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Chiesa di Santa Maria Assunta (Monteforte d'Alpone)

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Monteforte d'Alpone Chiesa dell'Assunta 20231
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Lachiesa di Santa Maria Assunta è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Santa Maria Maggiore in Monteforte d’Alpone ubicata in Sarmazza, frazione dei Comuni di Monteforte d'Alpone, in provincia di Verona, e di Gambellara, in provincia di Vicenza (il confine passa proprio sulla strada di fronte alla facciata e la chiesa sorge nel Comune di Monteforte d'Alpone); fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria Assunta (Monteforte d'Alpone) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria Assunta (Monteforte d'Alpone)
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Monteforte d'Alpone Chiesa dell'Assunta 20231
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Croce (Monteforte d'Alpone)
Chiesa di Santa Croce (Monteforte d'Alpone)

La chiesa di Santa Croce è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Santa Maria Maggiore in Monteforte d’Alpone; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte. La chiesa sorge su un dosso tufaceo, a fianco della strada che conduce alla frazione Sarmazza e a Sorio di Gambellara, in una zona che prima della bonifica agraria nel Cinquecento, con la deviazione della Degora nel Chiampo, era paludosa. Il primo documento che cita Santa Croce è una mappa su pergamena del 1463, nella quale è citata come l’Arcella di Monteforte, toponimo con cui è denominata anche nel 1524 e che indica o un granaio o un’opera d’imbrigliamento o un termine di confine a forma di arca. L’attuale dedicazione alla Santa Croce si rintraccia a partire dai primi decenni del XVI secolo, mentre l’edificio risale almeno al XIV secolo, visti alcuni affreschi presenti all’interno dell’edificio. Nel 1532 avviene la prima visita pastorale alla chiesa. Si parla di due altari, della grande devozione dei fedeli e del custode, Ognibene di Gabriele, frate eremita converso che viveva di elemosine e coltivava un podere nei pressi dell’edificio sacro. Un documento del 1707 ricorda che con le elemosine dei fedeli furono costruiti la sacrestia, la porta d’ingresso e l’altare sinistro, attorno al quale vi sono diversi ex voto. All’interno dell’edificio era infatti conservata una statua tufacea della Vergine Addolorata con Gesù deposto dalla Croce ritenuta miracolosa anche per il ritrovamento della stessa nel corso di un’aratura. Collocata sull’altare maggiore, protetta da una lastra di vetro, fu poi collocata sull’altare laterale della parete sinistra. Il simulacro fu rubato nel 1960. Nel documento del 1707 vengono citate anche alcune figure mobili sull’altare maggiore, relative alla Passione di Gesù. L’abside custodiva una ruota di legno di tre metri di diametro, attorno alla quale erano collocate le statue lignee dei Dodici Apostoli. Nella festa della Santa Croce si girava una manovella che faceva muovere la ruota, così gli Apostoli passavano attraverso una finestrella aperta sopra l’altare. I fedeli, con bastoni o canne, attendevano la comparsa della statua di Giuda per colpirla violentemente. Il marchingegno, assieme alle statue, fu rimosso e bruciato. L’edificio subì danni durante un bombardamento della Seconda guerra mondiale, tanto che le capriate lignee attuali risalgono alla ricostruzione del dopoguerra, mentre il restauro delle pitture interne alla chiesa risale al 2002 La facciata a capanna, rivolta ad ovest, presenta un portale d’ingresso sovrastato da un timpano semicircolare spezzato di gusto rinascimentale, affiancato da due finestre rettangolari. In asse col portale vi è un oculo L’interno è a navata unica di forma rettangolare, con copertura a capriate lignee e pavimento in cotto. Finestre rettangolari sono collocate sul lato sud dell’edificio, sia nell’aula sia nel presbiterio. Alle pareti vi sono affreschi trecenteschi e seicenteschi e su quella settentrionale è collocato l’altare marmoreo dedicato all’Addolorata. Il presbiterio, introdotto da un arco trionfale a tutto sesto che riporta l’anno 1635, sopraelevato di un gradino e di ampiezza ridotta rispetto alla navata, presenta una copertura con volta a botte, mentre il pavimento è in battuto di cemento. Sopraelevato di un ulteriore gradino è l’altare maggiore marmoreo, addossato alla parete di fondo. Sul fianco sinistro del presbiterio un’apertura permette l’accesso ad un piccolo locale originariamente adibito a sacrestia, mentre l’abside semicircolare è accessibile solo dall’esterno La chiesa possiede un campanile a vela sul lato nord dell’edificio, sulla falda di copertura. Su di esso era collocata una campana seicentesca del fonditore Bartolomeo Pisenti, trafugata nel 1960 assieme alla statua della Vergine Maria Addolorata. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Monteforte d'Alpone Parrocchie della diocesi di Verona Diocesi di Verona Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santa Croce UnGiroinComune-La Chiesa di Santa Croce/Monteforte d'Alpone, su youtube.com. URL consultato il 27 settembre 2023.

Cappella di San Francesco
Cappella di San Francesco

La cappella di San Francesco è un luogo di culto ubicato a Perarolo, nei pressi della frazione Locara del Comune di San Bonifacio, in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. Nella più antica mappa del territorio sambonifacese (metà del XV secolo), è presente a Perarolo un possesso della famiglia Cavalli, nell’area dove poi sorgerà Villa Negri. La famiglia Negri, di origine vicentina, aveva possedimenti a Perarolo già nel XVI secolo e la villa, nel Seicento, sarà una delle più importanti del territorio. La cappella fu costruita qualche anno dopo della villa, nel 1628, e rispetto a questa, probabilmente abbandonata già anticamente, con un riutilizzo agricolo, rimase sostanzialmente invariata nei secoli, venendo utilizzata saltuariamente come sede di cappellania fino all’inizio del XXI secolo. Nel 2008, col consenso dei proprietari, evitando il rischio di perdita del luogo di culto, si costituì l’Associazione San Francesco, la quale ha fatto eseguire i lavori di restauro della chiesetta. La cappella, costruita nei pressi della villa, ha una facciata a capanna rivolta a sud e presenta un portale rettangolare sormontato da un timpano triangolare. In asse col portale vi è un oculo, mentre ai fianchi dell’ingresso due grandi finestre rettangolari, alte quanto la porta d’ingresso. La facciata è completata dal timpano triangolare, alla cui sommità è collocata una croce metallica. Nel prospetto nord, probabilmente ad inizio del XIX secolo, sono state aperte due finestre e sopraelevato il volume a ovest per creare un piano in più, dove fu collocato l’organo. La cappella, di pianta rettangolare, presenta un’aula con soffitto piano. Il presbiterio, di forma quadrata, anticipato da un arco trionfale e sopraelevato di due scalini, ha una copertura a crociera, una finestra termale (oggi murata) ed è affiancato da due piccole stanze utilizzabili come sacrestie. L’altare, con colonne corinzie che sostengono la trabeazione, sopra la quale è collocato il fastidio sorretto da due putti con dedica alla Vergine Maria e a San Francesco d’Assisi, nonché la data 1628. La pala all’interno dell’altare, raffigurante San Francesco, è scomparsa ed è stata sostituita da una moderna sempre dello stesso soggetto. Nella parte posteriore è collocato un campanile a vela, con una campana e sormontato da una croce metallica. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cappella di San Francesco

Oratorio di San Michele Arcangelo (Gambellara)

L'Oratorio di San Michele Arcangelo è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Locara, ma ubicato a Torri di Confine, frazione del Comune di Gambellara, in provincia e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara. La nobile famiglia Thiene, succeduta ai Da Lisca nel possesso di Torri di Confine col matrimonio tra Lisca Da Lisca e Clemente Thiene, all’inizio del XVI secolo decise di edificare un grande palazzo con una cappella gentilizia lungo la strada che conduce a Locara. La dedicazione a San Michele Arcangelo, santo protettore dei confini, potrebbe denunciarne una certa antichità, anche se la chiesetta appare per la prima volta in una mappa del 1608. Questo fa propendere per una costruzione avvenuta qualche anno prima. Dalla visita pastorale del Vescovo di Vicenza Giuseppe Maria Peruzzi del 1822 si deduce che è un Oratorio privato di casa Thiene, senza un cappellano che la officiasse. L’Oratorio presenta una facciata a capanna con portale sopraelevato di tre gradini rispetto allo spiazzo antistante, con timpano spezzato. Appena sopra è collocato un piccolo stemma della famiglia Thiene, mentre più in alto troviamo una finestra a lunetta. Sul culmine della facciata è collocata una croce metallica. L’interno dell’Oratorio è stato sistemato di recente e presenta un'aula unica con copertura a capriate lignee. Il presbiterio, di pianta quadrata e con copertura a crociera, innalzato di uno scalino, presenta un altare in stile barocco, in marmi policromi, con la centro una Madonna col Bambino datata 1706. La pala d’altare del XVIII secolo appesa alla parete settentrionale era in origine collocata in fondo all’abside. Il soggetto raffigurato è ‘’L’Arcangelo Michele e San Gaetano Thiene’’, mentre in alto il Padre e il Figlio incoronano la Vergine Maria. Una porta sul lato nord del presbiterio conduce alla sacrestia. Sul lato sud della facciata si eleva un esile campanile a pianta quadrata, con cella campanaria aperta da monofore con arco a tutto sesto. Sopra la copertura vi è una croce in pietra. Il campanile custodisce una piccola campana. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Gambellara San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto

Chiesa di San Giovanni Battista (San Bonifacio)

La chiesa di San Giovanni Battista è la chiesa parrocchiale di Locara, frazione di San Bonifacio in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara. In una bolla pontificia di Papa Lucio III del 1185 viene citata per la prima volta la chiesa di San Giovanni Battista in Locara con le sue pertinenze. Essa risulta essere dipendente dall’Abbazia di San Pietro in Villanova, come confermato da un diploma dell’Imperatore Enrico VI di Svevia nel 1193. La prima mappa a mostrare l’area dell’attuale Locara risale a metà del XV secolo e la chiesa appare già strutturata, al centro del paese, attorniata da case di proprietà della famiglia Cavalli, nonché la viabilità corrisponde a quella odierna. L’edificio di culto risulta essere ad unica navata, con un rosone in facciata, un alto campanile vicino all’abside e, forse, con vicina la canonica sul lato settentrionale. Intorno al 1750 fu costruita una chiesa utilizzando le strutture di quella quattrocentesca. Pure il campanile si trova nella stessa posizione del precedente. L’edificio sacro, uno degli ultimi esempi di architettura barocca nel veronese, non è più utilizzato per il culto. I lavori per una nuova chiesa, più grande della precedente, collocata a settentrione rispetto a quella settecentesca, iniziarono nel 1875 mentre era parroco don Pietro Pontalto e su progetto del veronese don Angelo Gottardi. Non è noto il motivo per cui, subito dopo l’inizio delle attività, si decise di abbandonare il progetto del Gottardi, ma si dovette aspettare il 1906 per la ripresa dei lavori con il nuovo progetto del vicentino Gerardo Marchioro, nel 1910 fu completata la facciata e nel 1911 fu benedetta dal parroco don Eugenio Guiotto. La chiesa fu consacrata dal Vescovo di Vicenza Ferdinando Rodolfi nel 1927, come ricorda la lapide nel presbiterio. Alcuni anni fa è stata realizzata la grande piazza pavimentata di fronte alle due chiese La facciata è a salienti, rivolta verso occidente, e mostra una commistione di stili: il gotico nelle guglie e nel rosone, il lombardesco del primo Rinascimento veneziano negli archetti della parte inferiore e nelle finestre a tutto sesto nelle pareti laterali. Il portale ligneo, a cui si accede salendo alcuni gradini, è sovrastato da una lunetta, mentre nelle due nicchie sono collocate le statue dei protettori di Locara, San Giovanni Battista e San Valentino. La facciata assomiglia molto ad altre progettate da don Gottardi, cosa che fa pensare che il Marchioro imitò quanto previsto nel primo progetto per la nuova chiesa. La chiesa è a navata unica e ricorda il Duomo di San Bonifacio con il suo stile neoclassico che si rifà all’architettura del Palladio. Sul soffitto vi è il dipinto rappresentante il Martirio di San Giovanni Battista, opera delle pittrici arcolesi Antonella Burato e Anna Elisa Sartori del 2013. Inaugurata il 9 febbraio 2014, sostituisce un affresco dello stesso soggetto dipinto nel 1927 da Felice Lovato, originario di Castelnovo Vicentino come l’amico architetto Marchioro, perduto nel 1968 causa le infiltrazioni d’acqua dal tetto. Tra l’altro l’opera era rimasta incompiuta a causa della morte prematura del Lovato, tanto che fu completata dal nipote Giuseppe. Sono due le cappelle per lato, mentre una trabeazione classica è sostenuta da colonne composite alternate a lesene e si sviluppa per tutto il perimetro dell’edificio. I quattro altari laterali provengono tutti dalla chiesa settecentesca. Il primo a sinistra, con colonne corinzie a sostenere un arco spezzato, contiene una pala dedicata alla Natività di San Giovanni Battista, mentre ai lati sono presenti le statue di Sant'Antonio Abate e di una santa di non facile attribuzione. Il secondo altare a sinistra era l’altare maggiore della vecchia chiesa, in marmi policromi e con quattro colonne corinzie a sostenere un frontone elaborato. L’iscrizione ricorda che fu dedicato a San Giovanni Battista nel 1709 e la pala, datata 1715, raffigura la Natività di San Giovanni Battista. Il primo altare sul lato destro, simile a quello che si trova di fronte, contiene una pala con ‘’Madonna col Bambino e due santi. Ai lati le statue di Sant'Antonio di Padova e San Giovanni Nepomuceno. Il secondo altare a destra, datato 1734, sempre in marmi policromi, con fastigio sostenuto da due colonne marmoree, contiene una statua della Madonna col Bambino. Il presbiterio risulta rialzato di qualche gradino rispetto alla navata e vede presenti l’altare maggiore e ambone collocati in seguito all’adeguamento liturgico. Esso è anticipato dall’arco trionfale su cui sono dipinti la Vergine Maria e l’Arcangelo Gabriele nel momento dell’Annunciazione. Sopra il presbiterio vi è una cupola dipinta da Lovato, a tempera negli anni Venti del XX secolo e recentemente restaurata. Nei pennacchi sono raffigurati i Quattro Evangelisti mentre nella cupola vera e propria numerosi angeli che vanno verso la luce divina. Nel presbiterio è presente anche il grande altare maggiore preconciliare, con angeli all’estremità e Crocifisso che sovrasta il tabernacolo. In alto, nell’abside, tra due finestre, l’affresco con il Cristo. Nell’abside, dietro l’altare maggiore, trova posto l’organo, opera del 1959 della ditta di Remo Zarantonello da Cornedo Vicentino. Sul lato sinistro della vecchia chiesa, addossato alla zona presbiterale, è presente un campanile di base rettangolare, con cella campanaria che presenta monofore a tutto sesto, una per lato, un tamburo a base ottagonale, su cui svetta una copertura conica con croce metallica al vertice. Il concerto campanario collocato nella torre è composto da 5 campane in MIb3 montate alla veronese e suonabili solo automaticamente. Questi i dati del concerto: MIb3 - diametro 1153 mm - peso 850 kg - Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona FA3 - diametro 1022 mm - peso 590 kg – Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona SOL3 – diametro 912 mm - peso 420 kg - Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona LAb3 - diametro 857 mm - peso 337 kg - Fusa nel 1928 da Cavadini di Verona SIb3 - diametro 758 mm - peso 240 kg - Fusa nel 1879 da Cavadini di Verona. Nel Diario di Luigi Gardoni, suonatore di campane di Verona nel XIX secolo, in data 15 maggio 1836 ricorda la fusione di 3 campane per Locara in FA3, concerto precedente a quello attualmente esistente Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Luigi Gardoni, Diario Veronese (1826-1850), a cura di Nicola Patria, Verona, Archivio Storico Curia Diocesana, 2010. San Bonifacio Diocesi di Vicenza Parrocchie della diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto L’opera d’arte di due pittrici arcolesi nella chiesa di Locara, su arcoleracconta.blogspot.com. URL consultato il 6 ottobre 2023.

Oratorio di San Biagio (San Bonifacio)

L’oratorio di San Biagio è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Prova, frazione di San Bonifacio in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. Dalle mappe quattrocentesche risulta che intorno alla chiesetta, già esistente all’epoca, fosse sorto il primo nucleo abitato dell’odierna Prova. Furono i Cavalli, famiglia nobile veronese ad avere varie proprietà nella zona e a costruire, nel XVI secolo, l’edificio padronali, completato nel 1704, dai marchesi Carlotti, che nel 1679 acquistarono la proprietà. Giulio Carlotti, come riporta l’epigrafe sull’altare, fece costruire l’attuale Oratorio nel 1695, che, fino alla costruzione della nuova chiesa (poi parrocchiale) di Prova, funse da edificio sacro della frazione. Nel 1994 l’edificio è stato restaurato. La chiesa, sul suo lato orientale costeggiata da Via Favorita, presenta un ingresso rialzato di qualche gradino. Il portale presenta forme tipiche del tardo Quattrocento, recuperato durante la costruzione della chiesetta. Forse apparteneva all’antica chiesa di San Biagio, ma è più probabile che fosse l’ingresso al palazzo dei Cavalli, in parte demolito per realizzare l’attuale Villa Carlotti. Al di sopra dell’architrave retta da lesene doriche, vi è un motivo a volute che tende a dare movimento alla facciata. In asse col portale, in alto, domina una croce metallica, mentre a fianco dello stesso due nicchie con all’interno due capitelli. Sui lati diagonali abbiamo due ampie finestre di forma ottagonale. L’aula, di pianta poligonale, presenta una controsoffittatura nell’unica navata che nasconde l’originale copertura a capriate lignee. Il presbiterio, ampio, presenta una copertura a volta ribassata, ed è anticipato da un arco trionfale a sesto ribassato. Al centro l’altare retto da due colonne ioniche in marmo rosso di Verona e timpano spezzato. In una cornice di forma ellittica è collocata la pala di San Biagio, col santo al centro affiancato da San Carlo Borromeo e da San Francesco, santi protettori dei Carlotti. La pala, contemporanea all’edificio sacro, è attribuita al pittore veronese Andrea Voltolini. Nella parte posteriore è presente un esile campanile a pianta rettangolare, con i lati maggiori rivolti verso nord e sud. In mattoni a vista, presenta una doppia cella campanaria, con monofore a tutto sesto. Quella superiore è dovuta ad un rialzamento della torre probabilmente nel XIX secolo. Sopra la copertura in tegole è presente una croce metallica. Nella cella campanaria superiore è presente una campana. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto

Stazione di Lonigo
Stazione di Lonigo

La stazione di Lonigo è una fermata posta sulla linea ferroviaria Milano-Venezia, alla progressiva chilometrica 177+305 da Milano Centrale, nel comune vicentino di Lonigo al confine con Locara frazione del comune di San Bonifacio. Inaugurata come stazione il 3 luglio 1849, contestualmente all'apertura della ferrovia Milano-Venezia, la località distava circa 6 km dall'omonimo abitato; per tale motivo, nel 1882 venne attivata una diramazione della tranvia San Bonifacio-Lonigo-Cologna Veneta. Alla soppressione di quest'ultima, nel 1937, il comune di Lonigo si fece carico della riapertura del collegamento con la stazione, che fu dunque ripristinato come ferrovia Lonigo-Lonigo Città rimanendo in esercizio fra il 1950 e il 1965. Durante gli ultimi giorni del 2023 il fabbricato viaggiatori è stato completamente demolito per lasciare spazio alla sede dei binari della nuova linea alta velocità Milano-Venezia. Il fabbricato viaggiatori sarà interamente ricostruito. Dopo la soppressione del terzo binario utilizzato per le partenze verso Lonigo Città e la trasformazione in fermata, l'impianto dispone dei due soli binari di corsa. All'esterno lo scalo è dotato di un parcheggio per le automobili e uno, parzialmente coperto, per le biciclette. La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con le regioni interessate. Sottopassaggio Sala di attesa Biglietteria self-service (aperta 24/24h) Bar Parcheggi di superficie La fermata ferroviaria è servita dalle corse regionali svolte da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Veneto. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Lonigo

Chiesa di San Pietro Apostolo (Gambellara)
Chiesa di San Pietro Apostolo (Gambellara)

La chiesa di San Pietro Apostolo è la parrocchiale di Gambellara, in provincia e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di Lonigo, precisamente dell'Unità Pastorale di Gambellara e Sorio. La chiesa di Gambellara, secondo la tradizione, nasce intorno al 1100. Prima di questa data i fedeli si servivano della chiesa di San Marco, posta sul colle a nord-ovest del paese, per lo svolgimento delle liturgie. La prima attestazione sicura della chiesa di San Pietro, tuttavia, risale al 1322: una lettera di raccomandazione dalla Cancelleria Vescovile al prete Giovanni, presumibilmente Rettore della parrocchia. Nel 1460 il Vescovo Antonio da Gubbio, vicario del Vescovo di Vicenza Pietro Barbo, investì il prete Giacomo Veronese del beneficio di San Pietro insieme alla cappella di San Marco e con giurisdizione piena sulla chiesa di San Giorgio in Sorio. Nel 1487 si sa con certezza che un testatore lasciava un ducato per la fabbricazione e la decorazione di un altare dedicato alla Vergine Maria; nel 1521 una visita del Vescovo di Vicenza conferma che la chiesa «è molto ben ornata, e si tengono bene i Sacramenti e il fonte battesimale» e nel 1666 la chiesa appare dotata di cinque altari. Lo storico Gaetano Maccà ce la descrive come giacente «sopra picciola collina, dedicata a S. Pietro Apostolo, ad un'unica navata con cinque altari». La costruzione del suo campanile iniziò nel 1770 e terminò nel 1777. Questa antica chiesa, presumibilmente di stile gotico-rinascimentale, attraverso varie restaurazioni e ingrandimenti servì la popolazione di Gambellara vicentina e veronese fino all'inizio del XIX secolo. Nel 1816 infatti iniziarono i primi lavori di ricostruzione della chiesa, che vennero ultimati nel 1822. In quegli anni era in corso l'accorpamento delle due Gambellara e di Sorio in un unico comune sotto la provincia di Vicenza, e nonostante l'unione avvenne solamente nel 1858, in questo particolare clima di sviluppo dell'organizzazione civile maturò e si realizzò il progetto della nuova chiesa le cui dimensioni rispondevano alle esigenze della nuova popolazione di Gambellara. La ricostruzione iniziò sotto il parroco Francesco Guelfo, rettore di Gambellara: il disegno fu opera di Leonardo Manzuti e il progetto fu approvato dall'ingegnere Bongiovanni, entrambi di Verona. Negli anni che seguirono all'apertura della nuova chiesa (1822), sotto le direttive di Antonio Zanuso, successore di Guelfo, si costruirono il Coro e il soffitto a cupola su disegno dell'architetto Luigi De Boni allora ben noto come architetto palladiano e autore, unitamente al padre Antonio, dei disegni delle chiese di Montorso, Mason, Malo, Montecchio e Novale. La facciata con l’iscrizione «D.O.M. Divo Petro Apostolo» fu eretta nel 1829. Con Andrea Sandri, arciprete di Gambellara dal 1843 al 1875, il coro fu rialzato e ricostruito in marmo rosso e bianco; in quella circostanza andò distrutto il vecchio altare maggiore di stucco opera del De Boni. Una lettera scritta dal parroco alla Curia in data 18 gennaio 1862 mostra che lungo la parete destra per chi entra in chiesa dalla porta maggiore, egli aveva già fatto costruire l'altare della "cappellona" vicino all'ingresso dell'oratorio, ossia l'altare del Rosario, e aveva già in progetto la costruzione di un altro altare, quello di San Luigi, da collocarsi nell'altra «cappellona» a sinistra, all'entrata della sacrestia. A riguardo di queste aggiunte egli scriveva: «[…] Le correzioni che si vanno facendo sono assai dispendiose, ma da non potersi omettere per giudizio scritto dall'architetto Meduna che è stato sopra luogo. Ho la compiacenza che quanti vengono a vedere questa chiesa, anche intelligenti, non fanno che lodare le viste di quell'architetto e sollecitarne l'esecuzione.». Se agli arcipreti Guelfo e Zanuso spetta il merito di aver condotto quasi a termine la chiesa parrocchiale nelle sue linee architettoniche, all'arciprete Sandri spetta il merito non solo del suo completamento per quanto riguarda l'architettura, col rialzo del coro e la sua definitiva sistemazione, ma soprattutto in quello che riguarda l'ornato. Per quanto riguarda la scultura, ai lati dell'altare furono poste due statue di San Pietro e di San Paolo in pietra d'Avesa ad opera di Ludovico Seitz e all'interno dell'altare del Rosario, conservata in buono stato, fu posizionata la statua della Madonna risalente all'antico altare costruito in onore della Vergine nel 1487. Per quanto riguarda la pittura invece, sul soffitto della navata maggiore fu dipinta l'Assunzione di Maria con ai lati la Conversione di San Paolo e la Vocazione di S. Pietro, ad opera del pittore De Santi; sulle pareti laterali del Coro invece il pittore Valentino Puppin di Schio dipinse in due quadri il Concilio Vaticano I e il Concilio degli Apostoli in Gerusalemme. Esistevano altri cinque quadri sistemati sulla parete est, quattro sulla parete ovest e tre nelle pareti dell'atrio che si richiamavano a racconti evangelici e storici, ora tutti scomparsi. Da ricordare inoltre due pale che erano sistemate nella cappella del Rosario provenienti dalla chiesetta di San Giovanni Battista della Mason, "mansio" degli antichi cavalieri templari. Andrea Sandri ebbe come successore Don Luigi Zanoni, autore di un'importante monografia divisa in due volumi: Gambellara, Memorie storiche. Toccava a questo arciprete coronare i sacrifici prestati dai suoi predecessori e dai fedeli di Gambellara nella ricostruzione della chiesa: con lettera datata 10 aprile 1880 l'arciprete Zanoni invitava il vescovo Farina a consacrare la chiesa. Così egli scrive: «Essendo stato stabilito da V. Eccellenza Rev.ma il giorno 18 del corr. aprile per la consacrazione di questa mia chiesa parrocchiale di Gambellara sono lieto di poter significare a V.E. che tutto è in ordine secondo il prescritto delle rubriche per la detta consacrazione. Prego V.E. di trovarsi alla stazione di Montebello all'ora convenuta, dove sarà mio dovere incontrarla e condurla alla mia chiesa. Essa è dedicata a S. Pietro principe degli Apostoli.». Sotto l'arcipretato di Luigi Zanoni inoltre, nel 1876, fu costruita la gradinata prospettante la chiesa da don Giovanni Framarin con pietra di Pove. Ancora oggi, dalla sua consacrazione, la chiesa di Gambellara ospita le liturgie pressoché inalterata nella sua struttura, salvo un ampliamento delle navate laterali. La facciata a salienti della chiesa, che volge a sudest, si compone di tre corpi: quello centrale è scandito da due paraste e da altrettante semicolonne corinzie sorreggenti il fregio liscio e il frontone, all'interno del quale si apre un oculo, mentre le due ali laterali sono caratterizzate da specchiature e coronate da semitimpani. L'interno dell'edificio è suddiviso da colonne corinzie in tre navate, di cui la centrale voltata a botte e le laterali coperte dal soffitto piano; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, introdotto dall'arco santo e chiuso dall'abside di forma semicircolare. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali l'altare maggiore, proveniente dalla precedente parrocchiale, alcuni dipinti eseguiti nel XIX secolo da Giovanni Busato e una raffigurazione del Rosario, risalente al 1852. Tra il 1770 e il 1777 fu eretto, con una tipologia inconsueta rispetto alla zona, il campanile, senza alcun collegamento con la futura chiesa. La torre, su cui sotto passa la strada che conduce alla chiesetta di San Marco, è a base quadrata, con cella campanaria aperta da una bifora con archi a tutto sesto per lato. Su un tamburo ottagonale sorge la copertura a cipolla. Il concerto campanario collocato nella torre risulta composto da 6 campane in Mib3montate alla veronese e suonabili solo automaticamente. Questi i dati del concerto: 1 – MIb3 – diametro 1210 mm - peso 1083 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 2 – FA3 – diametro 1070 mm - peso 746 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 3 – SOL3 – diametro 950 mm – peso 520 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 4 – LAb3 – diametro 900 mm - peso 426 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 5 – SIb3 – diametro 790 mm - peso 300 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV) 6 – DO4 - diametro 700 mm - peso 212 kg - Fusa nel 1977 da De Poli di Revine Lago (TV). Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Gambellara Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Pietro Apostolo Parrocchia di GAMBELLARA - S. PIETRO APOSTOLO, su pmap.it. URL consultato il 20 agosto 2021.