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Istituto tecnico industriale statale Benedetto Castelli

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ITIS Castelli
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L'istituto tecnico industriale statale "Benedetto Castelli" di Brescia, intitolato al monaco Benedetto Castelli, è uno dei più antichi istituti scolastici della provincia bresciana. Le origini del Castelli risalgono al 1839, quando il pittore bresciano Gabriele Rottini, chiese, ed ottenne nel 1841, alla "Real direzione" delle scuole elementari della provincia di Brescia, la possibilità di aprire una scuola di pittura. Nel 1851 l'"Istituto Rottini" diviene "Scuola comunale di pittura, arti e mestieri" che divenne poi scuola pubblica nel 1852. Il 2 gennaio 1865 diviene "Scuola comunale di disegno applicato alle arti meccaniche e ai mestieri" di preparazione alle scuole superiori di belle arti. Nel 1885 la sede fu presso palazzo Bonoris, grazie a una donazione della Società bacologica bresciana. Il 21 marzo 1887 fu intitolata al Moretto. Nel 1922 fu trasferita presso il monastero di Santa Chiara, dove rimarrà fino al 1961. Solo nel 1939, in pieno periodo fascista, la scuola, che era nel frattempo evoluta in "scuola professionale", e sempre intitolata al Moretto, assunse una forma autonoma classificandosi come "istituto tecnico industriale", grazie alla riforma scolastica Bottai. Nonostante il cambio di nome, la scuola mantenne la sede didattica di via Santa Chiara, proponendo due tipologie di specializzazione: meccanica ed elettrotecnica. Dopo la seconda guerra mondiale, si ebbe la necessità di cambiare la sede didattica, data la crescente domanda, per poter assicurare a tutti la possibilità di studio. Venne individuata in un terreno di circa 26.000 mq a nord di Brescia, donato dall'imprenditore Federico Palazzoli; nel 1961 si conclusero i lavori di costruzione dell'istituto intitolato a Benedetto Castelli, mentre nel 1993 furono avviati i corsi del liceo scientifico tecnologico. L'istituto tecnico industriale Castelli offre ai propri studenti vari indirizzi di studio. Istituto tecnico industriale composto da: biennio triennio con specializzazioni in: Chimica, materiali e biotecnologie (ambientali o sanitarie) Elettronica ed elettrotecnica Informatica e telecomunicazioni Meccanica, meccatronica ed energia Situato in via Cantore, nella Circoscrizione Nord di Brescia, l'Istituto occupa una superficie di circa 11.000 mq (sui 26.000 di terreno disponibili), conta circa novanta aule didattiche dotate di lavagna interattiva multimediale, quarantacinque laboratori divisi per aree scientifiche e sei palestre per l'educazione fisica. L'edificio principale è a forma di ferro di cavallo, al cui centro trova posto un piccolo campo di atletica leggera; la struttura è affiancata, a ovest da un edificio denominato "satellite" (collegato al principale tramite un tunnel), ed a nord da un fabbricato che è sede di vari laboratori specialistici (precedentemente di sola meccanica, venne ristrutturato alla fine degli anni '90 per dare spazio a nuovi laboratori di informatica). La scuola dispone inoltre di una propria biblioteca, e l'aula magna dell'Istituto è stata intitolata ad Alberto Trebeschi, ex docente scomparso nella tragica strage di piazza della Loggia. Progetti Ulisse: imbarcazione Lazzaro: informatica Antonio Fappani (a cura di), Istituto Tecnico Industriale di Stato "B. Castelli", in Enciclopedia bresciana, vol. 6, Brescia, La Voce del Popolo, 1985, p. 357, ISBN non esistente, OCLC 163181975. Giovanni Boccingher, Dal Moretto all'I.T.I.S. Castelli. 100 anni (ed oltre) di istruzione tecnica a Brescia, Tricase, Youcanprint, dicembre 2014, OCLC 915922346, SBN IT\ICCU\UBS\0006267. Brescia Provincia di Brescia Sito ufficiale, su iiscastelli.edu.it.

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Istituto tecnico industriale statale Benedetto Castelli
Via Antonio Cantore, Brescia Sant'Eustacchio (Zona Nord)

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Sant'Eustacchio
Sant'Eustacchio

Sant'Eustacchio è un quartiere di Brescia. Il quartiere è delimitato a sud da via Volturno e da via Leonardo da Vinci, a ovest dal fiume Mella, a nord da via Guglielmo Oberdan e a est da via Fausto Gamba, via della Valle, via Bezzecca e via Trento. Il territorio è pianeggiante e fortemente urbanizzato. A parte il Mella, i corsi d'acqua che lo attraversano sono tutti tombinati: fra i più rilevanti si segnalano i canali Bova e Grande Superiore e il torrente Garzetta, deviazione del Garza che si immette nello stesso Mella. Il toponimo riprende la cappella di Sant'Eustacchio che sorse sull'omonima via all'angolo con via Montello. La cappella fu poi assorbita dalla villa padronale edificata nel Quattrocento dal vescovo di Brescia Domenico Dominici. Dal Cinquecento fino al 30 giugno 1880, l'area occupata dall'attuale quartiere di Sant'Eustacchio fece parte dell'area meridionale del comune di San Bartolomeo. Poco dopo l'assorbimento di quest'ultimo nel comune di Brescia, la zona attorno a Sant'Eustacchio vide sorgere numerose fabbriche: dalla «Franchi-Gregorini», che poi assunse il nome di «Stabilimenti Sant'Eustacchio», che successivamente si fuse con l'Innocenti di Milano Lambrate diventando Innse ed infine divenne Innse-Berardi facente parte del Gruppo Camozzi, alla «Brixia-Züst», poi «Officine Meccaniche» (OM) e quindi «Iveco»; dalla «Ori Martin», la cui prima sede fu in seguito occupata da un allargamento della OM.. Nel Novecento si costruirono nuove aree residenziali, soprattutto verso la zona di Campo di Marte. Nel luglio 1972, il consiglio comunale, spinto dalla costituzione di alcuni comitati di quartiere presso alcune zone della città negli anni precedenti, votò l'istituzione dei consigli di quartiere. Le elezioni del consiglio di Sant'Eustacchio, che ai tempi ebbe una popolazione di 12 173 abitanti, si tennero il 24 novembre 1974. Nel 1977, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976 e suddivise il territorio comunale in nove circoscrizioni. Sant'Eustacchio fu assegnato alla Prima circoscrizione, assieme a Borgo Trento, Casazza e San Bartolomeo. Vent'anni dopo, la Giunta Corsini ridusse il numero delle circoscrizioni portandole da nove a cinque e San Bartolomeo fu assegnato alla nuova Circoscrizione Nord. Nuovi limiti, stabiliti dalla legge 191/2009, imposero la conclusione dell'esperienza delle circoscrizioni, nel 2013. L'anno dopo, la Giunta Del Bono decise di ricostituire i consigli di quartiere e le prime elezioni si tennero in tutta la città il 14 ottobre. Nel quartiere sono presenti due parrocchie della diocesi cattolica di Brescia: quella di san Barnaba apostolo e quella di santa Maria Immacolata. Nel quartiere sono presenti la scuola primaria e secondaria di primo grado di «Sant'Eustacchio» e l'ITIS «Benedetto Castelli». Fra il 1907 e il 1953 il quartiere fu servito dall'omonima fermata posta lungo la tranvia Brescia-Cellatica-Gussago. In via San Donino si trova il deposito autobus di Brescia Trasporti. Il quartiere è servito da quattro linee autobus: la 11 (Collebeato-San Bartolomeo-Sant'Eufemia-Botticino), la 13 (Gussago-Poliambulanza), la 15 (Mompiano-Girelli) e la 17 (Ospedale-Castelmella). Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Nord, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 16 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Gianpiero Belotti, Mario Baldoli, Una corsa lunga cent'anni - Storia dei trasporti pubblici di Brescia dal tram a cavalli al progetto Metrobus, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 1999, ISBN 88-86670-13-3. Mauro Oliva, Tram extraurbani a Brescia. Dalla «Compagnie Générale» alla «Tranvie Elettriche Bresciane», Brescia, Trenidicarta.it, 2022. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sant'Eustacchio

Borgo Trento (Brescia)
Borgo Trento (Brescia)

Borgo Trento precedentemente noto come Borgo Pile è un quartiere cittadino di circa 7.000 abitanti appartenente al comune di Brescia inserito all'interno della Circoscrizione Nord. Sorto intorno al XII secolo al di fuori della cinta muraria urbana come borgo indipendente, fu unito definitivamente alla municipalità di Brescia nel 1881. Nel 1237 venne approvato il più antico piano regolatore della città di Brescia ad opera del frate umiliato Alberico da Gambara che prevedeva l'espansione del perimetro urbano e la costruzione di una nuova cinta muraria. Ciò favorì la nascita di un primo borgo extraurbano già nel 1254, che prese in nome di Borgo Pile dal nome della porta cittadina attraverso la quale era obbligatorio passare per raggiungere l'abitato. Nel 1512 Brescia, all'epoca sotto dominazione veneziana, fu temporaneamente conquistata dall'esercito francese durante la Guerra della Lega di Cambrai. I cittadini bresciani si ribellarono nei confronti della dominazione francese, ma il loro atto si concluse con il saccheggio della città ad opera delle truppe mercenarie guidate da Gastone di Foix. Dopo esser tornata in possesso della città, Venezia, al fine di prevenire eventi analoghi, decise di demolire qualsiasi casolare, chiesa o villa per circa un miglio di distanza dalla cinta muraria, al fine di creare una "spianata difensiva" attorno al perimetro urbano. Stessa sfortunata sorte toccò a Borgo Pile, ma già a distanza di meno di un secolo ne è documentata la ricostruzione. Nel 1609 il catasto del podestà veneziano Giovanni Da Lezze segnalava che il Borgo delle Pille contava una settantina di case e già dal 1580 gli abitanti avevano costruito a proprie spese una chiesa intitolata a San Giovanni Evangelista, tuttavia senza ottenere lo status di parrocchia Nel XIX secolo il Borgo Pile aumentò di dimensioni, estendendosi sino all'estremità meridionale dell'abitato di Isolabella, crebbe in numero degli abitanti e sorsero nuove attività commerciali ed artigianali. Il Borgo infatti rappresentava un punto nevralgico per il commercio diretto verso i paesi della Val Trompia e della Val Sabbia. Durante la dominazione austro-ungarica venne riorganizzata la municipalità di Brescia. Da un punto di vista amministrativo il centro cittadino venne isolato dal territorio circostante, che fu suddiviso in cinque comuni autonomi. Borgo Pile fu fatto rientrare all'interno del territorio del vicino Borgo di San Bartolomeo. Solo nel 1881 Brescia, ormai passata in mani sabaude ottenne la riaggregazione dei cinque comuni periferici. Nel 1886 fu completata la costruzione della nuova chiesa, i cui lavori erano cominciati nel 1879 ad opera dell'architetto Carlo Melchiotti e il Borgo poté così fregiarsi del titolo di parrocchia coprendo un territorio molto vasto: Costalunga, Sant'Eustacchio, San Bartolomeo e San Gottardo. Nel 1897 venne approvato un nuovo piano urbanistico sotto tale spinta si andò a riempire il vuoto esistente tra Borgo Pile e il centro cittadino. La spinta principale fu data dalla posatura della tramvia che da Brescia portava a Gardone Val Trompia e dalla realizzazione nel 1913 della linea n.2 del tram elettrico cittadino. Nel 1903 il Borgo Pile fu ribattezzato Borgo Trento in onore della città italiana non ancora redenta e successivamente l'edificio scolastico fu intitolato a Cesare Battisti, il martire trentino. Nel 1926 anche la Chiesa Parrocchiale del Borgo modificò il proprio titolo e fu dedicata a Cristo Re. L'insediamento più antico del Borgo sorge sulla riva destra del torrente Garza, a circa un chilometro dal centro cittadino. Il cuore dell'abitato si snodava lungo un'unica arteria principale, oggi via Trento, fiancheggiata ininterrottamente a destra e sinistra da due schiere di abitazioni. Le propaggini del nucleo storico del Borgo si estendono lungo l'asse nord-sud. A meridione sorge l'abitato di Isolabella, a settentrione quello delle Grazzine, entrambi sorti sempre lungo l'argine del Garza. Oggi il torrente è stato coperto dal manto stradale di Via Giambattista Cipani e Via Montesuello e vi sono soltanto alcune aperture di sfogo che permettono di vedere il greto del Garza. Attorno al nucleo storico del borgo antico sono sorte numerose abitazioni che hanno congiunto il quartiere con il resto del tessuto urbano. Il simbolo (+) indica una via in parte inclusa in un altro quartiere. Lino Monchieri (prefazione di Franco Nardini), Il mio Borgo, 1996. Brescia Quartieri di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Borgo Trento Comune di Brescia, su comune.brescia.it.

San Bartolomeo (Brescia)
San Bartolomeo (Brescia)

San Bartolomeo è un quartiere di Brescia. Fino al 30 giugno 1880 fu un comune autonomo il cui territorio inglobava parte dell'attuale zona nord-occidentale di Brescia. Il territorio del quartiere è pianeggiante, delimitato a ovest dal corso del fiume Mella, a sud da via Guglielmo Oberdan, a est da via Triumplina e a nord dai quartieri Prealpino e Casazza. Il quartiere è ricco di corsi d'acqua come i canali Bova e Grande, entrambi derivati dal Mella. Il toponimo deriva dalla chiesa di san Bartolomeo apostolo. Le prime testimonianze della chiesa di San Bartolomeo risalgono al 1299, quando in alcuni documenti lo si cita come "in Clausuris": con il termine "chiusure" si indicava l'area del suburbio attorno alla cinta muraria. Presso San Bartolomeo sorse un cenobio dedito all'assistenza degli ammalati e gestito dagli Agostiniani che, dal Quattrocento, divenne sede del lazzaretto per la cura degli appestati. Dalla fine del Quattrocento il Lazzaretto fu gestito dai carmelitani. Esso rimase funzionante fino al Settecento, quando per l'assenza di pestilenze cadde in disuso: ceduto in affitto ad aziende agricole, poi rifugio di sbandati, nel 1884 il comune di Brescia decise di abbattere parzialmente l'edificio in modo da poterne riutilizzare l'area per la costruzione di una scuola comunale. Negli anni Cinquanta del Novecento, quanto rimase del Lazzaretto fu donato dalla Giunta Boni alla parrocchia. Sotto la Repubblica di Venezia, nel Cinquecento, San Bartolomeo divenne comune con un apposito statuto riconosciuto dalla città di Brescia. L'amministrazione fu affidata a un consiglio formato dai "Giudici dei chiosi". Grazie alla presenza dei corsi d'acqua Bova e Grande Superiore, San Bartolomeo conobbe lo sviluppo di numerose attività artigianali a partire dal Seicento. Sorsero officine per la lavorazione del ferro, del rame, delle pelli e del legno. Nel 1688, per ordine del capitano Gerolamo Corralo fu costruita una polveriera. Alla fine del Settecento, l'arrivo dei rivoluzionari francesi portò alla costituzione della repubblica Bresciana (1797) presto sostituita dalla Cisalpina (1797-1802) e dall'Italiana (1802-1805). Nel 1797, San Bartolomeo fu indicata come comunità appartenente alle "Chiusure a sera della Garza fuori di Porta Pile" del Cantone di Garza Occidentale. Dal settembre 1798 fino al giugno 1805 fece parte del comune di Stocchetta e San Bartolomeo del Dipartimento del Mella. Nel giugno 1805, sotto il regno Italico di Napoleone, fu accorpato al comune di Brescia. Il 1º maggio 1816, con la riorganizzazione amministrativa del Regno Lombardo-Veneto prevista dalla notificazione del 12 febbraio, San Bartolomeo riacquistò l'autonomia comunale, diventando uno dei cinque comuni delle chiusure o corpisanti di Brescia, assieme a Fiumicello, Mompiano, Sant'Alessandro e San Nazzaro. Il comune si estendeva presso tutta l'area nord-occidentale dell'attuale comune di Brescia: a nord con i comuni di Collebeato e Concesio, a ovest con il comune di Mompiano fino alla cinta muraria di Brescia, comprendendo Borgo Pile (ora Borgo Trento), a sud con Brescia e il comune di Fiumicello fino alla località Ponte Crotte, dove il confine occidentale era delimitato dal fiume Mella. Negli anni Quaranta dell'Ottocento, la famiglia Hoessly, di origini svizzere, impiantò uno stabilimento meccanico di cotone: l'attività fu aperta dal padre Kaspar (1773-1857) e proseguì sotto la conduzione del figlio Gaspare. Dopo l'esito della Battaglia di Solferino e San Martino e secondo quanto previsto dalla legge Rattazzi, San Bartolomeo mantenne l'autonomia comunale sia sotto il Regno di Sardegna (1859-61) sia sotto il Regno d'Italia. Fu inserito nel III Mandamento e nel I Circondario di Brescia. Negli anni Settanta dell'Ottocento, si svolse un dibattito sulla necessità di accorpare i cinque comuni delle chiusure al capoluogo. Nonostante le resistenze delle amministrazioni locali del suburbio, tra cui anche quella di San Bartolomeo, i comuni furono soppressi e i territori assegnati a Brescia. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, si edificarono alcuni quartieri residenziali, primo tra tutti quello IACP dedicato agli esuli giuliano dalmati e si costruirono le scuole superiori Tartaglia e Abba-Ballini. La fonderia «Ori Martin» si trasferì a San Bartolomeo dalla precedente sede di via Fiume. Una parte del quartiere ha mantenuto un aspetto rurale con alcune ville settecentesche. Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, anche a San Bartolomeo, come presso alcuni quartieri di Brescia, sorse un comitato di quartiere che chiedeva all'amministrazione comunale Boni un riconoscimento ufficiale e la disponibilità di mezzi e strumenti per partecipare alla stesura del bilancio comunale e intervenire nelle decisioni urbanistiche a carattere locale. Il consiglio comunale votò l'istituzione dei consigli di quartiere nel luglio 1972, delimitando i confini di quello di San Bartolomeo in un quadrilatero composto dal fiume Mella, via Oberdan, via Triumplina e il confine con Concesio. Ne era esclusa l'area residenziale di Casazza che fu costituita a quartiere separato. Le elezioni si tennero il 21 ottobre 1973. Nel 1977, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976, suddividendo il territorio comunale in nove circoscrizioni. Il quartiere fu assegnato alla Prima circoscrizione, assieme a Borgo Trento, Casazza e Sant'Eustacchio. Vent'anni dopo, la Giunta Corsini ridusse il numero delle circoscrizioni portandole da nove a cinque e San Bartolomeo fu assegnato alla nuova Circoscrizione Nord. Nel 2014 a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di ricostituire gli organi consultivi di rappresentanza dei quartieri. Le prime elezioni del consiglio di quartiere si tennero in tutta la città il 14 ottobre. prima chiesa di san Bartolomeo apostolo, originaria chiesa del Lazzaretto; seconda chiesa di san Bartolomeo apostolo, edificata negli anni Sessanta del Novecento. Presso il quartiere ha sede la scuola primaria Giambattista Melzi, letterato nato nel soppresso comune di San Bartolomeo, e gli istituti tecnici Tartaglia e Abba-Ballini. Il Museo del ferro è stato aperto nel 2001 presso un antico maglio in via del Manestro. Si tratta del primo polo museale del Museo dell'industria e del lavoro di Brescia e si sviluppa come un breve percorso espositivo che racconta l'impiego della forza idraulica nella lavorazione del ferro. San Bartolomeo è servita dalla linea 11 (Botticino-Sant'Eufemia-San Bartolomeo-Collebeato) della rete di trasporti urbani di Brescia. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Nord, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Michela Capra, "Vi sono due fiumi in questa parte di chiusure". Economia, società e cultura materiale nell'antico comune di San Bartolomeo (Brescia) e guida ai luoghi di interesse storico, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2020. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 9 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). San Bartolomeo, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano e di altre carte pubblicate a quell'epoca colle stampe. Volume secondo, Brescia, Tipografia dipartimentale del Mella, 1804. Raccolta delle leggi, proclami, ordini ed avvisi nell'anno VI Repubblicano. Tomo V, Milano, Luigi Velandini, 1798. Raccolta delle leggi, proclami, ordini ed avvisi nell'anno VII Repubblicano. Tomo VI, Milano, Luigi Velandini, 1798. Bollettino delle leggi del Regno d'Italia. Parte Prima. Dal I gennaio al 30 giugno 1805, Milano, Stamperia Reale, 1805. Atti del Governo di Lombardia. Parte Prima. Dal 1° Gennajo al 30 Giugno 1816, Milano, Imperial Regia Stamperia, 1816. Collezione celerifera delle leggi, decreti, istruzioni e circolari pubblicate nell'anno 1859, Torino, Stamperia Reale, 1860. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Bartolomeo

Castelletto dei dazi
Castelletto dei dazi

Il Castelletto dei dazi è un palazzo di Brescia, situato all'estremità nord di via San Faustino, sul crocevia tra piazzale Cesare Battisti, via Leonardo da Vinci e via Pusterla. È stato costruito in stile neoromanico tra il 1889 e il 1891 dall'architetto Giuseppe Morelli e inaugura il principale ingresso nord del centro storico cittadino. Persa l'originale funzione daziaria nel corso del Novecento, ospita oggi alcuni servizi commerciali. Nell'area dello sbocco nord di via San Faustino sorgeva anticamente la Porta Pile, che ancora oggi dà il nome al quartiere circostante. Andata in rovina nei secoli poiché non più utilizzata come struttura difensiva della città, viene completamente riformata tra il 1818 e il 1823 da Rodolfo Vantini, il quale la trasforma in un monumentale arco di trionfo neoclassico. Con la progressiva demolizione delle mura urbane avviata dalla seconda metà dell'Ottocento in poi, però, la nuova porta del Vantini si rivela un ostacolo per lo sviluppo della nuova strada di circonvallazione e viene così definitivamente abbattuta. Il castelletto con funzione daziaria viene costruito subito dopo, tra il 1889 e il 1891, dall'architetto Giuseppe Morelli, in posizione più marginale e ritratta rispetto al percorso della strada. Durante il Novecento gli ambienti interni vengono alienati a privati e il castelletto è oggi occupato da alcuni servizi commerciali. L'edificio è in stile neoromanico ed è composto da un corpo longitudinale al quale si addossa, verso nord, una torretta dal coronamento merlato. I prospetti presentano due differenti fasce di rivestimento: l'ordine inferiore, ricoperto da regolari lastre marmoree, è scandito da aperture ad arco a tutto sesto inscritte entro alte cornici archiacute; nell'ordine superiore, rivestito da un paramento murario di pietre appena sbozzate, si aprono invece eleganti bifore poggianti su esili colonnine. I due ordini sono separati da una cornice marcapiano molto aggettante, mentre il coronamento superiore è sottolineato da una cornice ad archetti acuti. La torretta angolare, come già detto, presenta un'ulteriore fascia merlata in sommità. Il prospetto meridionale, più corto, ospita sopra la fascia marcapiano due stemmi della famiglia Calini. Altri frammenti architettonici di recupero si notano inseriti in più punti della muratura, tra i quali un bassorilievo con leone rampante, una lapide con stemma, colonnine e plinti. Si tratta di frammenti provenienti da fabbriche demolite o da scavi, integrati, secondo il gusto tardo ottocentesco, nella nuova struttura come elementi decorativi. La stessa tipologia di intervento è riscontrabile, rimanendo nell'area cittadina, sulla coeva facciata neogotica della chiesa dei Santi Giacomo e Filippo. Marina Braga, Roberta Simonetto, Il quartiere Carmine in Brescia città museo, Brescia 2004

Centro Storico Nord
Centro Storico Nord

Centro Storico Nord è un quartiere del comune di Brescia. L'area del quartiere occupa la parte settentrionale del centro storico cittadino, comprendente i quartieri che fanno riferimento alle parrocchie di san Faustino, di San Giovanni e, parzialmente, di Sant'Agata. Territorio fortemente urbanizzato, i suoi confini sono delimitati a nord da via Leonardo da Vinci, a est da via Castello e da Piazza della Loggia, a sud da via Dante e via Cairoli, a ovest da via Fratelli Ugoni e da via Tartaglia. Il quartiere è ricco di corsi d'acqua, tombinati nel corso degli anni per motivi igienici e di decoro. Lungo il confine settentrionale e occidentale scorre il torrente Garza, nel suo percorso attorno a quello che un tempo era l'area occupata dalle mura venete; fino al Rinascimento scorreva lungo via san Faustino, il cui andamento sinuoso ricorda quello del torrente. Il canale Bova scorre lungo via Nino Bixio, mentre il canale Dragone, segue l'andamento della prima cerchia muraria medievale in via delle Battaglie. Il toponimo è di origine moderna, concepito per distinguere il quartiere dagli altri due del centro storico della città: Centro Storico Sud e Brescia Antica. Nel 1972, è riportato come "Centro Nord". La prima urbanizzazione dell'area corrisponde allo sviluppo del quartiere del Carmine, che prendeva nome dalla chiesa omonima: nato come borgo esterno alle mura, nel Duecento fu inglobato nella prima cerchia muraria. Fino ancora al XIX secolo, il quartiere era caratterizzato da numerose attività produttive, come ricordato da alcuni nomi stradali, ad esempio "Rua Confettora", per la conceria delle pelli, e "Rua Sovera", per la costruzione dei mastelli. Dal 1859 al 1923, l'area occupata dal quartiere del Centro Storico Nord corrispose alla parte settentrionale del II Mandamento di Brescia con annessa Pretura. Negli anni Trenta del Novecento, la zona fu coinvolta parzialmente in un piano di modifiche urbanistiche che avrebbe dovuto portare alla rettificazione di via San Faustino, ma che si limitò all'abbattimento delle abitazioni a ridosso di Palazzo della Loggia, costituendo lo slargo detto del "Formentone". Nel luglio 1972, dopo l'approvazione del consiglio comunale, fu istituito il consiglio di quartiere di "Centro Nord". La prima elezione si tenne il 24 novembre 1974. Tre anni dopo, il consiglio comunale approvò il regolamento predisposto dalla Giunta Trebeschi per l'attuazione delle nuove circoscrizioni, secondo la legge 278/1976. La Nona circoscrizione occupò l'intero centro storico originario, assorbendo il quartiere Centro Nord assieme agli altri due di Brescia Antica e di Centro Storico Sud. I quartieri furono mantenuti solo per finalità statistiche. Nel 2007, la Giunta Corsini riorganizzò le circoscrizioni. A partire dalle elezioni amministrative dell'anno seguente, tutti e tre i quartieri entrarono a far parte della nuova Circoscrizione Centro. L'esperienza fu di breve durata, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009. Nel 2014, la Giunta Del Bono avvertì la necessità di costituire degli organi consultivi di rappresentanza per le realtà locali e decise di riattivare i consigli di quartiere. Le prime elezioni del nuovo organismo si tennero il 14 ottobre. Chiesa di Sant'Agata Chiesa di San Carlino, adibita a sala conferenze. Chiesa di San Faustino in Riposo Chiesa dei Santi Faustino e Giovita Chiesa di San Giorgio Chiesa di San Giovanni Evangelista Chiesa di San Giuseppe Chiesa di Santa Maria del Carmine Basilica di Santa Maria delle Grazie Chiesa di Santa Maria della Pace Monte di Pietà nuovo Monte di Pietà vecchio Palazzo della Loggia Caserma Randaccio Nell'area del quartiere sono operative tre parrocchie di religione cattolica, appartenenti alla Diocesi di Brescia: quella di san Faustino, quella di San Giovanni e, parzialmente, quella di Sant'Agata. In via dei Mille è presente il Tempio della Chiesa evangelica valdese. Nel quartiere è presente una scuola primaria pubblica, la «Muzio Calini». La storica scuola gestita dalla Congregazione di San Filippo Neri, presso la Chiesa della Pace, chiuse nell'estate del 2018. L'Università degli Studi di Brescia ha alcune sedi nell'area del quartiere in quanto utilizza Palazzo Calini ai fiumi per i corsi di Giurisprudenza, l'ex Monastero di santa Chiara per quelli di Economia, il Palazzo delle Mercanzie per alcune aule di studio e l'ex Monastero di San Faustino per la segreteria. La metropolitana di Brescia corre in sotterranea lungo via san Faustino. All'interno del territorio assegnato al quartiere sono presenti le stazioni di San Faustino e Vittoria. Il quartiere è servito dalle linee 2 (Pendolina - Chiesanuova), 7 (Caino - Roncadelle), 13 (Gussago - Poliambulanza), 15 (Montini / Mompiano - Noce), 17 (Costalunga - Castel Mella) e 18 (Piazzale Beccaria - Bornata) della rete di trasporti urbani. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Centro, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 12 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Centro Storico Nord

Chiesa dei Santi Faustino e Giovita
Chiesa dei Santi Faustino e Giovita

La chiesa dei Santi Faustino e Giovita, nota anche come chiesa di San Faustino Maggiore, è una chiesa di Brescia, situata nell'omonima via San Faustino, lungo l'ultimo tratto a nord. È la chiesa patronale della città di Brescia e, per questo motivo, è il più importante edificio di culto cittadino dopo le cattedrali, il Duomo vecchio e il Duomo nuovo. La chiesa, legata all'attiguo monastero fondato nel IX secolo dal vescovo Ramperto, affonda le proprie origini in un edificio risalente forse all'VIII secolo, che ha visto nel corso dei secoli numerosi ampliamenti e ricostruzioni, in particolare l'intervento seicentesco, che ha comportato un rinnovo radicale della struttura e delle decorazioni. La chiesa conserva estesi affreschi barocchi, in particolare quello della navata maggiore di Tommaso Sandrino e quello del presbiterio, l'Apoteosi dei santi Faustino, Giovita, Benedetto e Scolastica di Giandomenico Tiepolo. Notevoli opere d'arte pittorica sono poi la Natività di Gesù di Lattanzio Gambara, la Deposizione di Cristo di Sante Cattaneo e lo stendardo del Santissimo Sacramento dipinto dal Romanino. Tra le altre opere artistiche spicca invece l'arca sepolcrale dei due santi titolari. Un tempo nella chiesa e ora al museo di Santa Giulia sono il trittico di sant'Onorio e il celebre gallo di Ramperto. Dal punto di vista religioso, invece, vi sono appunto conservati i resti dei due patroni di Brescia, i santi Faustino e Giovita, più quelli di sant'Onorio e sant'Antigio, che fanno della chiesa un punto di riferimento per la devozione cittadina.

Via San Faustino
Via San Faustino

Via San Faustino è una via di Brescia, che attraversa in senso nord-sud la zona centro-nord del contro storico cittadino, delimitando a est il quartiere Carmine. È la principale arteria viaria di quest'area del centro storico e, con un sinuoso percorso di più di 500 metri, collega piazza della Loggia a piazzale Cesare Battisti, nella primissima periferia all'esterno del tracciato della scomparsa cinta muraria. La via costituì uno dei luoghi commercialmente più animati di Brescia già dall'antichità. Le origini del percorso viario sono da far risalire alla tarda antichità o almeno all'epoca longobarda: sul suo tracciato passò la processione dell'816 che traslava le reliquie dei santi Faustino e Giovita dalla basilica di San Faustino ad Sanguinem alla chiesa di Santa Maria in Silva, nucleo originale paleocristiano della chiesa dei Santi Faustino e Giovita, dalla quale la strada prenderà poi il nome. Agli stessi frati del monastero di San Faustino si deve, nel 1496, la definitiva conformazione del tracciato, il cui andamento sinusoidale seguiva il percorso del torrente Garza. Immersa nel quartiere popolare medievale, sulla via solcata dal corso d'acqua si insediarono diverse attività commerciali, che definirono anche il carattere architettonico del luogo: case alte e strette, dalle facciate variopinte, ma di scarso pregio, che si susseguono quasi senza interruzione, destinate ad ospitare un tempo gli artigiani e le loro botteghe. La zona più settentrionale di via San Faustino già anticamente presentava un assetto abbastanza simile all'attuale, sebbene ricca di aree boschive, come testimonia il titolo della già citata chiesa di Santa Maria in Silva. La strada, quindi, terminava idealmente all'incrocio tra via Elia Capriolo e rua Confettora, frantumandosi poi in una serie di stretti e tortuosi vicoli tra i caseggiati addossati alle sponde del Garza. Il passaggio principale, per questo tratto, diventava rua Sovera, la piccola via parallela, sul lato occidentale. La situazione rimane invariata fino al 1810, quando vengono trasferiti lungo la via i mercati delle biade e della legna, anticamente esercitati in piazza della Loggia. La nuova collocazione si riteneva idonea a facilitare gli scambi ed i collegamenti con le valli da cui proveniva la materia prima, ma la mancanza di strutture adatte al mercato e i problemi di carattere igienico indussero nel 1823 a trasferire l'attività commerciale altrove. Il tratto meridionale della via viene aperto, a partire dal 1864, con la demolizione di alcune case nei pressi dell'incrocio con via Capriolo, creando finalmente un percorso unico e diretto. Sempre a partire dall'Ottocento si ha la progressiva copertura del Garza, fino ad allora a cielo aperto al centro della via, per migliorare le condizioni igieniche e adeguare la via alle nuove esigenze viabilistiche. Nella prima metà del Novecento si collocano gli ultimi interventi a modifica dell'assetto della via: nel 1927, per permettere l'installazione della linea tranviaria, viene demolita l'isola abitativa collocata a sud della chiesa di San Faustino Maggiore, davanti alla chiesa di San Giacomo, creando l'ampio slargo ancora presente. Altri interventi demolitori si hanno nei primi anni '30, nell'ambito di revisione urbanistica del centro storico in parallelo al cantiere appena concluso di piazza della Vittoria: in questa occasione viene demolito il primo tratto della spina di abitazione interposta tra via San Faustino e rua Sovera, così come i caseggiati a nord del Palazzo della Loggia. I progetti relativi all'area, così come l'intervento urbanistico, rimarranno però incompiuti e il nuovo slargo non sarà mai più rioccupato, prendendo il nome di largo Formentone o, secondo il nome popolare, piazza Rovetta. Tra la fine del Novecento e i primi anni del XXI secolo la via è stata oggetto di un programma di riqualificazione urbanistica, con restauro degli edifici lungo i margini e rinnovo dell'arredo urbano. All'estremità nord della via si apre la fermata San Faustino della metropolitana di Brescia. Marina Braga, Roberta Simonetto (a cura di), Il quartiere Carmine, collana Brescia Città Museo, Brescia, Sant'Eustacchio, 2004. Rossana Prestini, La chiesa e il monastero benedettino di San Faustino Maggiore in Brescia, collana Regesto in AA. VV., Brescia, Editrice La Scuola, 1999. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su via San Faustino

Crocifissa di Rosa (Brescia)
Crocifissa di Rosa (Brescia)

Crocifissa di Rosa è un quartiere di Brescia. L'area occupata del quartiere è delineata a sud da via Pusterla; a ovest da via Montesuello e via Marconi; a nord da via Antonio Federico Ozanam; a est dai ronchi Martinengo, Gallia e Bordoni. Il territorio è pianeggiante ad eccezione dell'area est che fa parte dei "Ronchi", pendio collinare del Monte Maddalena. I corsi d'acqua sono tutti tombinati: tra i più rilevanti, il Celato e la condotta sotterranea dell'acquedotto di Mompiano. Il torrente Garza scorre a est del confine del quartiere con quello di Borgo Trento. Il toponimo è di origine moderna. Prende il nome dalla via principale del quartiere, prosecuzione della galleria Tito Speri che lo collega al centro cittadino. A sua volta, la strada ha tale nome per la dedica della chiesa parrocchiale a Maria Crocifissa Di Rosa. Buona parte dell'area residenziale è stata costruita negli anni Trenta dall'amministrazione comunale fascista che intendeva migliorare il collegamento fra il centro città e l'Ospedale Civile ai tempi in costruzione. Negli anni Cinquanta furono edificati anche i terreni del vivaio della Guardia forestale, situato fra le attuali via Galilei e via San Rocchino e il quartiere conobbe uno sviluppo disordinato, passando da circa 1 000 abitanti a oltre 7000. L'area residenziale di via Montesuello è più vecchia, con costruzioni risalenti a inizio Novecento edificate lungo le nuove strade definite dal piano regolatore del 1897. In quel periodo fu costruito l'Istituto dei Derelitti che negli anni Venti divenne sede del liceo scientifico Calini. Dietro lo stesso edificio sorse la fabbrica del calzificio «Montanari & Studer» che nel 1929 divenne sede della fabbrica nazionale Armi e, negli anni Cinquanta, dell'IPSIA Moretto. L'istituzione del quartiere come suddivisione amministrativa del comune risale al luglio 1972, quando il consiglio votò la costituzione dei consigli di quartiere. Il 10 novembre 1974 si tennero le elezioni per quello di Crocifissa di Rosa. Tre anni dopo, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976 e istituì le nuove circoscrizioni: il quartiere fu assegnato alla Seconda circoscrizione, assieme a Mompiano, San Rocchino-Costalunga e il Villaggio Prealpino. Nel 2007, la giunta Corsini riformò le circoscrizioni riducendone il numero a cinque: Crocifissa di Rosa fu assegnata alla nuova Circoscrizione Centro. Sette anni dopo, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di ricostituire gli organi consultivi di rappresentanza dei quartieri. Le prime elezioni del consiglio di quartiere si tennero in tutta la città il 14 ottobre. Museo Civico di Scienze Naturali, opera con discontinuità dal primo decennio del XXI secolo in quanto l'attuale sede fu edificata negli anni Sessanta, ma necessita di interventi di ristrutturazione Archivio di Stato di Brescia, l'edificio è stato realizzato nella seconda metà degli anni Cinquanta per ospitare tutta la documentazione dell'archivio che fu istituito da una disposizione dei rettori veneti della città nel 1661 Ospedale dei Bambini del Ronchettino. Cinema METROPOL: costruito nel 1955 in via Galilei, poi Metropol d'Essai, nel 1967, ristrutturato nel 1988. Ora chiuso. Nel territorio del quartiere è presente la chiesa parrocchiale dedicata a santa Maria Crocifissa Di Rosa, appartenente alla diocesi cattolica di Brescia. Il quartiere è servito dalla scuola primaria Dante Alighieri e dalla secondaria di primo grado Ugo Foscolo. Sono presenti anche il Liceo scientifico statale Annibale Calini e l'IPSIA Moretto. La metropolitana di Brescia percorre in galleria la parte occidentale del quartiere. La stazione di Marconi si trova nei pressi del parco Sant'Antonino. Il quartiere è servito dalla linea 10 (Concesio - Poncarale) e dalla 16 (Sanpolino - Onzato) della rete di trasporti cittadina. Via Pusterla è inoltre servita dalla linea 6 (Largo Zanardelli - San Gottardo) che, nella stagione estiva, è prolungata fino alla cima del Monte Maddalena. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Centro, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 26 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Crocifissa di Rosa