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Chiesa di San Martino a Paperino

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San martino a paperino
San martino a paperino

La chiesa di San Martino sorge a Paperino, frazione meridionale del comune di Prato. La chiesa fu in origine cappella dipendente dalla lontana pieve di Santo Stefano (l'attuale cattedrale); nel Duecento divenne chiesa parrocchiale. Una ristrutturazione del 1820-25 caratterizza presbiterio e interni, di garbata veste classicheggiante (con un pregevole Crocifisso ligneo cinquecentesco). Dell'antica struttura resta in facciata una bella lunetta trecentesca con la Madonna e il Bambino, attribuita a Francesco di Michele. Nel 2006 ha inizio un'ulteriore ristrutturazione. Il campanile ospita tre campane, le due piccole sono opera dei fiorentini Giuliano e Giovanni Domenico Moreni del 1738, mentre la grossa è della fonderia De Poli di Vittorio Veneto del 1998; è presente inoltre una piccola campanella. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Martino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Martino a Paperino (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Martino a Paperino
Piazza della Chiesa di Paperino, Prato Paperino

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Parrocchia di San Martino a Paperino

Piazza della Chiesa di Paperino
59100 Prato, Paperino
Toscana, Italia
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San martino a paperino
San martino a paperino
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Luoghi vicini

Paperino (Prato)
Paperino (Prato)

Paperino è una frazione del comune toscano di Prato, nell'omonima provincia, che fa parte della circoscrizione sud del comune. Il nome deriva probabilmente da papyrus ‘papiro’, ‘giunco’. Fantasiosa l'ipotesi che la fa derivare da Paperium, legionario romano, fondatore di una delle 45 ville circostanti il territorio pratese. Un’altra teoria celeberrima, ma falsa, è che il nome derivi da Paperino, noto personaggio Disney: in realtà tale toponomastico è ricordato a partire dal XII secolo. Il quartiere (nei registri parrocchiali nel 1850 si contano circa 400 anime) ha subito negli anni la trasformazione da campagna operosa e ben coltivata (caratterizzata dai numerosi piccoli corsi d'acqua, le cosiddette gore), ad area suburbana resa più popolosa dall'immigrazione dal meridione italiano e dal veneto negli anni sessanta e settanta, con il passaggio contemporaneo ad una economia basata sul piccolo artigianato tessile, a conduzione prevalentemente familiare, che ben si integrava con l'avanzata industria tessile pratese. Nell'ultimo decennio del XX secolo ha subito un ulteriore notevole incremento demografico, favorito soprattutto dal costo contenuto delle abitazioni rispetto ad altre zone di Prato. Paperino sorge a sud di Prato, non distante dall'Autostrada A11 "Firenze-Mare". Le altre frazioni pratesi più vicine sono San Giorgio a Colonica, Fontanelle e Le Badie. Di interesse storico la chiesa di San Martino, duecentesca. La località guadagnò notorietà negli anni ottanta del XX secolo grazie al film Ad ovest di Paperino con Alessandro Benvenuti, Athina Cenci e Francesco Nuti, nonostante nessuna scena del film fosse girata nella zona. Il carnevale, che coinvolge tutto l'abitato con sfilate di carri e di gruppi mascherati lungo le vie principali della località, è certamente la manifestazione più rilevante. La prima edizione di questo evento risale al 20 febbraio 1977 con lo scopo di rievocare le antiche tradizioni contadine. La squadre locale è l'A.S.D. Paperino San Giorgio, fondata nel 2014 e conosciuta anche come PSG. Milita in Terza Categoria. Chiesa di San Martino a Paperino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Paperino

Cafaggio (Prato)
Cafaggio (Prato)

Cafaggio è una frazione del comune italiano di Prato, nell'omonima provincia, in Toscana. Si trova nella circoscrizione Sud, sulla direttrice storica della città verso la parte meridionale della piana pratese e verso il Montalbano. Cafaggio, attraversata dall'autostrada Firenze-Mare, negli ultimi anni si è allargata, inglobando anche la zona di via Cava, vicino alla frazione di San Giusto. Posta in un'area di antica bonifica romana, interessata nella centuriazione della colonia di Florentia, il nucleo abitato potrebbe essere di antica origine. Il toponimo infatti è di origine longobarda (gahagi con il significato di area boschiva recintata, cioè una chiusa soggetta ad una bandita di caccia. Non è probabile che si possa identificare Cafaggio con l'omonima località riportata in un documento del 766 citato da Emanuele Repetti, in quanto il toponimo (ed il termine derivato "gaggio") è molto diffuso in Toscana e potrebbe essere un utile indicatore della diffusione delle aree d'insediamento longobardo. Per esempio si citano: Cafaggio presso Campiglia Marittima Cafaggio presso Seravezza castello di Cafaggio presso Impruneta località Basilica Cafaggio presso Panzano in Chianti Fattoria Cafaggio di Pesa tra Panzano e Castellina in Chianti Cafaggio presso San Miniato Una località denominata Cafaggio era presente anche a Firenze, poco fuori le mura urbane: terreno recintato di proprietà del vescovo, in un'area oggi corrispondente a Piazza Santissima Annunziata. Il toponimo è diffuso anche in Liguria: vedasi, ad esempio, la frazione del Cafaggio nel comune di Ameglia (SP), attestato nei documenti medievali. Nel medioevo il nucleo abitato si sviluppava intorno l'attuale chiesa di Santa Maria documentata dal 998. La situazione del piccolo medievale dovrebbe essere rimasta immutata fino al XX secolo, quando a partire dagli anni sessanta la frazione si è sviluppata con un ampliamento lungo la Via Roma (la via principale della frazione insieme a Via del Ferro), e la costruzione di numerose case tra la zona di via Roma e di via Cava. Il paese è stato tra i più colpiti dall'Olocausto, con un elevato numero di caduti e deportati durante la Seconda Guerra Mondiale. L'evento viene celebrato fra la prima e la seconda settimana di marzo con manifestazioni e cerimonie religiose. Dal 2006, grazie al contributo di tanti abitanti della frazione e della città, nelle due settimane centrali del mese di agosto si svolge la Festa del Volontariato. Presso gli spazi all'aperto della Casa del Popolo, decine di volontari dedicano parte delle loro ferie ad organizzare una festa popolare fatta di buon cibo e convivialità. In migliaia di persone ogni anno si siedono ai tavoli della festa per gustare i piatti della tradizione permettendo poi ai volontari di raccogliere migliaia di euro che saranno donati alle associazioni del territorio impegnate nel sociale. Nel rispetto del motto della festa che è " aiutare chi aiuta". Sicuramente tra gli edifici di prestigio spicca la chiesa di Santa Maria a Cafaggio. La sede distaccata della chiesa, chiamata dagli abitanti del posto "Chiesino Giovannelli" è situata tra via Roma e via Elsa Morante. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cafaggio

Pieve di Santa Maria a Colonica
Pieve di Santa Maria a Colonica

La pieve di Santa Maria a Colonica è un edificio religioso che sorge nell'omonima frazione a sud del comune di Prato. Risalente alla seconda metà dell'XI secolo, conserva l'originaria facciata basilicale e il regolare paramento in alberese, oltre alla struttura interna a tre navate su pilastri cilindrici, inglobati però negli attuali, della fine del Settecento. La complessiva trasformazione tardo settecentesca caratterizza gli interni: il controsoffitto della navata centrale e la decorazione a lesene con trabeazione. La struttura più antica conservata nella pieve è un notevole pulpito del XIII secolo (rimontato nell'Ottocento) con intarsi in serpentino e marmo bianco, retto da due colonne con capitelli corinzi. Sulla parete destra sono alcuni affreschi della fine del Quattrocento di Girolamo Ristori, e Santi, frammentari, del tardo Trecento. Tra i dipinti, è interessante una grande pala con l'Assunzione della Vergine, e santi (1588-90), di Simone Ferri, opera dal vivace piglio narrativo, proveniente dalla compagnia di San Macario. Collegato a sacrestia e canonica è il cinquecentesco Oratorio della Compagnia, dedicato in origine all'Assunta, con alti pancali lignei del XVII secolo e una serie di affreschi con Cristo e i dodici Apostoli (1613) del pratese Giovanni del Grasso. Nell'abside, alle spalle dell'altare maggiore, racchiuso entro una cassa lignea, si trova l'organo a canne, costruito dai Fratelli Ruffatti nel 1999. Lo strumento è a trasmissione mista, meccanica per i manuali e il pedale, elettrica per i registri. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). L'organo a canne , su ip51cc4e92.adsl-surfen.hetnet.nl.

San Giorgio a Colonica
San Giorgio a Colonica

San Giorgio a Colonica è un piccolo centro facente parte del comune di Prato, di cui è frazione. Una piccola parte dell'abitato, composta quasi esclusivamente di case costruite nel dopoguerra, si trova invece in tenimento di Campi Bisenzio. L'estensione maggiore, che comprende la parte più antica con la chiesa parrocchiale, si trova nella circoscrizione sud del comune di Prato. Negli anni settanta del XX secolo la piana tra San Giorgio a Colonica e Sant'Angelo a Lecore fu candidata a ospitare il nuovo aeroporto fiorentino, progetto poi abbandonato sia per le opposizioni dei comuni di Campi Bisenzio e Prato che per la decisione di potenziare l'aeroporto di Firenze-Peretola. Nei successivi anni ottanta e novanta la frazione salì agli onori della cronaca per la decisione dell'amministrazione pratese di costruirvi un inceneritore, opera poi non realizzata per l'opposizione della popolazione locale e dell'amministrazione comunale di Campi Bisenzio. San Giorgio a Colonica ha visto in questi ultimi anni un grande sviluppo edilizio e industriale, soprattutto nel lato pratese, grazie alla notevole espansione che l'amministrazione laniera ha sviluppato nella fascia meridionale del proprio territorio (i cosiddetti "macrolotti"). Sul lato del comune di Campi Bisenzio è invece prevista una valorizzazione dal punto di vista ambientale con la realizzazione del cosiddetto Parco delle Miccine. Casa torre medievale Chiesa di San Giorgio a Colonica, la chiesa più importante del luogo; contiene mosaici. Villa Colzi, di epoca rinascimentale San Giorgio è collegata alle altre città tramite la Strada statale 66 Pistoiese, raggiungibile dal centro tramite via del Leone e via delle Miccine. Il casello autostradale più vicino è quello di Prato Est, sulla A11. La frazione è collegata con Prato tramite la Linea Lam Rossa (direzione le Badie-San Giorgio/Santa Lucia-Galceti) con frequenza ogni 30 minuti gestita dalla Cap autolinee. La religione predominante è quella cattolica; il territorio fa parte della Propositura di San Giorgio a Colonica (Diocesi di Prato). Si svolge annualmente nella circoscrizione sud, al confine con Campi Bisenzio, la Festabella, che ha aspetti religiosi, sportivi, culturali e gastronomici. Comprende la sagra della pecora e competizioni tra i quattro rioni (Rione Pantera, Cavallo, Tigre e Leone) come la corsa dei "carrettoli" e quella delle botti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Giorgio a Colonica

Piana di Firenze-Prato-Pistoia

La Piana di Firenze-Prato-Pistoia è una conca intermontana di origine alluvionale nell'entroterra della Toscana settentrionale nell'area dove si sviluppano gran parte delle aree urbane di Firenze, Prato e Pistoia. La piana è divisa a ovest dalla Valdinievole e dai rilievi collinari di Serravalle Pistoiese; a nord è delimitata dai rilievi meridionali della Montagna Pistoiese, dal Monteferrato, dai Monti della Calvana, da Monte Morello e dai rilievi collinari che si elevano a nord della città di Firenze; a est è delimitata dalle prime propaggini collinari che si elevano tra i comuni di Fiesole, Pontassieve e Bagno a Ripoli; a sud è chiusa dalle prime colline del Chianti fiorentino e, nel settore centro-occidentale, dal massiccio collinare del Montalbano. Il territorio interessa tre territori. La parte orientale della piana è amministrata dalla Città metropolitana di Firenze, quella centrale dalla provincia di Prato e la parte occidentale da quella di Pistoia: talvolta le corrispondenti aree vengono denominate Piana Fiorentina, Piana Pratese e Piana Pistoiese, pur essendo situate nella medesima conca. Le principali città della piana sono appunto Firenze, Prato e Pistoia. I principali corsi d'acqua che attraversano la piana sono il fiume Arno nel suo settore meridionale, dal Bisenzio nel settore centrale e dall'Ombrone Pistoiese nella parte occidentale; la piana è attraversata anche da numerosi corsi d'acqua secondari che sono affluenti dei tre fiumi principali. In alcune aree della piana si trovano aree umide, che costituiscono i residui di un antico bacino lacustre che originariamente occupava gran parte del territorio. Gli Stagni di Focognano nei pressi di Campi Bisenzio costituiscono l'esempio più esteso e meglio conservato di ciò che resta dell'antico bacino lacustre che un tempo occupava la piana. Altri piccoli laghi e stagni sparsi si trovano anche nell'area tra Agliana e Quarrata, tra Prato e Poggio a Caiano, nell'area tra Campi Bisenzio, Signa e Lastra a Signa e tra Sesto Fiorentino e Firenze dove il principale specchio d'acqua rimasto è il Lago di Peretola. Con una popolazione di 1 milione di abitanti, nella sola Piana di Firenze-Prato-Pistoia si registra quindi circa il 30% della popolazione regionale; da notare inoltre che sempre ivi si trova la maggior parte dei comuni più popolosi della Toscana, a partire da Firenze e Prato, rispettivamente la prima e la seconda città della regione per numero di abitanti (ambedue i comuni inoltre sono tra i primi venti italiani per numero di abitanti). Grazie alla posizione geografica, ai valichi appenninici con altitudine bassa (come Montepiano), alla vicinanza con città portuali, la Piana di Firenze-Prato-Pistoia è stata fin dall’età etrusca un importante centro commerciale e industriale della penisola italiana, come ci testimoniano per esempio gli scavi archeologici condotti nella zona di Gonfienti (periferia orientale di Prato). Oggi la Piana di Firenze-Prato-Pistoia registra numeri fondamentali per l’economia della Toscana. Le attività principali sono molteplici, dal turismo - in primis con la città di Firenze, una delle città italiane più conosciute a livello mondiale, ma anche con altre mete, come per esempio le ville medicee nel pratese e nel fiorentino, Patrimonio dell’Umanità UNESCO -, dal distretto dell’industria tessile e dell’economia circolare - principalmente nei comuni di Prato, Montemurlo, Campi Bisenzio e Calenzano -, dall’importante polo floricolo e vivaistico - attivi principalmente a Pistoia e nei comuni limitrofi -, dall’industria del mobile a Quarrata e anche dalla prestigiosa e antica industria della ceramica a Sesto Fiorentino. Nei quartieri di Osmannoro (Sesto Fiorentino), San Donnino, Capalle (Campi Bisenzio) e Pratignone (Calenzano) hanno sede importanti centri logistici per la Regione e l’Italia centrale, oltreché la presenza dell’Interporto della Toscana Centrale nel comune di Prato. Autostrada A11 - Firenze-Mare (Firenze Peretola-Pisa Nord) Autostrada A1 - Autostrada del Sole (Milano-Napoli): caselli di Calenzano/Sesto Fiorentino, Firenze Nord, Firenze Scandicci Principali Strade Statali SS719 SGC Firenze-Pisa-Livorno (FI-PI-LI) SS66 - Pistoiese Ferrovia Maria Antonia Ferrovia Bologna-Firenze (LL) Ferrovia Bologna-Firenze (AV/AC) Ferrovia Porrettana Ferrovia Leopolda L’unico comune della Piana a essere servito dall’Alta Velocità e dai treni Nazionali è Firenze, mentre invece Prato è servita soltanto dai Treni Nazionali. Risulta essere in costruzione l’hub di Firenze Belfiore, futuro punto nevralgico per la mobilità della Toscana. L’unico aeroporto della zona è quello di Firenze-Peretola (Amerigo Vespucci). Sono allo studio o in progetto diversi prolungamenti del Sistema Tranviario Fiorentino, rivolti principalmente ai comuni di Scandicci, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Calenzano e Prato. Risultano in progetto varie piste ciclabili, per consentire gli spostamenti green fra i comuni e favorire la mobilità integrata con i mezzi ferrotranviari. Firenze Prato Pistoia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piana di Firenze-Prato-Pistoia

Oratorio di San Bartolomeo (Prato)
Oratorio di San Bartolomeo (Prato)

L'Oratorio di San Bartolomeo è un edificio religioso trecentesco di Prato, ov'è sito in via Cava. Rara testimonianza di edificio religioso minore in stile gotico, fu innalzato dalla potente famiglia pratese dei Guazzalotti, nella seconda metà del Trecento. Le pareti in muratura mista sono regolarizzate da spigoli in arenaria e forate da monofore ogivali lobate, mentre in facciata un portale bicromo ospita nella lunetta un vigoroso altorilievo tardo trecentesco (Madonna col Bambino e santi), molto danneggiato. L'interno è impreziosito da affreschi fatti eseguire tra l'ultimo quarto del XIV e i primi del XV secolo da membri della famiglia Guazzalotti, spesso ritratti ai piedi dei santi: sulla destra un Sant'Antonio abate (di Arrigo di Niccolò), e Due santi di Francesco di Michele, autore anche delle solide e severe figure sulla parete opposta (San Giuliano e la Madonna col Bambino, 1375-80), dipinte sotto imponenti baldacchini con cupola. Dello stesso pittore o di un collaboratore sono, di lato all'arco trionfale, il Martirio di san Bartolomeo e Sant'Antonio abate. Al centro del coro, con volta a crociera, l'altare è ornato da un originale finto trittico ad affresco, e da una rara nicchia prospettica dipinta con oggetti liturgici (ispirata a quella di Taddeo Gaddi in Santa Croce), di Arrigo di Niccolò, autore anche della Santa Maria egiziaca (1395), sulla sinistra. All'opposto è invece un bel San Giovanni Battista, forse di Cenni di Francesco, mentre la parete di fondo conserva un'Annunciazione e due Santi, del tardo Trecento. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'oratorio di San Bartolomeo Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, diretto da Stefano Collicelli Cagol, è un centro polifunzionale situato a Prato che ha come finalità le attività museali di raccolta, conservazione e valorizzazione di opere d'arte contemporanea, i servizi di informazione, didattica e documentazione, l'organizzazione di esposizioni temporanee, rassegne, eventi. Al Centro è riconosciuta la funzione pubblica di coordinamento del sistema regionale dell'arte contemporanea. Nel 2016 il Centro Pecci ha riaperto dopo il completamento dell'ampliamento a firma dell’architetto Maurice Nio e la ristrutturazione dell’edificio originario progettato dall’architetto razionalista Italo Gamberini. Oggi il complesso ospita, oltre a più di 3000 m² di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata CID/Arti Visive, che conta un patrimonio di circa 60 000 volumi, l’auditorium–cinema, la libreria, il ristorante e il bistrot e il teatro all'aperto. Il centro fu costruito dall'architetto Italo Gamberini (autore anche della vicinissima Galleria Farsetti) su incarico dell'industriale pratese Enrico Pecci, in memoria del figlio scomparso Luigi Pecci. In un primo tempo venne elaborato un progetto, in collaborazione con l'ingegnere Attilio Mazzoni, ispirato al palazzo della CEE a Bruxelles (il cui modello venne presentato all'amministrazione comunale alla fine del 1978). Finalmente nel 1981, approvato l'impianto urbanistico - consistente nell'edificio museale e in due corpi da destinarsi a terziario - e individuata l'area (un lotto di proprietà di una società di cui Pecci era consigliere delegato), Italo Gamberini ricevette l'incarico di procedere alla stesura definitiva del progetto e alla conseguente realizzazione. Lo studio urbanistico e architettonico fu approntato entro il dicembre del 1981: dopo numerosi incontri fra la committenza, l'amministrazione e il progettista, la concessione edilizia fu finalmente rilasciata il 28 febbraio del 1984. I lavori vennero avviati nel 1985; nell'autunno del 1986 era già completata la struttura (fondazioni, solai, telai metallici, scale esterne e copertura), mentre i tamponamenti e le finiture furono portati a termine agli inizi del 1988. Il museo venne ufficialmente inaugurato il 25 giugno 1988 con la mostra panoramica Europa oggi. La struttura originaria, ispirata al modello polifunzionale del Centro Georges Pompidou di Parigi, comprende lo spazio espositivo, il CID/Centro di Informazione e Documentazione sulle Arti visive con la biblioteca specializzata sull'arte e sull'architettura contemporanea; il Dipartimento Educazione, inaugurato alla fine degli anni Ottanta con la didattica sperimentale di Bruno Munari, che ha formato il personale interno che ha poi gestito in autonomia i laboratori fino al 2014; la Sezione Eventi dedicata nei primi quindici anni ad attività musicali, video e performative nell'auditorium e nell'anfiteatro, a cui si aggiungono le proposte editoriali, i programmi di incontri e approfondimenti culturali. L'attività museale si è rivolta alla costituzione e all'incremento di una raccolta permanente che rappresentasse la traccia duratura di ciò che era proposto in occasione di mostre temporanee, incentrate prevalentemente sugli sviluppi artistici italiani e internazionali, partendo dall'attualità per arrivare a comprendere ricerche artistiche della seconda metà del Nocevento. Il patrimonio raccolto ha stimolato, a partire dagli anni Duemila, una riflessione sulla centralità della collezione e su attività come la catalogazione e la conservazione, affiancate stabilmente all'organizzazione e presentazione di mostre temporanee. L'adeguamento degli spazi tecnici al piano interrato e il potenziamento dello spazio espositivo dedicato alla collezione sono gli sviluppi del processo di rifunzionalizzazione avviato in particolare fra il 2005 e il 2011 sotto la presidenza di Valdemaro Beccaglia, che ha indotto la direzione a prevedere l'ampliamento dell'edificio di Gamberini e la famiglia Pecci a proporne concretamente la realizzazione, commissionando il nuovo progetto all'architetto Maurice Nio. Si compone oggi di due parti: l'edificio progettato negli anni Ottanta dall'architetto Italo Gamberini e la struttura in costruzione progettata dallo studio Maurice Nio / NIO architecten di Rotterdam, che abbraccia quella originaria e ne raddoppia la superficie espositiva. L'edificio di Gamberini si sviluppa sopra ad un livello interrato, che ospita gli spazi tecnici del museo, su due piani che alternano forme asimmetriche e simmetriche, volumetrie organiche e razionali, seguendo una pianta ad andamento a U segmentata, chiusa dalla cavea semicircolare del teatro all'aperto e circondata da un giardino. Al piano terra dal 2003 sono stati ricavati spazi dedicati ai progetti d'artista e interventi specifici temporanei, accanto ai laboratori didattici, al bar-ristorante e all'auditorium collocati in questa zona dall'inaugurazione. Al primo piano si trovano l'accoglienza e le sale museali a pianta quadrata, sottoposte nel 2003 ad un radicale intervento di restyling architettonico. L'ingresso al piano nobile, introdotto esternamente da un ponte scoperto rialzato su un lato del giardino, è collegato internamente per mezzo di un tunnel coperto dall'edificio laterale che ospita piccole sale espositive dedicate a mostre di carattere specialistico e documentario, la biblioteca del CID/Centro di Informazione e Documentazione sulle Arti visive e gli uffici del Centro. Ulteriori spazi espositivi sono stati ricavati nel locale posto sotto alla gradinata del teatro. La frequente occupazione e modificazione degli spazi ha permesso di aumentare la capacità espositiva temporanea del museo, tuttavia non ha risolto il gap esistente fra le reali esigenze del Centro e l'effettiva disponibilità di ambienti da dedicare alle esposizioni. L'ampliamento architettonico progettato da Maurice Nio risponde a questa esigenza, creando un nuovo circuito espositivo per le sale del primo piano, diversificando gli assi di fruizione e razionalizzando il flusso dei visitatori. La nuova parte ad anello cinge l'edificio originale toccandolo solo quando e dove è necessario per il circuito, orientando l'entrata principale verso la strada. Edificio La collezione include circa mille opere, in prevalenza sculture, installazioni e ambienti, dipinti e opere video, realizzati dagli anni Cinquanta del Novecento ad oggi e acquisiti per lo più in seguito alle mostre. Nuclei specifici di opere provengono dalla Collezione Carlo Palli, da acquisizioni degli Amici del Centro Pecci e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Di particolare rilievo risultano i lavori di vari esponenti dell'Arte Povera e della Transavanguardia, così come di artisti dell'ex URSS. La raccolta comprende inoltre un vasto repertorio di opere e progetti di Poesia Concreta, Poesia Visiva, esperienze visuali di musicisti e performer, sezioni dedicate all'Architettura Radicale, al Cinema d'artista in Toscana dal 1964 al 1980, al libro d’artista. In collezione, tra le altre, vi sono opere di Vito Acconci, Nobuyoshi Araki, Stefano Arienti, Marco Bagnoli, Rossella Biscotti, Botto & Bruno, Paolo Canevari, Loris Cecchini, Enzo Cucchi, Jan Fabre, Lucio Fontana, Marco Gastini, Piero Gilardi, Dmitry Gutov, Emilio Isgrò, Ilya Kabakov, Anish Kapoor, Jannis Kounellis, Barbara Kruger, Francesco Lo Savio, Sol LeWitt, Philip-Lorca di Corcia, Eliseo Mattiacci, Fausto Melotti, Mario Merz, Liliana Moro, Robert Morris, Ugo Mulas, Bruno Munari, Vik Muniz, Maurizio Nannucci, Hermann Nitsch, Julian Opie, Anatolij Osmolovskij, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Gianni Pettena, Michelangelo Pistoletto, Anne e Patrick Poirier, Remo Salvadori, Julian Schnabel, Daniel Spoerri, Mauro Staccioli, Superstudio, David Tremlett, UFO, VALIE EXPORT, Massimo Vitali, Yelena & Viktor Vorobyev, Erwin Wurm, Gilberto Zorio. La collezione è il frutto delle inclinazioni critiche ed artistiche nonché delle effettive opportunità d'acquisizione dei direttori che si sono succeduti alla guida del Centro e dei curatori che vi hanno operato dal 1988 ad oggi: Amnon Barzel (1986-1992) Ida Panicelli (1993-1994) Antonella Soldaini (1994-1995) Bruno Corà (1995-2002) Daniel Soutif (2003-2005) Stefano Pezzato (2006-2007) Marco Bazzini (2007-2013) Fabio Cavallucci (2014-2017) Cristiana Perrella (2018-2021) Stefano Collicelli Cagol (2021-in corso) affiancati nel corso degli anni da varie collaborazioni esterne, fra le altre di Jean-François Chevrier e James Lingwood, Claudia Jolles, Elio Grazioli, Octavio Zaya, Germano Celant, Giuliano Serafini, Filippo Maggia, Raffaele Gavarro, Marco Meneguzzo, Jean-Christophe Ammann, Jean-Pierre Criqui, Viktor Misiano, Achille Bonito Oliva, Marco Senaldi, Luca Beatrice e Davide Ferri. Il Centro per l'Arte Contemporanea a Prato, Franchetti Pardo V. e Nigro M., in "Archivio. Bollettino Periodico del C.I.D.A.V", 1985, pp. 11–17 Anche in Italia un Museo d'Arte Contemporanea, Castellano A., "L'Arca", 2/1986, pp. 37–41 Museo d'Arte Contemporanea a Prato, Gamberini I., "Bollettino degli Ingegneri", 10/1989, pp. 5–12 Museo L. Pecci. Centro d'Arte Contemporanea a Prato, Gamberini "Professione Architetto", 4/1989, pp. 8–19 Centro per l'Arte Contemporanea a Prato, Mandolesi D., "L'Industria della Costruzioni", 208/1989 Il Museo Pecci di Arte Contemporanea, Gamberini I., "Firenze, ieri, oggi, domani", 16/1991 Guida all'architettura italiana del Novecento, Polano S., Milano, 1991, p. 358 Italo Gamberini. L'architettura dal razionalismo all'internazionalismo, Gurrieri F., Macci L., Tramonti U., Firenze, 1995, pp. 98–99 Marco Bazzini, Stefano Pezzato (a cura di), Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci. La Collezione, Giunti Editore, Firenze - Milano 2009. Riccardo Farinelli, arte storica-arte contemporanea pubblicazione Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci - Prato Regione Toscana 2011 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Per un approccio all'arte: il laboratorio come strumento dinamico di lettura In Scuola toscana: bollettino quadrimestrale dell'Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazione, Aggiornamenti Educativi della Toscana / IRRSAE. - 1 (gen./apr. 1991), p. 35-38 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Sui laboratori didattici / Barbara Conti, Riccardo farinelli. - In Quaderno / periodico del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci. - 1(1999), p.38-42Conti, Barbara . 2 : Invito al confronto / a cura di Barbara Conti. - Firenze : Regione Toscana ; Prato : Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, [2007?] Fa parte di: Sinergie: progetto museo scuola: ipotesi di interazioni possibili I quaderni dei laboratori del Pecci: Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Laboratorio della festa: dicembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Gli opposti: ottobre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Sull'idea di spazio: dicembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il quadrato: corso insegnanti medie inferiori, settembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Segno, colore, forma, texture: approccio metodologico: corso insegnanti elementari, settembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, I giochi ottici: luglio 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il segno: monografico classi elementari 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Laboratorio introduttivo medie inferiori 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,La terra: luglio 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il volto: maggio 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Le immagini e le idee: giugno 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Accostamenti inconsueti: ottobre 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il colore: monografico classi elementari 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,La forma: corso insegnanti elementari: settembre 1991. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,Fra segno e colore: scuole medie inferiori anno scolastico 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Grafica del fumetto: scuole medie inferiori 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Introduttivo: classi elementari 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Andamenti ritmici: scuole medie inferiori 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, La texture: monografico classi elementari 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Sito ufficiale, su centropecci.it.

Santuario della Madonna del Soccorso (Prato)
Santuario della Madonna del Soccorso (Prato)

Il santuario della Madonna del Soccorso si trova a Prato nell'omonima piazza. Esisteva un piccolo tabernacolo con una Madonna che allatta il bambino opera del primo Quattrocento di Piero o Antonio Miniati poco fuori porta Santa Trinita presso quale avvenne un evento ritenuto miracoloso: il 6 novembre 1570 una pastorella con il suo gregge fu sorpresa da un'improvvisa pioggia torrenziale, così forte e prolungata da far straripare i fossi circostanti e intimorire la bambina, che si rifugiò presso il tabernacolo posto in un luogo rialzato; pregando la sacra immagine le acque, che ormai circondavano la zona, avrebbero iniziato a ritirarsi, fino a lasciare il passo per la bambina e il suo gregge. Con altri eventi prodigiosi e una devozione popolare sempre crescente, si decise far lastricare la strada che portava al tabernacolo e costruire un piccolo oratorio (1574). Poco tempo dopo fu stanziato di far nascere in quella zona una nuova chiesa vera e propria, che venne eretta in pochi anni (1575-1585) su progetto di Alfonso Parigi il vecchio. La chiesa fu progettata con un portico che circondava la facciata su tre lati, in maniera da fare da riparo per i numerosi pellegrini che arrivavano in questa zona di aperta campagna che faceva una sorta di filtro tra interno ed esterno. Questa caratteristica, qui usata per la prima volta, divenne un modello frequentemente replicato per altre chiese sorte tra Sei e Settecento, soprattutto santuari mariani, in tutta la Toscana. Il campanile fu innalzato nel 1826 in uno stile tra barocco e neoclassico, su progetto di Giovan Battista Bacci. Il 26 giugno 1899 il complesso venne danneggiato dalla scossa del terremoto della Valle del Bisenzio, che determinò il cedimento e la caduta di una volta della chiesa. Nel 1921 la chiesa fu elevata a propositura. Nel sobrio interno a navata unica con soffitto a capriate, un imponente altare cinquecentesco in pietra serena lumeggiata in oro di Piero di Andrea, con paraste scanalate concluse da timpano spezzato, accolse il tabernacolo, staccato non senza difficoltà. Attorno all'immagine sacra il fiorentino Santi di Tito realizzò una bellissima tavola di Santi di Tito con Dio Padre, lo Spirito Santo e angeli (1580-84), che corona scenograficamente la Madonna col Bambino. L'altare si trova separato dalla navata da una struttura ad arco su pilastri. Nella navata due nicchie settecentesche sono appena accennate e accolgono i confessionali e due tele. Quella di sinistra, l'Educazione della Vergine di Giuliano Traballesi faceva pendant con un'immagine di Giuseppe Gricci sopra l'altare sinistro: il Transito di San Giuseppe; purtroppo la prima opera fu rubata nel febbraio 1997 e sostituita con un dipinto devozionale. L'acquasantiera a pila a destra dell'entrata fu donata nel settembre 1578 dalle comunità in pellegrinaggio di Santa Lucia e San Bartolomeo a Coiano. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario della Madonna del Soccorso Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Sito parrocchiale, su parrocchie.it. La tela rubata, su parrocchie.it. URL consultato il 27 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).