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Chiesa di San Giorgio a Colonica

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San giorgio a colonica, esterno 01
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La chiesa di San Giorgio a Colonica si trova a Prato. L'attuale chiesa è frutto di una radicale trasformazione dell'antica struttura, condotta dal 1949 al 1968 da Arrigo Tempesti e Raffaello Franci, ampliandola e modificandone l'orientamento. Fianchi e facciata sono rivestiti in bozze di alberese, come il campanile a torre, di forme neocinquecentesche, opera di Oreste Morganti, 1926-1931. L'interno, con ampia navata, transetto e cripta, è arricchito da mosaici di Michele Mellini (1972-1975). Il campanile dotato di cuspide e costruito sul fianco destro della chiesa, ospita tre campane in Lab3 minore, fuse dal fonditore lucchese Raffaello Magni. Nella chiesa di San Giorgio a colonica sono presenti alcune opere storiche. Tra queste vi è un'acquasantiera in marmo del 1600. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giorgio Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Giorgio a Colonica (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Giorgio a Colonica
Via del Leone, Prato Paperino

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Chiesa di San Giorgio

Via del Leone
50013 Prato, Paperino
Toscana, Italia
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San giorgio a colonica, esterno 01
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Luoghi vicini

San Giorgio a Colonica
San Giorgio a Colonica

San Giorgio a Colonica è un piccolo centro facente parte del comune di Prato, di cui è frazione. Una piccola parte dell'abitato, composta quasi esclusivamente di case costruite nel dopoguerra, si trova invece in tenimento di Campi Bisenzio. L'estensione maggiore, che comprende la parte più antica con la chiesa parrocchiale, si trova nella circoscrizione sud del comune di Prato. Negli anni settanta del XX secolo la piana tra San Giorgio a Colonica e Sant'Angelo a Lecore fu candidata a ospitare il nuovo aeroporto fiorentino, progetto poi abbandonato sia per le opposizioni dei comuni di Campi Bisenzio e Prato che per la decisione di potenziare l'aeroporto di Firenze-Peretola. Nei successivi anni ottanta e novanta la frazione salì agli onori della cronaca per la decisione dell'amministrazione pratese di costruirvi un inceneritore, opera poi non realizzata per l'opposizione della popolazione locale e dell'amministrazione comunale di Campi Bisenzio. San Giorgio a Colonica ha visto in questi ultimi anni un grande sviluppo edilizio e industriale, soprattutto nel lato pratese, grazie alla notevole espansione che l'amministrazione laniera ha sviluppato nella fascia meridionale del proprio territorio (i cosiddetti "macrolotti"). Sul lato del comune di Campi Bisenzio è invece prevista una valorizzazione dal punto di vista ambientale con la realizzazione del cosiddetto Parco delle Miccine. Casa torre medievale Chiesa di San Giorgio a Colonica, la chiesa più importante del luogo; contiene mosaici. Villa Colzi, di epoca rinascimentale San Giorgio è collegata alle altre città tramite la Strada statale 66 Pistoiese, raggiungibile dal centro tramite via del Leone e via delle Miccine. Il casello autostradale più vicino è quello di Prato Est, sulla A11. La frazione è collegata con Prato tramite la Linea Lam Rossa (direzione le Badie-San Giorgio/Santa Lucia-Galceti) con frequenza ogni 30 minuti gestita dalla Cap autolinee. La religione predominante è quella cattolica; il territorio fa parte della Propositura di San Giorgio a Colonica (Diocesi di Prato). Si svolge annualmente nella circoscrizione sud, al confine con Campi Bisenzio, la Festabella, che ha aspetti religiosi, sportivi, culturali e gastronomici. Comprende la sagra della pecora e competizioni tra i quattro rioni (Rione Pantera, Cavallo, Tigre e Leone) come la corsa dei "carrettoli" e quella delle botti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Giorgio a Colonica

Pieve di Santa Maria a Colonica
Pieve di Santa Maria a Colonica

La pieve di Santa Maria a Colonica è un edificio religioso che sorge nell'omonima frazione a sud del comune di Prato. Risalente alla seconda metà dell'XI secolo, conserva l'originaria facciata basilicale e il regolare paramento in alberese, oltre alla struttura interna a tre navate su pilastri cilindrici, inglobati però negli attuali, della fine del Settecento. La complessiva trasformazione tardo settecentesca caratterizza gli interni: il controsoffitto della navata centrale e la decorazione a lesene con trabeazione. La struttura più antica conservata nella pieve è un notevole pulpito del XIII secolo (rimontato nell'Ottocento) con intarsi in serpentino e marmo bianco, retto da due colonne con capitelli corinzi. Sulla parete destra sono alcuni affreschi della fine del Quattrocento di Girolamo Ristori, e Santi, frammentari, del tardo Trecento. Tra i dipinti, è interessante una grande pala con l'Assunzione della Vergine, e santi (1588-90), di Simone Ferri, opera dal vivace piglio narrativo, proveniente dalla compagnia di San Macario. Collegato a sacrestia e canonica è il cinquecentesco Oratorio della Compagnia, dedicato in origine all'Assunta, con alti pancali lignei del XVII secolo e una serie di affreschi con Cristo e i dodici Apostoli (1613) del pratese Giovanni del Grasso. Nell'abside, alle spalle dell'altare maggiore, racchiuso entro una cassa lignea, si trova l'organo a canne, costruito dai Fratelli Ruffatti nel 1999. Lo strumento è a trasmissione mista, meccanica per i manuali e il pedale, elettrica per i registri. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). L'organo a canne , su ip51cc4e92.adsl-surfen.hetnet.nl.

Paperino (Prato)
Paperino (Prato)

Paperino è una frazione del comune toscano di Prato, nell'omonima provincia, che fa parte della circoscrizione sud del comune. Il nome deriva probabilmente da papyrus ‘papiro’, ‘giunco’. Fantasiosa l'ipotesi che la fa derivare da Paperium, legionario romano, fondatore di una delle 45 ville circostanti il territorio pratese. Un’altra teoria celeberrima, ma falsa, è che il nome derivi da Paperino, noto personaggio Disney: in realtà tale toponomastico è ricordato a partire dal XII secolo. Il quartiere (nei registri parrocchiali nel 1850 si contano circa 400 anime) ha subito negli anni la trasformazione da campagna operosa e ben coltivata (caratterizzata dai numerosi piccoli corsi d'acqua, le cosiddette gore), ad area suburbana resa più popolosa dall'immigrazione dal meridione italiano e dal veneto negli anni sessanta e settanta, con il passaggio contemporaneo ad una economia basata sul piccolo artigianato tessile, a conduzione prevalentemente familiare, che ben si integrava con l'avanzata industria tessile pratese. Nell'ultimo decennio del XX secolo ha subito un ulteriore notevole incremento demografico, favorito soprattutto dal costo contenuto delle abitazioni rispetto ad altre zone di Prato. Paperino sorge a sud di Prato, non distante dall'Autostrada A11 "Firenze-Mare". Le altre frazioni pratesi più vicine sono San Giorgio a Colonica, Fontanelle e Le Badie. Di interesse storico la chiesa di San Martino, duecentesca. La località guadagnò notorietà negli anni ottanta del XX secolo grazie al film Ad ovest di Paperino con Alessandro Benvenuti, Athina Cenci e Francesco Nuti, nonostante nessuna scena del film fosse girata nella zona. Il carnevale, che coinvolge tutto l'abitato con sfilate di carri e di gruppi mascherati lungo le vie principali della località, è certamente la manifestazione più rilevante. La prima edizione di questo evento risale al 20 febbraio 1977 con lo scopo di rievocare le antiche tradizioni contadine. La squadre locale è l'A.S.D. Paperino San Giorgio, fondata nel 2014 e conosciuta anche come PSG. Milita in Terza Categoria. Chiesa di San Martino a Paperino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Paperino

Fabbrica Goti

La fabbrica Goti è un edificio ad uso industriale situato a Capalle in via dei Confini 236,nel comune di Campi Bisenzio. È considerata uno degli esempi più interessanti di architettura industriale dell'900 in Toscana. Alla fine degli anni cinquanta Nazareno Goti, impresario tessile pratese, decide di edificare una nuova sede, produttiva e commerciale, per la propria manifattura. Leonardo Ricci viene incaricato di studiare un edificio che coniughi i luoghi della produzione, della rappresentanza e dell'abitare: il progetto viene redatto dall'architetto nel 1959 e approvato poco dopo. I lavori sono pressoché conclusi, relativamente al corpo della manifattura, nel 1962; il nucleo meridionale della filatura verrà invece realizzato alla fine degli anni sessanta. Quando alla fine degli anni ottanta la Manifattura Goti cessa la propria attività, i locali vengono abbandonati, con l'unica eccezione dell'area della filatura, data in affitto a terzi. Nel febbraio del 1996 l'edificio viene venduto alla Manifattura Gori che avvia uno studio di ristrutturazione dei locali, sempre destinati alla lavorazione e commercializzazione del tessile. Unico giudizio critico rintracciato quello, entusiastico, di Giovanni Klaus Koenig (1968) secondo cui la fabbrica si impone all'attenzione di chi vi passa davanti come raro esempio di fabbrica pratese che esce dalla tipologia del "capannone" a volta laterizia; i pilastri, l'andamento delle coperture e la continuità dello spazio interno, sono tutte invenzioni di Ricci per una nuova forma degli stabilimenti tessili. Sul versante dell'originalità strutturale, il critico ipotizza inoltre che il passo in avanti segnato da Michelucci nella chiesa dell'Autostrada, non sarebbe forse avvenuto se l'allievo non avesse, in quel momento, influenzato a sua volta il maestro. A seguito del passaggio di proprietà dalla manifattura Goti alla manifattura Gori, il progettista incaricato (l'ingegner Alessandro Moscardi) ha redatto un progetto di ristrutturazione (febbraio 1997) che prevede le seguenti trasformazioni, già in parte realizzate: abbassamento del solaio del piano terra (40 cm per il corpo dei magazzini, 20 per quello del salone di produzione); tamponamento dei lucernari a forma esagonale che permettevano la visione del salone di produzione dal sovrastante salone delle vendite; abbassamento del solaio del corpo dei magazzini al primo piano; diversa suddivisione dei nuclei degli uffici al primo piano, che vengono a occupare parte del salone vendite; apertura e chiusura di varie aperture ai piani terra e primo a seguito di nuove destinazioni e relazioni tra i diversi vani. È intenzione dell'attuale proprietà utilizzare il complesso edilizio non per la produzione ma per il controllo e la commercializzazione delle merci; il nucleo della filatura al piano terra (già ristrutturato) e i quattro appartamenti al piano secondo saranno affittati. La fabbrica è situata in località Capalle, in prossimità del confine con il territorio del comune di Prato, in un'area a prevalente destinazione artigianale. Il complesso, a sviluppo longitudinale, si sviluppa lungo l'asse di via dei Confini, che collega l'area pratese con l'area metropolitana fiorentina, ed è compreso in un lotto definito a ovest dalla citata via e a est dalla via Galilei (strada interna su cui si affacciano capannoni artigianali di recente costruzione) e confinante a sud con un altro edificio artigianale e a nord con un lotto quadrangolare a verde pubblico, in corrispondenza del quale sono situati i due ingressi di rappresentanza alla manifattura. Il complesso presenta un impianto e una volumetria articolate - sviluppate su uno, due e tre piani fuori terra, più una piccola porzione di seminterrato e ammezzato - e è caratterizzato dalla coesistenza di tre funzioni: artigianale, commerciale e residenziale. Dal punto di vista lessicale, il progetto di Ricci si fa portatore, da una parte, di un'interessante sintesi tra memorie lecorbuseriane, wrightiane ed espressioniste e dall'altra di una ricerca funzionale e tipologica sui luoghi del produrre e dell'abitare, dando vita a uno degli esempi più interessanti di fabbrica-casa, la cui immagine nasce dall'attenta calibratura dei volumi e della partitura delle cortine murarie in vetro, pietra faccia vista ed intonaco. L'edificio ha un impianto longitudinale, parallelo ai due assi stradali, dato dalla sommatoria di tre diversi corpi: lungo la via dei Confini si sviluppa il nucleo della produzione e della vendita, lungo la via Galilei quello dei magazzini e, infine, a sud, il volume indipendente della filatura. Tali corpi, collegati tra di loro tramite un interessante gioco di dislivelli, si differenziano nell'impianto e nel trattamento delle facciate. Il fronte occidentale presenta, in corrispondenza del nucleo produzione-vendita, tre fasce, continue e sovrapposte, a forte sviluppo orizzontale: un basamento in pietra, una fascia finestrata al piano terra e una seconda fascia finestrata a parete inclinata, alla quale è sovrapposta una cortina di brise-soleil; conclude il tutto la teoria dei dodici frontoni della copertura articolata. A tale fronte si aggancia, tramite la torretta in pietra del corpo scale, quello della filatura il cui prospetto vetrato su un unico livello (vetrina e luce sovrapposta) è concluso a sud da un secondo corpo in pietra, testa murata del ballatoio interno. Il fronte settentrionale dell'edificio, dove sono collocati gli ingressi di rappresentanza, presenta al piano terra un basamento in pietra nel quale si inserisce, in corrispondenza del nucleo produzione-vendita, una parete vetrata dove due scale simmetriche conducono agli ingressi (volumi geometrici in ferro e vetro aggettanti dalla cortina trasparente); al piano primo viene riproposta la soluzione del fronte occidentale, fascia finestrata con cortina brise-soleil. Il fronte sulla via Galilei presenta invece un'altra partitura, divisa in tre corpi diversi per altezza ed articolazione: il corpo dei magazzini presenta, da nord verso sud, due nuclei: il maggiore è caratterizzato da una corte con muro di recinzione in pietra e da due volumi trasparenti contenenti i corpi scala e presenta un fronte scandito orizzontalmente da tre fasce vetrate e intonacate, con balconi aggettanti al primo e secondo livello; il minore, su due livelli, è caratterizzato da una muratura intonacata con speroni in pietra e presenta al piano terra un portale con tettoia e al primo un nastro finestrato. Una torretta in pietra, centrale elettrica segnata da asimmetriche, e un volume tecnico ad un piano separano tale nucleo da quello della filatura, il cui fronte è un semplice muro intonacato con due portali ed una luce intermedia: conclude il tutto un'ultima torretta in pietra con feritoie sede della cabina Enel. Per quanto concerne gli interni, dall'ingresso sul fronte settentrionale si accede direttamente al grande salone della produzione, cuore dell'opera, ben visibile anche dall'esterno: tale spazio (un vano rettangolare di mt.22x77) è connotato dalla teoria di pilastri - 12 su ciascuno dei lati lunghi, tricuspidati e portanti delle travi ricalate - e dalla parete finestrata continua (i lucernari di collegamento col vano superiore sono attualmente murati); al piano secondo è situata una sala delle medesime dimensioni e con lo stesso tema: pilastri bicuspidati con travi ricalate e parete finestrata inclinata. Dalla scala di rappresentanza, situata in prossimità dell'ingresso, si accede a un vano che porta agli uffici (testa settentrionale dell'edificio), al salone della vendita e, a est, ai magazzini. Dalla corte recintata sulla via dei Confini si accede direttamente ai magazzini del piano terra (collegati al salone della produzione tramite due collegamenti interni) e, tramite i due corpi scala, ai ballatoi esterni che immettono, al primo piano, ai due vani del magazzino e, al secondo, a quattro appartamenti di quattro e cinque vani (in origine per i dipendenti della manifattura). Al piano ammezzato è inoltre situato, con accesso da una scala esterna situata all'angolo nord-orientale dell'edificio, l'appartamento del casiere, con quattro vani e un ampio salone. Il corpo meridionale della filatura è costituito da un unico vano a doppio volume (pianta quadrangolare di mt.30x46), scandito longitudinalmente da un telaio a quattro pilastri e da un ballatoio su pilastri; tale spazio è caratterizzato dall'uso sapiente della luce diffusa, che penetra dal fronte occidentale e dalle superfici curve degli shed di copertura. Italia. Gli ultimi trent'anni, AA.VV., 1992, p. 278 Architettura in Toscana 1931-1968, Giovanni Klaus Koenig, Torino, 1968, pp. 148–149 Firenze,Leonardo Ricci, Nardi A. 1982, pp. 42–43 Architetture di Leonardo Ricci in Toscana , Masiello E., "La Nuova Città", n.5-6, settembre-dicembre 1999, pp. 66–84 Architetture del '900 in Toscana, su web.rete.toscana.it.

Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, diretto da Stefano Collicelli Cagol, è un centro polifunzionale situato a Prato che ha come finalità le attività museali di raccolta, conservazione e valorizzazione di opere d'arte contemporanea, i servizi di informazione, didattica e documentazione, l'organizzazione di esposizioni temporanee, rassegne, eventi. Al Centro è riconosciuta la funzione pubblica di coordinamento del sistema regionale dell'arte contemporanea. Nel 2016 il Centro Pecci ha riaperto dopo il completamento dell'ampliamento a firma dell’architetto Maurice Nio e la ristrutturazione dell’edificio originario progettato dall’architetto razionalista Italo Gamberini. Oggi il complesso ospita, oltre a più di 3000 m² di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata CID/Arti Visive, che conta un patrimonio di circa 60 000 volumi, l’auditorium–cinema, la libreria, il ristorante e il bistrot e il teatro all'aperto. Il centro fu costruito dall'architetto Italo Gamberini (autore anche della vicinissima Galleria Farsetti) su incarico dell'industriale pratese Enrico Pecci, in memoria del figlio scomparso Luigi Pecci. In un primo tempo venne elaborato un progetto, in collaborazione con l'ingegnere Attilio Mazzoni, ispirato al palazzo della CEE a Bruxelles (il cui modello venne presentato all'amministrazione comunale alla fine del 1978). Finalmente nel 1981, approvato l'impianto urbanistico - consistente nell'edificio museale e in due corpi da destinarsi a terziario - e individuata l'area (un lotto di proprietà di una società di cui Pecci era consigliere delegato), Italo Gamberini ricevette l'incarico di procedere alla stesura definitiva del progetto e alla conseguente realizzazione. Lo studio urbanistico e architettonico fu approntato entro il dicembre del 1981: dopo numerosi incontri fra la committenza, l'amministrazione e il progettista, la concessione edilizia fu finalmente rilasciata il 28 febbraio del 1984. I lavori vennero avviati nel 1985; nell'autunno del 1986 era già completata la struttura (fondazioni, solai, telai metallici, scale esterne e copertura), mentre i tamponamenti e le finiture furono portati a termine agli inizi del 1988. Il museo venne ufficialmente inaugurato il 25 giugno 1988 con la mostra panoramica Europa oggi. La struttura originaria, ispirata al modello polifunzionale del Centro Georges Pompidou di Parigi, comprende lo spazio espositivo, il CID/Centro di Informazione e Documentazione sulle Arti visive con la biblioteca specializzata sull'arte e sull'architettura contemporanea; il Dipartimento Educazione, inaugurato alla fine degli anni Ottanta con la didattica sperimentale di Bruno Munari, che ha formato il personale interno che ha poi gestito in autonomia i laboratori fino al 2014; la Sezione Eventi dedicata nei primi quindici anni ad attività musicali, video e performative nell'auditorium e nell'anfiteatro, a cui si aggiungono le proposte editoriali, i programmi di incontri e approfondimenti culturali. L'attività museale si è rivolta alla costituzione e all'incremento di una raccolta permanente che rappresentasse la traccia duratura di ciò che era proposto in occasione di mostre temporanee, incentrate prevalentemente sugli sviluppi artistici italiani e internazionali, partendo dall'attualità per arrivare a comprendere ricerche artistiche della seconda metà del Nocevento. Il patrimonio raccolto ha stimolato, a partire dagli anni Duemila, una riflessione sulla centralità della collezione e su attività come la catalogazione e la conservazione, affiancate stabilmente all'organizzazione e presentazione di mostre temporanee. L'adeguamento degli spazi tecnici al piano interrato e il potenziamento dello spazio espositivo dedicato alla collezione sono gli sviluppi del processo di rifunzionalizzazione avviato in particolare fra il 2005 e il 2011 sotto la presidenza di Valdemaro Beccaglia, che ha indotto la direzione a prevedere l'ampliamento dell'edificio di Gamberini e la famiglia Pecci a proporne concretamente la realizzazione, commissionando il nuovo progetto all'architetto Maurice Nio. Si compone oggi di due parti: l'edificio progettato negli anni Ottanta dall'architetto Italo Gamberini e la struttura in costruzione progettata dallo studio Maurice Nio / NIO architecten di Rotterdam, che abbraccia quella originaria e ne raddoppia la superficie espositiva. L'edificio di Gamberini si sviluppa sopra ad un livello interrato, che ospita gli spazi tecnici del museo, su due piani che alternano forme asimmetriche e simmetriche, volumetrie organiche e razionali, seguendo una pianta ad andamento a U segmentata, chiusa dalla cavea semicircolare del teatro all'aperto e circondata da un giardino. Al piano terra dal 2003 sono stati ricavati spazi dedicati ai progetti d'artista e interventi specifici temporanei, accanto ai laboratori didattici, al bar-ristorante e all'auditorium collocati in questa zona dall'inaugurazione. Al primo piano si trovano l'accoglienza e le sale museali a pianta quadrata, sottoposte nel 2003 ad un radicale intervento di restyling architettonico. L'ingresso al piano nobile, introdotto esternamente da un ponte scoperto rialzato su un lato del giardino, è collegato internamente per mezzo di un tunnel coperto dall'edificio laterale che ospita piccole sale espositive dedicate a mostre di carattere specialistico e documentario, la biblioteca del CID/Centro di Informazione e Documentazione sulle Arti visive e gli uffici del Centro. Ulteriori spazi espositivi sono stati ricavati nel locale posto sotto alla gradinata del teatro. La frequente occupazione e modificazione degli spazi ha permesso di aumentare la capacità espositiva temporanea del museo, tuttavia non ha risolto il gap esistente fra le reali esigenze del Centro e l'effettiva disponibilità di ambienti da dedicare alle esposizioni. L'ampliamento architettonico progettato da Maurice Nio risponde a questa esigenza, creando un nuovo circuito espositivo per le sale del primo piano, diversificando gli assi di fruizione e razionalizzando il flusso dei visitatori. La nuova parte ad anello cinge l'edificio originale toccandolo solo quando e dove è necessario per il circuito, orientando l'entrata principale verso la strada. Edificio La collezione include circa mille opere, in prevalenza sculture, installazioni e ambienti, dipinti e opere video, realizzati dagli anni Cinquanta del Novecento ad oggi e acquisiti per lo più in seguito alle mostre. Nuclei specifici di opere provengono dalla Collezione Carlo Palli, da acquisizioni degli Amici del Centro Pecci e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Di particolare rilievo risultano i lavori di vari esponenti dell'Arte Povera e della Transavanguardia, così come di artisti dell'ex URSS. La raccolta comprende inoltre un vasto repertorio di opere e progetti di Poesia Concreta, Poesia Visiva, esperienze visuali di musicisti e performer, sezioni dedicate all'Architettura Radicale, al Cinema d'artista in Toscana dal 1964 al 1980, al libro d’artista. In collezione, tra le altre, vi sono opere di Vito Acconci, Nobuyoshi Araki, Stefano Arienti, Marco Bagnoli, Rossella Biscotti, Botto & Bruno, Paolo Canevari, Loris Cecchini, Enzo Cucchi, Jan Fabre, Lucio Fontana, Marco Gastini, Piero Gilardi, Dmitry Gutov, Emilio Isgrò, Ilya Kabakov, Anish Kapoor, Jannis Kounellis, Barbara Kruger, Francesco Lo Savio, Sol LeWitt, Philip-Lorca di Corcia, Eliseo Mattiacci, Fausto Melotti, Mario Merz, Liliana Moro, Robert Morris, Ugo Mulas, Bruno Munari, Vik Muniz, Maurizio Nannucci, Hermann Nitsch, Julian Opie, Anatolij Osmolovskij, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Gianni Pettena, Michelangelo Pistoletto, Anne e Patrick Poirier, Remo Salvadori, Julian Schnabel, Daniel Spoerri, Mauro Staccioli, Superstudio, David Tremlett, UFO, VALIE EXPORT, Massimo Vitali, Yelena & Viktor Vorobyev, Erwin Wurm, Gilberto Zorio. La collezione è il frutto delle inclinazioni critiche ed artistiche nonché delle effettive opportunità d'acquisizione dei direttori che si sono succeduti alla guida del Centro e dei curatori che vi hanno operato dal 1988 ad oggi: Amnon Barzel (1986-1992) Ida Panicelli (1993-1994) Antonella Soldaini (1994-1995) Bruno Corà (1995-2002) Daniel Soutif (2003-2005) Stefano Pezzato (2006-2007) Marco Bazzini (2007-2013) Fabio Cavallucci (2014-2017) Cristiana Perrella (2018-2021) Stefano Collicelli Cagol (2021-in corso) affiancati nel corso degli anni da varie collaborazioni esterne, fra le altre di Jean-François Chevrier e James Lingwood, Claudia Jolles, Elio Grazioli, Octavio Zaya, Germano Celant, Giuliano Serafini, Filippo Maggia, Raffaele Gavarro, Marco Meneguzzo, Jean-Christophe Ammann, Jean-Pierre Criqui, Viktor Misiano, Achille Bonito Oliva, Marco Senaldi, Luca Beatrice e Davide Ferri. Il Centro per l'Arte Contemporanea a Prato, Franchetti Pardo V. e Nigro M., in "Archivio. Bollettino Periodico del C.I.D.A.V", 1985, pp. 11–17 Anche in Italia un Museo d'Arte Contemporanea, Castellano A., "L'Arca", 2/1986, pp. 37–41 Museo d'Arte Contemporanea a Prato, Gamberini I., "Bollettino degli Ingegneri", 10/1989, pp. 5–12 Museo L. Pecci. Centro d'Arte Contemporanea a Prato, Gamberini "Professione Architetto", 4/1989, pp. 8–19 Centro per l'Arte Contemporanea a Prato, Mandolesi D., "L'Industria della Costruzioni", 208/1989 Il Museo Pecci di Arte Contemporanea, Gamberini I., "Firenze, ieri, oggi, domani", 16/1991 Guida all'architettura italiana del Novecento, Polano S., Milano, 1991, p. 358 Italo Gamberini. L'architettura dal razionalismo all'internazionalismo, Gurrieri F., Macci L., Tramonti U., Firenze, 1995, pp. 98–99 Marco Bazzini, Stefano Pezzato (a cura di), Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci. La Collezione, Giunti Editore, Firenze - Milano 2009. Riccardo Farinelli, arte storica-arte contemporanea pubblicazione Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci - Prato Regione Toscana 2011 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Per un approccio all'arte: il laboratorio come strumento dinamico di lettura In Scuola toscana: bollettino quadrimestrale dell'Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazione, Aggiornamenti Educativi della Toscana / IRRSAE. - 1 (gen./apr. 1991), p. 35-38 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Sui laboratori didattici / Barbara Conti, Riccardo farinelli. - In Quaderno / periodico del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci. - 1(1999), p.38-42Conti, Barbara . 2 : Invito al confronto / a cura di Barbara Conti. - Firenze : Regione Toscana ; Prato : Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, [2007?] Fa parte di: Sinergie: progetto museo scuola: ipotesi di interazioni possibili I quaderni dei laboratori del Pecci: Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Laboratorio della festa: dicembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Gli opposti: ottobre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Sull'idea di spazio: dicembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il quadrato: corso insegnanti medie inferiori, settembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Segno, colore, forma, texture: approccio metodologico: corso insegnanti elementari, settembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, I giochi ottici: luglio 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il segno: monografico classi elementari 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Laboratorio introduttivo medie inferiori 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,La terra: luglio 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il volto: maggio 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Le immagini e le idee: giugno 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Accostamenti inconsueti: ottobre 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il colore: monografico classi elementari 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,La forma: corso insegnanti elementari: settembre 1991. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,Fra segno e colore: scuole medie inferiori anno scolastico 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Grafica del fumetto: scuole medie inferiori 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Introduttivo: classi elementari 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Andamenti ritmici: scuole medie inferiori 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, La texture: monografico classi elementari 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Sito ufficiale, su centropecci.it.

Capalle
Capalle

Capalle è una frazione del comune italiano di Campi Bisenzio, nella città metropolitana di Firenze, in Toscana. Situata nella zona nord del territorio comunale, è attraversata dal fiume Bisenzio, che la divide nei due rioni tradizionali di "Capalle Vecchio" (il vecchio castello medievale) e della "Colonna" (dal nome di una colonna indicatoria dell'epoca granducale che si erge in zona). La zona fu abitata fin dai tempi degli Etruschi, come testimoniano il ritrovamento di una colonna dell'epoca dei lucumoni e dei resti di un centro abitato in località Gonfienti, al confine con il comune di Prato. Alcuni studiosi pensano che il sito possa corrispondere alla mai identificata città di Camars. Il castello è di origine medievale e conserva, oltre ad alcuni tratti delle mura, la chiesa parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta e l'ex Palazzo Vescovile ("Il Palagio"). In passato la parrocchia di Capalle si distingueva dalle altre del Vicariato di Campi Bisenzio per il suo status giuridico particolare, non essendo dipendente dalla Pieve di Santo Stefano a Campi ma Propositura dipendente direttamente dall'Arcivescovo (da qui il detto popolare "Capalle fa da sé", usato per rifiutare un aiuto non richiesto). Tra i parroci che qui vissero, va ricordato Sant'Antonino Pierozzi, futuro Arcivescovo di Firenze, che fu titolare intorno alla metà del XV secolo. Capalle, un tempo località a prevalente economia agricola (come testimoniano le numerose fattorie e coloniche presenti in zona), ha subìto una trasformazione economica dal secondo dopoguerra quando, grazie alla vicinanza con Prato, vi sono state trasferite o impiantate molte aziende del ramo tessile. Oggi Capalle è la maggiore zona industriale del comune di Campi Bisenzio ed una delle più importanti dell'area Firenze-Prato: oltre alle numerose ditte tessili e dell'abbigliamento, ve ne sono altre del ramo delle materie plastiche, alimentari, meccaniche, del mobile ecc. Nella zona sono presenti un grande stabilimento di componenti meccanici per automobili, uno dei maggiori centri commerciali d'Italia (I gigli) ed un grande cinema multisala. Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta Colonna indicatoria dell'epoca granducale che è stata spostata dalla sua sede originaria: mentre in precedenza si trovava all'incrocio di Via della Colonna e Via dei Confini, a causa di un incidente è stata spostata di qualche metro. Nello spostamento è stata anche ruotata e invece di indicare la strada per Calenzano (come riportato nell'incisione) è rivolta verso Prato, come visibile dalla foto. La zona industriale, commerciale e artigianale denominata Capalle si trova a cavallo tra i comuni di Campi Bisenzio, Calenzano e Prato. Fu realizzata dal Consorzio ASI della provincia di Firenze. Capalle è stata scelta in due occasioni come set cinematografico; nel 1977 vi furono girate molte scene di Berlinguer ti voglio bene e molti capallesi ebbero la possibilità di fare la comparsa accanto a Roberto Benigni e Carlo Monni; nel 1998 il centro storico della frazione ha visto le riprese di alcune scene de Il signor Quindicipalle di Francesco Nuti. Patrizia Pepe Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Capalle

CID / Arti Visive

Il Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive è la biblioteca del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e fa parte del Sistema bibliotecario provinciale pratese. Raccoglie decine di migliaia di cataloghi di mostre e monografie sull'arte contemporanea, centinaia di audiovisivi e di riviste di settore con l'obiettivo di documentare i movimenti artistici del XX e XXI secolo e gli eventi espositivi di maggior rilievo, nazionali e internazionali. All'inizio degli anni Ottanta Egidio Mucci, docente di Semiologia alla Facoltà di Architettura di Firenze, il curatore e critico d'arte Pier Luigi Tazzi ed Enzo Bargiacchi, funzionario della Regione Toscana con competenze informatiche, proposero un progetto di centro di documentazione sulle arti visive contemporanee al Comune di Prato, che lo attivò a partire dal 1982. Il concetto di centro di documentazione era stato sviluppato da Egidio Mucci e Pier Luigi Tazzi in due convegni sui problemi della critica d'arte tenutisi a Montecatini Terme: Critica 0 nel 1978 e Critica 1 nel 1980. Fu però nel 1984 che i due organizzarono insieme a Enzo Bargiacchi e al personale dell'Assessorato del Comune di Prato il convegno Progetti d'Archivio, che si svolse dal 6 al 8 aprile e che si focalizzò sulla situazione degli archivi di arte contemporanea in Italia e in Europa. Con l'occasione furono presentati i progetti per il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e quello per il CID / Arti Visive, che si prefiggeva di raccogliere riviste e pubblicazioni specializzate sull'arte contemporanea, ma anche conservare il cosiddetto materiale minore, cioè inviti, dépliant e manifesti relativi a mostre ed eventi. In un primo periodo, il materiale fu riunito e conservato presso la sede dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato. Successivamente la biblioteca fu inclusa nel progetto degli spazi del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e aperta al pubblico nel 1989. La collezione della biblioteca si costituisce nel gennaio 1984 a partire da un’emeroteca specializzata e dalla successiva acquisizione di materiali (cataloghi, inviti, locandine e manifesti) relativi all’attività espositiva pratese e toscana degli anni Settanta - primi anni Ottanta. A partire dal 1985 il primo nucleo della raccolta è integrato da acquisti programmatici, dal mutuo scambio di pubblicazioni con istituti di rilevanza nazionale e internazionale, dalle donazioni di raccolte private di critici, editori, artisti e studiosi d’arte. A questi si aggiungono le pubblicazioni e i materiali legati all'attività espositiva e didattica del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, incluse le registrazioni dei laboratori di Bruno Munari. All'interno della collezione del CID / Arti Visive si individuano i seguenti fondi: Il Fondo Ferruccio Marchi è stato acquistato dal Comune di Prato nel 1985 in seguito alla morte del fondatore della casa editrice d’arte Centro Di, con sede a Firenze. La raccolta è formata da libri d'artista, manifesti, monografie e cataloghi di mostre che documentano in particolare i movimenti artistici degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Il Fondo Giancarlo Politi è stato acquistato fra il 1986 e il 1987 e raccoglie cataloghi di mostra e saggi monografici pubblicati negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. La formazione del fondo è avvenuta in concomitanza con i primi anni di attività della rivista d’arte Flash Art, di cui Giancarlo Politi è stato fondatore. Il Fondo Libri d’artista comprende le opere in forma di libro d'arte risalenti agli anni Sessanta e Settanta del XX secolo parte dei Fondi Marchi e Politi, a cui dal 1994 si sono aggiunte successive donazioni. Il Fondo Ermanno Migliorini è stato acquistato nel 1986 ed è formato in prevalenza da cataloghi di mostre italiane prodotti negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. Il Fondo Galleria Metastasio è stato donato fra il 1988 e il 1992 dal collezionista pratese Carlo Palli e documenta l’attività espositiva della galleria e le sue relazioni con il mondo artistico contemporaneo durante gli anni Ottanta del XX secolo. Il Fondo Enrico Crispolti è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e raccoglie una parte di volumi e opuscoli appartenuti allo storico e critico d’arte. Il Fondo Galleria Il Bisonte, Firenze è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e documenta l’attività artistica fiorentina e toscana degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Il Fondo Sergio Santi è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e testimonia prevalentemente l’arte del XX secolo. L'Archivio Francesco Vincitorio è un fondo donato nel 1994 e comprende il carteggio e l'archivio fotografico di Vincitorio e la raccolta in cinque volumi della rivista “NAC-Notiziario Arte Contemporanea”(1968-1974), di cui era direttore. Il Fondo Salone di Villa Romana è stato acquisito all’inizio degli anni Novanta del XX secolo e incrementato da una successiva donazione nel 2006 da parte della residenza per artisti Villa Romana (Firenze). Il fondo documenta l’arte moderna e contemporanea, con particolare riferimento al periodo dell’Espressionismo tedesco e alle correnti artistiche italiane e straniere del secondo dopoguerra. Il Fondo Loriano Bertini è stato acquisito fra il 2002 e il 2015. La raccolta, appartenuta a uno dei soci fondatori del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, documenta prevalentemente le avanguardie storiche e il secondo dopoguerra. Il Fondo Carla Lavatelli è stato donato nel 2018 ed è costituito da materiale bibliografico appartenuto all’artista italo-americana in cui si rileva una prevalenza di pubblicazioni dedicate alla scultura contemporanea internazionale. Inoltre, la biblioteca conserva in comodato d'uso il Fondo Mario Mariotti e il Fondo Leonardo Savioli. Il primo documenta nel suo complesso l'attività dell'artista fiorentino Mario Mariotti e contiene materiali rari e inediti, tra cui progetti, fotografie e registrazioni. Il secondo comprende materiale proveniente dallo studio dell'architetto Leonardo Savioli e fa parte di una donazione più ampia risalente al 2008 ed effettuata dalla vedova Flora Wiechmann Savioli alla Regione Toscana. Maria Teresa Bettarini e Pier Luigi Tazzi, Il Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive, in Archivio: bollettino periodico del Centro di Informazione e Documentazione Arti Visive, I, n. 0, Prato, CID Arti Visive, giugno 1985, pp. 23-29. Egidio Mucci, Ipotesi di lavoro per la costituzione del Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive di Prato, in Archivio: bollettino periodico del Centro di Informazione e Documentazione Arti Visive, I, n. 0, Prato, CID Arti Visive, giugno 1985, pp. 45-48. Annaelisa Benedetti e Emanuela Porta Casucci, Centro informazione e documentazione CID/Arti Visive, in Marco Bazzini e Stefano Pezzato (a cura di), La collezione, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Prato, 1ª ed., Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2009, pp. 339-347, ISBN 978-88-09-74273-4. Maria Teresa Bettarini, Il Centro Pecci a Prato. Costruire un'idea. La politica culturale tra il 1980 e il 1995. Fatti e antefatti visti dall'interno, 1ª ed., Pistoia, Gli Ori, 2018, ISBN 978-88-7336-735-2. Prato Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Sistema bibliotecario provinciale pratese Sito ufficiale, su centropecci.it. CID / Arti Visive, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico.