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Torre di Mezza Spiaggia

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Cagliari Torre di Mezza Spiaggia (03)
Cagliari Torre di Mezza Spiaggia (03)

La torre di Mezza Spiaggia, nota anche come Torre Spagnola, è una torre costiera di Cagliari. Sorge sulla spiaggia del Poetto, poco distante dalla struttura dell'ex Ospedale Marino. La torre è citata dallo storico Giovanni Francesco Fara e dunque edificata prima del 1591, anno della sua morte. La struttura, in pietra calcarea, è a forma tronco-conica, con una camera interna, voltata a cupola, in cui si trova l'accesso al terrazzino soprastante. L'interno della torre non è praticabile, in quanto l'ingresso è attualmente murato. L'edificio è alto quasi otto metri, per un diametro alla base di circa sei metri e si presenta in buone condizioni, grazie ai numerosi restauri effettuati. Dalla postazione della torre di Mezza Spiaggia si possono avvistare la vicina torre del Poetto, quella di Carcangiolas, che sorge sulla spiaggia di Quartu Sant'Elena, fino a quelle più distanti di Foxi, di Cala Regina e di Su Fenugu. Era così denominata anche una piccola torre di origine medievale che controllava il tratto di costa toscano posto tra bocca d'Arno e il Calambrone, restaurata e rafforzata nel corso dei secoli con l'arretramento del mare, perse progressivamente la sua importanza strategica e militare di torre di avvistamento, divenendo un alloggio del corpo dei Cavalleggeri toscani. Le sue vestigia sono ancora visibili nella pineta retrostante il centro balneare di Tirrenia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Torre di Mezza Spiaggia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Torre di Mezza Spiaggia
Arburada/Viale Poetto, Cagliari Poetto-Medau su Cramu

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Torre di Mezza Spiaggia

Arburada/Viale Poetto
09126 Cagliari, Poetto-Medau su Cramu
Sardegna, Italia
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Cagliari Torre di Mezza Spiaggia (03)
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Poetto
Poetto

Il Poetto è una spiaggia della città metropolitana di Cagliari, che ricade nel territorio comunale dei suoi più importanti centri abitati ed è pertanto suddivisa in Poetto di Cagliari e Poetto di Quartu Sant'Elena. Soprannominata spiaggia dei Centomila per via della sua elevata estensione e capienza, è un'importante località turistica e uno dei principali luoghi della vita notturna estiva della città e dell'area vasta. Poetto-Medau su Cramu è anche il quartiere del capoluogo di 1 104 abitanti, ubicato nel tratto occidentale della striscia compresa fra la spiaggia e le saline di Molentargius. La spiaggia è un sottile lembo di spiaggia sabbiosa lungo circa 8 km, esteso nel litorale del golfo degli Angeli compreso tra la Sella del Diavolo in territorio cagliaritano e la frazione quartese del Margine Rosso, delimitato nella parte superiore dalle saline di Molentargius. Il nome deriva dal sardo Poétu, a sua volta dipendente dal catalano Pouet, diminutivo di Pou, ossia pozzo. La denominazione catalana Pouet è già attestata nei disegni di Rocco Cappellino in Descrizione della Sardegna del 1577. La principale attività del Poetto era legata tradizionalmente all'estrazione del sale, intrapresa sin dal periodo romano e proseguita poi dal medioevo fino all'età contemporanea. Nella seconda metà del XVI secolo il governo iberico decise di costruire su questo litorale diverse torri di avvistamento in funzione anti-barbaresca. Sia nel 1717 che nel 1793 il Poetto e il litorale quartese furono il punto di sbarco principale nel sud dell'Isola dei corpi di spedizione spagnolo e francese. Prima del 1900 il Poetto era completamente nel comprensorio della città di Quartu Sant'Elena e non era particolarmente frequentato dai cagliaritani che preferivano il tratto occidentale del golfo, con le località di Sa Perdixedda e Giorgino. Fu infatti solo dalla fine del XIX secolo e soprattutto dai primi decenni del XX secolo che la popolazione incominciò ad apprezzare le bianche dune del Poetto e cominciarono a sorgere i primi stabilimenti balneari (il "Lido" e il "D'Aquila"), i chioschetti per i rinfreschi e durante il ventennio fascista una colonia estiva ubicata in una costruzione a tre piani sulla spiaggia (questa verrà poi trasformata in ospedale dopo la guerra e in seguito abbandonata). Imitando le prime cabine del Lido sorsero anche i casotti, colorate costruzioni in legno a metà strada tra lo spogliatoio e la minuscola casa in riva al mare. I casotti, privi delle più elementari strutture igienico sanitarie, furono trasformati nella stagione estiva in vere e proprie case di abitazione. A seguito delle indagini della Unità Sanitaria Locale, il 2 Agosto 1985 la spiaggia viene dichiarata insalubre, accertata la presenza di focolai di batteri e parassiti con l'ordinanza n°3385 della Capitaneria di Porto. Vennero quindi abbattuti i primi casotti adiacenti a Marina Piccola, per essere rimossi interamente nel marzo 1986 per i suddetti motivi di natura igienico-sanitaria. Lo studio del 1989 della Mediterranea Survey and Service MSS S.p.A. sull'erosione del Poetto, attraverso una serie di rilevazioni consentì di constatare che l'enorme degrado dell'arenile cagliaritano ebbe inizio dagli anni cinquanta con la ricostruzione che portò a massicci prelievi di sabbia; nel 1997 e nel 1999 furono effettuati dalla stessa società degli aggiornamenti allo studio che confermarono il trend dell'erosione, e identificarono quali cause del degrado la presenza della strada litoranea, l'incremento dell'azione ondosa a causa della scomparsa della Posidonia oceanica, e la costruzione degli stabilimenti e dei bracci a mare del Lido e D'Aquila, dei casotti e delle villette. Per rimediare alla scomparsa della spiaggia del versante cagliaritano si è tentato un ripascimento nel 2002: attraverso un sistema di draghe, è stata prelevata la sabbia a qualche centinaio di metri dalla riva anziché dal luogo precedentemente scelto a varie miglia dalla spiaggia, vanificando così la buona intenzione di riportare il Poetto alle sue originaria bellezza e dimensione. Infatti il risultato si è dimostrato sconvolgente: la sabbia finissima e bianca di una volta è stata sostituita da un miscuglio completamente diverso per colore e granulometria, contenente non solo sabbia ma anche frammenti di conchiglie e concrezioni marine. A distanza di tempo la situazione non è migliorata; inoltre anche che il tratto quartese, in un primo momento rimasto intatto, dopo qualche anno ha cominciato a presentare gli stessi problemi dovuti all'asportazione della sabbia ad opera del vento, degli uomini e naturalmente del mare. A gennaio 2012, per la prima volta dopo l'operazione di ripascimento, la spiaggia recupera metri, anche dieci in alcuni punti, come segnalato dall'Urban Center di Cagliari. Tuttavia, nel 2013, la forza erosiva delle correnti, sommata alla cattiva gestione e ai mancati studi sui processi erosivi, ha riportato la situazione a prima del 2002. È il penultimo quartiere della città per numero di abitanti, secondo solo al Quartiere Europeo. Questa caratteristica, unita alla sua elevata superficie, lo rende il meno densamente popolato da oltre 20 anni: è seguito da Sant'Avendrace-Santa Gilla, che però è nettamente più esteso. Presenta un basso quoziente di immigrazione, raccoglie poi il più alto numero di divorziati per entrambi i sessi. Comprende il maggior numero di residenti della fascia di età compresa tra i 19 e i 29 anni. Abitanti censiti Negli ultimi due decenni risulta essere il quartiere che più si è spopolato con una flessione in negativo di quasi il 30%. Il viale omonimo lo collega all'Asse Mediano di Scorrimento passando per San Bartolomeo. Il lungomare è servito da una strada che scorre parallela alla costa e allo stagno di Molentargius, detta appunto via Lungo Saline e che prosegue fino all'Ospedale Marino. La strada prosegue anche in territorio quartese sotto la denominazione di viale Lungomare del Golfo. Il Poetto è popolarmente diviso in "fermate", ossia i vari tratti di spiaggia sono riconosciuti dal numero ordinale delle fermate dell'autobus delle linee urbane del CTM che collegano il centro cittadino al quartiere, coincidenti in realtà con le vecchie fermate del tram. Dal 1913 fino alla fine degli anni sessanta la spiaggia era raggiungibile dal centro della città per mezzo di una linea tranviaria con caratteristiche extraurbane, inizialmente esercita a vapore e in seguito elettrificata. Tale impianto, denominato "Linea P" negli ultimi anni di servizio, aveva la peculiarità di correre lungo il perimetro della spiaggia, consentendo agli utenti la massima comodità nell'accesso agli arenili. La fermate più frequentate sono la 1ª fermata (attigua al porticciolo di Marina Piccola), la 2ª, la 3ª (occupate rispettivamente dagli stabilimenti balneari de Il D'Aquila e de Il Lido) e la 4ª, occupata solo in parte dai chioschi e dagli stabilimenti delle forze dell'ordine. Le parti della spiaggia corrispondenti alla 6ª (dove si trova anche il vecchio ospedale marino) e alla 7ª sono invece meno affollate e più tranquille. Il punto di confine in cui inizia il litorale appartenente al Comune di Quartu Sant'Elena e termina quello cagliaritano è lo stabilimento dei Carabinieri, anche se per tradizione i locali la identificano simbolicamente con "La Bussola" per via del locale omonimo presente in passato in quel punto.. Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna (PDF), Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 24 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2014). Cagliari Golfo di Cagliari Parco regionale Molentargius - Saline Quartieri di Cagliari Quartu Sant'Elena Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Poetto Notizie storiche e foto d'epoca del Poetto, su web.tiscali.it. Il POETTO una spiaggia, una storia Opuscolo distribuito dalla Provincia di Cagliari che illustra la situazione della spiaggia prima e dopo il ripascimento Indagine sulla qualità delle sabbie di ripascimento della spiaggia del Poetto Indagine del WWF dove vengono confrontate la sabbia marina usata per il ripascimento e la sabbia originaria del Poetto Poetto, su sardegnaturismo.it. URL consultato il 2 novembre 2023.

Sella del Diavolo
Sella del Diavolo

La Sella del Diavolo (Sèdha 'e su Diàbulu in sardo) è il promontorio che sorge nella zona sud di Cagliari e separa la spiaggia del Poetto da quella di Calamosca. Il suo punto più alto tocca i 135 m s.l.m. All'origine del nome vi è una leggenda di derivazione biblica secondo la quale i dèmoni, capeggiati da Lucifero, rimasero impressionati dalla bellezza del golfo di Cagliari e tentarono di impadronirsene, in questo contrastati da Dio che mandò le sue milizie al comando dell'arcangelo Michele per cacciare Lucifero. Una versione della leggenda vuole che durante la battaglia, combattuta nei cieli sovrastanti il golfo, Lucifero fu disarcionato dal cavallo e perse la sua sella che si posò sulle acque del golfo e, pietrificandosi, diede origine al promontorio; l'altra racconta che il demone, durante la battaglia, cadde sul promontorio dandogli l'attuale forma. Per converso, il tratto di mare antistante la Sella del Diavolo si chiama golfo degli Angeli. È presente un sentiero naturalistico e archeologico che costeggia tutto il promontorio, realizzato grazie all'iniziativa delle onlus ambientaliste Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra. La salita è possibile unicamente dal versante di Calamosca, essendo zona militare il versante nord, che guarda verso Marina Piccola ed il Poetto. Con i mezzi pubblici si può arrivare fino all'ingresso del sentiero, prendendo gli autobus del CTM 5, 5/11 (la domenica) e 11. Si percorre da San Bartolomeo la strada in salita che porta sino a Calamosca e qui termina. Si lascia sulla destra l'Hotel Calamosca, percorrendo per un centinaio di metri l'unica strada asfaltata che costeggia l'hotel, quindi ci si inerpica per un piccolo sentiero, sulla sinistra, in salita, facilmente visibile e segnalato con macchie di vernice sulle rocce. La vegetazione bassa fa sì che sia possibile seguire uno dei tanti percorsi tracciati dagli escursionisti senza paura di perdersi. Nell'ultimo tratto, dopo una mezzora di salita, si costeggia una rete della zona militare e la salita termina su uno strapiombo direttamente sopra il rimessaggio barche del porticciolo di Marina Piccola, da dove si può cogliere un panorama che spazia da Viale Poetto sino a Capo Carbonara e al mare aperto. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Sella del Diavolo Sella del Diavolo, su sardegnaturismo.it. URL consultato il 2 novembre 2023. Promontorio della Sella del Diavolo, su FAI - Fondo per l'Ambiente italiano. URL consultato il 2 novembre 2023. Sella del Diavolo, su idese.cultura.gov.it. URL consultato il 2 novembre 2023.

Stadio Is Arenas
Stadio Is Arenas

Lo stadio Is Arenas è un ex impianto sportivo polivalente italiano in disuso di Quartu Sant'Elena, in Sardegna. È stato sede di alcuni incontri interni del Cagliari Calcio nella stagione 2012-2013, a dispetto di una convenzione triennale stipulata col comune quartese. Lo stadio, indicato inizialmente dal presidente del Cagliari Massimo Cellino come possibile stadio definitivo della squadra isolana, ha in realtà ospitato quest'ultima per sole 14 partite, di cui solo 7 disputate in presenza di spettatori, a causa di vari problemi di natura burocratica. Originariamente costruito come campo sportivo dotato di unica tribuna centrale in calcestruzzo armato, era stato trasformato in stadio in acciaio e tecnologia prefabbricata con capienza di 16 500 posti, potendo inoltre ospitare manifestazioni UEFA. Nel giugno del 2013, in accordo con la Regione, il Cagliari Calcio decise di lasciare l'impianto per fare ritorno allo stadio Sant'Elia, dando inizio allo smantellamento della struttura. Questo, sommato a contenziosi legali tra la società e il Comune di Quartu Sant'Elena, fece sì che la struttura venne chiusa definitivamente e tuttora versa in condizioni di abbandono. Lo stadio Is Arenas deve il suo nome all'omonima località in cui è situato, un toponimo comune altrove nel Campidano. Is Arenas in sardo campidanese significa "Le sabbie", poiché nella zona in passato erano presenti numerose dune di sabbia litoranee. Nato come campo sportivo polivalente cittadino di Quartu Sant'Elena, venne ulteriormente ampliato negli anni ottanta per permettere alla squadra locale, il Sant'Elena Quartu, di disputare i suoi campionati in Serie C2, massimo livello raggiunto da una squadra quartese. L'impianto infatti fu dotato di un'unica tribuna in cemento armato, di pista d'atletica e furono ampliati gli spogliatoi. Il botteghino fu costruito autonomamente da alcuni tifosi locali autofinanziatisi. Passò alla ribalta nazionale nel 2012 quando il Cagliari Calcio decise di trasferirsi a Quartu Sant'Elena dopo aver abbandonato lo stadio Sant'Elia per la sua parziale inagibilità, che gli avrebbe comunque permesso (seppur con capienza molto ridotta) l'omologazione per il campionato di Serie A. Lo stadio perciò fu profondamente ampliato, nel numero di posti e nelle strutture, per essere conforme per la massima categoria. L'apertura prevista era per il mese di ottobre-novembre, ma dopo estenuanti lavori si riuscì a costruire lo stadio ai minimi termini per aprirlo e giocare la partita a porte chiuse il 2 settembre 2012, per il match contro l'Atalanta. L'impianto infatti presentava solo la base della Main Stand, con il cantiere aperto: per forza di cose questo volle significare anche l'assenza di tribuna stampa e spogliatoi, da progetto appunto presenti nella tribuna centrale. I giornalisti pertanto trovarono posto nella tribuna distinti, mentre per i giocatori furono messi a disposizione gli spogliatoi dell'adiacente Palazzetto dello Sport di Via Beethoven. Nel campo di gioco del Palazzetto fu allestita una sala stampa per il post-partita. Per la partita del 30 settembre Cagliari-Pescara lo stadio venne aperto ai tifosi fidelizzati che poterono occupare l'unico settore agibile della tribuna distinti, mentre il 10 novembre, in occasione del match Cagliari-Catania, furono aperte pure le due curve anche per i possessori di normale tagliando d'ingresso. Inizialmente, un comunicato sul sito ufficiale del Cagliari aveva annunciato l'apertura totale di tutti i settori dello stadio, compresa la cosiddetta Main Stand, dopo aver ricevuto il benestare ufficiale dall'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e dal sindaco di Quartu Mauro Contini. Tuttavia la decisione fu rettificata dalla Questura di Cagliari, che bloccò l'ingresso dei tifosi alla tribuna centrale, ritenuta ancora inagibile per motivi di ordine pubblico. Il 26 novembre, in occasione della partita Cagliari-Napoli, lo stadio venne finalmente aperto in tutti i suoi settori, potendo ospitare 16 082 spettatori su un massimo di 16 500. Nel settembre del 2012 lo stadio Is Arenas si trovò al centro dell'attenzione nazionale per il comunicato del presidente del Cagliari Calcio Massimo Cellino, che invitava i tifosi in possesso di biglietto o abbonamento di recarsi allo stadio per assistere alla partita valida per il campionato di Serie A Cagliari-Roma, nonostante la Prefettura di Cagliari avesse imposto di far disputare l'incontro a porte chiuse dopo che lo stadio era stato dichiarato “non conforme” dalla Commissione di Vigilanza. L'iniziativa del Presidente della società sarda fu condannata dai vari organi di stampa e dalla FIGC; l'incontro fu in un primo momento rinviato a data da destinarsi, e successivamente cancellato. Il Giudice sportivo sanzionò poi il Cagliari con la sconfitta a tavolino per 0-3. Nello stesso mese, vi erano state anche polemiche a livello regionale riguardanti la richiesta fatta al sindaco di Quartu dal presidente del WWF Sardegna di interrompere il rapporto con il Cagliari Calcio con la conseguente chiusura dell'impianto. La richiesta era stata inoltrata per evitare che gli incontri di calcio causassero disturbo all'avifauna presente nel vicino Parco di Molentargius. Durante la costruzione dell'impianto, alcuni cittadini quartesi avevano invece protestato per il divieto di circolazione imposto nelle ore immediatamente vicine all'orario delle partite nelle strade adiacenti allo stadio, valido anche per gli stessi residenti del rione di Is Arenas. Lo stadio tornò al centro dell'attenzione in occasione della partita del 21 dicembre Cagliari-Juventus, inizialmente prevista con sede allo stadio Is Arenas, ma disputata invece, su decisione della Lega Calcio, allo stadio Ennio Tardini di Parma dopo che il sindaco di Quartu Sant'Elena, Mauro Contini, aveva dato in un primo momento parere negativo sull'agibilità dello stadio negando così l'autorizzazione a far disputare l'incontro in Sardegna. Successivamente era tornato sui suoi passi, decisione arrivata comunque troppo tardi per poter avere il tempo di organizzare l'evento nello stadio di Quartu. Ne seguirono forti polemiche da parte di tutte le parti coinvolte: la Juventus protestò per il cambio di sede avvenuto con poco preavviso, mentre il sindaco di Quartu difendeva il suo operato attribuendo la responsabilità dell'accaduto alla società sarda. Duro anche lo sfogo del presidente del Cagliari Massimo Cellino, che accusava la società bianconera di non aver accettato il nuovo spostamento di campo dopo l'autorizzazione del sindaco; parole a cui aveva risposto, definendole «vergognose», la società juventina. Il 10 febbraio 2013, al termine della partita tra Cagliari e Milan terminata con il punteggio di 1-1, su Mediaset Premium venne mandato in onda un servizio in cui si definivano fatiscenti e poco sicure le strutture dello stadio. Il servizio però si avvaleva di immagini riprese nei pressi di un kartodromo di Arborea (OR), come riportato sul sito ufficiale del Cagliari. Successivamente la redazione di Mediaset Premium, accortasi dell'errore, si scusò sul proprio sito per l'incidente. Il 14 febbraio 2013 il presidente del Cagliari Massimo Cellino venne arrestato in maniera cautelare insieme al sindaco di Quartu Sant'Elena Mauro Contini e all'assessore allo sport dello stesso comune Stefano Lilliu, nell'ambito dell'inchiesta della procura di Cagliari sui lavori di adeguamento dello stadio. Le accuse a carico del presidente del Cagliari Calcio, del primo cittadino di Quartu e dell'assessore della sua Giunta erano le stesse a carico dei dirigenti del comune Pierpaolo Gessa e Andrea Masala, già arrestati il 29 novembre 2012, ovvero tentato peculato e falso ideologico. Nei giorni seguenti anche il progettista Jaime Manca di Villahermosa venne accusato di abuso edilizio. Di conseguenza, senza più la possibilità di ottenere deroghe per l'utilizzo dell'impianto, il 25 febbraio 2013, lo stadio venne definito inagibile dalla Commissione di Vigilanza, con la possibilità di ottenere un nuovo parere solamente alla completa realizzazione dei lavori previsti. Tra questi ultimi, il più importante consisteva nella realizzazione di un'adeguata zona di prefiltraggio nel Settore ospiti. Per questo motivo le restanti partite contro Torino, Sampdoria e Fiorentina furono disputate a porte chiuse, mentre quelle contro Inter, Udinese, Parma e Lazio al Rocco di Trieste. Il presidente Cellino tornò in libertà il 14 maggio 2013 e, nell'incontro tenutosi il 25 giugno 2013 con le autorità della Regione Sardegna e della Lega Calcio, comunicò la decisione di abbandonare definitivamente lo stadio Is Arenas, permanentemente inagibile dal 25 febbraio 2013. Il 29 giugno, il presidente della Regione Ugo Cappellacci dichiarò che di comune accordo con la società calcistica, il Cagliari sarebbe tornato al Sant'Elia entro fine settembre. Nel frattempo l'impianto quartese venne smantellato: l'impalcato delle tribune venne quindi in gran parte riportato al Sant'Elia e successivamente utilizzato per costruire il nuovo stadio temporaneo del Cagliari, la Sardegna Arena. Secondo gli accordi originari, a fine convenzione il Cagliari si sarebbe dovuto fare carico del ripristino dell'impianto (campo e pista di atletica leggera) alle condizioni iniziali, ma i dissidi burocratici generarono un contenzioso legale tra il club e l'amministrazione comunale ancora in corso. La società sportiva chiede indietro al Comune le spese sostenute per trasferirsi in altra struttura mentre l’amministrazione contesta delle cartelle Tari non saldate. In attesa di una conciliazione tra le parti, l'impianto versa in stato di abbandono con il campo da gioco ricoperto di erbacce, qualche pianta d'alto fusto e cespugli. Lo stadio poteva ospitare circa 16 500 posti, ma con l'eventualità di espandere la capienza fino a 18 000 posti. L'impianto, interamente in acciaio e moduli prefabbricati, si articolava in due blocchi. Il blocco Curve-Distinti, costituito da tribune Dalmine ereditate da quelle già montate negli anni 2000 al Sant'Elia di Cagliari, e il blocco chiamato Main Stand formato dai moduli della tribuna centrale dello stadio modulare Karalis Arena in progetto da diversi anni e mai costruito. La Main Stand era dotata di una copertura realizzata con lastre isolanti in acciaio a protezione multistrato, e a differenza del progetto originario che prevedeva gradoni sandwich in acciaio, era costituita da 16 gradoni in legno lamellare, con circa 3 400 posti a sedere. Le 16 file erano dotate di sedili a ribaltina, di colore rosso per il settore “Tribuna Sardegna”, blu per la “Tribuna centrale”. Sopra il tunnel degli spogliatoi, erano presenti i banchi per la radiocronaca e per i giornalisti. La copertura, con pendenza del 3%, aveva un'altezza di 14,25 m all'esterno dello stadio ed ha anche la funzione di supportare l'illuminazione (lungo tutto il bordo). Lunga 120 m e profonda 20 ospitava al piano terra gli spogliatoi delle due squadre, quelli di arbitri ed allenatori, la zona per le interviste, i locali per il controllo antidoping, le infermerie e il pronto soccorso, servizi igienici per il pubblico e la cucina e al primo piano un punto ristoro. Aveva nel punto più basso una distanza dalla linea laterale di appena 7,50 m. L'esterno era dotato di una copertura composta da pannelli isolanti in lamiera e anima isolante in poliuretano espanso e fibra minerale. Infine nella Main Stand, era prevista l'installazione di 11 Sky Box, in grado di ospitare aziende e tifosi VIP. Per curve e Distinti erano state utilizzate le tribune Dalmine di proprietà del Cagliari: esse poggiavano sul terreno dove prima vi era la pista di atletica leggera. Le due curve, quella sud e quella nord, avevano 4.596 posti ciascuna, entrambe con trenta file di sedili drop (i classici seggiolini senza schienale). I Distinti avevano una lunghezza (107 m) e profondità (16 m) inferiore alla Main Stand con 3 922 posti divisi in 20 file con sedili set (uguali ai drop ma con lo schienale). Successivamente, rispetto al progetto iniziale, erano stati aggiunti due raccordi curvi in acciaio tra Curve e Distinti che unificano tutti i settori e avranno un'altezza pari a quella dei Distinti. Il raccordo a sud era riservato alla tifoseria ospite. Appena dietro i Distinti, la tribuna in cemento armato del vecchio impianto fungeva da supporto per un'impalcatura sulla quale poggiano le postazioni radio/TV e un maxischermo a LED di 80 m². Le tribune erano posizionate ad una distanza dal campo di gioco in modo tale da ricavare un'area carrabile larga 4,20 m, da utilizzare in caso di emergenza e per le manutenzioni. Le tribune erano quindi distanti 9,20 m dalla linea di fondo del campo di gioco e 7,70 m dalla linea laterale. La curva Nord nell'agosto 2012 fu oggetto di un curioso caso, unico in Italia: la società Cagliari Calcio nella persona di Massimo Cellino aveva intitolato la curva Nord agli Sconvolts, principale gruppo ultras locale, con tanto di logo del gruppo formato con i seggiolini colorati. In Italia era un caso unico, all'estero era già successo con gli olandesi del Twente e il gruppo Vak-P. Tuttavia dopo soltanto 8 giorni la scritta fu rimossa e modificata in una banda rossa e blu contornata di bianco, su esplicita richiesta della Questura. Per quanto riguarda l'illuminazione dello stadio furono potenziate le 4 torri faro di 30 m d'altezza già esistenti ed era prevista la realizzazione di una nuova torre di 40 m nella zona Distinti per arrivare ad un'intensità luminosa di 1 400 lux (necessari per ottenere l'omologazione UEFA). Altra illuminazione era presente lungo il bordo della copertura della nuova tribuna. Il manto erboso rientrava tra le opere di manutenzione straordinaria di competenza del Cagliari Calcio. Il prato fu completamente rifatto così come l'impianto di irrigazione e il sistema drenante: per quest'ultimo fu fatto uno scavo di oltre 40 cm. Il tipo di erba innestato era composto da macroterme (quali il Cynodon dactylon e il Paspalum vaginatum), ideali a temperature tra i 20 e i 30 °C. Sopra la tribuna centrale del vecchio impianto, appena dietro i Distinti, furono realizzate le postazioni TV: soluzione obbligata in quanto visto l'orientamento dello stadio, in caso di posizionamento delle telecamere nella Main Stand si sarebbero ottenute delle riprese in "controluce", e quindi disturbate dal sole. Inoltre, alle due estremità dei Distinti, furono realizzate due torrette per le telecamere impiegate per le inquadrature e i replay dei fuorigioco. La pista d'atletica originaria non era omologata e venne smantellata per far poggiare le tribune amovibili, ma alla fine della convenzione col Comune avrebbe dovuto essere ricostruita ed omologata IAAF. Sempre al termine della concessione, secondo gli accordi presi, il Cagliari avrebbe dovuto realizzare degli spogliatoi nello spazio sotto l'unica tribuna esistente a Is Arenas, in sostituzione di quelli esistenti in precedenza, demoliti per far posto alla Curva Sud. Sorge nella località di Is Arenas, nel comune di Quartu Sant'Elena (CA), proprietario dell'impianto. Fu inizialmente dato in concessione per tre anni alla Cagliari Calcio s.p.a. per un affitto annuale corrispondente a 30 000 euro. Il campo di gioco misurava 105x68 m ed era in erba naturale. Di seguito vengono riportate le altre caratteristiche salienti dell'impianto: Dati relativi alle sole partite ufficiali, aggiornati al 30 marzo 2013. Prima partita in assoluto: Cagliari-Atalanta 1-1 (2 settembre 2012) Prima vittoria in assoluto: Cagliari-Bologna 1-0 (21 ottobre 2012) Primo pareggio in assoluto: Cagliari-Atalanta 1-1 (2 settembre 2012) Prima sconfitta in assoluto: Cagliari-Pescara 1-2 (30 settembre 2012) Unipol Domus Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sullo stadio Is Arenas Wikinotizie contiene l'articolo Scandalo stadio Is Arenas: arrestati Massimo Cellino e sindaco di Quartu Sito ufficiale, su cagliaricalcio.net (archiviato il 30 gennaio 2013). Sant'Elia addio,'Is Arenas' è realtà, su repubblica.it. Il Cagliari trasloca a Quartu Sant'Elena: i rossoblù giocheranno a 'Is Arenas' le gare casalinghe della prossima stagione, su goal.com. articolo su unionesarda.it, su unionesarda.it. URL consultato il 7 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013). progetto ufficiale Regione Sardegna (PDF), su regione.sardegna.it. URL consultato il 6 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2012). notizie dal sito del Cagliari Calcio , su cagliaricalcio.net.

Stagno di Quartu
Stagno di Quartu

Lo stagno di Quartu è una zona umida situata nella Sardegna meridionale, in una vasta area stagnale che comprende anche gli stagni di Molentargius e Sa Perda Bianca e le saline di Cagliari, tutti ricompresi nel parco naturale regionale Molentargius - Saline, istituito nel 1999. Lo stagno appartiene amministrativamente al comune di Quartu Sant'Elena. Già dagli anni '70 inserito nella lista delle zone umide di importanza internazionale predisposta sulla base della convenzione di Ramsar, in base alla direttiva comunitaria "Habitat" n. 92/43/CEE e "Uccelli" n. 79/409/CEE viene dichiarato sito di interesse comunitario (ITB040022) e zona di protezione speciale (ITB044002) e conseguentemente inserito nella rete Natura 2000, un sistema di aree dedicate alla conservazione della biodiversità, caratterizzate dalla presenza di habitat e specie faunistiche e floristiche di elevato interesse. Segretariato della convenzione di Ramsar, Stagni e lagune produttive in Sardegna (PDF), su ramsar.org, elenco aggiornato al 25 novembre 2015. URL consultato il 9 gennaio 2016. Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, La direttiva 92/43/CEE "Habitat", su minambiente.it. URL consultato il 7 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015). Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Direttiva Uccelli, su minambiente.it. URL consultato l'8 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2015). Associazione per il Parco Molentargius, Stagno di Molentargius, su apmolentargius.it. URL consultato il 13 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2012). Geografia della Sardegna Siti di interesse comunitario della Sardegna Zone umide italiane della lista di Ramsar

Chiesa di Santo Stefano (Quartu Sant'Elena)

La chiesa di Santo Stefano protomartire, moderno edificio di concezione innovativa e "significativa opera di Francesco Berarducci", si trova nell'omonimo quartiere alla periferia occidentale di Quartu Sant'Elena, in via Pierluigi da Palestrina. L'intitolazione a santo Stefano, primo martire della cristianità, riprende quella di un'antica chiesetta rurale che ancora alla fine dell'Ottocento sopravviveva nel rione, seppur cadente e abbandonata da oltre un secolo; oggi non ne rimane traccia se non per un simulacro ligneo secentesco del santo conservato nella chiesa di Santa Maria di Cepola. La parrocchia di Santo Stefano venne invece istituita il 31 ottobre 1967 dall'arcivescovo di Cagliari Paolo Botto per venire incontro alle esigenze spirituali di un quartiere in rapida crescita demografica che, come chiesa "provvisoria", utilizzò dapprima un rustico adattato di via Giuseppe Parini e poi, dal 1969, un apposito capannone nella stessa via. Solo nel 1987 venne inaugurata, benché non ancora ultimata, la chiesa vera e propria, realizzata su progetto dell'architetto romano Francesco Berarducci. Conclusi i lavori di presbiterio, ambone e altare, nonché quelli interminabili per la sistemazione della piazza circostante, monsignor Antonio Tagliaferri, da 33 anni parroco e fondatore della comunità, il 31 ottobre 2000 poté finalmente vedere la "sua" chiesa ufficialmente dedicata a santo Stefano dall'arcivescovo di Cagliari Ottorino Pietro Alberti, con la consegna delle reliquie del patrono e dei compatroni (san Leopoldo Mandić, beata Antonia Mesina e beato Nicola da Gesturi). L'edificio, realizzato in cemento armato con linee compositive singolari e pareti senza intonaco di reminiscenza brutalista, da un lato si inserisce nell'ambiente con una "carica ascensionale di conquista" e con "l'intrigante metafora della gibbosità collinare", mentre dall'altro riprende i concetti di severa semplicità, praticità e facilità d'accesso della precedente chiesa-capannone. Già il sagrato risponde a questa esigenza di avvicinamento del pubblico e di accoglienza dei fedeli, anche se le attuali recinzioni e cancellate sono in netto contrasto con l'istanza partecipativa progettuale. La chiesa, a pianta circolare, è caratterizzata da due torri cilindriche che, all'esterno, dominano l'ampio terrazzo a belvedere del tetto, da cui si gode la vista panoramica del vicino stagno di Molentargius e da cui si può individuare il caratteristico profilo del quartiere storico del Castello di Cagliari. La configurazione architettonica dell'interno poggia sul concetto liturgico della centralità dell'eucaristia con suggestioni e rimandi alla Chiesa dei primi secoli (architettura paleocristiana). La penombra che avvolge l'aula non solo induce al raccoglimento ma dà ancor maggior risalto al presbiterio illuminato, circolare e su una pedana rialzata, centro spaziale di tutta la struttura ad anfiteatro e perfettamente visibile da tutti i gradoni della cavea che discendono verso di esso. Da lì si innalzano le due colonne-torri che caratterizzano anche l'esterno: in quella di destra è collocato il tabernacolo dall'inusuale forma sferica (un richiamo al profilo dell'ostia eucaristica), evidenziato da un ampio oculo scavato nel cemento della colonna-torre; in quella di sinistra, invece, è collocato l'ambone. Al centro del presbiterio, e quindi dell'intero edificio, si trova l'altare quadrangolare in granito rosa di Villasalto. Degno di nota è anche il Crocifisso, accanto all'altare, opera in argento di Franco D'Aspro. Caratteristica è l'assenza di statue e del tradizionale arredo di banchi con inginocchiatoio, schienale e seduta, sostituiti da file concentriche di semplici (ma scomode) panche di sapore indubbiamente moderno, ma anche un po' troppo "laico" e "spettacolare" secondo le aspre critiche piovute sui principi estetici e liturgici della costruzione, definita negativamente come "chiesa-anfiteatro" o "chiesa postconciliare". Tuttavia, nelle intenzioni di progettista e committenza, questo allestimento è stato studiato per favorire sia la partecipazione alle celebrazioni sia il contatto dei fedeli tra loro e per simboleggiare lo stretto rapporto di comunione e di carità che scaturisce dal sacramento eucaristico. Lucio Barbera (a cura di), Francesco Berarducci architetto, Roma, Gangemi, 1994. ISBN 978-88-7448-598-7. Abstract sul sito dell'editore. Quartu Sant'Elena Storia della chiesa sul sito della parrocchia. Alcune immagini della chiesa: dell'esterno sul portale Sardinia, dell'interno sul sito acale.it Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive..

La Palma (Cagliari)
La Palma (Cagliari)

La Palma è un quartiere di Cagliari di 1 206 abitanti. È un quartiere di piccola estensione, delimitato dalle grandi via Tramontana e viale Poetto e dalle saline di Molentargius. La via interna principale, via Favonio, termina nel vicino Quartiere del Sole. Qui si trova la vecchia Chiesetta delle saline e la nuova chiesa del SS. Nome di Maria, sorta agli inizi degli anni ottanta. Nel quartiere si trova anche la sede della circoscrizione numero 5 che comprende altri sette quartieri della città. Sorgono inoltre una scuola elementare e una materna, delle società sportive di basket e calcio, e vengono proposte diverse opportunità di aggregazione giovanile grazie al gruppo scout che vi opera. Il quartiere è provvisto da un servizio di biblioteca garantito dal Bibliobus del Sistema Bibliotecario Comunale che vi sosta il venerdì mattina. Confina con i quartieri Poetto, San Bartolomeo ed è sita accanto al Quartiere del Sole. Il quartiere è predominato da quella che una volta era edilizia agevolata, ma a differenza di altri quartieri della città qui si sono costruiti palazzi di circa tre/quattro piani e non sono rare le abitazioni con giardino. Negli anni settanta il quartiere ha conosciuto un periodo di difficoltà, diventando crocevia di spaccio di stupefacenti, periodo fortunatamente terminato negli anni 80 e oggi La Palma è uno dei quartieri residenziali più vivibili della città grazie alla presenza di spazi verdi e aree pubbliche. Si deve riconoscere, indipendentemente dalle idee religiose, l'importante funzione di aggregazione della locale parrocchia che in particolare negli anni 90 è stata molto attiva nel coinvolgere i ragazzi in numerose attività sociali. Sotto una nuova direzione, le attività sono riprese all'interno dell'oratorio del quartiere, coinvolgendo anche l'ampio gruppo scout della parrocchia. Nella stagione calcistica 1989/1990 la squadra di calcio del quartiere, il La Palma Calcio, è stata la seconda squadra della città di Cagliari a disputare un campionato professionistico, partecipando al campionato di Serie C2. Abitanti censiti Gianni Loddo, Guida all'architettura contemporanea di Cagliari, 1945-1995, Coedisar, 1996, ISBN 9788885966178. Quartieri di Cagliari Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su La Palma