place

Madonnina

Duomo di MilanoPagine che utilizzano PhonosPagine con mappeSculture a MilanoStoria di Milano
Madonnina Duomo Milan 2014 01
Madonnina Duomo Milan 2014 01

La Madonnina (Madonnina in dialetto milanese , AFI: [maˌduˈniːna]) è una statua in rame dorato, opera di Giuseppe Perego, raffigurante la Madonna Assunta e posta sulla guglia maggiore del duomo di Milano. Dal momento della sua posa, avvenuta nel 1774, è diventata il simbolo della città anche al di là della sua valenza religiosa. Frasi come all'ombra della Madonnina indicano per antonomasia la città di Milano. L'alabarda è in realtà un parafulmine "mascherato".

Estratto dall'articolo di Wikipedia Madonnina (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Madonnina
1_33051, Milano Municipio 1

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Numero di telefono Sito web Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: MadonninaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.464301 ° E 9.191831 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Duomo di Milano

1_33051
20122 Milano, Municipio 1
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

Numero di telefono

call+3902361691

Sito web
duomomilano.it

linkVisita il sito web

Madonnina Duomo Milan 2014 01
Madonnina Duomo Milan 2014 01
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Basilica vetus
Basilica vetus

La cattedrale di Santa Maria Maggiore (nomi originari paleocristiani basilica vetus o basilica minor) fu una delle prime chiese di Milano, edificio religioso più importante della città prima della costruzione del Duomo di Milano. La basilica vetus venne progressivamente demolita a partire dal 1386 proprio per poter permettere la costruzione del moderno Duomo di Milano. La basilica vetus, insieme ai vicini basilica maior (poi ridenominata basilica di Santa Tecla), battistero di San Giovanni alle Fonti e battistero di Santo Stefano alle Fonti, formava il "complesso episcopale". La presenza di due basiliche molto ravvicinate era infatti comune nel Nord Italia durante l'età costantiniana e si poteva trovare, in particolare, in città sedi vescovili. La basilica vetus si trovava dove sorge ora la zona absidale posteriore del moderno Duomo di Milano. La sua costruzione iniziò nel 314 in epoca romana tardoimperiale, un anno dopo l'editto di Milano, che concesse a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di onorare le proprie divinità. Fu quindi la prima basilica paleocristiana di Milano realizzata dopo questo editto, da cui il nome (vetus in latino vuol dire "antico"), venendo edificata nel periodo in cui la città romana di Mediolanum (la moderna Milano) era capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 al 402). Il rifacimento dell'antica basilica vetus in chiave più moderna si deve al vescovo Angilberto I, che cambiò nome alla chiesa in cattedrale di Santa Maria Maggiore, con i lavori che si conclusero durante l'episcopato del suo successore Angilberto II, che la riconsacrò nell'836. Con queste modifiche in stile romanico e gotico l'antica basilica si trasformò in una cattedrale vera e propria, dove si svolgevano molteplici funzioni religiose. Della basilica vetus sono giunti sino a noi solo i resti del muro della facciata rifatta nel IX secolo in stile romanico e probabilmente tra il 1370 e il 1380, sito archeologico che si trova in alcuni locali della Veneranda Fabbrica del Duomo e che non è aperto al pubblico.

Basilica maior
Basilica maior

La basilica di Santa Tecla (nomi originari paleocristiani basilica maior o basilica nova) fu un'antica basilica paleocristiana di Milano, oggi non più esistente, che si trovava sull'odierna piazza del Duomo, di fronte alla Cattedrale di Santa Maria Maggiore, ovvero l'odierno Duomo di Milano. Realizzata nel 350, venne edificata in epoca romana tardoimperiale nel periodo in cui la città romana di Mediolanum (la moderna Milano) era capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 al 402). La basilica maior fu demolita nel 1461 per poter permettere la costruzione del Duomo di Milano. La basilica maior, insieme ai vicini edifici della basilica vetus (poi ridenominata cattedrale di Santa Maria Maggiore), del battistero di San Giovanni alle Fonti e del battistero di Santo Stefano alle Fonti, formava il "complesso episcopale". La presenza di due basiliche molto ravvicinate era infatti comune nel Nord Italia durante l'età costantiniana e si poteva trovare, in particolare, in città sedi vescovili. Era una basilica a cinque navate. Dai rilievi e dagli studi effettuati pare avesse una lunghezza totale di 67,60 metri e una larghezza di 45,30 metri. Nello stesso luogo dove era situata la basilica di Santa Tecla, in epoca romana, sorgeva un tempio pagano dedicato a Minerva, che a sua volta era stato costruito sulle vestigia di un precedente tempio celtico dedicato alla dea Belisama. I resti musealizzati della basilica maior si possono vedere nel mezzanino della stazione Duomo della linea M1 della metropolitana di Milano.

Monastero di Santa Radegonda

Il monastero di Santa Radegonda era assieme all'omonima chiesa un monastero benedettino milanese. Il complesso fu soppresso e parzialmente demolito nel 1781 per far posto alla attuale via Santa Radegonda. Sull'antecedente complesso architettonico che aveva ospitato il monastero di Santa Maria di Vigilinda (probabilmente la fondatrice), detto anche del San Salvatore sin dal VII secolo, nel 1130 venne fondato il monastero dedicato a santa Radegonda. Il motivo di questo cambio di intestazione verso la regina merovingia d'origine turingia, è da ricercare nella volontà dell'allora vescovo di Milano Anselmo della Pusterla di sostenere il partito di Corrado III e dell'antipapa Anacleto II, supportato anche dall'arcivescovo di Tours Ildeberto di Lavardin contro il partito del papa Innocenzo II e dell'imperatore Lotario II. Infatti Radegonda era stata un'importante figura nel monastero di Tours e questa intitolazione rappresentava una presa di posizione netta della città di Milano nello scontro fra i due papi che stavano contendendo il potere all'epoca (Innocenzo II e l'antipapa Anacleto II). Danneggiato dalle distruzioni delle truppe imperiali del Barbarossa nel 1162, come risarcimento il monastero ricevette una casa e un terreno appartenente al vescovo Galdino della Sala (1166-1176). Nel secolo XVII, secondo quanto riferì il contemporaneo Filippo Picinelli, «le monache di Santa Radegonda di Milano, nel possesso della musica sono dotate di così rara isquisitezza, che vengono riconosciute per le prime cantatrici d'Italia. Vestono l'abito cassinense del P. S. Benedetto, e pure sotto le nere spoglie sembrano à chi le ascolta, candidi, armoniosi cigni, che, e riempiono i cuori di maraviglia, e rapiscono le lingue à loro encomij. Frà quelle religiose, merita sommi vanti Donna Chiara Margarita Cozzolani, Chiara di nome, ma più di merito; e Margarita[1], per nobiltà d'ingegno, rara, ed eccellente, che se nell'anno 1620. ivi s'indossò quell'habito sacro, fece nell'essercitio della musica riuscite così grandi; che dal 1640. fino al 1650. hà mandato alle stampe, quattro opere di musica»[2]. Il complesso risultò veramente grandioso, con quattro chiostri che includevano San Raffaele e San Simplicianino. La chiesa era doppia, secondo l'uso monastico, e custodiva numerose reliquie: la scheggia della Croce, una Spina, un frammento del velo di Maria e della Maddalena. Il monastero rientrò nelle soppressioni giuseppine: le monache vennero trasferite a Santa Prassede (area dell'odierno palazzo di Giustizia) e nel 1781 si aprì la strada che vediamo oggi e il sito dell'ex monastero ospitò poi un omonimo teatro (per circa un secolo) finché nel 1883 fu aperta al suo posto la centrale termoelettrica di Santa Radegonda (la prima dell'Europa continentale, la terza al mondo dopo Londra e New York) poi chiusa nel 1926. Nel 1855 la chiesa del precedente monastero serviva gli scalpellini della Fabbrica del Duomo ma fu chiusa e sconsacrata nel 1899. Chiese di Milano Chiese scomparse di Milano