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Eremo dei Camaldolesi

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Eremo dei Camaldolesi
Eremo dei Camaldolesi

L'eremo dei Camaldolesi è un ex convento risalente al XVI secolo ed eretto sul versante orientale di una delle colline che sovrastano il Po sulla sua destra orografica sopra la città di Torino; si trova nel territorio comunale di Pecetto Torinese.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Eremo dei Camaldolesi (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Eremo dei Camaldolesi
Strada Eremo,

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Latitudine Longitudine
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Residenza Eremo dei Camaldolesi

Strada Eremo 81
10020
Piemonte, Italia
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Eremo dei Camaldolesi
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Luoghi vicini

Osservatorio Astrofisico di Torino
Osservatorio Astrofisico di Torino

L'Osservatorio astrofisico di Torino, riportato anche come Osservatorio astronomico di Torino, è un osservatorio astronomico sito a Pino Torinese, nella città metropolitana di Torino. È attualmente gestito dall'Istituto nazionale di astrofisica (INAF). L'asteroide 2694 Pino Torinese trae la denominazione dalla località in cui ha sede l'osservatorio. La storia dell'Osservatorio astronomico di Torino risale storicamente al 1759, quando il re Carlo Emanuele III diede all'astronomo Giovanni Battista Beccaria l'incarico di misurare l'arco di meridiano che passa da Torino. A questo scopo il re fece riadattare a sue spese una torretta posta su una casa all'imbocco della centrale Via Po, dove Beccaria sistemò i suoi strumenti. Il primo osservatorio fu costruito 30 anni dopo sui tetti del palazzo dell'Accademia delle scienze di Torino ad opera dell'architetto Francesco Ferroggio e venne inaugurato ufficialmente il 30 novembre 1790. Nel 1822 l'astronomo Giovanni Plana, dal Palazzo dell'Accademia delle scienze di Torino trasferì i pochi strumenti a sua disposizione a Palazzo Madama, aggiungendone altri più evoluti e dando inizio a un'attività osservativa sistematica. Cinquant'anni dopo il direttore Alessandro Dorna fece notare che era giunto ormai il momento di trasferire l'attività al fine di migliorare la ricerca. Infatti la sempre più illuminata e rumorosa Piazza Castello non era più il luogo adatto per l'osservazione degli astri. Per opera di Giovanni Boccardi tra il 1907 ed il 1912, l'osservatorio venne trasferito da Torino a Pino Torinese sulla collina Bric Torre Rotonda a 620 metri sul livello del mare. Terminata la costruzione nel 1912, il complesso era venuto a costare 230.000 lire (circa 785.000 € attuali); vennero costruite due palazzine: una per la biblioteca e per l'alloggio del direttore, e l'altra per il deposito degli strumenti e per l'officina, oltre a sei padiglioni in un materiale chiamato papier-maché utile per evitare surriscaldamenti. L'osservatorio, oltre agli strumenti trasferiti da Palazzo Madama, venne dotato di un cerchio meridiano di Bamberg strumento utilizzato per seguire il movimento degli astri, e nel 1921, grazie ad una sottoscrizione pubblica, venne acquistato anche un astrografo, grossa fotocamera per fotografare gli astri. Con gli anni trenta i diversi direttori che si succedettero alla guida dell'osservatorio si trovarono ad affrontare numerosi problemi: inadeguatezza degli strumenti, personale poco qualificato, disinteresse delle istituzioni. Il piano di rilancio dell'osservatorio partì solo nel 1966, con la direzione di Mario Girolamo Fracastoro, che portò ad un forte impegno nel settore dell'astrometria (con partecipazione alla proposta della missione spaziale Hipparcos). Vennero installati nuovi cannocchiali, mentre la cupola fu sopraelevata di cinque metri. Inoltre venne edificata una nuova struttura in cemento armato foderato di vetri che ospita lo strumento più prezioso dell'osservatorio: il telescopio Reosc con uno specchio di 105 cm di apertura, chiamato astrometrico e inaugurato nel 1974. Presso l'Osservatorio di Torino è inoltre utilizzabile il telescopio rifrattore Morais che, con i suoi 42 cm di diametro, è il più grande strumento a lente presente sul territorio italiano. Luisa Schiavone, Storia dell'Osservatorio astronomico di Torino attraverso le fonti bibliografiche ed archivistiche, Torino: Università degli Studi. Facoltà di Lettere e Filosofia, A.A.1990-1991 Tesi di laurea in Biblioteconomia e bibliografia Giovanni De Sanctis Mario A. Ferrero Walter Ferreri Mario Di Martino Massimo Villata Museo dell'astronomia e Planetario di Torino Luigi Volta Whole Earth Blazar Telescope Satellite Gaia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Osservatorio astrofisico di Torino Sito ufficiale, su oato.inaf.it. Sito ufficiale, su beniculturali.inaf.it.

Museo dell'astronomia e Planetario di Torino
Museo dell'astronomia e Planetario di Torino

Il Planetario di Torino, Museo dell'Astronomia e dello Spazio (Infini.to) ha sede a Pino Torinese, sulla collina di Torino. Sorge accanto all'Osservatorio astronomico, antica istituzione scientifica torinese. Le sue strutture comprendono un museo interattivo dell'astronomia e un planetario da 98 posti di tipo digitale. Aperto al pubblico dal 28 settembre 2007, presso Infini.to si realizzano attività divulgative, educative e formative rivolte al pubblico generico e alle scuole. È strutturato su 4 piani, di cui 3 interrati; il planetario è accessibile dal piano -2 e la sua struttura esterna (una sfera rappresentante una stella supergigante rossa) è chiaramente visibile da ogni parte del museo. La biglietteria è posta più a valle rispetto al museo e per raggiungerla in origine era stato posto un ascensore inclinato, ma una frana lo ha reso inagibile ed è quindi sostituito da un servizio di navetta gratuito. Al piano 0 sono presenti alcune riproduzioni di satelliti (tra gli altri, il Tethered ed il LAGEOS 2). Al piano -1 ci sono diversi allestimenti sulla visione che abbiamo dell'universo, dello spettro elettromagnetico, la velocità della luce. Al piano -2 è presente l'accesso alla cupola del planetario. Gli allestimenti riguardano le forze della natura, con un piano inclinato su cui saltare con una gravità simulata come quella lunare, dei padiglioni che simulano vortici e potenziali gravitazionali, una giostra che spiega gli effetti pratici del momento angolare ("Il segreto delle pattinatrici"), una cyclette con video che fa pedalare il visitatore sulle lunghissime distanze del sistema solare (ma alla velocità della luce e più). Al piano -3 l'esposizione mira alla struttura a grande scala dell'Universo, alla sua storia ed al futuro, con esposizioni sulla legge di Hubble, la curvatura dello spaziotempo, la radiazione cosmica di fondo. Anche qui troviamo una cyclette che "viaggia" nello spazio. Ci sono poi delle postazioni con pc e due postazioni (la Mediateca) per vedere brevi filmati sull'universo e la sua esplorazione. Il planetario è interno al museo, ha 98 posti ed utilizza per la proiezione il sistema digitale d'avanguardia DIGISTAR 5. Le proiezioni possono essere registrate (dai primi spettacoli ne viene usata una con voce narrante di Margherita Hack) oppure essere presentate dal vivo da un operatore dello staff museale. Il biglietto per il planetario è separato da quello del museo. Il Planetario di Torino lavora in rete, per le attività di divulgazione e per lo scambio di immagini, con altre due istituzioni piemontesi nel campo dell'astronomia, l'Osservatorio Astronomico di Luserna San Giovanni e quello di Alpette. Osservatorio Astrofisico di Torino Sito ufficiale, su to.astro.it. Sito ufficiale, su planetarioditorino.it.

Villa Rey
Villa Rey

Villa Rey (detta anche il Priè) è una villa torinese del Seicento che sorge sulla collina cittadina, in zona Madonna del Pilone. La villa non va confusa con l'omonimo palazzo che si trova in via Massena 20 sempre a Torino. Le prime notizie su questa elegante dimora risalgono alla fine del 1600, quando la nobile famiglia Turinetti di Priero acquistò alcuni terreni e fabbricati in Val San Martino, con lo scopo di edificare su alcuni di essi una lussuosa residenza. I lavori rimasero tuttavia incompiuti, anche a causa della guerra di successione spagnola che coinvolse la città di Torino: agli inizi del 1700, quello che già esisteva della villa venne occupato dall’esercito francese e usato come avamposto contro le truppe sabaude che resistevano in città, e successivamente saccheggiato e danneggiato. La famiglia Turinetti di Priero fu poi costretta a vendere la villa per fronteggiare gli ingenti debiti contratti e nessuno dei successivi proprietari riuscì a portare a termine i lavori: nel 1780, il marchese Carron di San Tommaso commissionò all’architetto Mario Ludovico Quarini dei lavori di ampliamento e restauro, mai conclusi a causa della morte del committente; alla famiglia nobile Massimino di Ceva riuscirono solamente dei lavori di ridimensionamento del parco, portandolo ai 29.000 mq odierni, e l’apposizione del blasone sul portone di ingresso all’atrio, conservato ancora oggi. Nel 1872 la villa divenne proprietà del Cavalier Giacomo Rey, discendente di una famiglia di imprenditori tessili e deputato nel parlamento subalpino. La famiglia Rey, che tutt’oggi dà il nome alla villa, la trasformò in una dimora estiva ed è risalente a quel periodo il fontanile ancora presente di fronte all’ingresso con ben visibile l’incisione “Parta labore quies” (la quiete dopo il lavoro) sul lato rivolto alla villa. La dimora visse gli anni di massimo splendore, specialmente nei mesi estivi dove la numerosa prole composta da figli, nipoti e servitù si trasferiva per passare insieme le vacanze. Curiosa, in particolare, fu l'estate del 1917, quando l’influenza spagnola dilagò in città e costrinse gli ospiti della villa a rimanervi fino alla fine dell'autunno. Alla morte della moglie di Giacomo, Lidia de Mongenet de Renaucourt, la residenza fu ereditata dal secondogenito Guido Rey, nipote del celebre Quintino Sella, personaggio eclettico ed esperto alpinista più innamorato della vita di montagna, al punto da trasferirsi stabilmente in Valle d’Aosta ponendo così fine al legame della famiglia con Villa Rey. Nel 1933 la proprietà della villa e dei terreni passò al Comune di Torino, che la utilizzò per attività didattiche e ludiche all'aperto, mentre durante la Seconda guerra mondiale venne occupata dalle truppe tedesche come rifugio e sede distaccata. Nel 2019 è stato scoperto un bunker sotterraneo probabilmente edificato e utilizzato dai nazisti durante la guerra che si snoda nel sottosuolo per circa 500 mq. e 20 metri di profondità; è curioso come non esista alcuna traccia di questa struttura neanche tra i documenti ufficiali. Nel 1946 venne data in concessione all'ANPI e nel 1955 all’Associazione Campeggiatori Turistici d’Italia, che trasformò il parco e parte dei locali in un campeggio. Dal 2006, dopo un'importante opera di restauro, è la sede nazionale dell'Automotoclub Storico Italiano e dal 2018 ha sede anche la segreteria generale della FIVA (Fédération Internationale des Véhicules Anciens). Nel corso dei secoli, Villa Rey ha subìto numerose modifiche: in molte occasioni, i nuovi proprietari avviarono lavori di espansione e ristrutturazione senza mai terminarli; in particolare, nel 1900, l’edificio venne convertito in istituto di accoglienza e si perse parte dell’aspetto solenne che lo caratterizzava. I muri esterni sono in buona parte quelli originali del 1600, insieme ad alcuni elementi ornamentali del giardino. Allo stesso periodo risalgono gli affreschi e i soffitti a cassettone che caratterizzano le ampie stanze della villa. È successiva (1700-1800) l’applicazione della carta da parati ancora parzialmente visibile nelle numerose sale, mentre i lavori più recenti hanno sensibilmente modificato l’organizzazione strutturale e la distribuzione degli ambienti. Nel 1998, un gruppo di privati interessati al recupero e al riutilizzo dell’edificio ha costituito l’"Associazione Villa dell’Arte". Nel 2000 l’ha ricevuto in concessione, allo scopo di effettuarne il restauro e la rimessa in funzione. Si è dato vita a un cantiere didattico, con laboratori frequentati dagli studenti dell’Accademia Albertina di Torino e coordinati dal restauratore Antonio Rava, in collaborazione con le Soprintendenze piemontesi e con la Fondazione per le Biotecnologie. I lavori si sono realizzati grazie ai finanziamenti di Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT importanti interventi di ripristino, dal rifacimento delle coperture a vari recuperi degli apparati decorativi, dagli affreschi agli stucchi. Sono state restaurate le facciate sei-settecentesche in laterizio, l'atrio di fine '700, il salone del piano terreno con gli affreschi a soggetto mitologico, gli stucchi e ancora le sovrapporte in papier paint della fine del XVIII secolo. Successive azioni di recupero risalgono al 2006 e hanno riguardato l'ammezzato e il primo piano nobile. Tra gli interventi, diretti dagli architetti Andrea de Rege di Donato (nipote di Eugenia Rey) e Alessandra Gallo Orsi, anche alcuni restauri conservativi. Hanno avuto come oggetto in particolare la "Sala dell'Alcova", con la volta occupata dall'affresco "Allegoria della Notte", con Apollo che incorona Flora accompagnata da Zefiro, e le tappezzerie in carta di metà ‘800, riportate alla forma originale. Antonio Rava (a cura di), Villa Rey. Un cantiere di restauro, contributi per la conoscenza, Nardini Editore, Firenze 2005. Ville e palazzi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Rey