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Fiumicello (Brescia)

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Italy provincial location map 2016
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Fiumicello è un quartiere della città di Brescia. Il territorio del quartiere è pianeggiante. Al 2018, i confini amministrativi sono delimitati: a nord, dallo stabilimento industriale dell'Iveco; a ovest, dal fiume Mella; a sud, dalla ferrovia Brescia-Iseo-Edolo e da via Emilio Morosini; a est, da via Francesco Nullo, via Giovanni Pascoli e via Giosuè Carducci. Il toponimo deriva dalla roggia Fiumicella. Il nucleo storico del quartiere è sorto attorno alla chiesa di Santa Maria Nascente, realizzata nel Settecento. Tra il 1816 e il 1868, diede il nome al comune dei corpisanti di Brescia che occupava l'attuale zona ovest del comune cittadino. Dal 1880 fu una frazione rurale di Brescia che negli anni seguenti fu coinvolta nel processo di industrializzazione della città con l'installazione di fabbriche tra cui: la fonderia «Sant'Eustacchio», la «Brixia-Züst» (poi «OM», quindi «Iveco»), la «Elettrochimica Caffaro», la «Breda» ed altre. Nel corso del Novecento si costruirono nuove zone residenziali tra il Mella e la città. Nel 1885 la frazione ebbe il tram, cinquant'anni dopo il filobus. Nel 1972, come avvenne in altri quartieri di Brescia, per iniziativa degli abitanti sorse il comitato di quartiere. A luglio, il consiglio comunale votò a favore della costituzione dei consigli di quartiere in tutta la città e furono delineati i confini di quello di Fiumicello, delimitandolo a nord da via Volturno, a sud da via Rose, a ovest dal fiume Mella e a est dal raccordo ferroviario fra la stazione di Borgo San Giovanni e la Innocenti Sant'Eustacchio. La prima elezione del consiglio di quartiere si tenne il 10 novembre 1974. Nel 1977, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976, suddividendo il territorio comunale in nove circoscrizioni. Fiumicello fu inserito nella Quarta circoscrizione assieme ai quartieri di Primo Maggio e Porta Milano. Vent'anni dopo, la Giunta Corsini ridusse il numero delle circoscrizioni portandole da nove a cinque. La Quarta circoscrizione fu spaccata: Primo Maggio e Fiumicello furono assegnate alla nuova circoscrizione Ovest, mentre Porta Milano alla Centro. Nel 2014, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono riattivò i consigli di quartiere come organo di decentramento comunale. Le prime elezioni del nuovo organismo si tennero il 14 ottobre di quell'anno. Tra il 2020 e il 2021, il settore di via Milano di competenza di Fiumicello è stata oggetto di una riqualificazione urbanistica. Chiesa di Santa Maria Nascente Il quartiere appartiene alla parrocchia dedicata a Santa Maria Nascente della diocesi cattolica di Brescia. In via Milano è presente la cappella della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni Nel quartiere sono presenti la scuola secondaria di primo grado "Romanino", in via Carducci, e l'Istituto professionale "Fortuny", in via Berchet. Al confine con il quartiere Primo Maggio, sulla ferrovia Brescia-Iseo-Edolo, sorge la stazione di Brescia Borgo San Giovanni. Il quartiere è capolinea dell'autolinea 12, diretta a San Polo Cimabue, della rete di trasporti urbani, ed è servito altresì dalle autolinee 2 (Pendolina-Chiesanuova), 3 (Mandolossa-Virle) e 9 (Villaggio Violino-Buffalora). Gianpiero Belotti, Mario Baldoli, Una corsa lunga cent'anni - Storia dei trasporti pubblici di Brescia dal tram a cavalli al progetto Metrobus, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 1999. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione ovest, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fiumicello

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Fiumicello (Brescia)
Via Giovanni Pascoli, Brescia Porta Milano (Zona Centro)

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Via Giovanni Pascoli 1C
25126 Brescia, Porta Milano (Zona Centro)
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Porta Milano (Brescia)
Porta Milano (Brescia)

Porta Milano è un quartiere di Brescia. I confini del quartiere sono delimitati a nord da via Volturno, a ovest da via Industriale e da via Stoppani, a sud da via Cassala e via Giovanni Tempini, a est da via Fratelli Ugoni e da via Tartaglia. Il territorio è pianeggiante ed è attraversato dal fiume Grande, che scorre perlopiù tombinato, e dal Garzetta, derivazione del torrente Garza. Il toponimo è di origine moderna e fa riferimento a una delle denominazioni della porta d'accesso occidentale delle mura venete di Brescia: già Porta San Giovanni, quindi Porta Milano. L'area occupata dal quartiere in epoca cinquecentesca era disabitata in quanto facente parte della spianata che l'amministrazione della Repubblica di Venezia aveva adottato, dopo il 1517, a difesa della città. Il limite occidentale della spianata era posto nei pressi dell'attuale incrocio fra via Milano, via Luciano Manara e via Villa Glori, a est del quale sorse il Borgo San Giovanni, che dal 1972 fa parte del quartiere di Fiumicello. A partire dal 1610, l'area della spianata fu riservata alla Fiera, che tradizionalmente si teneva ogni agosto, per cui fu identificata come "Campo Fiera". In seguito fu avviato anche il mercato del bestiame. All'inizio del Novecento, l'area di Campo Fiera fu coinvolta in un processo di progressiva urbanizzazione, che cominciò con la costruzione di case operaie e si concluse con l'apertura della caserma della Guardia di Finanza durante gli anni dell'amministrazione fascista. Nel 1815 ebbero inizio i lavori di costruzione del Cimitero monumentale di Brescia, che assecondava la normativa del regno napoleonico del 1806. L'ingresso del cimitero era posto sull'attuale via Vantini, che proseguiva verso l'attuale via Morosini, ma negli anni Venti fu portato verso via Milano, comportando di conseguenza l'abbattimento della chiesa di Santa Maria della Fiera. A fine Ottocento, l'area meridionale di Campo Fiera fu coinvolta in un processo di urbanizzazione, favorita dalla presenza delle ferrovie Milano-Venezia e Brescia-Iseo a sud e dalle forze idrauliche del fiume Grande e del Garzetta. Dismessa negli anni Ottanta, da allora è oggetto da interventi di riqualificazione, non ancora completati, appartenenti al progetto del "Comparto Milano". Il quartiere fu istituito a seguito della delibera del consiglio comunale di Brescia del 28 luglio 1972 che suddivideva il territorio comunale in 30 aree, dopo che negli anni precedenti si era assistito alla nascita di forme spontanee di rappresentanza, i cosiddetti "comitati di quartiere", presso alcune aree della città. Il consiglio di quartiere di Porta Milano fu eletto per la prima volta il 12 giugno 1974. Tre anni dopo, il consiglio comunale approvò il regolamento predisposto dalla Giunta Trebeschi per l'attuazione delle circoscrizioni secondo quanto stabilito dalla legge 278/1976. Porta Milano fu assegnato alla Quarta circoscrizione, assieme ai quartieri di Fiumicello e Urago Mella. Con la riforma voluta dalla Giunta Corsini, il quartiere fu invece assegnato alla Circoscrizione Centro. Nel 2014, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di riattivare i consigli di quartiere: le prime elezioni del nuovo organismo si tennero il 14 ottobre. Cimitero monumentale di Brescia, sorto su progetto di Rodolfo Vantini. All'interno dell'area comunale sorge la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, appartenente alla diocesi cattolica di Brescia. Il quartiere è servito dalla linea 3 (Mandolossa - Rezzato) e dalla linea 9 (Villaggio Violino - Buffalora) della rete di trasporti urbani. Presso piazzale Beccaria, già parcheggio dell'Iveco, si trova il capolinea della linea 18, diretta alla Bornata. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Centro, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 19 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Milano

Chiesa di Santa Maria Nascente (Brescia)
Chiesa di Santa Maria Nascente (Brescia)

La chiesa di Santa Maria Nascente è la parrocchiale di Fiumicello, frazione di Brescia, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale di Brescia Ovest. Nell'VIII secolo la zona di Fiumicello venne concessa dal re Desiderio ai monaci di San Salvatore perché vi realizzassero un convento e provvedessero alla bonifica dei terreni. L'esistenza di un monastero femminile è attestata nel 1153, mentre nel 1596 la chiesa fu restaurata e sistemata. Nel 1705 venne costituita la deputazione che doveva seguire i lavori di costruzione della nuova parrocchiale, che, dopo il suo completamento, fu aperta al culto il 20 settembre 1763. L'organo venne restaurato nel 1873, mentre ventiquattro anni dopo si provvide a posare il nuovo pavimento della navata. Durante la seconda guerra mondiale l'edificio subì dei danni causati dai bombardamenti anglo-americani e, pertanto, dovette essere ristrutturato e ripristinato nel 1949. La chiesa venne nuovamente restaurata nel 1965, mentre negli anni settanta si procedette ad adeguare il presbiterio alle norme postconciliari; la consacrazione fu impartita dal vescovo Bruno Foresti il 12 ottobre 1991. La facciata a salienti della chiesa, rivolta a nordovest e scandita da una cornice marcapiano in due registri, entrambi scanditi da paraste, presenta in quello inferiore il portale d'ingresso, sormontato dal timpano semicircolare, mentre in quello superiore, che è affiancato da due volute e coronato dal frontone dentellato, un finestrone. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, scandito da lesene angolari; la cella presenta su ogni lato una monofora ed è coperta dalla cupola poggiante sul tamburo. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali, ospitanti gli altari laterali e introdotte da archi a tutto sesto, e le cui pareti sono scandite da paraste sorreggenti la trabeazione modanata, sopra cui si imposta la volta a botte; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, caratterizzato dall'altare maggiore e chiuso dall'abside piatta. Diocesi di Brescia Parrocchie della diocesi di Brescia Brescia Fiumicello (Brescia) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Nascente Parrocchia di S. MARIA NASCENTE, su pmap.it. URL consultato il 27 dicembre 2021.

Stazione di Brescia Borgo San Giovanni
Stazione di Brescia Borgo San Giovanni

La stazione di Brescia Borgo San Giovanni (fino al 13 dicembre 2020, Borgo San Giovanni) è una stazione ferroviaria della Brescia-Iseo-Edolo. È ubicata nel territorio comunale di Brescia, nel quartiere Fiumicello. È classificata da Ferrovienord come stazione secondaria. Fu inaugurata il 21 giugno 1885, assieme alla ferrovia Brescia-Monterotondo-Iseo, e aperta al servizio pubblico il giorno seguente. Dal punto di vista dell'esercizio, la stazione seguì le sorti della ferrovia: costruita dalla Società italiana per le strade ferrate meridionali, fu gestita dalle Ferrovie dello Stato tra il 1905 e il 1907, per poi passare alla Società Nazionale Ferrovie e Tramvie (SNFT) e, dal 1993, al gruppo delle Ferrovie Nord Milano. La stazione nacque con lo scopo di servire gli abitati di Borgo San Giovanni, storica frazione di Fiumicello, comune extramurario di Brescia che nel 1880 fu assorbito dall'amministrazione cittadina. Tra il 1915 e gli inizi degli anni novanta presso la stazione funzionò un raccordo a servizio di alcune fabbriche della zona, come la Franchi-Gregorini, poi INNSE, la Caffaro e l'Iveco. Per il servizio di manovra ebbe in dotazione dalla SNFT prima un esemplare delle locomotiva a vapore del Gruppo 40 e, in seguito, una locomotiva diesel: il Cn 531. Nel 1997 fu dotata dell'Apparato statico con calcolatore vitale (ASCV). Tra agosto 2019 e dicembre 2020 gli impianti della stazione furono oggetto di lavori per migliorarne la sicurezza e la fruibilità in vista di un possibile potenziamento del servizio regionale fra la stazione di Brescia e quelle di Castegnato e Iseo. Si costruì un nuovo piano binari con banchine rialzate e pensiline a protezione dei viaggiatori. Fu aperto un nuovo ingresso da via Emilio Morosini, in affiancamento a quello originario situato presso una traversa di via Villa Glori, e fu costruito un nuovo sottopasso per garantire l'accesso ai binari da parte dei viaggiatori, eliminando il precedente attraversamento a raso. Il 13 dicembre 2020, con l'attivazione dell'orario invernale 2020-21, il nome della stazione è stato modificato in Brescia Borgo San Giovanni. Il fabbricato viaggiatori presenta le caratteristiche tipiche della fermate della vecchia Brescia–Iseo. Negli anni successivi alla sua apertura, la crescita industriale della zona rese necessaria la costruzione di uno scalo merci. Il piazzale della stazione è dotato di due binari passanti e uno tronco, serviti da due banchine a loro volta dotate di pensilina. Un sottopassaggio garantisce l'accesso a entrambi i marciapiedi. Precedentemente ai lavori di ammodernamento del 2019 era presente un terzo binario passante e l'accesso alle banchine avveniva mediante attraversamento a raso dei binari. La stazione è servita dai treni regionali (R) in servizio sulle relazioni Brescia-Iseo e Brescia-Breno, eserciti da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Biglietteria a sportello Sala d'attesa Mario Bicchierai, Quel treno in Valcamonica - La Brescia-Iseo-Edolo e le sue diramazioni, in Mondo ferroviario, vol. 67, gennaio 1992, pp. 6-73. Mario Bicchierai, Da Brescia a Edolo da SNFT a FNME, in I quaderni di Mondo Ferroviario Viaggi, vol. 1, ottobre 2004. Claudio Pedrazzini, La favola della prigioniera del Falco d'Italia: storia delle locomotive del Gruppo 1 (n. 1-7) della SNFT, CFB, Trenidicarta, 2018. Antonio Burlotti. Stazioni e fermate della linea ferroviaria Brescia/Iseo/Edolo, in Mauro Pennacchio. La meccanica viabilità - La ferrovia nella storia del lago d'Iseo e della Vallecamonica. Marone, Fdp Editore, 2006. ISBN 88-902714-0-X. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Brescia Borgo San Giovanni

Primo Maggio (Brescia)
Primo Maggio (Brescia)

Primo Maggio è un quartiere di Brescia. Il territorio è pianeggiante. I suoi confini amministrativi sono delimitati a nord dalla ferrovia Brescia-Iseo-Edolo e da via Cassala, a ovest dal fiume Mella, a sud dalla ferrovia Milano-Venezia e a est da viale Italia. Fino al 30 giugno 1880, l'area occupata dal quartiere era suddivisa amministrativamente fra i comuni di Fiumicello Urago e di San Nazzaro Mella: il confine tra i due enti era delimitato dall'attuale via Rose. Rimase rurale fino alla seconda metà degli anni Venti del Novecento, quando nei pressi della ferrovia Brescia-Edolo fu realizzato il quartiere XXI aprile, per offrire un'abitazione a buon mercato agli operai delle industrie Togni. La dedica fu assegnata dall'amministrazione fascista in onore del Natale di Roma. Dopo la caduta del fascismo, nell'agosto 1943 il quartiere fu ribattezzato Sardegna, ma la denominazione originaria fu ripristinata sotto la Repubblica Sociale Italiana. Nell'agosto 1946 assunse il nome attuale. Nel dopoguerra il quartiere si espanse più a sud fino a raggiungere la ferrovia Milano-Venezia. Nel 1953 fu inaugurata la chiesa di san Benedetto. Nella seconda metà degli anni Cinquanta arrivò l'autolinea dei Servizi Municipalizzati diretta al quartiere Don Bosco e la stazione ferroviaria. Nel luglio 1972, il consiglio comunale istituì i consigli di quartiere, identificando il Primo Maggio come una delle trenta suddivisioni di prossimità. Le elezioni per il consiglio di quartiere si tennero il 17 novembre 1974. Nel 1977, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976 e suddivise il territorio comunale in nove circoscrizioni. Il Primo Maggio fece parte della Quarta circoscrizione assieme ai quartieri di Fiumicello e Porta Milano. Vent'anni dopo, la Giunta Corsini ridusse il numero delle circoscrizioni portandole da nove a cinque. La Quarta circoscrizione fu spaccata: Primo Maggio e Fiumicello furono assegnate alla Ovest, mentre Porta Milano alla Centro Nel 2014, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di ricostituire gli organi consultivi di rappresentanza dei quartieri. Le prime elezioni del consiglio di quartiere si tennero in tutta la città il 14 ottobre. Chiesa di San Benedetto Abate: è la parrocchiale del quartiere. Edificata tra il 1951 e il 1953. Il quartiere è attraversato dall'autolinea 12 (Fiumicello-San Polo Cimabue) della rete di trasporti urbani. Nel territorio del vicino quartiere di Fiumicello, a poca distanza dal confine con il quartiere di Primo Maggio, si trova la stazione di Borgo San Giovanni della ferrovia Brescia-Iseo-Edolo. In via Morosini è presente il centro sportivo Alessandro Calvesi. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Ovest, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 7 aprile 2023 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Primo Maggio

Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Brescia)
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Brescia)

La chiesa dei Santi Cosma e Damiano è una chiesa di Brescia, situata all'incrocio tra contrada delle Bassiche e via Cairoli. Edificata all'inizio del Trecento e in seguito ricostruita nel Quattrocento, fino a un ultimo rifacimento nel Seicento, la chiesa ospita importanti opere d'arte, fra le quali due tele di Luca Mombello, una di Giambettino Cignaroli e la preziosa arca di San Tiziano, scolpita nel 1506 e capolavoro della scultura bresciana del periodo. Il chiostro quattrocentesco del monastero annesso, soppresso nel 1797, è noto come "chiostro della Memoria", nome conferito dal poeta Angelo Canossi che qui fondò nel 1916 l'Istituzione della Memoria, scolpendo sulle colonne i nomi dei caduti bresciani della prima guerra mondiale. La chiesa è ancora oggi officiata ed è stata affidata alla cura del Sovrano Militare Ordine di Malta è retta ed animata da un Cappellano dell'Ordine che coordina tutte le attività religiose , secondo le direttive del Capo Sezione di Brescia. Ogni anno viene celebrata in forma solenne la ricorrenza liturgica dei Santi Cosma e Damiano il 26 settembre e di San Giovanni Battista il 24 giugno. La fondazione di una comunità di monache benedettine dedicata ai Santi Cosma e Damiano all'interno del territorio cittadino si deve probabilmente alla presenza longobarda, che alla fine dell'VIII secolo risulta particolarmente impegnata nella creazione di cenobi in città, con il monastero di Santa Giulia, e in provincia con la badia leonense a Leno e il monastero di San Salvatore a Sirmione. Il monastero dedicato ai due martiri siriani viene costruito, come ricordano alcuni documenti del IX secolo, a nord dell'attuale Broletto. Gli stessi documenti forniscono l'immagine di un ente ecclesiastico ben inserito nella vita religiosa cittadina e saldamente ancorato a proprietà fondiarie nella zona ovest del centro urbano e nei territori circostanti. La gerarchia interna alla comunità, funzionale alla gestione economico-amministrativa e alla cura degli uffici liturgici, si apriva alla collaborazione del mondo laicale attraverso la presenza di conversi, che gravitavano attorno al monastero. Nel 1298, ottenuta l'autorizzazione da Papa Bonifacio VIII, il vescovo Berardo Maggi ordina il trasferimento del monastero nella zona occidentale dei Campi Bassi, che nell'espansione della cerchia muraria pianificata pochi anni prima da Alberico da Gambara era stata assorbita nel centro urbano. Le religiose trasferiscono quindi il proprio cenobio lungo l'attuale contrada delle Bassiche, insediandosi nella chiesa di Sant'Agostino ai Campi Bassi e nelle attigue strutture religiose già appartenute agli Eremitani. Le strutture del centro della città, invece, vengono demolite creando la zona nord dell'attuale Piazza del Duomo. Con il passare del tempo, la chiesa si arricchisce di importanti opere d'arte, fra le quali il polittico dei santi Cosma e Damiano di Paolo Veneziano, i cui pannelli superstiti sono oggi alla Pinacoteca Tosio Martinengo, realizzato fra il 1350 e il 1360. Nel Quattrocento il monastero attraversa un periodo di decadenza morale: le monache vivono seguendo una cattiva condotta e mancando di rispetto alla regola e all'osservanza della clausura. Era questa una grave mancanza, soprattutto in seguito alla riforma dell'ordine benedettino, promossa dalla Congregazione di Santa Giustina a Padova a partire dal 1417. Si procede dunque dal 1460 a un rinnovo spirituale e architettonico del cenobio, registrando i primi interventi edili nella chiesa. La situazione viene infine sanata nel 1495 con la definitiva annessione alla Congregazione Cassinese: il monastero perde la sua autonomia e passa in gestione all'abate del monastero dei Santi Faustino e Giovita, trovando nuova prosperità. Durante il Cinquecento si rilevano altri lavori di rifacimento e abbellimento della chiesa, che subisce notevoli rifacimenti nel Seicento. Il 1º ottobre 1797, infine, le monache vengono fatte uscire dal monastero e trasferite nel monastero di Santa Giulia, in vista della soppressione del cenobio, poi difatti decretata il 24 ottobre dello stesso anno dal governo provvisorio napoleonico. Nel 1916 il chiostro del monastero accoglie l'Istituzione della Memoria, fondata dal patriota e poeta dialettale bresciano Angelo Canossi per ricordare il sacrificio dei tanti soldati caduti durante la prima guerra mondiale: i loro nomi vengono incisi in ordine alfabetico sulle colonne marmoree del portico e il chiostro assume il nome di "chiostro della Memoria". Nel 1929 il complesso viene anche restaurato. Nel 2016 la Chiesa è stata affidata alla cura del Sovrano Militare Ordine di Malta. All'esterno, la chiesa si presenta con un aspetto molto complesso e articolato, dato dalla stratigrafia accumulata nei secoli: la migliore vista dell'edificio si ha dall'intersezione tra contrada delle Bassiche e via Cairoli: da qui si vede la chiesa verso il presbiterio, la cui abside sporge ortogonale alla contrada delle Bassiche. Da qui si diparte verso l'alto l'originale muratura gotica della chiesa, a corsi in pietra e laterizio. Lungo via Cairoli, invece, si affaccia l'ingresso alla chiesa costruito in epoca barocca e ancora oggi accesso principale. Il volume dell'edificio appare più in alto e si può scorgere anche parte del retro dell'originaria facciata della chiesa, sul chiostro interno. Sia il paramento murario del presbiterio, sia quello di facciata sono coronati, al vertice superiore e all'estremità dei due spioventi, da pinnacoli in cotto, molto ricorrenti dell'architettura gotica bresciana e presenti, ad esempio, sulla facciata della chiesa di San Giuseppe e su quella della chiesa del Santissimo Corpo di Cristo. Lungo contrada delle Bassiche, invece, si apprezza meglio la maestosa mole del campanile ancora ascrivibile all'architettura romanica e risalente pertanto al Trecento: è interamente in medolo, una pietra biancastra locale, decorato in sommità da bifore già di ispirazione gotica e coronato da archetti ancora tipicamente romanici. All'interno, la chiesa presenta un nartece d'ingresso coperto da tre volte a vela in sequenza, dove si conservano alcuni affreschi molto frammentari con angeli, frutti e finte scanalature di colonne. Attraversato il pronao, si accede al grande vano ottagonale che costituisce l'aula della chiesa, sorretto agli angoli da poderose colonne. L'accesso odierno, però, non avviene più tramite il nartece ma lateralmente, in prossimità dell'abside. Nel nartece, a sinistra dell'ingresso all'aula ottagonale, è conservato un gruppo ligneo composto da San Filippo Neri che stringe per mano due bambini. Sulla parete, una lapide menziona le famiglie Mazzoleni, Migliorati e Bonardi che, nel 1926, in memoria dei loro congiunti, rinnovarono a proprie spese il pavimento della chiesa, adibita durante la guerra ad ospedale. All'interno, invece, si ha l'altare laterale destro con la Natività di Luca Mombello, ricca di vivaci effetti cromatici, mentre l'altare laterale sinistro reca un dipinto dello stesso autore, raffigurante San Benedetto fra i santi discepoli Mauro e Placido. Nella tela, san Benedetto è rappresentato con il testo della Regola in mano, assiso su un trono, ai piedi del quale sono poggiate le tiare dei discepoli che gli stanno accanto. Entrambi gli altari minori sono decorati, nella parte superiore, da angeli marmorei di Giovanni Battista Carboni. Il presbiterio è dominato dall'altare maggiore barocco opera di Giuseppe Cantone, sul quale campeggia la Gloria dei Santi Cosma e Damiano dipinta da Giambettino Cignaroli nel 1766. A fianco vi sono due statue allegoriche della Fede e della Carità, opera di Antonio Calegari. A destra dell'altare maggiore, in corrispondenza dell'organo e della cantoria, si apre la Cappella del Crocifisso, che reca tracce di affreschi e un Crocifisso ligneo di scuola lombarda, opere risalenti entrambe al Quattrocento. A sinistra dell'altare, invece, sotto il controrgano e una simmetrica cantoria, vicino all'attuale ingresso della chiesa, è presente un'altra cappella, all'interno della quale si conserva la preziosa arca di san Tiziano, eseguita nel 1505 nell'ambito dei Sanmicheli e opera significativa della scultura bresciana di inizio XVI secolo. Il sarcofago che accoglieva precedentemente i resti di San Tiziano, risalente al XII secolo, era stato comunque conservato nei secoli e fu smontato solo nel 1885, quando l'architetto Antonio Tagliaferri ne progettò il reimpiego, assemblandolo con altri materiali lapidei provenienti dallo stesso contesto monastico per creare una fontana ornamentale, tuttora murata sul lato est di piazzetta Tito Speri, a pochi metri da dove anticamente sorgeva l'originario complesso nel centro della città, e nota appunto come fontana di san Tiziano. Sopra la cantoria lignea in finto marmo situata alla sinistra del presbiterio in corrispondenza della sottostante cappella di San Carlo, vi è l'organo a canne, costruito nel XIX secolo da Giovanni Tonoli, attualmente non suonabile perché privo di alcuni elementi della manticeria. Lo strumento, a trasmissione meccanica, ha una tastiera di 66 tasti e una pedaliera a leggio di 19. Sorge ancora oggi, annesso alla chiesa, l'antico monastero benedettino, incentrato sul grande chiostro quattrocentesco che conserva la sua struttura porticata, articolata su ben tre livelli. Al piano inferiore le arcate si susseguono lungo i quattro lati, raddoppiandosi nei due ordini superiori, fino ad interrompersi nel tratto prossimo alla chiesa, occupato da una loggetta neogotica. La struttura monastica comprendeva la sala capitolare ed una biblioteca, mentre il refettorio venne realizzato occultando la facciata della chiesa. All'interno di quest'ultimo ambiente, utilizzato durante il Novecento come sala di lettura comunale ed attualmente chiuso al pubblico, si conserva una Ultima Cena di impronta romaniniana. Marina Braga, Roberta Simonetto (a cura di), Verso porta San Nazaro in Brescia Città Museo, Sant'Eustacchio, Brescia 2004 Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Cosma e Damiano "Le carte del monastero dei Santi Cosma e Damiano (1127 - 1197)", importante relazione sull'archivio del monastero in epoca altomedievale per il Codice Diplomatico della Lombardia medievale sul sito dell'Università di Pavia, su cdlm.unipv.it. URL consultato il 16 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2007).

Basilica di Santa Maria delle Grazie (Brescia)
Basilica di Santa Maria delle Grazie (Brescia)

La basilica di Santa Maria delle Grazie è una chiesa di Brescia, situata all'estremità ovest di via Elia Capriolo, all'intersezione con l'omonima via delle Grazie. Costruita a partire dalla prima metà del Cinquecento e notevolmente arricchita nel Seicento, custodisce varie opere di autori locali e tre tele del Moretto, due delle quali sono però oggi alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Principale caratteristica della chiesa sono gli affreschi, gli stucchi e le dorature, eseguiti con notevole cura e grandissima varietà di repertorio decorativo, che rivestono ogni superficie dell'interno dell'edificio, rendendolo il più spettacolare esempio di arte barocca in città. Alla chiesa è annesso l'omonimo santuario di Santa Maria delle Grazie, pregevole opera neogotica ottocentesca. La primitiva chiesa viene costruita dai Gerolamini, presenti a Brescia dalla metà del Quattrocento, in un luogo molto lontano da qui, oggi corrispondente all'estremità nord di via Oberdan, molto a nord della città murata. Nel 1517, dopo la triste esperienza del sacco operato nel 1512 dai soldati di Gaston de Foix-Nemours, la Repubblica di Venezia, ripreso il controllo della città, ordina da cosiddetta "spianata", ovvero la distruzione di qualsiasi edificio attorno alle mura nel raggio di circa un chilometro e mezzo. Anche la chiesa dei Gerolamini viene atterrata e, per avere una nuova sede, chiedono e ottengono di insediarsi nella chiesa di Santa Maria di Palazzolo, situata all'interno della cerchia muraria all'estremità ovest dell'attuale via Elia Capriolo. La chiesa, oltretutto, apparteneva già agli Umiliati, i quali stavano però tenendo una bassa condotta morale e, di conseguenza, l'entrata dei Gerolamini servì anche per rinnovare il convento. Tramite bolla di Papa Leone X, nel 1519 i frati ottengono infine anche il diritto di sostituire l'antico nome del complesso religioso con quello di Santa Maria delle Grazie. Le minime dimensioni del luogo di culto, però, non dovettero soddisfare i nuovi abitanti del monastero e, di conseguenza, nel 1522 avviano il cantiere di una nuova chiesa, su progetto di frate Ludovico Barcella, immediatamente a lato dell'antico edificio, che sarà poi consacrata nel 1539. Questo nuovo luogo di culto diventa la principale chiesa di Santa Maria delle Grazie, mentre l'ex chiesa di Santa Maria di Palazzolo resta un santuario annesso. Nel 1668 la soppressione dell'ordine dei Gerolamini, decretata da Papa Clemente IX, porta all'insediamento dei Padri Gesuiti, che acquisiscono la chiesa con i chiostri annessi, istituendovi una scuola rinomata. Il monastero viene poi soppresso nel 1797 ma la chiesa rimane aperta e officiata ed è ancora oggi attiva. Il 17 marzo 1963 la chiesa viene elevata al rango di Basilica minore con decreto di papa Giovanni XXIII, da lui visitata più volte quando era Nunzio Apostolico e Patriarca di Venezia. La facciata della chiesa è accessibile tramite un piccolo sagrato delimitato da una cancellata in ferro battuto. A destra è presente un'alta colonna con capitello ionico che sorregge la statuetta in bronzo della Madonna della Pace, opera dello scultore bresciano Emilio Magoni. La colonna fu posizionata nel 1921, in luogo di una più antica abbattuta da un uragano nel 1873. La facciata della chiesa, che si innalza sullo sfondo, è ritmata da semplici lesene che dividono la superficie in tre settori, fra i quali quello centrale è il più elevato. Una fascia marcapiano la divide invece in senso orizzontale. Nel prospetto superiore, privo di elementi ornamentali, campeggia un grande rosone, impreziosito da una vetrata di settecentesca di Giovanni Bertini rappresentante la Natività. All'interno, la chiesa presenta una struttura a tre navate, con volta a botte di copertura nella navata centrale e cupolette emisferiche in successione nelle laterali, in corrispondenza dei singoli altari, sette per lato. Il profondo presbiterio è concluso da un'abside poligonale. Al centro della facciata si apre un portale scolpito in marmo di Botticino e marmo rosso di Verona, proveniente dalla chiesa a nord della città demolita nel 1517 e qui trasferito. L'architrave riporta l'iscrizione "MATTHEUS LEONEUS HANC PORTAM PROPRIIS FABREFACTAM SUMPTIBUS BEATAE DEI GENITRICI GRATIARUM MARIAE DEVOTE DEDICAVIT", a ricordo quindi dell'intervento di Matteo Leoni, capitano di ventura, che sovvenzionò l'opera. La lunetta al centro del portale è arricchita da un rilievo con la Madonna delle Grazie e il Bambino, fiancheggiati a destra da Matteo Leoni in vesti militari con San Gerolamo e a sinistra da un figlio del Leoni in preghiera con San Giovanni Battista. L'apparato scultoreo, decisamente innovativo nei modellati e nelle decorazioni ma ancora caratterizzato da un marcato retaggio gotico nella composizione generale, è la più rappresentativa opera della fase di transizione percorsa dall'arte lapidea bresciana nella seconda metà del XV secolo. La volta, le pareti e tutte le cupolette laterali sono interamente rivestiti da affreschi, stucchi e dorature eseguiti con notevole cura e grandissima varietà di repertorio decorativo, che fanno di questa chiesa il più spettacolare esempio di arte barocca in città. L'impresa decorativa nasce dal concorso di molti artisti, fra i quali si ricordano Francesco Giugno, autore dei cinque medaglioni nella volta centrale con l'Apparizione di Cristo risorto alla Madonna, la Pentecoste, l'Assunzione, l'Incoronazione e la Morte della Beata Vergine. Giovanni Mauro della Rovere opera invece nel presbiterio, mentre Girolamo Muziano dipinge Episodi della vita di San Gerolamo nella cupoletta presso l'altare del patrono. Il primo altare a destra, dedicato a santa Barbara, è arricchito da una tela raffigurante il Martirio della Santa opera del pittore bresciano Pietro Rosa, allievo di Tiziano. La cura dell'altare, come ricorda un'iscrizione presente ai lati del medesimo, spettava alla Scuola dei Bombardieri ed Artiglieri, istituita dal governo veneto nel 1531. L'altare successivo, originariamente intitolato a San Rocco, era sovrastato da una tela di Jacopo Palma il Giovane con il Redentore tra i santi Rocco, Vittoria e Corona. I Gesuiti, subentrati ai Gerolamini nella cura della chiesa, cambiarono la dedicazione dell'altare per celebrare la figura di san Francesco Saverio. Nel 1745 fu collocato sull'altare un dipinto con San Francesco Saverio fra i giapponesi del pittore veronese settecentesco Pietro Antonio Rotari. Segue l'altare delle Sante Lucia e Apollonia, arricchito da una tela del pittore vicentino Alessandro Maganza che raffigura le due Sante al cospetto della Madonna col Bambino attorniata da San Giuseppe e da un angelo. L'altare successivo è dedicato a sant'Antonio di Padova, sul quale dal 1529 aveva il proprio giuspatronato la famiglia Lana de' Terzi. In origine vi era collocato Sant'Antonio da Padova tra i santi Antonio Abate e Nicola da Tolentino, opera del Moretto: la tela, di notevole valore artistico, si trova oggi alla Pinacoteca Tosio Martinengo per ragioni conservative ed è sostituita da una copia tardo ottocentesca di Bortolo Schermini. Sopra la porta laterale è appeso un dipinto di Callisto Piazza con la Natività di Gesù. Segue l'altare di san Francesco Regis adornato da una tela di Simone Brentana che ritrae il santo dedicatario. La cappella di testa della navata è infine presente un altro dipinto del Moretto, la Madonna col Bambino in gloria con i santi Rocco, Martino e Sebastiano, altra opera molto importante che è invece rimasta nella chiesa. Sulla parete sinistra è invece appeso un San Martino che risuscita il figlio della vedova del pittore vicentino Francesco Maffei. Ai lati dell'arco santo si conservano le reliquie di San Gerolamo a sinistra e il mausoleo del benefattore Uberto Gambara, risalente al Quattrocento, a destra. All'altare maggiore fa da sfondo una Natività, copia moderna di un dipinto del Moretto, custodito dalla fine dell'Ottocento nella pinacoteca. Lungo le pareti del coro sono disposte altre tele: lo Sposalizio di Maria di frate Tiburzio Baldini (1609), la Circoncisione di Gesù Cristo di Francesco Giugno, l'Adorazione dei Magi di Grazio Cossali (1610), la Purificazione della Vergine di Antonio Gandino (1660) e la Visitazione di Maria ad Elisabetta di frate Tiburzio Baldini. L'organo dei fratelli bergamaschi Serassi ha sostituito nel 1844 quello cinquecentesco realizzato da Giangiacomo Antegnati, le cui ante erano decorate da Pietro Rosa con la scena della Sibilla Cumana in atto di profetizzare all'imperatore Augusto l'incarnazione di Cristo. Ai lati dell'organo sono presenti l'Annunciazione di Maria Vergine di Antonio Gandino, la Strage degli innocenti di frate Tiburzio Baldini, la Natività di Maria Vergine di Camillo Procaccini e la Presentazione di Gesù al tempio nuovamente di Antonio Gandino. Nella cappella absidale che chiude la navata sinistra, ornata dalla Deposizione e dalla Crocifissione di frate Tiburzio Baldini, è conservato un prezioso Crocifisso in legno degli inizi del Cinquecento, affiancato dalle statue in stucco dipinto della Vergine Maria e di San Carlo Borromeo. Presso l'altare del Crocefisso è presente anche il mausoleo del condottiero Tommaso Caprioli (1575-1608), eretto nel 1620 e riconducibile probabilmente alla scuola dei Carra, costituito da una lunga iscrizione commemorativa bordata da ampie lesene decorate con festoni ed armature a rilievo, sovrastate da un sarcofago con la rappresentazione del giovane conte, colto nel sonno eterno e coronato dal proprio sontuoso stemma gentilizio. È qui conservato solo il cuore del condottiero, morto a Praga nel 1608. Sopra la porta laterale che immette nel chiostro è appesa una Adorazione dei pastori con due figure di gesuiti, riconducibile a un pittore bresciano seguace di Pietro Maria Bagnadore. L'altare successivo è dedicato all'Immacolata Concezione e presenta una ricca decorazione a stucco della seconda metà del Cinquecento, a cornice di una tela di Pietro Maria Bagnadore con i Santi Anna e Gioacchino, alla quale Giuseppe Tortelli aggiunse la figura dell'Immacolata affiancata da angeli. Segue l'altare di San Luigi Gonzaga, un tempo intitolato ai Santi Giorgio e Gottardo e curato dalla corporazione degli armaioli, arricchito da un dipinto di Antonio Paglia che riproduce la Vergine con i Santi Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, protettori del Collegio dei nobili retto dall'ordine. L'altare seguente è intitolato a San Giuseppe e presenta un dipinto della scuola del Moretto con la Madonna della Misericordia circondata dai santi Michele, Giovanni Battista, Bernardo e Maddalena. Conclude l'altare di san Gerolamo, dedicato al santo protettore dei primi fondatori della chiesa, ornato da un dipinto di Paolo Caylina il Giovane con la Madonna delle Grazie con San Gerolamo, Sant'Eusebio e le Sante discepole Eustochia e Paola. Nella nicchia dell'altare si conserva, come preziosa reliquia, il calcagno di San Gerolamo donato al convento delle Grazie dalla nobildonna Giulia Fenaroli. Sulla controfacciata è visibile un grande dipinto di fra Tiburzio Baldini, rappresentante la Strage degli Innocenti. La chiesa conserva anche un ricco patrimonio di suppellettili liturgiche, fra le quali spicca un prezioso reliquiario cinquecentesco in ebano e avorio con statuette della Giustizia e della Temperanza, dono del cardinale Uberto Gambara. Il piccolo santuario, molto sentito e frequentato dalla popolazione, è ciò che rimane dell'antica chiesa di Santa Maria di Palazzolo, costruita nel Duecento degli Umiliati. L'edificio è stato variamente ricostruito nei secoli, in particolare alla fine dell'Ottocento, quando è stato eseguito un rifacimento radicale degli interni su progetto di Antonio Tagliaferri, aiutato da numerosi decoratori, pittori e scultori. Il santuario è oggi il maggior esempio di arte e architettura neogotica ottocentesca in città. Marina Braga, Roberta Simonetto (a cura di), Il quartiere Carmine, in Brescia Città Museo, Contributi di Antonella Busseni, Elena Remi, Brescia, Tip. S. Eustacchio, 2004, SBN IT\ICCU\BVE\0387824. Vito Zani, Maestri e cantieri nel Quattrocento e nella prima metà del Cinquecento, in Valerio Terraroli (a cura di), Scultura in Lombardia. Arti plastiche a Brescia e nel Bresciano dal XV al XX secolo, Milano, Skira, 2011, ISBN 978-88-572-0523-6, OCLC 936152663, SBN IT\ICCU\UBO\3839955. Francesco De Leonardis (a cura di), Guida di Brescia, La storia, l'arte, il volto della città, Brescia, Grafo, 2018, ISBN 9788873859918, OCLC 1124648622, SBN IT\ICCU\BVE\0818515. Antonio Fappani (a cura di), MARIA (S.) delle Grazie, in Enciclopedia bresciana, vol. 8, Brescia, La Voce del Popolo, 1991, OCLC 163182000, SBN IT\ICCU\MIL\0273002. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla basilica di Santa Maria delle Grazie

Santuario della Madonna delle Grazie (Brescia)
Santuario della Madonna delle Grazie (Brescia)

Il Santuario della Madonna delle Grazie è una chiesa di Brescia, con funzione principalmente votiva e meditativa, situata lungo via delle Grazie, adiacente all'omonima basilica di Santa Maria delle Grazie. Il piccolo santuario sorge su una chiesa del Duecento variamente ricostruita nel corso del secoli, in particolare alla fine dell'Ottocento, quando è stato eseguito un rifacimento radicale degli interni. Il santuario è oggi il maggior esempio di arte e architettura neogotica ottocentesca in città. Il santuario sorge nel luogo dell'antica chiesa di Santa Maria di Palazzolo, costruita nel XIII secolo da un gruppo di Umiliati provenienti da Palazzolo sull'Oglio. Gli Umiliati erano comunque presenti a Brescia già dalla fine del XII secolo: in una lettera del 1254 vengono particolarmente lodati da Papa Innocenzo IV per il fervore religioso e la grande operosità. Berardo Maggi, vescovo di Brescia dal 1275 al 1308, favorì il loro radicamento nel territorio cittadino, incaricandoli della riscossione dei dazi, della vendita del sale e del pane e dell'arbitraggio di controversie. Per agevolare le operazioni di esazione dei tributi, le case degli Umiliati sorgevano spesso in corrispondenza delle porte urbiche e dei ponti sui vari corsi d'acqua che attraversavano la città come il Bova, il Celato e il Dragone. La chiesa di Santa Maria di Palazzolo sorse infatti nei pressi di Porta San Giovanni, a ovest della cortina muraria cittadina. L'antica chiesetta comprendeva un semplice vano rettangolare di modeste dimensioni, coperto da travature lignee. Il piccolo ambiente viene rinnovato nel corso del Trecento con l'erezione di una serie di volte a crociera costolonate e ampliato in pianta rispetto alla struttura originaria. Un importante apparato di affreschi impreziosiva le pareti dell'edificio: dell'intero ciclo pittorico sopravvivono solo alcuni frammenti attualmente conservati presso la pinacoteca Tosio Martinengo, dove furono portati per ragioni di salvaguardia alla fine dell'Ottocento. Si segnala in particolare un lacerto di gusto bizantino con la figura dell'Arcangelo Gabriele, proveniente da una più vasta Annunciazione degli inizi del Trecento, una Madonna lactans, la Veronica con il sudario e i Santi Francesco e Antonio con devota della fine del secolo. Sul finire del Quattrocento le cronache accennano ad una grave crisi morale che travolge alcuni esponenti umiliati: si rende così necessario l'intervento del cardinale Uberto Gambara, che nel 1517 insedia i Gerolamini nel convento con l'incarico di riformarlo. I Gerolamini, presenti a Brescia dalla metà del Quattrocento, avevano inoltre appena abbandonato la loro primitiva residenza a nord della città: nel 1517, infatti, dopo la triste esperienza del sacco operato nel 1512 dai soldati di Gaston de Foix-Nemours, la Repubblica di Venezia, ripreso il controllo della città, ordina da cosiddetta "spianata", ovvero la distruzione di qualsiasi edificio attorno alle mura nel raggio di circa un chilometro e mezzo. Anche la chiesa dei Gerolamini viene atterrata e l'intervento di Uberto Gambara dà loro nuova sede. I frati avviano quindi la riforma del monastero e costruiscono una nuova, più grande chiesa a fianco dell'antica, che non viene comunque distrutta e rimane in funzione di santuario. Frate Ludovico Barcella vi fa collocare una Natività del Quattrocento, che era oggetto di particolare venerazione per alcuni miracoli che le erano stati attribuiti ed era stata pertanto trasferita dalla chiesa abbattuta. Le pareti dell'edificio vengono impreziosite nel Seicento da affreschi di Tommaso Sandrino e Francesco Giugno, oggi perduti. Nel 1860 è registrato un intervento decorativo del pittore Giuseppe Ariassi, che esegue una Deposizione e figure di Santi. Nell'ultimo quarto dell'Ottocento l'edificio è finalmente interessato da un radicale intervento di recupero che porta alla completa trasfigurazione della sua architettura tradizionale. Per valorizzare il piccolo santuario, piuttosto spoglio ed oscuro ma sempre intensamente frequentato, il Comune decide di provvedere al suo restauro, affidando l'incarico all'architetto Antonio Tagliaferri, che ne porta a compimento la realizzazione fra il 1875 e il 1897 ricorrendo all'opera di numerosi decoratori, pittori e scultori. I lavori vengono infine completati tra il 1899 ed il 1907 con il posizionamento degli arredi progettati dallo stesso Tagliaferri. Nell'intervento ricostruttivo, l'antico altare e la venerata immagine della Madonna, strappata dal supporto originario, vengono riposizionati sul lato nord dell'edificio, in modo da consentire l'apertura di ampie finestre sul lato sud, esposto alla luce. Intorno all'immagine sacra viene creato un recinto in ferro, protetto da una balconata con inserti marmorei e colonnine tortili, che realizzava una distinzione fra gli spazi percorsi dai fedeli e la zona riservata all'officiante. Il santuario assume una preziosissima decorazione neogotica, con marmi, terrecotte e affreschi realizzati appositamente. La decorazione marmorea viene commissionata al lapicida rezzatese Davide Lombardi, che riproduce nei plinti delle colonne alcuni simboli mariani. La stuccatura delle lesene e delle innumerevoli cornici viene affidata invece alla famiglia Pedruzzi di Bergamo. La decorazione dipinta, realizzata con la tecnica della tempera a encausto, viene eseguita da Modesto Faustini, al quale si devono l'Annunciazione e la Visitazione ai lati dell'altare e le figure di Cristo, della Madonna e dei Santi nei medaglioni presenti nelle lunette e sugli archi. Alla morte dell'autore i lavori vengono portati a termine da Cesare Bertolotti, che realizza la Crocifissione di Cristo, la Nascita, lo Sposalizio e l'Assunzione della Vergine nei trittici a lato dell'altare e Personaggi dell'Antico Testamento nelle lesene circostanti. Il soffitto del presbiterio, con sfondo blu rivestito di stelle dorate, è opera dei pittori Salvi, Franchini e Chimeri. All'esterno del santuario è presente il chiostro del convento, con al centro una fontana decorata in sommità da una statuetta in bronzo della Madonna, opera di Santo Calegari il Vecchio. Sul matroneo si trova un organo a canne, costruito nel 1880 da Giovanni Tonoli, riformato dalla ditta Maccarinelli-Frigerio-Fusari nel 1921 secondo i gusti dell'epoca e ripristinato nel 2008 dalla ditta Inzoli. Lo strumento è a trasmissione meccanica ed ha due tastiere ciascuna di 58 note ed una pedaliera dritta di 27. Marina Braga, Roberta Simonetto (a cura di), Il quartiere Carmine, in Brescia Città Museo, Contributi di Antonella Busseni, Elena Remi, Brescia, Tip. S. Eustacchio, 2004, SBN IT\ICCU\BVE\0387824. Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul santuario di Santa Maria delle Grazie

Fondazione Berardelli

La Fondazione Berardelli è una raccolta privata d'arte contemporanea fondata nel 2007 a Brescia per volontà del collezionista Pietro Berardelli. Ha un archivio e propri spazi espositivi, destinati alla realizzazione di progetti di arte contemporanea, cinema, fotografia, filosofia. È inoltre presente una biblioteca con volumi, monografie e una collezione di libri d’artista, dedicata alle molteplici forme di sperimentazione verbo-visiva internazionale. La Fondazione Berardelli cura, inoltre, l’archivio di Ugo Carrega e il Mail Art archive. Ugo Carrega, La mente in mano, a cura di Achille Bonito Oliva (2007) Pierre Garnier, L'isola (2008) Bernard Aubertin, A ferro e fuoco (2008) Julien Blaine, Favole e altre storie (2008) Sarenco, Sono un poeta di montagna e me ne vanto (2008) Jean-François Bory, L'apocalisse di Gutenberg (2008) Giovanni Fontana, Testi e pre-testi (2009) Lamberto Pignotti, La poesia ve lo dice prima, la poesia ve lo dice meglio (2010) Lucia Marcucci, Sprintpoem (2012) Poesia visiva Vs Fluxus, opere di Vincenzo Accame, Nanni Balestrini, Gianni Bertini, Joseph Beuys, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Emilio Isgrò, George Maciunas, Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini, Gianni-Emilio Simonetti, Daniel Spoerri, Ben Vautier, William Xerra (2013) 6 Stanze, opere di Franco Angeli, Arman, Cesar, Christo, Marcel Duchamp, Filippo Tommaso Marinetti, Elio Marchegiani, Joan Mirò, Aldo Mondino, Gualtiero Nativi, Hermann Nitsch, Man Ray, Mario Schifano, Shozo Shimamoto, Jean Tinguely e Andy Warhol. Arturo Vermi, Figure in un tempo-spazio, a cura di Flaminio Gualdoni (2017) Arrigo Lora Totino, in fluenti traslati (2018) Pratiche sinestetiche, un progetto di Lamberto Pignotti: La poesia visiva come arte plurisensoriale, opere di Hans Clavin, Herman Damen, Giovanni Fontana, Claudio Francia, Arrigo Lora Totino, Eugenio Miccini, Michele Perfetti, Karel Trinkewitz, Ben Vautier (2020) Pratiche sinestetiche, un progetto di Lamberto Pignotti: La poesia visiva come arte plurisensoriale - L'olfatto, opere di Demosthenes Agrafiotis, Bernard Aubertin, Antonino Bove, Ugo Carrega, Lucia Marcucci, Serge Pey, Lamberto Pignotti, Arrigo Lora Totino (2021) Fernanda Fedi, Gino Gini, Segni, scritture e immagini (2023) Anna Villari, Melania Gazzotti (a cura di), Futurismo e dada - da Marinetti a Tzara : Mantova e l'Europa nel segno dell'avanguardia, (pp. 8, 102, 103), Milano, Silvana Editoriale, 2009, ISBN 9788836615667 Maddalena Carnaghi, Melania Gazzotti (a cura di), La visione molteplice: l'opera audiovisiva di Hermes Intermedia, Brescia, Fondazione Berardelli, 2019, ISBN 9788894347814 Marco Maria Gazzano, Punti di vista e di partenza, (p. 139), Roma, Armando Editore, 2019, ISBN 9788869923562 Pino Viscusi, Un fantasioso viaggio nell'intricato labirinto del colore, 2023, ISBN 9791221468625 Poesia visiva Fluxus Mail art Scrittura asemica Arte concettuale Fondazione Berardelli, su exibart.com. Fondazione Berardelli, su artribune.com.