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Oratorio di San Michele Arcangelo (Gambellara)

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L'Oratorio di San Michele Arcangelo è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Locara, ma ubicato a Torri di Confine, frazione del Comune di Gambellara, in provincia e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara. La nobile famiglia Thiene, succeduta ai Da Lisca nel possesso di Torri di Confine col matrimonio tra Lisca Da Lisca e Clemente Thiene, all’inizio del XVI secolo decise di edificare un grande palazzo con una cappella gentilizia lungo la strada che conduce a Locara. La dedicazione a San Michele Arcangelo, santo protettore dei confini, potrebbe denunciarne una certa antichità, anche se la chiesetta appare per la prima volta in una mappa del 1608. Questo fa propendere per una costruzione avvenuta qualche anno prima. Dalla visita pastorale del Vescovo di Vicenza Giuseppe Maria Peruzzi del 1822 si deduce che è un Oratorio privato di casa Thiene, senza un cappellano che la officiasse. L’Oratorio presenta una facciata a capanna con portale sopraelevato di tre gradini rispetto allo spiazzo antistante, con timpano spezzato. Appena sopra è collocato un piccolo stemma della famiglia Thiene, mentre più in alto troviamo una finestra a lunetta. Sul culmine della facciata è collocata una croce metallica. L’interno dell’Oratorio è stato sistemato di recente e presenta un'aula unica con copertura a capriate lignee. Il presbiterio, di pianta quadrata e con copertura a crociera, innalzato di uno scalino, presenta un altare in stile barocco, in marmi policromi, con la centro una Madonna col Bambino datata 1706. La pala d’altare del XVIII secolo appesa alla parete settentrionale era in origine collocata in fondo all’abside. Il soggetto raffigurato è ‘’L’Arcangelo Michele e San Gaetano Thiene’’, mentre in alto il Padre e il Figlio incoronano la Vergine Maria. Una porta sul lato nord del presbiterio conduce alla sacrestia. Sul lato sud della facciata si eleva un esile campanile a pianta quadrata, con cella campanaria aperta da monofore con arco a tutto sesto. Sopra la copertura vi è una croce in pietra. Il campanile custodisce una piccola campana. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Gambellara San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto

Estratto dall'articolo di Wikipedia Oratorio di San Michele Arcangelo (Gambellara) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Oratorio di San Michele Arcangelo (Gambellara)
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Chiesa di San Giovanni Battista (San Bonifacio)

La chiesa di San Giovanni Battista è la chiesa parrocchiale di Locara, frazione di San Bonifacio in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara. In una bolla pontificia di Papa Lucio III del 1185 viene citata per la prima volta la chiesa di San Giovanni Battista in Locara con le sue pertinenze. Essa risulta essere dipendente dall’Abbazia di San Pietro in Villanova, come confermato da un diploma dell’Imperatore Enrico VI di Svevia nel 1193. La prima mappa a mostrare l’area dell’attuale Locara risale a metà del XV secolo e la chiesa appare già strutturata, al centro del paese, attorniata da case di proprietà della famiglia Cavalli, nonché la viabilità corrisponde a quella odierna. L’edificio di culto risulta essere ad unica navata, con un rosone in facciata, un alto campanile vicino all’abside e, forse, con vicina la canonica sul lato settentrionale. Intorno al 1750 fu costruita una chiesa utilizzando le strutture di quella quattrocentesca. Pure il campanile si trova nella stessa posizione del precedente. L’edificio sacro, uno degli ultimi esempi di architettura barocca nel veronese, non è più utilizzato per il culto. I lavori per una nuova chiesa, più grande della precedente, collocata a settentrione rispetto a quella settecentesca, iniziarono nel 1875 mentre era parroco don Pietro Pontalto e su progetto del veronese don Angelo Gottardi. Non è noto il motivo per cui, subito dopo l’inizio delle attività, si decise di abbandonare il progetto del Gottardi, ma si dovette aspettare il 1906 per la ripresa dei lavori con il nuovo progetto del vicentino Gerardo Marchioro, nel 1910 fu completata la facciata e nel 1911 fu benedetta dal parroco don Eugenio Guiotto. La chiesa fu consacrata dal Vescovo di Vicenza Ferdinando Rodolfi nel 1927, come ricorda la lapide nel presbiterio. Alcuni anni fa è stata realizzata la grande piazza pavimentata di fronte alle due chiese La facciata è a salienti, rivolta verso occidente, e mostra una commistione di stili: il gotico nelle guglie e nel rosone, il lombardesco del primo Rinascimento veneziano negli archetti della parte inferiore e nelle finestre a tutto sesto nelle pareti laterali. Il portale ligneo, a cui si accede salendo alcuni gradini, è sovrastato da una lunetta, mentre nelle due nicchie sono collocate le statue dei protettori di Locara, San Giovanni Battista e San Valentino. La facciata assomiglia molto ad altre progettate da don Gottardi, cosa che fa pensare che il Marchioro imitò quanto previsto nel primo progetto per la nuova chiesa. La chiesa è a navata unica e ricorda il Duomo di San Bonifacio con il suo stile neoclassico che si rifà all’architettura del Palladio. Sul soffitto vi è il dipinto rappresentante il Martirio di San Giovanni Battista, opera delle pittrici arcolesi Antonella Burato e Anna Elisa Sartori del 2013. Inaugurata il 9 febbraio 2014, sostituisce un affresco dello stesso soggetto dipinto nel 1927 da Felice Lovato, originario di Castelnovo Vicentino come l’amico architetto Marchioro, perduto nel 1968 causa le infiltrazioni d’acqua dal tetto. Tra l’altro l’opera era rimasta incompiuta a causa della morte prematura del Lovato, tanto che fu completata dal nipote Giuseppe. Sono due le cappelle per lato, mentre una trabeazione classica è sostenuta da colonne composite alternate a lesene e si sviluppa per tutto il perimetro dell’edificio. I quattro altari laterali provengono tutti dalla chiesa settecentesca. Il primo a sinistra, con colonne corinzie a sostenere un arco spezzato, contiene una pala dedicata alla Natività di San Giovanni Battista, mentre ai lati sono presenti le statue di Sant'Antonio Abate e di una santa di non facile attribuzione. Il secondo altare a sinistra era l’altare maggiore della vecchia chiesa, in marmi policromi e con quattro colonne corinzie a sostenere un frontone elaborato. L’iscrizione ricorda che fu dedicato a San Giovanni Battista nel 1709 e la pala, datata 1715, raffigura la Natività di San Giovanni Battista. Il primo altare sul lato destro, simile a quello che si trova di fronte, contiene una pala con ‘’Madonna col Bambino e due santi. Ai lati le statue di Sant'Antonio di Padova e San Giovanni Nepomuceno. Il secondo altare a destra, datato 1734, sempre in marmi policromi, con fastigio sostenuto da due colonne marmoree, contiene una statua della Madonna col Bambino. Il presbiterio risulta rialzato di qualche gradino rispetto alla navata e vede presenti l’altare maggiore e ambone collocati in seguito all’adeguamento liturgico. Esso è anticipato dall’arco trionfale su cui sono dipinti la Vergine Maria e l’Arcangelo Gabriele nel momento dell’Annunciazione. Sopra il presbiterio vi è una cupola dipinta da Lovato, a tempera negli anni Venti del XX secolo e recentemente restaurata. Nei pennacchi sono raffigurati i Quattro Evangelisti mentre nella cupola vera e propria numerosi angeli che vanno verso la luce divina. Nel presbiterio è presente anche il grande altare maggiore preconciliare, con angeli all’estremità e Crocifisso che sovrasta il tabernacolo. In alto, nell’abside, tra due finestre, l’affresco con il Cristo. Nell’abside, dietro l’altare maggiore, trova posto l’organo, opera del 1959 della ditta di Remo Zarantonello da Cornedo Vicentino. Sul lato sinistro della vecchia chiesa, addossato alla zona presbiterale, è presente un campanile di base rettangolare, con cella campanaria che presenta monofore a tutto sesto, una per lato, un tamburo a base ottagonale, su cui svetta una copertura conica con croce metallica al vertice. Il concerto campanario collocato nella torre è composto da 5 campane in MIb3 montate alla veronese e suonabili solo automaticamente. Questi i dati del concerto: MIb3 - diametro 1153 mm - peso 850 kg - Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona FA3 - diametro 1022 mm - peso 590 kg – Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona SOL3 – diametro 912 mm - peso 420 kg - Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona LAb3 - diametro 857 mm - peso 337 kg - Fusa nel 1928 da Cavadini di Verona SIb3 - diametro 758 mm - peso 240 kg - Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona. Nel Diario di Luigi Gardoni, suonatore di campane di Verona nel XIX secolo, in data 15 maggio 1836 ricorda la fusione di 3 campane per Locara in FA3, concerto precedente a quello attualmente esistente Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Luigi Gardoni, Diario Veronese (1826-1850), a cura di Nicola Patria, Verona, Archivio Storico Curia Diocesana, 2010. San Bonifacio Diocesi di Vicenza Parrocchie della diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto L’opera d’arte di due pittrici arcolesi nella chiesa di Locara, su arcoleracconta.blogspot.com. URL consultato il 6 ottobre 2023.

Stazione di Lonigo
Stazione di Lonigo

La stazione di Lonigo è una fermata posta sulla linea ferroviaria Milano-Venezia, alla progressiva chilometrica 177+305 da Milano Centrale, nel comune vicentino di Lonigo al confine con Locara frazione del comune di San Bonifacio. Inaugurata come stazione il 3 luglio 1849, contestualmente all'apertura della ferrovia Milano-Venezia, la località distava circa 6 km dall'omonimo abitato; per tale motivo, nel 1882 venne attivata una diramazione della tranvia San Bonifacio-Lonigo-Cologna Veneta. Alla soppressione di quest'ultima, nel 1937, il comune di Lonigo si fece carico della riapertura del collegamento con la stazione, che fu dunque ripristinato come ferrovia Lonigo-Lonigo Città rimanendo in esercizio fra il 1950 e il 1965. Durante gli ultimi giorni del 2023 il fabbricato viaggiatori è stato completamente demolito per lasciare spazio alla sede dei binari della nuova linea alta velocità Milano-Venezia. Il fabbricato viaggiatori sarà interamente ricostruito. Dopo la soppressione del terzo binario utilizzato per le partenze verso Lonigo Città e la trasformazione in fermata, l'impianto dispone dei due soli binari di corsa. All'esterno lo scalo è dotato di un parcheggio per le automobili e uno, parzialmente coperto, per le biciclette. La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con le regioni interessate. Sottopassaggio Sala di attesa Biglietteria self-service (aperta 24/24h) Bar Parcheggi di superficie La fermata ferroviaria è servita dalle corse regionali svolte da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Veneto. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Lonigo

Cappella di San Francesco
Cappella di San Francesco

La cappella di San Francesco è un luogo di culto ubicato a Perarolo, nei pressi della frazione Locara del Comune di San Bonifacio, in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. Nella più antica mappa del territorio sambonifacese (metà del XV secolo), è presente a Perarolo un possesso della famiglia Cavalli, nell’area dove poi sorgerà Villa Negri. La famiglia Negri, di origine vicentina, aveva possedimenti a Perarolo già nel XVI secolo e la villa, nel Seicento, sarà una delle più importanti del territorio. La cappella fu costruita qualche anno dopo della villa, nel 1628, e rispetto a questa, probabilmente abbandonata già anticamente, con un riutilizzo agricolo, rimase sostanzialmente invariata nei secoli, venendo utilizzata saltuariamente come sede di cappellania fino all’inizio del XXI secolo. Nel 2008, col consenso dei proprietari, evitando il rischio di perdita del luogo di culto, si costituì l’Associazione San Francesco, la quale ha fatto eseguire i lavori di restauro della chiesetta. La cappella, costruita nei pressi della villa, ha una facciata a capanna rivolta a sud e presenta un portale rettangolare sormontato da un timpano triangolare. In asse col portale vi è un oculo, mentre ai fianchi dell’ingresso due grandi finestre rettangolari, alte quanto la porta d’ingresso. La facciata è completata dal timpano triangolare, alla cui sommità è collocata una croce metallica. Nel prospetto nord, probabilmente ad inizio del XIX secolo, sono state aperte due finestre e sopraelevato il volume a ovest per creare un piano in più, dove fu collocato l’organo. La cappella, di pianta rettangolare, presenta un’aula con soffitto piano. Il presbiterio, di forma quadrata, anticipato da un arco trionfale e sopraelevato di due scalini, ha una copertura a crociera, una finestra termale (oggi murata) ed è affiancato da due piccole stanze utilizzabili come sacrestie. L’altare, con colonne corinzie che sostengono la trabeazione, sopra la quale è collocato il fastidio sorretto da due putti con dedica alla Vergine Maria e a San Francesco d’Assisi, nonché la data 1628. La pala all’interno dell’altare, raffigurante San Francesco, è scomparsa ed è stata sostituita da una moderna sempre dello stesso soggetto. Nella parte posteriore è collocato un campanile a vela, con una campana e sormontato da una croce metallica. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cappella di San Francesco

Chiesa di Santa Lucia (San Bonifacio)

La chiesa di Santa Lucia è la chiesa parrocchiale di Lobia, frazione di San Bonifacio in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. In una bolla pontificia di Papa Lucio III del 1185 viene citata per la prima volta le chiese di San Zeno e San Vito, oggi non più esistenti, entrambe dipendenti dall’Abbazia di San Pietro in Villanova. Nella più antica mappa di San Bonifacio, risalente alla metà del Quattrocento, e in quella di poco posteriore detta dell’Almagià, il paese di Lobia è rappresentato da quattro case allineate sulla strada che congiunge San Bonifacio a Lonigo e non risulta nessuna chiesa. Nel 1466 Lobia entrò a far parte del Comune di San Bonifacio e solo nel 1568 abbiamo la prima traccia della chiesa di Santa Lucia in una mappa. In essa il centro del paese è già ben definito e la chiesa ha la facciata rivolta ad occidente, un rosone, due finestre ai lati e un campanile a vela sul lato posteriore. Già in questa mappa il confine tra i territori veronese e vicentino passa per l’abitato come avviene oggi, ma risale al 1645 l’accordo tra gli abitanti di Lobia veronese e Lobbia vicentina di dividersi le spese per la manutenzione della chiesa. Nel 1863 la chiesa fu rimodernata con una nuova facciata neoclassica e nel 1895 ottenne di avere il fonte battesimale, essendo allora chiesa sussidiaria della parrocchia di Locara. Nel 1925 divenne parrocchia autonoma ed è lo stesso anno in cui la chiesa fu ampliata con le due navate laterali La facciata è a salienti, rivolta verso occidente, mostrando la suddivisione interna dell’edificio. Essa conserva il portale con timpano spezzato dell’antica chiesa e, forse, anche l’oculo. Quattro lesene tuscaniche sorreggono la trabeazione e il timpano. Al culmine della facciata vi è una grande croce metallica. Le due navate laterali presentano un portale e una finestra rettangolare. La loro costruzione ha tolto slancio all’originario corpo centrale. La chiesa è a tre navate, con le laterali divise da quella centrale da due file di serliane sostenute da colonne ioniche marmoree. Anche nell’arco trionfale torna il motivo della serliana, mentre il soffitto della navata è piano (in passato doveva essere una volta a tutto sesto. Nelle navate laterali vi sono due altari barocchi appartenenti alla chiesa quattrocentesca. A sinistra quello di Sant'Antonio di Padova, risalente al 1739, a destra quello della Madonna del Rosario, datato 1697. Sempre sul lato destro vi è una pala seicentesca, forse proveniente dall’antico altare maggiore, raffigurante San Zeno, San Rocco e Santa Lucia che si presentano alla Beata Vergine Maria in trono col Bambino. Nell’abside vi è un affresco, raffigurante il Buon Pastore, come nel soffitto della navata Santa Lucia che sale verso il cielo, opera di Federico Pillan del 2020, dipinta al di sopra di analogo soggetto affrescato prima da Dino Menato nel 1944 e poi da Marco Marchi nel 1983. Sul lato sinistro della chiesa, addossato a parte della navata, vi è il campanile, completato nel 1908. A pianta quadrata, con base rinforzata, presenta una cella campanaria con un’apertura rettangolare per lato e balaustra. In alto la balaustra sui quattro lati, un tamburo ottagonale e la copertura conica su cui svetta una croce metallica Il concerto campanario collocato nella torre è composto da 5 campane in FA3 montate alla veronese e suonabili solo automaticamente. Questi i dati del concerto: 1 – FA3 - diametro 1013 mm - peso 582 kg - Fusa nel 1930 da Cavadini di Verona 2 – SOL3 - diametro 897 mm - peso 390 kg – Fusa nel 1908 da Cavadini di Verona 3 – LA3 – diametro 803 mm - peso 286 kg - Fusa nel 1928 da Cavadini di Verona 4 – SIb3 - diametro 750 mm - peso 232 kg - Fusa nel 1908 da Cavadini di Verona 5 – DO4 - diametro 668 mm - peso 162 kg - Fusa nel 1908 da Cavadini di Verona. Precedentemente erano tre campane in LA3 del 1872. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Sancassani Pietro, Le mie campane. Storia di un’arte e di una tradizione del Millenovecento, a cura di Rognini Luciano, Sancassani Laura, Tommasi Giancarlo, Verona, Offset Print Veneta, 2001. Paola Dalli Cani, Ridipinto «alla cieca» il soffitto della chiesa di Santa Lucia, su larena.it. URL consultato il 6 ottobre 2023. San Bonifacio Diocesi di Vicenza Parrocchie della diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Chiesa di Santa Lucia, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Chiesa di Santa Croce (Monteforte d'Alpone)
Chiesa di Santa Croce (Monteforte d'Alpone)

La chiesa di Santa Croce è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Santa Maria Maggiore in Monteforte d’Alpone; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte. La chiesa sorge su un dosso tufaceo, a fianco della strada che conduce alla frazione Sarmazza e a Sorio di Gambellara, in una zona che prima della bonifica agraria nel Cinquecento, con la deviazione della Degora nel Chiampo, era paludosa. Il primo documento che cita Santa Croce è una mappa su pergamena del 1463, nella quale è citata come l’Arcella di Monteforte, toponimo con cui è denominata anche nel 1524 e che indica o un granaio o un’opera d’imbrigliamento o un termine di confine a forma di arca. L’attuale dedicazione alla Santa Croce si rintraccia a partire dai primi decenni del XVI secolo, mentre l’edificio risale almeno al XIV secolo, visti alcuni affreschi presenti all’interno dell’edificio. Nel 1532 avviene la prima visita pastorale alla chiesa. Si parla di due altari, della grande devozione dei fedeli e del custode, Ognibene di Gabriele, frate eremita converso che viveva di elemosine e coltivava un podere nei pressi dell’edificio sacro. Un documento del 1707 ricorda che con le elemosine dei fedeli furono costruiti la sacrestia, la porta d’ingresso e l’altare sinistro, attorno al quale vi sono diversi ex voto. All’interno dell’edificio era infatti conservata una statua tufacea della Vergine Addolorata con Gesù deposto dalla Croce ritenuta miracolosa anche per il ritrovamento della stessa nel corso di un’aratura. Collocata sull’altare maggiore, protetta da una lastra di vetro, fu poi collocata sull’altare laterale della parete sinistra. Il simulacro fu rubato nel 1960. Nel documento del 1707 vengono citate anche alcune figure mobili sull’altare maggiore, relative alla Passione di Gesù. L’abside custodiva una ruota di legno di tre metri di diametro, attorno alla quale erano collocate le statue lignee dei Dodici Apostoli. Nella festa della Santa Croce si girava una manovella che faceva muovere la ruota, così gli Apostoli passavano attraverso una finestrella aperta sopra l’altare. I fedeli, con bastoni o canne, attendevano la comparsa della statua di Giuda per colpirla violentemente. Il marchingegno, assieme alle statue, fu rimosso e bruciato. L’edificio subì danni durante un bombardamento della Seconda guerra mondiale, tanto che le capriate lignee attuali risalgono alla ricostruzione del dopoguerra, mentre il restauro delle pitture interne alla chiesa risale al 2002 La facciata a capanna, rivolta ad ovest, presenta un portale d’ingresso sovrastato da un timpano semicircolare spezzato di gusto rinascimentale, affiancato da due finestre rettangolari. In asse col portale vi è un oculo L’interno è a navata unica di forma rettangolare, con copertura a capriate lignee e pavimento in cotto. Finestre rettangolari sono collocate sul lato sud dell’edificio, sia nell’aula sia nel presbiterio. Alle pareti vi sono affreschi trecenteschi e seicenteschi e su quella settentrionale è collocato l’altare marmoreo dedicato all’Addolorata. Il presbiterio, introdotto da un arco trionfale a tutto sesto che riporta l’anno 1635, sopraelevato di un gradino e di ampiezza ridotta rispetto alla navata, presenta una copertura con volta a botte, mentre il pavimento è in battuto di cemento. Sopraelevato di un ulteriore gradino è l’altare maggiore marmoreo, addossato alla parete di fondo. Sul fianco sinistro del presbiterio un’apertura permette l’accesso ad un piccolo locale originariamente adibito a sacrestia, mentre l’abside semicircolare è accessibile solo dall’esterno La chiesa possiede un campanile a vela sul lato nord dell’edificio, sulla falda di copertura. Su di esso era collocata una campana seicentesca del fonditore Bartolomeo Pisenti, trafugata nel 1960 assieme alla statua della Vergine Maria Addolorata. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Monteforte d'Alpone Parrocchie della diocesi di Verona Diocesi di Verona Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santa Croce UnGiroinComune-La Chiesa di Santa Croce/Monteforte d'Alpone, su youtube.com. URL consultato il 27 settembre 2023.

Oratorio di San Biagio (San Bonifacio)

L’oratorio di San Biagio è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Prova, frazione di San Bonifacio in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. Dalle mappe quattrocentesche risulta che intorno alla chiesetta, già esistente all’epoca, fosse sorto il primo nucleo abitato dell’odierna Prova. Furono i Cavalli, famiglia nobile veronese ad avere varie proprietà nella zona e a costruire, nel XVI secolo, l’edificio padronali, completato nel 1704, dai marchesi Carlotti, che nel 1679 acquistarono la proprietà. Giulio Carlotti, come riporta l’epigrafe sull’altare, fece costruire l’attuale Oratorio nel 1695, che, fino alla costruzione della nuova chiesa (poi parrocchiale) di Prova, funse da edificio sacro della frazione. Nel 1994 l’edificio è stato restaurato. La chiesa, sul suo lato orientale costeggiata da Via Favorita, presenta un ingresso rialzato di qualche gradino. Il portale presenta forme tipiche del tardo Quattrocento, recuperato durante la costruzione della chiesetta. Forse apparteneva all’antica chiesa di San Biagio, ma è più probabile che fosse l’ingresso al palazzo dei Cavalli, in parte demolito per realizzare l’attuale Villa Carlotti. Al di sopra dell’architrave retta da lesene doriche, vi è un motivo a volute che tende a dare movimento alla facciata. In asse col portale, in alto, domina una croce metallica, mentre a fianco dello stesso due nicchie con all’interno due capitelli. Sui lati diagonali abbiamo due ampie finestre di forma ottagonale. L’aula, di pianta poligonale, presenta una controsoffittatura nell’unica navata che nasconde l’originale copertura a capriate lignee. Il presbiterio, ampio, presenta una copertura a volta ribassata, ed è anticipato da un arco trionfale a sesto ribassato. Al centro l’altare retto da due colonne ioniche in marmo rosso di Verona e timpano spezzato. In una cornice di forma ellittica è collocata la pala di San Biagio, col santo al centro affiancato da San Carlo Borromeo e da San Francesco, santi protettori dei Carlotti. La pala, contemporanea all’edificio sacro, è attribuita al pittore veronese Andrea Voltolini. Nella parte posteriore è presente un esile campanile a pianta rettangolare, con i lati maggiori rivolti verso nord e sud. In mattoni a vista, presenta una doppia cella campanaria, con monofore a tutto sesto. Quella superiore è dovuta ad un rialzamento della torre probabilmente nel XIX secolo. Sopra la copertura in tegole è presente una croce metallica. Nella cella campanaria superiore è presente una campana. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto

Gambellara
Gambellara

Gambellara (Ganbełara in veneto) è un comune italiano di 3 352 abitanti della provincia di Vicenza in Veneto. Famosa per le sue produzioni vitivinicole, è conosciuta nel mondo per i suoi vini più rappresentativi: il recioto di Gambellara e il Gambellara Vin Santo. Gambellara ha anche tre frazioni: Sarmazza, Torri di Confine e Sorio di Gambellara. A Sorio, durante la prima Guerra d'Indipendenza, l'8 aprile 1848 si è svolta la battaglia di Sorio tra l'impero austriaco e corpi franchi della Repubblica di San Marco. Nel 1913, fu scoperto un tesoro di 55 monete d'argento risalente al XVII secolo. Lo stemma si presenta tagliato: nel primo di rosso, al grappolo d'uva d'oro, gambuto e fogliato di verde; nel secondo, di azzurro, è rappresentato l'obelisco eretto a ricordo della battaglia di Sorio dell'8 aprile 1848, cimato da una stella a quattro punte e fondato sul centrale di tre bassi colli verdi al naturale; con il capo di porpora, a due rami di quercia e d'alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali. Il gonfalone è un drappo tagliato di verde e di rosso. Chiesa di San Pietro Apostolo Chiesa di San Giorgio in Sorio Chiesetta di San Marco Oratorio di San Michele Arcangelo in Torri di Confine (cappella di Villa Thiene) Villa Thiene Basalti colonnari di Gambellara Rocce vulcaniche a forma di colonne prismatiche esagonali formatesi circa 50 milioni di anni fa, sono un patrimonio geologico unico che merita di essere preservato e valorizzato. Ad oggi, a causa della intensa attività estrattiva del secondo dopoguerra, si è conservato solo un breve tratto dello spettacolare fronte basaltico originario, testimonianza dell’incredibile importanza geologica del sito. Abitanti censiti La festa paesana più importante a Gambellara è la Festa dell'uva e del recioto, che è arrivata alla novantaduesima edizione. La sagra si svolge la quarta domenica di settembre di ogni anno, mentre la sagra del santo patrono, san Marco, viene festeggiata il 25 aprile. In occasione dell’Epifania inoltre, si festeggia l’accensione del cosiddetto Bujelo, il rogo della befana. Sarmazza: divisa tra il comune di Gambellara (provincia di Vicenza) e Monteforte d'Alpone (provincia di Verona). Sorio: durante la prima guerra d'indipendenza, l'8 aprile 1848, vi si è svolta la battaglia di Sorio tra l'impero austriaco e corpi franchi della Repubblica di San Marco. Torri di confine. Butera Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gambellara Sito ufficiale, su comune.gambellara.vi.it. Gambellara, su sapere.it, De Agostini. Sito Turistico delle Valli Agno e Chiampo, su piccoledolomiti.info. URL consultato il 12 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2019).

Chiesa di San Pietro Apostolo (Gambellara)
Chiesa di San Pietro Apostolo (Gambellara)

La chiesa di San Pietro Apostolo è la parrocchiale di Gambellara, in provincia e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di Lonigo, precisamente dell'Unità Pastorale di Gambellara e Sorio. La chiesa di Gambellara, secondo la tradizione, nasce intorno al 1100. Prima di questa data i fedeli si servivano della chiesa di San Marco, posta sul colle a nord-ovest del paese, per lo svolgimento delle liturgie. La prima attestazione sicura della chiesa di San Pietro, tuttavia, risale al 1322: una lettera di raccomandazione dalla Cancelleria Vescovile al prete Giovanni, presumibilmente Rettore della parrocchia. Nel 1460 il Vescovo Antonio da Gubbio, vicario del Vescovo di Vicenza Pietro Barbo, investì il prete Giacomo Veronese del beneficio di San Pietro insieme alla cappella di San Marco e con giurisdizione piena sulla chiesa di San Giorgio in Sorio. Nel 1487 si sa con certezza che un testatore lasciava un ducato per la fabbricazione e la decorazione di un altare dedicato alla Vergine Maria; nel 1521 una visita del Vescovo di Vicenza conferma che la chiesa «è molto ben ornata, e si tengono bene i Sacramenti e il fonte battesimale» e nel 1666 la chiesa appare dotata di cinque altari. Lo storico Gaetano Maccà ce la descrive come giacente «sopra picciola collina, dedicata a S. Pietro Apostolo, ad un'unica navata con cinque altari». La costruzione del suo campanile iniziò nel 1770 e terminò nel 1777. Questa antica chiesa, presumibilmente di stile gotico-rinascimentale, attraverso varie restaurazioni e ingrandimenti servì la popolazione di Gambellara vicentina e veronese fino all'inizio del XIX secolo. Nel 1816 infatti iniziarono i primi lavori di ricostruzione della chiesa, che vennero ultimati nel 1822. In quegli anni era in corso l'accorpamento delle due Gambellara e di Sorio in un unico comune sotto la provincia di Vicenza, e nonostante l'unione avvenne solamente nel 1858, in questo particolare clima di sviluppo dell'organizzazione civile maturò e si realizzò il progetto della nuova chiesa le cui dimensioni rispondevano alle esigenze della nuova popolazione di Gambellara. La ricostruzione iniziò sotto il parroco Francesco Guelfo, rettore di Gambellara: il disegno fu opera di Leonardo Manzuti e il progetto fu approvato dall'ingegnere Bongiovanni, entrambi di Verona. Negli anni che seguirono all'apertura della nuova chiesa (1822), sotto le direttive di Antonio Zanuso, successore di Guelfo, si costruirono il Coro e il soffitto a cupola su disegno dell'architetto Luigi De Boni allora ben noto come architetto palladiano e autore, unitamente al padre Antonio, dei disegni delle chiese di Montorso, Mason, Malo, Montecchio e Novale. La facciata con l’iscrizione «D.O.M. Divo Petro Apostolo» fu eretta nel 1829. Con Andrea Sandri, arciprete di Gambellara dal 1843 al 1875, il coro fu rialzato e ricostruito in marmo rosso e bianco; in quella circostanza andò distrutto il vecchio altare maggiore di stucco opera del De Boni. Una lettera scritta dal parroco alla Curia in data 18 gennaio 1862 mostra che lungo la parete destra per chi entra in chiesa dalla porta maggiore, egli aveva già fatto costruire l'altare della "cappellona" vicino all'ingresso dell'oratorio, ossia l'altare del Rosario, e aveva già in progetto la costruzione di un altro altare, quello di San Luigi, da collocarsi nell'altra «cappellona» a sinistra, all'entrata della sacrestia. A riguardo di queste aggiunte egli scriveva: «[…] Le correzioni che si vanno facendo sono assai dispendiose, ma da non potersi omettere per giudizio scritto dall'architetto Meduna che è stato sopra luogo. Ho la compiacenza che quanti vengono a vedere questa chiesa, anche intelligenti, non fanno che lodare le viste di quell'architetto e sollecitarne l'esecuzione.». Se agli arcipreti Guelfo e Zanuso spetta il merito di aver condotto quasi a termine la chiesa parrocchiale nelle sue linee architettoniche, all'arciprete Sandri spetta il merito non solo del suo completamento per quanto riguarda l'architettura, col rialzo del coro e la sua definitiva sistemazione, ma soprattutto in quello che riguarda l'ornato. Per quanto riguarda la scultura, ai lati dell'altare furono poste due statue di San Pietro e di San Paolo in pietra d'Avesa ad opera di Ludovico Seitz e all'interno dell'altare del Rosario, conservata in buono stato, fu posizionata la statua della Madonna risalente all'antico altare costruito in onore della Vergine nel 1487. Per quanto riguarda la pittura invece, sul soffitto della navata maggiore fu dipinta l'Assunzione di Maria con ai lati la Conversione di San Paolo e la Vocazione di S. Pietro, ad opera del pittore De Santi; sulle pareti laterali del Coro invece il pittore Valentino Puppin di Schio dipinse in due quadri il Concilio Vaticano I e il Concilio degli Apostoli in Gerusalemme. Esistevano altri cinque quadri sistemati sulla parete est, quattro sulla parete ovest e tre nelle pareti dell'atrio che si richiamavano a racconti evangelici e storici, ora tutti scomparsi. Da ricordare inoltre due pale che erano sistemate nella cappella del Rosario provenienti dalla chiesetta di San Giovanni Battista della Mason, "mansio" degli antichi cavalieri templari. Andrea Sandri ebbe come successore Don Luigi Zanoni, autore di un'importante monografia divisa in due volumi: Gambellara, Memorie storiche. Toccava a questo arciprete coronare i sacrifici prestati dai suoi predecessori e dai fedeli di Gambellara nella ricostruzione della chiesa: con lettera datata 10 aprile 1880 l'arciprete Zanoni invitava il vescovo Farina a consacrare la chiesa. Così egli scrive: «Essendo stato stabilito da V. Eccellenza Rev.ma il giorno 18 del corr. aprile per la consacrazione di questa mia chiesa parrocchiale di Gambellara sono lieto di poter significare a V.E. che tutto è in ordine secondo il prescritto delle rubriche per la detta consacrazione. Prego V.E. di trovarsi alla stazione di Montebello all'ora convenuta, dove sarà mio dovere incontrarla e condurla alla mia chiesa. Essa è dedicata a S. Pietro principe degli Apostoli.». Sotto l'arcipretato di Luigi Zanoni inoltre, nel 1876, fu costruita la gradinata prospettante la chiesa da don Giovanni Framarin con pietra di Pove. Ancora oggi, dalla sua consacrazione, la chiesa di Gambellara ospita le liturgie pressoché inalterata nella sua struttura, salvo un ampliamento delle navate laterali. La facciata a salienti della chiesa, che volge a sudest, si compone di tre corpi: quello centrale è scandito da due paraste e da altrettante semicolonne corinzie sorreggenti il fregio liscio e il frontone, all'interno del quale si apre un oculo, mentre le due ali laterali sono caratterizzate da specchiature e coronate da semitimpani. L'interno dell'edificio è suddiviso da colonne corinzie in tre navate, di cui la centrale voltata a botte e le laterali coperte dal soffitto piano; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, introdotto dall'arco santo e chiuso dall'abside di forma semicircolare. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali l'altare maggiore, proveniente dalla precedente parrocchiale, alcuni dipinti eseguiti nel XIX secolo da Giovanni Busato e una raffigurazione del Rosario, risalente al 1852. Tra il 1770 e il 1777 fu eretto, con una tipologia inconsueta rispetto alla zona, il campanile, senza alcun collegamento con la futura chiesa. La torre, su cui sotto passa la strada che conduce alla chiesetta di San Marco, è a base quadrata, con cella campanaria aperta da una bifora con archi a tutto sesto per lato. Su un tamburo ottagonale sorge la copertura a cipolla. Il concerto campanario collocato nella torre risulta composto da 6 campane in Mib3montate alla veronese e suonabili solo automaticamente. Questi i dati del concerto: 1 – MIb3 – diametro 1210 mm - peso 1083 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 2 – FA3 – diametro 1070 mm - peso 746 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 3 – SOL3 – diametro 950 mm – peso 520 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 4 – LAb3 – diametro 900 mm - peso 426 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 5 – SIb3 – diametro 790 mm - peso 300 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 6 – DO4 - diametro 700 mm - peso 212 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV). Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Gambellara Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Pietro Apostolo Parrocchia di GAMBELLARA - S. PIETRO APOSTOLO, su pmap.it. URL consultato il 20 agosto 2021.

Chiesetta di San Marco (Gambellara)
Chiesetta di San Marco (Gambellara)

La chiesetta di San Marco è una chiesa sussidiaria di Gambellara, in provincia e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di Lonigo, precisamente dell'Unità Pastorale di Gambellara e Sorio. La chiesa di San Marco risulta attestata già nella seconda metà del Quattrocento, però è sicuramente più antica, legata al castello medievale di Enrico de Rampacis (1260), vassallo del Vescovo di Vicenza per i beni in suo possesso a Gambellara. Il maniero fu al centro di contrasto tra veronesi e vicentini e venne distrutto nel 1243 da Ezzelino III da Romano. Ricostruito quando Vicenza era sotto il controllo di Padova, il castello aveva una cinta muraria, intuibile fino alla metà del Novecento intorno alla spianata della chiesa. Dentro a questo spazio murato sorgeva l’edificio sacro. Dalle poche fonti d’archivio si ipotizza che la chiesa fosse in origine dedicata a Sant'Antonio Abate e che l’intitolazione a San Marco sia antecedente al dominio della Serenissima su Vicenza. Spesso, dai parroci e nelle visite pastorali si sostenne che la chiesetta fosse la matrice degli altri luoghi di culto cattolici di Gambellara, tanto che si confermò l’obbligo per Sorio e per le due Gambellare di salire processionalmente sul colle nel giorno di San Marco e il terzo delle Rogazioni. Oggi è assoldato da fonti scritte che essa e la chiesa di San Giorgio in Sorio dipendessero dalla chiesa di San Pietro di Gambellara. La cappella subì diverse trasformazioni nei secoli e più di una volta fu usata al posto della chiesa di San Pietro. Durante la peste del 1630 accolse gli appestati e fu dotata spesso di vari arredi dai parroci locali. In particolare vi veniva celebrata con solennità la festa di San Marco, con grande presenza di fedeli. Ebbero qui un ruolo importante gli eremiti (romiti), ispirati allo spirito del Terz’Ordine Francescano, nominati dall’assemblea comunale di Gambellara Veronese e che dovevano obbedienza al parroco. Custodi della chiesetta, suonavano l’Angelus mattina e sera, nonché le campane durante i temporali. Si mantenevano con il proprio lavoro nei terreni circostanti e nei giorni festivi frequentavano la chiesa di Gambellara. Per tutto il Seicento sulla chiesetta di San Marco, amministrata da una intraprendente confraternita cui spettava la manutenzione dell’edificio, non si ebbero rivendicazioni di diritti sulla chiesa, sulla nomina del romito o sulla proprietà dei boschi e dei terreni del monte, all’epoca facenti parte del Comune di Gambellara Veronese. Nel Settecento San Marco, considerata chiesa campestre, era solitamente chiusa, anche se l’eremita continuò ad abitarvi. La sera dell’Epifania del 1801 fu saccheggiata per rappresaglia dai francesi della Grande Armata. Pensare che proprio in quel periodo, all’inizio del XIX secolo, la chiesetta tornò a funzionare, ma la soppressione napoleonica con la scomparsa del romito, sciolto l’obbligo di Sorio di partecipare alla processione, fece sì che il luogo si animasse solo il giorno della sagra. Degli affreschi medievali, attestati in passato, si perse ogni traccia, salvo una composizione con la Madonna e il Bambino lattante oggi conservata nella Chiesa di San Pietro Apostolo. Tali affreschi, sbriciolati nelle demolizioni ottocentesche, erano in realtà già compromessi dalla calce e dall'umidità. A salvare la chiesetta dall’abbandono fu il parroco don Luigi Zanoni a fine Ottocento, che, anche sostenendo personalmente le spese, invitò i fedeli a salvare quella che era considerata erroneamente l’antica chiesa matrice, quasi cadente Nel 1893 fu posta la prima pietra e i lavori terminarono nel 1898 con la solenne inaugurazione. In pratica fu costruita una nuova chiesa, con facciata neopalladiana rivolta verso sud, che conteneva all’interno gli altari del sacello primitivo (quelli di San Marco e di San Bernardo, includendo l’unico affresco rimasto, raffigurante la Vergine Maria. Collocato vicino all’altare di San Bernardo, all’ingresso ovest della chiesetta, fu restaurato dalla Sovrintendenza nel 1957 ed oggi è custodito nella parrocchiale di San Pietro. Per la critica lo stile e l’eleganza dell’opera la avvicinano alla maniera di Martino da Verona (fine del Quattrocento). Questa nuova chiesa ebbe vita breve a causa della vicina cava di basalto. La sua stabilità era stata compromessa, tanto che nel 1957 si decise di demolirla. La nuova chiesa, delle stesse forme e dimensioni della precedente, custodisce la Madonna della Mercede di San Marco ed è all’interno di un parco pubblico nato dove c’era la cava di basalto Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Gambellara Diocesi di Vicenza Parrocchie della diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesetta di San Marco