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Casa della Fontana

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Milano Casa della Fontana 01
Milano Casa della Fontana 01

La Casa della Fontana è un edificio storico di Milano situato in viale Vittorio Veneto al civico 24. Il palazzo venne eretto nel 1936 secondo il progetto degli architetti Rino Ferrini e Franco Bruni. Nel palazzo visse il celebre scrittore e giornalista Dino Buzzati. L'edificio, che occupa un intero isolato, presenta una pianta ad H chiusa sul lato settentrionale. Le facciate in intonaco bianco sono scandite da fasce con mattonelle in cotto chiaro e lastre in travertino. Una pregevole fontana raffigurante un dio del fiume nei panni di un giovane seduto su un alto cippo con ai piedi un pesce, opera dello scultore Giuseppe Maretto, si trova nel cortile meridionale, dando il nome al complesso. Maurizio Boriani, Corinna Morandi e Augusto Rossari, Milano contemporanea. Itinerari di architettura e di urbanistica, Maggioli Editore, 2007, ISBN 978-88387-4147-0. Ville e palazzi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa della Fontana

Estratto dall'articolo di Wikipedia Casa della Fontana (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Casa della Fontana
Viale Vittorio Veneto, Milano Municipio 2

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Viale Vittorio Veneto 24
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Lombardia, Italia
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Milano Casa della Fontana 01
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Piscina Cozzi
Piscina Cozzi

La piscina comunale coperta Roberto Cozzi è una struttura sportiva coperta sita a Milano, in via Tunisia, inaugurata il 3 maggio 1934. Prima piscina interamente coperta in Italia, è opera dell'ingegnere e architetto Luigi Lorenzo Secchi (1899-1992) che aveva edificato pochi anni prima l'impianto scoperto della Piscina Romano. La piscina è intitolata al militare milanese medaglia d'oro al valor militare Roberto Cozzi (1893-1918). Oggi la struttura è centro federale della Federazione Italiana Nuoto. La costruzione della piscina coperta Cozzi fu promessa nel luglio 1929 dall'allora Podestà di Milano Giuseppe De Capitani d'Arzago durante la cerimonia di inaugurazione della piscina scoperta Romano. Per volere del podestà Marcello Visconti di Modrone, succeduto a Capitani, a quello stesso 1929 risalgono i primi progetti della nuova struttura che sarebbe diventata la più grande piscina coperta d'Europa di quei tempi, superando nell'ampiezza dei saloni e delle vasche le piscine Hallenschwimmbad di Berlin-Mitte in Germania e dell'isola Margherita di Budapest in Ungheria. La progettazione e la direzione dei lavori furono affidate all'architetto Luigi Secchi, allora Capo della Sezione Speciale Fabbricati ed Impianti Sportivi dell'Ufficio tecnico del Comune di Milano. Secchi era in quegli anni particolarmente attivo: nel 1933 era impegnato nella direzione di importanti lavori pubblici a Milano fra i quali il mercato rionale coperto di viale Monza, i campi sportivi di via Pascal e di via Fedro, la piscina comunale di via Cambini e le scuole pubbliche di piazza Leonardo da Vinci e di via Monte Velino. Il progetto della Cozzi fu il lavoro più gratificante e impegnativo che il Secchi definì come frutto di «architettura funzionale». L'impianto venne sviluppato su 4 800 mq di superficie a lato del nuovo viale (allora viale Regina Elena, oggi viale Tunisia) ricavato dalla demolizione del viadotto ferroviario che collegava la vecchia Stazione Centrale al Bivio Acquabella: l'area fu scelta perché centralissima e posta all'interno della direttrice di massimo sviluppo della città; l'area era inoltre servita dalla nuova Stazione Centrale, dai treni elettrici delle Varesine e da numerose linee tranviarie, rendendo facilmente raggiungibile l'impianto dalla gran parte dei quartieri cittadini e dai turisti che gravitavano su Milano. Essendo inoltre l'area relativamente libera da vincoli di piano regolatore, fu possibile ricavare ampi posteggi limitrofi alla piscina in grado di ospitare 400 automobili e di predisporre larghe aree verdi intorno all'impianto. Altro pregio della località scelta era la disposizione dell'asse maggiore da Nord a Sud, orientamento che favoriva l'insolazione all'interno dell'impianto per molte ore durante la giornata, dando agli ambienti «una nota gaia e festosa all'interno» I lavori di scavo cominciarono il 23 ottobre 1933 e l'impianto venne costruito in 194 giorni, di cui solo 63 immuni da pioggia e gelo; le condizioni climatiche resero particolarmente complessa la costruzione della struttura per la quale fu necessario, a causa del gelo, dotare il cantiere di impianti di produzione e distribuzione d'acqua calda per consentire il getto dei calcestruzzi. L'inaugurazione dell'impianto avvenne il 3 maggio 1934, in concomitanza con i Littoriali dello sport di quell'anno, solennemente aperti all'Arena e le cui gare di nuoto si svolsero nella nuova piscina. Luigi L. Secchi, La nuova piscina comunale coperta "Roberto Cozzi", in Città di Milano: bollettino municipale mensile di cronaca amministrativa e di statistica, Anno 50°, 1934-XII, fasc. 5, Milano, Stucchi, Ceretti e C., pp. 217-224. Luigi L. Secchi, La Piscina Comunale coperta "Roberto Cozzi" in Milano, in Il Politecnico, Anno LXXXIII, N. 9, Milano, Vallardi, settembre 1935, pp. 490-539. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla piscina Cozzi Istituto Luce, Littoriali dell'anno XII: Littoriali dello sport a Milano., Istituto Luce, maggio 1934, a 3 min 37 s. Daniele Garnerone, Piscina coperta Roberto Cozzi, su Lombardia Beni Culturali, http://www.lombardiabeniculturali.it, 2005.

Casa Feltrinelli
Casa Feltrinelli

La Casa Feltrinelli è un edificio residenziale multipiano di Milano, sito in via Daniele Manin al civico 37, all'angolo con viale Città di Fiume, a breve distanza da piazza della Repubblica. Costruita dal 1934 al 1935 su progetto degli architetti Alberico e Lodovico Barbiano di Belgiojoso, costituisce un importante esempio di architettura razionalista. Nei primi anni trenta del XX secolo, in seguito alla demolizione della vecchia stazione centrale e al conseguente ridisegno di piazza della Repubblica, si resero disponibili per l'edificazione alcune aree poste lungo il limite dei giardini pubblici. Uno dei lotti disponibili venne acquistato da Antonio Feltrinelli, che affidò agli architetti Alberico e Lodovico Barbiano di Belgiojoso la costruzione di un edificio residenziale pluripiano. I lavori iniziarono nel 1934 e si conclusero l'anno successivo. L'edificio è posto sull'angolo nord-occidentale dell'isolato, con la facciata principale rivolta ad est, verso via Daniele Manin e i giardini pubblici; la facciata nord si affaccia invece sul viale Città di Fiume. L'edificio è costruito sul filo stradale e racchiude un cortile interno. La casa occupa una superficie di 470 m² ed ha una volumetria di circa 18.000 m³. Si contano 10 piani, di cui il terreno e il seminterrato adibiti a uffici, e i restanti ad appartamenti; il piano tipo è suddiviso in due appartamenti di 8 locali, mentre il quarto piano e il decimo (attico) ospitano ciascuno un solo grande appartamento. La copertura è sistemata a giardino, accessibile dall'ultimo piano attraverso una scala. La struttura portante, inizialmente prevista in calcestruzzo armato, fu invece realizzata in acciaio dalla Badoni di Lecco, consentendo un interasse più ampio dei pilastri e quindi una maggiore luminosità degli ambienti interni. Le facciate sono caratterizzate da un ricorrente disegno orizzontale che inquadra le ampie finestre; la facciata est ha al centro una grande veranda panoramica aperta sui giardini. Entrambe le facciate sono rivestite in pietra di Mazzano, fatta eccezione per il piano terreno rivestito in granito rosa di Baveno. Carattere di un nuovo edificio d’abitazione in costruzione a Milano, in Domus, anno VIII, n. 90, Milano, Editoriale Domus, giugno 1935, pp. 8-11, ISSN 0012-5377. Gian Luigi Banfi, Una casa a Milano, in Quadrante, n. 21, gennaio 1935, pp. 24-25. Piero Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano, Milano, Editoriale Domus, 1990 [1954], pp. 94-96, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\RMS\0160517. F. Fariello, Casa Feltrinelli in Via Manin a Milano. Architetti Alberigo e Lodovico Belgiojoso, in Architettura, annata XVI, fascicolo V, Milano, Fratelli Treves, maggio 1937, pp. 265-270. URL consultato il 2 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2016). Ville e palazzi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su casa Feltrinelli Casa Feltrinelli, su lombardiabeniculturali.it.

Stazione di Milano Centrale (1864)
Stazione di Milano Centrale (1864)

La stazione di Milano Centrale era la prima stazione centrale della città di Milano, sita nell'attuale piazza della Repubblica. Iniziata nel 1857 durante il Regno Lombardo-Veneto di Francesco Giuseppe, fu completata il 2 febbraio 1864, inaugurata l'11 febbraio 1864 dal Re d'Italia Vittorio Emanuele II, che vi scese proveniente in treno da Torino, e divenne operativa il 5 maggio 1864 allorquando «tutto il servizio ferroviario viaggiatori, bagagli e merci a grande, diviso fra le stazioni di Porta Nuova e di Porta Vittoria viene concentrato nella nuova Stazione Centrale». Fu realizzata per sostituire le vecchie stazioni di testa di Porta Nuova e Porta Tosa e con la sua messa in attività fu possibile collegare fra loro tutte le linee gravitanti sul capoluogo lombardo. La stazione fu chiusa nel 1931 a seguito dell'entrata in servizio dell'attuale stazione di Milano Centrale e venne successivamente demolita. Il primo accenno ufficiale della necessità della costruzione di quella che sarebbe stata chiamata Stazione di Milano Centrale lo si trova nella "Convenzione concernente l’assunzione, la costruzione e l’esercizio delle ferrovie nel Regno Lombardo-Veneto". Questa convenzione all'art. 27 recita: Per le precarie condizioni economiche dell'Impero Austriaco, il governo di Francesco Giuseppe si trovò nella necessità di "privatizzare" le ferrovie appartenenti allo Stato, e le ferrovie afferenti Milano lo erano. Gran parte delle linee venne così ceduta a una società guidata dai banchieri Rothschild. La situazione ferroviaria della città di Milano era, in breve, la seguente: nel 1840 si era costruita la prima stazione di Porta Nuova che serviva la linea per Monza; nel 1850 tale edificio era stato sostituito da una seconda stazione di Porta Nuova a causa dell'aumentato traffico, generato dall'allungamento della linea fino a Como. Nel frattempo, il 15 febbraio 1846 si era avuta l'apertura del tratto di linea Milano-Treviglio della (Imperial-Regia Privilegiata Strada Ferrata Ferdinandea Lombardo-Veneta) che faticosamente si cercava di completare raggiungendo Venezia, la cui stazione terminale era posta nei pressi di Porta Tosa dove, per carenze finanziarie, la società ferroviaria aveva dovuto costruire un edificio provvisorio. Era inoltre previsto l'arrivo a Milano, fra mille difficoltà, dei binari della costruenda linea Milano-Bologna-Pistoia. Per di più, all'altezza di Rogoredo, si sarebbe innestata la linea da Pavia. Altri progetti avrebbero portato i treni anche dal lato occidentale della città, superando soprattutto le difficoltà politiche che intercorrevano fra il Regno di Sardegna e l'Impero austriaco. A Milano, con la prospettiva di dover far fronte a un enorme incremento di traffico ferroviario, la società ferroviaria che si sarebbe poi chiamata Imperial-regia società privilegiata delle strade ferrate lombardo-venete e dell'Italia Centrale si venne a trovare in possesso di due stazioni abbastanza lontane l'una dall'altra e non collegate fra loro. Evidentemente il primo pensiero dei dirigenti della società fu quello di creare una prima versione di "rete", il cui “nodo” principale doveva essere appunto “Milano Centrale”. Il citato art. 27 concedeva, come abbiamo visto, il permesso di creare una Strada ferrata “di congiunzione” che doveva stendersi “attorno a Milano”; quest'ultima frase era riferita alla Milano del 1856, una città ancora chiusa quasi tutta dentro le mura. Lungo parte di queste mura, sulla Circonvallazione, dalla stazione di Porta Nuova a quella di Porta Tosa era previsto un binario che permettesse l'inoltro di treni. Questo raccordo fu in effetti costruito, sotto la direzione dell'ing. G.B. Bossi, mentre si attendeva di passare al progetto esecutivo per Milano Centrale ed entrò in funzione domenica 26 giugno 1859. Già le prime voci della progettata costruzione della stazione diedero adito a roventi polemiche, soprattutto per il luogo scelto per la costruzione che, a detta dei milanesi, fra le altre cose avrebbe rovinato il panorama che si godeva dagli spalti delle mura: si sottolineava come il fumo e il rumore sarebbero stati un pesante pedaggio alla modernizzazione. Per tutte, basti una breve citazione di un opuscolo dell'avvocato Michele Cavaleri: Una “Società per l'Incoraggiamento delle Scienze, Lettere ed Arti” si attivò per contrastare la decisione. Il citato progetto dell'ingegner Bossi nasceva appunto da un tentativo di trovare un'altra posizione alla edificanda stazione. Addirittura si sarebbe dovuta chiudere l'importante Strada Comasina, per far posto al Deposito. Il tutto, a detta dell'avvocato Cavaleri, in spregio a quanto stabilito addirittura dall'Imperatore. La stazione fu costruita a nord della città fuori dalle mura spagnole fra Porta Nuova e Porta Venezia. Il 12 settembre 1857 venne posata la prima pietra della stazione. Due giorni «dopo» - avvenimento che la dice lunga sulla situazione - «si discute con le “autorità” locali se e dove costruire la struttura...». Per il collegamento con il centro della città fu aperto un sottopasso nel bastione (battezzato Barriera Principe Umberto) e una nuova strada radiale (l'attuale via Turati). Nella notte del 31 gennaio 1923 un incendio danneggiò gravemente la stazione distruggendone il salone principale e facendo danni per un milione e mezzo di lire dell'epoca, valore paragonato al costo della sua costruzione. Nell'occasione fu ritrovata fra le macerie una targa in marmo che ricordava la vecchia stazione di Porta Tosa e cronache dell'epoca auspicarono che l'incendio potesse accelerare l'erezione della nuova Centrale la cui prima pietra era stata posta nel 1906 in occasione dell'inaugurazione della nuova strada del Sempione. Con il passare degli anni la stazione divenne angusta e inadatta all'aumentato traffico ferroviario ma, trovandosi circondata da costruzioni, non poté essere ampliata. Questo fu il vero limite progettuale della stazione: un piazzale troppo stretto e del tutto chiuso da edifici, che non ne avrebbero permesso un agevole allargamento in relazione ad un eventuale (poi verificatosi) incremento del traffico. Per contro, la stazione presentava il vantaggio di essere una "stazione passante", cosa che facilitava enormemente la gestione dei treni, eliminando il lento e costoso sgancio e aggancio delle locomotive per la retrocessione. Se ne dovette progettare perciò la sostituzione con un nuovo impianto di testa posto circa 700 metri più a nord (presso la piazza Duca d'Aosta), l'attuale Stazione Centrale, che venne inaugurata nel 1931. Della vecchia stazione restò in esercizio solo la parte occidentale, costituita dallo scalo merci di Porta Garibaldi e dal capolinea dei treni vicinali delle linee dirette verso Varese, che prese il nome di Milano Porta Nuova: si trattava della prima stazione per le linee elettrificate di Milano, chiamata comunemente le Varesine. La vecchia stazione fu demolita rapidamente al fine di aprire un asse di collegamento con la nuova. Sull'asse della ferrovia scomparsa furono realizzati gli attuali viale Ferdinando di Savoia a ovest e Viale Tunisia e Viale Regina Giovanna a est. Con il materiale recuperato dalla demolizione, tra cui alcune parti della tettoia di copertura dell'ingresso, l'ingegner Caproni costruì Villa Caproni (oggi Villa Malpensa), nella sua proprietà posta lungo la strada principale che conduce a Vizzola Ticino, ancor oggi visibile. La funzione storica di essere la porta d'ingresso della città, anche dei viaggiatori eleganti, fece sì che gli alberghi più prestigiosi della città si siano concentrati, per un lungo periodo di anni, in piazza della Repubblica. Il fabbricato viaggiatori, progettato dall'architetto Louis-Jules Bouchot nello stile del rinascimento francese, prospettava su un ampio piazzale alberato, l'odierna piazza della Repubblica. Era chiaramente suddiviso in due edifici principali, a loro volta formati da un corpo centrale e due ali, uniti e divisi dalla grande tettoia: a nord si trovava il settore dei servizi che possiamo definire "tecnici", al centro la tettoia a coprire i binari, a sud il settore dedicato alla clientela. Come si può abbastanza agevolmente vedere nel progetto, il settore servizi presentava le due ali est e ovest dedicate al ricovero e alla manutenzione delle carrozze e il corpo centrale in cui trovavano posto la lampisteria, gli uffici dedicati ai conduttori, ai manovratori, ai facchini, la Cassa, la stamperia dei biglietti, un'officina e vari altri locali di servizio. Il settore dedicato ai viaggiatori comprendeva: verso ovest un caffè e una trattoria, non lontani dalle ritirate, le tre sale d'attesa per la terza, seconda e prima classe; il corpo centrale era principalmente dedicato al salone delle biglietterie e del servizio bagagli, mentre l'ala orientale ospitava gli uffici del Capostazione, di Polizia, la Posta, il Telegrafo e l'ampio locale della Distribuzione bagagli. All'estremità dell'ala orientale la "Sala del Re" o "Sala Reale", con i vari servizi dedicati, era l'equivalente delle aree per V.I.P. che sempre accompagnano stazioni marittime, ferroviarie e aeroportuali. La Sala Reale era ornata sul soffitto con le rappresentazioni allegoriche delle Provincie d'Italia e della Casa Savoia del pittore lombardo Raffaele Casnedi; le sculture erano di Vincenzo Vela, Giovanni Strazza (busto semicolossale di Galileo, 1863), Pietro Magni e di Odoardo Tabacchi. Le due ali erano arricchite da un portico, che correva per tutta la loro lunghezza. I piani superiori erano dedicati agli uffici amministrativi e ad alloggi per il personale. La tettoia copriva sei binari, di cui quattro dedicati al servizio viaggiatori con i relativi marciapiedi per il loro incarrozzamento, il carico dei colli e dei bagagli. Era lunga 233,50 metri, ovvero quanto il fabbricato viaggiatori, e larga 40,5 metri; i lavori preparatori durarono dal 1 luglio fino al 15 settembre 1862 mentre i lavori per la costruzione furono cominciati il 16 settembre 1862 con l'innalzamento del primo arcone e durarono 14 mesi. L'ossatura in ferro venne costruita nella cittadina francese di Clichy in una delle officine della Compagnia generale dei Materiali delle Ferrovie di Bruxelles. Il costo dell'opera fu di 530 000 Lire. L'ingegner Albert Birlé usa questa tettoia come termine di paragone per i problemi delle infiltrazioni di cadute dell'acqua, ricordando contestualmente alcuni dati: La tettoia soffriva però di un rapido deperimento causato anche dalla ruggine, soprattutto in corrispondenza degli sfiatatoi più esposti ai fumi delle locomotive. Per sopraggiunti motivi di sicurezza e di tenuta statica della struttura quindi fra il 1907 e il 1909 venne operata una prima ristrutturazione della tettoia mediante la quale si provvedette a sostituire i vetri dei lucernari e ampie parti della copertura di lamiera di zinco con nuove lamiere ondulate di ferro zincato, più sensibili al deterioramento causato dagli agenti atmosferici e del fumo delle locomotive. La nuova copertura aveva quindi bisogno di ulteriore manutenzione biennale con costi superiori ai vantaggi. Nel 1915 fu osservata inoltre un'ulteriore corrosione del ferro che risultava gravemente intaccato con diminuzione di sezione; il 21 settembre 1920 un forte temporale si abbatté sulla città e la tettoia venne scoperchiata con conseguenti deformazioni permanenti. Vista la situazione di grave pericolo per i passeggeri e per la struttura stessa e nell'ipotesi non improbabile che la nuova stazione non si dovesse costruire in tempi brevi, il Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato decise per la immediata sostituzione della tettoia e ne approvò il progetto. Il 26 settembre 1921 vennero avviati i lavori di demolizione che durarono 71 giorni di lavoro effettivo. Al posto della vecchia tettoia furono montate pensiline provvisorie. Tramite un articolato sistema di bivi, la stazione fu collegata con tutte le linee all'epoca afferenti Milano. Verso ovest, appena fuori dalla tettoia, si presentavano gli instradamenti per il Deposito Locomotive, gli itinerari per Monza e Como e per Bivio Vigevano, nei pressi del Cimitero, che a sua volta smistava i treni su Rho oppure su Vigevano. Verso est la linea, dopo un rettifilo di circa due chilometri, si allacciava al Bivio Acquabella, che smistava poi i treni verso Venezia oppure Piacenza e Pavia. Ing. Albert Birlé, Notizie sopra i lavori fatti per porre in opera la tettoja della Stazione Centrale di Milano, in Il Politecnico: repertorio mensile di studj applicati alla prosperità e coltura sociale, Serie IV, vol. IV, fasc. I, II, Luglio 1867, agosto 1867, Milano, Tip. di Zanetti Francesco, pp. 66-86, 137-154. Ing. A. Ferrari, Stazione Centrale di Milano, in L'Edilizia moderna, Anno III, fasc. I, Milano, Gennaio 1894 Ottobre, pp. 57-58. Ing. Sante Partanni, Sostituzione della grande tettoia del fabbricato viaggiatori di Milano centrale con pensiline provvisorie, in Il politecnico-Giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale, Anno LXXI, 28 febbraio, fasc. 2, serie 2, vol. 15, Milano, 1923, pp. 45-51. Giuliana Ricci, Complessità e nuovi piani del dibattito nei "magnifici pensieri" per la Stazione Centrale di Milano, in Enzo Godoli e Mauro Cozzi (a cura di), Architettura ferroviaria in Italia. Ottocento, Dario Flaccovio, 2004, pp. 291-316, ISBN 88-7758-599-4. Vittorio Cervigni, Passante di una volta, in I Treni, n. 190, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, febbraio 1998, pp. 26-31, ISSN 0392-4602. Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata, IV - 1861-1870, Milano, Antonio Vallardi, 1918-1929, ISBN non esistente. Ospitato su archive.org. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla vecchia stazione di Milano Centrale Binari a Milano: gli esordi, su miol.it.

Stazione di Milano Repubblica
Stazione di Milano Repubblica

La stazione di Milano Repubblica è una fermata ferroviaria del passante ferroviario di Milano, ubicata in piazza della Repubblica nel quartiere del centro direzionale di Milano. La stazione, che insiste sull'area della vecchia stazione di Milano Centrale (risalente al 1864) e si trova a breve distanza dalla stazione Centrale attuale (risalente al 1931), fu attivata il 21 dicembre 1997, come parte del primo tratto del passante ferroviario di Milano. Il cantiere della stazione fu aperto nel 1984. Nel 1990 fu aperta la stazione della metropolitana, mentre l'area del passante è divenuta operativa solo nel 1997. Durante la realizzazione dell'opera numerosi ritardi hanno rallentato il completamento, soprattutto a causa dell'erogazione discontinua dei finanziamenti e delle numerose complessità tecnologiche derivanti dall'architettura così particolare. Lo scalo è una fermata sotterranea a due binari, entrambi dotati di banchina laterale. La struttura della stazione è stata progettata dall'architetto Angelo Mangiarotti e costruita tra gli anni ottanta e anni novanta. Ha una struttura che fa uso di una speciale volta in prefabbricati di cemento ornati con incavità a forma di calotta sferica, i quali realizzano un arco insolitamente ampio e alto. Le cavità della volta sono studiate per smorzare le emissioni acustiche ed il rimbombo al passaggio dei convogli; in alcune di tali cavità, ad altezza di poco superiore a quella in cui la volta si raccorda con le pareti verticali e ad intervalli regolari, trovano posto le lampade per l'illuminazione, anch'esse di forma semisferica. Le pareti sono ricoperte da un rivestimento metallico di colore giallo-oro. L'impianto è stato realizzato su tre livelli sotterranei: il primo è un mezzanino d'accesso che funge anche da sottopassaggio per l'attraversamento della piazza, ed è composto da un camminamento a balconata perimetrale che dà sul piano inferiore, aperto; il secondo è un salone di interscambio dove si trovano il collegamento con la metropolitana, le biglietterie ed i tornelli di ingresso. È uno dei più ampi spazi di questo genere in Italia, nonché uno dei più alti, insieme a quello della stazione "sorella" di Porta Venezia. È dominato all'interno da due imponenti piloni in cemento per il sostegno della volta nervata e da due coppie di rampe di scale mobili; il terzo piano interrato comprende le banchine, che sono poste all'esterno rispetto ai binari e non comunicanti. Le banchine sono lunghe 250 metri, secondo lo standard del passante. La stazione è stata progettata prestando attenzione all'accessibilità, particolarmente per i passeggeri a mobilità ridotta. Vi sono pertanto ascensori dedicati e tornelli allargati per il passaggio delle carrozzine. La presenza della Torre Breda a ridosso degli scavi ha rappresentato una sfida tecnica per i progettisti, dato che non era possibile effettuare un intervento così importante sulle fondazioni di un edificio in cemento alto 100 metri. Per evitare sbancamenti o danni alle fondazioni si è proceduto immediatamente a costruire una spessa parete di contenimento in calcestruzzo armato, a sostituzione del normale diaframma, e al consolidamento della fiancata degli scavi. È servita dalle linee S1, S2, S5, S6, S12 ed S13 del servizio ferroviario suburbano. Tutte le linee hanno orari cadenzati tranne la S12 (servita in totale da otto treni al giorno), per una frequenza media di 5 minuti ogni treno. La stazione costituisce un importante interscambio con la linea M3 della metropolitana di Milano. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane di superficie, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Fermata metropolitana (Repubblica, linea M3) Fermata tram (Repubblica M3, linee 1, 9, e 33) Fermata autobus Biglietteria a sportello Biglietterie self-service attive 24/24 Distributori automatici di snack e bevande Sala di attesa Posto di Polizia Ferroviaria Stazione video sorvegliata Servizi igienici Repubblica (metropolitana di Milano) Servizio ferroviario suburbano di Milano Trenord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Repubblica (EN) Stazione di Milano Repubblica, su Structurae.

Repubblica (metropolitana di Milano)
Repubblica (metropolitana di Milano)

Repubblica è una stazione della linea M3 della metropolitana di Milano. La stazione fu costruita come parte della prima tratta, da Centrale FS a Duomo, della linea M3 della metropolitana, entrata in servizio il 3 maggio 1990. A partire dal 1997, con l'apertura della stazione di Milano Repubblica, è divenuta un nodo di interscambio con il passante ferroviario. Repubblica, come tutte le altre stazioni della linea M3, è accessibile ai disabili. Sorge sotto l'omonima piazza e presenta uscite, comuni a quelle dell'omonima stazione del passante, oltre che in piazza della Repubblica anche in via Vittor Pisani. Dalla stazione di Repubblica si diparte un binario di raccordo, lungo circa un chilometro, con la stazione di Caiazzo sulla linea M2. La stazione dista 713 metri da Centrale FS e 613 metri da Turati. La fermata costituisce un importante interscambio con la stazione di Milano Repubblica. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane di superficie, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Stazione ferroviaria (Milano Repubblica) Fermata tram (Repubblica M3, linee 1, 9, e 33) Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Pietro Ferrari, Milano ha la linea 3, in I Treni Oggi, anno XI, n. 106, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, luglio-agosto 1990, pp. 16-22, ISSN 0392-4602. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Repubblica

Giardini pubblici Indro Montanelli
Giardini pubblici Indro Montanelli

I giardini pubblici Indro Montanelli sono un parco pubblico di Milano, situato nella zona di Porta Venezia. Inaugurati nel 1784 dall'amministrazione asburgica, furono il primo parco milanese espressamente destinato allo svago collettivo. Per oltre due secoli sono stati chiamati giardini pubblici, giardini di Porta Venezia, giardini di via Palestro o semplicemente i giardini, e l'uso è ancora invalso. Dal 2002 sono intitolati al giornalista e scrittore Indro Montanelli, che usava trascorrervi parte del proprio tempo libero. Nella seconda metà del XVIII secolo l'area dei giardini pubblici era un grande appezzamento di terreno leggermente depresso, sul bordo settentrionale della città, entro le mura spagnole. Era di proprietà della famiglia Dugnani e suddiviso in orti coltivati in affitto, attraversato da una rete di corsi d'acqua di cui rimangono tracce visibile nei laghetti e canaletti presenti nei giardini pubblici stessi e nel vicino parco della Villa Reale, che si trova circa a metà della via Palestro di fronte al lato meridionale dei giardini. Nell'area di questi ultimi, sorgevano ancora gli edifici di due monasteri, quello di San Dionigi e quello delle Carcanine, che erano stati soppressi dal governo asburgico. Nel 1780 l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este, viceré a Milano dall'ottobre 1771 al maggio del 1796, incaricò l'architetto Giuseppe Piermarini di trasformare quell'area in un parco pubblico, inglobandovi anche gli spazi acquisiti dei due monasteri, entrambi con propri giardini. I lavori furono realizzati nella parte orientale tra il 1782 e il 1786. Nel 1783 nell'ambito di rinnovamento e trasformazione della città sotto la direzione del capomastro Giuseppe Crippa, si inserisce l'idea di un Paesaggio pubblico nel decreto del 6 dicembre dello stesso anno il Coniglio della città di Milano ha ritenuto di progettare un giardino pubblico per l'importanza che ha da offrire alla città un maggior lustro e ornamento ed all'universale dei cittadini un pubblico comodo e divertimento sull'esempio delle più grandi e colte città d'Europa .Il 26 settembre 1786 Piermarini effettuò il collaudo di tutte le opere approvandole: furono i primi giardini pubblici della città. I materiali necessari per l'esecuzione dei lavori furono esentati dal pagamento del dazio e la manodopera per la loro movimentazione fu reperita tra i condannati all'ergastolo. Il progetto, nello stile del giardino alla francese, con aiuole geometriche e ampie prospettive di viali alberati, era coordinato con quello dei "Boschetti" 1787-1788, i giardini di via Marina (consistenti in filari di tigli, olmi e ippocastani paralleli). Al vertice nordorientale dei giardini, verso Porta Venezia, accanto alla doppia monumentale scalinata che saliva ai Bastioni, era ricavato un vasto spazio dedicato al gioco del pallone. Anche la successiva costruzione degli edifici del Museo di storia naturale (1888-93) e del planetario "Ulrico Hoepli" (1930) non ha alterato la prospettiva della lunga fuga di alberi immaginata da Piermarini. L'ampliamento ovest, fino a via Manin, fu realizzato dall'architetto Giuseppe Balzaretti con la collaborazione dell'allievo Enrico Combi nel 1856-1862, seguendo la nuova moda del giardino paesaggistico all'inglese, con alture, ruscelli e laghetti artificiali, inglobando l'intera proprietà Dugnani, compreso il palazzo seicentesco che affaccia sulla via Manin. L'ampliamento, su progetto di Balzaretti, fu completato dopo l'unità d'Italia. Considerata la prima delle grandi opere compiute in Milano dopo il 1859, il Giardino Pubblico di Milano fu inaugurato durante le feste popolari dei plebisciti e delle annessioni che si tennero a Milano. Nella seconda metà del XIX secolo si affiancarono al Museo di storia naturale altre "attrazioni" relative al mondo animale, quali voliere e gabbie per cervi, scimmie e una giraffa, a cui progressivamente si aggiungeranno numerosi altri animali, dando vita a quello che sarà conosciuto come lo zoo di Milano. Il parco zoologico venne chiuso definitivamente nel 1992 in seguito alle pressioni dei movimenti ambientalisti; ad oggi ne rimangono il padiglione che conteneva le gabbie dei grandi felini, ora riadattato a spazio didattico per il museo di scienze naturali, e la vasca delle otarie. Ai giardini si svolsero, nel decennio tra il 1871 e il 1881, numerose grandi esposizioni. Di particolare rilevanza fu l'Esposizione Nazionale del 1881 che occupò una vasta zona del giardino e anche la zona dei "Boschetti". In tale occasione fu realizzata la "casa russa", distrutta dai bombardamenti del 1943. Verso la fine del secolo si rese necessario una radicale risistemazione dell'area che, nel frattempo e grazie anche alla demolizione del vicino Lazzaretto, stava assumendo una dimensione meno periferica. La risistemazione fu curata dall'architetto Emilio Alemagna, già progettista del parco Sempione, sorto tra il Castello Sforzesco e l'arco della Pace nel 1906. Nel 1920, sul viale dei Bastioni, si svolse la prima fiera campionaria. Il successo fu tale che nel 1923 il neonato ente dedicato, il regio Ente autonomo Fiera internazionale di Milano, sposterà definitivamente l'esposizione nell'allora recente piazza d'armi, dove resterà fino alla realizzazione del polo espositivo di Rho. I giardini pubblici si trovano nel settore nord-est del centro storico cittadino, in un vasto rettangolo delimitato a nord dai Bastioni di Porta Venezia e, procedendo in senso orario, da corso Venezia, da via Palestro e via Daniele Manin; al vertice di queste ultime due vie si trova piazza Cavour, sulla quale insistono anche via Fatebenefratelli, via Senato e via Filippo Turati. Nel 2002 i giardini sono stati intitolati al famoso giornalista e scrittore Indro Montanelli, scomparso l'anno precedente. Ogni mattina Montanelli, recandosi al lavoro presso Il Giornale, quotidiano da lui fondato e diretto, la cui redazione all'epoca si trovava presso il Palazzo dell'Informazione, era solito passare per i giardini e sostarvi brevemente, su una panchina vicino all'ingresso di piazza Cavour. Fu in questo luogo, all'angolo fra via Manin e piazza Cavour, che la mattina del 2 giugno 1977 Montanelli fu vittima di un attentato ad opera delle Brigate Rosse, che gli spararono alle gambe; vicino al luogo dell'attentato sorge una statua in sua memoria, che lo ritrae intento a scrivere a macchina. Tra le molte specie arboree presenti, ricordiamo l'abete, gli aceri, il bagolaro, il falso cipresso sulle rive del laghetto, i cedri del Libano e dell'Himalaya, la metasequoia, con un esemplare monumentale, il faggio, il ginkgo biloba, un lungo filare di ippocastani, il liquidambar, la magnolia, gli olmi e i platani di cui un esemplare secolare cresce vicino alla statua di Montanelli, il pruno, la quercia rossa, la sofora, lo spino di Giuda e il tiglio. Tra gli alberi è stato individuato un percorso botanico con visite organizzate per le scuole dall'Associazione didattica museale. Sono presenti tre aree gioco e un'area per il divertimento con giostre e un trenino su binari. Ai cani sono riservati due spazi cintati per 10.600 metri quadrati. L'associazione "Cometa" ha realizzato, a fianco del museo, il padiglione "Oasi delle farfalle". Dal 1996 è diventato tradizionale l'appuntamento con "Orticola", la mostra mercato di floro-vivaismo che si svolge nel mese di maggio, organizzata dall'Associazione orticola di Lombardia,, mentre da in estate i giardini sono una delle tre sedi della rassegna cinematografica all'aperto "Arianteo". Nella notte del 24 luglio 2023, sulla città di Milano si è abbattuta una tempesta molto violenta che ha comportato un drastico impoverimento del patrimonio arboreo dei giardini Montanelli, causando lo sradicamento e il crollo di alcune centinaia di piante, fra cui alcuni esemplari secolari. All'interno della recinzione dei giardini si trovano: Palazzo Dugnani, realizzato nel Seicento e modificato e restaurato nel Settecento, di proprietà del comune dalla fine dell'Ottocento; il Museo Civico di Storia Naturale, progettato nel 1888 da Giovanni Ceruti dopo la demolizione dei padiglioni dell'Esposizione del 1881 da lui stesso realizzati; il Civico planetario Ulrico Hoepli, progettato dall'architetto Piero Portaluppi nel 1929. Sul Monte Merlo, in un edificio in stile eclettico progettato nel 1863 da Giuseppe Balzaretto si trova il "padiglione del caffè", diventato una scuola materna dopo il restauro del 1920. Sul lato corte di palazzo Dugnani vi è una grande vasca con fontana. Alcuni edifici esistenti in passato, tra i quali il chiostro delle Carcanine noto con il nome di Salone, sono stati demoliti, mentre oggi sono stati attrezzati vari percorsi ciclabili. All'interno dei giardini sono presenti diversi monumenti: Monumento ai Martiri dello Spielberg (1850) di Alessandro Puttinati Monumento a Giuseppe Balzaretto (1876) di Bertini e Francesco Barzaghi Monumento a Giuseppe Sirtori (1892) di Enrico Butti Monumento a Luciano Manara (1894) di Francesco Barzaghi Monumento ad Antonio Rosmini (1896) di Francesco Confalonieri Monumento ad Antonio Stoppani (1898) di Francesco Confalonieri Monumento a Emilio De Marchi (1905) di Antonio Carminati Monumento a Gaetano Negri (1908) di Luigi Secchi Monumento a Giuseppe Giacosa (1910) di Luigi Secchi Monumento a Filippo Carcano (1917) di Egidio Boninsegna Monumento a Ernesto Teodoro Moneta (1924) di Tullio Brianzi Monumento a Indro Montanelli (2006) di Vito Tongiani Su un isolotto nel laghetto nel 1862 era stato posizionato anche il monumento a Carlo Porta di Alessandro Puttinati; la statua fu però distrutta dai bombardamenti del 1943. Francesco Zanetti, Il nuovo Giardino di Milano, Milano, Tipografia Zanetti, 1869, ISBN non esistente. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, fotografie di Gabriele Lanzani et al; illustrazioni di Silvia Rovati, Milano, CLESAV - Cooperativa Libraria Editrice per le Scienze Agrarie, Alimentari e Veterinarie, giugno 1985. Virgilio Vercelloni, La storia del paesaggio urbano di Milano, Milano, Officina d'arte grafica Lucini, 1988. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997, ISBN 978-88-216-0933-6. Vittore e Claudio Buzzi Le vie di Milano, 2005, Milano, Ulrico Hoepli editore. Parchi di Milano Giardino della Villa Belgiojoso Bonaparte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sui giardini pubblici Indro Montanelli Giardini Pubblici Montanelli, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 17 febbraio 2011.