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Chiesa dello Spirito Santo (Prato)

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Chiesa dello spirito santo, prato 01
Chiesa dello spirito santo, prato 01

La chiesa dello Spirito Santo si trova nel centro di Prato, in via Silvestri, preceduta dall'oratorio di Sant'Orsola (XVII secolo). In origine dedicata alla Santissima Annunziata, la chiesa fu edificata sull’odierna via Silvestri nel 1335 circa, dall’ordine mendicante dei Servi di Maria. La piccola comunità conventuale era figlia del noto convento fiorentino della Santissima Annunziata. La presenza dei Servi di Maria rimase costante fino al 1783, quando a causa delle soppressioni religiose messe in atto dall’allora vescovo di Pistoia e Prato Scipione de’ Ricci, l’antica chiesa conventuale venne trasformata in parrocchia e prese il titolo di “Chiesa dello Spirito Santo”. Ristrutturata nel Settecento, la chiesa conserva una pregevole cantoria lignea barocca con organo (1741); i quattro altari laterali a edicola, del Seicento, separati da confessionali coevi, ospitano a destra una Presentazione al Tempio (1468) della bottega di Filippo Lippi, e una notevole Sant'Anna, Madonna e Bambino (1530 circa), attribuita a Michele Tosini e Ridolfo Ghirlandaio oppure a Giovanni Sogliani. All'opposto sono due tavole tardo cinquecentesche di artisti locali: la Visitazione (1584) di Niccolò Latini, dove compare la citazione di un bambino a cavallo di un manico di scopa; una tavola dal sapore arcaico e popolare con la Madonna col Bambino e i santi Biagio e Giovanni Battista Il presbiterio, ridecorato nel 1741, ha un bel coro in noce opera di fra Raffaello Chiari (1598) e, sull'imponente altare, una notevole Pentecoste (1598) di Santi di Tito, con figure intensamente caratterizzate. Di fianco alla parete sono un'interessante tavola con l'Annunciazione (1370 circa), dai colori tersi e luminosi, opera di Jacopo di Cione, e un rilievo col Battista (1475 circa), di Francesco Ferrucci. In una cappellina sul lato destro è stato posto un Crocifisso ligneo cinquecentesco di eccellente fattura. Fiancheggia la chiesa un chiostro rinascimentale, in parte tamponato. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dello Spirito Santo Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it. Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Chiese di Prato, nel sito della diocesi, che ha concesso l'uso di testi e immagini, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007). parrocchie.it/prato, su parrocchie.it. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2016).

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Chiesa dello Spirito Santo (Prato)
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Chiesa dello spirito santo, prato 01
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Convitto nazionale statale Francesco Cicognini
Convitto nazionale statale Francesco Cicognini

Il convitto nazionale statale "Francesco Cicognini" è il più antico istituto scolastico di Prato. La sua origine risale al 1692, per opera dei padri gesuiti, in seguito al lascito del canonico Francesco Cicognini. L'istituzione, oltre al convitto, è composta da scuole elementari, medie e superiori (liceo classico, liceo classico europeo, liceo scientifico, liceo scientifico internazionale e liceo scienze applicate). Fino all'Unità d'Italia, la direzione fu affidata a esponenti del clero locale, cui apparteneva anche la maggior parte dei docenti. Particolare spicco ebbe il magistero di Atto Vannucci, che restò al "Cicognini" fino al 1848. Successivamente il governo guidato da Urbano Rattazzi nel 1862 nominò rettore Girolamo Bobone, al posto del sacerdote Giovanni Pierallini. Nell'ottobre di quello stesso anno la carica passò a Giuseppe Merzario, intellettuale, educatore, patriota e uomo politico di idee progressiste. Il blocco politico-sociale conservatore, che trovava i suoi punti di forza in alcuni esponenti del clericalismo e del mondo culturale fiorentino di matrice cattolica (Cesare Guasti, Nicolò Tommaseo), si oppose apertamente all'operato di Merzario, finché questi rassegnò polemicamente le dimissioni. Negli anni 1875–1881, in cui fu rettore e preside Flaminio Del Seppia, fu convittore Gabriele D'Annunzio, che mostrò particolare stima per l'ex garibaldino Tito Zucconi, suo insegnante di letteratura inglese. Nel 1882 il Cicognini divenne statale. Alla sua guida il ministero assegnò il letterato ed educatore Ulisse Poggi, che vantava trascorsi patriottici quarantotteschi. Malgrado tensioni con alcuni insegnanti e studenti, Poggi restò in carica fino al pensionamento, avvenuto nel 1889. A succedergli fu il latinista Pietro Tosi, che restò in carica fino all'estate del 1899, in tempo per organizzare le celebrazioni per il bicentenario dell'istituto, in occasione del quale venne inaugurato un busto di Umberto I, opera del giovane scultore pratese Oreste Chilleri. Dal settembre del 1899 fino al 1918 fu preside Paolo Giorgi, fautore di un'intensa opera di propaganda nazionalista e interventista che portò anche a violente tensioni con il contesto sociale cittadino, negli anni della prima guerra mondiale. Nei primi anni del nuovo secolo furono insegnanti del "Cicognini" l'italianista livornese Ubaldo Angeli, amico di Severino Ferrari e Fabio Fedi, insegnante di lettere al ginnasio e acceso sostenitore della laicità dell'istruzione, oltre che consigliere comunale. Dal dopoguerra il "Cicognini" da regio collegio tornò ad essere convitto nazionale; i rettori che si sono succeduti hanno continuato la tradizione (Gentileschi, Mati, D'Ascenzio, Caiazza, Pistone) dalla fine degli anni '90 è iniziata una profonda innovazione metodologica e tecnologica (rettore Enrico Fadda) ed è stata nominata alla guida del "Cicognini" la prima donna (Anna Grazia Greco). Dal 2004 al 2007 (sotto la Direzione di Daniele Santagati) Nel 2004 diventa rettore del "Cicognini" Daniele Santagati, tornato a Prato dopo l'esperienza di rettore del "C. Colombo" di Genova. Sotto il suo rettorato sono stati eseguiti imponenti lavori di messa a norma previsti dalla legge 626/94. Il 1º settembre 2012 il Rettore Santagati ha lasciato la guida del "Cicognini". Nell'anno scolastico 2012-2013 è stata aperta la sezione femminile del convitto residenziale, adeguando così il "Cicognini" ai cambiamenti della società. Il convitto è stato dal 1925 al 1972 la sede del Liceo ginnasio Cicognini. Dall’anno scolastico 1972-1973 il liceo classico si è trasferito negli spazi di Via Baldanzi, 16, nel quartiere Centro Direzionale di Prato. Verso la fine degli anni ‘90 fu ospitato nella sede convittuale un nuovo liceo classico, in totale discontinuità con quello precedente, che continua tutt’oggi a operare nella sede nel Centro Direzionale di Prato. A seguito inoltre del riordino dei licei, attuato dalla riforma Gelmini, vengono inoltre attivati all’interno del Convitto il liceo classico europeo (che si aggiunge al neo liceo classico degli anni ‘90) e i licei scientifici tradizionale, scienze applicate e internazionale. Questi licei sono parzialmente indipendenti dall’attività convittuale in quanto è possibile iscriversi senza risiedere all’interno della struttura. Il programma Enduscopio della Fondazione Agnelli ha assegnato nel 2022 un punteggio di 57.68 per il liceo classico e un punteggio di 46.10 per il liceo scientifico. L'enorme edificio del convitto venne progettato dal gesuita Giovan Battista Origoni. L'atrio e il portale d'ingresso furono costruiti dall'architetto pratese Giuseppe Valentini. Al suo interno sono degni di nota il refettorio (affrescato da Giacinto Fabbroni nel 1754 con scene tratte dalla Bibbia), la cappella settecentesca (con interessanti arredi lignei) ed il teatro (inizialmente chiesetta del convitto, adibito all'uso attuale durante il periodo di secolarizzazione dell'istituto: i suoi affreschi vennero rifatti durante l'epoca fascista). Giuseppe Merzario, Storia del Collegio Convitto di Prato, Prato 1870. Giuseppe Fatini, Il Cigno e la Cicogna: Gabriele D'Annunzio collegiale, Pescara, Edizione Aternine, 1959. Giancarlo Nanni - Ivo Regoli (a cura di), L'archivio storico del Convitto Nazionale Cicognini. Cenni storici e inventario, Prato, Comune di Prato, 1985. Fernand Braudel, Prato. Storia di una città, III, 2, Comune di Prato, Firenze, Le Monnier, Firenze 1988. Ottone Magistrali, Gli allievi nella storia del Cicognini, in «Prato Storia e Arte», XXIX, 73, dicembre 1988, p. 28. E. Borchi - R. Macii, Antichi apparecchi del Gabinetto di Fisica del Liceo Ginnasio Cicognini di Prato, Prato, Edizioni del Palazzo, 1988. Ivo Regoli - Giancarlo Nanni, Convitto Nazionale Cicognini 1692-1992 Tre secoli di cultura, Prato, Pentalinea, 1993 (2ª ed. 2006). C. Innocenzi – S. Pozzi, Il Collegio Cicognini a Prato. Arte e Storia, Pentalinea, Prato 1993. Antonello Nave, Il liceo classico ‘F. Cicognini' di Prato negli anni del fascismo (1922-1944), Prato 1995. Antonello Nave, Educando al teatro. Cento anni di attività teatrale nel liceo classico “F. Cicognini” di Prato, Prato 1997. Antonello Nave, Fra Troia e la Bosnia: Agamennone e la guerra inutile. Un allestimento della tragedia di Eschilo nel “teatro della scuola”, Liceo classico “F. Cicognini” di Prato, Firenze 1998. E. Borchi, R. Macii, Le collezioni del Liceo Classico di Prato. Catalogo degli strumenti di Fisica tra Ottocento e Novecento, Prato, Artestampa, 1999. AA.VV., I ragazzi dell'Ammannati. Il teatro al Liceo classico “Cicognini” attraverso lettere, testimonianze, fotografie e disegni, Prato, Comune di Prato, 2000. Antonello Nave, Giuseppe Fatini preside del liceo pratese, in «Amiata Storia e Territorio», XIII, 43, aprile 2003, pp. 39–42. Antonello Nave, Gabriellino D'Annunzio convittore al “Cicognini”, in «Rassegna Dannunziana», 2003, 43, pp. 34–36. Antonello Nave, Il deputato di Asso alla guida del Cicognini, in «Brianze», IV, 24, febbraio 2003, pp. 46–51. Antonello Nave, Il debutto teatrale di D'Annunzio jr., in «Microstoria. Rivista toscana di storia locale», V, 29, maggio-giugno 2003, pp. 38–39. Antonello Nave, Adolfo Sironi. Una bandiera rossa al “Cicognini” di Prato, in «L'Almanacco. Rassegna di studi storici e di ricerche sulla società contemporanea», Istituto per la Storia del Movimento Operaio e Socialista ‘P. Marani', Reggio Emilia, XXI, 41, dicembre 2003, pp. 93–105. A. Benedetti-B. Benedetti, Gli archivi della scienza. Musei e Biblioteche della Scienza e della Tecnologia in Italia, Genova, Erga Edizioni, 2003, p. 282. Antonello Nave, Sebastiano Nicastro al “Cicognini” di Prato, in «Archivio Storico Siracusano», serie III, XVII, 2003 [2004], pp. 253–263. Antonello Nave, Ulisse Poggi. Dal liceo di Reggio al ‘Cicognini’ di Prato, in «Reggiostoria», XXVI, 1, gennaio-marzo 2004, pp. 28–36. Antonello Nave, Giuseppe Merzario educatore e parlamentare, in «Camicia Rossa», XXIV, 3-4, agosto-dicembre 2004, pp. 23–25. Antonello Nave, Ritratto del latinista Vittorio Ragazzini da Modigliana, in «Il Carrobbio. Tradizioni, problemi, immagini dell'Emilia-Romagna», Bologna, Pàtron Editore, XXX, 2004, pp. 251–258. Antonello Nave, Tito Zucconi letterato ed educatore garibaldino (1837-1924), in «Camicia Rossa», XXV, 3, luglio-settembre 2005, pp. 24–26. Antonello Nave, “Stagna lacusque”. Comacchio nei versi latini di Alessandro Zappata, in «Anecdota. Quaderni della Biblioteca L. A. Muratori – Comacchio», XVI, 1-2, dicembre 2006 [2007], pp. 151–163. Eleonora Maccarone, L'archivio del Convitto "Francesco Cicognini" di Prato. Sessione scolastica 1864-1925. Inventario, tesi di laurea, Università di Firenze, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2006-2007, relatrice prof. Laura Giambastiani. Roberto Bianchi, Il fronte interno alla prova. Le opposizioni alla guerra a Prato e in Toscana, in D. Menozzi-G. Procacci-S. Soldani (a cura di), Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia, Milano, Unicopli, 2010, pp. 105–106 Claudio Caponi, L'azione del comitato pratese di propaganda e di resistenza interna, in D. Menozzi-G. Procacci-S. Soldani (a cura di), Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia, Milano, Unicopli, 2010, pp. 317–318. Antonello Nave, Ulisse Poggi: un letterato toscano nella Rovigo di fine Ottocento, in «Acta Concordum», 20, luglio 2011, pp. 1-10. Antonello Nave, Il monarchico, il massone, il socialista. Tre docenti del «Cicognini» nella Prato d'età giolittiana, in «Archivio Storico Pratese», LXXXVIII, 2002 [2014], 1-2, pp. 21–40 (Uberto Angeli, Fabio Fedi, Adolfo Sironi). Antonello Nave, La roccaforte del nazionalismo. Il Cicognini negli anni del preside-rettore Paolo Giorgi, in «Archivio Storico Pratese», LXXXIX, 2013 [2015], 1-2, pp. 67–78. Antonello Nave, Sebastiano Nicastro, in «Archivio Storico Pratese», XCI, 2015 (2017), 1-2, pp. 177-187. Antonello Nave, Da collegio a convitto nazionale: il Cicognini dopo l'Unità d'Italia, in «Archivio Storico Pratese», XCII, 2016 (2018), 1-2, pp.173-183. Antonello Nave, Il Cicognini in epoca umbertina. Vicende e insegnanti negli anni del rettore Ulisse Poggi (1883-1889), in «Archivio Storico Pratese», XCIII, 2017 (2019), 1-2, pp. 111-123. Antonello Nave, Il Cicognini in epoca umbertina. Vicende e insegnanti negli anni del preside-rettore Pietro Tosi (1891-1899), in «Archivio Storico Pratese», XCIV 2018 (2020), 1-2, pp. 141-153. Antonello Nave, Atto Vannucci e il Cicognini post-unitario, in Andrea Giaconi-Giovanni Pestelli (a cura di), La primavera della democrazia. Il 1849 a Prato e in Toscana, Firenze, Nerbini, 2020, pp. 99-105. Niccolò Lucarelli, L'esordio poetico di Malaparte al Cicognini, in «Prato Storia e Arte», 126-127, dicembre 2020, pp. 65-75. Antonello Nave, Gli studenti del Cicognini statalizzato negli anni 1882-1890, in «Archivio Storico Pratese», XCV, 2019 (2021), pp. 105-134. Antonello Nave, L’attività teatrale del Cicognini e delle filodrammatiche pratesi negli anni 1903-1913, in «Archivio Storico Pratese», XCVI-XCVII, 2020-2021 (2022), pp. 165–174. Antonello Nave, Giuseppe Fatini biografo del giovane D’Annunzio, in «Archivio Storico Pratese», XCVIII, 2022 (2023), pp. 55-62. Convitto nazionale Ville della Sacca, residenza estiva dei convittori del "Cicognini" Wikiquote contiene citazioni sul Convitto Nazionale Cicognini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Convitto Nazionale Cicognini Sito ufficiale, su convittocicogniniprato.edu.it. Sito ufficiale, su convitto-cicognini.it.

Oratorio della Compagnia del Pellegrino
Oratorio della Compagnia del Pellegrino

L'ex-oratorio della Compagnia del Pellegrino si trova a Prato in via del Pellegrino. Attiguo al collegio Cicognini, fu fondato da un gruppo di pellegrini di ritorno da Loreto nel 1588 (epoca di cui resta la facciata) e ristrutturato negli interni nel 1818. Presenta una sobria facciata cinquecentesca e, accanto alla porta, una buca a forma di conchiglia per le elemosine. All’interno, ad aula unica con volta ribassata, tracce di affreschi classicisti dei primi dell’Ottocento e nella volta l’angelo del Giudizio del pratese Giuseppe Castagnoli (1819). All'esterno presenta alcune lapidi commemorative, mentre all'interno ha un affresco staccato del 1350 circa, opera di Bonaccorso di Cino, con Cristo crocifisso con la Maddalena tra i simboli della Passione. Realizzato per l’antica pieve di Grignano, demolita per lasciare il posto al Convitto Cicognini, il Cristo fu esposto nella chiesa comune costruita per la cittadinanza a risarcimento della pieve abbattuta; quando anche quest’ultima fu soppressa nel 1780, a favore del teatro del Convitto, l’affresco trovò ricovero nell’oratorio dov’è tutt’ora, invisibile al pubblico e in grave stato di degrado. Sopra l’oratorio erano i locali della compagnia del Pellegrino che furono inglobati nel convitto divenendo prima sala di convalescenza e attualmente l’appartamento del Rettore. Qui è conservato l’affresco con Cristo e i pellegrini di Emmaus, opera variamente attribuita alla scuola di Alessandro Allori. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio della Compagnia del Pellegrino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it.

Palazzo degli Alberti
Palazzo degli Alberti

Palazzo degli Alberti è uno storico palazzo gentilizio di Prato, situato nel centro della città, nell'isolato fra via Banchelli, via Rinaldesca e via dell'Altopascio. Sede storica della Cassa di Risparmio di Prato, del gruppo Banca Popolare di Vicenza, e ad ora invece del gruppo Intesa Sanpaolo, qui l'istituto bancario ha collocato e aperto al pubblico la sua notevole raccolta d'arte. Tradizionalmente detto "Il casone degli Alberti" ha l'ingresso sulla piccola piazza che si apre su via Rinaldesca. Il palazzo ha origini duecentesche: sulla facciata si possono ancora vedere tracce di loggiati ed aperture, poi chiuse, in pietra alberese, che risalgono a quel periodo. L'aspetto attuale della facciata riporta a ristrutturazioni ed ampliamenti eseguiti nel periodo che va dalla fine del Quattrocento all'inizio del Cinquecento: il portale e le finestre centinate a bugnato, le due cornici a dentelli che la adornano ne sono una testimonianza. Sullo spigolo del palazzo, in alto a destra è visibile uno stemma in pietra della famiglia dei Bardi di Vernio, ai quali appartenne per esempio Contessina de' Bardi, la moglie di Cosimo de' Medici. La "Cassa di Risparmio di Prato", fondata nel 1830, trasferì la sua sede nel palazzo nel 1870; negli anni successivi il palazzo fu restaurato ed ampliato fino ad assumere l'estensione odierna. All'interno del palazzo si trova anche la "Galleria di Palazzo degli Alberti", che raccoglie la ricca collezione di quadri e sculture che la Cassa di Risparmio ha acquistato nel corso degli anni. Recentemente la galleria è stata risistemata al primo piano dell'edificio. Il nucleo principale è costituito da una preziosa raccolta sul Barocco toscano, con opere dei migliori artisti del Sei-Settecento: Matteo Rosselli (notevole il Mosè salvato dalle acque), Jacopo Vignali, Giovan Battista Vanni, Francesco Furini, con un morbido David e Golia, Giovanni Bilivert, con una sontuosa Angelica e Ruggero, Carlo Dolci, Cesare, Vincenzo e Piero Dandini. Bellissimi ancora la Flora di Giusto Suttermans (dove è ritratta Vittoria della Rovere), dal colore denso e succoso, un bozzetto e una veduta di Livio Mehus, opere del Conti, del Martinelli e del Salvestrini. Arricchiscono la raccolta alcuni dipinti prestigiosi: la monumentale e drammatica Coronazione di spine (1604 circa) del Caravaggio, scoperta come opera originale solo durante il restauro, una Madonna col Bambino, opera giovanile di Filippo Lippi e uno splendido Crocifisso (1505 circa) di Giovanni Bellini, contemplazione purissima della morte a un passo dalla vita che rinasce, e inoltre opere di Santi di Tito e un notevole gruppo di sculture del pratese Lorenzo Bartolini. Le tre opere maggiori (Bellini, Lippi e Caravaggio), furono trasferite a Vicenza nel 2010 dalla banca proprietaria odierna della galleria e, pareva al tempo, non fossero destinate a ritornare a Prato. Contro tale decisione, e contro la minaccia di ulteriori trasferimenti di opere d'arte, si sono mobilitati la cittadinanza e la autorità pratesi nel 2013, ottenendo dalla soprintendenza un vincolo sulla collezione e sulla sua ubicazione a Prato.. Le opere sono rientrate nella sede storica della collezione nell'aprile del 2018. La galleria è aperta al pubblico su appuntamento. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo degli Alberti Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Sito ufficiale, su galleriapalazzoalberti.it. URL consultato il 14 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2008).