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Palazzo degli Alberti

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Palazzo alberti prato 11
Palazzo alberti prato 11

Palazzo degli Alberti è uno storico palazzo gentilizio di Prato, situato nel centro della città, nell'isolato fra via Banchelli, via Rinaldesca e via dell'Altopascio. Sede storica della Cassa di Risparmio di Prato, del gruppo Banca Popolare di Vicenza, e ad ora invece del gruppo Intesa Sanpaolo, qui l'istituto bancario ha collocato e aperto al pubblico la sua notevole raccolta d'arte. Tradizionalmente detto "Il casone degli Alberti" ha l'ingresso sulla piccola piazza che si apre su via Rinaldesca. Il palazzo ha origini duecentesche: sulla facciata si possono ancora vedere tracce di loggiati ed aperture, poi chiuse, in pietra alberese, che risalgono a quel periodo. L'aspetto attuale della facciata riporta a ristrutturazioni ed ampliamenti eseguiti nel periodo che va dalla fine del Quattrocento all'inizio del Cinquecento: il portale e le finestre centinate a bugnato, le due cornici a dentelli che la adornano ne sono una testimonianza. Sullo spigolo del palazzo, in alto a destra è visibile uno stemma in pietra della famiglia dei Bardi di Vernio, ai quali appartenne per esempio Contessina de' Bardi, la moglie di Cosimo de' Medici. La "Cassa di Risparmio di Prato", fondata nel 1830, trasferì la sua sede nel palazzo nel 1870; negli anni successivi il palazzo fu restaurato ed ampliato fino ad assumere l'estensione odierna. All'interno del palazzo si trova anche la "Galleria di Palazzo degli Alberti", che raccoglie la ricca collezione di quadri e sculture che la Cassa di Risparmio ha acquistato nel corso degli anni. Recentemente la galleria è stata risistemata al primo piano dell'edificio. Il nucleo principale è costituito da una preziosa raccolta sul Barocco toscano, con opere dei migliori artisti del Sei-Settecento: Matteo Rosselli (notevole il Mosè salvato dalle acque), Jacopo Vignali, Giovan Battista Vanni, Francesco Furini, con un morbido David e Golia, Giovanni Bilivert, con una sontuosa Angelica e Ruggero, Carlo Dolci, Cesare, Vincenzo e Piero Dandini. Bellissimi ancora la Flora di Giusto Suttermans (dove è ritratta Vittoria della Rovere), dal colore denso e succoso, un bozzetto e una veduta di Livio Mehus, opere del Conti, del Martinelli e del Salvestrini. Arricchiscono la raccolta alcuni dipinti prestigiosi: la monumentale e drammatica Coronazione di spine (1604 circa) del Caravaggio, scoperta come opera originale solo durante il restauro, una Madonna col Bambino, opera giovanile di Filippo Lippi e uno splendido Crocifisso (1505 circa) di Giovanni Bellini, contemplazione purissima della morte a un passo dalla vita che rinasce, e inoltre opere di Santi di Tito e un notevole gruppo di sculture del pratese Lorenzo Bartolini. Le tre opere maggiori (Bellini, Lippi e Caravaggio), furono trasferite a Vicenza nel 2010 dalla banca proprietaria odierna della galleria e, pareva al tempo, non fossero destinate a ritornare a Prato. Contro tale decisione, e contro la minaccia di ulteriori trasferimenti di opere d'arte, si sono mobilitati la cittadinanza e la autorità pratesi nel 2013, ottenendo dalla soprintendenza un vincolo sulla collezione e sulla sua ubicazione a Prato.. Le opere sono rientrate nella sede storica della collezione nell'aprile del 2018. La galleria è aperta al pubblico su appuntamento. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo degli Alberti Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Sito ufficiale, su galleriapalazzoalberti.it. URL consultato il 14 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2008).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo degli Alberti (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo degli Alberti
Via Rinaldesca, Prato

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Palazzo degli Alberti (Casone degli Alberti)

Via Rinaldesca
59100 Prato
Toscana, Italia
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Palazzo alberti prato 11
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Luoghi vicini

Oratorio della Compagnia del Pellegrino
Oratorio della Compagnia del Pellegrino

L'ex-oratorio della Compagnia del Pellegrino si trova a Prato in via del Pellegrino. Attiguo al collegio Cicognini, fu fondato da un gruppo di pellegrini di ritorno da Loreto nel 1588 (epoca di cui resta la facciata) e ristrutturato negli interni nel 1818. Presenta una sobria facciata cinquecentesca e, accanto alla porta, una buca a forma di conchiglia per le elemosine. All’interno, ad aula unica con volta ribassata, tracce di affreschi classicisti dei primi dell’Ottocento e nella volta l’angelo del Giudizio del pratese Giuseppe Castagnoli (1819). All'esterno presenta alcune lapidi commemorative, mentre all'interno ha un affresco staccato del 1350 circa, opera di Bonaccorso di Cino, con Cristo crocifisso con la Maddalena tra i simboli della Passione. Realizzato per l’antica pieve di Grignano, demolita per lasciare il posto al Convitto Cicognini, il Cristo fu esposto nella chiesa comune costruita per la cittadinanza a risarcimento della pieve abbattuta; quando anche quest’ultima fu soppressa nel 1780, a favore del teatro del Convitto, l’affresco trovò ricovero nell’oratorio dov’è tutt’ora, invisibile al pubblico e in grave stato di degrado. Sopra l’oratorio erano i locali della compagnia del Pellegrino che furono inglobati nel convitto divenendo prima sala di convalescenza e attualmente l’appartamento del Rettore. Qui è conservato l’affresco con Cristo e i pellegrini di Emmaus, opera variamente attribuita alla scuola di Alessandro Allori. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio della Compagnia del Pellegrino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it.