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Cimitero della Misericordia (Prato)

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Prato, cimitero della misericordia, 04
Prato, cimitero della misericordia, 04

Il cimitero della Misericordia di Prato è uno cimiteri più ampi della città e deve il suo nome alla locale arciconfraternita della Misericordia. Come in altre città toscane, è un cimitero privato e strettamente cattolico, nato in risposta ai sobri cimiteri pubblici sorti dopo l'editto di Saint-Germain, e per questo tipicamente scelto dalle élite cittadine che gli diedero un carattere tipicamente monumentale. Il cimitero pubblico comunale a Prato è invece il cimitero della Chiesanuova. Il cimitero sorse inizialmente nel 1873 su un terreno poco distante dalle mura cittadine, fuori dalla distrutta "Porta al Leone" e dal bastione di San Giusto, con un campo di forma quadrilatera su progetto del pratese Fortunato Rocchi. Era diviso in quattro settori e circordato da una serie di cappelle gentilizie (realizzate tra il 1874 e il 1893) inquadrate da arcate ogivali e pilastri neomedievali. Sul lato meridionale, opposto all'entrata, venne costruita la cappella dedicata al Santissimo Redentore, in bozze di alberese con facciata a capanna. Un secondo campo venne aggiunto alle spalle della cappella nel 1894, su progetto di Giacomo Roster con modifiche di Luigi Salvi Cristiani e concluso solo verso il 1915. Pure in stile neogotico, si tratta del campo con al centro i monumenti ai caduti della prima guerra mondiale e tutto intorno le cappelle più ricche di decorazioni, tra lo stile Liberty e Déco, alcune decorate dalla manifattura Chini e da scultori come Oreste Chilleri; spiccano inoltre la cappella Berni, con affreschi di Sergio Fiaschi, quella Bellandi, con opere di Vitaliano De Angelis, quella Lorini, con due ritratti di Alessandro Franchi, quelle Pacchiani e Salvi-Cristiani con opere del veronese Giovanni Battista Troiani. Altri due campi, con annessi, vennero aggiunti nel 1967 su progetto di Umberto Fiaschi. Nel primo si trova anche una cripta con le spoglie dei deportati pratesi nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Cerretelli Claudio, Prato e la sua provincia, Firenze, Giunti, 1996. ISBN 88-09-03425-2 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cimitero della Misericordia

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Cimitero della Misericordia (Prato)
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Prato, cimitero della misericordia, 04
Prato, cimitero della misericordia, 04
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Luoghi vicini

Museo di scienze planetarie
Museo di scienze planetarie

Il Museo di scienze planetarie, situato a Prato, è dedicato all'astronomia, alle scienze planetarie e alla mineralogia. Il museo è stato fondato per iniziativa della Provincia di Prato, realizzato in collaborazione con alcuni enti scientifici nazionali ed esteri, tra cui l'Istituto Geofisico Toscano e l'Università di Firenze, ed è curato dalla Fondazione Prato Ricerche. Il percorso museale segue la storia evolutiva dell'Universo, dalla sua nascita alla formazione del Sistema Solare. Il tema è illustrato con una rappresentazione della Via Lattea e con il modello in scala dei pianeti, accompagnati da immagini e filmati esplicativi. L'itinerario prosegue con l'esposizione, in sei sezioni, di una parte delle due importanti collezioni custodite dal museo, che raccolgono 400 campioni di meteoriti, impattiti e tectiti, e circa 4100 minerali. Di particolare interesse scientifico alcuni reperti originati sulla Luna e su Marte e caduti sulla Terra, e la meteorite metallica di Nantan, la più grande presente in Italia. Una sezione del museo è dedicata agli studi astronomici di Galileo Galilei, illustrati mediante semplici esperimenti interattivi, e all'esplorazione spaziale, con una ricostruzione virtuale della Stazione spaziale internazionale. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Museo di scienze planetarie Sito ufficiale, su museoscienzeplanetarie.eu. Sito ufficiale precedente, su mspo.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2010). Il museo nel sito della Fondazione Prato Ricerche, su pratoricerche.it. Il museo nel sito Scienza nei Musei , su lascienzaneimusei.it. Il museo nel sito Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza, su brunelleschi.imss.fi.it. Il museo nel sito Rete civica di Prato, su cultura.prato.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2010).

Monastero di San Clemente (Prato)
Monastero di San Clemente (Prato)

Il monastero di San Clemente di Prato sorge in via San Vincenzo. Il monastero di clausura sorse nel 1515 per un atto coraggioso di tredici suore benedettine di San Michele, che vollero vivere seguendo la riforma del Savonarola; Baldo Magini donò loro il primo nucleo del monastero (accolto nell'ordine domenicano dal 1520), che fu trasformato nel 1785 in Conservatorio per l'educazione delle ragazze. Soppresso nel 1808 sotto la dominazione napoleonica, nel 1812 il Conservatorio fu trasferito in San Niccolò. Nel 1866, a causa della soppressione degli ordini religiosi da parte dello Stato l'edificio passò di proprietà al Comune di Prato. Fu tuttavia riacquistato alla fine dell'Ottocento dalle suore benedettine che tuttora vi abitano. La chiesa pubblica, di struttura cinquecentesca, ha altari seicenteschi: il maggiore ospita una Sacra conversazione (1535 circa) di Fra' Paolino, i laterali un San Clemente del 1520 circa e una settecentesca Madonna del Rosario, copia da una pala romana di Giovan Francesco Romanelli. Il coro monastico, ricostruito dopo il grave crollo del 1583, è una vasta sala con volta unghiata, alti stalli in noce (Giovan Battista Ronchini, 1589) e vari dipinti del XVI-XVII secolo, fra i quali una vivace tela di Alessandro Rosi (San Michele e San Benedetto, 1665 circa) e un'Annunciazione, vicina al Vignali. Altri ambienti furono ridecorati nel Settecento (la Stanza della Badessa ha raffinate grottesche di Luigi Catani). La contigua Società Corale Guido Monaco, fondata nel 1878, occupa parte dell'ex monastero insieme ad un asilo comunale; il teatrino è ricavato nel refettorio, e conserva su una testata un vasto affresco di Alessio Gimignani, con le Nozze di Cana (1598). La visita al monastero di clausura è consentita solo per certi ambienti e in rari casi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monastero di San Clemente Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci
Basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci

La basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci si trova a Prato, in piazza San Domenico angolo via San Vincenzo, davanti alla chiesa di San Domenico. Agli inizi del Cinquecento sorse il monastero femminile domenicano dedicato a San Vincenzo Ferrer, che ebbe grande impulso alla metà del secolo per opera di suor Caterina de' Ricci. La chiesa, ultimata alla fine del Cinquecento, venne completamente rinnovata dopo la canonizzazione di Caterina de' Ricci (la cui spiritualità aveva tanto influenzato la società fiorentina e toscana, tanto da essere l'esempio di misticismo più importante prima di Santa Maria Maddalena de' Pazzi) nel XVIII secolo. La ricostruzione avvenne tra il 1732 e il 1735 forse su progetto di Giovan Battista Bettini e Girolamo Ticciati. Con la sepoltura del corpo della santa sotto l'altare centrale, la chiesa venne promossa a basilica minore. Dal punto di vista artistico si tratta uno degli esempi più alti della cultura tardo barocca, dove si compongono in straordinaria armonia affreschi, stucchi, rilievi, altari e, nelle grandi occasioni, gli straordinari parati. Le pareti si raccordano con lesene concave all'abside, con altare marmoreo ornato dal rilievo in marmo bianco del Ticciati: Santa Caterina abbracciata dal Crocifisso; sotto l'altare è visibile l'urna d'argento dove è posto il corpo incorrotto della Santa. Altri miracoli legati a Santa Caterina sono presentati nei rilievi sulle pareti (Ticciati e Vincenzo Foggini), mentre gli eleganti altari marmorei ospitano un bel Martirio di santa Caterina d'Alessandria, di Vincenzo Meucci, una cinquecentesca Natività di Michele delle Colombe e tele del Pucci, autore anche degli affreschi sulla volta con la Gloria di santa Caterina e angeli. Notevole, in una cappellina, il raffinato rilievo marmoreo quattrocentesco con la Madonna e il Bambino, di Matteo Civitali. Gli arredi lignei cinquecenteschi del coretto delle monache, visibili da una grata, costituiscono un complesso di altissima qualità. Una targa nella chiesa ricorda la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1986. Contiguo alla chiesa è il Monastero di San Vincenzo, di clausura, fondato nel 1503 e notevolmente ampliato nella seconda metà del secolo, al periodo di Caterina de' Ricci. Entrata tredicenne nel monastero, la Santa, formatasi sul messaggio del Savonarola, lo spiritualizzò progressivamente, purificandolo da implicazioni politiche e sociali, e assunse progressivamente - dalle estasi della Passione rivissuta per dodici anni agli eventi straordinari del 1541-43: stimmate, matrimonio mistico, abbraccio del Crocifisso - una propria dimensione mistica; a questa sommò notevoli capacità umane e pratiche, che le consentirono di guidare a lungo il monastero, ampliandolo grazie alla generosità di Filippo Salviati, suo "figlio spirituale". Dall'atrio si raggiunge l'anticoro e la contigua Cappella della Madonna dei Papalini: la venerata immagine è un busto in maiolica del primo Cinquecento (con veste settecentesca), davanti al quale si arrestarono i mercenari spagnoli durante il Sacco del 1512, risparmiando il convento. Sotto la cappellina (con volta a rosoni in cartapesta, secentesca, e tavola di Santi di Tito) ebbe sepoltura fino al 1732 Caterina de' Ricci. Vicino è il vasto Coro monastico (1558-1564), su progetto di Baccio Bandinelli, con volta lunettata e alti stalli in noce (1564). Sull'altare un bellissimo Crocifisso ligneo cinquecentesco è fiancheggiato da due grandi pale di Michele delle Colombe (1576) con l'Assunta e Scene della Passione. Dello stesso artista sono altre tele nel Coro, che conserva pregevoli dipinti del Pignoni, di Lorenzo Lippi, di Ridolfo del Ghirlandaio. Contiguo al coro è il sacello con l'urna della Santa, ornato da tele di Gian Domenico Ferretti, non visitabile come altri ambienti al piano terreno (Sala da lavoro, Guardaroba, farmacia), mentre in alcune ricorrenze sono visibili alcune celle del piano superiore: la Cella del Transito, con ricordi e reliquie della Santa, e l'elegante Cappella dove avvenne il noto miracolo dell'abbraccio del Crocifisso (quello ligneo conservato nell'altare-reliquiario del primo Settecento), con la contigua cappella delle reliquie. Nel giardino della casa di riposo che occupa parte del monastero è la cappella della Madonna di Loreto (1559-1560), che ripete le misure della Santa Casa, con bella tavola di Michele Tosini. Coro monastico (1558-64), Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Museo di pittura murale
Museo di pittura murale

Il museo di pittura murale si trova a Prato, nel complesso dell'ex convento di San Domenico; l'ingresso del museo è di fianco alla facciata della chiesa di San Domenico. Realizzato nel 1974, fu il primo museo italiano specificamente destinato a ospitare affreschi staccati, sinopie (disegni preparatori fatti sull’intonaco) e altre tecniche di pittura murale del XIV-XV secolo, provenienti principalmente dal territorio pratese. Dal 1998 al 2013, con l'esposizione chiamata I tesori della città, è stato il principale polo espositivo pratese, ospitando al suo interno tutti i capolavori della pittura del Tre-Quattrocento fino ad allora conservati nel Museo civico (Prato), che in quegli anni era in ristrutturazione, e parte di quelli del Museo dell'Opera del Duomo. Negli anni successivi è stato condotto un riordino delle raccolte originarie e un ampliamento degli spazi museali, in previsione della realizzazione di nuove sezioni del museo. Il portale di fianco alla facciata della chiesa dà accesso a un atrio (con tracce di iscrizioni sepolcrali del 1310 circa) che sbocca nell'elegante chiostro rinascimentale (1480) dell'antico convento domenicano, sul fondo del quale è l'ingresso al museo. L’allestimento attuale comprende, oltre a insegne sepolcrali e frammenti recuperati dal chiostro di San Domenico (fine del XIV-XV secolo), il pregevole tabernacolo con la Madonna, il Bambino, angeli e santi, affrescato da Niccolò Gerini nel 1391 su commissione del mercante Francesco Datini, posto a confronto con la relativa sinopia, e le sinopie dell’imponente Tabernacolo di Figline (di Agnolo Gaddi e bottega), oltre ad un affresco a finto polittico di Pietro di Miniato (1411). Notevoli sono anche alcuni rari graffiti rinascimentali attribuiti a Girolamo Ristori (che richiamano al raffinato gusto umanistico quattrocentesco) e una Annunciazione, consunto rilievo marmoreo di Giovanni di Agostino (1335 circa). In parte del secondo ordine del chiostro conventuale, recentemente ricollegato al museo, sono collocate le importanti sinopie degli affreschi di Paolo Uccello con Storie della Vergine e di santo Stefano nel Duomo di Prato (1434 circa), condotte con segno rapido e sicuro che ben caratterizza i personaggi e con alcune varianti rispetto ai dipinti eseguiti (ricollocati in Cattedrale), e il felicissimo affresco col Cristo servito dagli angeli (1650), capolavoro del Volterrano, proveniente da Santa Teresa a Firenze. Nel lato contiguo del porticato è in allestimento una rarissima serie di recipienti ceramici da tavola e da cucina, del primo Trecento, che erano stati usati come riempimento leggero delle volte del coro di San Domenico. Diocesi di Prato Duomo di Prato Museo dell'Opera del Duomo (Prato) Musei diocesani italiani Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo di pittura murale Museo di Pittura Murale - Diocesi di Prato, su diocesiprato.it.

Piazza Cardinale Niccolò
Piazza Cardinale Niccolò

Piazza Cardinale Niccolò è una piazza nella città di Prato. Collocata all'interno della cinta muraria della città, si apre di fronte al Conservatorio medesimo e alla chiesa consacrata nel 1323 e da questi prende il nome. Il disegno della piazza per come lo vediamo oggi è frutto della ristrutturazione settecentesca ad opera dell'architetto Giuseppe Valentini che dette una fisionomia edilizia al programma di riforme di Pietro Leopoldo incarnando l'ideale di classicismo illuministico di stampo razionalistico. Lo spazio della piazza è fiancheggiato da due ali di edifici del Settecento (a nord) e del 1865 (a sud) e chiuso sul fondo dal fianco della chiesa del Monastero di San Niccolò e dal muro di cinta del Conservatorio. Nella piazza Cardinale Niccolò si trovano alcuni uffici comunali, una scuola primaria e il Conservatorio. Negli anni Quaranta la piazza appare sterrata e completamente libera, con tigli ancora molto piccoli e le architetture circostanti assai ben visibili. Una prima ristrutturazione è intorno al 1980 e vede la sistemazione al centro della piazza di una fontana. La vasca di forma rotonda è circondata da una ringhiera cesellata e da aiuole geometriche incastonate nelle pietre dalle quali si origina un percorso pedonale. Una seconda ristrutturazione, all'interno di un progetto di riqualificazione architettonica della piazza, inizia nel 2016. In quell'occasione viene rifatta la pavimentazione in pietra nella parte centrale e nella parte carrabile della piazza che porta alla pedonalizzazione dell'intera area. Viene anche allestito ex novo l'impianto di illuminazione che dà risalto alla fontana. Gli alberi originali vengono sostituiti con lecci ornamentali. In questa piazza è stato girato l'episodio del film di Francesco Nuti "Madonna che silenzio c'è stasera" in cui il protagonista incontra la prostituta interpretata da Edy Angelillo. Il dizionario di Prato: tutta Prato dalla A alla Z : dalle origini al Duemila / Pier Francesco Listri. - Firenze: Le Lettere, 2000. - 447 p.: ill.; 27 cm. Prato e il suo territorio: [itinerari, idee, notizie e indirizzi utili per il tempo libero / testi di Raffaello Barbaresi]. - Novara: De Agostini, [1997]. Prato e la sua provincia, a cura di Claudio Cerretelli. - Firenze: Regione Toscana; Milano: Mondadori, 1999. S. Niccolò a Prato, Silvestro Bardazzi, Eugenio Castellani. - [Prato]: Cassa di risparmi e depositi di Prato, [1984]. Fotografie di Eugenio e Marcello Castellani con la collaborazione di Foto Ranfagni di Prato dicembre 1984 Monastero e chiesa di San Niccolò Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piazza Cardinale Niccolò

Convitto nazionale statale Francesco Cicognini
Convitto nazionale statale Francesco Cicognini

Il convitto nazionale statale "Francesco Cicognini" è il più antico istituto scolastico di Prato. La sua origine risale al 1692, per opera dei padri gesuiti, in seguito al lascito del canonico Francesco Cicognini. L'istituzione, oltre al convitto, è composta da scuole elementari, medie e superiori (liceo classico, liceo classico europeo, liceo scientifico, liceo scientifico internazionale e liceo scienze applicate). Fino all'Unità d'Italia, la direzione fu affidata a esponenti del clero locale, cui apparteneva anche la maggior parte dei docenti. Particolare spicco ebbe il magistero di Atto Vannucci, che restò al "Cicognini" fino al 1848. Successivamente il governo guidato da Urbano Rattazzi nel 1862 nominò rettore Girolamo Bobone, al posto del sacerdote Giovanni Pierallini. Nell'ottobre di quello stesso anno la carica passò a Giuseppe Merzario, intellettuale, educatore, patriota e uomo politico di idee progressiste. Il blocco politico-sociale conservatore, che trovava i suoi punti di forza in alcuni esponenti del clericalismo e del mondo culturale fiorentino di matrice cattolica (Cesare Guasti, Nicolò Tommaseo), si oppose apertamente all'operato di Merzario, finché questi rassegnò polemicamente le dimissioni. Negli anni 1875–1881, in cui fu rettore e preside Flaminio Del Seppia, fu convittore Gabriele D'Annunzio, che mostrò particolare stima per l'ex garibaldino Tito Zucconi, suo insegnante di letteratura inglese. Nel 1882 il Cicognini divenne statale. Alla sua guida il ministero assegnò il letterato ed educatore Ulisse Poggi, che vantava trascorsi patriottici quarantotteschi. Malgrado tensioni con alcuni insegnanti e studenti, Poggi restò in carica fino al pensionamento, avvenuto nel 1889. A succedergli fu il latinista Pietro Tosi, che restò in carica fino all'estate del 1899, in tempo per organizzare le celebrazioni per il bicentenario dell'istituto, in occasione del quale venne inaugurato un busto di Umberto I, opera del giovane scultore pratese Oreste Chilleri. Dal settembre del 1899 fino al 1918 fu preside Paolo Giorgi, fautore di un'intensa opera di propaganda nazionalista e interventista che portò anche a violente tensioni con il contesto sociale cittadino, negli anni della prima guerra mondiale. Nei primi anni del nuovo secolo furono insegnanti del "Cicognini" l'italianista livornese Ubaldo Angeli, amico di Severino Ferrari e Fabio Fedi, insegnante di lettere al ginnasio e acceso sostenitore della laicità dell'istruzione, oltre che consigliere comunale. Dal dopoguerra il "Cicognini" da regio collegio tornò ad essere convitto nazionale; i rettori che si sono succeduti hanno continuato la tradizione (Gentileschi, Mati, D'Ascenzio, Caiazza, Pistone) dalla fine degli anni '90 è iniziata una profonda innovazione metodologica e tecnologica (rettore Enrico Fadda) ed è stata nominata alla guida del "Cicognini" la prima donna (Anna Grazia Greco). Dal 2004 al 2007 (sotto la Direzione di Daniele Santagati) Nel 2004 diventa rettore del "Cicognini" Daniele Santagati, tornato a Prato dopo l'esperienza di rettore del "C. Colombo" di Genova. Sotto il suo rettorato sono stati eseguiti imponenti lavori di messa a norma previsti dalla legge 626/94. Il 1º settembre 2012 il Rettore Santagati ha lasciato la guida del "Cicognini". Nell'anno scolastico 2012-2013 è stata aperta la sezione femminile del convitto residenziale, adeguando così il "Cicognini" ai cambiamenti della società. Il convitto è stato dal 1925 al 1972 la sede del Liceo ginnasio Cicognini. Dall’anno scolastico 1972-1973 il liceo classico si è trasferito negli spazi di Via Baldanzi, 16, nel quartiere Centro Direzionale di Prato. Verso la fine degli anni ‘90 fu ospitato nella sede convittuale un nuovo liceo classico, in totale discontinuità con quello precedente, che continua tutt’oggi a operare nella sede nel Centro Direzionale di Prato. A seguito inoltre del riordino dei licei, attuato dalla riforma Gelmini, vengono inoltre attivati all’interno del Convitto il liceo classico europeo (che si aggiunge al neo liceo classico degli anni ‘90) e i licei scientifici tradizionale, scienze applicate e internazionale. Questi licei sono parzialmente indipendenti dall’attività convittuale in quanto è possibile iscriversi senza risiedere all’interno della struttura. Il programma Enduscopio della Fondazione Agnelli ha assegnato nel 2022 un punteggio di 57.68 per il liceo classico e un punteggio di 46.10 per il liceo scientifico. L'enorme edificio del convitto venne progettato dal gesuita Giovan Battista Origoni. L'atrio e il portale d'ingresso furono costruiti dall'architetto pratese Giuseppe Valentini. Al suo interno sono degni di nota il refettorio (affrescato da Giacinto Fabbroni nel 1754 con scene tratte dalla Bibbia), la cappella settecentesca (con interessanti arredi lignei) ed il teatro (inizialmente chiesetta del convitto, adibito all'uso attuale durante il periodo di secolarizzazione dell'istituto: i suoi affreschi vennero rifatti durante l'epoca fascista). Giuseppe Merzario, Storia del Collegio Convitto di Prato, Prato 1870. Giuseppe Fatini, Il Cigno e la Cicogna: Gabriele D'Annunzio collegiale, Pescara, Edizione Aternine, 1959. Giancarlo Nanni - Ivo Regoli (a cura di), L'archivio storico del Convitto Nazionale Cicognini. Cenni storici e inventario, Prato, Comune di Prato, 1985. Fernand Braudel, Prato. Storia di una città, III, 2, Comune di Prato, Firenze, Le Monnier, Firenze 1988. Ottone Magistrali, Gli allievi nella storia del Cicognini, in «Prato Storia e Arte», XXIX, 73, dicembre 1988, p. 28. E. Borchi - R. Macii, Antichi apparecchi del Gabinetto di Fisica del Liceo Ginnasio Cicognini di Prato, Prato, Edizioni del Palazzo, 1988. Ivo Regoli - Giancarlo Nanni, Convitto Nazionale Cicognini 1692-1992 Tre secoli di cultura, Prato, Pentalinea, 1993 (2ª ed. 2006). C. Innocenzi – S. Pozzi, Il Collegio Cicognini a Prato. Arte e Storia, Pentalinea, Prato 1993. Antonello Nave, Il liceo classico ‘F. Cicognini' di Prato negli anni del fascismo (1922-1944), Prato 1995. Antonello Nave, Educando al teatro. Cento anni di attività teatrale nel liceo classico “F. Cicognini” di Prato, Prato 1997. Antonello Nave, Fra Troia e la Bosnia: Agamennone e la guerra inutile. Un allestimento della tragedia di Eschilo nel “teatro della scuola”, Liceo classico “F. Cicognini” di Prato, Firenze 1998. E. Borchi, R. Macii, Le collezioni del Liceo Classico di Prato. Catalogo degli strumenti di Fisica tra Ottocento e Novecento, Prato, Artestampa, 1999. AA.VV., I ragazzi dell'Ammannati. Il teatro al Liceo classico “Cicognini” attraverso lettere, testimonianze, fotografie e disegni, Prato, Comune di Prato, 2000. Antonello Nave, Giuseppe Fatini preside del liceo pratese, in «Amiata Storia e Territorio», XIII, 43, aprile 2003, pp. 39–42. Antonello Nave, Gabriellino D'Annunzio convittore al “Cicognini”, in «Rassegna Dannunziana», 2003, 43, pp. 34–36. Antonello Nave, Il deputato di Asso alla guida del Cicognini, in «Brianze», IV, 24, febbraio 2003, pp. 46–51. Antonello Nave, Il debutto teatrale di D'Annunzio jr., in «Microstoria. Rivista toscana di storia locale», V, 29, maggio-giugno 2003, pp. 38–39. Antonello Nave, Adolfo Sironi. Una bandiera rossa al “Cicognini” di Prato, in «L'Almanacco. Rassegna di studi storici e di ricerche sulla società contemporanea», Istituto per la Storia del Movimento Operaio e Socialista ‘P. Marani', Reggio Emilia, XXI, 41, dicembre 2003, pp. 93–105. A. Benedetti-B. Benedetti, Gli archivi della scienza. Musei e Biblioteche della Scienza e della Tecnologia in Italia, Genova, Erga Edizioni, 2003, p. 282. Antonello Nave, Sebastiano Nicastro al “Cicognini” di Prato, in «Archivio Storico Siracusano», serie III, XVII, 2003 [2004], pp. 253–263. Antonello Nave, Ulisse Poggi. Dal liceo di Reggio al ‘Cicognini’ di Prato, in «Reggiostoria», XXVI, 1, gennaio-marzo 2004, pp. 28–36. Antonello Nave, Giuseppe Merzario educatore e parlamentare, in «Camicia Rossa», XXIV, 3-4, agosto-dicembre 2004, pp. 23–25. Antonello Nave, Ritratto del latinista Vittorio Ragazzini da Modigliana, in «Il Carrobbio. Tradizioni, problemi, immagini dell'Emilia-Romagna», Bologna, Pàtron Editore, XXX, 2004, pp. 251–258. Antonello Nave, Tito Zucconi letterato ed educatore garibaldino (1837-1924), in «Camicia Rossa», XXV, 3, luglio-settembre 2005, pp. 24–26. Antonello Nave, “Stagna lacusque”. Comacchio nei versi latini di Alessandro Zappata, in «Anecdota. Quaderni della Biblioteca L. A. Muratori – Comacchio», XVI, 1-2, dicembre 2006 [2007], pp. 151–163. Eleonora Maccarone, L'archivio del Convitto "Francesco Cicognini" di Prato. Sessione scolastica 1864-1925. Inventario, tesi di laurea, Università di Firenze, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2006-2007, relatrice prof. Laura Giambastiani. Roberto Bianchi, Il fronte interno alla prova. Le opposizioni alla guerra a Prato e in Toscana, in D. Menozzi-G. Procacci-S. Soldani (a cura di), Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia, Milano, Unicopli, 2010, pp. 105–106 Claudio Caponi, L'azione del comitato pratese di propaganda e di resistenza interna, in D. Menozzi-G. Procacci-S. Soldani (a cura di), Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia, Milano, Unicopli, 2010, pp. 317–318. Antonello Nave, Ulisse Poggi: un letterato toscano nella Rovigo di fine Ottocento, in «Acta Concordum», 20, luglio 2011, pp. 1-10. Antonello Nave, Il monarchico, il massone, il socialista. Tre docenti del «Cicognini» nella Prato d'età giolittiana, in «Archivio Storico Pratese», LXXXVIII, 2002 [2014], 1-2, pp. 21–40 (Uberto Angeli, Fabio Fedi, Adolfo Sironi). Antonello Nave, La roccaforte del nazionalismo. Il Cicognini negli anni del preside-rettore Paolo Giorgi, in «Archivio Storico Pratese», LXXXIX, 2013 [2015], 1-2, pp. 67–78. Antonello Nave, Sebastiano Nicastro, in «Archivio Storico Pratese», XCI, 2015 (2017), 1-2, pp. 177-187. Antonello Nave, Da collegio a convitto nazionale: il Cicognini dopo l'Unità d'Italia, in «Archivio Storico Pratese», XCII, 2016 (2018), 1-2, pp.173-183. Antonello Nave, Il Cicognini in epoca umbertina. Vicende e insegnanti negli anni del rettore Ulisse Poggi (1883-1889), in «Archivio Storico Pratese», XCIII, 2017 (2019), 1-2, pp. 111-123. Antonello Nave, Il Cicognini in epoca umbertina. Vicende e insegnanti negli anni del preside-rettore Pietro Tosi (1891-1899), in «Archivio Storico Pratese», XCIV 2018 (2020), 1-2, pp. 141-153. Antonello Nave, Atto Vannucci e il Cicognini post-unitario, in Andrea Giaconi-Giovanni Pestelli (a cura di), La primavera della democrazia. Il 1849 a Prato e in Toscana, Firenze, Nerbini, 2020, pp. 99-105. Niccolò Lucarelli, L'esordio poetico di Malaparte al Cicognini, in «Prato Storia e Arte», 126-127, dicembre 2020, pp. 65-75. Antonello Nave, Gli studenti del Cicognini statalizzato negli anni 1882-1890, in «Archivio Storico Pratese», XCV, 2019 (2021), pp. 105-134. Antonello Nave, L’attività teatrale del Cicognini e delle filodrammatiche pratesi negli anni 1903-1913, in «Archivio Storico Pratese», XCVI-XCVII, 2020-2021 (2022), pp. 165–174. Antonello Nave, Giuseppe Fatini biografo del giovane D’Annunzio, in «Archivio Storico Pratese», XCVIII, 2022 (2023), pp. 55-62. Convitto nazionale Ville della Sacca, residenza estiva dei convittori del "Cicognini" Wikiquote contiene citazioni sul Convitto Nazionale Cicognini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Convitto Nazionale Cicognini Sito ufficiale, su convittocicogniniprato.edu.it. Sito ufficiale, su convitto-cicognini.it.

Chiesa dello Spirito Santo (Prato)
Chiesa dello Spirito Santo (Prato)

La chiesa dello Spirito Santo si trova nel centro di Prato, in via Silvestri, preceduta dall'oratorio di Sant'Orsola (XVII secolo). In origine dedicata alla Santissima Annunziata, la chiesa fu edificata sull’odierna via Silvestri nel 1335 circa, dall’ordine mendicante dei Servi di Maria. La piccola comunità conventuale era figlia del noto convento fiorentino della Santissima Annunziata. La presenza dei Servi di Maria rimase costante fino al 1783, quando a causa delle soppressioni religiose messe in atto dall’allora vescovo di Pistoia e Prato Scipione de’ Ricci, l’antica chiesa conventuale venne trasformata in parrocchia e prese il titolo di “Chiesa dello Spirito Santo”. Ristrutturata nel Settecento, la chiesa conserva una pregevole cantoria lignea barocca con organo (1741); i quattro altari laterali a edicola, del Seicento, separati da confessionali coevi, ospitano a destra una Presentazione al Tempio (1468) della bottega di Filippo Lippi, e una notevole Sant'Anna, Madonna e Bambino (1530 circa), attribuita a Michele Tosini e Ridolfo Ghirlandaio oppure a Giovanni Sogliani. All'opposto sono due tavole tardo cinquecentesche di artisti locali: la Visitazione (1584) di Niccolò Latini, dove compare la citazione di un bambino a cavallo di un manico di scopa; una tavola dal sapore arcaico e popolare con la Madonna col Bambino e i santi Biagio e Giovanni Battista Il presbiterio, ridecorato nel 1741, ha un bel coro in noce opera di fra Raffaello Chiari (1598) e, sull'imponente altare, una notevole Pentecoste (1598) di Santi di Tito, con figure intensamente caratterizzate. Di fianco alla parete sono un'interessante tavola con l'Annunciazione (1370 circa), dai colori tersi e luminosi, opera di Jacopo di Cione, e un rilievo col Battista (1475 circa), di Francesco Ferrucci. In una cappellina sul lato destro è stato posto un Crocifisso ligneo cinquecentesco di eccellente fattura. Fiancheggia la chiesa un chiostro rinascimentale, in parte tamponato. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dello Spirito Santo Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it. Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Chiese di Prato, nel sito della diocesi, che ha concesso l'uso di testi e immagini, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007). parrocchie.it/prato, su parrocchie.it. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2016).