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Chiesa di Santa Croce (Monteforte d'Alpone)

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Monteforte d'Alpone Chiesa della Santa Croce 20233
Monteforte d'Alpone Chiesa della Santa Croce 20233

La chiesa di Santa Croce è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Santa Maria Maggiore in Monteforte d’Alpone; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte. La chiesa sorge su un dosso tufaceo, a fianco della strada che conduce alla frazione Sarmazza e a Sorio di Gambellara, in una zona che prima della bonifica agraria nel Cinquecento, con la deviazione della Degora nel Chiampo, era paludosa. Il primo documento che cita Santa Croce è una mappa su pergamena del 1463, nella quale è citata come l’Arcella di Monteforte, toponimo con cui è denominata anche nel 1524 e che indica o un granaio o un’opera d’imbrigliamento o un termine di confine a forma di arca. L’attuale dedicazione alla Santa Croce si rintraccia a partire dai primi decenni del XVI secolo, mentre l’edificio risale almeno al XIV secolo, visti alcuni affreschi presenti all’interno dell’edificio. Nel 1532 avviene la prima visita pastorale alla chiesa. Si parla di due altari, della grande devozione dei fedeli e del custode, Ognibene di Gabriele, frate eremita converso che viveva di elemosine e coltivava un podere nei pressi dell’edificio sacro. Un documento del 1707 ricorda che con le elemosine dei fedeli furono costruiti la sacrestia, la porta d’ingresso e l’altare sinistro, attorno al quale vi sono diversi ex voto. All’interno dell’edificio era infatti conservata una statua tufacea della Vergine Addolorata con Gesù deposto dalla Croce ritenuta miracolosa anche per il ritrovamento della stessa nel corso di un’aratura. Collocata sull’altare maggiore, protetta da una lastra di vetro, fu poi collocata sull’altare laterale della parete sinistra. Il simulacro fu rubato nel 1960. Nel documento del 1707 vengono citate anche alcune figure mobili sull’altare maggiore, relative alla Passione di Gesù. L’abside custodiva una ruota di legno di tre metri di diametro, attorno alla quale erano collocate le statue lignee dei Dodici Apostoli. Nella festa della Santa Croce si girava una manovella che faceva muovere la ruota, così gli Apostoli passavano attraverso una finestrella aperta sopra l’altare. I fedeli, con bastoni o canne, attendevano la comparsa della statua di Giuda per colpirla violentemente. Il marchingegno, assieme alle statue, fu rimosso e bruciato. L’edificio subì danni durante un bombardamento della Seconda guerra mondiale, tanto che le capriate lignee attuali risalgono alla ricostruzione del dopoguerra, mentre il restauro delle pitture interne alla chiesa risale al 2002 La facciata a capanna, rivolta ad ovest, presenta un portale d’ingresso sovrastato da un timpano semicircolare spezzato di gusto rinascimentale, affiancato da due finestre rettangolari. In asse col portale vi è un oculo L’interno è a navata unica di forma rettangolare, con copertura a capriate lignee e pavimento in cotto. Finestre rettangolari sono collocate sul lato sud dell’edificio, sia nell’aula sia nel presbiterio. Alle pareti vi sono affreschi trecenteschi e seicenteschi e su quella settentrionale è collocato l’altare marmoreo dedicato all’Addolorata. Il presbiterio, introdotto da un arco trionfale a tutto sesto che riporta l’anno 1635, sopraelevato di un gradino e di ampiezza ridotta rispetto alla navata, presenta una copertura con volta a botte, mentre il pavimento è in battuto di cemento. Sopraelevato di un ulteriore gradino è l’altare maggiore marmoreo, addossato alla parete di fondo. Sul fianco sinistro del presbiterio un’apertura permette l’accesso ad un piccolo locale originariamente adibito a sacrestia, mentre l’abside semicircolare è accessibile solo dall’esterno La chiesa possiede un campanile a vela sul lato nord dell’edificio, sulla falda di copertura. Su di esso era collocata una campana seicentesca del fonditore Bartolomeo Pisenti, trafugata nel 1960 assieme alla statua della Vergine Maria Addolorata. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Monteforte d'Alpone Parrocchie della diocesi di Verona Diocesi di Verona Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santa Croce UnGiroinComune-La Chiesa di Santa Croce/Monteforte d'Alpone, su youtube.com. URL consultato il 27 settembre 2023.

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Chiesa di Santa Croce (Monteforte d'Alpone)
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Monteforte d'Alpone Chiesa della Santa Croce 20233
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Luoghi vicini

Oratorio di San Biagio (San Bonifacio)

L’oratorio di San Biagio è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Prova, frazione di San Bonifacio in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. Dalle mappe quattrocentesche risulta che intorno alla chiesetta, già esistente all’epoca, fosse sorto il primo nucleo abitato dell’odierna Prova. Furono i Cavalli, famiglia nobile veronese ad avere varie proprietà nella zona e a costruire, nel XVI secolo, l’edificio padronali, completato nel 1704, dai marchesi Carlotti, che nel 1679 acquistarono la proprietà. Giulio Carlotti, come riporta l’epigrafe sull’altare, fece costruire l’attuale Oratorio nel 1695, che, fino alla costruzione della nuova chiesa (poi parrocchiale) di Prova, funse da edificio sacro della frazione. Nel 1994 l’edificio è stato restaurato. La chiesa, sul suo lato orientale costeggiata da Via Favorita, presenta un ingresso rialzato di qualche gradino. Il portale presenta forme tipiche del tardo Quattrocento, recuperato durante la costruzione della chiesetta. Forse apparteneva all’antica chiesa di San Biagio, ma è più probabile che fosse l’ingresso al palazzo dei Cavalli, in parte demolito per realizzare l’attuale Villa Carlotti. Al di sopra dell’architrave retta da lesene doriche, vi è un motivo a volute che tende a dare movimento alla facciata. In asse col portale, in alto, domina una croce metallica, mentre a fianco dello stesso due nicchie con all’interno due capitelli. Sui lati diagonali abbiamo due ampie finestre di forma ottagonale. L’aula, di pianta poligonale, presenta una controsoffittatura nell’unica navata che nasconde l’originale copertura a capriate lignee. Il presbiterio, ampio, presenta una copertura a volta ribassata, ed è anticipato da un arco trionfale a sesto ribassato. Al centro l’altare retto da due colonne ioniche in marmo rosso di Verona e timpano spezzato. In una cornice di forma ellittica è collocata la pala di San Biagio, col santo al centro affiancato da San Carlo Borromeo e da San Francesco, santi protettori dei Carlotti. La pala, contemporanea all’edificio sacro, è attribuita al pittore veronese Andrea Voltolini. Nella parte posteriore è presente un esile campanile a pianta rettangolare, con i lati maggiori rivolti verso nord e sud. In mattoni a vista, presenta una doppia cella campanaria, con monofore a tutto sesto. Quella superiore è dovuta ad un rialzamento della torre probabilmente nel XIX secolo. Sopra la copertura in tegole è presente una croce metallica. Nella cella campanaria superiore è presente una campana. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto

Chiesa di Santa Maria Maggiore (Monteforte d'Alpone)
Chiesa di Santa Maria Maggiore (Monteforte d'Alpone)

La chiesa di Santa Maria Maggiore è la chiesa parrocchiale di Monteforte d'Alpone, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte. In antichità Monteforte non è stata sede plebana e, nonostante la chiesa sia attestata per la prima volta nel 1207, è certo che le origini fossero più antiche. Il titolo attuale, Santa Maria Maggiore, comparve nel Quattrocento per distinguerla dalla chiesa di Santa Maria Fossa Dragone. Sul fianco destro del pronao oggi è murato un frammento marmoreo di un arco eretto nella vecchia chiesa per ricordare i lavori fatti eseguire dal Vescovo di Verona Agostino Valier alla fine del Cinquecento. Fino al 1805 la piazza centrale di Monteforte risultava molto diversa dall’attuale, in quanto la parrocchiale del Duecento era un edificio con facciata a capanna rivolta ad ovest e abside ad est. In realtà gli ingressi utilizzati dagli uomini e dalle donne si trovavano sul lato sud, quello che appunto dava sulla piazza e per giungervi si percorreva un ripido pendio. Sotto la linea del tetto vi era una cornice di archetti pensili, alcuni ancora visibili all’ultimo piano del municipio insieme a un muro, quanto resta della vecchia abside. Attorno al presbiterio e a nord della chiesa duecentesca sorgeva il cimitero, il cui ingresso era a meridione, vicino all’abside. A causa dell’Editto di Saint Cloud, recepito anche dall’Impero austriaco, che vietava i cimiteri all’interno dei centri abitati, nonché per i lavori per la nuova chiesa, il camposanto fu spostato nell’area di fronte alla chiesa di Santa Maria Fossa Dragone. Proprio al 1805 risale il progetto di sistemazione della piazza, ideato dall’architetto conte Bartolomeo Giuliari. Oltre a progettare la nuova chiesa parrocchiale, fece demolire l’Oratorio della Disciplina con il piccolo ospedale annesso e le case della fabbriceria, per permettere la costruzione della gradinata e della strada che porta alla canonica e alla chiesa di Sant'Antonio Abate. Fu anche abbattuta l’antica casa comunale per erigere tra il 1811 e il 1813, in posizione arretrata, l’attuale municipio. Nel luglio 1805 si iniziò così a demolire l’antica parrocchiale per costruire la nuova chiesa. Dell’edificio precedente, perpendicolare al luogo di culto attuale, rimane anche la facciata, trasformata in corridoio per accedere alla sacrestia e all’interno della chiesa, contraddistinta dagli archetti pensili. L’architetto Giuliari era amico dell’allora arciprete di Monteforte, don Luigi Zanoni, che volle fortemente il nuovo edificio, e sembra che non percepì alcun compenso per l’opera salvo il dono di vin santo. Dall’agosto 1805 i lavori, si protrassero fino al 1866, mentre la chiesa fu consacrata solo nel 1892. A contribuire alla costruzione fu l’intera cittadinanza e alcuni ricchi notabili montefortiani come l’avvocato Stefano Venturi, don Giuseppe Mozzati d’Aprili e lo stesso don Zanoni, che si impegnarono nel versamento di 600 ducati in tre anni. Il Giuliari aveva presentato due progetti. Il primo, del 1805, prevedeva un pronao tetrastilo sormontato da una finestra termale. Al 1810 risale il secondo progetto, quello poi adottato per la facciata, con la riduzione della navata di un quinto. L'altare maggiore della vecchia chiesa fu venduto nel 1813 e collocato nella chiesa di San Giovanni Battista in Castello di San Giovanni Ilarione, mentre due altari laterali furono venduti nel 1840 alla chiesa di Santo Stefano in Brognoligo. La chiesa fu consacrata nel 1892 dall'allora Vescovo coadiutore di Verona mons. Bartolomeo Bacilieri. Nel 2001 furono ristrutturate le coperture, restaurata la facciata e realizzato un nuovo accesso all’Oratorio di San Luigi Gonzaga, adiacente sul lato sinistro alla parrocchiale e all’epoca usato come cappella feriale. Al 2012 risale la costruzione della nuova cappella feriale, frutto del restauro di una cantina, e di una sala polifunzionale seminterrata, progettate entrambe dall’architetto Michele Chiappini . La chiesa è preceduta da una scalinata di quarantadue gradini suddivisi in tre rampe. La facciata, di forma rettangolare, rivolta a sud, è caratterizzata dalla presenza del pronao con quattordici colonne aventi capitelli corinzi, otto frontali e tre sui due lati, alte dodici metri, che sorreggono la trabeazione del timpano con cornice a dentelli. Oltre al frammento dell’arco della vecchia chiesa, sotto il pronao vi è un monumento funebre, opera dello scultore Ugo Zannoni, in ricordo dei pittori Giuseppe Zannoni e Marcello Rancani, nipote del primo, morti nel 1903 cadendo dalle impalcature mentre stavano per affrescare l’abside, lavoro iniziato da appena dieci giorni. L'interno della chiesa è ad aula unica, rettangolare, con due cappelle per lato e illuminato da quattro finestroni a mezzaluna con vetrate artistiche. I prospetti sono ritmati da colonne libere su basamenti quadrangolari, su cui s’imposta una trabeazione modanata che si sviluppa per l’intero perimetro dell’edificio. Il pavimento è realizzato con lastre di pietra bianca calcarea e marmo rosso corallo. Tutte le opere affrescate sono opera di Giovanni Bevilacqua, pittore di Isola della Scala, fratello del futuro Cardinale Giulio, chiamato dall’arciprete don Antonio Dalla Croce dopo la tragica morte di Zannoni e Rancani. Aiutato dal decoratore Attilio Trentini, lavorò dal novembre 1903 all’agosto 1904. La volta si presenta a botte a sesto leggermente ribassato, con ampie unghie laterali. Risulta decorata con un ciclo di affreschi, le Virtù Cardinali e Teologali assieme ad angeli con in testa i candelabri a sette fiaccole. La Speranza, vicina al presbiterio è raffigurata come una donna orante, un’ancora e un angelo che svolge la gomena, mentre ai lati vi sono gli stemmi di San Pio X e del Vescovo di Verona Bartolomeo Bacilieri. La Fede, al centro, mostra una donna inginocchiata che alza un calice, con due angeli e una fiaccola. La Carità, nei pressi dell’ingresso è una donna che stringe un bambino, un angelo con fiaccola che soffia su un tripode acceso. Ai lati lo stemma di Monteforte e forse quello dell’arciprete Dalla Croce. La Prudenza è rappresentata da una lampada, la Giustizia da una bilancia, la Temperanza da tre spade e la Fortezza con elmo, scudo e armi bianche. Nei tondi sono raffigurati cinque Padri della Chiesa: i santi Gregorio Magno, Agostino, Girolamo, Giovanni Crisostomo e Ambrogio. Nella mezzaluna della controfacciata vi è la Vittoria del bene sul male, con l’Arcangelo San Michele che sconfigge Lucifero, mentre sopra la bussola d’ingresso vi è la tela raffigurante la Tentazione di Cristo, restaurata tra il 1988 e il 1989, opera di fine Cinquecento che aveva subito notevoli ridipinture, a suo tempo attribuita a Giovanni Caroto, ma la cui paternità oggi è fortemente messa in discussione. Nel primo altare a destra dell’ingresso, su progetto di don Angelo Gottardi, è presente una pala risalente a fine Ottocento, di autore ignoto, raffigurante il Sacro Cuore coi santi Luigi Gonzaga e Gaetano Thiene. Il secondo altare, sullo stesso lato, su progetto di Giuseppe Barbieri, presenta la pala raffigurante il Transito di san Giuseppe dipinta da Rocco Pittaco nel 1873 Sul lato sinistro il primo altare, opera dello scultore Francesco Pegrassi, vede nella nicchia la presenza della statua lignea della Pietà scolpita da Antonio Zanetti nel 1890 con la scritta Mater dolorosa. Il secondo altare a sinistra, dedicato all’Immacolata, presenta una cimasa, sorretta da due semicolonne, che termina con un disco in pietra che racchiude una croce sul cui piedistallo vi è la scritta Salus nostra. Nella nicchia è collocata una statua in marmo di Carrara raffigurante la Vergine Maria che mostra il Bambino Gesù, opera di Grazioso Spiazzi conclusa poco dopo il 1855. Vi sono alcuni notevoli arredi lignei presenti in chiesa, come i tre confessionali (al di sopra di uno a sinistra c’è il pulpito progettato da Lorenzo Locatelli)) e la bussola della porta principale, tutti usciti dal laboratorio di Giuseppe Vesentini. I quadri della Via Crucis sono stati eseguiti nel 1888 da Giuseppe Marai e sono una copia della Via Crucis eseguita da Agostino Ugolini per la Cattedrale di Verona. Le conici furono dorate dal montefortiano Ferdinando Nardello. Il presbiterio è a pianta quadrangolare, rialzato di tre gradini rispetto alla navata, e presenta un recinto balaustrato in marmo bianco a pianta ottagonale. Il pavimento è composto da marmi policromi (rosso di Sant'Ambrogio di Valpolicella, nero di Como e bianco di Chiampo) secondo un articolato disegno geometrico, mentre la luce naturale viene introdotta da due finestre termali. Al centro, sopraelevato di cinque gradini, è collocato l’altare maggiore preconciliare, ornato da splendidi marmi. Da apprezzare il ciborio a tempietto, sulla cui sommità vi è una statua di Cristo Risorto. L’attuale altare maggiore conciliare in marmo fu collocato nel 1994 con un intervento di adeguamento liturgico che portò anche alla realizzazione di due basamenti in pietra bianca ai lati dei gradini del presbiterio per collocarvi l’ambone a sinistra e il fonte battesimale a destra. Sui muri laterali del presbiterio, infisse nel muro, trovano posto due custodie per gli oli santi e i reliquari risalenti al XVIII secolo, ornate di marmi policromi. Sulla parete destra del presbiterio vi è l’opera pittorica più famosa e importante custodita nell’edificio, Gesù e la Samaritana al pozzo, opera non firmata, ma attribuita a Girolamo Dai Libri. Databile tra il 1520 e il 1530, mostra influssi evidenti di Francesco Morone, amico e collega dell'autore. Non si sa come mai l'opera sia arrivata a Monteforte, anche se un possibile indizio è il vicino Palazzo Vescovile, sede estiva del Vescovo di Verona. Trasferito nel 1917 a Firenze a causa della Prima Guerra Mondiale, ritornò senza la sua pregiata cornice. Fu esposta tra il 1919 e il 1920 in una mostra al Museo di Castelvecchio da dove rientrò nel 1925 dopo non poche controversie, visto che in quel periodo la tela divenne nota ai critici d'arte. Nel 1940 fu portata in un luogo sicuro a causa della Seconda Guerra Mondiale e nel 1947 fu esposta di nuovo a Castelvecchio per la mostra Capolavori della Pittura Veronese organizzata da Antonio Avena, direttore del Museo. Restaurata nel 1981 da Marta Galvan, fu nuovamente esposta a Castelvecchio tra il 1986 e il 1987 Al di sopra dell'opera di Girolamo Dai Libri vi è un affresco del Bevilacqua raffigurante La raccolta della manna. Retrostante all’altare maggiore preconciliare è l’abside semicircolare, dove sono collocate tre opere pittoriche. Al centro uno dei migliori lavori di Giovanni Caliari, La Visitazione del 1838; a sinistra e a destra due tele recenti raffiguranti l’Annunciazione e la Natività. Nel catino absidale il pittore Bevilacqua dipinse una scena tratta dall’Apocalisse di San Giovanni, con Dio Padre al centro, sul trono con un libro chiuso da sette sigilli e un’aureola su cui in latino vi è scritto “Io sono l’Alfa e l’Omega”. I ventiquattro anziani offrono le loro corone d’oro e le anfore piene di profumo, mentre sette fiaccole simboleggiano gli spiriti di Dio e le sette Chiese dell’Asia Minore. Su una cantoria sul lato sinistro del presbiterio è posto l'organo. Quello attuale, risalente al 1963, è opera della ditta Remo Zarantonello di Cornedo Vicentino, restaurato e ampliato nel 2013 da Diego Bonato. Altre opere d’arte sono custodite in altri luoghi adiacenti alla chiesa. Sul lato sinistro del presbiterio è collocata la sacrestia, che al suo interno custodisce una Madonna col Bambino della bottega di Giambettino Cignaroli, databile alla seconda metà del Settecento. Sul lato destro del presbiterio è possibile accedere all’Oratorio di S. Luigi Gonzaga, costruito tra il 1843 e il 1855, che possiede anche un accesso indipendente dietro al campanile. In esso sono presenti le tele di Sant’Agostino, di Sant'Antonio di Padova, di Santa Monica e di Sant'Angela Merici, opere di fine Ottocento del pittore Luigi Marai. Qui si trova anche il ‘’Cristo Moro’’, Crocifisso del Cinquecento, così chiamato perché scolpito in legno di bosso. A suo tempo nella chiesa di Sant’Antonio Abate, è sconosciuto il suo autore. Nella nicchia dell’altare è collocata la statua della Madonna del drago, in origine sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Fossa Dragone. Nella recente cappella feriale, raggiungibile dalla parte sinistra della navata, sono stati collocati, ai lati del tabernacolo la tela ‘’Madonna e santi’’ di autore ignoto del Settecento, in origine nella chiesa dei Cappuccini, e il Crocifisso, forse del XVI secolo, un tempo collocato sul primo altare a destra dell’ingresso della parrocchiale. La chiesa duecentesca era dotata di un campanile con cuspide a pigna, alto circa 20 metri, con cella campanaria con bifore. Fu abbattuto nel 1894 per permettere la costruzione dell’attuale torre. Va ricordato che il Giuliari, nel suo progetto per la piazza di Monteforte, aveva immaginato il campanile sul lato sinistro della chiesa, in posizione isolata e non molto alto. Il nuovo campanile fu costruito sul lato destro e risulta essere alto 71,50 metri. Fu costruito tra il 1894 e il 1897 sul disegno del Giuliari modificato dagli ingegneri Manganotti di Verona e Sandri di Arcole. In realtà il capomastro originario di Pescantina, Raimondo Zampini detto “Angelo”, modificò la costruzione: i primi due piani inferiori, a base quadrata, rispettano il progetto, mentre la parte superiore è stata ideata dal capomastro ispirandosi al campanile della chiesa del suo paese. La cella campanaria è ottagonale, con una monofora balaustrata per lato, divisi questi da semicolonne, e si conclude con una terrazza, anch'essa con balaustra, su cui s’innalza un alto tamburo con cupolino. A dominare la torre è una croce alta 4 metri e dal peso di 12 quintali con una banderuola che reca l’anno della fine dei lavori, il 1897. Il 27 aprile 1945, durante l’evacuazione verso nord delle truppe tedesche, queste tenevano i cannoni puntati a sud per rallentare l’avanzata degli alleati. Ad un certo punto i tedeschi spararono alle camionette americane che stavano giungendo a Villanova di San Bonifacio. La reazione fu violenta e fu colpito anche il campanile. Una donna, Angela Rizzotto, prese una tovaglia d’altare e salite le scale del campanile, segnalò la resa agli americani, mentre altre persone aggredivano i soldati tedeschi appostati presso i cannoni, facendoli prigionieri. Il fatto di essere simbolo del paese portò alla curiosa idea di rappresentarlo ubriaco, partorita dalla mente del poeta montefortiano Beppino Peruzzi, che si rivolse a Giovanni Morin di Prova di San Bonifacio. Nel 1938 ne diede una sua versione anche il pittore Moreno Zoppi. Il concerto campanario oggi collocato nella torre risulta composto da 9 campane in SI2 montate alla veronese e suonabili a doppio sistema (manualmente e automaticamente). Questi i dati del concerto: 1 – SI2 - diametro 1452 mm - peso 1763 kg - Fusa nel 1908 da Cavadini di Verona 2 – DO#3 - diametro 1292 mm - peso 1180 kg – Fusa nel 1897 da Cavadini di Verona 3 – RE#3 – diametro 1157 mm - peso 865 kg - Fusa nel 1897 da Cavadini di Verona 4 – MI3 – diametro 1082 mm - peso 716 kg - Fusa nel 1897 da Cavadini di Verona 5 – FA#3 – diametro 964 mm - peso 512 kg - Fusa nel 1928 da Cavadini di Verona 6 – SOL#3 – diametro 857 mm - peso 355 kg - Fusa nel 1897 da Cavadini di Verona 7 – LA#3 – diametro 767 mm - peso 261 kg - Fusa nel 1929 da Cavadini di Verona 8 – SI3 – diametro 714 mm - peso 204 kg - Fusa nel 1897 da Cavadini di Verona 9 – DO#4 – diametro 636 mm - peso 146 kg - Fusa nel 1897 da Cavadini di Verona. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Paolo Cagnazzo, Restauro dell'organo, in Foglio parrocchiale, n. 142, Monteforte d'Alpone, Parrocchia di Santa Maria Maggiore, gennaio 2014, p. 2. Monteforte d'Alpone Diocesi di Verona Parrocchie della diocesi di Verona Regione ecclesiastica Triveneto Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Maggiore Parrocchia di Monteforte d'Alpone, su parrocchiamonteforte.it. URL consultato il 12 aprile 2020. Parrocchia di SANTA MARIA MAGGIORE, su parrocchiemap.it. URL consultato il 12 aprile 2020. Campane di Monteforte d'Alpone (VR), su youtube.com. URL consultato il 30 settembre 2023.

Oratorio di San Carlo Borromeo (Monteforte d'Alpone)

L'Oratorio di San Giovanni Battista è una chiesa sussidiaria in Monteforte d'Alpone; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte. L’Oratorio fu voluto dalla famiglia Boniotti, originaria della bresciana Polaveno e successivamente emigrata a Verona, dove aveva fatto fortuna nei settori manifatturiero e della concia e nel Cinquecento aveva fatto degli investimenti a Monteforte e a San Bonifacio. A Borgolecco (l’attuale viale Europa di Monteforte) i Boniotti fecero costruire una villa a cui, nei primi anni del Seicento Benedetto Boniotti fece aggiungere questo luogo di culto. Nel 1836 il medico Pietro Trezzolani, di origini montefortiane, ma da tempo residente a Verona, acquistò da Luigi Boniotti la villa, i rustici, il brolo e l’oratorio. Il luogo di culto, caduto in rovina già ai primi del Novecento, alla fine della Seconda Guerra Mondiale era malridotto, soprattutto a causa del crollo del tetto, tanto che nel 1947 l’allora sindaco Livio Antonioli diede l’ordine di demolirla. Ruggero Rizzini e Moreno Zoppi, due pittori montefortiani, chiesero l’intervento della Soprintendenza ai monumenti. Questo portò alla sospensione della demolizione e all’arrivo di un finanziamento ministeriale utilizzato per riparare il tetto. Nel 1963 l’ingegnere Aldo Trezzolani, ultimo proprietario della villa, morì e nel suo testamento nominò erede universale la Provincia veneta di Sant’Antonio dell’Ordine dei frati minori. I frati vendettero tutto, ma, nel 2018 l’assessore alla Cultura Rosario Maccarrone scoprì che l’oratorio non apparteneva a nessuno e che, di conseguenza, si riteneva di proprietà comunale. Nel maggio 2019 i frati e il Comune di Monteforte chiusero l’accordo con cui l’edificio sacro veniva ceduto ufficialmente all’ente locale. Un radicale restauro dell’edificio fu compiuto tra il 2020 e il 2021. La facciata a capanna, rivolta a nord, liscia e più alta dell’edificio, presenta un portale con mensola sostenuta da modiglioni. Il timpano è sormontato da tre pinnacoli in pietra con guglie, che reggono altrettanti globi con croce metallica. L’interno è un’aula unica, con volta a crociera e illuminata da due finestre sulle pareti laterali. Sulle pareti vi è una fascia decorativa a triglifi e si notano i resti dell’originaria decorazione a stucco, forse opera di David Reti, attivo agli inizi del Settecento Il presbiterio, elevato di un gradino, ha la volta a botte. L’altare marmoreo possiede colonne, capitelli in stile ionico e pulvini che sorreggevano il timpano. L’opera è attribuibile a Domenico Curtoni, architetto e scultore veronese, autore anche di un altare nella chiesa di Sant’Elena in Verona. L’altare includeva una pala, opera del pittore veronese Claudio Ridolfi raffigurante Maria Vergine col Bambino e i santi Carlo Borromeo, Francesco d’Assisi e Giovanni Battista. Citata da Carlo Ridolfi in Le Maraviglie dell'arte, da Bartolomeo Dal Pozzo e da Giovanni Battista Lanceni, l'opera scomparve in circostante poco chiare durante o immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Esiste ancora la sacrestia, che, a suo tempo, permetteva l’accesso dal brolo della villa. Sul tetto è presente un campanile a vela privo di campana. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Monteforte d'Alpone Parrocchie della diocesi di Verona Diocesi di Verona Regione ecclesiastica Triveneto

Cappella di San Francesco
Cappella di San Francesco

La cappella di San Francesco è un luogo di culto ubicato a Perarolo, nei pressi della frazione Locara del Comune di San Bonifacio, in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. Nella più antica mappa del territorio sambonifacese (metà del XV secolo), è presente a Perarolo un possesso della famiglia Cavalli, nell’area dove poi sorgerà Villa Negri. La famiglia Negri, di origine vicentina, aveva possedimenti a Perarolo già nel XVI secolo e la villa, nel Seicento, sarà una delle più importanti del territorio. La cappella fu costruita qualche anno dopo della villa, nel 1628, e rispetto a questa, probabilmente abbandonata già anticamente, con un riutilizzo agricolo, rimase sostanzialmente invariata nei secoli, venendo utilizzata saltuariamente come sede di cappellania fino all’inizio del XXI secolo. Nel 2008, col consenso dei proprietari, evitando il rischio di perdita del luogo di culto, si costituì l’Associazione San Francesco, la quale ha fatto eseguire i lavori di restauro della chiesetta. La cappella, costruita nei pressi della villa, ha una facciata a capanna rivolta a sud e presenta un portale rettangolare sormontato da un timpano triangolare. In asse col portale vi è un oculo, mentre ai fianchi dell’ingresso due grandi finestre rettangolari, alte quanto la porta d’ingresso. La facciata è completata dal timpano triangolare, alla cui sommità è collocata una croce metallica. Nel prospetto nord, probabilmente ad inizio del XIX secolo, sono state aperte due finestre e sopraelevato il volume a ovest per creare un piano in più, dove fu collocato l’organo. La cappella, di pianta rettangolare, presenta un’aula con soffitto piano. Il presbiterio, di forma quadrata, anticipato da un arco trionfale e sopraelevato di due scalini, ha una copertura a crociera, una finestra termale (oggi murata) ed è affiancato da due piccole stanze utilizzabili come sacrestie. L’altare, con colonne corinzie che sostengono la trabeazione, sopra la quale è collocato il fastidio sorretto da due putti con dedica alla Vergine Maria e a San Francesco d’Assisi, nonché la data 1628. La pala all’interno dell’altare, raffigurante San Francesco, è scomparsa ed è stata sostituita da una moderna sempre dello stesso soggetto. Nella parte posteriore è collocato un campanile a vela, con una campana e sormontato da una croce metallica. Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. San Bonifacio Parrocchie della diocesi di Vicenza Diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cappella di San Francesco

Chiesa di Sant'Antonio (Monteforte d'Alpone)
Chiesa di Sant'Antonio (Monteforte d'Alpone)

La chiesa di Sant’Antonio Abate è una chiesa sussidiaria della parrocchia di Santa Maria Maggiore in Monteforte d’Alpone che sorge sul colle dedicato al Santo titolare del luogo di culto; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte. La chiesa fu costruita sul colle dove sorgeva il castello di Monteforte tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento. Il castello era stato ceduto dal Comune di Verona al Vescovado di Verona nel 1207 e l’edificio sacro, costruito successivamente con materiali ricavati dalla demolizione del fortilizio, all’epoca in rovina, era un oratorio privato del presule della città scaligera, condizione mantenuta fino al Cinquecento. Il Vescovo Gian Matteo Giberti fece trasformare il colle intorno alla chiesa nel giardino del Palazzo Vescovile: comprendeva la spianata superiore, dove sorge il luogo di culto, tre ripiani con piante da frutto, vigneti e una cisterna. Nel 1537, come da iscrizione sull’architrave della porta meridionale, furono aggiunte le porte e le finestre alla chiesa, che da qualche secolo era stata ceduta alla comunità di Monteforte, che ne aveva assunto il patronato. Dopo la Prima Guerra Mondiale, il 28 settembre 1924, il colle di Sant’Antonio è diventato il Parco della Rimembranza, in ricordo dei caduti di quel conflitto. La facciata a capanna, rivolta ad est presenta un portale ligneo rettangolare, affiancato da due finestre rettangolari e sovrastato da un oculo. Al vertice dei due spioventi è collocata la croce metallica. L’interno è a navata unica, con pavimento in cotto e capriate lignee a vista. Alla metà del Seicento risale l’attuale altare maggiore in stile barocco con nella nicchia la statua di Sant’Antonio Abate, mentre ai lati presentava le statue di Sant'Antonio di Padova e San Bonaventura da Bagnoregio. Fu eretto in sostituzione di un altare ligneo in disfacimento. Nella parete a destra rispetto all’altare maggiore era presente un altro altare ligneo, intuibile dalle due mensole di pietra sul muro a cui era agganciato. Nel XIX secolo fu costruita la sacrestia, che aveva anche la funzione di luogo di riunione della Compagnia della Buona Morte. In questo locale era presente una statua della Madonna di Loreto, scomparsa non molto tempo fa. L’opera d’arte di maggior pregio della chiesetta era il Cristo Moro, grande crocifisso scolpito in legno di bosso nel XVI secolo. Restaurato, oggi è conservato nell'Oratorio di San Luigi Gonzaga, sul fianco destro della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. La chiesa possiede un campanile, che non è altro che la torre di avvistamento del castello di Monteforte. A pianta quadrata, è inglobato nell’edificio, esattamente nell’angolo sudest. La cella campanaria attualmente presenta due monofore sui lati est e sud, mentre le finestre sui lati nord e ovest risultano murate. La copertura piramidale presenta al suo culmine una croce metallica. Attualmente sono presenti due campane, di cui una fusa dal veronese Giuseppe Ruffini nel 1778 . Gecchele Mario, Bruni Dario, De Marchi Irnerio (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. Monteforte d'Alpone Parrocchie della diocesi di Verona Diocesi di Verona Regione ecclesiastica Triveneto

Brognoligo
Brognoligo

Brognoligo è una frazione di Monteforte d'Alpone in provincia di Verona. Conta circa 1 200 abitanti ed è situata a 2-3 km a nordest del capoluogo. Ci si arriva proseguendo dalla strada che passa di fianco al municipio. La vecchia chiesa di Brognoligo. Già menzionata nel 1188 come «Ecclesia Brognanico» nel testamento di Albertino Malacapella, appartenente alla famiglia comitale vicentina, rogato a Montecchia di Crosara il 6 agosto 1188, alla presenza anche dell'arciprete della pieve, Alioto. La chiesa parrocchiale è dedicata a Santo Stefano. Risale alla prima metà del XIX secolo ed ha al suo interno un altare con ciborio e tempietto in stile barocco. Di notevole interesse sono i due dipinti ai lati del presbiterio: "La visita dei pastori", opera di Pietro Bartolomeo Cittadella, datata 1690 e la Fuga in Egitto del pittore vicentino Giovanni Antonio De Pieri realizzata verso il 1735-40. Grotta di Lourdes rifacimento della grotta di Massabielle a Lourdes, costruita nel 1946 sulla collina che domina il paese come ex-voto ed inaugurata nel 1948 Palazzo Montanari - Durlo. Edificio cinquecentesco al cui interno la "stua grande" riscaldava tutto il palazzo attraverso molti condotti di cotto. Sagra delle ciliegie (a fine maggio/inizio giugno) M. Bertolazzi, Il Vino Santo di Brognoligo nella Valle d'Alpone, T- Studio, giugno 2008. M. Bertolazzi, Opere sconosciute di due pittori vicentini, 2008. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Brognoligo Vin santo di Brognoligo, su tigulliovino.it.

Monteforte d'Alpone
Monteforte d'Alpone

Monteforte d'Alpone (Monteforte d'Alpon in veneto) è un comune italiano di 8 906 abitanti della provincia di Verona in Veneto. È famoso per il vino Soave, la Montefortiana, il carnevale, la festa dell'uva e l'alto campanile, divenuto il simbolo del paese. Esso dista circa 25 chilometri da Verona. Rispetto al capoluogo si trova ad est, ed è posto allo sbocco della Val d'Alpone. Dal punto di vista ecclesiastico il comune di Monteforte è suddiviso tra le diocesi di Verona (parrocchia di Monteforte) e di Vicenza (parrocchie di Brognoligo e Costalunga). Abitato fin dall'epoca preistorica, Monteforte prende il nome da un castello costruito forse prima dell'anno mille sul colle dove oggi si trova la chiesetta di Sant'Antonio Abate. Dopo essere appartenuto ai conti San Bonifacio, Monteforte nel 1207 fu ceduto dal comune di Verona al vescovo Adelardo e ai suoi successori, in cambio della giurisdizione su Legnago, Tregnago e altre località. Iniziò così il periodo più importante, quello del governo dei vescovi di Verona, che si concretizzò in un vicariato laicale che aveva il compito di esercitare la giustizia civile e di sovrintendere al buon ordine e all'amministrazione della comunità. Questo periodo durò ininterrottamente fino alla caduta della Repubblica di Venezia, avvenuta verso la fine del XVIII secolo. Nel 1811 Monteforte divenne capoluogo del Cantone VIII, aggregando Brognoligo e Costalunga che dal Duecento erano un comune autonomo. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con regio decreto del 21 giugno 1942. Il gonfalone è un drappo di azzurro con la bordatura di rosso. Chiesa (Oratorio) di Sant'Antonio - XIII secolo Fu eretta dai vescovi verso la fine del Duecento sulle rovine del castello (e con materiali dello stesso) e venne dedicata a Sant'Antonio Abate. La chiesa fu rimaneggiata all'esterno nel 1537; nel 1650 venne innalzato sia l'elegante altare barocco con statue e colonne di finto marmo a spirale, sia l'abside che per anni custodì un antico Crocifisso ligneo del Cinquecento, il cosiddetto "Cristo Moro", attualmente conservato nella chiesa parrocchiale. Chiesa di S. Maria Fossa Dragone detta dei Cappuccini - XIV secolo Di epoca trecentesca, è posta a sud del paese. Deve il nome al convento, oggi scomparso, di Cappuccini che qui risiedettero dal 1568 al 1769. Nel suo interno si trovano bellissimi affreschi del Trecento, Quattrocento e Seicento; un tempo era custodita la statua lignea policroma della Madonna del Drago (XV secolo), ora conservata nell'oratorio di San Luigi. La porta gotica fu realizzata nella seconda metà del Quattrocento mentre le due finestre laterali risalgono al Settecento. Chiesa di Santa Croce - XIV secolo Sorge lungo la strada tra il centro di Monteforte e la frazione di Sarmazza. Di antica costruzione, conserva alcuni affreschi d'inizio Trecento. L'abside con la volta a botte venne costruita nella prima metà del XVII secolo, mentre a sinistra si può ammirare un altare in marmo del Settecento. Sulla parete di fondo, a fianco dell'altar maggiore in marmo rosso di Verona, si trovano affreschi del Seicento raffiguranti i santi Agostino e Monica. Oratorio di San Carlo Borromeo - XVII secolo Eretto all'incrocio tra via San Carlo e viale Europa, era l'oratorio privato della famiglia Boniotti. Dopo anni di notevole abbandono, è stato radicalmente restaurato tra il 2020 e il 2021. Chiesa della Beata Vergine delle Grazie (La Madonnina) - XVII secolo Oggi al centro della rotonda all'inizio del paese per chi arriva da Soave e da San Bonifacio, fu costruita dalla comunità di Monteforte in seguito alle grazie e ai miracoli elargiti dalla Vergine Maria. Al suo interno conserva una pala con Maria bambina e Sat'Anna dipinta da Luigi Marai verso la fine dell'Ottocento. Oratorio di San Giovanni Battista - XVIII secolo Luogo di culto lungo la strada, a ovest del muro di cinta della villa Bur i- Portalupi - Spinola - Tessari a Costalunga. Sacello di San Giovanni Nepomuceno - XVIII secolo Già attestato nel 1634, anticipando di quasi un secolo la canonizzazione del sacerdote ceco, fu costruito nei pressi del ponte sull'Alpone probabilmente per chiedere protezione dalle alluvioni del torrente. Chiesa parrocchiale di Costalunga - XIX secolo È dedicata a S. Brizio. Nel presbiterio sono custodite due tele: il Martirio di santa Eurosia e l'Ultima Cena, tutte e due della metà del Settecento, di scuola vicentina. Chiesa parrocchiale di Brognoligo - XIX secolo Dedicata a S. Stefano, fu iniziata nel 1838 e ultimata nel 1841. Qui si trova un altare con ciborio e tempietto in stile barocco, mentre ai lati del presbiterio si notano due tele del Settecento: Adorazione dei pastori di Bartolomeo Cittadella (1636–1704) e Fuga in Egitto attribuita a Giovanni Antonio De Pieri (1671-1751). Chiesa parrocchiale di Monteforte - XIX secolo Dedicata a S. Maria Maggiore, fu eretta a partire dal 1805 su progetto dell'architetto veronese Bartolomeo Giuliari e terminata nel 1904 col completamento degli affreschi. Una vasta scalinata conduce ad un largo pronao, composto da 14 colonne corinzie alte 12 metri. L'interno presenta un'importante decorazione pittorica dovuta a Giovanni Bevilacqua (1871-1968). Notevoli sono alcune tele, come Gesù e la Samaritana al pozzo attribuita a Girolamo dai Libri (1474-1555), La tentazione di Cristo attribuita a Francesco Caroto (1480-1555), la Visitazione di Giovanni Caliari (dipinta nel 1838) e la Madonna col Bambino (sagrestia) della scuola di Giambettino Cignaroli. Il campanile della chiesa, costruito tra il 1894 e il 1897, è alto 79 metri ed è uno tra i più alti del Veneto; ospita 9 campane alla veronese in scala maggiore di Si. Oratorio del Sacro Cuore - XIX secolo Sorge sul muro di cinta della corte dei Nardello, voluto da don Luigi Nardello per celebrarvi la Santa Messa nei giorni di maltempo o di malattia. Chiesa sussidiaria di Sarmazza - XX secolo Dedicata all'Assunta, fu eretta tra il 1928 e il 1940, in sostituzione di un edificio sacro eretto sempre nel Novecento ma divenuto presto insufficiente a contenere i fedeli della frazione condivisa con Gambellara. La chiesa sorge a pochi metri dal confine comunale e provinciale. Grotta di Lourdes - XX secolo Si trova a Brognoligo ed è un'imitazione dell'originale realizzata da Fra' Claudio Granzotto. È stata terminata nel 1948 per adempiere ad un voto fatto dalla cittadinanza l'11 febbraio del 1944. Palazzo Vescovile - XV secolo Venne innalzato dal vescovo di Verona Ermolao Barbaro, su progetto di Michele da Caravaggio, tra il 1454 e il 1471, sul luogo di un precedente edificio gotico, del quale rimase solo una torre, al cui interno fu ricavata la cappella. Nel XVI secolo fu rimaneggiato e notevolmente abbellito dal vescovo Giberti. Di aspetto imponente e massiccio, racchiude al suo interno un elegante cortile a duplice loggiato tutto a colonne in marmo rosso con capitelli a grosse foglie negli angoli, che incorniciano un chiostro rinascimentale con al centro il pozzo. Un po' ovunque è riportato l'anello gentilizio dei Barbaro. Nella cappella si può ammirare la Natività di Maria, affresco del 1534 di Francesco Torbido. Palazzo Montanari - Durlo XV secolo La corte occupa un ampio spazio contornato da antichi edifici tra i quali la Colombara del Quattrocento, affiancata al palazzo. La facciata presenta finestre timpanate frutto del rifacimento settecentesco. All'interno dell'edificio è visibile la "Stua grande", ottocentesca, fatta realizzare dai Durlo, subentrati ai conti Montanari nel 1810. La stufa, di fattura trentina e con un ingegnoso sistema di condotti in cotto, riscaldava tutte le stanze. Nel piazzale è visibile l'antico pozzo dove fino alla metà del Novecento si attingeva l'acqua. Palazzo Comunale - XIX secolo Venne costruito durante la dominazione napoleonica tra il 1811-1813, su progetto di Bartolomeo Giuliari, quale sede del capoluogo del cantone VIII del dipartimento dell'Adige. Al suo interno si possono osservare alcune interessanti opere pittoriche: la Vergine Assunta e i santi Francesco e Domenico di Felice Brusasorzi (1539-1605) nella sala consiliare; Adorazione dei Magi di Giovanni Camozzoni (1591-1659) e la Madonna con Bambino attribuita a Pietro Rotari (1707-1762) nell'ufficio del sindaco. Il percorso circolare dei Dieci Capitelli è un percorso tra sentieri che si snodano tra le colline di produzione del vino Soave Classico. Il percorso, che è segnalato da frecce di tipo turistico, è lungo dieci chilometri. Dieci sono anche i capitelli che si trovano lungo il tragitto. Il punto di partenza e di arrivo è piazza Silvio Venturi, accanto alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. Abitanti censiti Montefortiana (in occasione dell'antica Sagra di Sant'Antonio Abate). 1º fine settimana dopo il 17 gennaio. Manifestazione podistica nata nel 1976 a cui partecipano ogni anno oltre 20.000 sportivi provenienti da tutta Italia e dall'estero. La Montefortiana è considerata una delle manifestazioni podistiche più importanti perché apre la stagione delle competizioni podistiche a livello internazionale. sabato: Marcia per il sorriso dei Bimbi. A questa gara, che si svolge attorno all'abitato di Monteforte, partecipano gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado della provincia di Verona. Il ricavato della corsa è devoluto in beneficenza. sabato: Passi nel tempo. Marcia guidata non competitiva lungo un percorso di 10 km tra Monteforte e Soave, durante la quale si sosta in luoghi storici poco conosciuti e si visitano alcune caratteristiche cantine. domenica: Marcia di Sant'Antonio Abate. Gara non competitiva a cui partecipano circa 18.000 podisti provenienti da tutta Italia e da molti stati dell'Unione Europea. Il percorso della marcia, che si divide in quattro circuiti da 9, 14, 21 e 29 km, si snoda tra le colline del Soave. Durante il tragitto sono presenti numerosi ristori nei quali si possono degustare famosi piatti della gastronomia locale. domenica: Ecomaratona Clivus. Gara competitiva di 43 km, arricchita da un dislivello positivo di 2250 metri, tra le colline della Val d'Alpone, Val Tramigna e Val d'Illasi a cui partecipano circa 700 atleti. domenica: Ecorun Collis. Gara competitiva di 26 km con un dislivello di 900 metri a cui partecipano circa 500 atleti. domenica: Maratonina Falconeri. Gara competitiva di 21 km tra le colline del Soave a cui partecipano circa 1.000 atleti. domenica: Gran Premio Pedrollo Giovani Promesse. Corsa su strada per gli alunni della scuola secondaria di primo grado. domenica: Montefortiana Turà. È stata una delle gare internazionali di podismo più spettacolari e affascinanti della FIDAL di 10,065 km per i maschi e di 6,060 km per le femmine, che ha visto passare negli anni i più grandi atleti italiani e mondiali. Si è svolta per 34 anni nel centro storico di Monteforte. Sagraspin. Gennaio, lunedì dopo la sagra. Antica festa montefortiana, quasi scomparsa, che si festeggiava nelle famiglie con polenta e mortadèla (salsiccia). Carnevalon de l'Alpon. Febbraio o marzo (prima delle Ceneri). Venerdì sera: venerdì gnoccolaro con gara di gnocchi tra le otto contrade. Sabato sera: grande Sfilata notturna di carri allegorici e gruppi mascherati nel centro storico. Domenica: Carnevale dei Bambini a Brognoligo e Costalunga con sfilata di carri per bambini; Carnevale Arcobaleno con musica, giochi e sorprese per bambini. Lunedì sera: Luni Pignatàro, storica e divertente serata di cabaret con musicisti, comici, barzellettieri e cantanti. Martedì: Ultima grande Sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati nel centro storico. Il Carnevale è una delle feste più importanti di Monteforte e ogni anno richiama migliaia di turisti da tutto il Veneto. Viene celebrato con sfilate, balli e scherzi per concludersi, tra una marea di folla, con la grande sfilata dei carri allegorici del martedì grasso, che ha fatto diventare questo appuntamento uno dei più importanti a livello regionale. La prima edizione del Carnevalon risale al 1949, quindi quella di Monteforte è una delle manifestazioni carnevalesche più antiche del veronese. Festa degli aquiloni. 25 aprile. Costruzione e lancio di aquiloni. Sagra di San Giuseppe. Inizio maggio a Costalunga. Stand gastronomici e musica. Divinus Bike Clivus. 3ª domenica di maggio. Corsa di mountain bike tra le colline del Soave che richiamava ogni anno circa 1700 biker. La gara era divisa in due percorsi: Marathon di 76 km (percorso del Vulcano) con 3000 metri di dislivello e Classic di 42 km (percorso delle Ciliegie). La Divinus Bike era considerata una delle manifestazioni di mountain bike più frequentate ed apprezzate d'Italia, sia per l'accoglienza riservata agli ospiti, nonché per la buona organizzazione e gli incantevoli paesaggi offerti dai percorsi. L'ultima gara si è svolta nel 2016. Festa del vino. 4º fine settimana di maggio. Sabato sera: spettacoli ed intrattenimento. Domenica: raduno macchine d'epoca, spettacoli, giochi di una volta e gara del vino tra le otto contrade. Erano presenti stand gastronomici e di degustazione di vino Soave e Recioto di Soave. L'ultima festa del vino si è svolta nel 2017. Festa delle ciliegie e del vin santo. Fine maggio, inizio giugno a Brognoligo. Concorso delle ciliegie e del Vin Santo, raduno auto d'epoca, sfilata dei contadinelli e delle contadinelle. Stand enogastronomici e musica. Artisti di strada. 3º sabato di giugno. Il centro storico del paese viene chiuso per dar modo a funamboli, maghi, giocolieri, ballerini e musicisti di esibirsi. Stand gastronomici. Arrogantemente birra. Fine luglio, inizio agosto. Degustazioni di varie birre artigianali del territorio assieme a street food e musica dal vivo nel parco comunale. Calici di stelle. 10 agosto. Spettacoli, gastronomia e degustazioni di vino Soave e Recioto di Soave nella notte di S. Lorenzo. Festa dell'uva. 2º fine settimana di settembre. Sabato sera: I Sapori delle Contrade (percorso enogastronomico curato dalle otto contrade), concorso della Taiadèla fatta con la Méscola (le donne delle varie contrade si sfidano per realizzare la miglior "taiadèla"). Domenica: sfilata dei contadinelli e delle contadinelle, storica e folcloristica Sfilata dei Carri delle Contrade, tradizionale Palio delle Contrade (gara di pigiatura a piedi scalzi nei tini tra le otto contrade), concorso "Le uve migliori del vino Soave", Luci e colori dal Campanile (spettacolo pirotecnico). Sono presenti stand gastronomici e di degustazione di vino Soave e Recioto di Soave. La prima edizione della sagra risale al 1931, è quindi una delle feste dell'uva più antiche del Veneto. Festa del torbolin. Sabato più vicino all'11 novembre (San Martino). Elezioni del Re del Torbolin, la storica maschera di Monteforte. Stand enogastronomici con vino torbolin e marroni biscottati, comizi elettorali (arringa degli avvocati dei candidati Re delle varie contrade) e musica con piazza riscaldata. Rubian. È la contrada più antica di Monteforte. La contrada, che si estende lungo i fianchi del colle di Sant'Antonio, conserva tutta la bellezza dell'architettura rurale spontanea: piccole corti, portali, alte muraglie di sasso e viottoli scavati nella roccia. Drio Piassa Praja Sero, su contradasero.it. URL consultato il 28 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2013). Madonnina Brognoligo (frazione) Costalunga (frazione) Sarmazza: frazione divisa tra il comune di Monteforte d'Alpone (provincia di Verona) e Gambellara (provincia di Vicenza). La coltivazione della vite, che si estende su oltre 1600 dei 2000 ettari circa del territorio comunale, è l'attività economica più importante di Monteforte. Infatti è il paese a più alta densità viticola d'Italia (oltre il 95 per cento della superficie agricola è coltivata a vigneto). Il disciplinare di produzione identifica in Monteforte due zone: quella pianeggiante di circa 800 ettari di vigneto per la produzione di vino Soave e quella collinare, detta storica, di altri 800 ettari circa per l'ottenimento dei vini Soave Classico, Soave Superiore Classico, Recioto di Soave Classico. La vocazione vitivinicola di Monteforte ha origini antichissime, favorita in questo da un clima mite e temperato, dalla natura vulcanica del terreno e dall'esposizione delle colline che, come dita, si allungano su quasi tutta la superficie del territorio comunale. Il comune fa parte dell'associazione città del vino. Inoltre, a Monteforte si produce anche del buon olio extra vergine di oliva e, quando è stagione, si possono trovare delle ottime ciliegie. Fra il 1928 e il 1956 il paese ospitò una stazione della tranvia San Bonifacio-San Giovanni Ilarione, la quale faceva parte di un insieme di tranvie elettriche che caratterizzarono la provincia veronese e rappresentò un importante strumento di crescita per la Val d'Alpone. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monteforte d'Alpone Sito del Comune di Monteforte d'Alpone, su comune.montefortedalpone.vr.it.

Chiesa di Santa Maria Presentata al Tempio
Chiesa di Santa Maria Presentata al Tempio

La chiesa di Santa Maria presentata al Tempio è la chiesa parrocchiale di Prova, frazione di San Bonifacio in provincia di Verona e diocesi di Vicenza; fa parte del vicariato di San Bonifacio-Montecchia di Crosara, più precisamente dell'Unità Pastorale San Bonifacio. Il primo nucleo abitato di Prova si formò nei pressi della chiesetta di San Biagio, proprietà della famiglia Cavalli assieme all’edificio padronale più noto come Villa Carlotti, visto che questa famiglia acquisì le proprietà dei Cavalli in più tempi. Prova, grazie ai lavoratori agricoli alle dipendenze dei Carlotti, passò dai circa quattrocento abitanti della metà del XIX secolo ai novecento degli inizi del XX secolo, facendo in modo che San Biagio risultasse insufficiente a contenere tutti i fedeli. Il 10 dicembre 1936 vennero radunati dal nuovo cappellano di Prova (e futuro primo parroco), don Marco Viale, tutti i capifamiglia, i quali decisero per la costruzione di una nuova e capiente chiesa. Sabato 16 novembre 1940 iniziò così la costruzione della chiesa dedicata alla Presentazione della Beata Vergine Maria con la posa della prima pietra da parte del Vescovo di Vicenza mons. Ferdinando Rodolfi. Nonostante la Seconda Guerra Mondiale si decise si portare a termine la costruzione, che fu inaugurata il 22 novembre 1942 dal servita mons. fra Prospero Gustavo M. Bernardi, primo Vescovo della diocesi di Rio Branco in Brasile, all’epoca residente presso il Santuario della Madonna di Monte Berico e sostituto in questa e altre occasioni del Vescovo Rodolfi, gravemente ammalato. La chiesa sorge nella piazza principale di Prova, lungo la strada che da San Bonifacio porta a Lonigo. Nel 1944 fu creata la parrocchia di Prova, nel 1954 si completarono le finiture e le decorazioni della chiesa e nel 1990 il Vescovo di Vicenza Pietro Nonis consacrò l’edificio sacro La facciata è a salienti, evidenziando già dall’esterno la divisione interna in tre navate. La muratura a vista disegna tre grandi archi a tutto sesto coronati da archetti pensili e un fregio in pietra scolpito con motivi classici. Gli stili sono mescolati, passando dal paleocristiano al romanico, dal gotico fino al primo Rinascimento. Al centro della facciata, rialzato di tre gradini, vi è un portale strombato con lunetta in cui è dipinta la Presentazione di Maria, mentre nell’architrave risulta scolpita l’epigrafe che ricorda l’anno d’inaugurazione dell’edificio sacro. In asse col portale vi è un rosone simil tardogotico; sopra l’arcata in mattoni vi è un orologio e al culmine della facciata una croce in pietra. Nelle arcate laterali si apre, in alto, un oculo. La chiesa è suddivisa in tre navate sostenute da colonne con capitelli corinzi con archi a tutto sesto. Nella parte alta della navata centrale alcune monofore introducono la luce solare all’interno dell’edificio. Altre monofore sono presenti nelle navate laterali. Le coperture risultano essere piane. Al di sopra della porta d’ingresso due epigrafi ricordano l’inaugurazione del 1942 e la consacrazione del 1990. Nelle navate laterali vi sono due cappelle per parte a base semicircolare, una sorta di absidi. Nella prima a sinistra vi è la tomba di don Mario Viale, il cui corpo fu qui portato nel 1992, mentre nella seconda vi è l’altare di San Biagio, contitolare della parrocchia, opera del 1947. Il primo altare di destra è dedicato alla Beata Vergine Maria, con statua della Madonna col Bambino Gesù, mentre il secondo presenta un altare del XVIII secolo con statua del 1840 raffigurante il Sacro Cuore di Gesù. Il presbiterio è anticipato da un grande arco trionfale ed è chiuso da un’abside a base semicircolare con catino dipinto e riportante la scritta in latino Ubi caritas et amor Deus ibi est cioè Dov’è carità e amore qui c’è Dio. L'altare maggiore, con alle estremità due angeli adoranti, ricorda quello del Duomo di San Bonifacio. Sul lato sinistro della chiesa, addossato alla zona presbiterale, è presente un campanile di base rettangolare, con cella campanaria che presenta una monofora sul lato corto e una trifora con colonnine sul lato lungo. La copertura è piramidale, rivestita in rame, al cui vertice è collocata una croce metallica. Il concerto campanario collocato nella torre è composto da 5 campane in DO4 montate alla veronese e suonabili manualmente. Questi i dati del concerto: DO4 - diametro 685 mm - peso 175 kg - Fusa nel 1946 da Cavadini di Verona RE4 - diametro 618 mm - peso 125 kg – Fusa nel 1946 da Cavadini di Verona MI4 – diametro 550 mm - peso 90 kg - Fusa nel 1946 da Cavadini di Verona FA4 - diametro 510 mm - peso 70 kg - Fusa nel 1946 da Cavadini di Verona SOL4 - diametro 460 mm - peso 50 kg - Fusa nel 1946 da Cavadini di Verona. Mario Gecchele, Dario Bruni e Irnerio De Marchi (a cura di), Luoghi di culto in Val d'Alpone. Fra storia e arte, Lonigo, Associazione Culturale Le Ariele - Riccardo Contro Editore, 2022. fra Pacifico M. Branchesi, osm, Mons. fra Prospero Gustavo M. Bernardi (1870-1944), dell'ordine dei servi di Maria, un frate esemplare ed impegnato (PDF), su servidimaria.net. URL consultato il 6 ottobre 2023. San Bonifacio Diocesi di Vicenza Parrocchie della diocesi di Vicenza Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Presentata al Tempio Chiesa di Santa Maria Presentata al Tempio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Storia della costruzione della chiesa di Prova 22 novembre 1942, su upsanbonifacio.it. URL consultato il 6 ottobre 2023.