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Chiesa di San Pietro a Grignano

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San Pietro a Grignano 11
San Pietro a Grignano 11

La chiesa di San Pietro a Grignano è un edificio religioso di Prato, situato nella frazioen di Grignano. La chiesa, sorta alla fine del 1100, fu ristrutturata nel 1889 (con esterni neogotici), ma conserva l'abside originaria, e all'interno un pregevole crocifisso ligneo del primo Cinquecento (oggetto di solenni feste quinquennali di ringraziamento per la protezione dell'abitato dal terremoto del 1895) e una tela di Antonio Marini (1855). Altre opere provenienti dalla chiesa sono collocate nella contigua parrocchiale, completata nel 1973 (su progetto di Silvestro Bardazzi ed Eugenio Castellani): una pala con la Madonna, il Bambino e santi di Tommaso di Piero del Trombetto, del primo Cinquecento, una Pentecoste (1590 circa), vicina a Giovanni Bizzelli, e un affresco staccato dal tabernacolo detto delle Carra (1430 circa). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Pietro Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Pietro a Grignano (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Pietro a Grignano
Via della Chiesa di Grignano, Prato Grignano

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San Pietro a Grignano

Via della Chiesa di Grignano
59100 Prato, Grignano
Toscana, Italia
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San Pietro a Grignano 11
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Luoghi vicini

Santuario della Madonna del Soccorso (Prato)
Santuario della Madonna del Soccorso (Prato)

Il santuario della Madonna del Soccorso si trova a Prato nell'omonima piazza. Esisteva un piccolo tabernacolo con una Madonna che allatta il bambino opera del primo Quattrocento di Piero o Antonio Miniati poco fuori porta Santa Trinita presso quale avvenne un evento ritenuto miracoloso: il 6 novembre 1570 una pastorella con il suo gregge fu sorpresa da un'improvvisa pioggia torrenziale, così forte e prolungata da far straripare i fossi circostanti e intimorire la bambina, che si rifugiò presso il tabernacolo posto in un luogo rialzato; pregando la sacra immagine le acque, che ormai circondavano la zona, avrebbero iniziato a ritirarsi, fino a lasciare il passo per la bambina e il suo gregge. Con altri eventi prodigiosi e una devozione popolare sempre crescente, si decise far lastricare la strada che portava al tabernacolo e costruire un piccolo oratorio (1574). Poco tempo dopo fu stanziato di far nascere in quella zona una nuova chiesa vera e propria, che venne eretta in pochi anni (1575-1585) su progetto di Alfonso Parigi il vecchio. La chiesa fu progettata con un portico che circondava la facciata su tre lati, in maniera da fare da riparo per i numerosi pellegrini che arrivavano in questa zona di aperta campagna che faceva una sorta di filtro tra interno ed esterno. Questa caratteristica, qui usata per la prima volta, divenne un modello frequentemente replicato per altre chiese sorte tra Sei e Settecento, soprattutto santuari mariani, in tutta la Toscana. Il campanile fu innalzato nel 1826 in uno stile tra barocco e neoclassico, su progetto di Giovan Battista Bacci. Il 26 giugno 1899 il complesso venne danneggiato dalla scossa del terremoto della Valle del Bisenzio, che determinò il cedimento e la caduta di una volta della chiesa. Nel 1921 la chiesa fu elevata a propositura. Nel sobrio interno a navata unica con soffitto a capriate, un imponente altare cinquecentesco in pietra serena lumeggiata in oro di Piero di Andrea, con paraste scanalate concluse da timpano spezzato, accolse il tabernacolo, staccato non senza difficoltà. Attorno all'immagine sacra il fiorentino Santi di Tito realizzò una bellissima tavola di Santi di Tito con Dio Padre, lo Spirito Santo e angeli (1580-84), che corona scenograficamente la Madonna col Bambino. L'altare si trova separato dalla navata da una struttura ad arco su pilastri. Nella navata due nicchie settecentesche sono appena accennate e accolgono i confessionali e due tele. Quella di sinistra, l'Educazione della Vergine di Giuliano Traballesi faceva pendant con un'immagine di Giuseppe Gricci sopra l'altare sinistro: il Transito di San Giuseppe; purtroppo la prima opera fu rubata nel febbraio 1997 e sostituita con un dipinto devozionale. L'acquasantiera a pila a destra dell'entrata fu donata nel settembre 1578 dalle comunità in pellegrinaggio di Santa Lucia e San Bartolomeo a Coiano. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario della Madonna del Soccorso Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Sito parrocchiale, su parrocchie.it. La tela rubata, su parrocchie.it. URL consultato il 27 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).

Cafaggio (Prato)
Cafaggio (Prato)

Cafaggio è una frazione del comune italiano di Prato, nell'omonima provincia, in Toscana. Si trova nella circoscrizione Sud, sulla direttrice storica della città verso la parte meridionale della piana pratese e verso il Montalbano. Cafaggio, attraversata dall'autostrada Firenze-Mare, negli ultimi anni si è allargata, inglobando anche la zona di via Cava, vicino alla frazione di San Giusto. Posta in un'area di antica bonifica romana, interessata nella centuriazione della colonia di Florentia, il nucleo abitato potrebbe essere di antica origine. Il toponimo infatti è di origine longobarda (gahagi con il significato di area boschiva recintata, cioè una chiusa soggetta ad una bandita di caccia. Non è probabile che si possa identificare Cafaggio con l'omonima località riportata in un documento del 766 citato da Emanuele Repetti, in quanto il toponimo (ed il termine derivato "gaggio") è molto diffuso in Toscana e potrebbe essere un utile indicatore della diffusione delle aree d'insediamento longobardo. Per esempio si citano: Cafaggio presso Campiglia Marittima Cafaggio presso Seravezza castello di Cafaggio presso Impruneta località Basilica Cafaggio presso Panzano in Chianti Fattoria Cafaggio di Pesa tra Panzano e Castellina in Chianti Cafaggio presso San Miniato Una località denominata Cafaggio era presente anche a Firenze, poco fuori le mura urbane: terreno recintato di proprietà del vescovo, in un'area oggi corrispondente a Piazza Santissima Annunziata. Il toponimo è diffuso anche in Liguria: vedasi, ad esempio, la frazione del Cafaggio nel comune di Ameglia (SP), attestato nei documenti medievali. Nel medioevo il nucleo abitato si sviluppava intorno l'attuale chiesa di Santa Maria documentata dal 998. La situazione del piccolo medievale dovrebbe essere rimasta immutata fino al XX secolo, quando a partire dagli anni sessanta la frazione si è sviluppata con un ampliamento lungo la Via Roma (la via principale della frazione insieme a Via del Ferro), e la costruzione di numerose case tra la zona di via Roma e di via Cava. Il paese è stato tra i più colpiti dall'Olocausto, con un elevato numero di caduti e deportati durante la Seconda Guerra Mondiale. L'evento viene celebrato fra la prima e la seconda settimana di marzo con manifestazioni e cerimonie religiose. Dal 2006, grazie al contributo di tanti abitanti della frazione e della città, nelle due settimane centrali del mese di agosto si svolge la Festa del Volontariato. Presso gli spazi all'aperto della Casa del Popolo, decine di volontari dedicano parte delle loro ferie ad organizzare una festa popolare fatta di buon cibo e convivialità. In migliaia di persone ogni anno si siedono ai tavoli della festa per gustare i piatti della tradizione permettendo poi ai volontari di raccogliere migliaia di euro che saranno donati alle associazioni del territorio impegnate nel sociale. Nel rispetto del motto della festa che è " aiutare chi aiuta". Sicuramente tra gli edifici di prestigio spicca la chiesa di Santa Maria a Cafaggio. La sede distaccata della chiesa, chiamata dagli abitanti del posto "Chiesino Giovannelli" è situata tra via Roma e via Elsa Morante. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cafaggio

Chiesa dello Spirito Santo (Prato)
Chiesa dello Spirito Santo (Prato)

La chiesa dello Spirito Santo si trova nel centro di Prato, in via Silvestri, preceduta dall'oratorio di Sant'Orsola (XVII secolo). In origine dedicata alla Santissima Annunziata, la chiesa fu edificata sull’odierna via Silvestri nel 1335 circa, dall’ordine mendicante dei Servi di Maria. La piccola comunità conventuale era figlia del noto convento fiorentino della Santissima Annunziata. La presenza dei Servi di Maria rimase costante fino al 1783, quando a causa delle soppressioni religiose messe in atto dall’allora vescovo di Pistoia e Prato Scipione de’ Ricci, l’antica chiesa conventuale venne trasformata in parrocchia e prese il titolo di “Chiesa dello Spirito Santo”. Ristrutturata nel Settecento, la chiesa conserva una pregevole cantoria lignea barocca con organo (1741); i quattro altari laterali a edicola, del Seicento, separati da confessionali coevi, ospitano a destra una Presentazione al Tempio (1468) della bottega di Filippo Lippi, e una notevole Sant'Anna, Madonna e Bambino (1530 circa), attribuita a Michele Tosini e Ridolfo Ghirlandaio oppure a Giovanni Sogliani. All'opposto sono due tavole tardo cinquecentesche di artisti locali: la Visitazione (1584) di Niccolò Latini, dove compare la citazione di un bambino a cavallo di un manico di scopa; una tavola dal sapore arcaico e popolare con la Madonna col Bambino e i santi Biagio e Giovanni Battista Il presbiterio, ridecorato nel 1741, ha un bel coro in noce opera di fra Raffaello Chiari (1598) e, sull'imponente altare, una notevole Pentecoste (1598) di Santi di Tito, con figure intensamente caratterizzate. Di fianco alla parete sono un'interessante tavola con l'Annunciazione (1370 circa), dai colori tersi e luminosi, opera di Jacopo di Cione, e un rilievo col Battista (1475 circa), di Francesco Ferrucci. In una cappellina sul lato destro è stato posto un Crocifisso ligneo cinquecentesco di eccellente fattura. Fiancheggia la chiesa un chiostro rinascimentale, in parte tamponato. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dello Spirito Santo Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it. Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Chiese di Prato, nel sito della diocesi, che ha concesso l'uso di testi e immagini, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007). parrocchie.it/prato, su parrocchie.it. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2016).

Biblioteca Lazzerini
Biblioteca Lazzerini

La biblioteca comunale "Alessandro Lazzerini" è la principale biblioteca di Prato e centro di coordinamento del Sistema bibliotecario provinciale pratese. Il nucleo storico della Biblioteca è costituito dalla biblioteca privata del monsignor Alessandro Lazzerini (1765-1836) donata, per sue volontà testamentarie, alla città di Prato. Diverse difficoltà impedirono però di realizzare con questi libri una biblioteca aperta al pubblico. Nel 1928 questi volumi furono collocati in alcuni locali della Biblioteca Roncioniana. Alla fine degli anni '70 l'amministrazione comunale decise di creare una grande biblioteca pubblica inaugurata il 23 settembre 1978 in via del Ceppo Vecchio,7. Negli anni successivi, dato lo sviluppo dei servizi, l'Amministrazione comunale decise aprire una nuova sede più ampia nell'ex Cimatoria Campolmi, in Via Puccetti, 3. Il restauro dell'antico opificio tessile di origine ottocentesca, esempio di archeologia industriale, è stato affidato dal Comune di Prato alla Ditta Ediltecnica di Foligno, all'architetto Marco Mattei e ad un gruppo di lavoro interno per la progettazione esecutiva degli allestimenti. La nuova sede è stata inaugurata il 24 novembre 2009. Nuti Giuseppe e Livia Draghici, settembre 1978 - ottobre 1987 Livia Draghici, novembre 1987 - febbraio 1994 Franco Neri, giugno 1994 - ottobre 2016 Antonio Avitabile, novembre 2016 - luglio 2020 Rosanna Tocco, luglio 2020 - 31 dicembre 2021 Paola Pinzani, 1 gennaio 2022 - Complessivamente sono presenti 250.000 tra libri, opuscoli e periodi provenienti da diverse fonti: il fondo iniziale deriva dalla biblioteca di Alessandro Lazzerini, prelato romano discendente da famiglia pratese. Successivamente oltre agli acquisti correnti si sono aggiunti 10 fondi speciali proveniente da personalità legate alla storia della città. Di rilievo una consistente emeroteca e un fondo interculturale in 70 lingue avviato nel 1999. Rilevante anche il patrimonio storico di Cinquecentine e Settecentine. Sono presenti anche fondi speciali e una sezione locale con materiale relativo alla storia e alla cultura della città di Prato. Sono presenti attualmente 11 fondi di personalità legate alla città di Prato. Raccoglie opuscoli, i volantini, riviste e manifesti di propaganda legati alla Prima Guerra mondiale, alle lotte politiche del dopoguerra ed al ventennio fascista. Fondo Giovannini Raccoglie la biblioteca personale di Roberto Giovannini, ex sindaco di Prato con moltissimo materiale relativo alla storia locale di Prato ed una ampia sezione sul teatro. Fondo Innocenti 2500 volumi e 500 cataloghi di mostre italiane e straniere che facevano parte della biblioteca personale del giornalista e critico d'arte Mauro Innocenti (1923-1981) Fondo Lazzerini 8288 volumi e miscellanee cronologicamente compresi tra il 1500 e il 1834 appartenenti a Alessandro Lazzerini, (1765-1836) canonico, professore di diritto pubblico e socio di varie Accademie. Donò in vita la sua biblioteca a Prato, città di origine della sua famiglia. Fondo Melis Circa 6.000 pezzi di cui 2500 volumi e 3500 tra opuscoli, dattiloscritti e estratti dell'economista Federigo Melis (1914-1973). Fondo Meoni 7500 volumi, opuscoli e riviste, di carattere letterario dello scrittore pratese Armando Meoni (1894-1984). Fondo musicale Nannicini Donata da Sergio Nannicini il fondo comprende ca. 1000 CD di musica classica. Fondo Petri bibliofilo pratese Aldo Petri, 2065 volumi, 304 annate di periodici, oltre 2300 opuscoli, 1765 fra stampe e incisioni e conteneva opere rare e preziose. Fondo Vannini Fondo Zilli Raccolta Malaparte Raccolta delle edizioni italiane e straniere di tutte le opere di Curzio Malaparte. Biblioteca storica dell'Istituto Francese di Firenze Circa 35.000 volumi e 435 titoli di riviste, alcune delle quali dei primi decenni del sec. XIX, precedentemente collocati in Palazzo Lenzi, sede fiorentina dell'Istituto francese di Firenze. Nel 2003 la Regione Toscana ha affidato alla Biblioteca il compito di organizzare un servizio regionale a sostegno di biblioteche, scuole e associazioni che svolgono attività legate all'intercultura. Il servizio è volto a promuovere raccolte di libri in lingua, la valorizzazione della lingua madre, l'apprendimento dell'italiano come seconda lingua e il dialogo interculturale. Dal 2003 è una agenzia formativa accreditata dalla Regione Toscana, e da luglio 2005 ed è certificata ISO 9001:2008. Svolge formazione per adulti nel campo linguistico (corsi di italiano per gli stranieri immigrati), promozione della lettura e del multiculturalismo. Piera Codognotto, Il fondo documentario "Tempi e spazi" della Biblioteca Lazzerini di Prato, in Bibelot: Notizie dalle biblioteche toscane, n. 3, settembre-dicembre 2003 9, p. 1. Livia Draghici (a cura di), Archivi, biblioteche, musei pratesi: sistema integrato per la storia locale, guida descrittiva, Prato, Biblioteca comunale "A. Lazzerini", 1994. Prato Museo del tessuto ex Cimatoria Campolmi Sistema bibliotecario provinciale pratese Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Biblioteca Lazzerini Sito ufficiale, su bibliotecalazzerini.prato.it. Biblioteca Lazzerini, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico.

Museo del tessuto
Museo del tessuto

Il Museo del Tessuto si trova a Prato in via Puccetti 3 ed è uno dei più importanti a livello nazionale ed europeo sulla storia e lo sviluppo della tessitura dall'antichità ai giorni nostri. Il primo nucleo del museo venne costituito nel 1975 grazie alla donazione di un corpus di tessuti del XIV - XIX secolo da parte del collezionista privato Loriano Bertini all'Istituto Tecnico Industriale "Tullio Buzzi", scuola per la formazione di periti chimici, tessili e meccanici. La scuola ha ospitato le collezioni fino al 1997 quando venne inaugurata la nuova sede di piazza del Comune dove il museo ha svolto la sua attività fino ad aprile 2003. Dal 1975 le collezioni tessili, grazie alle acquisizioni dell'associazione ex allievi dell'istituto tessile sono cresciute fino a raggiungere il patrimonio attuale che oggi è di assoluto rilievo a livello internazionale. L'arte della lavorazione tessile è documentata dall'era paleocristiana fino ai nostri giorni nelle varie tecniche di esecuzione, per un totale di circa seimila reperti. Completano il patrimonio del museo un fondo librario, una collezione di figurini di moda dell'800, macchinari, campionari di chimica tintoria e strumenti di preparazione alla tessitura di varia epoca. Attualmente il Museo del Tessuto è gestito da una fondazione costituita da comune di Prato, provincia di Prato, Unione Industriale, Cariprato, Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato. In un'altra parte del complesso è previsto che venga ospitata la biblioteca comunale e i servizi connessi. Dal 2003 il Museo ha sede presso l'ex Cimatoria Campolmi, una delle fabbriche più antiche del comune di Prato. L'area di familiarizzazione è stata creata per introdurre il visitatore alla fruizione consapevole delle collezioni del museo. Grazie a una lettura graduale del manufatto tessile, con un approccio diretto e facilmente comprensibile, il visitatore può capire, apprezzare e approfondire la propria conoscenza del settore. La possibilità di toccare alcuni dei materiali in mostra garantisce inoltre una partecipazione attiva. Il percorso tracciato lungo il corridoio iniziale presenta la [[filiera tesciao sile]], cioè il ciclo produttivo del tessuto nelle sue fasi essenziali. Una vasta sala con volte a crociera su pilastri neogotici (1869) accoglie la sezione storica, con allestimento flessibile, in grandi vetrine. Frammenti provenienti dalle aree geografiche dell'antico Perù (tessuti precolombiani) e dalle sepolture dell'Egitto cristianizzato (tessuti copti) costituiscono il nucleo archeologico. Molto ricca è la sezione che testimonia la produzione tessile dei secoli XIV - XVIII con frammenti provenienti dall'Italia, dall'Europa, dal Medio e dall'Estremo Oriente. L'Ottocento e il Novecento sono rappresentati da tessuti per abbigliamento e arredamento, alcuni dei quali d'autore (Henry Moore, Giò Ponti, Raoul Dufy), abiti, ricami, merletti e passamanerie, nonché da importanti campionari delle prime fabbriche di Prato. Di notevole interesse storico-antropologico sono i tessuti etnici del XIX e XX secolo provenienti da India, Cina, Giappone, Indonesia, America Centrale e Meridionale. I tessuti sono esposti all'interno di particolari e innovative teche mobili che permettono di modificare l'allestimento della sala secondo i diversi contenuti delle esposizioni. Ogni teca presenta un periodo storico e i tessuti sono soggetti a periodiche rotazioni. L'allestimento rispecchia i criteri conservativi ma al tempo stesso valorizza i tessuti sottolineandone gli aspetti artistici e tecnici. L'esposizione è arricchita dalle proiezioni di immagini artistiche e storiche per ricreare le suggestioni e l'atmosfera in cui i tessuti furono, nel corso dei secoli, progettati, realizzati e utilizzati. Le collezioni sono così classificate: Tessuti antichi e paramenti sacri. Questi sono materiali prodotti in Europa risalenti all'inizio del XIII sec. fino al XX secolo a testimonianza dei momenti più importanti dello sviluppo delle manifatture europee. Le tipologie sono varie, sono presenti tessuti figurati, velluti, tovaglie perugine, lampassi e damaschi. Tessuti e manufatti ricamati. Questa collezione è composta da una gamma di ricami realizzati su oggetti confezionati di origine Italiana ed europea dal XV al XX secolo e da una serie i frammenti provenienti da raccolte storiche. Tessuti e abiti etnici. Questa raccolta è di grande valore storico e antropologico. I tessuti provengono da India, Indonesia e dallo Yemen, America centrale e meridionale, Cina e Giappone. Questa vastità di decori e simbologie testimoniano il valore dell’arte tessile come strumento sociale di comunicazione. Tessuti archeologici. Questa rara collezione è composta da frammenti tessili ritrovati durante scavi o sepolture. Generalmente appartenenti al III-X sec. d.C., descrivono la cultura copta e colombiana. Campionari pratesi. Una raccolta di libri/campionari di storiche aziende di Prato. Lo scopo di questa collezione è quello di documentare l’evolversi del gusto e dello stile Pratese dal tardi 1800 al periodo contemporaneo. Bozzetti e tessuti d’artista. Questi esemplari sono realizzati da artisti del 1900 come Raoul Dufy e Thayaht e da maestri contemporanei, come Giò Pomodoro e Bruno Munari. Questi hanno trasformati il concetto di tessuto, facendone una forma espressiva della loro creatività. Tessuti contemporanei. Questa collezione contiene una selezione di tessuti appartenenti al 1976 e oltre. Questi prodotti sono ritenuti importanti per innovazione tecnologica ed espressione delle tendenze moda della città di Prato. Abiti e accessori. Questa sezione vuole testimoniare l’evoluzione del costume dal XVI secolo fino ad oggi. In particolare, si evidenziano alcuni modelli realizzati con tessuti pratesi per prestigiose produzioni cinematografiche. Macchinari. Questa collezione vuole mostrare tutti quegli strumenti di preparazione alla tessitura come telai manuali, follatrici, macchine battitore,... di manifattura italiana o frutto di progetti locali per la produzione pratese. Figurini di moda. Questa unica collezione raccoglie circa 1700 figurini maschili e femminili provenienti dalle principali riviste italiane e francesi del XIX secolo. L'intera gamma è consultabile nel catalogo on line. Il percorso prende in considerazione alcuni momenti significativi della straordinaria storia che lega il territorio alla produzione tessile e a quella laniera in particolare, dal medioevo fino agli anni novanta del XX secolo. La terra di Galceti, il fiume Bisenzio e la canalizzazione dell'acqua attraverso il sistema delle gore sono alcune caratteristiche del territorio pratese che hanno facilitato l'inizio dell'attività tessile. La prima sezione documenta la produzione del panno in epoca medievale attraverso materiale iconografico e documentario. La sezione dedicata al periodo preindustriale illustra un varco cronologico che dal Quattrocento arriva fino alla metà del XIX secolo. Nel Rinascimento e nel Seicento la produzione tessile pratese subisce forti limitazioni nella qualità e nell'esportazione a causa delle leggi imposte dai Granduchi di Toscana. Una prima fase di risveglio produttivo si avverte solo alla fine del Settecento grazie ad alcuni imprenditori e alla produzione dei cosiddetti "berretti alla levantina" (i fez). La prima metà del secolo successivo è caratterizzata dall'introduzione sul territorio del telaio Jacquard ad opera di Giovan Battista Mazzoni. L'evoluzione della produzione tessile pratese tra il 1850 e il 1950 è presentata attraverso un'installazione multimediale che illustra le evoluzioni tecnologiche dei materiali ed i mutamenti organizzativi, sociali e produttivi. Dalla seconda guerra mondiale in poi il percorso si concentra nell'illustrare il frenetico ritmo che dalla ricostruzione agli anni '90 ha permesso la strutturazione e la crescita del distretto tessile industriale con le caratteristiche che vediamo oggi. Sono presentate in forma semplice e sintetica la fase di passaggio dalla produzione tradizionale al prodotto moda vero e proprio attraverso le innovazioni nel campo della ricerca dei materiali, della struttura dei processi di nobilitazione. Sono gli anni in cui vengono introdotte le prime fibre sintetiche, si realizzano tessuti elasticizzati e finte pellicce, anni in cui il distretto pratese si pone lentamente come uno tra i principali centri della moda mondiale per i tessuti e per i filati. È presente un archivio di tessuti e campionari di epoca industriale prevalentemente realizzati da aziende locali dalla fine dell'Ottocento agli anni 2000. Inoltre si conserva un archivio di tessuti contemporanei denominato Textile Library consultabile su appuntamento. È presente una biblioteca specializzata che consiste in circa 4000 volumi che trattano argomenti dalle materie prime al design, dalla storia della moda all’arte tessile contemporanea. L'accesso alla biblioteca è possibile su appuntamento. Il catalogo può essere consultato su OPAC. Archeologia industriale ex Cimatoria Campolmi Glossario di tessitura Tessitura Tessuto Filatura European Route of Industrial Heritage Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo del tessuto Sito ufficiale, su museodeltessuto.it. Museo del tessuto, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Convitto nazionale statale Francesco Cicognini
Convitto nazionale statale Francesco Cicognini

Il convitto nazionale statale "Francesco Cicognini" è il più antico istituto scolastico di Prato. La sua origine risale al 1692, per opera dei padri gesuiti, in seguito al lascito del canonico Francesco Cicognini. L'istituzione, oltre al convitto, è composta da scuole elementari, medie e superiori (liceo classico, liceo classico europeo, liceo scientifico, liceo scientifico internazionale e liceo scienze applicate). Fino all'Unità d'Italia, la direzione fu affidata a esponenti del clero locale, cui apparteneva anche la maggior parte dei docenti. Particolare spicco ebbe il magistero di Atto Vannucci, che restò al "Cicognini" fino al 1848. Successivamente il governo guidato da Urbano Rattazzi nel 1862 nominò rettore Girolamo Bobone, al posto del sacerdote Giovanni Pierallini. Nell'ottobre di quello stesso anno la carica passò a Giuseppe Merzario, intellettuale, educatore, patriota e uomo politico di idee progressiste. Il blocco politico-sociale conservatore, che trovava i suoi punti di forza in alcuni esponenti del clericalismo e del mondo culturale fiorentino di matrice cattolica (Cesare Guasti, Nicolò Tommaseo), si oppose apertamente all'operato di Merzario, finché questi rassegnò polemicamente le dimissioni. Negli anni 1875–1881, in cui fu rettore e preside Flaminio Del Seppia, fu convittore Gabriele D'Annunzio, che mostrò particolare stima per l'ex garibaldino Tito Zucconi, suo insegnante di letteratura inglese. Nel 1882 il Cicognini divenne statale. Alla sua guida il ministero assegnò il letterato ed educatore Ulisse Poggi, che vantava trascorsi patriottici quarantotteschi. Malgrado tensioni con alcuni insegnanti e studenti, Poggi restò in carica fino al pensionamento, avvenuto nel 1889. A succedergli fu il latinista Pietro Tosi, che restò in carica fino all'estate del 1899, in tempo per organizzare le celebrazioni per il bicentenario dell'istituto, in occasione del quale venne inaugurato un busto di Umberto I, opera del giovane scultore pratese Oreste Chilleri. Dal settembre del 1899 fino al 1918 fu preside Paolo Giorgi, fautore di un'intensa opera di propaganda nazionalista e interventista che portò anche a violente tensioni con il contesto sociale cittadino, negli anni della prima guerra mondiale. Nei primi anni del nuovo secolo furono insegnanti del "Cicognini" l'italianista livornese Ubaldo Angeli, amico di Severino Ferrari e Fabio Fedi, insegnante di lettere al ginnasio e acceso sostenitore della laicità dell'istruzione, oltre che consigliere comunale. Dal dopoguerra il "Cicognini" da regio collegio tornò ad essere convitto nazionale; i rettori che si sono succeduti hanno continuato la tradizione (Gentileschi, Mati, D'Ascenzio, Caiazza, Pistone) dalla fine degli anni '90 è iniziata una profonda innovazione metodologica e tecnologica (rettore Enrico Fadda) ed è stata nominata alla guida del "Cicognini" la prima donna (Anna Grazia Greco). Dal 2004 al 2007 (sotto la Direzione di Daniele Santagati) Nel 2004 diventa rettore del "Cicognini" Daniele Santagati, tornato a Prato dopo l'esperienza di rettore del "C. Colombo" di Genova. Sotto il suo rettorato sono stati eseguiti imponenti lavori di messa a norma previsti dalla legge 626/94. Il 1º settembre 2012 il Rettore Santagati ha lasciato la guida del "Cicognini". Nell'anno scolastico 2012-2013 è stata aperta la sezione femminile del convitto residenziale, adeguando così il "Cicognini" ai cambiamenti della società. Il convitto è stato dal 1925 al 1972 la sede del Liceo ginnasio Cicognini. Dall’anno scolastico 1972-1973 il liceo classico si è trasferito negli spazi di Via Baldanzi, 16, nel quartiere Centro Direzionale di Prato. Verso la fine degli anni ‘90 fu ospitato nella sede convittuale un nuovo liceo classico, in totale discontinuità con quello precedente, che continua tutt’oggi a operare nella sede nel Centro Direzionale di Prato. A seguito inoltre del riordino dei licei, attuato dalla riforma Gelmini, vengono inoltre attivati all’interno del Convitto il liceo classico europeo (che si aggiunge al neo liceo classico degli anni ‘90) e i licei scientifici tradizionale, scienze applicate e internazionale. Questi licei sono parzialmente indipendenti dall’attività convittuale in quanto è possibile iscriversi senza risiedere all’interno della struttura. Il programma Enduscopio della Fondazione Agnelli ha assegnato nel 2022 un punteggio di 57.68 per il liceo classico e un punteggio di 46.10 per il liceo scientifico. L'enorme edificio del convitto venne progettato dal gesuita Giovan Battista Origoni. L'atrio e il portale d'ingresso furono costruiti dall'architetto pratese Giuseppe Valentini. Al suo interno sono degni di nota il refettorio (affrescato da Giacinto Fabbroni nel 1754 con scene tratte dalla Bibbia), la cappella settecentesca (con interessanti arredi lignei) ed il teatro (inizialmente chiesetta del convitto, adibito all'uso attuale durante il periodo di secolarizzazione dell'istituto: i suoi affreschi vennero rifatti durante l'epoca fascista). Giuseppe Merzario, Storia del Collegio Convitto di Prato, Prato 1870. Giuseppe Fatini, Il Cigno e la Cicogna: Gabriele D'Annunzio collegiale, Pescara, Edizione Aternine, 1959. Giancarlo Nanni - Ivo Regoli (a cura di), L'archivio storico del Convitto Nazionale Cicognini. Cenni storici e inventario, Prato, Comune di Prato, 1985. Fernand Braudel, Prato. Storia di una città, III, 2, Comune di Prato, Firenze, Le Monnier, Firenze 1988. 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Convitto nazionale Ville della Sacca, residenza estiva dei convittori del "Cicognini" Wikiquote contiene citazioni sul Convitto Nazionale Cicognini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Convitto Nazionale Cicognini Sito ufficiale, su convittocicogniniprato.edu.it. Sito ufficiale, su convitto-cicognini.it.