place

MI.C

Edifici futuriGrattacieli di MilanoPagine con mappeVerificare enciclopedicità - architetturaVerificare enciclopedicità - ottobre 2023

MI.C è un grattacielo di Milano, in costruzione dal 2023.

Estratto dall'articolo di Wikipedia MI.C (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

MI.C
Piazza Luigi di Savoia, Milano Municipio 2

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: MI.CContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.484277 ° E 9.206064 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Piazza Luigi di Savoia 6
20124 Milano, Municipio 2
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Cascina Pozzobonelli
Cascina Pozzobonelli

La Cascina Pozzobenelli era una cascina di Milano risalente al XV secolo. Dell'originario complesso sorto in aperta campagna rimangono oggi pochi resti inclusi nel tessuto urbano nei pressi della Stazione Centrale. La cascina fu costruita come residenza di campagna da Gian Giacomo Pozzobonelli in epoca sforzesca. I terreni furono acquistati negli anni sessanta del Quattrocento e su di essi venne dato inizio alla costruzione della villa che nacque forse sul luogo di un preesistente convento. Nella stessa epoca la potente famiglia dei Pozzobonelli, feudatari di Arluno, faceva edificare, sempre in forme rinascimentali di stampo bramantesco, il Palazzo Pozzobonelli-Isimbardi in Via dei Piatti (attuale civico 4) e il Palazzo Pozzobonelli nel comune di Vermezzo. La cascina era costituita da un fabbricato a pianta rettangolare con due ampi cortili e vasti saloni; al di sotto si trovavano due ampie cripte semi interrate di otto volte ciascuna sostenute da colonne con capitelli rozzi e difformi. L'ampiezza delle cripte e dei saloni al piano terreno suggeriscono che la costruzione del fabbricato fosse iniziata con una certa larghezza di mezzi ma che poi non sia stata portata a termine. Dal lato nord, attraverso una porta incorniciata di terracotta con semplice decorazioni, si dipartiva un portichetto a dieci arcate, terminante con una cappella ottagonale, unica parte dell'edificio giunta fino a noi insieme a un breve tratto del portichetto. Il declino della proprietà cominciò con la morte del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo di Milano, avvenuta nel 1783. la gran parte del complesso fu demolita in più riprese fra il 1898, con l'apertura del viale Andrea Doria, ed il 1907, anno di inizio della costruzione dell'attuale Stazione Centrale. Attualmente è visibile, dal lato sud di Piazza Luigi di Savoia, l'originaria cappella della villa, con parte del portico che la collegava al palazzo. Il portico presenta colonne in pietra con capitelli a motivi vegetali, che sorreggono quattro delle dieci originarie arcate a tutto sesto in cotto. La cappella presenta tre absidi semicilindriche, sormontate da un tamburo ottagonale aperto da oculi e concluso dalla lanterna. L'architettura dell'edificio rimanda ai modi di Donato Bramante, ed in particolare al tiburio di Santa Maria delle Grazie. All'interno dell'oratorio e sulle mura del portico sono presenti graffiti a monocromo, molto deperiti. Carlo Fumagalli, Diego Sant'Ambrogio, Luca Beltrami, La cascina Pozzobonelli nei Corpi Santi di Porta Orientale, in Reminiscenze di storia ed arte nel suburbio e nella città di Milano, Milano, Tipografia Pagnoni, 1891. Sylvia Ponticelli Righini, Nuove indagini sulla cascina Pozzobonelli a Milano, in Arte Lombarda, n. 86/87, 1988, pp. 114-126 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2014). Guida d'Italia, Milano, Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2005. M.C. Passoni, J. Stoppa, Il tardogotico e il rinascimento, in "Itinerari di Milano e provincia", Provincia di Milano, MIlano, 2000 scheda architettonica del SIRBeC - Sistema Informativo dei Beni Culturali della Regione Lombardia, Milano, 2011. Ville e palazzi di Milano Rinascimento lombardo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cascina Pozzobonelli

Santuario di San Camillo de Lellis (Milano)
Santuario di San Camillo de Lellis (Milano)

Il santuario di San Camillo De Lellis o della Madonna della Salute è un luogo di culto cattolico di Milano che si trova nell'omonima piazza all'angolo fra via Boscovich e via Lepetit, nel Municipio 3; la chiesa, affidata ai chierici regolari ministri degli infermi, rientra all'interno del territorio della parrocchia di San Gregorio Magno, appartenente al decanato Venezia, nella zona pastorale I dell'arcidiocesi di Milano. Nel 1594 Padre Camillo de Lellis e alcuni suoi religiosi giunsero a Milano su chiamata dell'arcivescovo Gaspare Visconti per servire i malati dell'Ospedale Ca' Granda. I Crociferi, come venivano allora chiamati (oggi detti popolarmente camilliani), dopo oltre duecento anni di presenza nella città, dedicata prevalentemente all'assistenza nelle case dei malati agonizzanti, con le soppressioni napoleoniche furono costretti a lasciare Milano nel 1800. Vi ritornarono però nel 1896 su chiamata del beato cardinale Andrea Carlo Ferrari. Poiché non fu possibile rientrare in possesso della propria chiesa, da essi costruita nel XVIII secolo in via Durini (Santa Maria della Sanità) e nel frattempo affidata al clero secolare, decisero di costruire in via Boscovich una chiesa dedicata nuovamente alla Madonna della Salute, su progetto dell'architetto mons. Spirito Maria Chiappetta. Il 1º gennaio 1900 lo stesso cardinal Ferrari benedisse la prima pietra. L'inaugurazione avvenne il 15 luglio 1912 e la consacrazione solenne il 30 ottobre 1937 dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Edificato in stile neogotico, il santuario si presenta intonacato nella parte superiore e a mattoni a vista nella parte inferiore. Al centro della facciata si trova una guglia–campanile in mattoni, con contrafforti e nicchie in marmo bianco. In mattoni anche il portale, il pronao, le grandi finestre a trifora con colonnine e i rosoni in marmo botticino. La costruzione centrale con le quattro guglie, gli specchi ad archetti ricorrenti in cemento bianco, presenta un'elegante armonia. Sulle mensole esterne si trovano sei statue in marmo di Carrara, opere dell'artigiano Mario Pelletti. L'interno a tre navate è illuminato da un gioco cromatico con figure di Santi, simboli e decorazioni delle centoventitré vetrate del pittore Eugenio Cisterna. Nell'ampia vetrata delle tribune e nell'apoteosi del suo altare vi è rappresentato San Camillo. La navata centrale si presenta ampia e slanciata verso l'alto mentre quelle laterali sono più strette, sopra le quali vi sono eleganti tribune con parapetti a traforo, sovrastati da trifore con ricami a ventaglio. Le dodici colonne in marmo rosa del Garda, che vanno concentrandosi simmetricamente nel tiburio che incornicia la vetrata policroma della Madonna della Salute, poggiano su basamenti ottagonali che terminano con capitelli differenti in gesso, da cui partono nervature sottili e slanciate che si intrecciano nella volta moltiplicandosi e diramandosi. Sui muri perimetrali vi è la Via Crucis lignea, con più di 500 figure scolpite da fratel Annibale Pagnoni degli Artigianelli di Monza. A destra si trova l'altare della Madonna del Carmelo e, di fronte, quello di San Giuda Taddeo. Più al centro, a destra, è presente l'altare di San Camillo e, a sinistra, quello del Sacro Cuore. Il moderno altare maggiore si trova in un'ampia abside, dove si trova in alto la Cappella della Madonna della Salute con un gotico altare in legno dorato. Sulle due tribune ai lati dell'abside trova luogo l'organo a canne Tamburini opus 312, costruito nel 1952. Lo strumento è a trasmissione elettropneumatica ed il suo materiale fonico è racchiuso all'interno di due casse espressive indipendenti; la sua consolle è mobile indipendente ed è situata a pavimento nella navata; essa dispone di due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Di seguito la disposizione fonica: Ferruccio Valente, I Padri Camilliani a Milano: note storiche, Verona, Tipografia Camilliana, 1912, ISBN non esistente (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2014). Mario Vanti, I Camilliani, il Manzoni e la peste del 1630, Milano, L'apostolato camilliano, 1930, ISBN non esistente. Catalogo degli organi costruiti dalla Pontificia fabbrica d'organi Comm. Giovanni Tamburini, dal 1893 al 1973, Castelnuovo d'Asti, ISBS, 1977, ISBN non esistente. Gianfranco Radice, I Cardinali Ferrari e Schuster e altri Grandi nella cronaca domestica dei Crociferi o Camilliani edificatori in Milano di Santa Maria della Sanità (PDF), Milano, Centro Stampa Cami, 1990, ISBN non esistente. URL consultato il 20 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2013). Maurizio de Filippis, Elisabetta Zanarotti Tiranini, San Camillo de Lellis e l'Ordine dei Ministri degli Infermi nella storia della Chiesa di Milano, Milano, Ares, 2009 (stampa 2010), ISBN 978-88-8155-486-7. Chiara Giacobelli, 1001 monasteri e santuari in Italia da visitare almeno una volta nella vita, Milano, Newton Compton Editori, 2013, ISBN 88-541-4141-0. Olivari Stefano & Giulia Brasca, Milano 360°, Locarno, OlliService Multimedia, 2015, ISBN 88-940430-8-8. Wikibooks contiene testi o manuali su santuario di San Camillo de Lellis Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario di San Camillo de Lellis Pagina ufficiale Santuario San Camillo De Lellis Parrocchia S. Camillo De Lellis, su to.chiesadimilano.it. URL consultato l'11 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2014). Santuario della Madonna della Salute, su agendamilano.com. URL consultato l'11 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2013). Santuario di San Camillo de Lellis, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Memoriale della Shoah
Memoriale della Shoah

Il memoriale della Shoah è un'area museale di Milano dedicata al ricordo delle vittime dell'olocausto in Italia. È ubicata sotto la stazione centrale, a piano strada, di fronte al palazzo delle ex regie poste, ed è stata ideata con lo scopo di « [...] realizzare un luogo di memoria e un luogo di dialogo e incontro tra religioni, etnie e culture diverse...» che si estende su una superficie di 7.060 m², per la maggior parte al piano terreno.Dal cosiddetto "binario 21", al quale in precedenza erano caricati e scaricati solo i treni postali, centinaia di ebrei, partigiani e deportati politici venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di Auschwitz–Birkenau, Mauthausen, Bergen-Belsen, Ravensbrück, Flossenbürg, Fossoli e Bolzano. Si conosce il numero dei convogli RSHA partiti dal binario 21, che furono 20 (12 di soli ebrei, 5 di politici e 3 di misti); si hanno invece solo dati frammentati circa i deportati, ad esempio è certo che in un convoglio partito nel gennaio 1944 si trovavano 605 passeggeri, dei quali si conosce anche la sorte. Il memoriale, promosso dalla Fondazione Memoriale della Shoah, presieduta da Ferruccio de Bortoli, è stato inaugurato il 27 gennaio 2013. la carica di presidente è poi passata nel marzo 2018 ad uno dei principali promotori dell'istituzione del memoriale, di cui era vicepresidente fin dalla fondazione, Roberto Jarach, figlio di Guido Jarach e nipote di Federico Jarach, note figure della imprenditoria industriale italiana e della comunità ebraica milanese, tra i fondatori di Assolombarda e della Federazione delle industrie metallurgiche (l’attuale Federmeccanica). A causa delle leggi razziali la famiglia fu costretta a cedere la sua azienda, le Rubinetterie Riunite, all’Edison, di cui non rientrò più in possesso neanche alla fine della guerra. La famiglia, scampata all'eccidio nazista di Meina si rifugiò in Svizzera dove, nel 1944, nacque Roberto.

Chiesa di San Gregorio Magno (Milano)
Chiesa di San Gregorio Magno (Milano)

La chiesa di San Gregorio Magno è un luogo di culto cattolico della città di Milano, situato all'incrocio tra via San Gregorio e via Ludovico Settala, nel Municipio 3, sede dell'omonima parrocchia del decanato Venezia della zona pastorale I dell'arcidiocesi di Milano. L'attuale edificio sorge all'esterno del perimetro dell'antico Lazzaretto: una chiesa dedicata a San Gregorio Magno era stata ivi costruita nel XIX secolo: questa, in ottemperanza alle disposizioni napoleoniche, era fatta di materiali non duraturi quali stucco e legno e caratterizzata da ampie vetrate; la chiesa serviva il cimitero di San Gregorio, già in precedenza fossa di sepoltura per i morti del Lazzaretto, che si estendeva alla spalle dell'edificio e che fu poi demolito alla fine dell'Ottocento.. Nel 1903 si decise di sostituire la preesistente chiesa con una nuova in muratura e il progetto venne affidato all'architetto Solmi che si avvalse della collaborazione degli architetti De Micheli e Poelli; la costruzione si protrasse per cinque anni, terminando nel 1908. Nel 1943, come gran parte della città, anche la chiesa di San Gregorio subì gli effetti dei bombardamenti alleati. Il tetto fu distrutto da una bomba incendiaria nell’agosto di quell’anno, ma la struttura portante rimase intatta. La chiesa fu riaperta al culto dopo lo sgombero delle macerie e fu riparata alla fine del conflitto. La chiesa di San Gregorio Magno è situata all'angolo fra la via omonima e via Ludovico Settala, che corre lungo il suo fianco destro. L'esterno dell'edificio è in stile neoromanico, con paramento murario in mattoncini rossi ed elementi decorativi in pietra grigia ed elementi decorativi tipici del romanico lombardo. La facciata è a salienti e sporge in avanti rispetto al corpo dell'aula; sulla parte anteriore, essa presenta ai lati due alte monofore a tutto sesto e al centro, al di sotto del rosone circolare, un protiro poggiante su colonnine, sotto il quale si trova il portale maggiore, sormontato da una lunetta a mosaico raffigurante San Gregorio Magno. Alle spalle della chiesa, in posizione centrale, sorge il campanile a torre, anch'esso caratterizzato da paramento murario bicromo in pietra e cotto. A pianta quadrata, ospita all'interno della cella, che si apre sull'esterno con una monofora su ciascun lato, un concerto di cinque campane in Re♭3, realizzato da Luigi e Giorgio Ottolina di Seregno nel secondo dopoguerra. L'interno della chiesa di San Gregorio Magno è a navata unica senza transetto ed abside poco sporgente, in stile neogotico con elementi liberty. Lungo le pareti laterali della navata, che è coperta con un soffitto a doppio spiovente sorretto da archi a sesto acuto ed è illuminata da piccoli rosoni circolari, si aprono diverse cappelle, sette per ogni lato. Nella prima cappella di destra, sopra l'altare marmoreo, si trova un Crocifisso ligneo dell'epoca di Carlo Borromeo (XVI secolo); la seconda cappella di destra è dedicata a santa Chiara d'Assisi, raffigurata nella pala d'altare, mentre nella terza vi sono il dipinto con il Sacro Cuore di Gesù e un paliotto con l'Ultima Cena; la quarta cappella di destra è priva di altare e al centro di essa si trova un gruppo scultoreo in marmo raffigurante San Giuseppe e Gesù Fanciullo. Nella prima cappella di sinistra dall'ingresso vi è una statua di San Gregorio Magno orante opera di Achille Alberti; nella seconda, dedicata alla Vergine Addolorata, vi sono le reliquie dei santi martiri Celestino e Innocente; nella terza cappella, sull'altare, vi è una tela raffigurante la Vergine col Bambino tra i santi Ambrogio e Carlo; la quarta, invece, è priva di altare ed ospita una statua della Madonna in trono con Gesù Bambino. Le restanti cappelle di ciascun lato sono adibite ad ingressi laterali (quinte cappelle) e penitenzieria (seste e settime cappelle). Nella parete fondale della navata, decorata con un dipinto a tempera di Luigi Morgari raffigurante la Crocifissione (al centro), la Redenzione delle anime purganti (a sinistra) e la Resurrezione dei morti (a destra), si aprono tre archi a sesto acuto: quello centrale, più largo, collega l'aula con l'abside; quest'ultima è a pianta quadrangolare ed è interamente occupata dal presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, con arredi in marmo bianco; nella cappella alla sua destra vi è il tabernacolo, mentre quella alla sua sinistra è adibita a battistero. Nella sagrestia sono custoditi vari oggetti appartenuti a san Carlo Borromeo. Nell'abside, a ridosso della parete fondale, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito dalla ditta Balbiani-Vegezzi Bossi nel 1970. Lo strumento è a trasmissione elettrica e conta 42 registri; esso è racchiuso interamente all'interno di una cassa con mostra ceciliana composta da canne di principale disposte in due cuspidi laterali convergenti verso il centro. La consolle, indipendente, è anch'essa situata nell'abside e dispone di due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Oscar P. Melano; Rosanna Veronesi, Milano Liberty: il decorativo eclettico, Milano, Ugo Mursia Editore, 1991, ISBN non esistente. Maria Teresa Fiorio (a cura di), Le chiese di Milano, Milano, Electa, 2006, ISBN 88-370-3763-5. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Gregorio Magno a Milano Parrocchia S. Gregorio Magno, su sangregoriomilano.it. URL consultato il 26 aprile 2014.

Grattacielo Pirelli
Grattacielo Pirelli

Il grattacielo (o palazzo) Pirelli è l'edificio di Milano dove ha sede il Consiglio regionale della Lombardia. Spesso chiamato colloquialmente Pirellone, si innalza all'angolo sud-ovest di piazza Duca d'Aosta, dove si trova anche la stazione di Milano Centrale. Ha detenuto il record di edificio più alto dell'Unione europea dal 1958 al 1966, anno di costruzione della Tour du Midi di Bruxelles. È un'opera architettonica importante, propria del razionalismo italiano; con i suoi 127 metri di altezza, distribuiti su 31 piani (altri 2 piani sono sotterranei), è uno degli edifici in calcestruzzo armato più imponenti al mondo. Il grattacielo Pirelli fu progettato nel 1950 e incluso nel nascente "Centro Direzionale". In origine il palazzo era stato costruito per ospitare gli uffici della celebre azienda italiana di pneumatici Pirelli; nell'area su cui sorge esistevano degli stabilimenti del gruppo, distrutti dai bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale. Nel 1977 il grattacielo fu acquistato dalla Regione Lombardia, che ne fece per 34 anni la propria sede principale, dopo una ristrutturazione a opera dell'architetto Bob Noorda. L'edificio è stato costruito tra il 1956 e il 1960 su progetto di Gio Ponti, Giuseppe Valtolina, Pier Luigi Nervi, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Giuseppe Rinardi e Egidio Dell'Orto; Ponti diresse anche tutte le fasi costruttive. L'aspetto strutturale venne curato da Giuseppe Valtolina, in collaborazione con i consulenti Pier Luigi Nervi, Arturo Danusso, Piero Locatelli e Guglielmo Meardi. Il ruolo di Nervi fu fondamentale nella progettazione di una struttura che, per il suo ridotto rapporto larghezza/altezza, è particolarmente soggetta alle azioni del vento; lo schema strutturale è composto da setti rigidi triangolari alle estremità, pilastri cavi e quattro grandi pilastri-parete centrali, tutti in calcestruzzo armato. La realizzazione venne affidata all'impresa della Bonomi in collaborazione con Comolli e Silce. Peculiare è stata la scelta progettuale dei materiali: l'intera struttura portante è in calcestruzzo armato, materiale raramente preferito all'acciaio per edifici di considerevole altezza. Gli elementi verticali dell'ossatura sono quattro piloni, visibili anche dall'esterno poiché percorrono a coppie l'altezza delle facciate. Sono pilastri rastremati: alla base sono larghi 2 metri, che diventano 50 cm in sommità. Travi orizzontali, colleganti i pilastri, fungono da basi per i solai dei piani. L'ingresso principale dell'edificio, per molti anni, è stato collocato in piazza Duca d'Aosta, rialzato rispetto al piano della piazza tramite una struttura detta "collina", che al suo interno contiene uno spazio adibito ad auditorium. Oggi si accede dal retro dell'edificio. La superficie del grattacielo è di 1.900 m², la sua pianta è lunga 75,5 metri e larga 20,5 metri. Si stima che per la sua costruzione siano stati usati 30.000 m³ di calcestruzzo e l'edificio complessivamente pesi 70.000 tonnellate per un volume di 125.324 m³. All'epoca della sua costruzione, era il grattacielo in calcestruzzo armato più alto d'Europa e il terzo nel mondo. Il Grattacielo Pirelli è uno dei simboli della Milano contemporanea ed è stato per quasi 50 anni l'edificio più alto della città, superato nel 2010 dal Palazzo Lombardia, alto 161 m, la nuova sede della Regione Lombardia, che sorge poco lontano, e nel 2011 dalla Torre Unicredit di piazza Gae Aulenti, alta 231 metri. Occupa attualmente il tredicesimo posto nella classifica dei grattacieli più alti d'Italia, classifica in cui è stato al primo posto dalla sua costruzione fino al 1995. Il design del grattacielo sarebbe stato inoltre d'ispirazione per la costruzione del Pan Am Building (oggi MetLife Building) a New York, della torre del Banco Atlantico di Barcellona e il grattacielo della Lonza Group di Basilea. È invece certo che gli architetti Schwebes e Schoszberger, dopo aver visitato il cantiere, ne rimasero impressionati e vi si ispirarono per il grattacielo Telefunken di Berlino. L'ultimo piano (32º) del grattacielo, raggiungibile tramite scale dal 31º piano (l'ultimo a cui arrivano gli ascensori), è aperto al pubblico in alcune giornate speciali, funge da belvedere con ampia vista panoramica sulla città e può ospitare mostre temporanee come spazio multifunzionale. Oggi il grattacielo, con i suoi 710 scalini è inserito nelle corse "run up", in cui gli atleti gareggiano salendo di corsa fino all'ultimo piano del grattacielo lungo le scale. Il cantautore Adriano Celentano ha scritto nel 1972 la canzone Un albero di trenta piani, che ha come tema principale l'ecologia ed attacca ferocemente l'inquinamento e la speculazione edilizia; l'"albero di trenta piani" citato nel titolo e nel testo sarebbe in realtà proprio il Pirellone. Il 18 aprile 2002 un aereo da turismo pilotato dall'italo-svizzero Luigi Fasulo, 67 anni, si schiantò contro il 26º piano del palazzo a seguito di alcuni errori del pilota e guasti tecnici, danneggiando gravemente la struttura esterna e sventrando due piani. La collisione causò tre vittime: il pilota e due donne, Anna Maria Rapetti e Alessandra Santonocito, dipendenti della Regione Lombardia. Oggi il 26º piano ospita il "Luogo della memoria", dedicato alle vittime. Dall'edificio, dopo un completo restauro conservativo dei prospetti esterni in facciata continua e degli spazi interni, sono state rimosse le antenne radio e installate luci stroboscopiche di segnalazione agli aerei. Il grattacielo è stato riaperto e da fine maggio 2005 è tornato a ospitare il Consiglio regionale della Lombardia, che vi ha sede tuttora; la Giunta regionale vi è rimasta invece fino al 2011, anno in cui è stata spostata a Palazzo Lombardia. Al sesto piano l'edificio ospita la Biblioteca del Consiglio regionale della Lombardia. 12 luglio 1956: posa ufficiale della prima pietra - inizia la costruzione del grattacielo 4 aprile 1960: terminano i lavori - inaugurazione ufficiale giugno 1978: il grattacielo viene acquistato dalla Regione Lombardia 2 giugno 1980: prima seduta del Consiglio regionale nel grattacielo 18 aprile 2002: incidente aereo - il palazzo viene gravemente danneggiato e viene chiuso primavera 2003: iniziano i lavori di restauro 18 aprile 2004: il palazzo viene inaugurato con le sue facciate restaurate - viene attivato il rinnovato auditorium sotterraneo, intitolato al famoso cantautore e comico milanese Giorgio Gaber, deceduto l'anno precedente 18 maggio 2005: prima seduta della Giunta regionale nel grattacielo restaurato 31 maggio 2005: terminati i lavori interni, il palazzo viene occupato nuovamente dagli uffici regionali gennaio 2010: inaugurazione nuovo Belvedere La tradizione vuole che nessun edificio a Milano possa essere più alto della Madonnina del Duomo, tradizione che divenne negli anni trenta anche legge comunale, salvo deroghe. Quando fu realizzato l'edificio e quindi violata la tradizione, si decise di porvi in sommità, in segno di rispetto, una piccola replica della statua che sovrasta i marmi di Candoglia del Duomo. Dietro la sua costruzione sono sorti problemi tecnici e strutturali: pochi metri sotto la superficie della città c'è la falda freatica, presenza che aumenta i rischi di compattazione differenziale del sottosuolo: questo problema è stato superato grazie all'adozione di peculiari soluzioni progettuali. F. Brevini, Grattacielo Pirelli, T.C.I., 2005. P. Cevini, Grattacielo Pirelli, Roma 1996. Milano Lombardia Grattacieli più alti d'Italia Grattacielo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Grattacielo Pirelli Regione Lombardia, su regione.lombardia.it. Consiglio regionale della Lombardia, su consiglio.regione.lombardia.it. La storia del Grattacielo Pirelli, dall'edizione online del Corriere della Sera - Milano; storia fotografica della costruzione e del ripristino, su milano.corriere.it. URL consultato il 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2012). Grattacielo Pirelli, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Grattacielo Pirelli a Milano raccontato da Luca Molinari, su raiplaysound.it, 28 gennaio 2023. URL consultato il 1º marzo 2023. Grattacielo Pirelli a Milano raccontato da Luca Molinari. Seconda Parte, su raiplaysound.it, 29 gennaio 2023. URL consultato il 1º marzo 2023.