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Chiesa di Santa Maria della Purità al Vomero

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Chiesa Purità
Chiesa Purità

La chiesa di Santa Maria della Purità al Vomero è una delle chiese storiche di Napoli; sorge nella parte alta di via Salvator Rosa, nelle vicininaze delle rovine del ponte di epoca romana. La struttura religiosa trae le proprie origini verso la fine del XVII secolo. Fu ceduta, nel 1719 da Tommaso Porzio, al conservatorio fondato da Agnelo Capestrice (1639); questi, lo eresse per tenervi agli studi le sette figlie dei suoi colleghi, e proprio per questo motivo la struttura di culto è denominata anche "chiesa re nutare" (chiesa dei notai). Il suo interno, a pianta rettangolare e transetto, è caratterizzato da un'agile cupola. Vi si trovano anche due altari con le statue di San Vincenzo Ferrer e del Sacro Cuore di Gesù, un pulpito marmoreo e l'organo. L'altare maggiore, in raffinato stile rococò, è sovrastato dalla tela raffigurante la Vergine della Purità con Santi di Nicola Maria Rossi; della bottega di Rossi, sono gli altri dipinti settecenteschi raffiguranti Sant'Andrea, San Michele e l'Adorazione dei Magi. Inoltre, ricordiamo anche il crocifisso e l'Ecce Homo lignei. Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria della Purità al Vomero Scheda su www.napoliontheroad.com, su napoliontheroad.com. URL consultato il 23 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria della Purità al Vomero (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria della Purità al Vomero
Via Salvator Rosa, Napoli Avvocata

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80129 Napoli, Avvocata
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Chiesa Purità
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Luoghi vicini

Salvator Rosa (metropolitana di Napoli)
Salvator Rosa (metropolitana di Napoli)

Salvator Rosa è una stazione della linea 1 della metropolitana di Napoli. La stazione, progettata da Alessandro Mendini, è dotata di un'uscita a valle di via Salvator Rosa, aperta nel dicembre 2002, la cui presenza è segnalata da una guglia dell'Atelier Mendini, posta al centro di un piazzale. Il basamento della guglia è ricoperto dai rilievi in ceramica di Enzo Cucchi, raffiguranti alcune icone dell'immaginario partenopeo, mentre poco distante vi è un altro simbolo della città, il Pulcinella di Lello Esposito. Tale uscita è stata chiusa dal 2020 al 2023 per motivi tecnici. All'interno della stazione è possibile ammirare le installazioni di Raffaella Nappo, Enzo Cucchi, LuCa, Santolo De Luca, Quintino Scolavino, Natalino Zullo, Perino&Vele, Anna Sargenti. L'area circostante la stazione ha beneficiato di una profonda riqualificazione che ha riportato allo splendore i resti di un ponte romano e di una graziosa cappella neoclassica e ha valorizzato i palazzi circostanti, trasformandoli in opere d'arte, grazie all'intervento di artisti come Mimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Renato Barisani e Gianni Pisani. I diversi livelli del parco sono collegati anche attraverso una lunga scala mobile esterna, che conduce al piazzale dei giochi, progettato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino. Sul pavimento, a intarsi in travertino su pietra lavica, sono stati realizzati tre giochi praticabili, il tris, la campana e il labirinto. Un richiamo al gioco, con i loro vivacissimi colori, sono anche le sculture ludiche di Salvatore Paladino. Nello stesso piazzale, ma in posizione più appartata, si trova la monumentale “mano” di Mimmo Paladino. L'intero percorso esterno è punteggiato dalle opere di alcuni tra i protagonisti dell'arte contemporanea: Renato Barisani, Augusto Perez, Lucio Del Pezzo, Nino Longobardi, Riccardo Dalisi, Alex Mocika, Ugo Marano. La suddetta scala mobile costituisce anche un'ulteriore uscita verso la soprastante via Vincenzo Romaniello (tristemente famosa in quanto nel 1985 fu ucciso dalla camorra, in un agguato sotto la sua abitazione, il giornalista de "il Mattino" Giancarlo Siani), che conduce dopo poche decine di metri a Piazza Leonardo. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Salvator Rosa Sito ufficiale, su anm.it. URL consultato il 30 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2018).

Chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea
Chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea

La chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea (o Santa Maria del Rimedio a Salvator Rosa) è una chiesa barocca di Napoli, sita nel centro storico di Napoli, in piazzetta Trinità alla Cesarea. La chiesa viene esplicitamente citata in "Notizie del bello dell'antico e del curioso della Città di Napoli" (1692) di Carlo Celano, cronista e storico. La chiesa e il convento furono realizzati dai frati Italiani della Redenzione di Captivi dell'Ordine di Santa Maria della Mercede acquistando nel XVII secolo il palazzo Belmosto. La zona, nel Seicento, era popolata dai casini di campagna della nobiltà napoletana venduti successivamente agli ordini religiosi per la presenza di un'aria più salubre rispetto alla città bassa. Agli inizi del XVIII secolo, nella proprietà Belmosto, fu realizzata l'attuale chiesa e il palazzo adibito a monastero. La struttura monastica passa nelle mani di Trinitari che conferì l'attuale nome dell'edificio di culto. Nel 1809 il convento fu soppresso. Il tempio è abbandonato dal 1980, quando il terremoto che ha sconvolto il Mezzogiorno d'Italia (e la Campania in particolare) ha reso inagibili moltissimi edifici. Proprietà della Curia napoletana, Santa Maria del Rimedio versa in cattive condizioni, ma meno di quanto non si possa immaginare guardandola dall'esterno. Dal 2005 l'ex monastero ospita un ostello della gioventù, finemente ristrutturato ed arredato. Sono state recuperate e rivalorizzate quasi tutte le stanze ed è stato ripristinato il giardino interno. L'ostello è meta ogni anno di migliaia di turisti. Nell'agosto del 2008 è stato reimpermeabilizzato il tetto della chiesa: tale intervento ha per lo meno ridotto il degrado e pone le basi per un intervento di restauro che restituisca la chiesa alla comunità locale. Durante il Maggio dei monumenti 2012 è stata resa visitabile. La chiesa è preceduta da una doppia rampa di scale in piperno, mentre, l'interno è composto da una navata rettangolare con finestroni. La facciata è completamente in degrado (ornamenti e sculture sono rovinati dall'incuria). L'interno della struttura è ricco di decorazioni, particolarmente notevole è la volta a crociera affrescata. C. Celano, G.B. Chiarini, Notizie del bello, dell'antico e del curioso della Città di Napoli, Vol. VII, Napoli, 1856-1860. G.A. Galante, Guida Sacra della Città di Napoli, Napoli, 1872. Chiese di Napoli Barocco napoletano Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea

Chiesa di Santa Maria della Salute (Napoli)
Chiesa di Santa Maria della Salute (Napoli)

La chiesa di Santa Maria della Salute è un luogo di culto di Napoli, sito nella zona dell'Arenella. La chiesa fu edificata per essere impiegata come cappella di un convento di monaci (si pensa di Frati cappuccini), complesso abbandonato intorno al 1534 per cause riconducibili al crollo di un solaio. Successivamente, tra il 1565 e il 1586, il convento venne ripristinato e messo a nuovo per mano dei Complateari della Concezione dei Cappuccini. Inizialmente affidato a delle monache, nel 1608 il convento passò di mano ai Frati agostiniani e, poi, tra il 1611 e il 1621, ai Frati francescani, grazie a un manoscritto. In seguito, passò ai padri della chiesa di San Giovanni a Carbonara, ma anche quest'ordine religioso durò poco tempo. Il 25 gennaio 1621 i fratelli Ruperto e Marco Pepe, Benigno e Ruperto Ruperti, assieme ad alcuni Complateari presentarono all'arcivescovo di Napoli una supplica affinché il complesso fosse affidato ai Francescani Minori Riformati della Croce di Palazzo; questi, durante gli anni successivi, modificarono ed ampliarono la struttura, da cui furono espulsi il 17 aprile 1865. Il convento divenne un complesso abitativo, dapprima comprato dal commendatore Raffaele Raya e in seguito donato all'Ospedale dei Pellegrini a Napoli. Oggi questo complesso è stato racchiuso in una villa che prende nome dal commendatore, ovvero Villa Raya. Dal 1865 ad oggi la chiesa è impiegata principalmente per funzioni religiose. La chiesa, formata da una sola navata, ha subito vari rimaneggiamenti che le hanno sottratto parte della bellezza originaria. Essa era arricchita da varie statue raffiguranti i santi Francesco, Nicola, Girolamo, Agata e Lucia, gli evangelisti, l'eterno Padre e vari puttini. Sull'altare maggiore erano posizionate le statue della Vergine della Salute e dei santi Pietro e Paolo. Dietro all'altare era locata tra le varie sepolture una pregevole tomba dei Navarretto marchesi della Terza. Nell'abside era presente anche una tela raffigurante la Vergine con San Francesco, Sant'Antonio e due sante, forse della scuola di Massimo Stanzione. Ulteriori affreschi erano conservati nelle cappelle. Sono ancora da ammirare le due cappelle di sinistra con affreschi e stucchi seicenteschi, ciò che resta delle opere di Tommaso Malvito, il monumento funebre del marchese Navarrete nella prima cappella a destra e i tre dipinti dietro all'altare maggiore, il centrale con la "Vergine della Salute e santi", attribuito a Girolamo Imparato, e i laterali con l' "Annunciazione" e la "Natività", importanti opere di Onofrio Palumbo. Nel marzo 2010 sono cominciati i lavori di restauro per consolidare le murature, dopo che alcune crepe si erano aperte sul soffitto. Gennaro Aspreno Galante, Guida sacra della città di Napoli, 1872 Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Salute

Santuario delle Ancelle del Sacro Cuore
Santuario delle Ancelle del Sacro Cuore

Il santuario delle Ancelle del Sacro Cuore è un edificio di culto sito a Napoli; si erge in largo Caterina Volpicelli. Nel 1867, a Napoli, fu fondato l'istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù; venne istituito come Pia associazione. All'origine, le attività svolte dalle prime ancelle, erano volte a sostegno delle chiese povere o degli ammalati. Oggi, la struttura, ospita donne che seguono l'esempio di Maria di Nazaret; senza abiti religiosi, si dedicano alle attività che rispondono alle esigenze del tempo. Quest'ordine è presente anche in Brasile e a Panama. Il tempio è uno dei più visitati della città; fu eretto nel 1884. Da quanto pervenuto, presso l'altare maggiore, sono da ammirare le due sculture di Nostra Signora del Sacro Cuore e San Giuseppe, oltre al dipinto che raffigura un'apparizione a Santa Margherita Maria Alacoque. Presso la cappella di destra, sulla laterale, è custodito il corpo della Volpicelli: per anni custodito in una scultura bronzea, in seguito alla beatificazione nel 2001 le spoglie vennero spostate in un'urna lignea color oro con alla sommità il simbolo del Sacro Cuore. Nel 2019, in occasione del 10º anniversario della canonizzazione, il corpo è stato rinchiuso in una bara di legno e vetri di cristallo, coperto dagli abiti della santa e con le mani e il volto ricoperti da cera. La chiesa, inoltre, presenta interessanti decorazioni pittoriche presso la zona absidale; queste richiamano la dedicazione al Sacro Cuore del Santuario, che infatti è divenuto meta di pellegrinaggi. Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul santuario delle Ancelle del Sacro Cuore Istituto Ancelle del Sacro Cuore - Santa Caterina Volpicelli, su santacaterinavolpicelli.it. URL consultato l'8 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2009).

Materdei
Materdei

Materdei è un rione di Napoli situato a metà tra la parte bassa della città e i Colli Aminei. Il toponimo deriva dalla chiesa, di origine rinascimentale, di Santa Maria Mater Dei. La zona più a valle, che termina con via Santa Teresa degli Scalzi, è più antica, mentre nella porzione a monte la parte edificata dopo il secondo conflitto mondiale convive con quella risalente alla prima metà del Novecento, costituita da pregevoli edifici e parchi che si ispirano allo stile liberty tipico dell'edilizia napoletana di inizio secolo. La parte vecchia appartiene al quartiere Stella mentre la parte più moderna, che ha il suo fulcro in Piazza Scipione Ammirato, fa capo al quartiere Avvocata. Le strade della parte vecchia del rione sono la splendida scenografia dell'episodio Pizze a credito del film L'oro di Napoli, reso celebre dall'interpretazione della pizzaiola Sophia Loren: via Materdei, via Sant'Agostino degli Scalzi (dove dal terrazzo di uno dei palazzi il vedovo Paolo Stoppa tenta il suicidio), la chiesa di Sant'Agostino degli Scalzi immortalata in tutto il suo splendore pre-terremoto. Fa eccezione la strada dove aveva sede la pizzeria, salita Porteria San Raffaele, la quale seppur facente parte del nucleo antico del rione rientra nel quartiere Avvocata. Cappella della Carità di Dio Complesso di Santa Maria di Materdei Chiostro di Materdei Chiesa di San Raffaele Chiesa della Concezione a Materdei Chiesa di Santa Maria della Purità degli Orefici Chiesa di Santa Maria della Verità (comunemente detta Sant'Agostino degli Scalzi) Chiesa Cor Jesu Chiesa dell'Addolorata a Palazzo Cassano Ayerbo D'Aragona Monastero di Sant'Eframo Nuovo Ritiro delle Teresiane di Torre del Greco Palazzo Cassano Ayerbo D'Aragona Palazzo del Cavaliere Palazzo del Forno Palazzo in via Materdei 20 Palazzo in via Materdei 55 Palazzo Medici a Materdei Palazzo Naccherino (in via Materdei 62) Palazzo Ragni Palazzo Ruvo Piazza Scipione Ammirato Guglia dell'Immacolata di Materdei Stazione Materdei della linea 1 Tombe eneolitiche di Materdei AA.VV. Le Strade di Napoli - Ed. Newton A.M. Bisi Ingrassia, Napoli e dintorni - F.lli Melita Editori