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Palazzo Bottiglieri

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Palazzo Bottiglieri 2
Palazzo Bottiglieri 2

Il Palazzo Bottiglieri è un palazzo di Napoli ubicato al 78 di via Salvator Rosa. L'edificio fu proprietà dello scultore Matteo Bottiglieri. L'opera è di un architetto il cui nome è sconosciuto. Oggi il complesso risulta parzialmente alterato rispetto al disegno originario. Il palazzo conserva una bella scala aperta simile a quella di palazzo Medici a Materdei; è composta da archi ribassati e costituisce una notevole quinta scenografica. Nel mese di dicembre 2015 è stato location di alcune riprese della fiction I bastardi di Pizzofalcone prodotta dalla Rai. Si tratta, infatti, dello stabile ove è ubicata l'abitazione del vice commissario Giorgio Pisanelli (interpretato da Gianfelice Imparato). Alfonso Gambardella e Giosi Amirante, Napoli Fuori le Mura. La Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1994. Palazzi di Napoli Barocco napoletano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Bottiglieri

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Bottiglieri (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Bottiglieri
Via Salvator Rosa, Napoli Avvocata

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Palazzo Bottiglieri 2
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Luoghi vicini

Chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea
Chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea

La chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea (o Santa Maria del Rimedio a Salvator Rosa) è una chiesa barocca di Napoli, sita nel centro storico di Napoli, in piazzetta Trinità alla Cesarea. La chiesa viene esplicitamente citata in "Notizie del bello dell'antico e del curioso della Città di Napoli" (1692) di Carlo Celano, cronista e storico. La chiesa e il convento furono realizzati dai frati Italiani della Redenzione di Captivi dell'Ordine di Santa Maria della Mercede acquistando nel XVII secolo il palazzo Belmosto. La zona, nel Seicento, era popolata dai casini di campagna della nobiltà napoletana venduti successivamente agli ordini religiosi per la presenza di un'aria più salubre rispetto alla città bassa. Agli inizi del XVIII secolo, nella proprietà Belmosto, fu realizzata l'attuale chiesa e il palazzo adibito a monastero. La struttura monastica passa nelle mani di Trinitari che conferì l'attuale nome dell'edificio di culto. Nel 1809 il convento fu soppresso. Il tempio è abbandonato dal 1980, quando il terremoto che ha sconvolto il Mezzogiorno d'Italia (e la Campania in particolare) ha reso inagibili moltissimi edifici. Proprietà della Curia napoletana, Santa Maria del Rimedio versa in cattive condizioni, ma meno di quanto non si possa immaginare guardandola dall'esterno. Dal 2005 l'ex monastero ospita un ostello della gioventù, finemente ristrutturato ed arredato. Sono state recuperate e rivalorizzate quasi tutte le stanze ed è stato ripristinato il giardino interno. L'ostello è meta ogni anno di migliaia di turisti. Nell'agosto del 2008 è stato reimpermeabilizzato il tetto della chiesa: tale intervento ha per lo meno ridotto il degrado e pone le basi per un intervento di restauro che restituisca la chiesa alla comunità locale. Durante il Maggio dei monumenti 2012 è stata resa visitabile. La chiesa è preceduta da una doppia rampa di scale in piperno, mentre, l'interno è composto da una navata rettangolare con finestroni. La facciata è completamente in degrado (ornamenti e sculture sono rovinati dall'incuria). L'interno della struttura è ricco di decorazioni, particolarmente notevole è la volta a crociera affrescata. C. Celano, G.B. Chiarini, Notizie del bello, dell'antico e del curioso della Città di Napoli, Vol. VII, Napoli, 1856-1860. G.A. Galante, Guida Sacra della Città di Napoli, Napoli, 1872. Chiese di Napoli Barocco napoletano Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea

Salvator Rosa (metropolitana di Napoli)
Salvator Rosa (metropolitana di Napoli)

Salvator Rosa è una stazione della linea 1 della metropolitana di Napoli. La stazione, progettata da Alessandro Mendini, è dotata di un'uscita a valle di via Salvator Rosa, aperta nel dicembre 2002, la cui presenza è segnalata da una guglia dell'Atelier Mendini, posta al centro di un piazzale. Il basamento della guglia è ricoperto dai rilievi in ceramica di Enzo Cucchi, raffiguranti alcune icone dell'immaginario partenopeo, mentre poco distante vi è un altro simbolo della città, il Pulcinella di Lello Esposito. Tale uscita è stata chiusa dal 2020 al 2023 per motivi tecnici. All'interno della stazione è possibile ammirare le installazioni di Raffaella Nappo, Enzo Cucchi, LuCa, Santolo De Luca, Quintino Scolavino, Natalino Zullo, Perino&Vele, Anna Sargenti. L'area circostante la stazione ha beneficiato di una profonda riqualificazione che ha riportato allo splendore i resti di un ponte romano e di una graziosa cappella neoclassica e ha valorizzato i palazzi circostanti, trasformandoli in opere d'arte, grazie all'intervento di artisti come Mimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Renato Barisani e Gianni Pisani. I diversi livelli del parco sono collegati anche attraverso una lunga scala mobile esterna, che conduce al piazzale dei giochi, progettato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino. Sul pavimento, a intarsi in travertino su pietra lavica, sono stati realizzati tre giochi praticabili, il tris, la campana e il labirinto. Un richiamo al gioco, con i loro vivacissimi colori, sono anche le sculture ludiche di Salvatore Paladino. Nello stesso piazzale, ma in posizione più appartata, si trova la monumentale “mano” di Mimmo Paladino. L'intero percorso esterno è punteggiato dalle opere di alcuni tra i protagonisti dell'arte contemporanea: Renato Barisani, Augusto Perez, Lucio Del Pezzo, Nino Longobardi, Riccardo Dalisi, Alex Mocika, Ugo Marano. La suddetta scala mobile costituisce anche un'ulteriore uscita verso la soprastante via Vincenzo Romaniello (tristemente famosa in quanto nel 1985 fu ucciso dalla camorra, in un agguato sotto la sua abitazione, il giornalista de "il Mattino" Giancarlo Siani), che conduce dopo poche decine di metri a Piazza Leonardo. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Salvator Rosa Sito ufficiale, su anm.it. URL consultato il 30 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2018).

Chiesa di Santa Maria della Salute (Napoli)
Chiesa di Santa Maria della Salute (Napoli)

La chiesa di Santa Maria della Salute è un luogo di culto di Napoli, sito nella zona dell'Arenella. La chiesa fu edificata per essere impiegata come cappella di un convento di monaci (si pensa di Frati cappuccini), complesso abbandonato intorno al 1534 per cause riconducibili al crollo di un solaio. Successivamente, tra il 1565 e il 1586, il convento venne ripristinato e messo a nuovo per mano dei Complateari della Concezione dei Cappuccini. Inizialmente affidato a delle monache, nel 1608 il convento passò di mano ai Frati agostiniani e, poi, tra il 1611 e il 1621, ai Frati francescani, grazie a un manoscritto. In seguito, passò ai padri della chiesa di San Giovanni a Carbonara, ma anche quest'ordine religioso durò poco tempo. Il 25 gennaio 1621 i fratelli Ruperto e Marco Pepe, Benigno e Ruperto Ruperti, assieme ad alcuni Complateari presentarono all'arcivescovo di Napoli una supplica affinché il complesso fosse affidato ai Francescani Minori Riformati della Croce di Palazzo; questi, durante gli anni successivi, modificarono ed ampliarono la struttura, da cui furono espulsi il 17 aprile 1865. Il convento divenne un complesso abitativo, dapprima comprato dal commendatore Raffaele Raya e in seguito donato all'Ospedale dei Pellegrini a Napoli. Oggi questo complesso è stato racchiuso in una villa che prende nome dal commendatore, ovvero Villa Raya. Dal 1865 ad oggi la chiesa è impiegata principalmente per funzioni religiose. La chiesa, formata da una sola navata, ha subito vari rimaneggiamenti che le hanno sottratto parte della bellezza originaria. Essa era arricchita da varie statue raffiguranti i santi Francesco, Nicola, Girolamo, Agata e Lucia, gli evangelisti, l'eterno Padre e vari puttini. Sull'altare maggiore erano posizionate le statue della Vergine della Salute e dei santi Pietro e Paolo. Dietro all'altare era locata tra le varie sepolture una pregevole tomba dei Navarretto marchesi della Terza. Nell'abside era presente anche una tela raffigurante la Vergine con San Francesco, Sant'Antonio e due sante, forse della scuola di Massimo Stanzione. Ulteriori affreschi erano conservati nelle cappelle. Sono ancora da ammirare le due cappelle di sinistra con affreschi e stucchi seicenteschi, ciò che resta delle opere di Tommaso Malvito, il monumento funebre del marchese Navarrete nella prima cappella a destra e i tre dipinti dietro all'altare maggiore, il centrale con la "Vergine della Salute e santi", attribuito a Girolamo Imparato, e i laterali con l' "Annunciazione" e la "Natività", importanti opere di Onofrio Palumbo. Nel marzo 2010 sono cominciati i lavori di restauro per consolidare le murature, dopo che alcune crepe si erano aperte sul soffitto. Gennaro Aspreno Galante, Guida sacra della città di Napoli, 1872 Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Salute

Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi (Napoli)
Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi (Napoli)

La chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi è un luogo di culto cattolico della città di Napoli, ubicato in via Salvator Rosa. L'odierna struttura religiosa è stata fondata, assieme all'annesso convento, nella prima metà del XVII secolo al fine di ospitare delle monache carmelitane provenienti dalla Santa Croce di Lucca, tra cui suor Angelica Gambacorta, suor Anna D’Aponte e suor Giovanna Cangiano. Sotto la guida di Camilla Antinori (+1641), poi suor Paola Maria, dopo un periodo in una sede poi lasciata (1630) presso S. Monica, nel 1637, si aprì il nuovo monastero claustrale, dedicato a S. Teresa del SS. Sacramento. Nel 1665, la comunità conobbe una grave crisi finanziaria che fu risollevata da un’ampia donazione (di oltre 75.000 ducati) da parte di un ricco mercante originario di Anversa, Gaspare Roomer la cui figlia, suor Maria Maddalena, era in monastero. Legato al culto di santa Maria Maddalena de' Pazzi, riuscì a farlo intitolare a S. Maria Maddalena de' Pazzi del SS. Sacramento. In questa fondazione visse Teresa Maria de’ Liguori (1703-1724) parente di S. Alfonso Maria de' Liguori. La chiesa monastica venne edificata su progetto di Onofrio Tango, ma fu Giovanni Sparanno a provvedere alla costruzione vera e propria. Nel XVIII secolo Mario Gioffredo provvedette a ridimensionare il monastero. In seguito gli impianti seicenteschi vennero ulteriormente sminuiti da Pompeo Schiantarelli e Giuseppe Astarita. L'interno è a navata unica a croce greca. Giuseppe Sigismondo nella sua guida del 1789 parlò di chiesa "tutta dipinta a fresco da parte del cavalier Benasca" e rilevò anche la presenza di tele di Luca Giordano sull'altare maggiore e sui laterali, tutti lavori oggi non più esistenti. Infatti sopra l'altare maggiore allo stato attuale vi è una pregevole opera di Paolo Finoglio che raffigura la vicenda in cui santa Maria Maddalena e santa Maria Maddalena de' Pazzi adorano l'ostensorio sorretto da angeli; mentre i laterali sono invece sormontanti da quadri firmati da Davide Forte e Carlo Passarelli, risalenti agli anni '20 e 30 del XX secolo. Altro importante tesoro della chiesa è nella facciata: si tratta di un portale barocco in piperno, originariamente decorato con ori ed affreschi. C. Vasciaveo, Il giardino delle Carmelitane. Vissuto manoscritti e sfogliatelle, Cantagalli, Siena 2003, 40-42. G. A. Alvina, Catalogo di tutti gli edifizi sacri della città di Napoli e suoi sobborghi entro il 1643 in Stanislao D’Aloe, Catalogo di tutti gli edifizi sacri della città di Napoli e suoi sobborghi, «Archivio storico per le province napoletane», VIII (1883) vol. IV, 721. A. Mastelloni, La prima chiesa dedicata a S. Maria Maddalena de’ Pazzi, Carmelitana, G. Fasulo, Napoli 1675. Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi