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Santuario della Madonna del Soccorso (Prato)

Chiese dedicate a santa Maria del SoccorsoPagine con mappeSantuari cattolici di Prato
Prato, santa maria del soccorso 02
Prato, santa maria del soccorso 02

Il santuario della Madonna del Soccorso si trova a Prato nell'omonima piazza. Esisteva un piccolo tabernacolo con una Madonna che allatta il bambino opera del primo Quattrocento di Piero o Antonio Miniati poco fuori porta Santa Trinita presso quale avvenne un evento ritenuto miracoloso: il 6 novembre 1570 una pastorella con il suo gregge fu sorpresa da un'improvvisa pioggia torrenziale, così forte e prolungata da far straripare i fossi circostanti e intimorire la bambina, che si rifugiò presso il tabernacolo posto in un luogo rialzato; pregando la sacra immagine le acque, che ormai circondavano la zona, avrebbero iniziato a ritirarsi, fino a lasciare il passo per la bambina e il suo gregge. Con altri eventi prodigiosi e una devozione popolare sempre crescente, si decise far lastricare la strada che portava al tabernacolo e costruire un piccolo oratorio (1574). Poco tempo dopo fu stanziato di far nascere in quella zona una nuova chiesa vera e propria, che venne eretta in pochi anni (1575-1585) su progetto di Alfonso Parigi il vecchio. La chiesa fu progettata con un portico che circondava la facciata su tre lati, in maniera da fare da riparo per i numerosi pellegrini che arrivavano in questa zona di aperta campagna che faceva una sorta di filtro tra interno ed esterno. Questa caratteristica, qui usata per la prima volta, divenne un modello frequentemente replicato per altre chiese sorte tra Sei e Settecento, soprattutto santuari mariani, in tutta la Toscana. Il campanile fu innalzato nel 1826 in uno stile tra barocco e neoclassico, su progetto di Giovan Battista Bacci. Il 26 giugno 1899 il complesso venne danneggiato dalla scossa del terremoto della Valle del Bisenzio, che determinò il cedimento e la caduta di una volta della chiesa. Nel 1921 la chiesa fu elevata a propositura. Nel sobrio interno a navata unica con soffitto a capriate, un imponente altare cinquecentesco in pietra serena lumeggiata in oro di Piero di Andrea, con paraste scanalate concluse da timpano spezzato, accolse il tabernacolo, staccato non senza difficoltà. Attorno all'immagine sacra il fiorentino Santi di Tito realizzò una bellissima tavola di Santi di Tito con Dio Padre, lo Spirito Santo e angeli (1580-84), che corona scenograficamente la Madonna col Bambino. L'altare si trova separato dalla navata da una struttura ad arco su pilastri. Nella navata due nicchie settecentesche sono appena accennate e accolgono i confessionali e due tele. Quella di sinistra, l'Educazione della Vergine di Giuliano Traballesi faceva pendant con un'immagine di Giuseppe Gricci sopra l'altare sinistro: il Transito di San Giuseppe; purtroppo la prima opera fu rubata nel febbraio 1997 e sostituita con un dipinto devozionale. L'acquasantiera a pila a destra dell'entrata fu donata nel settembre 1578 dalle comunità in pellegrinaggio di Santa Lucia e San Bartolomeo a Coiano. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario della Madonna del Soccorso Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Sito parrocchiale, su parrocchie.it. La tela rubata, su parrocchie.it. URL consultato il 27 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Santuario della Madonna del Soccorso (Prato) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Santuario della Madonna del Soccorso (Prato)
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Prato, santa maria del soccorso 02
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Luoghi vicini

Chiesa dello Spirito Santo (Prato)
Chiesa dello Spirito Santo (Prato)

La chiesa dello Spirito Santo si trova nel centro di Prato, in via Silvestri, preceduta dall'oratorio di Sant'Orsola (XVII secolo). In origine dedicata alla Santissima Annunziata, la chiesa fu edificata sull’odierna via Silvestri nel 1335 circa, dall’ordine mendicante dei Servi di Maria. La piccola comunità conventuale era figlia del noto convento fiorentino della Santissima Annunziata. La presenza dei Servi di Maria rimase costante fino al 1783, quando a causa delle soppressioni religiose messe in atto dall’allora vescovo di Pistoia e Prato Scipione de’ Ricci, l’antica chiesa conventuale venne trasformata in parrocchia e prese il titolo di “Chiesa dello Spirito Santo”. Ristrutturata nel Settecento, la chiesa conserva una pregevole cantoria lignea barocca con organo (1741); i quattro altari laterali a edicola, del Seicento, separati da confessionali coevi, ospitano a destra una Presentazione al Tempio (1468) della bottega di Filippo Lippi, e una notevole Sant'Anna, Madonna e Bambino (1530 circa), attribuita a Michele Tosini e Ridolfo Ghirlandaio oppure a Giovanni Sogliani. All'opposto sono due tavole tardo cinquecentesche di artisti locali: la Visitazione (1584) di Niccolò Latini, dove compare la citazione di un bambino a cavallo di un manico di scopa; una tavola dal sapore arcaico e popolare con la Madonna col Bambino e i santi Biagio e Giovanni Battista Il presbiterio, ridecorato nel 1741, ha un bel coro in noce opera di fra Raffaello Chiari (1598) e, sull'imponente altare, una notevole Pentecoste (1598) di Santi di Tito, con figure intensamente caratterizzate. Di fianco alla parete sono un'interessante tavola con l'Annunciazione (1370 circa), dai colori tersi e luminosi, opera di Jacopo di Cione, e un rilievo col Battista (1475 circa), di Francesco Ferrucci. In una cappellina sul lato destro è stato posto un Crocifisso ligneo cinquecentesco di eccellente fattura. Fiancheggia la chiesa un chiostro rinascimentale, in parte tamponato. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dello Spirito Santo Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it. Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Chiese di Prato, nel sito della diocesi, che ha concesso l'uso di testi e immagini, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007). parrocchie.it/prato, su parrocchie.it. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2016).

Convitto nazionale statale Francesco Cicognini
Convitto nazionale statale Francesco Cicognini

Il convitto nazionale statale "Francesco Cicognini" è il più antico istituto scolastico di Prato. La sua origine risale al 1692, per opera dei padri gesuiti, in seguito al lascito del canonico Francesco Cicognini. L'istituzione, oltre al convitto, è composta da scuole elementari, medie e superiori (liceo classico, liceo classico europeo, liceo scientifico, liceo scientifico internazionale e liceo scienze applicate). Fino all'Unità d'Italia, la direzione fu affidata a esponenti del clero locale, cui apparteneva anche la maggior parte dei docenti. Particolare spicco ebbe il magistero di Atto Vannucci, che restò al "Cicognini" fino al 1848. Successivamente il governo guidato da Urbano Rattazzi nel 1862 nominò rettore Girolamo Bobone, al posto del sacerdote Giovanni Pierallini. Nell'ottobre di quello stesso anno la carica passò a Giuseppe Merzario, intellettuale, educatore, patriota e uomo politico di idee progressiste. Il blocco politico-sociale conservatore, che trovava i suoi punti di forza in alcuni esponenti del clericalismo e del mondo culturale fiorentino di matrice cattolica (Cesare Guasti, Nicolò Tommaseo), si oppose apertamente all'operato di Merzario, finché questi rassegnò polemicamente le dimissioni. Negli anni 1875–1881, in cui fu rettore e preside Flaminio Del Seppia, fu convittore Gabriele D'Annunzio, che mostrò particolare stima per l'ex garibaldino Tito Zucconi, suo insegnante di letteratura inglese. Nel 1882 il Cicognini divenne statale. Alla sua guida il ministero assegnò il letterato ed educatore Ulisse Poggi, che vantava trascorsi patriottici quarantotteschi. Malgrado tensioni con alcuni insegnanti e studenti, Poggi restò in carica fino al pensionamento, avvenuto nel 1889. A succedergli fu il latinista Pietro Tosi, che restò in carica fino all'estate del 1899, in tempo per organizzare le celebrazioni per il bicentenario dell'istituto, in occasione del quale venne inaugurato un busto di Umberto I, opera del giovane scultore pratese Oreste Chilleri. Dal settembre del 1899 fino al 1918 fu preside Paolo Giorgi, fautore di un'intensa opera di propaganda nazionalista e interventista che portò anche a violente tensioni con il contesto sociale cittadino, negli anni della prima guerra mondiale. Nei primi anni del nuovo secolo furono insegnanti del "Cicognini" l'italianista livornese Ubaldo Angeli, amico di Severino Ferrari e Fabio Fedi, insegnante di lettere al ginnasio e acceso sostenitore della laicità dell'istruzione, oltre che consigliere comunale. Dal dopoguerra il "Cicognini" da regio collegio tornò ad essere convitto nazionale; i rettori che si sono succeduti hanno continuato la tradizione (Gentileschi, Mati, D'Ascenzio, Caiazza, Pistone) dalla fine degli anni '90 è iniziata una profonda innovazione metodologica e tecnologica (rettore Enrico Fadda) ed è stata nominata alla guida del "Cicognini" la prima donna (Anna Grazia Greco). Dal 2004 al 2007 (sotto la Direzione di Daniele Santagati) Nel 2004 diventa rettore del "Cicognini" Daniele Santagati, tornato a Prato dopo l'esperienza di rettore del "C. Colombo" di Genova. Sotto il suo rettorato sono stati eseguiti imponenti lavori di messa a norma previsti dalla legge 626/94. Il 1º settembre 2012 il Rettore Santagati ha lasciato la guida del "Cicognini". Nell'anno scolastico 2012-2013 è stata aperta la sezione femminile del convitto residenziale, adeguando così il "Cicognini" ai cambiamenti della società. Il convitto è stato dal 1925 al 1972 la sede del Liceo ginnasio Cicognini. Dall’anno scolastico 1972-1973 il liceo classico si è trasferito negli spazi di Via Baldanzi, 16, nel quartiere Centro Direzionale di Prato. Verso la fine degli anni ‘90 fu ospitato nella sede convittuale un nuovo liceo classico, in totale discontinuità con quello precedente, che continua tutt’oggi a operare nella sede nel Centro Direzionale di Prato. A seguito inoltre del riordino dei licei, attuato dalla riforma Gelmini, vengono inoltre attivati all’interno del Convitto il liceo classico europeo (che si aggiunge al neo liceo classico degli anni ‘90) e i licei scientifici tradizionale, scienze applicate e internazionale. Questi licei sono parzialmente indipendenti dall’attività convittuale in quanto è possibile iscriversi senza risiedere all’interno della struttura. Il programma Enduscopio della Fondazione Agnelli ha assegnato nel 2022 un punteggio di 57.68 per il liceo classico e un punteggio di 46.10 per il liceo scientifico. L'enorme edificio del convitto venne progettato dal gesuita Giovan Battista Origoni. L'atrio e il portale d'ingresso furono costruiti dall'architetto pratese Giuseppe Valentini. Al suo interno sono degni di nota il refettorio (affrescato da Giacinto Fabbroni nel 1754 con scene tratte dalla Bibbia), la cappella settecentesca (con interessanti arredi lignei) ed il teatro (inizialmente chiesetta del convitto, adibito all'uso attuale durante il periodo di secolarizzazione dell'istituto: i suoi affreschi vennero rifatti durante l'epoca fascista). Giuseppe Merzario, Storia del Collegio Convitto di Prato, Prato 1870. Giuseppe Fatini, Il Cigno e la Cicogna: Gabriele D'Annunzio collegiale, Pescara, Edizione Aternine, 1959. Giancarlo Nanni - Ivo Regoli (a cura di), L'archivio storico del Convitto Nazionale Cicognini. Cenni storici e inventario, Prato, Comune di Prato, 1985. Fernand Braudel, Prato. Storia di una città, III, 2, Comune di Prato, Firenze, Le Monnier, Firenze 1988. Ottone Magistrali, Gli allievi nella storia del Cicognini, in «Prato Storia e Arte», XXIX, 73, dicembre 1988, p. 28. E. Borchi - R. Macii, Antichi apparecchi del Gabinetto di Fisica del Liceo Ginnasio Cicognini di Prato, Prato, Edizioni del Palazzo, 1988. Ivo Regoli - Giancarlo Nanni, Convitto Nazionale Cicognini 1692-1992 Tre secoli di cultura, Prato, Pentalinea, 1993 (2ª ed. 2006). C. Innocenzi – S. Pozzi, Il Collegio Cicognini a Prato. Arte e Storia, Pentalinea, Prato 1993. Antonello Nave, Il liceo classico ‘F. Cicognini' di Prato negli anni del fascismo (1922-1944), Prato 1995. Antonello Nave, Educando al teatro. Cento anni di attività teatrale nel liceo classico “F. Cicognini” di Prato, Prato 1997. Antonello Nave, Fra Troia e la Bosnia: Agamennone e la guerra inutile. Un allestimento della tragedia di Eschilo nel “teatro della scuola”, Liceo classico “F. Cicognini” di Prato, Firenze 1998. E. Borchi, R. Macii, Le collezioni del Liceo Classico di Prato. Catalogo degli strumenti di Fisica tra Ottocento e Novecento, Prato, Artestampa, 1999. AA.VV., I ragazzi dell'Ammannati. Il teatro al Liceo classico “Cicognini” attraverso lettere, testimonianze, fotografie e disegni, Prato, Comune di Prato, 2000. Antonello Nave, Giuseppe Fatini preside del liceo pratese, in «Amiata Storia e Territorio», XIII, 43, aprile 2003, pp. 39–42. Antonello Nave, Gabriellino D'Annunzio convittore al “Cicognini”, in «Rassegna Dannunziana», 2003, 43, pp. 34–36. Antonello Nave, Il deputato di Asso alla guida del Cicognini, in «Brianze», IV, 24, febbraio 2003, pp. 46–51. Antonello Nave, Il debutto teatrale di D'Annunzio jr., in «Microstoria. Rivista toscana di storia locale», V, 29, maggio-giugno 2003, pp. 38–39. Antonello Nave, Adolfo Sironi. Una bandiera rossa al “Cicognini” di Prato, in «L'Almanacco. Rassegna di studi storici e di ricerche sulla società contemporanea», Istituto per la Storia del Movimento Operaio e Socialista ‘P. Marani', Reggio Emilia, XXI, 41, dicembre 2003, pp. 93–105. A. Benedetti-B. Benedetti, Gli archivi della scienza. Musei e Biblioteche della Scienza e della Tecnologia in Italia, Genova, Erga Edizioni, 2003, p. 282. Antonello Nave, Sebastiano Nicastro al “Cicognini” di Prato, in «Archivio Storico Siracusano», serie III, XVII, 2003 [2004], pp. 253–263. Antonello Nave, Ulisse Poggi. Dal liceo di Reggio al ‘Cicognini’ di Prato, in «Reggiostoria», XXVI, 1, gennaio-marzo 2004, pp. 28–36. Antonello Nave, Giuseppe Merzario educatore e parlamentare, in «Camicia Rossa», XXIV, 3-4, agosto-dicembre 2004, pp. 23–25. Antonello Nave, Ritratto del latinista Vittorio Ragazzini da Modigliana, in «Il Carrobbio. Tradizioni, problemi, immagini dell'Emilia-Romagna», Bologna, Pàtron Editore, XXX, 2004, pp. 251–258. Antonello Nave, Tito Zucconi letterato ed educatore garibaldino (1837-1924), in «Camicia Rossa», XXV, 3, luglio-settembre 2005, pp. 24–26. Antonello Nave, “Stagna lacusque”. Comacchio nei versi latini di Alessandro Zappata, in «Anecdota. Quaderni della Biblioteca L. A. Muratori – Comacchio», XVI, 1-2, dicembre 2006 [2007], pp. 151–163. Eleonora Maccarone, L'archivio del Convitto "Francesco Cicognini" di Prato. Sessione scolastica 1864-1925. Inventario, tesi di laurea, Università di Firenze, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2006-2007, relatrice prof. Laura Giambastiani. Roberto Bianchi, Il fronte interno alla prova. Le opposizioni alla guerra a Prato e in Toscana, in D. Menozzi-G. Procacci-S. Soldani (a cura di), Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia, Milano, Unicopli, 2010, pp. 105–106 Claudio Caponi, L'azione del comitato pratese di propaganda e di resistenza interna, in D. Menozzi-G. Procacci-S. Soldani (a cura di), Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia, Milano, Unicopli, 2010, pp. 317–318. Antonello Nave, Ulisse Poggi: un letterato toscano nella Rovigo di fine Ottocento, in «Acta Concordum», 20, luglio 2011, pp. 1-10. Antonello Nave, Il monarchico, il massone, il socialista. Tre docenti del «Cicognini» nella Prato d'età giolittiana, in «Archivio Storico Pratese», LXXXVIII, 2002 [2014], 1-2, pp. 21–40 (Uberto Angeli, Fabio Fedi, Adolfo Sironi). Antonello Nave, La roccaforte del nazionalismo. Il Cicognini negli anni del preside-rettore Paolo Giorgi, in «Archivio Storico Pratese», LXXXIX, 2013 [2015], 1-2, pp. 67–78. Antonello Nave, Sebastiano Nicastro, in «Archivio Storico Pratese», XCI, 2015 (2017), 1-2, pp. 177-187. Antonello Nave, Da collegio a convitto nazionale: il Cicognini dopo l'Unità d'Italia, in «Archivio Storico Pratese», XCII, 2016 (2018), 1-2, pp.173-183. Antonello Nave, Il Cicognini in epoca umbertina. Vicende e insegnanti negli anni del rettore Ulisse Poggi (1883-1889), in «Archivio Storico Pratese», XCIII, 2017 (2019), 1-2, pp. 111-123. Antonello Nave, Il Cicognini in epoca umbertina. Vicende e insegnanti negli anni del preside-rettore Pietro Tosi (1891-1899), in «Archivio Storico Pratese», XCIV 2018 (2020), 1-2, pp. 141-153. Antonello Nave, Atto Vannucci e il Cicognini post-unitario, in Andrea Giaconi-Giovanni Pestelli (a cura di), La primavera della democrazia. Il 1849 a Prato e in Toscana, Firenze, Nerbini, 2020, pp. 99-105. Niccolò Lucarelli, L'esordio poetico di Malaparte al Cicognini, in «Prato Storia e Arte», 126-127, dicembre 2020, pp. 65-75. Antonello Nave, Gli studenti del Cicognini statalizzato negli anni 1882-1890, in «Archivio Storico Pratese», XCV, 2019 (2021), pp. 105-134. Antonello Nave, L’attività teatrale del Cicognini e delle filodrammatiche pratesi negli anni 1903-1913, in «Archivio Storico Pratese», XCVI-XCVII, 2020-2021 (2022), pp. 165–174. Antonello Nave, Giuseppe Fatini biografo del giovane D’Annunzio, in «Archivio Storico Pratese», XCVIII, 2022 (2023), pp. 55-62. Convitto nazionale Ville della Sacca, residenza estiva dei convittori del "Cicognini" Wikiquote contiene citazioni sul Convitto Nazionale Cicognini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Convitto Nazionale Cicognini Sito ufficiale, su convittocicogniniprato.edu.it. Sito ufficiale, su convitto-cicognini.it.

Cimitero della Misericordia (Prato)
Cimitero della Misericordia (Prato)

Il cimitero della Misericordia di Prato è uno cimiteri più ampi della città e deve il suo nome alla locale arciconfraternita della Misericordia. Come in altre città toscane, è un cimitero privato e strettamente cattolico, nato in risposta ai sobri cimiteri pubblici sorti dopo l'editto di Saint-Germain, e per questo tipicamente scelto dalle élite cittadine che gli diedero un carattere tipicamente monumentale. Il cimitero pubblico comunale a Prato è invece il cimitero della Chiesanuova. Il cimitero sorse inizialmente nel 1873 su un terreno poco distante dalle mura cittadine, fuori dalla distrutta "Porta al Leone" e dal bastione di San Giusto, con un campo di forma quadrilatera su progetto del pratese Fortunato Rocchi. Era diviso in quattro settori e circordato da una serie di cappelle gentilizie (realizzate tra il 1874 e il 1893) inquadrate da arcate ogivali e pilastri neomedievali. Sul lato meridionale, opposto all'entrata, venne costruita la cappella dedicata al Santissimo Redentore, in bozze di alberese con facciata a capanna. Un secondo campo venne aggiunto alle spalle della cappella nel 1894, su progetto di Giacomo Roster con modifiche di Luigi Salvi Cristiani e concluso solo verso il 1915. Pure in stile neogotico, si tratta del campo con al centro i monumenti ai caduti della prima guerra mondiale e tutto intorno le cappelle più ricche di decorazioni, tra lo stile Liberty e Déco, alcune decorate dalla manifattura Chini e da scultori come Oreste Chilleri; spiccano inoltre la cappella Berni, con affreschi di Sergio Fiaschi, quella Bellandi, con opere di Vitaliano De Angelis, quella Lorini, con due ritratti di Alessandro Franchi, quelle Pacchiani e Salvi-Cristiani con opere del veronese Giovanni Battista Troiani. Altri due campi, con annessi, vennero aggiunti nel 1967 su progetto di Umberto Fiaschi. Nel primo si trova anche una cripta con le spoglie dei deportati pratesi nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Cerretelli Claudio, Prato e la sua provincia, Firenze, Giunti, 1996. ISBN 88-09-03425-2 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cimitero della Misericordia

Oratorio della Compagnia del Pellegrino
Oratorio della Compagnia del Pellegrino

L'ex-oratorio della Compagnia del Pellegrino si trova a Prato in via del Pellegrino. Attiguo al collegio Cicognini, fu fondato da un gruppo di pellegrini di ritorno da Loreto nel 1588 (epoca di cui resta la facciata) e ristrutturato negli interni nel 1818. Presenta una sobria facciata cinquecentesca e, accanto alla porta, una buca a forma di conchiglia per le elemosine. All’interno, ad aula unica con volta ribassata, tracce di affreschi classicisti dei primi dell’Ottocento e nella volta l’angelo del Giudizio del pratese Giuseppe Castagnoli (1819). All'esterno presenta alcune lapidi commemorative, mentre all'interno ha un affresco staccato del 1350 circa, opera di Bonaccorso di Cino, con Cristo crocifisso con la Maddalena tra i simboli della Passione. Realizzato per l’antica pieve di Grignano, demolita per lasciare il posto al Convitto Cicognini, il Cristo fu esposto nella chiesa comune costruita per la cittadinanza a risarcimento della pieve abbattuta; quando anche quest’ultima fu soppressa nel 1780, a favore del teatro del Convitto, l’affresco trovò ricovero nell’oratorio dov’è tutt’ora, invisibile al pubblico e in grave stato di degrado. Sopra l’oratorio erano i locali della compagnia del Pellegrino che furono inglobati nel convitto divenendo prima sala di convalescenza e attualmente l’appartamento del Rettore. Qui è conservato l’affresco con Cristo e i pellegrini di Emmaus, opera variamente attribuita alla scuola di Alessandro Allori. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio della Compagnia del Pellegrino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it.

Museo di scienze planetarie
Museo di scienze planetarie

Il Museo di scienze planetarie, situato a Prato, è dedicato all'astronomia, alle scienze planetarie e alla mineralogia. Il museo è stato fondato per iniziativa della Provincia di Prato, realizzato in collaborazione con alcuni enti scientifici nazionali ed esteri, tra cui l'Istituto Geofisico Toscano e l'Università di Firenze, ed è curato dalla Fondazione Prato Ricerche. Il percorso museale segue la storia evolutiva dell'Universo, dalla sua nascita alla formazione del Sistema Solare. Il tema è illustrato con una rappresentazione della Via Lattea e con il modello in scala dei pianeti, accompagnati da immagini e filmati esplicativi. L'itinerario prosegue con l'esposizione, in sei sezioni, di una parte delle due importanti collezioni custodite dal museo, che raccolgono 400 campioni di meteoriti, impattiti e tectiti, e circa 4100 minerali. Di particolare interesse scientifico alcuni reperti originati sulla Luna e su Marte e caduti sulla Terra, e la meteorite metallica di Nantan, la più grande presente in Italia. Una sezione del museo è dedicata agli studi astronomici di Galileo Galilei, illustrati mediante semplici esperimenti interattivi, e all'esplorazione spaziale, con una ricostruzione virtuale della Stazione spaziale internazionale. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Museo di scienze planetarie Sito ufficiale, su museoscienzeplanetarie.eu. Sito ufficiale precedente, su mspo.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2010). Il museo nel sito della Fondazione Prato Ricerche, su pratoricerche.it. Il museo nel sito Scienza nei Musei , su lascienzaneimusei.it. Il museo nel sito Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza, su brunelleschi.imss.fi.it. Il museo nel sito Rete civica di Prato, su cultura.prato.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2010).