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Altichiero (Padova)

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Alti chiesa
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Altichiero è un rione di Padova. Amministrativamente appartiene al Quartiere 6 Ovest della città, di cui occupa la porzione nord-ovest del territorio. È anche detto (soprattutto dai più anziani) Altichiero Croce, con allusione ad un'antica croce che risalirebbe ai primissimi evangelizzatori della landa. È di fatto incanalato tra la ferrovia che unisce il capoluogo euganeo a Calalzo (limite est) ed il "nuovo" tracciato dell'ex Statale "Valsugana" (limite ovest). Il fiume Brenta lo separa dal Comune di Vigodarzere, vicinissimo in linea d'aria. Non sono disponibili (per ovvie ragioni organizzativo-anagrafiche) dati demografici specifici su Altichiero, ma è sempre possibile far riferimento ai dati del "quartiere amministrativo", peraltro reperibili sulla voce principale indicata in proemio. Si tratta di un tipico agglomerato urbano, evolutosi da un contesto eminentemente agrario ad un necessitato ruolo "sub-residenziale", determinato dall'obiettiva vicinanza con il capoluogo comunale, e dall'ovvia saturazione degli spazi edificabili presto raggiunta dalla città, caratterizzata da un impianto urbanistico sostanzialmente medievale.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Altichiero (Padova) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Altichiero (Padova)
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Stadio Euganeo
Stadio Euganeo

Lo stadio Euganeo è un impianto sportivo di Padova adibito prevalentemente alla pratica del calcio. In termini di capienza, costituisce la maggior arena scoperta della città e della relativa provincia, nonché il secondo impianto sportivo del Veneto dopo il Bentegodi di Verona. Inaugurato nel 1994, ha ospitato da allora, gli incontri interni del Padova, maggiore club calcistico cittadino, nonché manifestazioni internazionali di atletica leggera e rugby e diversi eventi extrasportivi quali grandi concerti musicali. Nel gennaio del 2021 sono iniziati i lavori volti a eliminare la pista di atletica e a costruire a ridosso del campo da calcio la nuova curva Sud, al cui interno troverà posto un'area polifunzionale comprendente due palazzetti dello sport. L'amministrazione comunale padovana cominciò a valutare l'idea di costruire un nuovo stadio allorché il maggior club calcistico cittadino tornò in Serie B nel 1987: il vecchio stadio Silvio Appiani era infatti ormai obsolescente e una sua ristrutturazione appariva di difficile attuazione. Il progetto originale di Gino Zavanella (per uno stadio da 48.000 posti con quattro tribune tutte coperte) venne mutuato da quello proposto precedentemente per l'edificazione dello Stadio delle Alpi di Torino, scartato in favore di un altro bozzetto realizzato dallo studio Hutter. I lavori di costruzione dell'Euganeo iniziarono il 2 dicembre 1989 con la posa della prima pietra in via Due Palazzi. Nel 1992, con i lavori che procedevano a rilento, l'assessore allo sport del comune di Padova Sergio Verrecchia, sostenitore del progetto. Lo stadio non era ancora stato ultimato quando nel 1994 il Padova vi disputò la sua prima partita in Serie A: erano ancora assenti le coperture delle gradinate e la curva Sud. Nel 1998 i lavori ripresero con alcune modifiche dal progetto originale, per concludersi nella stagione 1999-2000, con il Padova in Serie C2, quando venne inaugurata la curva Sud destinata ai tifosi del Padova. Lo stadio fu inaugurato il 19 giugno 1994 con un'amichevole tra il Padova della stagione 1993-1994 e una selezione di vecchie glorie biancoscudate al cospetto dell'allora sindaco Flavio Zanonato e del segretario del PPI nel Veneto Rosy Bindi. Il 10 luglio si tenne la prima manifestazione ufficiale con l'8ª edizione del Meeting Città di Padova di atletica leggera. Il 14 agosto fu organizzata una seconda amichevole contro la Juventus terminata 0-0. La prima partita ufficiale fu la sfida di Coppa Italia contro l'Inter del 31 agosto, terminata con la vittoria dei nerazzurri per 3-0. Dal 2011 si iniziò a ipotizzare la riqualificazione dell'impianto con l'eliminazione della pista di atletica e l'avvicinamento delle curve al campo di gioco, nonché i lavori necessari per migliorarne l'accessibilità. A tali scopi furono formulati diversi progetti, uno dei quali prevedeva la costruzione di una nuova curva Sud a ridosso del campo e l'istituzione di una nuova linea tramviaria che collegasse lo stadio col centro città. Nel settembre 2018 fu inaugurato il ristrutturato Stadio Daciano Colbachini, che per l'occasione tornò a ospitare il Meeting Città di Padova. Si rese così superflua la pista di atletica dell'Euganeo, e fu quindi dato il via al progetto per la ristrutturazione dello stadio che prevede l'eliminazione della pista stessa e il graduale avvicinamento degli spalti al campo. La prima fase consiste nella costruzione della nuova curva Sud, che ospiterà 3 200 spettatori, con gradinate sensibilmente avvicinate al campo (6 metri di distanza), e che al suo interno ospiterà un'ampia struttura indoor comprendente due campi da gioco polivalenti e tribune da 2 000 spettatori complessivi. Il contratto di appalto fu firmato nel dicembre 2020 e il mese dopo ebbero inizio i lavori, con la consegna prevista per la fine del 2021. I problemi legati alla pandemia di COViD-19 e altri che si presentarono in corso d'opera fecero ritardare la consegna dei lavori e aumentare sensibilmente i costi. A lavori non ultimati, nel novembre 2022 fu disposto il sequestro preventivo del cantiere per irregolarità commesse dall'impresa appaltatrice nel corso della gara d'appalto e nel successivo subappalto dei lavori. Fu quindi rescisso il contratto con la ditta appaltatrice e per riprendere i lavori si rese necessario un nuovo appalto, subordinato allo stato di consistenza dell’opera al momento del sequestro presentato dalla vecchia ditta appaltatrice. Nacquero tensioni al riguardo e l'opera rimase incompiuta a lungo. Il campo di calcio misura 105 metri di lunghezza per 68 di larghezza. L'impianto dispone di amplificazione sonora, barriere protezione porte, telone protezione campo, impianto di illuminazione, palestre per preriscaldamento, impianto TV a circuito chiuso interno, parcheggi per giocatori e arbitri e aveva una pista d'atletica regolamentare, parzialmente eliminata. Gli spettatori distano al massimo 180 metri dal campo di calcio. Lo stadio è situato nelle immediate vicinanze della tangenziale ovest della città, a circa: 5 km dalla stazione centrale 2 km dall'uscita di Padova Ovest dell'autostrada A4 50 km dall'Aeroporto di Venezia 63 km dall'Aeroporto di Treviso 92 km dall'Aeroporto di Verona La capacità dello Stadio Euganeo era inizialmente di 32.420 posti (di cui 84 per la stampa), che furono ridotti a seguito del Decreto Pisanu del 2007 contro la violenza negli stadi. Il 27 giugno 2007, il Calcio Padova annunciò la riduzione della capienza a 7.492 posti, in conformità alla Determinazione n. 31 del 2007 emanata dall'Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni a carattere sportivo del Ministero degli Interni, che prevede l'adeguamento alle norme anti-violenza per "gli impianti sportivi del gioco del calcio che hanno capienza superiore a 7.500 spettatori". Precedentemente la capienza era già stata ridotta a 9.981 posti. Nella stagione 2008-2009, la capienza per le partite di calcio fu portata a 17.000 spettatori, grazie all'adeguamento al decreto Pisanu (tornelli, posti nominativi, telecamere interne ecc.), e in seguito a 18.236. Per le partite riguardanti altri sport, la capienza massima era quella effettiva di 32.420 posti; lo stadio era pieno in ogni ordine di posti in occasione della partita di rugby Italia-Australia giocata l'8 novembre 2008. Si prevede che alla fine dei lavori di ristrutturazione iniziati nel 2021 la capienza sarà portata a 25.500 posti. Il totale originario di 32.420 posti a sedere era suddiviso nel seguente modo: Poltrone: 591 Tribuna Ovest: 7.047 Tribuna Est: 7.950 Gradinata Ovest: 5.056 Gradinata Est: 5.056 Curva Sud locali: 3.318 Curva Nord ospiti: 3.318 Tribuna Stampa: 84 Il Padova ha disputato all'Euganeo le partite casalinghe di campionato a partire dal 1994, anno in cui fu festeggiato il ritorno in Serie A dopo 32 anni nelle serie inferiori. La prima partita di campionato sul nuovo terreno fu quella della stagione di Serie A 1994-1995, che l'11 settembre 1994 oppose i biancoscudati al Parma, terminata con la vittoria degli ospiti per 3 a 0. Dal 1994 al 1999, gli ultras del Padova seguirono le partite dalla Tribuna sud-est, da qualche anno rinominata Tribuna Fattori in onore dello storico radiocronista della squadra Gildo Fattori. Nel 1999 venne completata la costruzione della Curva Sud e gli ultras vi si trasferirono. Quando nel 2009 il Padova tornò in Serie B, l'adeguamento dell'impianto ad una capienza superiore permise loro di tornare definitivamente alla Fattori, dove la visuale è molto migliore rispetto alla Curva Sud ed il prezzo ridotto rispetto alla Tribuna Est. Dal 2006, all'interno dello stadio si è trasferita la sede del Padova, assieme a quella del comitato regionale del Coni, dell'Aia Padova della Federazione Ginnastica d'Italia Veneto e molte altre. Il 29 gennaio 2010, a cento anni esatti dalla fondazione del Padova, è stato inaugurato all'interno dello stadio il museo dedicato alla società. Durante la stagione 2014-2015, complice l'esclusione del Calcio Padova dai campionati di Lega Pro e Serie D, l'Euganeo diventa la nuova casa della Biancoscudati Padova e dell'Atletico San Paolo Padova, entrambe militanti in Serie D. Tuttavia il San Paolo vi aveva disputato anche una partita del campionato di Serie D 2010-2011, in attesa che venisse adeguato alle norme della Serie D lo Stadio Plebiscito. Lo stadio Euganeo è stato sede di un incontro amichevole della nazionale di calcio dell'Italia, disputato il 30 marzo 2005 contro l'Islanda e terminato con il punteggio di 0-0. Il 20 novembre 2010, si è tenuta la partita Italia-Stati Uniti valida per la qualificazione al Campionato mondiale femminile di calcio 2011, vinta dalle statunitensi 1-0. Il 13 aprile 2011, si è svolta la partita amichevole dell'Under 21 Italia-Russia, finita 2-0 per gli azzurrini. Il 25, 27 e 30 marzo 2016 all'Euganeo si sono tenute tre sfide valide per l'Elite round del Campionato europeo di calcio Under-19 2016. In due di queste sfide l'Italia Under-19 ha sfidato Israele e Svizzera. La terza sfida ha visto contrapposte Israele e Svizzera. In passato hanno giocato all'Euganeo anche il Cittadella, nelle stagioni 2000-2001 e 2001-2002 in Serie B, il Treviso, che vi disputò le prime partite in casa della stagione 2005-2006 in Serie A, e il Lecco, che vi disputò la prima partita della stagione 2023-2024 di Serie B contro il Catanzaro. La prima manifestazione ufficiale tenutasi allo stadio fu il 10 luglio 1994 il Meeting Città di Padova di atletica leggera, organizzato dalla locale società sportiva Assindustria. Questo evento, che si era tenuto in precedenza allo Stadio Daciano Colbachini nel quartiere Arcella, si svolge ogni anno e viene ritenuto uno dei più importanti in Italia, con la partecipazione di alcuni atleti di primo piano del panorama internazionale. Nel 2018 il meeting ritornò al Colbachini dopo la ristrutturazione di questo impianto. L'8 novembre 2008 vi fu disputato il test match di rugby tra le nazionali di Italia e Australia. Per la prima volta il grande rugby era approdato all'Euganeo: l'incontro, terminato 30-20 in favore degli ospiti, fece registrare per la prima volta il tutto esaurito sugli spalti. Un altro importante test match fu disputato all'Euganeo il 22 novembre 2014 in occasione del Tour della Nazionale del Sudafrica davanti a 32.000 spettatori. L'incontro si chiuse con la vittoria del Sudafrica sull'Italia per 22-6. Nel novembre 2016 si è disputato l'incontro Italia-Tonga di Rugby, seguito un anno dopo (25 novembre 2017) da un test match con la nazionale Sudafricana in occasione dei Credit Agricole Cariparma test match 2017. Infine, il 17 Novembre 2018 si è disputato il secondo dei Cattolica test match 2018 tra l'Italia e l'Australia, finito 26-7 in favore degli ospiti. A partire dal 2000 l'impianto ha ospitato diversi concerti musicali. Il primo artista a riempire lo stadio è stato Luciano Ligabue l'8 settembre 2000. Dal 2004, nel settore nord dei parcheggi dello stadio ha luogo in estate tra giugno e luglio lo Sherwood Festival, organizzato dall'emittente padovana Radio Sherwood. L'evento dura circa un mese e ospita concerti musicali di artisti di richiamo internazionale, rappresentazioni teatrali, dibattiti ecc. Oltre ad alcuni bar e ristoranti, sono presenti al festival un secondo palco per eventi minori, varie attività commerciali, una pista da ballo ed altre attrazioni. Una volta costruito, l'Euganeo suscitò ben presto polemiche negli ambienti della tifoseria padovana che riteneva il nuovo impianto molto meno fruibile rispetto al vecchio Stadio Appiani, facile da raggiungere in quanto situato nel centro cittadino, nonché capace di offrire una ben migliore visibilità dagli spalti, direttamente affacciati sui bordi del terreno di gioco. La struttura è stata giudicata esteticamente brutta, scomoda e poco funzionale: tra le problematiche più frequentemente sollevate vi è la scarsa visibilità dagli spalti (e in particolare dalle curve), assai distanti dal campo per via della pista di atletica e della conformazione complessiva dell'arena, a pianta rettangolare. Inoltre la struttura in cemento levigato dei gradoni rende gli stessi scivolosi, specialmente a seguito delle gelate invernali. Gli ultras di casa, trovando particolarmente scomoda la curva sud dello stadio, hanno infine deciso di lasciarla e di occupare il settore inferiore della tribuna laterale sud-est. Oggetto di contestazioni è stata anche (come già accennato) la presenza della pista di atletica in uno stadio di tali dimensioni e in assenza di manifestazioni di grandi richiamo: a tal riguardo il meeting Città di Padova, a ingresso gratuito, attirava poche migliaia di spettatori (appena 6.000 nell'edizione del 2011). Un'altra pecca dell'impianto è la collocazione decentrata: la lontananza dell'Euganeo dal centro cittadino rende l'impianto difficile da raggiungere, complice anche l'assenza di servizi di trasporto pubblico dedicati (la fermata d'autobus più vicina si trova a circa 2 km.). Il 3 dicembre 2011, durante la partita tra Padova e Torino, si verificarono problemi all'impianto di illuminazione dello stadio fino al completo blackout al 31° del secondo tempo, con lo spegnimento anche delle luci di emergenza, che determinarono la sospensione della gara, poi conclusa undici giorni dopo.. Furono date contrastanti versioni sull'origine del guasto (società e comune affermarono che il problema fu causato da un guasto ad una cabina esterna ma ENEL smentì). Un'indagine strutturale condotta nel luglio 2012 riscontrò diversi difetti relativi alla costruzione e all'incuria dello stadio. Emersero in particolare preoccupanti crepe sui muri, l'intonaco che si scrostava, il distacco di molti pannelli dei controsoffitti, la comparsa di muffa e stalattiti dovute all'umidità. L'indagine mise in luce anche alcune carenze igieniche, come la mancanza di pulizia del guano che si depositava sui pavimenti delle tribune. Meeting Città di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Euganeo (EN) Stadio Euganeo, su Structurae. Lo Stadio Euganeo, su padovacalcio.it. Lo Stadio Euganeo, su studiogau.it. Lo Stadio Euganeo, su padovanet.it. Lo Stadio Euganeo, su stadiumguide.com.

Stazione di Vigodarzere
Stazione di Vigodarzere

La stazione di Vigodarzere è una stazione ferroviaria posta sul tronco comune alle linee Bassano-Padova e Calalzo-Padova. La stazione è stata ammodernata e adeguata agli standard SFMR nei primi anni 2000. La stazione è dotata di tre binari e le relative banchine sono rialzate per ottenere un accesso a raso ai treni predisposti. La stazione è accessibile ai portatori di handicap tramite un ascensore per la banchina a isola per i binari 2 e 3 e tramite una rampa per il primo binario. È dotata di una piccola sala di attesa e di una biglietteria self-service. L'impianto comprende il ponte sul fiume Brenta, originariamente a doppio binario, distrutto durante la Seconda guerra mondiale e riattivato a singolo binario, che mantiene tuttora. Entro il 2026 Rfi costruirà un nuovo ponte di 100 metri (il più lungo a campata unica d'Italia) che permetterà l'adeguamento a doppio binario dell'attraversamento ferroviario sul fiume Brenta. In origine la stazione era dotata di un apparato centrale a filo tipo Innocenti a 12 leve per la manovra dei segnali ad ala, con deviatoi manovrati a mano ed assicurati a chiave. Dal 1978 la stazione venne dotata di un Apparato Centrale Elettrico a leve individuali tipo FS a 25 leve, successivamente sostituito nel 2005 da un Apparato centrale computerizzato. I deviatoi erano e sono tuttora a manovra elettrica. Dal 1991 al 2002 questo impianto gestiva provvisoriamente il traffico dell'ex Bivio Altichiero, poi riattivato con un ACEI sotto il controllo della Cabina A della stazione di Padova. La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con le regioni interessate. La fermata è classificata da RFI nella categoria "Bronze". Dispone dei seguenti servizi: Biglietteria automatica Sala d'attesa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Vigodarzere

Stadio Daciano Colbachini
Stadio Daciano Colbachini

Lo stadio Daciano Colbachini, ex stadio Littorio, è un impianto sportivo di atletica di Padova. Fu per 22 stagioni il campo di gioco delle Fiamme Oro Rugby. Dal 1987 al 1993 ha ospitato le prime edizioni del Meeting Città di Padova di atletica leggera, che nel 2018 è tornato al Colbachini. È dedicato all'atleta e imprenditore Daciano Colbachini, semifinalista nei 110 metri ostacoli alle Olimpiadi di Stoccolma 1912 e Anversa 1920. Costruito sul finire degli anni venti dal Gruppo Sportivo Tita Fumei, tra il 1956 e il 1978 lo stadio fu teatro delle imprese delle Fiamme Oro, compagine cittadina di rugby a 15 che vinse in questo impianto cinque scudetti (nelle stagioni 1958, 1959, 1960, 1961 e 1968) e quattro Coppe Italia (nel 1968, 1969, 1971 e 1972). La squadra rimase nella massima serie fino al 1978, anno in cui retrocedette e il gruppo fu dismesso Ha ospitato le prime sette edizioni del Meeting Città di Padova di atletica leggera, a cui partecipano atleti di fama mondiale, tra cui l'astista ucraino Serhij Bubka, che il 30 agosto 1992 in questo impianto realizzò il suo terz'ultimo record del mondo con la misura di 6,12 m.. A partire dal 1994, il meeting è stato spostato nel nuovo stadio Euganeo, situato nella periferia nord-ovest della città veneta. Nel 2018, dopo la ristrutturazione, il meeting è tornato a disputarsi al Colbachini. Dal 1º al 3 luglio 2011, si sono svolti al Colbachini i Campionati italiani assoluti di atletica leggera e Pentathlon per disabili, che per la prima volta hanno visto la presenza di alcuni atleti stranieri. Il Colbachini oggi è un punto di riferimento per l'attività tecnica del Veneto di atletica leggera. All'interno della struttura si allenano atleti di interesse nazionale e internazionale. Annualmente lo stadio ospita in media 50 gare provinciali, regionali e nazionali, e durante l'estate vi si svolgono i Centri Sportivi Estivi, che coinvolgono oltre 200 bambini dai 6 ai 14 anni. Nel 2018 sono stati eseguiti lavori di radicale ristrutturazione dell'impianto che comprende l'allargamento della pista di atletica e nuove tribune sul lato opposto di quelle esistenti. La ristrutturazione è finalizzata a restituire il ruolo di struttura principale dell'atletica padovana al Colbachini, che quello stesso anno è tornato ad ospitare il Meeting Città di Padova. L'intervento potrebbe consentire l'eliminazione della pista di atletica dallo Stadio Euganeo, che verrebbe in tal caso a sua volta profondamente ristrutturato. Dal 28 al 30 agosto 2020 ha ospitato trenta delle quaranta gare in programma ai campionati italiani assoluti di atletica leggera. L'impianto si compone di una pista di atletica a 8 corsie, con tribuna e sottotribune, 2 palestrine e un rettilineo indoor di 150 m in sintetico riscaldato, tutto con servizi. Fiamme Oro Rugby Meeting Città di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Daciano Colbachini Lo Stadio Daciano Colbachini su Padovanet.it, su padovanet.it. Lo Stadio Daciano Colbachini su Assindustriasport.it, su assindustriasport.it.

Chiesa di San Giovanni Battista (Pontevigodarzere)
Chiesa di San Giovanni Battista (Pontevigodarzere)

La chiesa di San Giovanni Battista è la parrocchiale di Pontevigodarzere, quartiere di Padova, in provincia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato dell'Arcella. Anticamente, a Pontevigodarzere esisteva una piccola cappella dedicata a San Giovanni Battista. Ad essa era preposto l'arciprete di Torre, il quale, all'inizio del Novecento, decise di far costruire una nuova chiesa a Pontevigodarzere. Avuto il benestare del vescovo Luigi Pellizzo, iniziarono i lavori di edificazione del nuovo edificio, il quale fu aperto al culto nel 1924. L'anno successivo divenne parrocchiale e, verso la fine del secolo, fu completamente restaurato; venne dedicato nel 1994. L'edificio sorge con orientamento est-ovest, a ridosso dell'argine sinistro del fiume Brenta. La pianta è a navata unica, con cappelle laterali che sporgono dalla struttura, priva di campanile, dove i mattoni faccia a vista lasciano spazio ad elementi decorativi in pietra richiamando l'impostazione dell'architettura religiosa romanica con i più recenti canoni neoromanici. La facciata spezza lo sviluppo verticale con una cornice marcapiano ed è impreziosita da archetti pensili di gusto romanico. L'accesso al portale principale, sopraelevato rispetto al piano stradale, è preceduto da una scalinata e impreziosito da un protiro con volta a botte sostenuta da una coppia di colonne. Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono un dipinto di bottega veneta raffigurante il Battesimo di Gesù Cristo, realizzato tra i secoli XVIII e XIX, una pala il cui soggetto è la Madonna con il Bambino e San Giovanni Battista, un tempo posta in una chiesetta della Guizza, e un'altra del 1630 di San Giovanni Battista che offre un agnello a Gesù bambino alla presenza di un angelo musicante, probabilmente opera di Alessandro Varotari. Padova Pontevigodarzere Parrocchie della diocesi di Padova Diocesi di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni Battista Chiesa di San Giovanni Battista, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Santuario dell'Arcella
Santuario dell'Arcella

Il santuario Antoniano dell'Arcella, conosciuto popolarmente come Sant'Antonino, è un luogo di culto cattolico situato all'Arcella, quartiere settentrionale della città di Padova. Al suo interno si conserva la cella dove spirò sant'Antonio il 13 giugno 1231. Sebbene la costruzione sia relativamente recente, il luogo di culto ha origini antiche. Oggi la chiesa, santuario retto dai frati minori conventuali, gode di titolo parrocchiale. Nell'area dell'attuale santuario stava nel XIII secolo un ospizio (o xenodochio) retto da una comunità di monache clarisse fondata, secondo la tradizione, da san Francesco d'Assisi nel 1220 dopo il suo rientro dalla Terra Santa. Questo sorgeva in una zona extraurbana, sulla strada che portava verso Porta Molino. Quando il 13 giugno 1231 sant'Antonio - ospite dal conte Tiso in Camposampiero - si sentì mancare, chiese di essere riportato a Padova dove desiderava morire. Trasportato verso la città su un carro trascinato da buoi, si dovette fermare presso l'ospizio della clarisse: lì fu portato all'interno di una cella dai confratelli che temevano l'accalcarsi della folla devota. Adagiato a terra, ricevette l'estrema unzione. Recitato l'inno O gloriosa Domina e pronunciate le parole Video Dominum meum (Vedo il mio Signore), spirò all'età di 36 anni. La salma del santo fu poi portata in città, alla chiesa di Santa Maria Mater Domini, dove egli voleva essere sepolto. La cella in cui morì Antonio divenne un luogo di culto frequentatissimo. Nello stesso 1231 morì la clarissa Elena Enselmini e fu sepolta nella chiesetta dello spizio: la tomba della venerata francescana attirò ulteriore numero di devoti presso l'Arcella. Verso la metà del Duecento il libero comune padovano fece riedificare le strutture. Le clarisse ebbero un cenobio e la cella di sant'Antonio fu inglobata nella nuova chiesa. Questo complesso fu danneggiato in più occasioni e in svariate vicende belliche, trovandosi in prossimità delle mura della città. Le clarisse dell'Arcella si rifugiarono in città più volte, dove fondarono il cenobio e la chiesa di Santa Chiara e poi, nel 1506, costruirono la chiesa della Beata Elena dove fu portato il corpo della Enselmini e un grande convento. La cella di sant'Antonio si salvò dalle distruzione e fu trasformata in capitello. Fu grazie al lascito di Baldassarre Dondi dell'Orologio che, a partire dal 1649, si trasformò il sacro loco in una più dignitosa chiesa di Sant'Antonin che ebbe la preziosa cella posta a presbiterio. Conclusa nel 1675 e affidata alle cure delle clarisse della Beata Elena. Nel 1792 la badessa Elisabetta Speroni diede inizio alla costruzione di un nuovo luogo di culto. Ai lavori partecipò economicamente anche il cardinale Chiaromonti, futuro papa Pio VII. Nel secondo quarto dell'Ottocento si avviò una campagna di ricostruzione del santuario guidata dal nobile padovano Giovanni Battista Trevisan: su suo progetto si riedificò o ampliò la precedente costruzione secondo il gusto neoclassico. L'edificio fu concluso nel 1842. Si caratterizzava per l'imponente pronao elevato sullo stile corinzio e per due campaniletti gemelli, che affiancavano l'unica piccola navata. Il santuario neogotico si principiò nel 1890 su disegno di Eugenio Maestri come ampliamento della precedente costruzione a cui si innestò attraverso una serliana. L'interno fu interamente dipinto a tempera da Giacomo Manzoni con la collaborazione di Agide Aschieri. Si iniziò a costruire anche un nuovo grande campanile sul sagrato. Si avviò così un cantiere che si concluse solo verso il 1931, quando Nino Gallimberti portò a compimento il progetto di Maestri ma con gusto più puro: si eliminarono le pitture ottocentesche, si demolì il lacerto del santuario neoclassico e si elevò la cupola, con transetto, abside e cappelle che andarono a circondare la cella antoniana. Ne risultò un arioso edificio sui canoni del gotico padano caro ai francescani, giocato sulla cromia del rosso e del bianco (pure colori della città di Padova). Il campanile fu completato sotto direzione dell'ingegnere Agostino Zanovello, rispettando il gusto neogotico della nuova chiesa e fu culminato dalla statua di Sant'Antonio. Sopra il campanile venne eretta nel 1922 una statua del Santo in legno di larice di 5,5 metri, scolpita da Silvio Righetti. Sul campanile è installato un concerto di 8 campane finemente lavorate, fuse nel 1922 dalla fonderia Cavadini di Verona. Il concerto copre l'intera ottava musicale (diatonica maggiore) partendo dal "do centrale" (Do3). Savonarola Michele De magnificis ornamentis regie civitatis Padue in R.R. SS. t XIV, Mediolani, Tip. Soc. Palatinae, 1738. Gonzati Bernardino O.F.M. Conv. Dell' Arcella di Padova. Notizie storiche raccolte e descritte Padova tip. Crescini, 1844, II Ediz. Berzi Luigi "Rettore dell' insigne Santuario di S. Antonio in Arcella". Ai Divoti di S. Antonio (coi tipi di A. Bianchi - 1851) Perli Riccardo L'Arcella insigne Santuario di Santo Antonio nel suburbio di Padova Cenni storici e documenti pubblicati nel 7º Centenario della nascita del Santo 1195 - 1895 - Padova, Tipografia Antoniana 1895 Sartori Antonio O.F.M. Conv. Il Santuario dell' Arcella a Padova da Miscellanea Francescana Tomo 56 - Ott. Dic. 1956 Lotto Ruggero S. Antonio e la sua Arcella de Il Grande Patrono Santuario di S. Antonio d' Arcella - Padova Maggio 1970 Saracini Leopoldo La Cella del Transito di S. Antonio nel Santuario Antoniano dell' Arcella estratto dalla Rivista "Il Santo" XL, serie II, maggio - dicembre 2000 - Centro Studi Antoniani, Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario dell'Arcella Sito ufficiale, su santuarioarcella.it.

Mejaniga
Mejaniga

Mejaniga è una frazione del comune sparso di Cadoneghe, in provincia di Padova. Con i suoi 11 434 abitanti è la frazione più popolosa del comune. La frazione è collocata a ovest rispetto alla località principale di Cadoneghe. La frazione, d'altronde come l'intero comune, ha visto un'importante crescita demografica, accompagnata a un incremento dell'urbanizzazione, in particolare tra gli anni 1960 e gli anni 1990. Si ritiene quasi certo che il nome Mejaniga derivi da Aemilianus (Emiliano), forse uno dei primi assegnatari del fundus nella centuriazione romana. Salomonio, in una pubblicazione del 1654, scriveva: Nel documento del 1047 sopracitato da Salomino si legge che l'arcivescovo Bernardo donò dei terreni, alcuni dei quali si trovavano "intra vico Millanica", da cui deriverebbe l'attuale nome di Mejaniga. Nello statuto del 1265, poi, il luogo viene chiamato "Millanica a Brenta". Il territorio di Cadoneghe e con esso Mejaniga fa parte della centuriazione romana, meglio conosciuta come Graticolato Romano "Cis Musonem". I Romani in questa zona fecero delle bonifiche rendendo l'area abitabile. Pare che ad alcuni legionari licenziati da Augusto furono assegnate queste terre. Dopo la caduta dell'Impero Romano seguirono le invasioni barbariche: la scia di distruzione culminò con la grande alluvione del 589 che vide lo straripamento dei fumi Adige, Bacchiglione e Brenta. I territori circostanti diventarono quindi paludosi e malsani. Questa calamità durò anni e provocò la rovina della zona. Nel XII secolo l'area era circondata da un vasto bosco che si estendeva su entrambe le rive del fiume fino a Mejaniga, chiamato "Silva de Brenta". Sembra che sullo stesso luogo dove sorge l'attuale chiesa parrocchiale vi fosse un castello, e che accanto sorgeva un oratorio. Questo castello risulta peraltro presente in una pianta delle fortificazioni del Graticolato Romano. La costruzione fu comprata dalla potente famiglia "Da Nono", che aveva possedimenti in tutto il padovano e in tutta la Marca trevigiana. Successivamente il castello fu abbandonato, e i resti vennero usati per costruire le mura di Cittadella. L'esponente più importante che amministrava a Mejaniga fu Giovanni Da Nono (1276-1346). A ridosso del viale principale, verso sud, è visibile ancora oggi un lieve avvallamento. Questo corrisponde all'antico letto del fiume Brenta, il cui corso è stato modificato nel 1812. Nelle mappe catastali di metà '800 è ancora visibile l'antico assetto geografico del fiume. I confini politici risentono tuttora dell'antico tracciato: la parte a sud rispetto l'avvallamento è ancora parte del comune di Padova. A Mejaniga si trova la sede comunale di Cadoneghe. La parrocchia presente nella frazione è dedicata a Sant'Antonino Presbitero e Martire, costruita nel 717. Ogni autunno la parrocchia organizza la sagra del paese. A Mejaniga inoltre sorgono lo stadio M.L. King e il circolo tennis Cadoneghe.

Chiesa di San Giovanni di Verdara
Chiesa di San Giovanni di Verdara

La chiesa di San Giovanni di Verdara è un edificio di origine medievale che fu luogo di culto sino al 1866. Si affaccia su contrà Verdara, ora via San Giovanni di Verdara a Padova. Fu per secoli la chiesa del vicino monastero dei canonici regolari lateranensi e grande centro artistico della città. Oggi l'antica struttura, con gli annessi edifici monastici, è ospedale militare. La chiesa sorse agli inizi del XIII secolo - già esistente nel 1219 - come edificio di culto di un cenobio di monaci benedettini albi: questo priorato, sorto in una zona della città "viridaria" caratterizzata dalla rigogliosa vegetazione, era per questo denominato "in viridario" poi "di Verdara". Il monastero si fece centro religioso rilevante tra il XIV secolo ed il XV secolo ed i monaci ingrandirono ed ampliarono la chiesa e gli edifici annessi. Nel 1431 papa Eugenio IV consegnò a commenda tutto il monastero al nipote cardinale Antonio Correr, vescovo di Ostia che la affidò nel 1436 ad una fiorente comunità di canonici regolari lateranensi che intrapresero una ampia campagna di restauro affidando i lavori a Lorenzo da Bologna e Giuliano da Porlezza. Tra il 1519 e il 1527 fu la residenza di Pietro Martire Vermigli e di Reginald Pole. Nel 1566 acquisì il titolo di abbazia. Tra il XV e XVII secolo i canonici raccolsero importanti opere artistiche e librarie tra cui il fondo di Pietro Montagnana, sviluppando una delle più importanti collezioni di stampo rinascimentale che richiamarono l'attenzione di umanisti del calibro di Pietro Bembo, assiduo frequentatore del complesso. Il "museo" di San Giovanni di Verdara divenne una delle attrazioni principali della città tra il XVI ed il XVIII secolo, soprattutto dopo il lavoro dell'Abate Ascanio Varese che aggiunse alla raccolta la ricca collezione di Marco Mantova Bonavides, confluita nel monastero nel 1711. Alla cura contribui incessantemente pure Ludovico Antonio Muratori, attento catalogatore della biblioteca. Nel 1783 la Repubblica di Venezia soppresse l'ordine dei Canonici Lateranensi. La collezione dei religiosi divenne fondo del successivo Museo Civico mentre il resto fu convogliato presso la Biblioteca nazionale Marciana. La chiesa continuò ad essere officiata da sacerdoti secolari che ne mantennero l'arredo, mentre nelle strutture monastiche si installò la Ca' di Dio (brefotrofio) che lasciò spazio - dopo una breve occupazione dei piaristi - a tremila soldati austriaci con i loro duecento cavalli che vi crearono caserma nel 1847. La chiesa fu officiata sino al 1866 dall'ordine dei Gesuiti, che aveva acquistato il complesso nel 1852 e lo aveva trasformato in un convitto maschile. Poi le strutture vennero occupate ed in seguito espropriate dalla nuova amministrazione italiana ed il complesso fu trasformato in ospedale militare. La chiesa a tre navate fu progressivamente suddivisa in strutture funzionali all'attività ospedaliera. Attualmente la chiesa fa parte integrante del comprensorio della caserma "De Bertolini" dell'Esercito Italiano, presso la quale ha sede il Dipartimento Militare di Medicina Legale di Padova. Le numerose opere d'arte che decoravano la chiesa sono oggi in gran parte esposte presso i Musei Civici agli Eremitani Lo straordinario monumento, di fondamentale importanza per la storia artistica della città e dello sviluppo del gusto rinascimentale nell'Italia settentrionale, facendo oggi parte di un sedime militare, non è visitabile, pur rimanendo la facciata parzialmente visibile dall'antistante via San Giovanni di Verdara. Nella chiesa furono sepolti illustri personaggi quali Andrea Briosco, Lazzaro Bonamico, Giovanni Calfurnio, Giovanni da Cavino, Luca Ferrari, Domenico Senno. Sulla facciata a salienti, rivolta a levante, si scorgono ancora le aperture gotiche, tra cui il bel rosone decorato da archetti polilobati; il resto dell'impianto architettonico è successivo, forse seicentesco. Sull'arcata sopra il portale maggiore stava un affresco di Giacomo Ceruti raffigurante "la Vergine con san Giuseppe e San Giovanni", mentre sulla sinistra stava il monumento sepolcrale di Andrea Briosco con tondo bronzeo recante l'effigie dell'artista (disperso dopo il 1797) e memoriale dettata dal Canonico Girolamo Negri. Le fiancate sono mosse da numerosi e profondi archetti ciechi che denotano il carattere di una costruzione gotica, del XIV o XV secolo. L'abside rivolta a ponente sporge notevolmente dall'edificio e si conclude in pianta poligonale. A fianco sorge la base del campanile quasi del tutto atterrato dopo il 1866. A meridione si elevano le strutture monastiche ancora ben conservate caratterizzate dai due chiostri monumentali. L'interno della chiesa a tre navate aperte da ariose arcate, era ricco d'opere d'arte: su un altare era collocata la mirabile scultura raffigurante "la Vergine Addolorata col Cristo morto e putto dolente" di Antonio Bonazza (ora esposta ai musei civici) su l'altare di San Patrizio preziosa tela di Giovambattista Tiepolo "San Patrizio Vescovo nell'atto di sanare un infermo" ora presso la pinacoteca civica. Due monumentali sepolcri rinascimentali ora collocati nel Chiostro del Noviziato alla Basilica di Sant'Antonio arricchivano la chiesa: il più antico, dedicato a Giovanni Calfurnio, opera di Antonio Minello e dirimpetto, quello a Lazzaro Bonamico, eretto su modello di Andrea Palladio ed impreziosito dal busto bronzeo dell'umanista opera di Danese Cattaneo (l'originale esposto ora al Museo Civico di Bassano). Numerose le tavole e le tele: Pietro Bacchi da Bagnara, Stefano dall'Arzare, Pietro Ricchi, Alessandro Varotari. Il Rossetti ricorda che sull'altare del Santissimo "sta tabernacolo di Ebano, arricchito di pietre preziose del secondo genere che merita d'essere veduto". Se con la soppressione del 1783 le Canoniche di Verona e Bergamo ebbero i beni finiti all'incanto, il Senato della Repubblica ebbe per quella di Padova particolare zelo nel conservare la grandiosa collezione che i religiosi per secoli arricchirono: oltre la biblioteca, v'era la prestigiosa raccolta di "ritratti di uomini illustri, in metallo, in marmo, in avorio ed in cera", una ricca collezione di avori antichi e di bronzi, sia antichi che moderni, una considerevole pinacoteca e infine "vasi antichi, idoli e simulacri di molte e varie nazioni antiche e moderne, e moltissimi cammei e pietre intagliate; lucerne ed urne sepolcrali; pesi e sigilli antichi, degli alti e bassi tempi. V'ha altresì buon numero di minerali, fossili e crostacei, coralli e frutti marini,...stromenti matematici, astronomici ed ottici; ed una doviziosa raccolta di medaglie...". Una collezioni di stampo antiquariale, tanto in voga nell'Italia barocca. Tra i busti di cera spiccava quello del Tiziano "della più squisita manifattura" e tra le tele la Cena di Emmaus del Piazzetta (ora a Cleveland) ed opere di Girolamo Forabosco e Andrea Vicentino. L'apice delle raccolta si ebbe nel 1711 quando vi confluì la cinquecentesca collezione di Marco Mantova Bonavides magistralmente amministrata dall'abate Ascanio Varese (1726) coadiuvato alla biblioteca da Ludovico Antonio Muratori. Alvise Tiepolo nel ruolo di "Aggiunto sopra li monasteri" curò la gestione dei beni dopo la soppressione, affiancato da Paolo Rucolini bibliotecario della Pubblica di Padova e dall'abate Jacopo Marelli bibliotecario della Marciana di Venezia, opera conclusa il 16 gennaio 1784. I beni più preziosi delle biblioteca furono portati alla Marciana e gli altri restarono alla città di Padova confluendo nelle raccolte della Biblioteca universitaria di Padova, mentre "La parte Antiquaria...è da unirsi alle statue antiche, e famose, che si trovano nell'Atrio della Libreria di S. Marco, alle quali molto bene si uniformano queste cose di Antiquaria, essendo fra esse anco una raccolta di medaglie Greche e Romane, delle quali era desiderabile che si potesse averne qualche collezione a S. Marco...". Il rimanente restò a Padova, al Museo di Storia Naturale o Museo Pubblico, costituito già dal 1736, al Gabinetto di Fisica e alla Specola, mentre le "Pitture e Sculture...alla Città stessa di Padova col dovere di conservarle..." primitivo nucleo dell'attuale Museo Civico agli Eremitani. Giovambattista Rossetti, Descrizione delle pitture, sculture, ed architetture di Padova, in Padova 1780 Stamperia del Seminario Giannantonio Moschini, Guida per la città di Padova, Atesa editrice AA.VV., Padova Basiliche e chiese, Neri Pozza Editore Giuseppe Toffanin, Le strade di Padova, Newton e Compton Editori Giuseppe Toffanin, Cento chiese padovane scomparse, Editoriale Programma AA.VV., Padova, Medoacus Giovanna Luisa Ravagnan, Le collezioni di San Giovanni di Verdara Chiara Frison, "Da Padova a Venezia. L'ultimo catalogo dei manoscritti della biblioteca di S. Giovanni in Verdara (ms. Biblioteca Nazionale Marciana, It XI 323 (=7107)" in "Dialogo. Studi in memoria di Angela Caracciolo Aricò", Venezia, Centro di Studi Medioevali e Rinascimentali "E.A.Cicogna", 2017, pp. 189-224. Chiese di Padova Diocesi di Padova Monumenti di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni di Verdara