1755 per opera dei sacerdoti don Pietro Finocchiaro e don Domenico Rosso dei baroni di San Giorgio, e sorse nell'abitazione del primo come lazzaretto per la cura dei malati incurabili. L'istituzione si reggeva inizialmente con mezzi privati e dai proventi della questua. Nel 1759 su commissione del Rosso, fu fatta costruire a sue spese la nuova sede su progetto dell'architetto Antonio Battaglia, accanto alla Chiesa di Santa Marta, situata al Monte Vergine. Nel 1825 la reggenza dell'ospedale fu affidata a frà Cesare Borgia (1776-1837), commendatore dell'Ordine del Santo Sepolcro, fuggito da Malta a seguito dell'occupazione napoleonica dell'isola. Il Borgia fece ricostruire l'edificio dell'ospedale danneggiato dal terremoto del 1818, e vi costruì inoltre una sala anatomica per l'insegnamento libero di Euplio Reina. Essendo questi direttore dell'Accademia Gioenia, da allora iniziarono le collaborazioni con quest'ultimo ente, e dal 1840 all'interno dell'ospedale si svolgevano lezioni di clinica chirurgica dell'Università di Catania. Con Regio Decreto n. 1705 emanato il 30 novembre 1931, viene stabilita la fusione tra l'Ospedale di Santa Marta e l'Ospedale Villermosa, dando così origine ad un unico ente ospedaliero denominato Ospedali riuniti di Santa Marta e Villermosa. L'Ospedale Villermosa, fu fondato nel 1858, per volontà testamentaria rilasciata da Emilio Tedeschi, barone di Villermosa, a cui destinava una rendita annua di onze 600 elevabili a 800. Nel dopoguerra, il nosocomio subì degli interventi edilizi che ne modificarono la facciata principale, e fu gradualmente trasformato in clinica per la cura di malattie oftalmiche. Fu istituito come opera pia nel 1776, per opera del religioso Francesco Giuffrida Nicotra, canonico della Collegiata, sotto il nome di Reclusorio del Santo Bambino, che sorgeva in via dello Stazzone, per ospitare donne nubili in stato di gravidanza, catanesi e forestiere, permettendo loro di partorire segretamente, e per assistere e nutrire gli esposti. L'opera era finalizzata soprattutto alla prevenzione dell'aborto e dell'infanticidio. Fu uno dei primi ospedali per bambini illegittimi sorti in Europa, ed eretto in ente morale il 3 agosto 1782, venne trasferito in uno stabilimento fatto edificare dal sacerdote Vincenzo Scammacca Paternò Castello dei baroni della Bruca, attiguo ad una chiesa, nel quartiere catanese dell'Antico Corso, nell'odierna via Plebiscito, e grazie anche all'apporto dei canonici Giuseppe Florio e Pietro Paolo Mazza. Il reclusorio subì un ulteriore ingrandimento nel XIX secolo grazie alle successive donazioni fatte dalla nobildonna Eleonora Statella, ma soprattutto da Giovanni Paternò Castello Asmundo, barone di Bicocca, che con testamento fatto il 12 giugno 1835, lasciò l'intera eredità all'istituto. Con l'eredità del Barone di Bicocca, al Santo Bambino venne incorporato la Pia Opera delle Ree pentire, un'istituzione assistenziale per quelle donne che, dopo il parto, intendevano rimanervi a servizio. Il Reclusorio venne aggregato all’Ospedale Vittorio Emanuele II nel 1890, conservando un'amministrazione separata. Divenuto Ospedale di Maternità Santo Bambino, nel 1957, a seguito di lavori di ampliamento e di costruzione di nuovi padiglioni, fu inaugurata la nuova clinica ostetrica, e con essa un centro per la lotta contro la sterilità, e da allora fu ente ospedaliero autonomo. Nel 1970, la struttura viene ulteriormente ampliata con l'inaugurazione di un nuovo padiglione (destinato alle madri nubili e vedove bisognose), e successivamente dichiarato ente ospedaliero provinciale specializzato di ostetricia e ginecologia con decreto della Regione Sicilia nel 1971. Policlinico universitario, è sorto a seguito del progetto della Città Universitaria di Catania, la cui ubicazione sulla collina di Santa Sofia venne scelta da Luigi Piccinato, consulente del Comune di Catania e collaboratore dell'Università degli Studi di Catania, i lavori per la sua edificazione ebbero avvio nel 1961, e il complesso in cui ha sede prese forma negli anni Settanta. Nato con il nome Centro Universitario Santa Sofia, e successivamente Azienda Policlinico dell'Università di Catania, dal 1978 ha fatto parte dell'USL n. 34 Catania. Dal 2006 venne ridenominata Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico « Gaspare Rodolico », poiché intitolata al professore Gaspare Rodolico, rettore dell'ateneo catanese dal 1974 al 1994. Nel 2009 è stato aggregato all'Ospedale Vittorio Emanuele, costituendo un'unica azienda ospedaliera. L'AOU Policlinico - Vittorio Emanuele è una struttura sanitaria pubblica integrata con l'Università degli Studi di Catania per la presenza di numerosi insegnamenti e cliniche universitarie, di scuole di specializzazione per medici e di corsi di laurea delle professioni sanitarie della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'ateneo catanese. Serve un importante bacino d'utenza che comprende la popolazione delle cinque province della Sicilia orientale; maggiore ospedale dell'area per dimensioni, al 2017 era dotato di 820 posti letto, di cui 701 per la degenza ordinaria, 119 per le attività di day hospital e 10 per l'attività di riabilitazione. Al 2012 il numero complessivo di dipendenti in servizio era pari a 2.872 unità. Gran parte delle attività dell'AOU Policlinico - Vittorio Emanuele vengono svolte nei presidi ospedalieri "Vittorio Emanuele" e "Gaspare Rodolico". Il primo, ubicato in pieno centro storico in via Plebiscito 628, è dotato di un pronto soccorso generale e pediatrico, ed è sede dell'attività di emergenza-urgenza dell'azienda infatti in essa insistono i reparti di ortopedia, l'UTIC, la chirurgia toracica e diversi reparti di chirurgia generale. Il secondo, ubicato in via Santa Sofia 78 - sede amministrativa dell'AOU - è deputato alla formazione degli studenti e degli specializzandi, e in esso insistono numerose cliniche universitarie e vi convivono specialità di base con alte specialità quali la neurochirurgia e la chirurgia vascolare e dei trapianti. Gli altri tre presidi sono invece di specializzazione: il '"Ferrarotto Alessi" è sede di numerosi reparti di alta specializzazione, quali la cardiochirurgia, la cardiologia interventistica, l'ematologia con trapianto di midollo osseo e l'odontoiatria speciale per pazienti disabili; il "Santo Bambino" è sede del reparto di ostetricia e ginecologia dell'AOU, con attività di ricovero ordinari e in day hospital, e dotato di un pronto soccorso ginecologico; il "Santa Marta" è sede di ambulatori di clinica oculistica. A. Toscano Deodati, L'ospedale di Maternità e la chiesa del S. Bambino in Catania, Catania, Tipografia La Celere, 1950. M. Alberghina, Ospedalità antica in Sicilia. Un millennio di medicina e assistenza sanitaria, Acireale, Bonanno, 2014, ISBN 889695083X. Sito ufficiale, su policlinicovittorioemanuele.it.