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Lanificio Figli di Michelangelo Calamai

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Prato, fabbrica 03
Prato, fabbrica 03

Il Lanificio "Figli di Michelangelo Calamai" si trova sul viale Galilei 29-33 a Prato. Il quartiere fuori Porta al Serraglio si formò intorno al 1880, prefigurando lo sviluppo lungo la via Bolognese e il fiume, rafforzato dalla costruzione di importanti insediamenti industriali - il Fabbricone, il Lanificio Mazzini e le due sedi della fabbrica Calamai - che funzionarono da elementi generatori del futuro tessuto urbano. La fabbrica viene edificata a partire dal 1924 e figurava nelle tavole dell'IGM nell'aggiornamento del 1934. Il progetto fu curato dagli ingegneri Poggi e Gaudenzi, come si apprende da più targhe affisse sui muri dei capannoni sulle quali si legge: "Ing.ri Poggi Gaudenzi & C. Società per Costruzioni cementizie, Firenze via de' Martelli 7". La fabbrica, sebbene frazionata, è tuttora in funzione nella zona posteriore (dove si trova un laboratorio di rifinitura di tessuti) mentre la parte anteriore, con l'ingresso monumentale, è adibita a magazzino. Altre minori porzioni di edificio, con accesso dal viale Galilei, sono oggi usate come negozio e show room di automobili. Il complesso fa parte del consistente patrimonio di architettura industriale che caratterizza l'immagine urbana pratese, al cui interno si contraddistingue come raro, se non unico, esempio di caratterizzazione rappresentativa e "monumentale" - seppure limitata alla facciata - di un edificio utilitaristico, aspetti per i quali esso viene citato in vari testi sull'architettura industriale della città di Prato. Questa sua caratteristica viene riconosciuta anche dal vigente strumento urbanistico che differenzia le previsioni d'intervento sul complesso salvaguardandone la facciata, inserita tra le presenze architettoniche sul territorio dotate di valore ambientale o che presentano particolari tipologie meritevoli di conservazione. L'edificio si colloca in una posizione nodale all'interno di una zona a prevalente funzione artigianale e industriale dal punto di vista sia infrastrutturale - per la vicinanza della stazione ferroviaria e della vecchia strada Bolognese - sia ambientale, data la vista sul fiume da un lato, e lo sfondo delle colline, dall'altro, che ne caratterizzano l'intorno visuale. Il complesso occupa una superficie di circa 16.000 m2, distribuita su un lotto pressappoco quadrato. I volumi sono organizzati in due settori compatti che delimitano un cortile centrale, lungo il cui asse mediano sono localizzati gli elementi tipologico-funzionali particolari. Nella facciata principale, sul viale Galilei, si trovano gli uffici, e dove originariamente erano anche alcune abitazioni. Il fronte a due piani è inquadrato da un ordine gigante semplificato, completo di basamento e trabeazione con un risalto centrale aperto da un grande arco d'ingresso a tutt'altezza - chiuso da una cancellata riccamente disegnata - sormontato da un orologio a torrino. Oltre il passaggio voltato, lungo la visuale frontale in rapida successione si trovano una cisterna, una cabina elettrica e una ciminiera, posta oltre l'altro ingresso, sul lato opposto a quello principale. Il tessuto dei padiglioni, coperti a shed, si dispone lungo due assi secondari ortogonali al principale. I blocchi omogenei e "iterativi" dei capannoni scandiscono serialmente lo spazio in volumi regolari e simmetrici. Le maggiori modifiche consistono nella saturazione di una delle due spine di penetrazione secondaria, nell'abbassamento della ciminiera, e nella separazione tramite un muro tra le due zone, oggi appartenenti a differenti proprietari. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lanificio Figli di Michelangelo Calamai su Regione Toscana, Architetture del Novecento, su web.rete.toscana.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Lanificio Figli di Michelangelo Calamai (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Lanificio Figli di Michelangelo Calamai
Viale Galileo Galilei, Prato

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Viale Galileo Galilei 29, 31
59100 Prato
Toscana, Italia
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Prato, fabbrica 03
Prato, fabbrica 03
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Luoghi vicini

Stazione di Prato Porta al Serraglio
Stazione di Prato Porta al Serraglio

La stazione di Prato Porta al Serraglio è una fermata ferroviaria posta sulla linea ferroviaria Maria Antonia. Per importanza, è la seconda stazione della città di Prato dopo quella di Prato Centrale. Fra le tre stazioni della città è quella più vicina al centro storico, essendo a soli cinque minuti a piedi da piazza del Duomo. Fu inaugurata il 3 febbraio 1848 assieme al tronco Firenze Santa Maria Novella – Prato, primo nucleo della ferrovia Maria Antonia. Operò come stazione di testa fino al 13 luglio 1851, quando fu aperto all'esercizio il tronco per Pistoia. Rimase l'unica stazione della città fino al 1934, quando fu inaugurata la stazione di Prato Centrale, destinata a raccogliere il maggior volume di traffico conseguente all'apertura della Direttissima Bologna-Firenze che si affiancava alla Maria Antonia proprio tra le due città toscane. In tale periodo risulta essere stata soppressa; venne riattivata, come semplice fermata, nel 1948. La stazione è servita da quasi tutti i treni regionali che percorrono la linea, tranne alcuni regionali veloci che percorrono la tratta Firenze-Pistoia e viceversa fermando solo a Prato Centrale e Firenze Rifredi. Il tempo medio di percorrenza per raggiungere la stazione di Firenze Santa Maria Novella è di circa 25 minuti. Biglietteria automatica Sala di attesa Distributore automatico di cibo e bevande Parcheggio al coperto Parcheggio bici al coperto Sottopassaggio Ascensore per disabili Connessione con trasporto pubblico locale Percorso pedonale per il centro storico Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Prato Porta al Serraglio

Chiesa di Sant'Agostino (Prato)
Chiesa di Sant'Agostino (Prato)

La chiesa di Sant'Agostino di Prato sorge in piazza Sant'Agostino. Gli Agostiniani eressero nel 1271 un oratorio e un piccolo convento; dalla fine del Trecento fino al 1440 venne costruita l'attuale chiesa, dotata di nuovi altari nel XVI e XVII secolo. Passò al clero secolare dopo la soppressione del convento, nel 1810. Dal 1964 l'intero complesso è affidato ai padri Sacramentini. La semplice facciata basilicale della chiesa ha paramento in ciottoli regolarizzato agli spigoli con mattoni e pietra, che si ripete anche sul fianco, dal fondo del quale emerge il robusto campanile con coronamento piramidale. L'interno presenta una pianta basilicale a tre navate con campate su colonne in mattoni, un tempo intonacate e oggi con laterizi lasciati a vista in seguito a un restauro novecentesco. Le colonne hanno capitelli a "foglia d'acqua" (1410 circa). Un "unicum" sono gli archi a pieno centro su colonne che anticipano soluzioni poi diffuse durante il Rinascimento. La navata centrale, più alta e più ampia delle laterali, ha copertura a capriate. le tre cappelle absidali sono del tardo Trecento. Notevoli tele sono conservate negli imponenti altari a edicola: a sinistra una Madonna della Consolazione di Giovan Battista Naldini (completata nel 1591 da Francesco Curradi) e l'intensa Elemosina di san Tommaso (1660) di Lorenzo Lippi; all'opposto sono un'Immacolata dell'Empoli (1630 circa) e una tela avvicinata al Pignoni. Nelle cappelle del transetto sono un Battesimo di sant'Agostino (1603) di Giovanni Bizzelli, a destra, e all'opposto una Madonna col Bambino e santi dell'ambito del Cigoli. Nella chiesa sono inoltre collocati affreschi trecenteschi (recuperati anche dal convento); il presbiterio ha sistemazione curata da Jorio Vivarelli (1984). Dal chiostro cinquecentesco si accede all'Oratorio di San Michele, costruito nel Trecento come sede della Compagnia dei Disciplinati, che conserva ampi resti di una teoria di Santi e profeti affrescati a fine Trecento; anche il contiguo Capitolo ha struttura trecentesca. Durante la Seconda guerra mondiale una bomba centrò l'abside, distruggendo i vari arredi lignei presenti. Nel chiostro interno è presente una copia marmorea del famoso Angelo conturbante di Giulio Monteverde a Staglieno: si tratta di uno dei pochi casi in cui la statua è stata isolata e valorizzata singolarmente. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant'Agostino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Teatro Politeama (Prato)
Teatro Politeama (Prato)

Il Teatro Politeama o Politeama Pratese è un teatro di Prato, situato in via Garibaldi 33, all'interno di Palazzo Leonetti. Il teatro sorge su una serie di annessi nella parte posteriore di palazzo Leonetti: si tratta di un edificio con fronte settecentesco (sei assi per 3 piani, con oculi all'ultimo), appartenuto nell'Ottocento alla famiglia Mannucci. Il suo scalone ha la volta decorata in quel periodo, mentre più antica è la decorazione di due sale al piano nobile, una con Cronos e una col Carro di Cibele, ricche di simboli massonici, eseguite da Rinaldo Botti verso il 1725 (parte figurata e alcuni monocromi) e forse da Stefano Catani (zona centrale, animali e figure) un venticinquennio dopo. All'inizio del XX secolo il celebre pallonista pratese Bruno Banchini aveva acquistato il palazzo dai leonetti, e adibito, nel 1910, la parte posteriore ad arena all'aperto per spettacoli cinematografici, teatrali e per intrattenimenti vari. Realizzata da Paolo Emilio Andrè, aveva un'unica gradinata a ferro di cavallo (di cui restano le quattro colonne del boccascena), e venne inaugurata come Kursaal. Nel 1911 l'area venne destinata soprattutto a parco giochi (il Mikado) e poi ridivenne arena cinematografica. Acquisiti altri immobili tra le vie Garibaldi e Tintori, il Banchini, alla vigilia della Grande Guerra, concepì l'idea di trasformare l'arena in un Politeama, su progetto ancora dell'Andrè, a cui si sostituirono poi Antonio Ignesti e Arturo Ristori. L'esecuzione dell'opera procedette a rilento in seguito anche a problemi finanziari: nel 1916 venne ultimata la gradinata attorno alla platea, nel 1917 il vecchio praticabile venne trasformato in un ampio palcoscenico che nel 1918 ospitò l'allestimento dell'operetta Le pillole del diavolo; nel 1920 l'enorme anfiteatro vedeva completati anche il boccascena e le barcacce. Finalmente nella prima metà degli anni venti si gettarono le basi per risolvere il problema della copertura della grande arena realizzata ricorrendo allo studio Nervi e Nebbiosi di Roma. Sebbene l'impiego del cemento armato fosse solo alle prime sperimentazioni, Pierluigi Nervi riuscì a risolvere il problema dell'ampia copertura: una struttura costituita da una raggiera di travi scaricanti su due anelli concentrici, sorretta da quattro pilastri in muratura e sormontata da quattro tiranti collegati fra di loro per annullare le tensioni e collaborare col cordolo. Le due calotte in cemento armato, del peso di circa sette tonnellate, erano movibili elettricamente per aprire il soffitto, e riprendevano una soluzione adottata già al teatro Savoia di Firenze. Nell'occasione venne realizzata, sempre in cemento armato, anche la nuova galleria. Mentre le strutture in cemento armato vennero realizzate da maestranze specializzate venute da Roma, gli stucchi furono eseguiti dai fratelli Chini, su disegno dell'architetto Ubaldo Norchi, e le pitture dai pittori Guido Dolci e Ubaldo Norchi. Il nuovo Politeama Banchini, con capienza di circa 3000 persone, venne inaugurato il 2 aprile 1925 con una grande manifestazione pubblica e con l'allestimento della Tosca di Giacomo Puccini con Giuseppina Cobelli seguita dalle prime di Madama Butterfly ed Andrea Chénier (opera). Nonostante ancora i lavori del palcoscenico non fossero completamente ultimati l'attività del Politeama andò avanti intensamente dedicando gran parte della sua programmazione alle proiezioni cinematografiche. Nel 1928 vi furono le prime di Manon Lescaut con Iva Pacetti e di Il piccolo Marat. Nel 1934 finalmente il Politeama era completato anche nella porzione del palcoscenico con una copertura definitiva, nuovi camerini e ampi locali ricavati nel sottopalco per i coristi, l'orchestra, le comparse e il personale di servizio. Considerato il più importante spazio per i pubblici spettacoli di Prato, il Politeama visse stagioni intense e caratterizzate anche da una stagione lirica annuale. Nel 1938 vi fu la prima di Rigoletto con Clara Frediani, Mario Filippeschi, Gino Bechi ed Ugo Novelli. Dopo il passaggio in proprietà all'Amministrazione Comunale nel 1939, iniziò un lento declino interrotto solo da qualche spettacolo eccezionale quale, nel 1940 la prima di Il trovatore con Francesco Merli ed Enzo Mascherini e nel 1941, l'allestimento dell'Andrea Chénier di Umberto Giordano alla presenza dall'autore e interpretato dalla Pacetti, Beniamino Gigli e Mascherini. Dopo la chiusura negli anni 1944-48 venne demolita la gradinata che circondava la platea e prese il nome, dal 1957, di Politeama Pratese. Nel 1957 vennero rappresentate Carmen (opera) e Madama Butterfly con Afro Poli. Anche dei segni di cedimento alla cupola richiesero nel 1954 l'intervento dello stesso Nervi per consolidare e restaurare la struttura. Dopo alcuni decenni di intensa attività, soprattutto cinematografica, alla metà degli anni ottanta il Politeama è stato chiuso per inagibilità e ha rischiato seriamente un cambio di destinazione che l'avrebbe trasformato in un grande centro commerciale. Per scongiurare questo pericolo nel 1990 si è costituito un comitato cittadino per promuovere iniziative e raccogliere sottoscrizioni e sostegni per il recupero di uno spazio dello spettacolo così importante per Prato. Grazie alla coraggiosa opera di questo comitato, che ha portato alla costituzione della società per azioni oggi proprietaria dell'immobile (la Società Politeama), il Politeama è stato restaurato e adeguato alle normative di sicurezza vigenti, su progetto dell'ingegner Giancarlo De Renzis ultimato nel 1999, ed è stato così restituito alla sua importante funzione di luogo di spettacolo sia per Prato che per l'intera area metropolitana gravitante attorno al capoluogo laniero. Cerretelli Claudio, Prato e la sua provincia, Firenze, Giunti, 1996. ISBN 88-09-03425-2 Mugnaini, Olga - Critelli, Manuela, Politeama Pratese : vita, sorte e miracoli, Firenze : Mediateca regionale toscana, 2006. ISBN 9788890270406 Teatri della Toscana Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Teatro Politeama Fonte: scheda della Regione Toscana, su cultura.toscana.it. URL consultato il 7 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2005).