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Oratorio di San Sebastiano (Prato)

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San Sebastiano facade
San Sebastiano facade

L'oratorio di San Sebastiano di Prato sorge in piazza San Domenico.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Oratorio di San Sebastiano (Prato) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Oratorio di San Sebastiano (Prato)
Piazza San Domenico, Prato

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Piazza San Domenico
59100 Prato
Toscana, Italia
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San Sebastiano facade
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Luoghi vicini

Museo di pittura murale
Museo di pittura murale

Il museo di pittura murale si trova a Prato, nel complesso dell'ex convento di San Domenico; l'ingresso del museo è di fianco alla facciata della chiesa di San Domenico. Realizzato nel 1974, fu il primo museo italiano specificamente destinato a ospitare affreschi staccati, sinopie (disegni preparatori fatti sull’intonaco) e altre tecniche di pittura murale del XIV-XV secolo, provenienti principalmente dal territorio pratese. Dal 1998 al 2013, con l'esposizione chiamata I tesori della città, è stato il principale polo espositivo pratese, ospitando al suo interno tutti i capolavori della pittura del Tre-Quattrocento fino ad allora conservati nel Museo civico (Prato), che in quegli anni era in ristrutturazione, e parte di quelli del Museo dell'Opera del Duomo. Negli anni successivi è stato condotto un riordino delle raccolte originarie e un ampliamento degli spazi museali, in previsione della realizzazione di nuove sezioni del museo. Il portale di fianco alla facciata della chiesa dà accesso a un atrio (con tracce di iscrizioni sepolcrali del 1310 circa) che sbocca nell'elegante chiostro rinascimentale (1480) dell'antico convento domenicano, sul fondo del quale è l'ingresso al museo. L’allestimento attuale comprende, oltre a insegne sepolcrali e frammenti recuperati dal chiostro di San Domenico (fine del XIV-XV secolo), il pregevole tabernacolo con la Madonna, il Bambino, angeli e santi, affrescato da Niccolò Gerini nel 1391 su commissione del mercante Francesco Datini, posto a confronto con la relativa sinopia, e le sinopie dell’imponente Tabernacolo di Figline (di Agnolo Gaddi e bottega), oltre ad un affresco a finto polittico di Pietro di Miniato (1411). Notevoli sono anche alcuni rari graffiti rinascimentali attribuiti a Girolamo Ristori (che richiamano al raffinato gusto umanistico quattrocentesco) e una Annunciazione, consunto rilievo marmoreo di Giovanni di Agostino (1335 circa). In parte del secondo ordine del chiostro conventuale, recentemente ricollegato al museo, sono collocate le importanti sinopie degli affreschi di Paolo Uccello con Storie della Vergine e di santo Stefano nel Duomo di Prato (1434 circa), condotte con segno rapido e sicuro che ben caratterizza i personaggi e con alcune varianti rispetto ai dipinti eseguiti (ricollocati in Cattedrale), e il felicissimo affresco col Cristo servito dagli angeli (1650), capolavoro del Volterrano, proveniente da Santa Teresa a Firenze. Nel lato contiguo del porticato è in allestimento una rarissima serie di recipienti ceramici da tavola e da cucina, del primo Trecento, che erano stati usati come riempimento leggero delle volte del coro di San Domenico. Diocesi di Prato Duomo di Prato Museo dell'Opera del Duomo (Prato) Musei diocesani italiani Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo di pittura murale Museo di Pittura Murale - Diocesi di Prato, su diocesiprato.it.

Palazzo degli Alberti
Palazzo degli Alberti

Palazzo degli Alberti è uno storico palazzo gentilizio di Prato, situato nel centro della città, nell'isolato fra via Banchelli, via Rinaldesca e via dell'Altopascio. Sede storica della Cassa di Risparmio di Prato, del gruppo Banca Popolare di Vicenza, e ad ora invece del gruppo Intesa Sanpaolo, qui l'istituto bancario ha collocato e aperto al pubblico la sua notevole raccolta d'arte. Tradizionalmente detto "Il casone degli Alberti" ha l'ingresso sulla piccola piazza che si apre su via Rinaldesca. Il palazzo ha origini duecentesche: sulla facciata si possono ancora vedere tracce di loggiati ed aperture, poi chiuse, in pietra alberese, che risalgono a quel periodo. L'aspetto attuale della facciata riporta a ristrutturazioni ed ampliamenti eseguiti nel periodo che va dalla fine del Quattrocento all'inizio del Cinquecento: il portale e le finestre centinate a bugnato, le due cornici a dentelli che la adornano ne sono una testimonianza. Sullo spigolo del palazzo, in alto a destra è visibile uno stemma in pietra della famiglia dei Bardi di Vernio, ai quali appartenne per esempio Contessina de' Bardi, la moglie di Cosimo de' Medici. La "Cassa di Risparmio di Prato", fondata nel 1830, trasferì la sua sede nel palazzo nel 1870; negli anni successivi il palazzo fu restaurato ed ampliato fino ad assumere l'estensione odierna. All'interno del palazzo si trova anche la "Galleria di Palazzo degli Alberti", che raccoglie la ricca collezione di quadri e sculture che la Cassa di Risparmio ha acquistato nel corso degli anni. Recentemente la galleria è stata risistemata al primo piano dell'edificio. Il nucleo principale è costituito da una preziosa raccolta sul Barocco toscano, con opere dei migliori artisti del Sei-Settecento: Matteo Rosselli (notevole il Mosè salvato dalle acque), Jacopo Vignali, Giovan Battista Vanni, Francesco Furini, con un morbido David e Golia, Giovanni Bilivert, con una sontuosa Angelica e Ruggero, Carlo Dolci, Cesare, Vincenzo e Piero Dandini. Bellissimi ancora la Flora di Giusto Suttermans (dove è ritratta Vittoria della Rovere), dal colore denso e succoso, un bozzetto e una veduta di Livio Mehus, opere del Conti, del Martinelli e del Salvestrini. Arricchiscono la raccolta alcuni dipinti prestigiosi: la monumentale e drammatica Coronazione di spine (1604 circa) del Caravaggio, scoperta come opera originale solo durante il restauro, una Madonna col Bambino, opera giovanile di Filippo Lippi e uno splendido Crocifisso (1505 circa) di Giovanni Bellini, contemplazione purissima della morte a un passo dalla vita che rinasce, e inoltre opere di Santi di Tito e un notevole gruppo di sculture del pratese Lorenzo Bartolini. Le tre opere maggiori (Bellini, Lippi e Caravaggio), furono trasferite a Vicenza nel 2010 dalla banca proprietaria odierna della galleria e, pareva al tempo, non fossero destinate a ritornare a Prato. Contro tale decisione, e contro la minaccia di ulteriori trasferimenti di opere d'arte, si sono mobilitati la cittadinanza e la autorità pratesi nel 2013, ottenendo dalla soprintendenza un vincolo sulla collezione e sulla sua ubicazione a Prato.. Le opere sono rientrate nella sede storica della collezione nell'aprile del 2018. La galleria è aperta al pubblico su appuntamento. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo degli Alberti Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Sito ufficiale, su galleriapalazzoalberti.it. URL consultato il 14 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2008).

Basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci
Basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci

La basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci si trova a Prato, in piazza San Domenico angolo via San Vincenzo, davanti alla chiesa di San Domenico. Agli inizi del Cinquecento sorse il monastero femminile domenicano dedicato a San Vincenzo Ferrer, che ebbe grande impulso alla metà del secolo per opera di suor Caterina de' Ricci. La chiesa, ultimata alla fine del Cinquecento, venne completamente rinnovata dopo la canonizzazione di Caterina de' Ricci (la cui spiritualità aveva tanto influenzato la società fiorentina e toscana, tanto da essere l'esempio di misticismo più importante prima di Santa Maria Maddalena de' Pazzi) nel XVIII secolo. La ricostruzione avvenne tra il 1732 e il 1735 forse su progetto di Giovan Battista Bettini e Girolamo Ticciati. Con la sepoltura del corpo della santa sotto l'altare centrale, la chiesa venne promossa a basilica minore. Dal punto di vista artistico si tratta uno degli esempi più alti della cultura tardo barocca, dove si compongono in straordinaria armonia affreschi, stucchi, rilievi, altari e, nelle grandi occasioni, gli straordinari parati. Le pareti si raccordano con lesene concave all'abside, con altare marmoreo ornato dal rilievo in marmo bianco del Ticciati: Santa Caterina abbracciata dal Crocifisso; sotto l'altare è visibile l'urna d'argento dove è posto il corpo incorrotto della Santa. Altri miracoli legati a Santa Caterina sono presentati nei rilievi sulle pareti (Ticciati e Vincenzo Foggini), mentre gli eleganti altari marmorei ospitano un bel Martirio di santa Caterina d'Alessandria, di Vincenzo Meucci, una cinquecentesca Natività di Michele delle Colombe e tele del Pucci, autore anche degli affreschi sulla volta con la Gloria di santa Caterina e angeli. Notevole, in una cappellina, il raffinato rilievo marmoreo quattrocentesco con la Madonna e il Bambino, di Matteo Civitali. Gli arredi lignei cinquecenteschi del coretto delle monache, visibili da una grata, costituiscono un complesso di altissima qualità. Una targa nella chiesa ricorda la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1986. Contiguo alla chiesa è il Monastero di San Vincenzo, di clausura, fondato nel 1503 e notevolmente ampliato nella seconda metà del secolo, al periodo di Caterina de' Ricci. Entrata tredicenne nel monastero, la Santa, formatasi sul messaggio del Savonarola, lo spiritualizzò progressivamente, purificandolo da implicazioni politiche e sociali, e assunse progressivamente - dalle estasi della Passione rivissuta per dodici anni agli eventi straordinari del 1541-43: stimmate, matrimonio mistico, abbraccio del Crocifisso - una propria dimensione mistica; a questa sommò notevoli capacità umane e pratiche, che le consentirono di guidare a lungo il monastero, ampliandolo grazie alla generosità di Filippo Salviati, suo "figlio spirituale". Dall'atrio si raggiunge l'anticoro e la contigua Cappella della Madonna dei Papalini: la venerata immagine è un busto in maiolica del primo Cinquecento (con veste settecentesca), davanti al quale si arrestarono i mercenari spagnoli durante il Sacco del 1512, risparmiando il convento. Sotto la cappellina (con volta a rosoni in cartapesta, secentesca, e tavola di Santi di Tito) ebbe sepoltura fino al 1732 Caterina de' Ricci. Vicino è il vasto Coro monastico (1558-1564), su progetto di Baccio Bandinelli, con volta lunettata e alti stalli in noce (1564). Sull'altare un bellissimo Crocifisso ligneo cinquecentesco è fiancheggiato da due grandi pale di Michele delle Colombe (1576) con l'Assunta e Scene della Passione. Dello stesso artista sono altre tele nel Coro, che conserva pregevoli dipinti del Pignoni, di Lorenzo Lippi, di Ridolfo del Ghirlandaio. Contiguo al coro è il sacello con l'urna della Santa, ornato da tele di Gian Domenico Ferretti, non visitabile come altri ambienti al piano terreno (Sala da lavoro, Guardaroba, farmacia), mentre in alcune ricorrenze sono visibili alcune celle del piano superiore: la Cella del Transito, con ricordi e reliquie della Santa, e l'elegante Cappella dove avvenne il noto miracolo dell'abbraccio del Crocifisso (quello ligneo conservato nell'altare-reliquiario del primo Settecento), con la contigua cappella delle reliquie. Nel giardino della casa di riposo che occupa parte del monastero è la cappella della Madonna di Loreto (1559-1560), che ripete le misure della Santa Casa, con bella tavola di Michele Tosini. Coro monastico (1558-64), Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Monastero di San Clemente (Prato)
Monastero di San Clemente (Prato)

Il monastero di San Clemente di Prato sorge in via San Vincenzo. Il monastero di clausura sorse nel 1515 per un atto coraggioso di tredici suore benedettine di San Michele, che vollero vivere seguendo la riforma del Savonarola; Baldo Magini donò loro il primo nucleo del monastero (accolto nell'ordine domenicano dal 1520), che fu trasformato nel 1785 in Conservatorio per l'educazione delle ragazze. Soppresso nel 1808 sotto la dominazione napoleonica, nel 1812 il Conservatorio fu trasferito in San Niccolò. Nel 1866, a causa della soppressione degli ordini religiosi da parte dello Stato l'edificio passò di proprietà al Comune di Prato. Fu tuttavia riacquistato alla fine dell'Ottocento dalle suore benedettine che tuttora vi abitano. La chiesa pubblica, di struttura cinquecentesca, ha altari seicenteschi: il maggiore ospita una Sacra conversazione (1535 circa) di Fra' Paolino, i laterali un San Clemente del 1520 circa e una settecentesca Madonna del Rosario, copia da una pala romana di Giovan Francesco Romanelli. Il coro monastico, ricostruito dopo il grave crollo del 1583, è una vasta sala con volta unghiata, alti stalli in noce (Giovan Battista Ronchini, 1589) e vari dipinti del XVI-XVII secolo, fra i quali una vivace tela di Alessandro Rosi (San Michele e San Benedetto, 1665 circa) e un'Annunciazione, vicina al Vignali. Altri ambienti furono ridecorati nel Settecento (la Stanza della Badessa ha raffinate grottesche di Luigi Catani). La contigua Società Corale Guido Monaco, fondata nel 1878, occupa parte dell'ex monastero insieme ad un asilo comunale; il teatrino è ricavato nel refettorio, e conserva su una testata un vasto affresco di Alessio Gimignani, con le Nozze di Cana (1598). La visita al monastero di clausura è consentita solo per certi ambienti e in rari casi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monastero di San Clemente Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Chiesa della Misericordia (Prato)
Chiesa della Misericordia (Prato)

La chiesa dell'Arciconfraternita della Misericordia di Prato, intitolata a San Michele, si trova in via Convenevole. È parte dell'antico monastero benedettino di San Michele, abbandonato da metà Ottocento dalle monache (che si erano trasferite in Prato da Ponzano, presso Mezzana, nel 1330 circa), spostate in San Clemente. La chiesa, con semplice facciata a capanna, ha navata coperta da volta a botte ribassata di tipo secentesco. L'altar maggiore incornicia una pala di Alessandro Allori con l'Assunta (1603), originale e vivace, dai colori smaltati; sull'altare di destra è posto il Crocifisso quattrocentesco proveniente da Loreto, intorno al quale si formò la Compagnia del Pellegrino (poi Misericordia). Sulla cantoria in controfacciata vi è l'organo a canne, costruito da Michelangelo Crudeli nel 1765; restaurato nel 1892 da Carlo Paoli, è a trasmissione meccanica e dispone di 9 registri su unico manuale e pedale. Sul retro della chiesa si apre il coro dei confratelli, in forme gotiche rimaneggiate, con stemmi dipinti e pregevoli stalli lignei. In sacrestia sono una maiolica robbiana del primo Cinquecento con la Madonna che adora il Bambino, e un vasto fondale settecentesco da presepio; chiostro ed altri locali del monastero, pur riconoscibili, sono assai trasformati. Renzo Giorgetti, Antichi organi nelle chiese delle confraternite di misericordia in Toscana, Firenze, Giorgi & Gambi, 1994, pp. 211-213, ISBN non esistente. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa della Misericordia di Prato Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).

Oratorio della Compagnia del Pellegrino
Oratorio della Compagnia del Pellegrino

L'ex-oratorio della Compagnia del Pellegrino si trova a Prato in via del Pellegrino. Attiguo al collegio Cicognini, fu fondato da un gruppo di pellegrini di ritorno da Loreto nel 1588 (epoca di cui resta la facciata) e ristrutturato negli interni nel 1818. Presenta una sobria facciata cinquecentesca e, accanto alla porta, una buca a forma di conchiglia per le elemosine. All’interno, ad aula unica con volta ribassata, tracce di affreschi classicisti dei primi dell’Ottocento e nella volta l’angelo del Giudizio del pratese Giuseppe Castagnoli (1819). All'esterno presenta alcune lapidi commemorative, mentre all'interno ha un affresco staccato del 1350 circa, opera di Bonaccorso di Cino, con Cristo crocifisso con la Maddalena tra i simboli della Passione. Realizzato per l’antica pieve di Grignano, demolita per lasciare il posto al Convitto Cicognini, il Cristo fu esposto nella chiesa comune costruita per la cittadinanza a risarcimento della pieve abbattuta; quando anche quest’ultima fu soppressa nel 1780, a favore del teatro del Convitto, l’affresco trovò ricovero nell’oratorio dov’è tutt’ora, invisibile al pubblico e in grave stato di degrado. Sopra l’oratorio erano i locali della compagnia del Pellegrino che furono inglobati nel convitto divenendo prima sala di convalescenza e attualmente l’appartamento del Rettore. Qui è conservato l’affresco con Cristo e i pellegrini di Emmaus, opera variamente attribuita alla scuola di Alessandro Allori. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio della Compagnia del Pellegrino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it.