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Mongreno

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San Grato (Mongreno)
San Grato (Mongreno)

Mongreno (Mongren in piemontese) è un centro abitato che si trova sull'omonima collina torinese, nella Circoscrizione 7. Esso sorge all'altitudine di 454 metri sul livello del mare e dista 8,98 km dal centro di Torino. Nelle sue immediate vicinanze si trova anche la località di Reaglie.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Mongreno (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Mongreno
Strada Mongreno, Torino Circoscrizione 7

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.06398 ° E 7.7515 °
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Indirizzo

Strada Mongreno 338
10132 Torino, Circoscrizione 7
Piemonte, Italia
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San Grato (Mongreno)
San Grato (Mongreno)
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Luoghi vicini

Basilica di Superga
Basilica di Superga

La basilica di Superga, nota anche come Real basilica di Superga, sorge sull'omonimo colle, a 672 metri sul livello del mare, a nord-est di Torino. Fu fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria, dopo aver sconfitto i francesi. Per questo motivo è considerato un "monumento celebrativo". Il progetto è dell'architetto messinese, abate Filippo Juvarra, e risale al 1715. Alla cappella, posta alla sommità dell'omonima collina, si può giungere attraverso strada o servendosi della tranvia Sassi-Superga. La storia della basilica risale al 2 settembre 1706, quando il duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, e il principe di Carignano, Eugenio di Savoia, salirono sul colle per osservare Torino assediata dai franco-spagnoli. Vittorio Amedeo, inginocchiatosi dinanzi ad un vecchio pilone, giurò che, in caso di vittoria, avrebbe edificato un monumento alla Madonna. E così avvenne: dall'alba fino alle prime ore del pomeriggio del 7 settembre si scontrarono nei campi presso Lucento e Madonna di Campagna le armate francesi e piemontesi e la vittoria arrise ai piemontesi. Grazie alla vittoria nella battaglia, ancora prima della fine della guerra in corso contro Luigi XIV (Guerra di Successione Spagnola), Vittorio Amedeo fu incoronato re di Sicilia e sciolse il voto affidando la progettazione dell'edificio al siciliano Filippo Juvarra (1711). L'edificazione della futura basilica iniziò il 20 luglio 1717 e si protrasse per quattordici anni. Il ruolo di impresario fu affidato allo stuccatore Pietro Filippo Somazzi, che, oltre che di una parte delle decorazioni in stucco, si occupò anche di alcune opere in muratura. Per tutto il periodo della costruzione, si arrivava alla sommità della collina (672 metri, la seconda più alta di Torino) mediante un pessimo sentiero sassoso e tutti i materiali edili venivano trasportati a dorso d'asino. Il 1º novembre 1731, alla presenza del re Carlo Emanuele III di Savoia, il tempio veniva inaugurato con una solenne cerimonia.

Osservatorio Astrofisico di Torino
Osservatorio Astrofisico di Torino

L'Osservatorio astrofisico di Torino, riportato anche come Osservatorio astronomico di Torino, è un osservatorio astronomico sito a Pino Torinese, nella città metropolitana di Torino. È attualmente gestito dall'Istituto nazionale di astrofisica (INAF). L'asteroide 2694 Pino Torinese trae la denominazione dalla località in cui ha sede l'osservatorio. La storia dell'Osservatorio astronomico di Torino risale storicamente al 1759, quando il re Carlo Emanuele III diede all'astronomo Giovanni Battista Beccaria l'incarico di misurare l'arco di meridiano che passa da Torino. A questo scopo il re fece riadattare a sue spese una torretta posta su una casa all'imbocco della centrale Via Po, dove Beccaria sistemò i suoi strumenti. Il primo osservatorio fu costruito 30 anni dopo sui tetti del palazzo dell'Accademia delle scienze di Torino ad opera dell'architetto Francesco Ferroggio e venne inaugurato ufficialmente il 30 novembre 1790. Nel 1822 l'astronomo Giovanni Plana, dal Palazzo dell'Accademia delle scienze di Torino trasferì i pochi strumenti a sua disposizione a Palazzo Madama, aggiungendone altri più evoluti e dando inizio a un'attività osservativa sistematica. Cinquant'anni dopo il direttore Alessandro Dorna fece notare che era giunto ormai il momento di trasferire l'attività al fine di migliorare la ricerca. Infatti la sempre più illuminata e rumorosa Piazza Castello non era più il luogo adatto per l'osservazione degli astri. Per opera di Giovanni Boccardi tra il 1907 ed il 1912, l'osservatorio venne trasferito da Torino a Pino Torinese sulla collina Bric Torre Rotonda a 620 metri sul livello del mare. Terminata la costruzione nel 1912, il complesso era venuto a costare 230.000 lire (circa 785.000 € attuali); vennero costruite due palazzine: una per la biblioteca e per l'alloggio del direttore, e l'altra per il deposito degli strumenti e per l'officina, oltre a sei padiglioni in un materiale chiamato papier-maché utile per evitare surriscaldamenti. L'osservatorio, oltre agli strumenti trasferiti da Palazzo Madama, venne dotato di un cerchio meridiano di Bamberg strumento utilizzato per seguire il movimento degli astri, e nel 1921, grazie ad una sottoscrizione pubblica, venne acquistato anche un astrografo, grossa fotocamera per fotografare gli astri. Con gli anni trenta i diversi direttori che si succedettero alla guida dell'osservatorio si trovarono ad affrontare numerosi problemi: inadeguatezza degli strumenti, personale poco qualificato, disinteresse delle istituzioni. Il piano di rilancio dell'osservatorio partì solo nel 1966, con la direzione di Mario Girolamo Fracastoro, che portò ad un forte impegno nel settore dell'astrometria (con partecipazione alla proposta della missione spaziale Hipparcos). Vennero installati nuovi cannocchiali, mentre la cupola fu sopraelevata di cinque metri. Inoltre venne edificata una nuova struttura in cemento armato foderato di vetri che ospita lo strumento più prezioso dell'osservatorio: il telescopio Reosc con uno specchio di 105 cm di apertura, chiamato astrometrico e inaugurato nel 1974. Presso l'Osservatorio di Torino è inoltre utilizzabile il telescopio rifrattore Morais che, con i suoi 42 cm di diametro, è il più grande strumento a lente presente sul territorio italiano. Luisa Schiavone, Storia dell'Osservatorio astronomico di Torino attraverso le fonti bibliografiche ed archivistiche, Torino: Università degli Studi. Facoltà di Lettere e Filosofia, A.A.1990-1991 Tesi di laurea in Biblioteconomia e bibliografia Giovanni De Sanctis Mario A. Ferrero Walter Ferreri Mario Di Martino Massimo Villata Museo dell'astronomia e Planetario di Torino Luigi Volta Whole Earth Blazar Telescope Satellite Gaia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Osservatorio astrofisico di Torino Sito ufficiale, su oato.inaf.it. Sito ufficiale, su beniculturali.inaf.it.

Museo dell'astronomia e Planetario di Torino
Museo dell'astronomia e Planetario di Torino

Il Planetario di Torino, Museo dell'Astronomia e dello Spazio (Infini.to) ha sede a Pino Torinese, sulla collina di Torino. Sorge accanto all'Osservatorio astronomico, antica istituzione scientifica torinese. Le sue strutture comprendono un museo interattivo dell'astronomia e un planetario da 98 posti di tipo digitale. Aperto al pubblico dal 28 settembre 2007, presso Infini.to si realizzano attività divulgative, educative e formative rivolte al pubblico generico e alle scuole. È strutturato su 4 piani, di cui 3 interrati; il planetario è accessibile dal piano -2 e la sua struttura esterna (una sfera rappresentante una stella supergigante rossa) è chiaramente visibile da ogni parte del museo. La biglietteria è posta più a valle rispetto al museo e per raggiungerla in origine era stato posto un ascensore inclinato, ma una frana lo ha reso inagibile ed è quindi sostituito da un servizio di navetta gratuito. Al piano 0 sono presenti alcune riproduzioni di satelliti (tra gli altri, il Tethered ed il LAGEOS 2). Al piano -1 ci sono diversi allestimenti sulla visione che abbiamo dell'universo, dello spettro elettromagnetico, la velocità della luce. Al piano -2 è presente l'accesso alla cupola del planetario. Gli allestimenti riguardano le forze della natura, con un piano inclinato su cui saltare con una gravità simulata come quella lunare, dei padiglioni che simulano vortici e potenziali gravitazionali, una giostra che spiega gli effetti pratici del momento angolare ("Il segreto delle pattinatrici"), una cyclette con video che fa pedalare il visitatore sulle lunghissime distanze del sistema solare (ma alla velocità della luce e più). Al piano -3 l'esposizione mira alla struttura a grande scala dell'Universo, alla sua storia ed al futuro, con esposizioni sulla legge di Hubble, la curvatura dello spaziotempo, la radiazione cosmica di fondo. Anche qui troviamo una cyclette che "viaggia" nello spazio. Ci sono poi delle postazioni con pc e due postazioni (la Mediateca) per vedere brevi filmati sull'universo e la sua esplorazione. Il planetario è interno al museo, ha 98 posti ed utilizza per la proiezione il sistema digitale d'avanguardia DIGISTAR 5. Le proiezioni possono essere registrate (dai primi spettacoli ne viene usata una con voce narrante di Margherita Hack) oppure essere presentate dal vivo da un operatore dello staff museale. Il biglietto per il planetario è separato da quello del museo. Il Planetario di Torino lavora in rete, per le attività di divulgazione e per lo scambio di immagini, con altre due istituzioni piemontesi nel campo dell'astronomia, l'Osservatorio Astronomico di Luserna San Giovanni e quello di Alpette. Osservatorio Astrofisico di Torino Sito ufficiale, su to.astro.it. Sito ufficiale, su planetarioditorino.it.

Chiesa della Madonna del Pilone
Chiesa della Madonna del Pilone

La chiesa della Madonna del Pilone è una chiesa cattolica di Torino, situata in corso Casale 195. Il Santuario prende il nome da un pilone votivo che rappresentava la S.S. Vergine Annunziata, eretto sulla riva del Po nel 1587, nei pressi del quale il 29 aprile 1644 si verificò un evento ritenuto miracoloso, in ringraziamento del quale fu eretta la chiesa che inglobò il pilone. All'epoca, era presente soltanto un piccolo mulino sul fiume Po, detto delle catene, una cappella e un piccolo pilone votivo del 1587, dedicato alla Vergine Annunziata. Una bambina, di nome Margherita Molar, entrò imprudentemente nel mulino, cadendo così nelle acque impetuose del fiume Po. La madre, disperata, invocò quindi l'aiuto della Vergine del pilone, e la piccola fu miracolosamente sollevata dai vortici delle acque, quindi tratta in salvo da una barca. Grazie alle offerte dei fedeli e alle insistenze dell'allora reggente Maria Cristina di Francia, l'anno dopo fu eretto qui un primitivo santuario, con facciata di scuola barocca castellamontiana. L'edificio venne aperto al culto il 25 marzo 1645. Nel 1779 si effettuò un ampliamento dell'edificio e nel 1787, per rimediare alle devastazioni operate dalle truppe Napoleoniche durante l'assedio di Torino, fu aggiunto il campanile. Mentre il battistero e il coro risalgono rispettivamente al 1807 e al 1817. Nel novembre 1994 la Chiesa e la piazza antistante furono invase dalle acque del fiume Po in piena, provocando seri danni alla struttura, seguiti da un'importante ristrutturazione. Affiliazione con l'Arcibasilica papale di Santa Maria Maggiore in Roma Proprio in conseguenza della diffusa devozione popolare che si era sviluppata intorno al Santuario a seguito del miracolo del 1644 e altri segni prodigiosi operati dalla Madonna del Fiume a cavallo fra il 1600 ed il 1700, con bolle papali del 1741, sotto i pontificati di Clemente XII e Benedetto XIV, la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in Roma aveva concesso vincolo di affiliazione spirituale al Santuario Torinese; vincolo peraltro decaduto e rinnovato con bolla del 25/02/2019 su istanza documentata del Parroco Don Gianni Tesio. Si tratta di un beneficio spirituale che è stato attribuito solo a pochissime Chiese torinesi e concede ai Fedeli che frequentano il Santuario in determinate occasioni ed a certe condizioni specificate nella bolla il beneficio dell'indulgenza plenaria dei peccati e dell'estensione delle prerogative presenti e future che competono all'Arcibasilica Papale romana. La storia del miracolo all'origine della costruzione della chiesa e della devozione che ne seguì, ripresa dallo studio del Sacco, è riportata dallo storico Luigi Cibrario nella sua Storia di Torino: La chiesa presenta interno a navata singola con due cappelle laterali, e cupola con tiburio ottagonale; la facciata è sormontata da un timpano semicircolare. L'altare maggiore conserva l'immagine cinquecentesca dell'Annunziata, che però è stata ridipinta nel corso degli interventi di restauro effettuati nel 1925 e negli anni 1960, che comportarono anche modifiche degli interni. Tra gli artisti che lavorarono alle decorazioni originali Giovanni Antonio Maro, Giovanni Andrea Casella, di cui rimangono gli stucchi, e Bartolomeo Guidobono, al quale sono da attribuire gli affreschi della cupola. M. A. Sacco, Origine miracolosa, progressi, e grazie della Vergine SS.ma del Pilone nelle Fini della Città di Torino, Torino, Boetto, 1726 G. Bologna, Istoriche e fedeli notizie spettanti al Santuario Parrocchiale della Madonna del Pilone presso Torino, Torino, Davico e Picco, 1816 Questa voce incorpora brani tratti da un testo di pubblico dominio: Luigi Cibrario, Storia di Torino, Volume II, Torino, Alessandro Fontana, 1846 (libro I, capo V, pagine 94-97) G. F. Baruffi, Passeggiate nei dintorni di Torino ai colti e gentili Torinesi memoria ed ossequio, Torino, Stamperia Reale, 1855 (parte IV, pagine 20-24) Luciano Tamburini, Le Chiese di Torino. Dal Rinascimento al Barocco, Torino, Edizioni Angolo Manzoni, ottobre 2002, pp. 335-337, 547, ISBN 88-86142-64-1. Edifici di culto in Torino Madonna del Pilone Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa della Madonna del Pilone Chiesa della Madonna del Pilone, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Sito ufficiale della Parrocchia Madonna del Pilone di Torino, su madonnadelpilone.creasitogratis.net. URL consultato il 17 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2012). Chiesa della Madonna del Pilone sul sito del Comune di Torino

Dora Riparia
Dora Riparia

La Dora Riparia (Dòira Rivaria in piemontese, Doire Ripaire in francese) è un fiume del Piemonte con un bacino ampio 1 340 km², affluente di sinistra del fiume Po. Il suo percorso si svolge quasi interamente nella Val di Susa nella città metropolitana di Torino. Il nome deriva dal latino Duria minor, contrapposto alla Duria Maior (l'attuale Dora Baltea). In piemontese dòira indica qualsiasi corso d'acqua, con le varianti doiron e doirëtta, alla base di molti idronimi e toponimi storici. L'idronimo dora risale alla radice preindoeuropea *dura/duria, diffusa in Europa (cfr. Duero e Dour), e particolarmente in area celtica, ma la derivazione dal celtico è messa in discussione. Dora si ritrova anche in alcuni appellativi come il ligure doria, che significa ‘corso d'acqua’. L'appellativo Riparia deriva invece dal torrente Ripa, il suo principale ramo sorgentizio. Questi appellativi di origine colta vengono aggiunti per distinguere i due fiumi, confluendo entrambi nel Po e attraversando il territorio della medesima città metropolitana, ma è comune ometterli. In assenza del predicativo "fiume", si parla della Dora al femminile. Il fiume si origina sulle Alpi Cozie, presso Cesana, dalla confluenza di due rami sorgentizi: la Piccola Dora, che nasce in territorio francese presso il colle del Monginevro, e il torrente Ripa, proveniente dalla Valle Argentera e che a sua volta riceve le acque del torrente Thuras. Da Cesana alla confluenza nel Po la Dora percorre poco più di 100 km. Facendo invece coincidere la sorgente della Dora con quella della Piccola Dora la lunghezza totale del fiume risulta di circa 110 km, mentre considerandone l'origine alle sorgenti della Ripa la sua lunghezza sale a circa 125 km. Giunto presso Oulx il fiume si ingrossa notevolmente grazie all'apporto da sinistra del suo maggiore affluente d'alto corso, la Dora di Bardonecchia, scorrendo così in un ampio greto ciottoloso per poi restringersi in un percorso inforrato poco prima del comune di Susa dove riceve il Rio Galambra e il torrente Cenischia, ultimo tributario degno di nota. Attraversata Susa con corso impetuoso e particolarmente copioso d'acque, riceve poi solo affluenti di scarsa importanza tra i quali, dalla sinistra orografica, il Gravio di Condove, il Sessi di Caprie e il Messa di Almese, e dalla destra orografica il Rio Scaglione di Meana e il Gravio di Villar Focchiardo. Con andamento più tranquillo il fiume prende a scorrere in direzione sud-est bagnando la cittadina di Bussoleno e tutta la bassa Valle di Susa. Giunto in pianura attraversa poi i territori dei comuni di Avigliana, Alpignano, Pianezza, Collegno e per ultima l'ampia area metropolitana di Torino: proprio nella città di Torino, dopo aver attraversato il parco della Pellerina ed aver contornato su tre lati il perimetro dell'Ospedale "Amedeo di Savoia", continua la sua discesa nella parte nord della città, andando poi a confluire nel Po presso il Parco Colletta. Piccola Dora (nasce nei pressi del Colle del Monginevro e confluendo con la Ripa a Cesana Torinese dà origine alla Dora Riparia). Dora di Bardonecchia (nasce nella confluenza tra il Rio di Valle Stretta e il Torrente di Rochemolles a Bardonecchia e termina a Oulx). Cenischia (nasce al Moncenisio e termina nella Dora Riparia a Susa). Rio Prebec (nasce sulla Grand'Uia e raggiunge la Dora Riparia nella frazione Vernetto di Chianocco). Torrente Gravio (nasce presso la Punta Lunella e termina a Condove). Torrente Sessi (nasce sul Monte Civrari, ad est del Colombardo, e termina a Caprie). Torrente Messa (nasce sul Monte Civrari, ad ovest del Colle del Lys e termina ad Avigliana). Torrente Ripa (nasce sul Monte Gran Queyron, nella Valle Argentera e si unisce al torrente Thuras a Bousson, frazione di Cesana), formando poi la Dora Riparia a seguito della confluenza con la Piccola Dora. Torrente Thuras (nasce sul Colle di Thuras e termina nel Torrente Ripa a Bousson, frazione di Cesana). Rio Gerardo (nasce al Colle del Sabbione e confluisce nella Dora Riparia a Bussoleno). Torrente Gravio (nasce nella Conca Cassafrera e termina a Villar Focchiardo). Rio Scaglione (nasce nel Vallone degli Adretti nel Parco naturale Orsiera - Rocciavrè). Il regime della Dora Riparia è di tipo nivo-pluviale, con piene tardo primaverili-estive e autunnali e magre invernali. Nonostante un buon modulo medio di 26 m³/s. l'andamento delle portate del fiume subisce notevoli variazioni stagionali con piene anche disastrose in caso di violente precipitazioni, come quella ad esempio avvenuta nell'ottobre 2000 (oltre 700 m³/s a Torino) che allagò i centri di Susa, Bussoleno e alcuni quartieri di Torino, o quella del 30 maggio 2008 che raggiunse livelli paragonabili a quella del 2000 allagando in particolare il comune di Bussoleno. Alla confluenza della Dora Riparia nel Po nacque in epoca romana l'attuale città di Torino. La Dora Riparia ne è stata a lungo la principale risorsa energetica: già nel Medioevo le sue acque venivano convogliate in canali detti duriae, che andavano ad alimentare mulini, martinetti e altri impianti. Questo perché il salto altimetrico è ben più elevato rispetto al Po (a parità di distanza). Sia a sinistra che a destra del fiume, sempre dal Medioevo, numerosi piccoli canali chiamati bealere vennero scavati per scopi irrigui, alcuni dei quali sono ancora funzionanti. Essi si originano a monte della città (nei comuni di Pianezza e Collegno, per es.) e terminano il corso nei comuni di Venaria Reale o Torino (nel Po, nella Ceronda , nella Stura di Lanzo o nella stessa Dora). Nella zona compresa tra la confluenza della Dora Riparia e della Stura nel Po, dove prima della devastazione causata dall'assedio di Torino del 1706 si trovava il Regio Parco, sorge ora il Parco Colletta. Nel Novecento lo sviluppo industriale e urbano ha degradato notevolmente le condizioni ambientali del fiume: l'opera di risanamento e riqualificazione è iniziata soltanto negli anni novanta. Nel 1999 l'ARPA di Grugliasco ha compiuto una campionatura di tutta la Dora Riparia e di tutto il Sangone, rilevandone una condizione di grave inquinamento ambientale. Nel 2002 è nato il Parco agro-naturale della Dora Riparia, finanziato dal comune di Collegno e dalla Regione Piemonte per preservarne il patrimonio naturalistico, ma anche l'integrazione fra il territorio agricolo e l'area fluviale. La Dora Riparia è stata (ed è maggiormente da luglio 2017) oggetto di interventi di rinaturalizzazione delle sponde, specialmente nel territorio urbano della città di Torino, dove grandi lavori di rimozione della soletta di copertura in cemento armato stanno riportando alla luce interi tratti di fiume che furono tombinati nel dopoguerra per creare spazi produttivi alle grandi fabbriche siderurgiche della zona di Lucento (Corso Mortara-Corso Umbria), nell'ambito della trasformazione e conversione dell'economia torinese e della deindustrializzazione Andrea Bocco Guarneri, Il fiume di Torino - Viaggio lungo la Dora Riparia, Torino, Città di Torino, 2010, ISBN 978-88-86685-89-4. Dora Baltea Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dora Riparia Dora Riparia, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.