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PalaTrieste

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L'esterno di PalaTrieste Allianz Dome
L'esterno di PalaTrieste Allianz Dome

Il PalaTrieste è la più grande arena coperta di Trieste, nonché la più grande di tutto il triveneto. È dotato di 6 943 posti a sedere, disposti ad anello attorno al parquet di gioco. Il 25 maggio 2011 è stato formalmente intitolato al grande poliatleta triestino Cesare Rubini, scomparso nello stesso anno. L'impianto, di proprietà del Comune di Trieste, ospita le partite casalinghe della principali squadre di pallacanestro cittadine, mentre in passato è stato sede delle gare casalinghe delle principali squadre triestine di pallavolo (come l'AdriaVolley Trieste e la Virtus Pallavolo Trieste, quest'ultima femminile). Viene inoltre usato per ospitare concerti e grandi assemblee, sia politiche che religiose. Nel dicembre 2016, in seguito a un accordo di sponsorizzazione legato alla società di pallacanestro triestina, ha assunto la denominazione commerciale di Alma Arena. Similmente, dal 2018 al 30 giugno 2023 è stato noto come Allianz Dome, in seguito all'accordo commerciale con l'omonima azienda.

Estratto dall'articolo di Wikipedia PalaTrieste (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

PalaTrieste
Via Flavia, Trieste Valmaura

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Latitudine Longitudine
N 45.622775 ° E 13.794956 °
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PalaTrieste

Via Flavia
34146 Trieste, Valmaura
Friuli-Venezia Giulia, Italia
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L'esterno di PalaTrieste Allianz Dome
L'esterno di PalaTrieste Allianz Dome
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Luoghi vicini

Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba

La Risiera di San Sabba fu un campo di concentramento nazista istituito a Trieste ufficialmente come campo di detenzione di polizia (Polizeihaftlager), unico ad essere dotato di un forno crematorio in tutto il territorio italiano. Servì in particolare ad eliminare gli appartenenti alla Resistenza operanti nel Litorale adriatico (Operationszone Adriatisches Küstenland - OZAK), ma altrettanto importante fu la sua funzione di campo di transito per gli ebrei della regione destinati ai campi di sterminio. Fu un luogo tipico del sistema di terrore nazista, atto da un lato a realizzare la soluzione finale della questione ebraica e a reprimere i cosiddetti "ribelli" (quelli che i tedeschi chiamavano Banditen), dall'altro a sfruttare sistematicamente la popolazione civile. Oltre ai prigionieri uccisi sul posto o deportati, vi furono rinchiusi anche i civili catturati nei rastrellamenti o destinati ai lavori forzati. L'ammontare complessivo delle vittime di San Sabba è stato ed è tuttora oggetto di discussione: le stime vanno da un minimo di 2000 persone a un massimo di 5000 (anche se quest'ultima stima è considerata "improbabile"), avvelenate dai gas di scarico dei mezzi di trasporto, abbattute con corpi contundenti o - meno frequentemente, secondo le testimonianze processuali - uccise con armi da fuoco. Circa 1450 ebrei deportati dall'OZAK passarono dalla Risiera: di questi solo una ventina fece ritorno. Di 28 ebrei invece è stata accertata l'uccisione all'interno del Lager in quanto considerati non in grado di affrontare il trasporto perché vecchi o malati. Nel 1965 la Risiera è stata dichiarata monumento nazionale, e nel 1975 è divenuta museo civico.

Servola
Servola

Servola (Škedenj in sloveno, Ščedna nel locale dialetto sloveno, o in versione arcaica Ščiédna, Sèrvola in dialetto triestino), è un rione storico della città di Trieste. Confina a nord con la Via Baiamonti, a Sud con la Via Valmaura, a Est con la Via dell'Istria e ad a ovest con la costa del golfo di Trieste. Complessivamente misura circa 1,5 km² ed è distante dal centro cittadino circa 3 km in direzione sud. È uno dei centri delle manifestazioni del Carnevale triestino, citato dalla canzone popolare. È stata sede del Consiglio Circoscrizionale di Servola-Chiarbola, fino all'accorpamento con quello di Valmaura-Borgo San Sergio (attualmente con sede in Via Paisiello). È gemellata con il Rione Bianco di Faenza (dagli anni '70), e più recentemente con la Comunità degli Italiani di Villanova (Croazia) e con il villaggio di San Lorenzo (Reggio Calabria). La variante italiana (veneta) del toponimo deriva da Sylvula (selvetta), dal piccolo bosco che copriva la piccola penisola posta nella parte meridionale della città. Il nome venne storpiato prima in Selvola poi nella versione corrente. La variante slovena Škedenj, invece, significherebbe "fienile, aia", ma più probabilmente deriva dalla variante dialettale Ščedna (da čediti = tagliare). Il rione è anche noto per il caratteristico pane servolano (in particolare le famose Bighe) realizzato dalle cosiddette donne del pane (krušarce in sloveno e pancogole in dialetto triestino = donne panettieri). Servola aveva una tradizione di panificazione molto importante e riconosciuta non solo a Trieste. Nel 1756 vinse pure il primo premio in concorso indetto dalla Corona d'Austria per il pane migliore dell'Impero, e fu proprio in quella occasione che le pancògole servolane andarono a Vienna e a corte presentarono il loro pane, le Bighe Servolane. Si dice che durante la Seconda Guerra Mondiale il pane di Servola arrivasse fino all'ospedale partigiano di Franja (a Novaki, in Slovenia). L'attività delle "donne del pane" continuò anche dopo la guerra, fino alla fine del 1954, quando la panificazione casalinga venne proibita dalle nuove norme igieniche. A quel tempo a Servola c'erano ancora 8 "pancogole", che continuarono l'attività "di contrabbando".