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Basilica di Superga

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Basilica di Superga (Turin)
Basilica di Superga (Turin)

La basilica di Superga, nota anche come Real basilica di Superga, sorge sull'omonimo colle, a 672 metri sul livello del mare, a nord-est di Torino. Fu fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria, dopo aver sconfitto i francesi. Per questo motivo è considerato un "monumento celebrativo". Il progetto è dell'architetto messinese, abate Filippo Juvarra, e risale al 1715. Alla cappella, posta alla sommità dell'omonima collina, si può giungere attraverso strada o servendosi della tranvia Sassi-Superga. La storia della basilica risale al 2 settembre 1706, quando il duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, e il principe di Carignano, Eugenio di Savoia, salirono sul colle per osservare Torino assediata dai franco-spagnoli. Vittorio Amedeo, inginocchiatosi dinanzi ad un vecchio pilone, giurò che, in caso di vittoria, avrebbe edificato un monumento alla Madonna. E così avvenne: dall'alba fino alle prime ore del pomeriggio del 7 settembre si scontrarono nei campi presso Lucento e Madonna di Campagna le armate francesi e piemontesi e la vittoria arrise ai piemontesi. Grazie alla vittoria nella battaglia, ancora prima della fine della guerra in corso contro Luigi XIV (Guerra di Successione Spagnola), Vittorio Amedeo fu incoronato re di Sicilia e sciolse il voto affidando la progettazione dell'edificio al siciliano Filippo Juvarra (1711). L'edificazione della futura basilica iniziò il 20 luglio 1717 e si protrasse per quattordici anni. Il ruolo di impresario fu affidato allo stuccatore Pietro Filippo Somazzi, che, oltre che di una parte delle decorazioni in stucco, si occupò anche di alcune opere in muratura. Per tutto il periodo della costruzione, si arrivava alla sommità della collina (672 metri, la seconda più alta di Torino) mediante un pessimo sentiero sassoso e tutti i materiali edili venivano trasportati a dorso d'asino. Il 1º novembre 1731, alla presenza del re Carlo Emanuele III di Savoia, il tempio veniva inaugurato con una solenne cerimonia.

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Basilica di Superga
Strada comunale alla Basilica di Söperga, Torino Circoscrizione 7

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Basilica di Superga

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10132 Torino, Circoscrizione 7
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Basilica di Superga (Turin)
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Luoghi vicini

San Mauro Torinese
San Mauro Torinese

San Mauro Torinese (San Mò in piemontese) è un comune italiano di 18.922 abitanti della città metropolitana di Torino, in Piemonte, conurbato nell'area metropolitana torinese. Il comune si trova ad est di Torino nel tratto dominato dalla Basilica di Superga, e la riva destra del fiume Po, lungo l'antica strada che un tempo collegava la Porta Praetoria di Torino (ubicata nell'attuale Piazza Castello) e la romana Industria (l'attuale Monteu da Po) con Valenza e Casale Monferrato. Una parte del comune, di sviluppo più recente, rimane anche sulla riva sinistra del Po, collegata attraverso il Ponte Vittorio Emanuele III (1912), oggi chiamato il "Ponte Vecchio", in quanto recentemente affiancato da un nuovo ponte, Ponte XI Settembre (2001). Il primo documento scritto in cui compare il comune di San Mauro riporta il nome di Pulchra Rada o Pulcherada (letteralmente "bella spiaggia" o "bella rada", probabilmente una denominazione che traeva origine dalle bellezze del luogo che anticamente era il letto del Po) e risale al 4 maggio 991: vi si legge che Anselmo, marchese del Monferrato, si impegna a ricostruire l'abbazia dei monaci benedettini distrutta nel corso di un'invasione dei Saraceni. In quell'occasione divenne Sancta Maria in Pulcherada: il centro monastico, ormai devastato dai Saraceni e abbandonato dai monaci, entrava a far parte della donazione del marchese Anselmo di Monferrato, della moglie Gisla, di Guglielmo e Riprando figli del defunto Oddone. In questa occasione viene citato per la prima volta il nome San Mauro, il santo monaco che fu fra i primi discepoli di San Benedetto. Il suo culto, molto diffuso in Francia, si radicò anche in Piemonte, dove la devozione popolare fu solita ricorrere a lui grazie soprattutto a molte guarigioni miracolose. Era anche conosciuto come patrono dei gottosi e degli zoppi. L'abbazia sorse intorno all'VIII-IX secolo su un preesistente insediamento romano risalente al periodo di fondazione di Augusta Taurinorum (l'attuale Torino) e divenne il nucleo centrale del primo centro abitato che si costituì intorno ad essa. Fu infatti ricostruita dopo l'anno 1000, quando in Piemonte cessarono le invasioni delle orde ungare e saracene. A capo della comunità vi era l'abate, che amministrava la vita religiosa e civile locale. Fu inoltre un periodo che vide una rinascita di monasteri e abbazie, favorita da una ripresa sia economica che demografica. Nell'anno 1029, Alrico, vescovo di Asti, il fratello Olderico Manfredi II, marchese di Torino, e Berta, cognata di Alrico, donarono alla chiesa di Susa alcuni beni, tra cui San Mauro. Nel 1055 il Monastero di Pulcherada venne unito a quello di Susa, ma in seguito ne venne nuovamente separato. Secondo il diploma imperiale di Federico I del 26 gennaio 1159, quello stesso anno il Monastero di Pulcherada venne eretto ad abbazia. L'imperatore confermò i privilegi del vescovo di Torino, elencando tra questi «... Abbatiam Sanctii Salvatoris et Sancti Mauri sitam in Vico Pulcherada cum suis pertinensis». Nel XII secolo l'abbazia raggiunse una notevole prosperità, ma, a causa della sua posizione al confine tra il Marchesato del Monferrato e il Ducato di Savoia, fu teatro di continui scontri armati tra le due casate. Ciò provocò un'inarrestabile decadenza, culminata nel 1474 con la sua soppressione e trasformazione in commendam. Nel 1420 la denominazione ufficiale della località divenne San Mauro, in onore di San Mauro abate, monaco benedettino che, diretto in Francia, sostò presso l'abbazia nel VI secolo. L'importanza del fiume Po nell'economia locale indusse già nel 1445 ad una regolamentazione della pesca, e con un'ordinanza del 1575 si fece obbligo di asportare dal fiume i grossi detriti che erano di impedimento al corso della navigazione. L'avvento degli abati commendatari, che si limitavano ad incassare le rendite vivendo altrove, favorì l'autonomia della comunità locale, che finalmente ottenne nel 1567 quei benefici e gli statuti che i precedenti abati avevano sempre negato. Fino al 1603 l'abbazia rimase ai Benedettini; in seguito fu conferita a membri del clero secolare. Alla decadenza dell'abbazia corrispose nella storia l'affermazione politica e territoriale della dinastia sabauda che, a partire dal duca Emanuele Filiberto, dette inizio ad una politica di rivendicazione dei poteri sovrani. Infatti sono del 16 ottobre 1671 le regie patenti con le quali il duca Carlo Emanuele II concedeva in feudo all'auditore Giuseppe Maria Filippone e ai suoi eredi la seconda cognizione, ossia l'appello di tutte le cause civili e criminali del luogo di San Mauro. Tale concessione suscitò l'indignazione dell'abate, che vide nell'atto sia un'intromissione alla sua autorità, sia una diminuzione del suo prestigio. Dopo schermaglie durate qualche anno, tuttavia, Filippone poté prendere possesso del suo feudo, tramandandolo ai suoi eredi, fino al 1720. All'arrivo dei rivoluzionari francesi i beni dell'abbazia furono confiscati e nel 1803 vennero venduti all'asta per la rilevante somma di 22.000 Lire. Il primo giugno dello stesso anno papa Pio VII decretò la soppressione del convento. La chiesa dell'abbazia, che aveva ormai subito diversi restauri, fu ridotta allo stato di semplice chiesa parrocchiale e di essa si fece carico la comunità. Durante questo periodo gli abitanti del paese, situato quasi esclusivamente sulla riva destra del fiume, passavano mediante barche alla sponda sinistra. Nel corso dell'Ottocento il comune iniziò il suo sviluppo, sia grazie al passaggio dell'abbazia al clero secolare, sia per il frazionamento delle proprietà effettuato durante l'occupazione francese. Nel 1814 tornò al potere Casa Savoia e la storia di San Mauro non si discostò più da quella di Torino e del Piemonte. Nel 1862 si giunse all'attuale denominazione di "San Mauro Torinese". Il 26 settembre 1880 fu inaugurata la linea tranviaria Torino-Brusasco, inizialmente a vapore e poi elettrificata. Ma il grosso dei collegamenti avvenne ancora per tutto il XIX secolo con l'attraversamento del fiume Po, che ha sempre avuto un importante rilievo nello sviluppo dell'economia locale: dal suo alveo vennero infatti derivati diversi canali impiegati per l'irrigazione dei campi e per muovere le ruote dei mulini. Il 17 febbraio 1907 fu deliberata la costruzione di un ponte sul Po tra San Mauro e Bertolla. I lavori iniziarono nell'aprile del 1911 su progetto dell'impresa Allegri e si conclusero il 15 agosto 1912 : il ponte fu inaugurato l'8 settembre 1912 dal sindaco Giovanni Mochino ed intitolato a Vittorio Emanuele III. Negli anni del secondo dopoguerra, sulla scia della massiccia industrializzazione dell'area torinese, San Mauro ha conosciuto un notevole sviluppo urbanistico ed un massiccio incremento demografico (gli abitanti sono cresciuti di ben tre volte negli ultimi sessant'anni), che hanno mutato radicalmente l'aspetto fisico ed il tessuto sociale del paese. La presenza del fiume Po, da cui viene presa l'acqua per il canale che alimenta la centrale elettrica nei pressi di Chivasso, e della collina, oltre all'esistenza di testimonianze storico-artistiche di pregio quali l'abbazia millenaria, il castello di Sambuy, la Torre di Moncanino e -nelle immediate vicinanze- la basilica di Superga, hanno contribuito a mantenere particolarmente interessante ed attraente questa località che, in passato, fu anche luogo di villeggiatura. Solo poche testimonianze sono giunte a noi dello splendore e potenza dell'antica Abbazia benedettina di San Mauro: l'abside centrale e la parte sinistra della navata della chiesa parrocchiale, già chiesa abbaziale, il campanile e la parte inferiore della Cappella della Madonnina. La chiesa parrocchiale di Santa Maria in Pulcherada è situata al centro del borgo più antico del paese, in una posizione più elevata. La navata e la facciata sono in stile barocco e furono restaurate nel 1665 grazie all'abate commendatario Petrinus Achemius. L'antica costruzione, già rivoluzionata tra il XII e il XIV secolo, fu notevolmente stravolta e quindi è difficilissimo cercare di ricostruirne le forme originali. È probabile che la costruzione sia stata edificata tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo. La caratterizzano profonde finestre monofore, originariamente cieche, suddivise da lesene, sovrastate ciascuna da tre nicchie cieche. Sul lato sinistro della facciata si eleva il campanile costruito tra il XII ed il XIII secolo ad alte monofore affiancate. Nel Medioevo ebbe non solo importanti finalità liturgiche, ma anche militari e difensive come torre di avvistamento e di segnalazione. Nel recinto dell'antico monastero di Santa Maria Pulcherada è situata la cappella della Madonnina, la cui parte inferiore a tre navatelle è forse precedente o contemporanea dell'antico cenobio. Sulla destra, giungendo da Torino lungo la statale per Casale Monferrato e prima del ponte sul Po, si nota la piccola chiesa di San Rocco, un tempo luogo di culto della Confraternita dello Spirito Santo. L'attuale chiesa fu costruita tra il 1728 ed il 1731 da Carlo Antonio Castelli. Il campanile è del 1760, mentre la facciata risale al 1781. La confraternita venne sciolta nel 1957 causando inevitabilmente il degrado della chiesa, ormai abbandonata. Solo nel 1978 venne restaurata con il contributo dei parrocchiani e nuovamente adibita a culto ed è tutt'oggi utilizzata per la messa feriale.Per l'aumento demografico vennero costruite tra il 1959 ed il 1966 tre nuove chiese: una intitolata a Sant'Anna, nell'antica borgata di Sant'Anna-Pescatori, l'altra dedicata a San Benedetto Abate in zona Oltre Po , l'altra ancora al Sacro Cuore di Gesù,in borgata Sambuy . Lungo il crinale situato tra la valle di Rivodora e quella del rio San Mauro è presente la chiesa di San Grato, un semplice e spoglio edificio settecentesco. Nei pressi del confine con Castiglione Torinese è presente la piccola Chiesa del Mariano, dedicata alla Madonna. A causa dell'intensa industrializzazione che caratterizzò i trascorsi decenni e che aveva messo in crisi l'intera collina adiacente al comune, venne definito un piano per la salvaguardia e la valorizzazione dell'intera collina. Il Parco naturale della Collina di Superga venne istituito nel novembre 1991 con la Legge Regionale 55/91 con finalità di tutela e di conservazione delle caratteristiche ambientali, naturali, faunistiche, storiche e paesaggistiche del territorio del parco. Degna di nota nella zona collinare è la "Villa Lavista", esempio sublime di architettura eclettica, nella quale si fondono e coesistono elementi barocchi e neoclassici e decorazioni pre-liberty. Lungo l'attuale Via del Moncanino, località panoramica e salubre, furono edificate tra il Settecento ed il Novecento numerose ville signorili, tra cui spicca la "Villa del Cavalier Ludovico Nicolis", sede fino al 1993 del Famulato Cristiano. Al bivio tra Moncanino e via Montenero si erge l'elegante figura di "Villa Soley", in stile neoclassico, con la caratteristica torre che domina San Mauro, circondata da un grande parco. La villa venne fatta costruire nel 1830 da Bernardo Soley e presenta una pianta rettangolare: è a tre piani, di cui l'ultimo è coronato da una balconata impreziosita da statue. Simbolo della collina di San Mauro è la "Torre del Moncanino", un edificio in stile neogotico fatto edificare nella seconda metà dell'Ottocento. La torre ha un'architettura alquanto stravagante sulla quale si aprono finestre a sesto acuto, bifore, trifore e balconate; ha sette lati, è completamente costruita in mattoni e raggiunge l'altezza di 52 metri. È sormontata da un angelo metallico che indica la direzione del vento. A nord-est del comune, percorrendo la strada nazionale della Valle Cerrina in direzione di Casale Monferrato, si incontra sulla sinistra un lungo muro di cinta che attornia il Castello dei Conti di Sambuy e il suo vasto parco. Il castello domina un poggio ed è a pianta rettangolare con una facciata in cotto ornata da una doppia rampa di scale.Si intravvede bella citronaia di Pelagio Palagi. Proseguendo sulla strada al confine con Castiglione Torinese si incontra il Mulino di Sambuy, progettato dal noto architetto Amedeo Peyron. Per San Mauro passa quel tratto di Via Francigena che valica le Alpi al Moncenisio o al Monginevro e si unisce a quella proveniente da nord presso il vercellese. Premettendo che il tracciato è piuttosto variabile nel corso del tempo, l'itinerario pubblicato dal sito della città metropolitana di Torino, segnato da volontari col simbolo verniciato del "pellegrino giallo", entra al confine con Torino sull'argine destro del Po, proveniente dal Parco del Meisino, continua così fino al centro e da lì segue più o meno da vicino l'argine destro del Canale Cimena fino alla zona del Pedaggio Vecchio, proseguendo poi per Gassino, Chivasso ed il vercellese. Sono presenti molti cartelli illustrativi e chilometrici sul percorso. Un moderno monumento dedicato ai pellegrini ed ai monaci della vicina Abbazia di Pulcherada si trova sul lato sinistro del fiume Po, nel Parco de L'Eliana. San Mauro ospita il singolarissimo edificio della ex sede dirigenziale e amministrativa torinese delle Cartiere Burgo, realizzato nel 1981 dall'architetto brasiliano Oscar Niemeyer, il creatore della città di Brasilia. La biblioteca civica "Germana Bocca" è stata istituita nel 1966: dal 2004, ha sede nel Centro Culturale Polivalente assieme al Centro Multimediale, l'Informagiovani e l'Ufficio Cultura della città. La biblioteca fa parte dello SBAM. Negli ultimi sessanta anni, dal 1961, la popolazione residente è raddoppiata. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera residente era di 994 persone, pari al 5,34% della popolazione. La zona industriale del comune di San Mauro è chiamata "Zona Pescarito". Nel 1969 vi venne realizzato l'autoporto Pescarito, di circa 1 milione di metri quadrati. Da notare l'interessante architettura di un edificio a pianta circolare ospitante dal 1980 le Cartiere Burgo, progettato da uno dei più celebri architetti del XX secolo, Oscar Niemeyer, ideatore dei principali palazzi governativi della città di Brasilia: attualmente la struttura non è più usata e rimane in attesa di una nuova destinazione d'uso. La vocazione agricola del comune si è ridotta in proporzione alla cresciuta domanda industriale, ma nel territorio si coltivano ancora ortaggi, fiori e soprattutto fragole, per le quali il paese è famoso. L'origine delle coltivazione delle fragole pare risalire al 1706, quando il duca Vittorio Amedeo II, per risarcire i contadini del luogo che nella guerra contro i francesi avevano subito pesanti devastazioni, donò loro in esclusiva delle piantine di fragola importate dall'America. Il culmine di tale produzione venne raggiunto tra gli anni 1930 e 1950 e richiamava a San Mauro le frolere, ovvero le raccoglitrici di fragole che, tra maggio e giugno, lavoravano per raccogliere in tempo la rinomata "fragolina nera", prodotto tipico del paese.Attualmente, anche se la produzione è diminuita, tra maggio e giugno si celebra la "Festa delle Fragole", che attira numerosi turisti e coinvolge nella festa tutto il paese. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. L'Eliana Mirande Orsara di Puglia San Mauro Torinese possiede dalla fine del 2014 un consiglio comunale dei ragazzi ormai arrivato al secondo mandato. I ragazzi partecipanti (17) scelti tra gli alunni di 4°, 5° elementare e il triennio delle medie. I candidati vengono successivamente votati, una volta esposto il programma davanti a tutti gli alunni, in maniera anonima dai ragazzi frequentanti la stessa scuola del candidato. Le scuole sanmauresi concedono al consiglio: 6 ragazzi, scuola secondaria di 1º grado "Carlo Alberto Dalla Chiesa" 4 ragazzi, scuola secondaria di 1º grado "Silvio Pellico" 4 ragazzi, scuola primaria "Giorgio Catti" 2 ragazzi, scuola primaria "Nino Costa" 1 ragazzo, scuole primarie "Salvador Allende" e "Elsa Morante" Il presidente del consiglio, il vicepresidente e i presidenti delle commissioni di territorio e cultura vengono scelti dal consiglio con voto anonimo, preceduto da un discorso. La prima seduta è stata il 19 dicembre 2014. Il consiglio ha subito un riformamento dalla seduta del 16 dicembre 2016. Orazio Geraci, STORIA DI SAN MAURO, Edizioni Pagliero, - 1979 Carlo Bosco, Anche a Gassino sventolava il Tricolore (1848-1918). Cronaca e storia in Gassino e dintorni negli anni del Risorgimento Italiano, Torino, Scaravaglio, 2012. Il Piemonte paese per paese - Ed. Bonechi - 1993. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Mauro Torinese Sito ufficiale, su comune.sanmaurotorinese.to.it. San Màuro Torinése, su sapere.it, De Agostini.

Riserva naturale del Meisino e dell'Isolone Bertolla
Riserva naturale del Meisino e dell'Isolone Bertolla

La riserva naturale del Meisino e dell'Isolone di Bertolla è un'area naturale protetta, più precisamente una riserva naturale a gestione regionale, è una delle 12 aree protette che compongono il Parco del Po Torinese. La riserva naturale fu istituita per tutelare le zone umide presenti attorno alla confluenza nel Po della Stura di Lanzo. Al suo interno, è incluso il parco del Meisino, un nome che deriva dal piemontese mezzino, ovvero terra di mezzo, a intendere il lembo di terra tra un tratto del fiume Po e l'area pianeggiante ai piedi della collina di Superga: è uno dei più grandi parchi della città di Torino, disteso lungo la destra idrografica del Po. Con un'estensione di 450.000 m² (45 ettari), l'area è collocata in zona Borgata Rosa-Sassi, nella Circoscrizione 7, a nord-est della città, tra un'ansa del suddetto fiume, via Agudio, il Ponte di Sassi, corso Casale e strada del Meisino.. Essa comprende l'area del cimitero di Sassi, poi si estende a nord-est sotto il ponte di Corso Luigi Sturzo/Diga del Pascolo (derivatore AEM)/curva circolare detta delle "Cento Lire", proseguendo sempre sulla riva destra del fiume e congiungendosi quindi a San Mauro Torinese, attraverso la zona detta di Pulchra Rada (dal latino = bella spiaggia, da cui Pulcherada, antico nome del limitrofo comune).La pista pedonale-ciclabile che costeggia il parco, attraversa anche il rivo di Sant'Anna e il rivo di Costaparigi, entrambi provenienti dalla collina di Superga. Nei pressi di quest'ultimo, è presente anche la piccola villa detta del Bajno. La passerella ciclopedonale che scavalca il Rio di Costaparigi è stata dedicata nel 2008 ad Alex Langer, ecologista, pacifista ed esponente politico dei Verdi. Altre due importanti aree, incluse nella riserva naturale torinese, sono il parco Colletta e il parco dell'Arrivore, questi ultimi però entrambi collocati in sinistra idrografica rispetto al Po. Anche l'Isolone di Bertolla è situato in sinistra idrografica del Po, che lo separa dal parco del Meisino, ed a nord è delimitato dal canale dell'Azienda Energetica Metropolitana. L'area oggi tutelata fu spesso soggetta a ricorrenti allagamenti causati dalle piene del Po. Il problema fu risolto nell'anno 1952 dalla posa di un argine in muratura, il quale aveva l'obiettivo primario di creare, assieme alla Diga del Pascolo, un invaso per la produzione di energia idroelettrica. . Il cosiddetto "Canale Derivatore" della Diga, passante a sinistra dell'insenatura, si ricongiunge poi a San Mauro Torinese, e creò artificialmente l'Isolone Bertolla. La prima realizzazione del parco del Meisino, curata dalla sesta circoscrizione nel 1988, fu messa in forse da una proposta di una variante al piano regolatore di Torino che avrebbe comportato la realizzazione di una grande quantità di fabbricati residenziali nell'area. Tale variante fu però accantonata anche per l'opposizione di varie associazioni ambientalistiche e la legge regionale numero 28 del 1990 istituì nell'area la Riserva Naturale Speciale del Meisino e dell'Isolone Bertolla. Il parco fu inoltre incluso nel sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po. L'originaria legge istitutiva è stata abrogata dal Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità, che all'articolo 12 affida la gestione della riserva all'Ente di gestione delle aree protette del Po torinese. Anche il Parco Colletta fu inaugurato negli anni ottanta, mentre per il completamento del parco dell'Arrivore si dovette attendere l'ottobre del 2009. L'odierna area della riserva comprende, oltre ad aree in precedenza agricole, anche un ex galoppatoio militare, in precedenza utilizzato dall'esercito come poligono di tiro e successivamente, nell'ambito del processo di federalismo demaniale, trasferito a titolo gratuito alla Città di Torino ed aperto al pubblico nell'ottobre 2020, dopo lavori di ripulitura, messa in sicurezza e ripristino aree verdi ed istituzione percorsi ciclopedonali. Nell'ex galoppatoio è inoltre prevista la nascita di una cittadella dello sport e dell'educazione ambientale. L'Isolone di Bertolla, creato artificialmente nel 1953 attraverso la Diga del Pascolo e il Canale Derivatore, rappresenta un'area naturalistica pressoché intatta: è l'unico esempio di garzaia urbana presente in Italia. Il suo nome deriva dall'omonimo quartiere (anch'esso derivato da un prediale) che si trova sulla riva sinistra del Po e a sua volta parte meridionale-fluviale del più vasto quartiere Barca, nella Circoscrizione 6. L'isolone è di forma molto allungata e prosegue fino a San Mauro Torinese. Al suo interno sono presenti molti pioppeti in via di rinaturalizzazione, utilizzati per la nidificazione da una vasta colonia di aironi cenerini. Anche il resto della riserva presenta un notevole interesse ornitologico, potendosi osservare un centinaio di diverse specie di uccelli. Tra di esse possono essere ricordate lo svasso maggiore e il tuffetto. Tra i canneti che circondano il bacino della diga del Pascolo nidificano inoltre il germano reale e la gallinella d'acqua. Nel giugno del 2021 è stata attestata la presenza del lupo. Il parco del Meisino è sfruttato dagli abitanti della città di Torino come luogo di passeggiate, cicloturismo e di allenamenti podistici. Al suo interno vi sono alcune strutture sportive, tra le quali un centro ippico, campi da calcio e da beach volley e campi da bocce Talvolta il parco viene anche utilizzato per manifestazioni competitive (esempio la Royal Half Marathon), ed è sempre aperto 24 ore al giorno; al suo interno si pratica il birdwatching. Il parco è percorso da una pista ciclabile realizzata dal Comune; nella sua parte più lontana dal fiume, a ridosso di Borgata Rosa, sono presenti 53 orti urbani assegnati prioritariamente ai residenti della zona. Parco Colletta Parco del Po Torinese Ente di gestione delle aree protette del Po torinese Bertolla Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Riserva naturale speciale Meisino e Isolone di Bertolla Riserva Naturale del Meisino e dell'Isolone di Bertolla, su parks.it. PARCO DEL MEISINO, su turismotorino.org.

Museo dell'astronomia e Planetario di Torino
Museo dell'astronomia e Planetario di Torino

Il Planetario di Torino, Museo dell'Astronomia e dello Spazio (Infini.to) ha sede a Pino Torinese, sulla collina di Torino. Sorge accanto all'Osservatorio astronomico, antica istituzione scientifica torinese. Le sue strutture comprendono un museo interattivo dell'astronomia e un planetario da 98 posti di tipo digitale. Aperto al pubblico dal 28 settembre 2007, presso Infini.to si realizzano attività divulgative, educative e formative rivolte al pubblico generico e alle scuole. È strutturato su 4 piani, di cui 3 interrati; il planetario è accessibile dal piano -2 e la sua struttura esterna (una sfera rappresentante una stella supergigante rossa) è chiaramente visibile da ogni parte del museo. La biglietteria è posta più a valle rispetto al museo e per raggiungerla in origine era stato posto un ascensore inclinato, ma una frana lo ha reso inagibile ed è quindi sostituito da un servizio di navetta gratuito. Al piano 0 sono presenti alcune riproduzioni di satelliti (tra gli altri, il Tethered ed il LAGEOS 2). Al piano -1 ci sono diversi allestimenti sulla visione che abbiamo dell'universo, dello spettro elettromagnetico, la velocità della luce. Al piano -2 è presente l'accesso alla cupola del planetario. Gli allestimenti riguardano le forze della natura, con un piano inclinato su cui saltare con una gravità simulata come quella lunare, dei padiglioni che simulano vortici e potenziali gravitazionali, una giostra che spiega gli effetti pratici del momento angolare ("Il segreto delle pattinatrici"), una cyclette con video che fa pedalare il visitatore sulle lunghissime distanze del sistema solare (ma alla velocità della luce e più). Al piano -3 l'esposizione mira alla struttura a grande scala dell'Universo, alla sua storia ed al futuro, con esposizioni sulla legge di Hubble, la curvatura dello spaziotempo, la radiazione cosmica di fondo. Anche qui troviamo una cyclette che "viaggia" nello spazio. Ci sono poi delle postazioni con pc e due postazioni (la Mediateca) per vedere brevi filmati sull'universo e la sua esplorazione. Il planetario è interno al museo, ha 98 posti ed utilizza per la proiezione il sistema digitale d'avanguardia DIGISTAR 5. Le proiezioni possono essere registrate (dai primi spettacoli ne viene usata una con voce narrante di Margherita Hack) oppure essere presentate dal vivo da un operatore dello staff museale. Il biglietto per il planetario è separato da quello del museo. Il Planetario di Torino lavora in rete, per le attività di divulgazione e per lo scambio di immagini, con altre due istituzioni piemontesi nel campo dell'astronomia, l'Osservatorio Astronomico di Luserna San Giovanni e quello di Alpette. Osservatorio Astrofisico di Torino Sito ufficiale, su to.astro.it. Sito ufficiale, su planetarioditorino.it.

Osservatorio Astrofisico di Torino
Osservatorio Astrofisico di Torino

L'Osservatorio astrofisico di Torino, riportato anche come Osservatorio astronomico di Torino, è un osservatorio astronomico sito a Pino Torinese, nella città metropolitana di Torino. È attualmente gestito dall'Istituto nazionale di astrofisica (INAF). L'asteroide 2694 Pino Torinese trae la denominazione dalla località in cui ha sede l'osservatorio. La storia dell'Osservatorio astronomico di Torino risale storicamente al 1759, quando il re Carlo Emanuele III diede all'astronomo Giovanni Battista Beccaria l'incarico di misurare l'arco di meridiano che passa da Torino. A questo scopo il re fece riadattare a sue spese una torretta posta su una casa all'imbocco della centrale Via Po, dove Beccaria sistemò i suoi strumenti. Il primo osservatorio fu costruito 30 anni dopo sui tetti del palazzo dell'Accademia delle scienze di Torino ad opera dell'architetto Francesco Ferroggio e venne inaugurato ufficialmente il 30 novembre 1790. Nel 1822 l'astronomo Giovanni Plana, dal Palazzo dell'Accademia delle scienze di Torino trasferì i pochi strumenti a sua disposizione a Palazzo Madama, aggiungendone altri più evoluti e dando inizio a un'attività osservativa sistematica. Cinquant'anni dopo il direttore Alessandro Dorna fece notare che era giunto ormai il momento di trasferire l'attività al fine di migliorare la ricerca. Infatti la sempre più illuminata e rumorosa Piazza Castello non era più il luogo adatto per l'osservazione degli astri. Per opera di Giovanni Boccardi tra il 1907 ed il 1912, l'osservatorio venne trasferito da Torino a Pino Torinese sulla collina Bric Torre Rotonda a 620 metri sul livello del mare. Terminata la costruzione nel 1912, il complesso era venuto a costare 230.000 lire (circa 785.000 € attuali); vennero costruite due palazzine: una per la biblioteca e per l'alloggio del direttore, e l'altra per il deposito degli strumenti e per l'officina, oltre a sei padiglioni in un materiale chiamato papier-maché utile per evitare surriscaldamenti. L'osservatorio, oltre agli strumenti trasferiti da Palazzo Madama, venne dotato di un cerchio meridiano di Bamberg strumento utilizzato per seguire il movimento degli astri, e nel 1921, grazie ad una sottoscrizione pubblica, venne acquistato anche un astrografo, grossa fotocamera per fotografare gli astri. Con gli anni trenta i diversi direttori che si succedettero alla guida dell'osservatorio si trovarono ad affrontare numerosi problemi: inadeguatezza degli strumenti, personale poco qualificato, disinteresse delle istituzioni. Il piano di rilancio dell'osservatorio partì solo nel 1966, con la direzione di Mario Girolamo Fracastoro, che portò ad un forte impegno nel settore dell'astrometria (con partecipazione alla proposta della missione spaziale Hipparcos). Vennero installati nuovi cannocchiali, mentre la cupola fu sopraelevata di cinque metri. Inoltre venne edificata una nuova struttura in cemento armato foderato di vetri che ospita lo strumento più prezioso dell'osservatorio: il telescopio Reosc con uno specchio di 105 cm di apertura, chiamato astrometrico e inaugurato nel 1974. Presso l'Osservatorio di Torino è inoltre utilizzabile il telescopio rifrattore Morais che, con i suoi 42 cm di diametro, è il più grande strumento a lente presente sul territorio italiano. Luisa Schiavone, Storia dell'Osservatorio astronomico di Torino attraverso le fonti bibliografiche ed archivistiche, Torino: Università degli Studi. Facoltà di Lettere e Filosofia, A.A.1990-1991 Tesi di laurea in Biblioteconomia e bibliografia Giovanni De Sanctis Mario A. Ferrero Walter Ferreri Mario Di Martino Massimo Villata Museo dell'astronomia e Planetario di Torino Luigi Volta Whole Earth Blazar Telescope Satellite Gaia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Osservatorio astrofisico di Torino Sito ufficiale, su oato.inaf.it. Sito ufficiale, su beniculturali.inaf.it.